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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. Il volume XIII della Seconda Serie dei Documenti Diplomatici Italiani riguarda il periodo dal 3 maggio 1880 al 28 maggio 1881. La documentazione che viene in esso pubblicata può essere raggruppata in due grandi temi: la questione tunisina e l'applicazione dei Trattati di Berlino. Considerati nell'insieme, questi documenti offrono un contributo rilevante alla conoscenza della politica estera italiana di quell'anno e allo stretto intrecciarsi di questa con la creazione e lo sviluppo del sistema diplomatico bismarckiano in Europa. Infatti tale documentazione mostra come, pur restando tutti i governanti italiani tenacemente legati al presupposto della piena intesa con la Gran Bretagna, gradatamente avvertissero la crescita del peso tedesco in Europa, la difficoltà delle relazioni con la Francia e la necessità di partecipare in posizione non periferica all'insieme delle relazioni di potenza che l'Impero germanico attuava, in vista del consolidamento della pace in Europa, ma di una pace caratterizzata dalla supremazia dell'intesa austro-tedesca.

All'interno di questo quadro acquistano senso i documenti riguardanti la questione tunisina. Di questa vengono poste in evidenza sia le connessioni con gli sviluppi della politica interna italiana, sia la vera natura, di scontro a fondo per evitare che la Tunisia cadesse sotto il controllo esclusivo della Francia, secondo le promesse e gli impegni assunti da gran parte della diplomazia europea verso il governo di Parigi, durante il Congresso di Berlino, del 1878, promesse e impegni ben noti a Roma ma, proprio per questa ragione, tali da sospingere il governo verso forme di attivismo persino frenetiche. Le vicende legate alla proprietà della ferrovia Tunisi-La Goletta, quelle relative alle comunicazioni telegrafiche fra la Tunisia e la Sicilia; quelle riguardanti le quotidiane occasioni di scontro vissute a Tunisi fra italiani e francesi servono solo come indice di un'azione diplomatica punteggiata da un impegno tutt'altro che marginale e distratto, anzi frenetico e, a tratti, quasi spasmodico: quale solo motivazioni interne e motivazioni legate al senso della difficoltà che l'isolamento creava alla posizione internazionale dell'Italia possono spiegare. Su queste premesse si colloca il preciso delinearsi delle prime battute del prenegoziato per un avvicinamento all'Austria-Ungheria, cioè dell'azione che sarebbe poi sfociata nella stipulazione della Triplice Alleanza. Ma questa documentazione consente di cogliere ben più in profondo le radici delle reazioni italiane al Trattato del Bardo, che avrebbe istituito il protettorato francese sulla Tunisia.

Altrettanto rilevante è l'insieme della documentazione riguardante direttamente l'applicazione del Trattato di Berlino sia per quanto concerneva i confini del Montenegro, sia per quanto riguardava i confini della Grecia. A questo proposito, pur lasciando alla documentazione il compito di mettere in evidenza i caratteri particolari del negoziato e della questione, è necessario osservare come anche in questo caso l'azione italiana tendesse a tutelare il paese rispetto ai rischi di un ulteriore indebolimento dell'influenza italiana nella penisola balcanica. Sono, qui, in nuce, presenti tutti gli aspetti che anni dopo saranno

IX

legati sia alle trasformazioni della Triplice alleanza, sia alla politica italiana in Albania.

Accanto a questi due temi maggiori, il volume presenta anche una serie di documenti riguardanti aspetti non ancora maturati o al momento marginali, ma importanti, per la conoscenza del carattere globale che il governo di Roma cercava di dare alla sua politica estera. La volontà di essere presente in modo attivo in conflitti come quello fra il Cile e il Perù ne costituisce la riprova più evidente. Ma anche affiorano le diffidenze suscitate dall'attivismo italiano, come tutta la corrispondenza riguardante i limiti della presenza italiana a Assab e in Eritrea confermano.

2. I documenti pubblicati in questo volume sono tratti principalmente dall'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, dalle serie seguenti:

I. Gabinetto e Segretariato Generale:

a) corrispondenza telegrafica; b) carteggio confidenziale e riservato.

II. Divisione Politica:

a) registri copialettere in partenza; b) rapporti degli agenti diplomatici e consolari all'estero.

III. Archivi delle Ambasciate a Berlino, Londra e Vienna.

Alcuni interessanti documenti provengono anche da Archivi privati, quali le Carte Cairoli, conservate presso il Museo Civico di Pavia e le Carte Crispi conservate nell'Archivio Centrale dello Stato.

3. Varii documenti erano già editi, integralmente o in parte, nelle seguenti pubblicazioni (tra parentesi l'abbreviazione usata nel testo):

Libro Verde 28, Documenti Diplomatici presentati dal Presidente del Consiglio Ministro degli Affari Esteri Cairoli nella tornata del 15 novembre 1880, Conferenza di Madrid per le protezioni al Marocco (1880) (LV 28);

Libro Verde 29, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri (Cairoli) nella tornata del 15 novembre 1880, Conferenza di Berlino per la questione turco-ellenica (1880) (LV 29);

Libro Verde 30, Documenti Diplomatici relativi alla guerra tra la repubblica del Chilì e le repubbliche del Perù e di Bolivia presentati dal Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri (Cairoli) nella tornata del l o febbraio 1881

<LV30);

Libro Verde 31, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) con lettera alla Presidenza in data del 15 settembre 1881, Questione turco-ellenica (1881) (LV 31);

Libro Verde 33, Documenti Diplomatici relativi alla guerra tra la repubblica del Chili e le repubbliche del Perù e di Bolivia (Seconda Serie) presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) nella tornata del 7 dicembre 1881 (LV 33);

Libro Verde 34, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Mancini) nella tornata del 12 giugno 1882 (Assab) (LV 34);

L. CHIALA, Pagine di storia contemporanea, fase. 2, Tunisi, Torino, 1895;

L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo II, a cura di C. Giglio, Roma, 1959.

4. La pubblicazione di questo volume non sarebbe stata possibile senza I?t preziosa collaborazione alle ricerche archivistiche della dott. Maria Laura .Piano Mortari e senza la supervisione attenta e perspicace della dott. Emma Ghisalberti, con la quale hanno lavorato per la collazione dei testi, per la compilazione dell'indice dei nomi e per la correzione delle bozze anche la dott. .t>aola Amadei e le signore Fiorella Giordano e Livia Maccarone che qui mi è grato ringraziare tutte calorosamente.

Ringrazio anche la signora Piera Ottaviani per la trascrizione di numerosi aocumenti manoscritti in francese di difficile lettura e la signora Licia La Cono per le altre trascrizioni.

ENNIO DI NOLFO


DOCUMENTI
1

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 235. Roma, 3 maggio 1880, ore 15,40.

Je vous ai écrlt hier dépeche officielle (l) vous chargeant des fonctions de délégué itallen près la conférence pour les protections au Maroc. Vous recevrez incessamment instructions. J'ai prié M. Scovasso de venir, avant la conférence, vous apporter le dossier complet de cette affaire ainsi que toute explication verbale qui vous serait utile. Il est cependant bien entendu que vous avez seui qualité de délégué et que M. Scovasso pour ne pas donner de l'ombrage à qui que ce soit quittera Madrid avant l'ouverture de la conférence. Un élève interprète M. Gianatelli, actuellement à Tunis, viendra directement à Madrid et restera à votre disposition pendant la confér,ence (2).

2

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A SANTIAGO, SANMINIATELLI

T. 238. Roma, 3 maggio 1880, ore 16,45.

Protestez collectivement contre méthode guerre Chilì d'accord avec collègues France Angleterre (3).

3

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1267. Vienna, 3 maggio 1880 (per il 7).

A pronto riscontro del dispaccio dell'E. V. della presente serie 27 aprile

n. 956 (4), relativo alla questione della disuguaglianza di trattamento nei

passaggi di frontiera per parte di militari italiani ed austriaci, pregiomi sottopor1e il seguente mio parere sul modo di trattare la questione col Governo Imperiale.

Nel regolamento sulle licenze dell'Esercito austro-ungar[co leggesi una determinazione ministeriale del 5 agosto 1878 in cui fra le altre cose è prescritto che... «i militari dell'Esercito attivo o della Riserva, in ritiro o fuori servizio, che durante la loro dimora all'estero vogliono far uso dell'uniforme devono l'ichiederne l'autorizzazione al Ministero, a meno che trattisi di missione per servizio ~. In base a ciò, potrei far osservare al Governo Imperiale, che quella prescrizione non è sempre osservata dai militari austriaci che transitano e soggiornano in Italia, ed accennando gli inconvenienti che potrebbero risultare dall'infrazione a quella provvida disposizione, farei sentire l'opportunità di più precisi ordind al riguardo. Se l'E. V. approva tal mio divisamento piacciale farmene cenno, e non mancherò di tosto procurarmi una conversazione al riguardo col Barone Haymerle.

Riferendomi poi ancora al precitato dispaccio, devo confessare che non riesco ad afferrare ciò di cui si lagnerebbe il Generale Pianell accennando il fatto «osservato pure in questi ultimi tempi che vari ufficiali austriaci si trattennero per ragioni di famiglia od altre a Venezia senz'altro riguardo che quello di non clichiarare la loro qualità di ufficiale). Per conto mio non so vedere in ciò elementi qualsiasi per presentare delle osservazioni al Governo Imperiale. Infatti gli ufficiali che viaggiano all'estero, senza declinare la loro qualità sono cittadini come tutti gli altri, non tenuti a nessun speciale obbligo; e ciò che gli ufficiali austriaci fanno è conforme al procedere sempre del pari seguito dai nostri. Suppongo quindi che nel fatto lamentato dal comandante il III Corpo d'Armata possa esservi una qualche speciale circostanza che ne cambi il carattere, e di cui non è fatto menzione nel succitato dispaccio (1).

(l) -Cfr. serle II, vol. XII, n. 941. (2) -Greppi rispose con t. 523 dell'8 maggio, non pubblicato informando di aver comunicato la propria designazione a delegato alla conferenza per le protezioni al Marocco al ministro degli Esteri spagnolo il quale gli aveva fatto preqente la necessità di ottenere l pieni poteri. (3) -Per i precedenti cfr. serie II, vol. XII, nn. 866, 903, 910, 916, 918, 928. (4) -Non pubblicato nel vol. XII della serie II.
4

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 500. Scutari, 4 maggio 1880, ore 21 (per. ore 10 del 5).

Dans cet après midi, Prenk Doda est entré à Scutari avec deux mille cinq cent mirdites, armés de quelques vieux fusils. On attend encore ceux de Pouka, un milller dit-on.

Tale stato di cose, osserva infine S. E. 11 Ministro della Guerra, costl•tulsce ·appunto, in tesi generale, la disparità di trattamento che fu oggetto di uno scambio di vedute fra l due Ministeri e codesta R. Ambasciata, scambio di idee che cl condusse a ravvisare la opportunità di giungere nel modo e al momento che alla E. V. sembrano C"nvenienti a trattare la conclusione di un modus vivend1 informato ai criteri della reciprocità,.,

(l) Con d. 995 del 2 giugno Malvano comunicò a di Robilant: «Il Generale Pianell, nel fare la comunicazione a cui si allude, non ha già inteso di rilevare un fatto che possa, per se stesso, dar luogo a presentare oss~rvazionl al Governo austro-ungarico, ma ha solamente voluto far ulteriormente constare con nuovo esempio, uno stato di cose già più volte segnalato, la frequenza cioè e la libertà con cui ufficiali austriaci passano e si trattengono nel nostro territorio. E ciò mentre uguale libertà di transito e eli soggiorno non si può dire concessa a militari italiani sul territorio austro-ungarico.

5

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (l)

D. 852. Roma, 4 maggio 1880.

Col mio telegramma del 26 decorso mese (2) che qui le confermo, mi affrettai ad informare la E. V. che il ministro egiziano degli Affari Esteri aveva testè diretto alla R. agenzia in Cairo una nota colla quale quel Governo sostiene che il diritto di sovranità sulla baia di Assab spetta esclusivamente all'Egitto. A quanto m'è stato riferito, il Governo egiziano avrebbe pur nominato un governatore per la costa del Mar Rosso, e il Governo inglese avrebbe destinato ad Assab il console britannico di Gedda.

Confrontando insieme questi due atti e tenendo conto d'altra parte, delle interrogazioni che ci rivolse testè sir Augustus Paget * circa la Baia di Assab *, ci pare che si possa da ciò dedurre che il Governo inglese *insospettito della nostra presenza in quella regione, avesse cercato di spingere il governo egiziano a far,e tali* (3) atti che potrebbero complicare la situazione.

Non volli adunque indugiare ad aprire l'animo mio all'E. V., perché con la perfetta conoscenza che Ella ha del presente affare, e oon l'autorità della sua influenza, s'adoperasse in guisa che il Governo ingiese si trattenesse dallo incoraggiare divisamento, o fatto qualsiasi, che, turbando le attuali condizioni di possesso di Assab, pregiudichi lo stato della questione.

È nostro fermo proposito di sottopone ad una imparziale ed accurata disamina le ragioni che potrebbero essere messe innanzi per sostenere la tesi della sovranità dell'Eg:itto sul territorio di Assab. Come ebbi pure a dirlo all'ambasciatore di S. M. la Regina, noi ci presteremmo ben volentieri ad una amichevole discussione su questo terreno. Ma a noi preme sovra ogni altra cosa che non si turbi lo stato attuale di possesso.

Queste sono le nostre idee, a cui l'E. V. potrà dare la forma che più Le parrà acconcia, perché codesto Governo faccia buon viso a ciò che è nei nostri desideri.

*In questo ordine di idee reputo utile di trasmettere, qud unito, copia di un Rapporto in data 12 decorso Aprile del Comm. De Martino* (4).

6

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (5)

R. 395/561. Londra, 4 maggio 1880 (per. il 7).

In risposta al telegramma di V. E. in data di ieri (6), ed in conferma del mio * n. 452 *, di quest'oggi (7), diretto a codesto Ministero, mi pregio di ricor

(-4) Cfr. Serie II, vol. XII, n. 841.

dare che in seguito al dispaccio ministeriale del 17 aprile ultimo * (Serie politica

n. 834) * (l) io, allorché il nuovo Gabinetto sembrava sostanzialmente costituito, mi recai al Foreign Office per partec,ipare l'intenzione di V. E. di prendere l'iniziativa affine di promuovere un accordo col Governo britannico, per protestare contro i procedimenti barbari usaM dal Governo chHeno nella guerra contro H Perù, a danno degli interessi europei ed a spregio del diritto delle genti.

Il signor Lister, * solo Under Secretary che in quel ~iorno trovai al Foreign Qff,ice *, mentre concordava nel condannare tali procedimenti, non poté darmi una risposta esplicita intorno alla iniziativa anzi accennata, come ne resi conto all'E. V. *col mio telegramma n. 443 * (2). Successivamente, il giorno 28 aprile, mandai al Foreign Office un promemoria intorno alla stessa proposta.

Non avendo ricevuto risposta, ieri, prima che mi fosse pervenuto l'ultimo telegramma di V. E., io m'era recato per chiederla aJ Foredgn Office, dove vidi lord Tenterden, il quale mi disse che la questione era stata sottoposta al giureconsulto del Ministero, sir Julian Pauncefote.

Questo funzionario, essendo tuttora indisposto, non aveva potuto esaminarla; ma si sperava che sarebbe tosto ristabilito, e sua prima cura sarebbe quella d'occuparsi dell'argomento.

Benché lord Tenterden non si sia spiegato esplicitamente in proposito, ho ragione di credere che, ove il diritto d:nternazionale non faccia ostacolo, il Governo della Regina aderirà alla nostra proposta.

(l) -Ed. in LV 34, p. 36, ad eccezione dei brani r'ra asterischi e con alcune varianti. (2) -Non pubblicato. (3) -In LV 34, invece del brano fra asterischi: «non sia interamente estraneo ad ». (5) -Ed. in LV 30, p. 173 ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti. (6) -T. 239, non pubbLicato. (7) -T. 452/498, non pubblicato.
7

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. R. Trieste, 4 maggio 1880 (per. il 7).

In questi ultimi g,iorni ho avuto occasione di poter constatare che le mie supposizioni, che questo Luogotenente signor Barone De Pretis avesse ad essere ritenuto come l'autore indiretto delle avanie a cui fu assoggettato l'on. signor Cavallotti, non erano senza fondamento.

Mi risulta difatti che egli, prima di partire per la Contea di Gorizia, aveva impartito ordini positivi per lo sfratto del Cavallotti basandosi sulla legge del 1871, e che il Direttore locale di polizia ebbe a scambiare con lui frequenti corrispondenze telegrafiche nei due giorni in cui il Cavallotti si trovava a Trieste. Eg1i è pertanto molto probabile che si debba pure ascrivere al Luogotenente se l'ordine di revoca dello sfratto non è stato comunicato all'On. Cavallotti prima che egli partisse da questa città, imperocché mi consta in modo non dubbio che egli si è !agnato acerbamente dell'ordinata revoca sostenendo che questa era

. (3) An_notazione a margine di Malvano: «Ringraziare, confermando il telegramma 11 maggiO con cu1 se ne segnò ricevuta». A questa istruzione fu dato corso con D. 143 del 20 maggio,

non pubblicato.

illegale perché contraria al disposto della citata legge del 1871 sulla polizia. Secondo il suo avviso il decreto di sfratto emanato dal Direttore di polizia non poteva essere revocato che dalla Luogotenenza e la decisione di questa sarebbe stata inappellabile senza che il Ministero dell'Interno avesse il diritto di mutarla. Egli espresse inoltre l'opinione che se la questione fosse portata innanzi il Tribunale supremo di Stato, questo non potrebbe, senza violare la legge, dispensarsi dall'annullare il decreto di revoca emanato dal Ministero dell'Interno.

Premessi questi cenni a conferma delle supposizioni da me fatte col mio rapporto confidenziale del 16 aprile corrente (l) reputo mio dovere di riferire all'E. V. altri fatti che vennero a mia cognizione da parte degna di fede.

Il Direttore di polizia ha ricevuto da qualche suo confidente l'avviso che alcuni capi o membri dei comitati dell'Italia irredenta, d quali sono nel tempo stesso Deputati (mi furono citati i nomi di Bovio Zuppetta ed altri di cui non rammento il nome) si propongano di venir in Trieste e che anche l'onorevole Cavallotti conta di fare qui ritorno. Egli fece pertanto su di ciò apposita relat:ione alla Luogotenenza e questa l'ha accompagnata con apposita nota al Conte Taaffe domandando istruzioni sul contegno a tenersi nel caso si avverasse quanto era stato riferito.

Dopo quanto è qui successo all'an. Signor Cavallotti io non posso indurmi a credere che altri soci dell'Irredenta, anche quando siano membri della Camera dei deputati, possano indursi a venire in questa città, ma se fosse vero che detti signori hanno il proposito loro attribuito, come è vero che questo Direttore di Polizia ne fu prevenuto da qualche suo confidente, bisognerebbe ammettere che essi siano consigliati a commettere una si grande imprudenza dal desiderio di creare imbarazzi al Governo del Re e di disturbare le buone relazioni esistenti tra i due Governi, ciò che del resto è il sogno dorato di talund, come l'Imbriani, i quali non vedono la salute della patria altrove che lin una guerra coll'AustriaUngheria.

P.S. Avverto che questa mia lettera verrà spedita con occasione particolare nel Regno e prego me ne sia segnato il ricevimento per mia tranquillità.

(l) -Cfr. serie II, vol. XII, n. 866. (2) -Cfr. serie II, vol. XII, n. 910. ,
8

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 242. Roma, 5 maggio 1880, ore 17.

Les représentants des grandes Puissances à Constantinople ont présenté à la Sublime Porte, le 3 de ce mais, une note collective énergique déclarant qu'ils ne considèrent pas camme satisfaisante la première réponse du Gouvernement ottoman, et demandant, d'ordre de leurs Gouvernements que la Sublime Porte

6 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

fasse savoir les mesures qu'elle se propose de prendre pour exécuter le memorandum (1). Il ne nous résulte pas que la Porte adt déjà répondu à cette note collective. L'ambassadeur de Russie nous communique maintenant un télégramme de son Gouvernement en date d'hier dont la conclusion est cene-ci: « Vu les hésitations du Gouvernement turc, l'urgence de la situation et le danger d'agression albanaise contre le Monténégro, nous proposons une déclaration collective des Cabinets à Constantinople, portant que si la conventdon du 12 avril n'est pas loyalement exécutée sans autre délai, les Puissances sont décidées à se concerter sur moyens efficaces pour protéger le Mont<2négro, empécher conflit et assurer exécution des engagements qu'elles ont sanctionné ».

(Per tutti meno Pietroburgo) Je vous prie de me faire connaitre le plus tòt possible l'accueil que va faire à la proposition russe le Cabinet auprès du quel vous étes accrédité {2).

(Per Pietroburgo) Je me suis empressé de demander l'avis des différents Cabinets sur cette proposition du Cabinet de Saint Pétersbourg.

(l) Non pubbl!cato nel vol. XII della serle II.

9

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 503. Scutari, 5 maggio 1880, ore 17,09 (per. ore 7,40 del 6).

Les chefs des montagnes ont présenté aux consulats une nouvelle adresse par laquelle se déclarant prets tous à mourir pour leur terre, et repousser par la force les monténégrins, ils demandent de nouveau aux Puissances d'etre conservés à l'Empire d'après le traité de Berlin.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2534. Berlino, 5 maggio 1880 (per. il 9).

J'ai donné lecture au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E. relatif à la crise parlementaire (3). Il a pris note du passage où il est dit que le Ministère se présente aux élections avec un programme de sages réformes à l'intérieur et d'apaisement et de conciliation à l'extérieur, programme qui répond au désir de la grande majorité du pays.

En faisant cette communication verbale, j'ai bien accentué que notre politique étrangère continuait à etre un gage de paix en Europe. Comme de raison,

dans mon entretien je me suis abstenu de toute considération sur notre poldtique intérieure, question dont la compétence nous appartient exclusivement. Le Prince de Hohenlohe, a'insi que je m'y attendais, ne s'est pas engagé non plus sur ce terrain. Il se bornait à prendre ma communication ad referendum.

Les journaux n'étaient pas tenus à la méme réserve. Ils se montrent assez unanimes à r,econnaìtre que, en présenc:; de la funeste diviston qui se manifestait dans le Parlement, 1a solution la plus 1ogique était un appel aux électeurs. Cette décision du Roi ne s'écartait d'ailleurs en rien des règles les plus strictes du régime constitutionnel. Mais les principaux organes de La presse critiquent très sévèrement ces crises vraiment trop fréquentes, et dont aucun autre Etat ne fournit l'exemple. Ils vont jusqu'à la,isser entendre que, par une pente fatale, nous glissons vers l'anarchie, vers une situation qui rappellera les plus mauvais jours de J'Espagne. Il me revient indirectement que, dans 'les régions officiel1es, on émet le jugement que bientòt on ne pourra plus compter sur l'Italie où, malgré ses efforts, le Gouvernement ne réussit pas, grace à l'indiscipline des partis, à avoir une majoJ:'Iité stable.

Tout bon patriote doit former des voeux pour que les élections prochaines tournent à l'avantage de la Couronne et du pays, en amenant une Chambre formée d'éléments plus gouvernables que ne l'était celle qui vient d'etre dissoute par décret royal.

J'ai l'honneur d'accuser réception des documents diplomatiques qui m'ont été remis par le courrier Pozza, arrivé hier et reparti aujou~·d'hui pour St. Pétersbourg. Je joins ic'i le récépissé d'usage.

(l) -La notizia della presentazione di tale nota era stata data da Collobiano con t. 495 del 3 maggio. non pubblicato. (2) -Per le risposte cfr. nn. 13. 14, 15 e 19. (3) -Cfr. serie II, vol. XII, n. 940.
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IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 46. Bucarest, 5 maggio 1880 (per. il 26).

Fece il giro dei giornali di Europa l'articolo della Presse di Vienna, nel quale, accrescendo ~mportanza alle voci di malcontento esistente 1n Moldavia, prendeva&i argomento per conchiudere non essere ancora chiuso il periodo in cui l'Europa dovrà occuparsi della sorte di questi Pr1ncipati Danubiani.

Sta in fatto che in Moldavia esiste deJ malumore. Alcuni vogliono sia questo uno strascico di quello grandissimo che vi avea suscitato la questione israelitica. n Parlamento rumeno sentì egli stesso il bisogno di offrire alla città di Jassy una riparazione ed il sussidio di dieci milioni, promesso fin da quando quella città cessava di essere sede di governo autonomo, fu votato nelle ultime tornate della sessione. Siffatte larghezze sogliano indicare, nei gabinetti che le propongono, non meno che nei Parlamenti che le votano, il sentimento della necessità d'i frenare il malcontento sovra un punto importante del territorio. Non potrei dunque dividere l'ottimismo eccessivo di questi governanti i quali negano che in Moldavia lo spirito pubblico lasci qualcosa da desiderare. Rliterrei invece assai più vicina al vero la opinione che se alcuno volesse in quel fuoco sofHare, apparirebbe più di una favilla mal spenta sotto ,le cenerL Non vi fu però pericolo imminente per l'ordine pubblico e ciò che in proposito narra la Presse di Vienna pare artificiosamente architettato per trovare l'occasione di conchiudere all'instabilità dell'attuale ordinamento politico del principato rumeno.

Nell'articolo del diario viennese, parmi pertanto dover notare uno di quei sintomi che, sebbene lontanamente, rivelano però resistenza di vagheggiati progetti.

La condizione della Rumania non potrà, come già ebbi più volte occasione di scl'livere al R. Governo, dirsi assicurata contro ogni pericolo fintanto che ill Gabinetto di Pietroburgo perdura verso Io Stato rumeno in un contegno che potrebbe nascondere secondi fdni.

Allorché io penso che le cause apparenti del dissidio esistente fra la Russia ed il principato sono di quelle che un ministro imperiale a Bucarest potrebbe, vo11endoJ.o il suo Governo, comporre in brevissdm'ora, non posso discacciare da me il sospetto che nell'atteggiamento del Gabinetto di Pietroburgo si nasconda una minaccia per l'esistenza politica della Rumania. Non è cosa agevole il presag,ire quale potrà essere la politica di un governo che, sebbene non totalmente sottratto all'influenza della pubblica opinione, non ne riceve tuttavia l'impulso e non ne sente il freno per . mezzo dei suoi organi costituzdonali. Ma io non credo di allontanarmi troppo dal vero, se, tenendo conto della forza che nei governi personali acquistano le tradizioni, r·avviso nell'atteggiamento della Russia verso Ja Rumania, non dirò g-ià la prova, ma un sintomo de'l pericolo che sovrasta a questo paese. Non bisogna dimenticare che con mal ammo il Gabinetto di Pietroburgo ha veduto formarsi alle sue frontiere Io Stato unitario rumeno. Ancor meno noi possiamo aver dimenticato che, in tempi non remoti, la diplomazia europea non escludeva la possdbilità di compensare la monarchia austroungarica in questi paesi danubiani di altre perdite che le ci.rcostanze fa·cevano inevitabili. Dippoi il sentimento pubblico in Occidente si è fatto più giusto per la nazione rumena, né io crederei vi sia oggi alcun Gove.rno deJl'Europa occidentale che potrebbe meditare progetti che non tenessero conto del sentimento stesso. Ma nei paesi dove la forza delle tradizioni di Governo può ancora prev·alere alla influenza della pubblica opinione, una diversa politica è ancora possibile, né crederei fuori di proposito il ritenere che il partaggio della nazione

·rumena possa essere nei d-isegni dei loro gabinetti. Per dire tutto H pensier mio, io temo che, quando ·la Russia vedesse di non poter più evitare la querela tedesca, il partaggio della Rumania con l'AustJr·ia potrebbe divenire l'esca con cui distaccare quest'ultima dalla alleanza germanica. A me non lice il ragionare dei vari partiti che al Gabinetto di Vienna si potrebbero affacciare in certe eventualità. Ma non dispLaccia a V. E. che io emetta il semplice dubbio che dalla monarchia austro-ungherese possa essere seguita ad occhi chiusi una politica di cui la conseguenza immediata sarebbe di prestare la mano a fiaccare la potenza .russa, per trovarsi l'indomani in faccia da sola alla strapotenza germanica. A Pietroburgo come a Vienna debbono essere non pochi coloro che queste cose sentono ·e dicono perché esse sono nella logica stessa degli avvenimenti possibili. E di qui alla ricerca di un !interesse comune che costituisca fra le due mona·rchie un nuovo vincoJo, potrebbe non essere lungo il passo. Il mutamento di ministero in Inghilterra ha certamente modificato assai la situazione in questo senso che il momento di una lotta fra Russia e Germania si ritiene ora da tutti allontanato. E anche qui ciò si sente e ne risulta la preoccupazione che in molti si palesa che il Gabinetto Bratiano si sia impegnato più del dovere ed inopportunamente verso la Germania. Ma checchenesia, se veramente la venuta al potere dei liberali in Inghilterra deve segnare un periodo di sosta in una politica che accennava purtroppo ovunque a voler far rivivere il sistema che delle aspirazioni nazionali non teneva alcun conto, sarebbe saggezza e previdenza di governo lo approfittarne per ricondurre possibilmente le cose in una via pacifica in cui i popoli si sentano rassicurati dai pericoli d'intervenzioni e di partaggi.

12

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 243. Roma, 6 maggio 1880, ore 11,10.

J'attendrai issue de la nouvehle consultation de M. Santillana et je me réserve de faire parvenir à ce dernier les instructions qu'H demande pour le cas où une action légale ne serait pas jugée possible. M. Rubattino télégraphie à son représentant à Tunis de faire opposition, s'il ne l'a déjà faite, auprès du Gouvernement du Bey. v. E. ne croirait-t-elle pas possible, vu spéciaH.té du cas, une action du Gouvernement britannique .en faveur des intérets de

M. Rubattino? (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 508. Parigi, 6 maggio 1880, ore 14,20 (per. ore 17,50).

Réponse au télégramme chiffré de hier (2). Cabinet français n'est pas d'avis de bombarder la Sublime Porte de démarches continuelles. mconvient d'a.ttendre la réponse à la note du 3 courant et d'examiner attentivement la situation. H faudrait peut-etre meme tenir compte des difficultés matérielles qu'éprouveraient les tures à réoccuper Ies positions. Le concert des Puissances est établi

aux yeux cle la Porte. Il ne faudrait pas risquer de l"ébranler par de nouvelles propositions qui ne rencontreraient pas de tous còtés un assentiment uniforme. En somme le chargé d'affaires de F'rance à Constantinople a déjà instructions de se concerter avec les représentants des grandes Puissances. Les démarches déjà fadtes ont été comminatoires; elles ont e n vue de protéger le Monténégro, d'empecher conflits ed d'assurer exécution des engagements sanctionnnés. De nouvelles instructions sont inutiles ou dépasseraient le but. En résumé n ne faut pas de précipitation. Voici dans quel sens M. de Freycinet répondra aujourd'hui au chargé d'affaires russe qui a remis hier copie du télégramme de son Gouvernement. Je dois encore signaler que Ie directeur politique du Cabinet ne se montre pas très effrayé de l'éventualité d'un conflit entre les albanais et les monténégrins.

(l) -Per la risposta cfr. n. 20. (2) -Cfr. n. 8.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 507. Vienna, 6 maggio 1880, ore 15,35 (per. ore 16,55).

A la communication du télégramme de Saint Pétersbourg du 4 (l) faite hier par Oubril, Haymerle a répondu que démarche proposée par Cabinet de Saint Pétersbourg lui semblait prématuréc, étant de nature à dégager la Sublime Porte de la responsabilité qui lui incombe en conséquence du mémorandum et qu'il est de grand intérét qu'elle conserve entière. Il a ajouté qu'Autriche-Hongrie est disposée à employer moyens nécessaires pour obtenir exécution engagement pris par la Porte, mais qu'il ,lui semblait uttle connaitre d'avance quels seraient ceux que la Russie aurait en vue par son télégramme adressé aux Puissances. Communication de cette réponse sera donnée aujourd'hui aux ambassades d'Autriche-Hongrie auprès des grandes Puissances.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 509/456. Londra, 6 maggio 1880, ore 18,32 (per. ore 21,15).

J'ai fait part aujourd'hui à Granville du télégramme d'hier (l) par lequel

V. E. me communique la proposttion faite par la Russie pour contraindre la Porte à exécuter mémorandum relatif au Monténégro. Le noble lord m'a dit qu'il ne pouv!liit me donner une réponse à ce sujet avant d'avoir vu l'ambassadeur

'

de Russie et conféré avec ses collègues. Demain probablement il pourra nous faire connaitre la détermination du Cabinet à ce sujet (1). J'ai vu peu après l'ambassadeur de Turquie qui attribue au mémorandum lui meme la cause prdncipale du fàcheux incident albanais. Ce mémorandum dit-il prescr·ivait que les troup.es turques auraient évacué le territoire à céder en donnant préalable avis au Monténégro, tandis qu'il aura-it du prescrire que le territoire aurait été remis entre les mains des monténégrins c'est à dire que les troupes monténégrines auraient du immédiatement remplacer les tures. Musurus ne croit pas maintenant que la Turquie puisse employer la violence oontre les aJbanais. Cela provoquerait une révolte générale.

(l) Cfr. 11. 8.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

D. Roma, 6 maggio 1880.

Questo Ambasciatore d'Austria-Ungheria mi ha testé partecipato che il suo Governo non insistendo piu oltre sull'avvertenza da esso fatta antecedentemente circa la convenienza di definire anzitutto anche il confine bulgarorumeno verso la Dobruscia acconsente a procedere alla ratilicazione degli atti già eJ:aborati dalle varie Commissioni europee di deùimi.tazione. Quanto al metodo da seguire per tale ratincazione, il Governo Austro-Ungarico des.idererebbe, trattandosi di atti importanti, che invece dello scambio di note circolari proposto non ha guarì dal Governo Ottomano, si adotti la forma più solenne di dichiarazioni ministeriali, secondo il qui unito modulo (2) comunicatomi dal Conte Wimpffen, e che ogni singolo governo rilascerebbe agli atti munito dena firma del rispettivo Ministro degli AffM"i Esteri.

Dal canto nostro, non esitiamo a dichiararci pronti a procedere senz'altro ano scambio delle ratificazioni in discorso, e, quanto al metodo suggerito dallo stesso Governo austro-ungarico per l'adempimento di tale formalità ben volentie!l"i lo accettiamo. Solo, pi'iima di tradurlo in atto, noi desideriamo di conoscere se le altre Potenze S•iano egulclmente disposte sta a procedere sin da ora a tale scambio, sia ad adottare la forma suggerita dal Governo Austro-Ungarico.

(Per Parigi, Londra, Berlino, Pietroburgo e Costantinopoli) Nell'informare l'E. V. di quanto precede, Le sarò grato se vorrà farmd sapere quali sono in proposito le disposizioni di codesto Governo.

(Per Vienna) Nel comunicarle quanto precede per sua tnformazione...

(l) -Cfr. n. 21. (2) -Non si pubblica.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AI MINISTRI AD ATENE, CURTOPASSI, A BRUXELLES DE BARRAL, A COPENAGHEN, DELLA CROCE, A L'AJA, BERTINATTI, A LISBONA, OLDOINI, A MADRID, GREPPI, A STOCCOLMA, SPINOLA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE

D. Roma, 6 maggio 1880.

Come Ella non ignora, l'Italia insieme alla Germania, l'Inghilterra, la Francia e l'Austrd.a-Ungheria acconsentì alla nomina di una Commissione europea di liquidazione, incaricata di dare stabile assetto alle finanze egiziane. Mercé la dichia;razione collettiva, con la qua,le i Governi precitati accettarono il Decreto Khediviale del 31 decorso marzo, concernente l'istituzione della Commissione predetta, fu pure stabilito che le Potenze soscrittrici non solo avrebbero riconosciuto come obbligatorie le decisioni prese dai Commissarii, ma ezlandio · sd. sarebbero collettivamente impegnate a farle accettare come tali dagli altri Stati meno direttamente interessati all'assetto delle finanze egiziane.

Avendomi ora questo Ambasciatore di Francia comunicato una Nota di cui Le unisco copia (l), colla quale ril Governo francese esprime il desiderio di ottenere la nostra adesione all'invito collettivo da indirizzarsi agU altri Stati per indurii ad accettare essi pure l'operato della predetta Commissione, ho risposto al Marchese di Noailles che io accoasentivo ben volentieri alla richiesta da lui fattami a nome del suo Governo e che avrei impartito ai R. R. Rappresentanti residenti in quegli Stati l'istruzione di associarsi ai passi che rin proposito il Rappresentante francese era autorizzato a fare d'accordo coi Rappresentanti d'Austria-Ungheria, di Germania e d'Inghilterra.

Pr,ego quindi la S. V. Illustrissima di volere unitamente a quei colleghi suoi fare le pratiche ,necessarrie per ott.enere che cotesto Gabinetto accetti per parte sua come obbligatorie le decisioni della precitata Commissione di liquidazione.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 512. Vienna, 7 maggio 1880, ore 14,05 (per. ore 15,35).

Une conversation que j'ai eu hier au soir avec Haymerle au sujet de la question turco-monténégrine, m'a laissé l'impression que dans l'état d'incertitude où l'on est en Orient, l'Autriche-Hongr·ie répugne à toute mesure qui pourrait

(l} Non si pubblica.

amener complications nouvelles et produire une lutte armée à ses frontières. Haymerle me disait que le Monténégro est épuisé de forces et ne peut songer à attaquer les albanais qui ne pourront pas garder longtemps les positions qu'Hs ont occupées devant penser à cultiver leurs champs pour vivre. L'apaisement devra doric se faire tout naturellement. II faut laisser cuire les uns et les autres dans leur bouillon. C'est là le mot qu'dl répète depuis plusieurs jours.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 515. Berlino, 7 maggio 1880, ore 17,22 (per. ore 18,07).

Hier et aujourd'hui j'ai eu au ministère des affaires étrangères un entretien sur le Monténégro. Il n'y a pas encore de réponse déflnitiv·e. On veut évidemment ici éviter de se prononcer sur proposition russe avant de savoir ce que pensent les autres Puissances et surtout l'Autriche. Celle-ci se tient eLle aussi sur la réserve et voudrait préalablement mieux se rendre compte de ce que l'on entend à Pétersbourg au sujet des moyens eff.icaces à adopter.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 517/457. Londra, 7 maggio 1880, ore 19,50 (per. ore 20,30).

L'avocat consulté par le sollicitor de Hambro est d'avis qu'il n'y a point de contrat avec la compagnie et qu'une action légale, quoiqu'elle pourrait embarrasser momentanément la compagnie, n'aboutiratt à aucun résulta,t pratique. Santi1lana a tenté alors quelques démarches auprès des actionnaires, mais il s'est assuré que la majorité ne pourrait pour nous etre acquise, la plupart des actions ayant été achetées récemment par les directeurs, d'accord avec le sollicitor. II a vu alors Hodges et doit le voir demain de nouveau pour rouvrir, s'il est possible, des négociations avec compagnie. Il est essentiel de savoir immédiatement ce qu'on serait disposé à offrir à la compagnie. Cette offre, pour avoir chance de succès doit etre supérieure à celle des français et etre payable comptant ou à très bref délai. En cas d'insuccès, SantHiana partira immédiatement, attendu qu'il n'y auradt plus rien à espérer. A mon avis, un appel au Gouvernement anglais, camme le suggère le dernier télégramme de

v. K (l) est tout à fait impossible, et serait certainement repoussé. L'interven

tion du Gouvernement serait considérée camme une atteinte à la liberté des transactions et une usurpation aux prérogatives de la magistrature, à qui seul appartient le droit de juger une telle question.

D'autre part, quand méme le Cabinet anglais aurait le pouvoir d'agir camme

V. E. en exprime le désir, il est très douteux qu'il voulut s'entremettre dans une affaire dans laquelle la France se trouve directement intéressée.

(l) Ctr. n. 12.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 518/458. Londra, 7 maggio 1880, ore 19 (1).

J'arrive du lever du prince de Galles où j'ai rencontré lord Granville, qui m'a dit que le conseil des ministres avait décidé d'attendre pour le moment que la Porte ait répondu aux injonctions des Puissances pour l'exécution de la convention du 12 a·<'ril. Le Cabinet pense qu'avant de se lancer clans une vaie qui poul'rait conduire aux plus graves complications, il est opportun de bien approfondir la question et de calculer les conséquences d'une action directe et efficace telle que la propose la Russie. Gladstone que j'ai vu dans cette méme occasion, m'a dit que la question du Monténégro, telle qu'elle est posée actuellement est pleine de dangers. Je profite de ce té!égramme pour annoncer à V. E. que sur les inst.ance, rP.itérées du Cabinet et après le refus de lord Carlingford, Goschen v,ient d'accepter pour un temps limité le poste d'ambassadeur à Constantinople.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 244. Roma, 7 maggio 1880, ore 23,55.

M. Rubattino vous prie de dire en son nom à M. Ravasini de vouloir bien énoncer auprès du Gouvernement P,u Bey, dans l'intérét de sa compagnie, une réserve formelle en opposition contre l'éventualité du transfert de possession du chemin de fer. Vous pouvez donner sur la forme de l'acte à M. Ravasini tout conseil dont. celui-ci aurait besoin. Mais il est bien entendu que le consulat ne doit figurer que tout au plus, si cela est nécessaire, camme intermédiaire naturel en matière de juridiction.

(l) Manca l'indicazione dell'ora d'arri\•o.

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IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 524. Scutari, 8 maggio 1880, ore 21,30 (per. ore 2 del 9).

Avant hier au soir quatre bataillons tures, qudillze cent hommes en tout, sont arrivés à Medua. Un bataillon ira à Ale, deux à Scutari, un à Dulcigno. On comprend par cela que la Porte n'a aucune intentivn de ·réprimer l'insurrection; peut-etre à présent elle veut l'aider. Etan.t par conséquent la guerre i:névitable, il faut se préparer aux conséquences probables selon l'issue; défaite veut dire anarchie et éventueUe invasion des monténégrins en Albanie; victoire, ·invasion dans le Monténég•ro et proclamation de l'autonvmie albanaise. Les mirdites sont partis ce matin pour le camp; camme sur la route, ils ont observé la plus grande discipline durant leur demeure à Scutari. Prenk Doda est à leur tete, une faule nombreuse assistait à leur départ. Cent environ avaient des Martind à eux; une partie ont renvoyé leurs vieux fusils aux foyers; à Tonsi on en donnera de bons à qui n'en a pas. On a fait courir le bruit que qui.nze cent sont venus de Goussinijé. On croit à leur existence, non pas à leur provenance.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1270. Vienna, 8 maggio 1880 (per. il17).

Non vi ha dubbio che il risultato delle recenti elezioni inglesi e particolarmente la presenza a Capo del Gabinetto britannico del signor Gladstone danno molta probabilità al .ripristinamento dell'Alleanza dei Tre Imperatori. Certamente la cosa non è ancora un fatto compiuto, ma a parer mio, i Gabinetti di Berlino e di Vienna ne preparano dal canto loro l'attuazione pel caso la ravvisassero una necessità e la Russia dal canto suo si mostrasse disposta alle opportune transazioni occorrenti a ristabilire l'accordo. Il primo passo in proposito fu indubbiamente mosso da Berlino, e ne è prova 'la missione affidata al Conte Lehndorf, Aiutante di Campo dell'Imperatore di Germania, venuto a Vienna per proporre a Sua Maestà Francesco Giuseppe H contemporaneo invio a Pietroburgo delle deputazioni r:1ilitari incaricate di felicitare l'Imperatore Alessandro in occasione del suo anniversario natalizio. Quella proposta trovò qui favorevole accoglienza, e sebbene si sia v·oluto dare al fatto Un carattere esclusivamente di cortesia personale da Sovrano a Sovrano l'importanza politica non ne è scemata. Ad avvalorare quest'apprezzamento concorrono molte circostanze che se sono di minor apparenza non possono però sfuggire a chi si trova in giornaliero contatto d'affari col Gabinetto Imper.iale. L'attitudine marcatamente ostile verso la Russia che il Gabinetto di Vienna manifestava In ogni occasione in questi ultimi anni ha fatto posto ad una, ben si può dire, riguardosa riserva, dimostrata anche con ostentazione, per chi ha presente quanto diverso era il linguaggio che qui si usava ancora poco tempo fa in ogni incontro neH'apprezzare gli atti del Gabinetto di Pietroburgo e dei suoi Agenti. La stampa stessa .in passato cosi unanimamente ostile alla Russia comincia ad ammettere la possibilità di venir con essa ad accordi a scanso di peggiori mali. Non è poi a darsi grande importanza ad un articolo del Pester Lloyd. che accennerebbe a smentire quelle tendenze da parte almeno del Gabinetto di Vienna, poiché lo scopo di quelle dichiarazioni potrebbe essere di far intendere al,la R!Ussia, che all'uopo l'alleanza dell'Austria colla Germania facendosi anco,ra più stretta, le due potenze saprebbero far a meno della terza, ove questa credesse dover far pagare a troppo caro prezzo il suo ingresso nel concerto. Intanto però non si hanno qw indizi che dal canto suo il Gabinetto di Pietroburgo faccia passi alquanto marc.ati per riavvicinarsi a Vienna ed a Berlino.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

T. 251. Roma, 9 maggio 1880, ore 10.

Les renseignements qui nous sont parvenus portent que tous les Cabinets sont unanimes à penser que la démarche proposée par la Russie est prématurée, qu'il convient avant tout d'attendre la réponse que la Sublime Porte doit encore faire à la note collective du 3 mai, et qu'il importe enfin de bien considérer la situation avant d'engager l'Europe da·ns une action qui pourrait mener à de graves conséquences. Ge point de vue nous parait sage et opportun, et c'est dans ce sens que je me suis exprimé avec l'ambassadeur de Russie qui est venu hier m'interroger sur ce sujet (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 528. Cettigne, 9 maggio 1880, ore 15 (per. ore 16,40).

Gouvernement de San Altesse nous a fait aujourd'hui communication suivante avec instance de la transmettre aux Gouvernements respectifs: << Prenk

Dada s'est rendu hier à Tonsi avec deux mille cinq cent hommes qui ont été tous publiquement armés à Scutari avec les fusils nouveau système. Au camp de Tonsi se trouvent actueUement quatorze mille cinq cent hommes. Ali pacha de Goussinjé viendrait augmenter ce chiffre de douze mille. Le cinq du courant ont débarqué à Medua quatre bataillons régu1iers et une grande quantité d'armes et de munitions de guerre, avec un certain Osman pacha et un aide-de-camp du pacha. Un de ces quatre bataillons s'est rendu à Dulcigno et de là à la frontiere entre le lac et la mer; les trois autres sont arrivés à Scutari. Ceci n'est qu'une réserve aux albanais ».

(l) Questo telegramma venne comunicato in pari data a Vienna, Berlino, Parigi, Costantinopoli e alla legazione in Montenegro col n. 252.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 253. Roma, 9 maggio .1880, ore 23,30.

Veuillez dire à M. Santillana qu'après les détails que nous venons de recevoir de Tunis sur le contrat formellement stipulé le 16 avril dernier entre la Tunisienne .et la société française, et en face des difficultés insurmontables que présenterait pour nous l'obligation du payement immédiat, en vue surtout de la situation parlementaire actuelle, nous croirions tout-à-fait inopportun et méme dangereux de renouer en ce moment de nouvelles négociations avec Hodges. Mais nous pensons d'autre part, quelque minces que soient pour nous les chances d'un procès, qu'il est indispensable et urgent de nntente:r auprès des t:ribunaux anglais, ne fùt-ce que pour :régulariser, après les déclarations de

M. Rubattino, notre situation morale, vis-à-vis soit de l'opinion publique, soit du Gouvernement tunisien luJ. méme. Nous prions donc M. Santillana de faire immédiatement donner cours aux poursuites judiciai,res dans la f01rme qui serait jugée la plus efficace. Une circonstance importante est venue maintenant à notre connaissance. C'est que la Tunisi:enne a donné a son solicitor Mr. Heritage les pouvoirs pour négocier avec la compagnie française, par un acte reçu le 9 avril par Mr. John Bridges, notaire à Londres. Avec cette procuration dont

M. Santillana peut se procurer facilement une copie, et avec la lettre Hodges du 12 avril constatant que, méme d'après l'aveu de la compagnie, la négociation était encore ouverte avec M. Rubattino, il est aisé d'établir la preuve péremptoire que la Tunisienne a violé la promesse écrite et formelle de ne négocier avec personne, tant que la négociation avec Rubattino n'était pas arrivée a son terme. M. Santillana devrait appeler sur ce point l'attention spéciale du légal chargé d'ouvrir les poursuites. Celles-ci, quand bien méme elles n'aboutiraient pas à un succès, auraient toujours, ce nous semble, pour effet de créer des embarras à la compagnie, de retarder peut-étre la livraison effective de la ligne, et de nous donne·r ainsi plus tard le moyen de reprendre une négociation qui serait aujourd'hui impossible.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

D. 682. Roma, 9 maggio 1880.

Mi pregio di qui acchiudere copia di tre rapporti (l) che mi sono pervenuti in questi ultimi giorni dalla R. Agenzia in Tunisi. Si riferiscono essi alla singolare ed inaspettata opposizione che una nostra domanda, intesa ad ottenere l'assenso del Bey allo stabilimento di una diretta comunicazione telegrafica 'era la Sicilia e la Reggenza, ha suscitato da pa;rte dei rappresentante francese.

I documenti che le trasmetto dimostrano all'evidenza quanto sia incontrastabile il nostro buon diritto e quanto siano, per l'opposto, infondate le obbiezioni che, al dire del Governo del Bey, sarebbero state enunciate dal signor Roustan. Naturalmente, la trattazione officiale della vertenza deve da noi continuarsi col Governo tunisino; e noi siamo risoluti a far vaJere con efficacia presso i Ministr.i di Sua Altezza le ragioni nostre. Nondimeno desideTo che la S. V. Illustrissima ne intrattenga officiosamente codesto signor Ministro degli Affari Esteri. Noi non possiamo indurci a credere che il signor Freyc.inet, dal quale avemmo, anche di recente, le più schiette dichiarazioni di buon volere, voglia autorizzare il rappresentante della Francia .in Tunisi a persiste·re in un contegno che, in difetto di un titolo qualsiasi a sostegno della sua singolare pretesa, autorizza i più spiacevoli apprezzamenti. Certo non può giovare al Governo della Repubblica che lo si additi, a Tunisi, come avverso ad una intrapiresa manifestamente utile agli interessi economici della Reggenza, oppure che gli si attribuisca intendimenti sistematicament2 ostili, nella Tunisia, ad ogni nostro desiderio per quanto sia legittimo e conciliabile cogli interessi francesi.

Noi confidiamo quindi che il s-ignor Roustan non tarderà a 'ricevere acconcie istruzioni, e tali da rimuovere ogni ostacolo alla soddisfacente conclusione del presente affare.

A migrliore intelligenza delle spiegazioni verbali che ella potrà fornire in base ai carteggi del comm. MACCIÒ, ella potrà lasciare a titolo confidenziale, nelle mani di S. E. il signor Freycinet la breve memoria di cui Le invio, qui uniti, due esemplari (2).

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

D. 971. Roma, 9 maggio 1880.

Riferiva il R. Console Generale a Trieste, tempo fa, a questo Ministero una conversazione che egli aveva avuta col Direttore di Polizia signor De Pichler,

nella quale, il funzion!l!rio austriaco, accennando alla notizia a lui giunta della pubblicazione fatta a Napoli sulla fine di Marzo di un articolo relativo a.U'Italia Irredenta, sogg.iungeva come fossero pur giunti a sua cognizione, i dettagli relativi ad un congresso, che parimenti in marzo, sarebbesi tenuto a Monza coll'intervento delle rappresentanze di 54 comitati repubblicani. Entrambi questi fatti, l'articolo accennato cioè, e Je conclusioni del supposto congresso, avrebbero, egli disse, prodotto non lieve impressione a Vienna!

Non mancai di portare, dal canto mio, le informazioni trasmesse dal Gomm. Bruno a cognizione del Ministero dell'Interno, perché esso fosse in grado di sapere e di chiarire quanto e fino a qual punto, potessero essere attendibili le asserzioni del Direttore di Polizia a Trieste.

L'On. mio collega al predetto Dicastero, mi fa ora conoscere (l) di aver chiamato sull'articolo di cui è caso, la particolare attenzione dell'autorità giudiziaria, soggiungendo però che il periodico in cui si inseriva l'articolo accennato, non ha molta diffusione, né ha credito alcuno presso la gente seria e ben pensante; essere in massima pa·rte redatto solo dall'Imbriani, il quale travasi in opposizione colla maggioranza del partito democratico italiano; non meritava quindi il foglio cui si alJude, un'importanza ond'è in realtà sfornito, così in Italia come aU'estero (2).

Per quanto riguarda poi il Congresso, le più accurate indagini dimostrarono, che tanto a Monza come in altre località di quel circondario, non f.urono tenute riunioni repubblicane.

Benché io c.reda di lieve importanza l'argomento trattato in questo dispaccio, non mi sembrò, a vero dire, inutile di farne cenno, ad ogni buon fine, all'E. V. pel caso in cui Ella fosse, per avventura chiamato a dissipare su ciò qualsiasi malinteso, e lo potesse fare, in tal caso, con cognizione di causa.

(l) -Serie II, vol. XII, n. 922; gli altri due rapr>ortl non sono pubblicati. (2) -Non rinvenuta.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

D. 77. Roma, 9 maggio 1880.

I rapporti di lei in data del 22 aprile scorso, n. 168 e 169 (3), trattano della questione relativa al progettato telegrafo sottomarino tra l'Italia e Tunisi, e fanno seguito al precedente carteggio d'a:ltra serie, nel quale figura da ultimo il rapporto n. 24 commerciale, in data del 22 aprile ( 4).

"Mi era noto il contenuto del giornale l'Italia degli Italiani, unico esemplare pubblicato il 26 Marzo, e l'ho voluto rileggere, ma nulla ritrova! che autorizzasse un provvedimento di sequestro. Sono !e solite declamazioni accademiche, che non oltrepassando i limiti di una discussione, non possono fornire base a reato" ».

Non saprei nasconderle la penosa meraviglia che io provai nello scorgere contrastato H nostro legittimo desiderio da una opposizione che, mancando di ogni ragionevole base, non può altrimenti interpretarsi che come effetto di sistematica ostilità da parte di codesto rappresentante fra;ncese.

Mi sono affrettato a riferire ogni cosa alla R. Ambasciata in Pf>.rigi (1), e confido che le pratiche officiose del R. Incaricato d'affari indurranno il Governo della Repubblica ad impartire al Signor Roustan istruzioni meglio conformi al nostro buon diritto e.d a;lla cordialità dei rapporti esistenti tra i due paesi.

Intanto mentre approvo il linguaggio da Lei tenuto con S. A. il Bey, ed il tenore deUa nota diretta all'Altezza Sua il 26 aprile, La prego di insistere ancora, con la maggiore efficacia di azione, affinché l'affare sia sollecitamente condotto a conclusione per noi soddisfacente.

Avverto ad ogni buon fine, in relazione col rapporto del 28 aprile, n. 169 che, di fronte a;l testo preciso della convenzione franco-.tunisina, qualunque stipulazione che ora volesse stipularsi tra le due pa·rti contraenti, non potrebbe considerarsi come avente carattere di mera interpretazione e per conseguenza un valore retroattivo. Sarebbe invece un patto nuovo che non varrebbe menomamente ad infirmare i diritti acquisiti con la istanza da noi presentata ed in massima già accolta dal Governo de·l Bey.

(l) -Con nota riservata 2627 del 3 maggio, non pubblicata. (2) -Con d. 980 del 18 maggio Malvano comunicò a Robilant: <<Il Procuratore del Re a Napoli indirizzava non ha guari, al Prefetto d! quella città, la Nota seguente: (3) -Non pubblicati nel vol. XII, serie II. (4) -Non pubblicato nel vol. XII, serie II.
31

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2537. Berlino, 9 maggio 1880 (per. il 17).

L'envoi des députations militadres de Beruin et de Vienne à Pétersbourg à l'occasion du 62.ème anniversaire da la naissance de l'Empereur Alexandre, a été combiné d'après une impulsion donnée par le Prince de Bismarck. C'était, ou du moins il convenait de le faire e.:::wisage•r camme te·l, un indice de retour vers la confiance réciproque entre les trois Empereurs et leurs Gouvernements. Avec Lord Beaconsfield à la téte du Ministère, il n'y avait rien à douter de .J'exécution complète du Traité de Berlin, aucune difficulté nouve1le ne pouvlliit étre soulevée par la Russie surveillée avec vigilance et réduite à l'iso~ement. La sécurité était donc assurée quant aux relations inte.rna.tionales. Un changement de Ministère, en faisant passer la direction de la politique anglaise aux mains d'hommes animés d'un autrre esprit, pouvait tout remettre en question et susciter des complications imprévues. Le Cabinet de Londres ne s'était pas encore fait scrupule de retirer ou d'atténuer les doctrines que queùques uns de ses membres avaient émises dans la lutte électorale, .Jes accusations dirigées contre l'Autriche, les sympathies exprimées pour une conféde.ration d'Etats dans les Provinces de la Turquie d'Europe. Dans ces conditions, il était dane habile de cher

cher à démontrer que les liens entre les trois Cours du Nord n'étaient pas relàchés au point de ne pouvoir etre renoués. Si l'Autriche-Hongrie, dont ici on s'est un peu rendu solidaire, devait aller au devant de graves embarras, J'Allemagne, à titre de réciprocité, ne pourrait se dispenser de lui venir en aide. Mais c'est ·là une éventualité à laquelle le Cabinet de Berlin ne voudrait pas se voir exposé, et il tàche, pour autant qu'il dépend de lui, de l'éloigner. En d'autres termes, il a tout intérèt au maintien de la paix, en manoeuvrant en sorte de prévenir que les ckconstances ne favorisent une coalition contre le programme qui a prévaJ.u dans le Congrès.

Cette manifestation de bon vouloir produira-t-elle l'effet que l'on a eu en vue? L'avenir le démontrera. Il est permis cependant de faire dès à présent quelques réserves. Le nouveau Cabinet anglais par sa récente circulaire, demandant que les questions encore en suspens du Monténégro, de la Grèce, et de l'Arménie soient résolues, s'est appliqué à calmer les appréhensions dont il rencontrait ici et à Vienne l'expression assez accentuée. Mais les fonctions aecordées à M. Chamberlain, et surtout à Sir Charles Dilke, laissent supposer que des influences moins modérées que celles de Lord Granville se feront jour dans la conduite des affaires extérieures.

Quant à la Russie, tout en profitant de l'occasion de pouvoir se rapprocher, ne fut ce qu'en apparenee, de l'Autriche et de l'Allemagne, elle se contentera du résultat obtenu, sans trop s'en exagéretr la valeur. Le sentiment de la confiance ne s'improvise pas, et il aura beaucoup de peine à renaitre après le retentissement qui a été donné au voyage du Pri:nce de Bismarck à Vienne en octobre dernier.

Il semble plutòt que la défiance est la note dominante dans les relations des deux Cabinets de Berlin et de Vienne avec Péte,rsbourg. Je ne puis que me référer à ce qui m'a été dit ·le 13 Mars dernier par le Chancelier de l'Empire (annexe au rapport 2502) (1). Il ne rompra pas avec la Russie, il redoublera méme de ménagements pour écarter une provocation. Mais par mesure de précaution et pour ne pas étre pris au dépourvu, il aura un revolver à portée de sa main. De cette manière les deux anciens amis peuvent continuer à marcher bras dessus bras dessous.

Telle était la situation il y a environ deux mois. Ainsi que j'ai pu le vérifier, elle ne s'est pas sensiblement modifiée depuis lors. Son Altesse convient sans doute que, de part et d'autre, Ies deux Etats échangent des protestations d'amitié. Les dehors sont parfaitement observés. Mais le Prince a soin d'ajouter: c peut-on se fier à l'entourage de l'Empereur Alexandre? La dernière guerre ne lui a-t-elle pas été imposée contre son désir, et malgré les avertissements, qui n'ont pas manqué, qu'en faisant le jeu des panslavistes, il déchainerait les passions révolutionnaires? ~.

V. E. aura lu le discours que le Chancelier à prononcé hier au Reichstag. Il trahit une grande irritation en suite des difficultés et des échecs qu'il rencontre dans sa politique intéri:eure. Jamais H ne l'a pris sur un ton aussi haut avec les opposants, les confondant tous dans ses critiques, qu'ils s'appellent natio

7 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

naux-Jibéraux, fraction du centre et meme libre échangistes. Pour expliquer ce,t état nerveux, je pense qu'on ne s'écarterait pas trop de la vérité, en l'attribuant en grande partie aux préoccupations que lui imposent les conditions actuelles de l'Europe. L'avènement du Cabinet Gladstone a dérangé ses calcu~s. Il ne compte plus que dans une mesure très restreinte sur l'Angleterre, soit pour contenir au besoin la France, soit pour servir d'appui à l'Allemagne et à l'Autriche, relativement à l'exécution du traité de Berlin non seulemen~ dans sa lettre, mais dans l'esprit qu'il lui attribuait d'accord avec Lord Beaconsfield, à savok de favoriser l'Autriche camme sentinelle avancée contre la Russie dans la presqu'ile des Baicans.

(l) Cfr. n. 28.

(l) Cfr. serie II, vol. XII, n. 734.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 530. Cettigne, 10 maggio 1880, ore 10 (per. ore 11,10).

Confidentiellement j'ai l'honneur de porter à la connaissance de V. E. ce qui suit: Son Altesse a reçu un rapport de son chargé d'affaires à Constantinople, où l'on connrme presque la certitude de la connivence de l'Autriche avec la Turquie, afin de créer au Monténégro la plus dangereuse situation et on ajoute que les préparatifs de guerre pour renforcer les albanais se poursuivent rigoureusement par la Sublime Porte. Le pdnce Nicolas se plaignant que le Monténégro, qui ne demande que l'exécution de stipulations formelles, soit abandonné pa.r l'Europe, vient de s'adresser à l'Empereur de Russie, lui demandant protection dans sa détresse O).

33

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 531. Cettigne, 10 maggio 1880, ore 11 (per. ore 13,20).

Chargé d'affaires d'Angleterre résidant à Scutari s'est rendu dernièrement à Cettigne pour proposer au prince une treve entre les monténégrins et la ligue albanaise offrant de se servir du commissaire anglais comme intermédiaire. Le prince Nicolas répondit qu'il ne reconnaissait aucune ligue, mais seulement la Turquie, qui ,lui créait les dangers du moment. Son Altesse est étonnée du procédé de l'agent diploma.tique d'Angleterre et ne sait comprendre si c'est une proposition du Gouvernement britannique ou une suggestion irrégulière et toute personnelle du chargé d'affaires (2).

V. -E. de chercher, si pos8ible, à éclaircir le fait signalé par le chevalier Durando >>. Per la risposta di Menabrea cfr: n. 42.
(l) -Ritrasmesso a Vienna con t. 257, pari data. (2) -Ritrasmesso a Londra con t. 258, dell'H maggio con la seguente istruzione: « Je prie
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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

D. 684. Roma, 10 maggio 1880.

Con dispaccio del 21 aprile n. 669 (l) le feci conoscere l'adesione nostra alla proposta della Sublime Porta di deferire alla Commissione per la Rumelia orientaJe, a termini dell'art. 23 del trattato di Berlino, l'esame dei Regolamenti speciali per le provincie della Turchia d'Europa. Tornai indi sullo stesso argomento quando con dispaccio del 28 aprile n. 673 (1), ebbi a comunicarle copia di un dispaccio diretto al R. Ambasciatore in Pietroburgo, nel quale erano esposte le ragioni per cui non sembravano opportune le modificazioni del primitivo programma proposto a tale riguardo dal Governo russo.

L'Ambasciatore di Francia mi ha ora comunicato un dispaccio del suo Governo da cui apparisce che il Governo della Repubblica partecipa interamente alla nostra opinione. Ne risulta inoltre che il gabinetto di Pie,troburgo non insiste neHa sua proposizione e limitasi solo a suggerire che la Commissione europea non abbia più a pigliare il suo titolo dalla Rumelia Orientale. Su questo punto il Governo francese non fa difficoltà di sorta, e noi siamo pure del suo avviso, imperocché anche a noi come al Governo fTancese, sembra indifferente che la commissione incaricata di esaminare i regolamenti per le provincie della Turchia di Europa conservi, o non, il titolo che ebbe finora purché rimanga ben inteso che essa prosegue la missione affida,tale dal Congresso e conserva puramente e semplicemente la competenza definita dal Trattato di Berlino.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 261. Roma, 11 maggio 1880, ore 18.

L'ambassadeur d'Angleterre m'a remis copie d'une dépéche de lord Granville nous proposant de donner au représentant du Roi à Constantinople instruction d'adresser à la Sublime Porte, d'accord avec les représentants des autres Puissances, une note identique et simultanée invitant le Gouvernement ottoman à remplir immédiatement les obligations qu'il a contractées par le traité de Berlin à l'égard de la Grèce, du Monténégro et des réformes en Arménie. J'ai répondu à sir Augustus Paget que nous étions, pour notre part, tout prets à nous joindre à la démarche suggérée par le Cabinet de Londres.

J'ai seulement ajouté, en ce qui concerne le Monténégro que la proposition actuelle de l'Angleterre peut se considérer comme ayant été mise d'avance à exécution par la note collective que les représentants des Puissances ont présentée le trois de ce mois à la Sublime Porte. J'attendrai les communications ultérieures du Cabinet de Londres au sujet de la teneur de la note ddentique qu'il propose pour

{per Costantinopoli) vous donner

(per gli altri) donner au chargé d'affaires du Roi à Constantinople

(per tutti) d es instructions définitives et formelles.

(l) Non pubbllcato nel vol. XII, serie II.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2540. Berlino, 11 maggio 1880 (per. il 17).

Dans l'entretien que j'ai eu aujourd'hui avec le Secrétaire d'Etat (rapport

n. 2539) (1), il me demandait si, d'après mes nouvelles, H me résultait que l'Albanie eut réclamé son autonomie, ou meme son indépendance. Si ce fait était ou devenait exact, serait-ce un accroc au Traité de Berlin? Cette question passionnait-elle nos journaux? Les partisans de la ligue albanaise exerçaient-ils quelque influence en Italie? Il prévoyait l'immense diUiculté de trouver une solution. Où commencent, où finissent les frontières de ce Pays? etc. etc.

J'ai répondu que, jusqu'ici, je n'avais lu que dans .!es journaux la nouvelle d'un programme aussi accentué de la ligue albanaise, qui constitue aujourd'hui une force imposante grace à la complicité ou à la faiblesse de la Sublime Porte. Une trouée dans le traité de Berlin n'aurait lieu, que si le Monténégro n'obtenait pas les terdtoires qui lui ont été accordés ou une compensation équitable. Si à Constantinople on consent, ou si l'on ne peut empecher l'autonomie ou l'indépendance, il n'était guère probable que les puissances parviennent à se concerter sur des moyens effLcaces pour réintégrer la Turquie dans ses droits. Il serait seulement à craindre que cet exemple ne trouvat des imitateurs. Comme à l'époque du Congrès, on pourrait élever des doutes sur l'aptitude des différentes populations des Balkans à se gouverner elles-memes. L'antagonisme de race est encore un obstacle puissant. Le Traité de Berlin, oeuvre avant tout de conciliation et de patx, visait à créer un état de choses intermédiaire entre la situation antérieure, qui laissait tant à désirer, et les meilleures conditions de vie réservées à l'avenir. Il contient des éléments qui, avec le temps, offriront des mei:lleures conditions pour les combinaisons ultérieures. Ce n'est certes pas l'Italie qui se mettrait en travers de tout ce qui peut contribuer à assurer à ces peuples un self government. Mais il faudrait que ce fut à leur profit, et qu'aucune grande Puissance n'empiète sur eux, avec détriment de la tranquillité géné

rale et d'un juste équi1ibre. Au reste, c'est là une ques>tion qui ne passionne nullement l'opinion publique chez nous, et c'est bien à tor·t qu'on nous attribuail des vues ambitieuses dans ces régions. Je me souvenais que, en 1877 et en 1878, avant le Congrès, lorsqu'il y avait peut-·etre lieu de supposer qu'on allait en venir à un partage de la Turquie d'Europe, le Prince de Bismarck avai,t prononcé les mots: «l'Italie ne nous trouvera pas sur son chemin, si elle a des projets sur l'Albanie ». Je n'avais pas manqué d'en référer à Rome. Ainsi, s'il y a eu initiative dans cet ordre d'idées, elle par>tait de Be.rlin. Je ne pouvais d'ailleurs que me référer aux déclarations très explicites de V. E., notamment à Pavie en 1878, et à l'occasion des débats sur notre budget des Affairres Etrangères, sur notre ferme volonté d'observer le traité de Berlin. Il va sans dire que c'est aussi à la condition qu'il soit respecté par autrui.

Le Secrétaire d'Etat laissait alors entendre que, du moment où nous n'avions aucune visée sur l'Albanie, et qu'à son tour le Cabinet de Vienne déc1are ne désirer en aucune manière d'élargir les droits ooncédés à l'Autriche par le traité de Berlin, car une extension de ces droits nuirait à la Monarchie AustroHongroise, le problème qui se pose maintenant dans ces régions serait de plus en plus difficile à résoudre.

Il devenait trop délicat de continue.r l'entretien. Je l'ai donc rompu, en ayant bien soin de laisser comprendre que je n'avais parlé qu'à un point de vue tout à fait particulier.

Le Prince de Hohenlohe, dans la dernière partie de notre entretien, faisait évidemment allusion à la lettre de M. Gladstone au comte Karolyi (1), dont copie a été communiquée à Vienne, lettre pa·r laquelle le Premie.r ministre d'Angleterre se donne un démenti. Le fait est des plus étranges et ne manquera pas de fournir aux 'I1ories matière à de vives critiques. L'Autriche peut se vanter de cette satisfaction, et ne plus prendre aussi au sérieux le «Hands off, Austria! ». Cependant, dans sa lettre d'excuse, M. Gladstone prend en quelque sorte acte de la déclaration du comte Karolyd, de ne pas vouloir aller au delà de la Bosnie et de l'Herzégovine. Cette assurance va-t-elle au gré du Prince de Bismarck, qui, d'accord avec lord Beaconsfield et avec la France, avait assigné à l'Antriche une occupation ou une possession dans la péninsule des Balkans qui lui permettrait de remplir le ròle d'une sentinelle vigilante? On prétend meme qu'àl se réservait de la pousser plus en avant, dans le cas où Ies aspira.tions panslavistes se présenteraient sous un aspect menaçant. Mais alors il ne saurait approuver que le Cabinet de Vienne se regimbe à servir ses desseins secrets. Les Albanais n'obéissent certes pas à un mot d'ordre de St. Pétersbourg, mais s'ils triomphent, les jugo-slaves se mettront eux-aussi de la partie. Conviendrait-U au Chancelier de nous induire à opérer une diversion à nos risques et péri1s?

P~>nt-etre que je vais trop loin dans mes supnositions. Peut-etre que 18 conversation du Prince de Hohenlohe n'avait qu'un caractère académique. Quoi qu'il en soit, la plus g.rande réserve est de mise. Je ne m'explique pas trop d'ailleurs l'intéret que nous aurions à mettre le doigt dans un véritable guepier,

sans profit réel. Ce n'est pas en Albanie, qu'il nous conviendrait de chercher une extension de territoire, en nous écartant du principe des nationalités. Si ce peuple parvient à se constituer, à faire prévaloir ses aspirations, on le retrouvera les armes à la main lorsqu'il s'agira de rectifier les frontières de la Grèce. Alors le moment viendra peut-è.tre, si nous reussissions à nous assurer un «lascia-passare» du Cabinet Gladstone, de chercher à jeter notre dévolu sur quelque port de l'Adriatique vers le détroit de Corfou, la véritable clef de ce.tte mer, où nous avons tant d',intérèts à sauvegarder. Une autre politique dans ces régions me semblerait aventureuse, sans avantage réel, et nous exposerait à ne jouer que le jeu de telle ou telle autre puissance.

En accusant réception du télégramme de V. E. en date d'aujourd'hui (1) ...

(l) Non pubblicato.

(l) Cfr. n. 37 allegato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 427/578. Londra, 11 maggio 1880 (per. il 16).

Ho l'onore di trasmettere qui acclusa all'E.V. una copia in istampa d'un dispaccio di Lord Granville a Sir E. Elliot, Ambasc~iatore d'Inghilterra a Vienna, contenente una lettera dell'Onorevolissimo Gladstone al Conte Karoly, Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Londra.

Con questa lettera, ch'è stata presentata al Parlamento, il Primo Lord della Tesoreria porge spiegazione di talune espressioni da lut usate nei suoi discorsi elettorali a Midlothian contro la politica estera dell'Impero AustroUngarico.

Tale documento ha svegliato l'attenzione dell'opinione pubblica ed è quest'oggi commentato in vari modi dalla stampa, principalmente dai giornali dell'opposizione che lo giudicano con severità.

Un esemplare di questa pubblicazione è stato da me spedito oggi alla Camera dei Deputati.

ALLEGATO GRANVILLE A ELLIOT

L. Foreign O!fice, May 6, 1880.

I forward to your Excellency, by Mr. Gladstone's request, a copy of a letter written in consequence of previous oral and written communications with Count Karolyi.

ANNESSO

GLADSTONE A KAROLYI

L. London, May 4, 1880.

I thank your Excellency for your letter, which, uniting frankness with kdndness, renders my task an easy one.

{l) Cfr. n. 35.

Without cLiscussing .the accuracy of certain expressions in the report you have forwarded, I proceed at once to the subject. At the moment when I accepted from the Queen the duty of forming an Administration, I forthwith resolved that I would not, as a Minister, either repeat, or even defend in argument, polemica! language in regard to more than one foreign Power which I had used individually when in a position of greater freedom and less responsibility.

Two points have been raised by your Excellency. I will dispose of the first by expressing my regret that I should even have seemed to impute to His Imperia! Majesty language which he did not use.

Your Excellency says that His Imperia! Majesty e~pressed, in conversation with Sir H. Elliot, « his deep regret a t my hostile disposition towards Austria». Permit me to say I have no such dispositions towards any country whatever, and that I at all times have particularly and heartily wished well to Austria in the performance of the arduous task of consolidating the Empire. I feel a cordial respect for the efforts of the Emperor, and I trust that their complete success may honourably and nobly mark his reign.

With respect to my animadversions on the foreign policy of Austria in times when it was active beyond the borders, I will not conceal from your Excellency that grave apprehensions had been excited in my mind lest Austria should play a part in the Balkan Peninsula hostile to the freedom of the emancipated populations, and to the reasonable and warranted hopes of the subjects of the Sultan. These appreliensions were founded, it is true, upon secondary evidence, but it was not the evidence of hostile witnesses, and it was the best at my command.

Your Excellency is now good enough to assure me that your Government has no desire whatever to extend or add to the rights it has acquired under the Treaty of Berlin, and that any such extension would be actually prejudicial to Austria-Hungary.

Permit me "'t once to state to your Excellency that, had I been in possession of such an assurance as I have now been able to receive, I never would have uttered any one of the words which your Excellency justly describes as of a painful and wounding character. Whether it was my misfortune or my fault that I was not so supplied I will not now attempt to determine, but will at once express my serious concern that I should, in default of it, have been led to refer to transactions of an earlier period, or to use terms of censure which I can now wholly banish from my mind.

I think that the explanation I now tender should be made not less public than the speech which has supplied the occasion for it, and as to the form of such publicity I de&ire to accede to whatever may be your Excellency's wish. I have only to thank your Excellency alike for the matter and the manner both of your oral and of your written communications.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1273. Vienna, 11 maggio 1880 (per. il 17).

Ringrazio vivamente l'E. V. pel suo dispacoio del 30 scorso mese n. 961 (1), che bene si può dire chiude l'incidente Cavallotti. Le sono particolarmente grato, signor Ministro, per l'approvazione che con tanta lealtà e cortesia di forma anche le piacque impartirmi pel mio operato in quella spinosa vertenza. L'E.V. esprime la speranza che nell'interesse di tutte le pa,rti non si sollevi

più una questione da ritenersi oramai come definita. Per conto mio non dubito che da parte del Gabinetto di Vienna non se ne riparlerà più. L'assicurare questo risultato, era precisamente lo scopo ch'io mi proponevo nell'insistere presso il Barone di Haymerle onde mi desse un documento che, constatando il ritiro dell'ordine di sfratto, ponesse pure in sodo ch'esso era stato emanato incond1zionalmente. QueHa comunicazione mi fu fatta in verità sotto forma di lettera particolare, ma a mia precisa richiesta, senza che io assumessi impegni sull'uso che farei di quel documento. Abbenché il Barale Haymerle non ponesse in dubbio la mia deHcatezza e fosse persuaso che non si sarebbe fatto poco prudente uso della sua lettera, pure bastò ch'egLi avesse dato fuori quello scritto, perché la stampa officiosa s'astenesse da quel momento in modo assoluto, dal discutere le dichiarazioni fatte in proposito dall'E. V. alla Camera e dal commentare anche le accuse lanciate dall'Onorevole Cavallotti al Governo Imperiale. Ed a questo proposito devo ancora notare che quel silenzio deve avere non poco costato al Ministro Imperiale, poiché mi consta che pel modo col quale quella vertenza, stando alle relazioni datene dai giornali, fu da Lui condotta, toccògli sottostare a non lievi pungenti accuse, da parte di un partito, qui, che ben si può dire nulla ha dimenticato ndente ha imparato ma che è potentissimo sempre.

Riconfermando la mia speranza di non aver più a ritornare su questo disgustoso incidente ...

(l) Non pubbl!cato nel vol. xn serie II.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 44. Gravosa, 12 maggio 1880 (per. il 17).

Sul pDincipio di questo maggio il Ministro a:esidente d'Austria in Cettigne propose al governo montenegrino uno scambio di territorio, il quale consisterebbe nella cessione all'Austria della maggior parte dei distretti erzegovesi, che il trattato di Berlino aggiudicò al Montenegro, mediante il compenso del piccolo cantone di Grhvica situato nel territorio di Siva.

Il signor Csezo Petrovich, che per ·la malattia del signor Gradonich regge il Ministero per gli Affari Esteri, rispose al colonnello Thoemel che non vedeva utilità pel Montenegro di aderire alla proposta.

L'Agente austriaco insisté dicendo che il Governo di Vienna teneva assaissimo alla permuta e che certamente gli avrebbe dato ordine di ritornare sull'argomento.

Il signor Petrovich, affine di acquistare tempo, pregò il Ministro austriaco di riferire al suo governo che il Principe, deferente come fu sempre all'Austria, ne avrebbe preso in considerazione il desiderio, ed avrebbe messo tutto il suo buon volere ad appagarlo, ma .che Sua Altezza trovandosi ora gravemente impacciato per gli affani di Albania bramava di rimandare la trattativa dello scambio proposto quando quelli fossero regolarmente composti.

Non è a dire quanto penosa sia stata l'impressione prodotta dalla proposta austriaca, sopratutto per essere fatta in momenti così difficili .pel Montenegro. Ed i commenti che se ne fanno in Cettigne sono tali che esplicano maggiormente ·la diffidenza che ivi si nutre contro l'Austria, a cui si imputavano già gli ostacoli per la conclusione del memorandum del 12 aprHe, ed a cui si imputa di eccitare e sostenere la Turchia nel creare gli attuali impicci dell'Albania.

Tuttavia il governo montenegrino sente la necessità di non lasciare tra-' spar,ire coteste sue convinzioni, ed è perciò che ordinando testé ai suoi Delegati di rdtirarsi dalla Commissione di delimitazione sino a tanto che il memorandum 12 aprile non sia eseguito (seduta 11 maggio corrente), fece dichiarare ad un tempo che verso la frontiera di Erzegovina eravi pieno accordo coll'Austria; e che a suo tempo si sarebbe poi sottomesso alla Commissione il tracciato concordato.

Forse può essere che lo scambio territoriale che l'Austria imporrà al Monteneg.ro sarà per esso di minor danno, di quanto il Ministro austriaco deJ.ineò ora in grosso; ma il prinèipio può essere pericoloso.

Vorrei ingannarmi, ma [o temo assai che le cose dn cotesti pa·esi minaccino di prendere tutt'altro indirizzo, a cui si mirò col trattato di Berlino (1).

40

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 268. Roma, 13 maggio 1880, ore 19.

Le comte Dubsky reçoit instructdons de se mettre d'accord avec ses collègues pour engager la Sublime Porte à se servir des troupes qui vont etre débarquées en Albanie pour intercepter toute communication avec les bandes albanaises et empecher ainsi qué celles-ci ne reçoivent encore des renforts et des nouvelles ressources. Si le comte Dubsky vous en fait la demande et si tous les autres représentants sont d'accord, vous etes autorisé à vous joindre à la recommandation que le Cabinet de Vienne suggère de faire à la Porte (2).

41

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 546/464. Londra, 13 maggio 1880, ore 20 (per. ore 23,55).

Nos conclusions dans 1'affaire Rubattino ont été portées au ròle et sont venues devant la cour de chancellerie aujourd'hui. La compagnie a demandé du

temps pour répondre et la cour a accordé l'ajournement à huitaine. En attendant il faudrait obtenir par l'entremise du tribuna! de Rome copie authentique des télégrammes échangés entre Hodges et la compagnie.

(1) -Copia di questo rapporto venne inviata a Robilant con d. confidenziale 986 del 23 maggio. (2) -In pari data questo telegramma venne comunicato alle ambasciate a Vienna, BerUno, P!etroburgo, Parigi e Londra e alla legazione in Monter~egro con t. 269.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 547/465. Londra, 13 maggio 1880, ore 22,28 (per. ore 2,45 del 14).

J'ai vu aujourd'hui Granville qui m'a dit avoir confidentiellement écrit au chargé d'affaires anglais à Scutari de faire en sorte d'éviter les hostìlités entre le Monténégro et les albanais, mais il ne lui avait pas donné ordre de proposer une tréve dont l'initiative appartient au chargé d'affaires. Il parait que la réponse du prince a été telle que la rapporte Durando. Demain soir probablement arrivera à Rome la proposition annoncée dans mon télégramme d'hier (l) pour réunir e n conférence à Berlin ou à Paris I es ambassadeurs des Puissances pour régler le différend greco-turc dans le cas où la Porte ne se conformerait immédiatement au projet déjà élaboré à ce sujet. Chaque ambassadeur devra etre accompagné d'un délégué technique. J'ai fait connaitre à Granville le télégramme de V. E. qui se réfère à la communication de Paget relative aux instructions à donner aux représentants des Puissances à Constantinople (2). Il me charge de remercier V. E. et m'a dit que bientòt il pourvoira pour les instructions dont il s'agit. J'ai remis à Granville mon mémorandum sur Assab. Après Iui avoir exposé l'état de la question, il m'a promis d'examiner attentivement cette affaire à la quelle il ne me parait pas de prime abord vouloir donner, au point de vue anglais, l'importance que le prècédent Ministère semblait lui attacher.

43

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1274. Vienna, 13 maggio 1880 (per. il 17).

L'E. V. compiacevasi con suo telegramma dell'11 corrente (3) comunicarmi copia di notizie confidenziali pervenutele da Cettigne, da cui emergerebbe che S. A. il principe Nicola sarebbe stato informato dal suo Incaricato d'Affari a Costantinopoli, risultargii quasi con certezza, la connivenza dell'Austria colla Turchia onde creare al Montenegro la più pericolosa situazione.

A dir il vero non è intieramente estranea al pensier mio l'idea, che l'Austria abbia avuto non lieve parte nel far andar a vuoto l'accordo turcomontenegrino, e nel creare l'attuale situazione in Albania. L'aZJione spiegatadall'Italia in quei negoziati, non convien dissimularselo, spiacque vivamente a Vienna, a malgrado si abbia voluto far credere che il Gabinetto imperiale assecondava quella nostra conciliante intromissione. Però parmi non si abbia poi neppure a dar troppo peso a dicerie, che possono anche poggiare unicamente su fantastici racconti di agenti subalterni, che facilmente si lasciano dominar dalle passioni proprie. Credo quindi abbiasi ad accogliere con molta riserva le informazioni tutte che non provengono da veramente provate e spassionate fonti. Con tutto ciò non intendo escludere che qualche cosa vi sia di vero nelle notizie pervenute a Cettigne, e ciò che mi confermerebbe in quell'opinione, si è la tendenza manifesta che esiste qui ad insinuare, che il movimento albanese trovi il suo principale appoggio in Italia. Quasi ogni giorno leggesi nei giornali di Vienna corrispondenze e telegrammi che chiaramente esprimono il suespresso concetto e ciò non sarebbe ancora molto ai miei occhi; ma ho luogo di credere che anche nelle sfere governative si creda all'attendibilità di quelle notizie, o per lo meno si voglia mostrare di prestarvi fede. Infatti alcuni giorni fa il barone Haymerle parlandomi degli affari d'Albania, chiedevami se sapevo cosa ne scrivesse il signor Zerboni, e tosto soggiungevami: «dovreste scrivergli voi, affinché s'adoperasse con tutti l mezzi che ha a sua disposizione onde pacificar gli animi». In quelle parole eravi un'insinuazione troppo chiara perché non l'afferrassi, evidentemente mi si voleva far capire che al Gabinetto di Vienna risultava che il R. Console a Scutal'ii spiegava un'azione contraria a quella che mi si dimostrava desiderio io gl'inculcassi di seguire. A me non parve però opportuno mostrare d'aver inteso il recondito sentimento che quelle parole mal coprivano; e mi limitavo a rispondere, che non ero in corrispondenza alcuna con quel R. Agente che però, ben mi risultava, spiega la sua azione prec.isamente in senso conciliativo, a seconda degl'intendimenti del R. Governo che non possono essere a riguardo di quella regione meno pacifici di quelli del Governo imperiale; e troncai così il discorso onde evitare di !asciarmi trascinare a dire ciò che avevo sulle labbra, ma che sarebbe stato assai inopportuno il !asciarmi sfuggire: cioè che precisamente dalle notizie che il signor Zerboni ebbe a trasmettere al R. Governo, emergerebbe che sarebbero gli agenti austriaci quelli che in Albania soffierebbero nel fuoco.

Evidentemente l'allusione a me fatta troverà più esplicita espressione nel>le conversazioni del barone Haymerle cogl'Ambasciatori delle altre Potenze e quindi in tal maniera si mantiene quell'atmosfera di diffidenza contro l'Italia, che a un dato momento può giovar non poco al Gabinetto di Vienna, essenzialmente per eliminare il pericolo sempre qui temuto di un possibile intervento militare dell'Italia in Albania. Io non dubito che il R. Governo non ha nessuna intenzione di quel genere, poiché un nostro intervento militare in Albania potrebbe condurci a complicazioni gravissime, ed anzi tutto ad una aperta rottura coll'Austria, certo non desiderabile nell'attuale situazione euro

pea. Siccome però vi ha chi, con tutti i mezzi, cerca far credere sia nostro

desiderio di farci dare mandato dalle potenze di occupare quella regione colle nostre armi onde ristabilire la quiete, ed assicurarvi l'esecuzione dei Trattati, cosi parmi necessario che dal canto nostro non si lasci sfuggire l'occasione ove si presenti, di far conoscere esplicitamente il nostro ben preciso proposito di non lanciarci in simili avventure, respingendo a priori qualsiasi proposta insinuatrice che in tal senso potrebbe venirci fatta da qualche potenza, uni-camente forse per scandagliare i nostri intendimenti. Più che mai parmi infatti che per quanto ha tratto all'Albania dobbiamo in modo asso1uto propugnare il non intervento e non esitar anche a dichiararci a priori contrari ad esso, ogni qualvolta saremo chiamati a discutere i mezzi atti ad assicurare .in quelle contrade I'eseguimento del Trattato di Berlino.

(l) T. 545/463, non pubbllcato.

(2) Cfr. n. 35.

(3) Cfr. n. 32, nota l.

44

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 548. Parigi, 14 maggio 1880, ore 9,05 (per. ore 12).

Lord Lyons a été pour quelques jours à Londres et était attendu hier, porteur d'explications relatives à la proposition dont traite télégramme de V. E. du 11 (1). Cabinet français est extrémement sobre d'appréciations; il a été informé par le chargé d'affaires d'Angleterre des bonnes dispositions du Gouvernement de Sa Majesté. L'ayant su, j'ai parlé à M. de Freycinet dans le sens du télégramme. Ministre des affaires étrangères pa,rait de l'av.is de V. E. pour le Monténégro et disposé à trouver que l'affaire g.recque est elle aussi en danger. Relativement à la dépèche politique n. 679 du six mai (2), Cabine"t français est dési,reux de procéder à l'échange des ratifications, dès que l'Autriche-Hongrie et la Russie se seront mises d'accord sur la forme de sanction définitive.

45

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO RESIDENTE A SANTIAGO, SANMINIATELLI (l)

D. 44. Roma, 14 maggio 1880.

Le accuso ricevuta dei suoi pregiati rapporti di questa serie, che mi pervennero regolarmente fino al n. 180 inclusivamente, e La ringrazio per la premura colla quale ha tenuto informato rl R. Governo dell'andamento della guerra e degli intendimenti del Gabinetto di Santiago.

Col telegramma del 3 maggio (l) io invitava la S. V. a concertarsi coi suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra per indirizzare a cotesto Governo una protesta collettiva contro le devastazioni che le forze chilene andrebbero commettendo sul territorio peruviano.

Mi auguro che le formali rimostranze delle principali potenze marittime europee riescano ad indurre a miglior,i consigli il Governo chileno sul quale pesa una ben grave responsabilità per la patente violazione dei più elementari princLpii del diritto internazionale. È necessar,io che il Gabinetto di Santiago sia ben persuaso che gli enormi danni causati, per fatto delle sue truppe, alle coionie straniere residenti al Perù, che formano la gran maggioranza della classe abbiente, dovranno pure essere -indennizzati dal Tesoro chileno e che continuando una guerra di distruzione, più che al nemico egli ,recherebbe danno ai suoi propri interessi.

(l) -Cfr. n. 35. (2) -Cfr. n. 16. (3) -Ed.• con alcune varianti, in LV 30, p. 178.
46

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1275. Vienna, 14 maggio 1880 (per. il 17).

La lettera di Mr. Gladstone al Conte Karoly (2), che la Wiener Zeitung (edizione della sera) pubblicava anch'essa ieri, ha prodotto sull'opinione pubblica in Austria-Ungheria, come di leggeri si comprende, una impressione di soddisfazione grandissima. Quella solenne ritrattazione del Primo Ministro Britannico, è ,infatti uno di quegli atti di sottomissione, di cui la storia conta forse pochi precedenti, e che quindi è ben fatto per sol'leticare l'orgoglio degli Austro-Ungheresi.

Passata però la gioia del primo momento, non sono pochi a Vienna che riflettendo alle dichiarazioni che H Conte Karoly dovette fare per iscritto anche, onde provocare dal signor Gladstone quella risposta, in cui prendendo atto di dette esplicite dichiarazioni, fa dal canto suo una sì larga ritrattazione delle sue precedenti manifestazioni cosi recisamente ostili all'Austria ed al suo Sovrano, provano forse più amarezza che giubilo.

A mio avviso si avrebbe torto a dare soverchio peso alle dichiarazioni formolate in quelle due lettere. Le assicurazioni date da'l Conte Karoly, ancorché Egli abbia avuto preciso ordine d'esprimersi in tal senso locché è ragionevole credere, nulla possono mutare alle tendenze della politica austriaca il di cui ulteriore svolgimento dipenderà unicamente dalle circostanze. Le dichiarazioni del signor Gladstone poi hanno quel valore solo che ad ognuno piacerà dargli, tenendo conto del modo col quale ebbe ad esprimersi quell'eminente

uomo di Stato, allorché ancora pochi giorni prima, era libero di manifestare senza reticenze i suoi sentimenti.

Ad ogni modo però non conviene neppure togliere ogni importanza al pur sempre notevole fatto che il Gabinetto di Vienna fece quanto era in suo potere onde mantenere col nuovo Gabinetto inglese corrette ed anzi amichevoli relazioni, e che dal canto suo Mr. Gladstone non indietreggiò, per conservar i buoni rapporti coll'Austria, dal compiere uno di quegli atti al cui riguardo il giudizio dei più sarà sempre se non recisamente sfavorevole ben incerto almeno.

Merita inoltre di essere notato, che il Governo austriaco desidera che a quello scambio di lettere sia dato un carattere del tutto personale; ed a ciò avvalorare la Politische Correspondenz di ieri sera pubblica sotto la sigla che indica i comunicati ufficiali un brano della lettera del Conte Karoly in data 1° Maggio che credo opportuno qui riportare in traduzione.

«Nutro massima gratitudine per la gentilezza sua espressami di voler corrispondere al mio desiderio dicendo, nella prima occasione che si presenterà, parole rassicuranti e spiegative, riguardo all'idea ch'Ella ebbe nel profferire accuse contro di noi. Ripeto che questo mio desiderio è vivissimo; benché sia desiderio solamente mio particolare.

Quelle sue parole avrebbero certamente l'influenza migliore sulla posizione mia qui, e sull'opinione pubblica nel paese mio».

(l) -Cfr. n. 2. (2) -Cfr. n. 37, allegato.
47

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 552. Cettigne, 15 maggio 1880, ore 9 (per. ore 11).

Si la dernière proposition autrichienne (l) avait chance de succès, je pense que pour en obtenir quelque résultat, il faudrait faire accepter en méme temps qu'une commission européenne soit envoyée à Scutari et de là sur les lieux, afin de veiller que les troupes interceptent réellement les communications aux bandes albanaises et leur empéchent de se renforcer et se ravitailler. Différemment pourraient se renouveler les faits de Goussinjé, c'està-dire que la résistance ne fut vraiment sérieuse que lorsque la Sublime Porte envoya en novembre passé ses troupes près des frontières de ce district sous le prétexte d'assurer le meme but auquel proposition autrichienne parait viser. La commission que je propose pourrait étre formée des délégués de l'actuelle commission de délimitation qui sont à présent ici sans occupation.

(l) Cfr. n. 40. nota 2.

48

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLWBIANO

T. 271. Roma, 15 maggio 1880, ore 15.

Le Cabinet de V·ienne accepte proposition anglaise pour note identique simultanée à adresser à la Sublime Porte, mais il pense que la rédaction de cette note, au lieu d'étre confiée aux ambassadeurs à Constantinople, devrait former l'objet d'un accord préalable entre les Cabinets. Le baron Haymerle a fait prier Granville de vouloir bien exprimer ses vues à cet égard. Quant à nous j'ai dit au comte Wimpffen qui me communiquait ce qui précède que nous n'avions pas d'objections contre le modus procedendi suggéré par son Gouvernement.

49

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 553. Atene, 15 maggio 1880, ore 17,45 (per. ore 19,15).

Dans une réunion des représentants des cinq puissances intéressées on a convenu aujourd'hui d'adresser lundi dix sept courant au ministre des affaires étrangères une note identique rédigée en confo.rmité de la circulaire frança.ise, pour demander l'adhésion du gouvernement grec aux décisions de la commission de liquidation egyptienne. Il me revient de très bonne source que notre démarche ne sera pas agréée, au moins tout d'abord (1). Leurs Majestés voyageant en strict incognito, partiront jeudi prochain, Athènes, Corfou samedi, de là se dirigeant vers l'Italie. On parle dans les cercles bien informés d'une proposition anglaise de réunir pour le quinze juin une conférence, dans une capitale d'Europe, de représentants des grandes puissances à l'effet de faire une détermination préliminaire sur la carte de la nouvelle frontière turcogrecque.

(l) La previsione negativa fu confermata con t. 575 del 19 maggio, dove si riferiva che il rifiuto era motivato come segue: «Aux termes de l'ariicle 3 du décret du 15 novembre 1879 auquel le gouvernement grec a donné son adhésion, cette commission devaii etre constituée en vertu d'accord lnternatlonal; le Gouvernement du Roi n'ayant pas été appelé à particlper à cet accord ni à se falre représenter dans la commlssion, croit devoir réserver son avis sur !es déclsions des l!qu!dateurs et ne se prononcer qu'à mesure que ces décis!ons parviendront à sa connaissance ».

50

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 554. Berlino, 15 maggio 1880, ore 18,10 (per. ore 20).

Le Cabinet de Berlin répond aujourd'hui à Londres qu'il trouve acceptables les trois points proposés dans la circulaire anglaise comme devant former l'objet d'une note à Constantinuple. Il espère que les autres Cabinets seront du meme avis, auquel cas le Cabinet de Berlin s'associera à une démarche commune. Le Cabinet de Berlin autorise aujourd'hui l'ambassadeur à Constantinople à appuyer auprès de ses collègues proposition autrichienne concernant emploi des troupes turques en Albanie. Allemagne est prete à s'associer à la recommandation à fai:re à la Porte, pourvu qu'elle ne soit pas seule à se joi:ndre à l'Autriche.

51

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 556. Costantinopoli, 15 maggio 1880, ore 22,20 (per. ore 23,50).

J'ai insistè aujourd'hui pour obtenir réponse à la note collective, et je me suis associé à la demande faite par l'ambassade d'Autriche dans le sens du télégramme de V. E. (1). Le chargé d'affaires de Russie a cru devoir attendre instructions de Saint Pétersbourg. Le premier ministre m'a fait savoir que sous peu on recevrait une note collective et qu'on avait tardé pour pouvoir se mettre à méme de satisfai:re à la demande des Puissances. En attendant, ordre formel avait été donné à Scutari et à Muktar pacha d'empecher communication avec les insurgés.

52

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 273. Roma, 15 maggio 1880, ore 22,30.

Veui:llez dire à M. Santillana qu'il recevra mardi soir une lettre que

M. Rubattino adresse à l'éditeur du Times, en réponse à celle des solicitors de la compagnie, que ce journal vient de publier. M. Rubattino reproduisant en bas de sa lettre le texte de celle que M. Hodges lui a écrite le 12 mars dernier et contenant l'engagement forme! de la compagnie, M. Santillana devrait, pour gagner du temps, préparer la copie de cette pièce dont il a emporté l'originai avec les autres à Londres.

(l) Cfr. n. 40.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. CONFIDENZIALE 436/581. Londra, 15 maggio 1880 (per. il 20).

A conferma del mio telegramma del 12 corrente n. 465 (2), ho l'onore d'informare l'E. V . che, giovedì ultimo, io ebbi col conte Granville un breve colloquio intorno all'affare d'Assab. Non mi sembrò ancora molto informato della questione, ed io procurai di metterlo succintamente in conoscenza delle diverse fasi dello stabilimento italiano d'Assab, dalla sua origine fino agli ultimi incidenti che diedero luogo a scambi d'osservazioni tra codesto Ministero e l'Ambasciatore d'Inghilterra, sir A. Paget. Pregai poscia il nobile Lord di porgere qualche attenzione al promemoria che gli consegnai in proposito *e del quale trasmetto qui unita una copia aH'E. V.* (3).

Egli senza darmi alcuna risposta esplicita, mi promise di esaminare l'anzidetto documento colla massima cura, e mi parve scorgere nelle di lui parole un sentimento di benevole disposizioni * poco comune negli inglesi quando si viene a toccare qualche argomento di stabilimenti marittimi i quali destano ognora, più o meno, le loro. prevenzioni*..

L'E. V. potrà scorgere che il promemoria di cui si tratta venne compilato in base ai dispacci ministeriali del 10, del 21 aprile scorso (4) e del 4 maggio corrente (5) nn. 835, 839 e 852 di questa serie, e dei documenti annessi. Nella parte storica aggiunsi alcuni fatti nei quali ebbi qualche parte, affine di dimostrare che l'Italia pensava ad uno stabilimento sulle coste del Mar Rosso, in vista dell'apertura del canale di Suez, assai prima che, in Inghilterra, si avesse piena fiducia in quella impresa.

Accennai semplicemente di volo che l'Inghilterra aveva, non ha guad, a nostra insaputa, esteso sopra Assab la giurisdizione del suo console a Gedda, ma credei ad un tempo necessario di protestare contro il recente procedere del Governo d'Egitto, che, mentre reclama il diritto di sovranità sopra Assab, crea la carica di governatore della costa occidentale del Mar Rosso, come se tale diritto fosse incontestabile.

Rilevai con insistenza l'opinione più volte emessa dagli agenti inglesi, ed accolta dal Governo stesso della Regina, cioè che la sovranità della Porta, e meno ancora quella dell'Egitto, non si era mai effettivamente estesa, in passato, al di là dell'isola di Massaua.

Non era il caso di fare alcuna dichiarazione comminatoria; ma nel promemoria io mi sono anzi rivolto ai sentimenti di lealtà del conte Granville, affinché la questione sia equamente ponderata, riservando però in pari tempo i nostri diritti e la nostra libertà d'azione. L'ho pregato inoltre perché si valga della sua influenza sul Governo egiziano per indurlo a prescindere intanto

8 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

dal rinnovare le pretese di una sovranità che non ha mai potuto esercitare di fatto, e che non è mai stata riconosciuta neppure dal Governo inglese ed infine ho espresso la speranza che il nobile Lord concorrerà a far cessare opposizioni che contrastano colla buona armonia che desideriamo di mantenere con tutte le potenze, e sono di ostacolo allo svolgimento del nostro stabilimento d'Assab, che, in fine dei conti, sarà utile non solo per l'Italia, ma ugualmente per tutte le nazioni (l).

(l) -Ed. in LV 34, p. 42, ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti. (2) -Cfr. n. 42. (3) -Non si pubblica. (4) -Non pubblicati nel vol. XII, serie Il. (5) -Cfr. n. 5.
54

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 277. Roma, 16 maggio 1880, ore 17.

(Per tutti) V o ici résumé de la réponse de la Sublime Porte à la note collective du 3 mai: «La Sublime Porte dit que si les Puissances n'ont pas été satisfaites des premières explications, c'est parce que les faits qui ont accompagné l'évacuation ont été altérés à leurs yeux, et propose que préalablement à toute décision, on fasse sur les lieux une enquéte, dont elle laisse aux Puissances le soin de déterminer la forme et les conditions. Après cette enquéte, la Sublime Porte avisera, après délibération avec les Puissances, aux mesures propres à aplanir les difficultés actuelles sans donner lieu à des nouveaux conflits et à une nouvelle effusion de sang » (2).

(Per le cinque ambasciate) Je désirerais connaitre le plus tòt possible l'accueil que la réponse ottomane va t rom er auprès du Cabinet de... (3).

55

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

D. 535. Roma, 16 maggio 1880.

Facendo seguito al mio dispaccio di ieri n. 534 (4) mi pregio d'informare l'E. V. che, come mi ha riferito questo Ambasciatore di Russia, il Governo russo ha accettato la proposta inglese d'indirizzare, d'accordo cogli altri Gabinetti, una nota identica e simultanea alla Porta per l'esecuzione immediata

t. -558 pari data.

del trattato di Berlino, insistendo specialmente sull'urgenza di definire la vertenza relativa al Montenegro. Il Barone d'Uxkull ha inoltre soggiunto che il Gabinetto di Pietroburgo ha chiesto se il Gabinetto di S. Giacomo non credeva necessario di comunicare alle Potenze iiJ. progetto della nota in discorso affine di intendersi di comune accordo sui termini in cui essa dovrebbe essere concepita. Secondo il giudizio del Governo russo, le Potenze dovrebbero pure stabilire fra loro preventivamente in che modo esse avranno ad esercitare la loro ulteriore azione, laddove la Sublime Porta non volesse o non potesse soddisfare alla domanda collettiva dei varii Gabinetti.

(l) -Cairoli rispose con d. 877 del 30 maggio approvando l'azione del Menabrea e auspicandone esito favorevole. (2) -Il riassunto della risposta della Sublime Porta era stato trasmesso da Collobiano con (3) -Per le risposte cfr. nn. 57, 58, 59, 65 e 67. (4) -Non pubblicato.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 626. Parigi, 16 maggio 1880 (per. il 27).

Mi pervenne regolarmente il pregiato dispaccio n. 682 de'l 9 maggio (1), relativo alla opposizione che la nostra domanda intesa ad ottenere l'assenso del Bey allo stabilimento di una diretta comunicazione telegrafica tra la Sicilia e la Reggenza di Tunisi ha suscitata da parte del rappresentante francese.

Mi recai quindi al Ministero ave nell'assenza del signor Freycinet trovai il signor de Courcel, ed esposi i fatti; ma egli finse di non essere al corrente della cosa, di non ben capire di che si trattasse, di averne vagamente sentito a parlare dal suo collega alla Direzione commerciale e dal signor Cochery etc.

Onde meglio farmi comprendere pregai i'l Barone di leggere la memoria che la E. V. mi trasmetteva. Giunto alla parola « l'entrée en franchise de droit du matériel », «Vedete, mi disse, che si tratta di più che del diritto appartenente alla Reggenza di mettersi in comunicazione telegrafica con altri Stati! Questa facoltà la riconosciamo alla Tunisia come a tutti i paesi del mondo, ma nessuno Stato indipendente può permettere l'impianto di ufficj stranieri sul suo territorio. L'esercizio francese degli uffizj telegrafici della Reggenza è provvisoriamente affidato all'Amministrazione francese. Immaginate dunque che l'Italia avesse per motivi finanziarj ceduto l'esercizio dei suoi telegrafi ad una Società, questa certo si opporrebbe a che altri intraprenditori le facciano concorrenza ecc. ecc.».

Io sostenni risolutamente che il diritto del Bey di aderire alla nostra domanda non può essere impugnato e rammentai la presentazione che fece il Governo tunisino nel 1864 d'un progetto di Convenzione telegrafica analoga a quella che ora presentiamo.

Osservai pure che quei telegrafi non sono francesi ma tunisini che la cessione dell'esercizio non si applicava ai cavi da stabilirsi nell'avvenire ecc.

Il signor de Courcel sostiene invece che durante l'esercizio ferroviario tutti telegrafi presenti e futuri sono essenzialmente ed esclusivamente franco-tunisini.

Sarebbe veramente superfluo di ripetere qui le vane obbiezioni che m'oppose il Direttore politico. Io ebbi cura di basare il mio linguaggio sul dispaccio dell'E. V. e sulle riflessioni che fa il signor MACCIÒ nella sua corrispondenza.

Gli dissi inoltre quanto ci duole di dover constatare la frequente opposizione che ci fa il rappresentante francese a Tunisi, e rammentando quanto mi aveva detto il signor de Freycinet « qu'il y avait place pour l'Italie et la France dans la Méditerranée » mi meravigliai di vedere ora invece che si pretende contrastare perfino il posto per un filo italiano. Dissi che se la stampa s'impadronisse di quel soggetto, ciò ecciterebbe gli animi in Italia in. senso antifrancese.

Ma non ottenni dal mio interiocutore neppure una parola che mi permettesse di sperare un esito favorevole della discussione. Capii solo che se si trattasse di riunire l'Italia alla Tunisia mediante un cavo che andrebbe a far capo all'ufficio francese già stabilito, il signor Roustan riceverebbe istruzioni di cessare l'opposizione ai nostri progetti ma in quel caso il Gabinetto francese pretenderebbe perfino di averci fatta una concessione col rinunciare al suo progetto di ristabilire il cavo tra Biserta e Marsala!

Ora siccome nella sovr'accennata memoria l'E. V. risolutamente dichiara che l'Italia intende profittare della riserva espressa all'articolo IX della Convenzione del 19 aprile 1861, e nel relativo dispaccio osserva che la trattazione ufficiale della vertenza continuerà col Governo tunisino, io, temendo che il prolungare la mia insistenza provocasse una formale dichiarazione diametralmente contraria ai nostri intendimenti, posi termine alla discussione e dissi al signor de Courcel che, ad onta delle sue obbiezioni che una più matura riflessione forse distruggerebbe, lo pregavo di rimettere la memoria a titolo confidenziale nelle mani del signor de Freycinet. Espressi altresì la speranza che, rispettando le nostre ragioni, il Ministro darebbe al signor Roustan istruzioni favorevoli alla soddisfacente conclusione del presente affare.

Nel confermare il mio telegramma d'oggi (l) ...

(l) Cfr. n. 28.

57

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 564. Parigi, 17 maggio 1880, ore 15,45 (per. ore 17,25).

La proposition turque d'enquéte (2) sera à peine prise au sérieux. On la considère camme un moyen dilatoire. Le Cabinet français ne prendra aucune initiative et s'empressera d'autant moins d'y répondre que la question du Monténégro sera traitée dans la note identique proposée par l'Angleterre.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 54.
58

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 563. Berlino, 17 maggio 1880, ore 17,50 (per. ore 18,25).

Peu importe au Cabinet de Berlin que la note identique et simultanée proposée par l'Angleterre soit concertée entre les Gouvernements ou entre leurs représentants à Constantinople. Il se ralliera à l'avis qui prévaudra chez les Puissances. Le résumé de la réponse turque à la note collective pour le Monténégro a été communiqué ici hier. On ne saurait la prendre au sérieux. Le remplaçant du prince Hohenlohe, absent pour quelques jours, n'a pas encore pris les ordres du prince de Bismarck, mais il laisse entendre qu'on pourrait la considérer comme non avenue, puisque les Puissances sont en train de se concerter sur une démarche à faire en commun auprès de la Sublime Porte, en suite de l'invitation du Cabinet anglais.

59

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 562. Pietroburgo, 17 maggio 1880, ore 18,50 (per. ore 23,50).

Interrogé sur l'accueil fait par le Gouvernement russe à la réponse de la Sublime Porte à la note du trois mai, M. de Giers m'a fait savoir que cette réponse ne lui parait guère satisfaisante.

60

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AD ATENE, DE FORESTA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 280. Roma, 17 maggio 1880, ore 19.

L'ambassad~r d'Angleterre m'a remis mémoire proposant de soumettre à la Sublime Porte à l'égard des frontières grecques dans la note simultanée et identique suggerée par le Gouvernement de la Reine une proposition alternative, à savoir que dans le cas où le Gouvernement ottoman ne consentirait pas à la réunion sur son territoire d'une commission de délimitation, ou ne

serait pas en mesure d'en garantir la sécurité, on réunisse à Paris ou à Berlin avant la fin de juin, une conférence, pour examiner et décider à la majorité la ligne à adopter pour la rectification de la frontière. Le Gouvernement britannique nous demande si nous consentons à comprendre cette proposition alternative dans la demande collective qu'il a proposée. Je me suis réservé de répondre à la communication de sir A. Paget.

(Per Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo) Je prie V. E. de me dire le plus tot possible le sentiment du Cabinet auprès duquel elle est accréditée (l).

61

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 281. Roma, 17 maggio 1880, ore 23,30.

Il est assez singulier qu'on ignare à Paris l'opposition que M. Roustan a faite à notre démarche concernant le té!égraphe (2). C'est le Bey lui méme qui a fait connaitre cette opposition à M. MACCIÒ après que celui-ci avait déjà été informé que notre demande était admise et qu'il restait seulement à décider sur l'introduction du matériel en franchise douanière. La convention que M. MACCIÒ a présentée au Gouvernement du Bey et que ce dernier était, je le répète, tout prét à accepter, porte, en effet, que notre fil télégraphique sera prolongé jusqu'à Tunis et qu'un bureau italien sera établi dans la capitale pour ce service spécial. Mais du moment où le Bey ne fait pas de difficultés, nous ne voyons pas pourquoi ni comment celles-ci pourraient étre soulevées par une tierce puissance, par la France surtout qui exploite à Tunis, à titre provisoire il est vrai, le réseau télégraphique tout entier. Entre la France et nous la question est bien simple. Y a-t-il, dans les engagements existants entre la Tunisie et la France, une clause quelconque autorisant celle-ci à s'opposer à notre demande? Notre mémoire prouve que non. Nous ne saurions donc admettre que le Gouvernement français, dont les sentiments amicaux à notre égard nous sont connus, veuille persister dans une attitude que rien ne peut justifier. Je vous prie de faire en ce sens les plus pressantes démarches mercredi prochain auprès de M. de Freycinet. Mais si ce dernier ne faisait pas mine de se rendre à nos observations, je vous prie de ne pas pousser les choses jusqu'à une conclusion, car je me propose de faire ancore jouer d'autres influences officieuses auprès du Cabinet français. J'aurai prochainement à vous écrire sur le projet français d'établir entre Biserte et Marsala un nouveau cable au lieu de celui qui a dù étre abandonné depuis plusieurs années.

(l) -Robilant rispose con t. 587 del 20 maggio che 11 Governo austriaco aveva accettato la proposta inglese. Per le altre .risposte cfr. nn. 66, 72; la risposta da Parigi non è stata rinvenuta ma cfr. n. 84 per la posizione del governo francese. (2) -Cfr. n. 56.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO (l)

D. 339. Roma, 17 maggio 1880.

Re,cevant, par votre télégramme du 25 avril dernier (2), l'avis que, sous la date du meme jour, une note venait de vous etre adressée par le ministre des affaires étrangères de Son Altesse au sujet de l'affaire d'Assab, je me suis empressé de vous répondre que notre intention était de prendre le contenu de cette pièce dans la plus sérieuse considération (3). Rien n'est, en effet, plus loin de notre pensée que de nous départir, en cette conjoncture, de cet esprit amicai et de haute équité qui a toujours présidé à nos rapports avec le viceroyaume.

La note égyptienne du 25 avril est maintenant sous mes yeux, ainsl que ·le rapport, en date du 26 (4), par lequel vous avez bien voulu m'en accompagner l'envoi. S. E. Moustapha Fehmi pacha, je dois franchement le déclarer, ne me parait pas avoir rappelé avec une parfaite exactitude les précédents de la question.

D'après la teneur de sa note, les faits se seraient ainsi passés:

La compagnie Rubattino aurait acheté, en 1870, un terrain, dans la baie d'Assab, à quelques nomades n'y ayant aucun droit de propriété quelconque. Le Gouvernement égyptien aurait, à son tour, notifié au Gouvernement italien la nullité de cette cession. Le Gouvernement italien se serait, enfin, borné à formuler des réserves en prévision de I'installation, à Assab, d'une station commerciale.

Ce n'est pas ainsi, vous le savez, M. l'agent et consul général, que la question s'est posée, en 1870-71, entre les deux Gouvernements (5).

M. Rubattino a operé, il est vrai, pour son propre compte, soit en 1870, soit encore tout dernièrement, les acquisitions territoriales formant l'établissement actuel d'Assab. Mais le Gouvernement égyptien, qui affirme aujourd'hui, camme il l'a affirmé en 1870, que les vendeurs n'étaient que des pecheurs nomades, n'ayant, sur la cote, ni sur les iles de la baie d'Assab, aucun droit de souveraineté, ni meme aucun droit de simple propriété, n'a jamais été en mesure d'alléguer une preuve quelconque à l'appui de son affirmation. Les agents de

M. Rubattino, les officiers de la marine royale qui ont visité ces parages, des voyageurs ayant une renommée européenne, MM. le marquis Doria et Beccari entre autres, ont été, au contraire, dans le cas de constater, de leurs propres yeux, que ces prétendus pecheurs nomades sont des chefs indigènes, prenant le titre de sultans, dont personne n'a jamais contesté l'autorité, et qui n'ont jamais fait le moindre acte laissant supposer qu'ils relèvent du Gouvernement égyptien ou de la Sublime Porte. Ce ne sont, dane, pas des réserves en vue d'un projet de station commerciale que le Gouvernement du Roi a énoncées en 1870.

(-4) Non pubblicato nel vol. XII serie II.

Nos réserves, formulées dans la note du 26 juin 1870, concernaient les dommages effectifs qui auraient pu résulter, pour,la société Rubattino, d es faits de violence commis par l'équipage du "Kartum ". Mais mon prédécesseur, M. Visconti Venosta, a eu soin d'ajouter, dans sa note, qu'il n'entendait point, en se préoccupant avant tout du désagréable incident qui venait de se produire, porter préjudice aux questions concernant les droits de souveraineté et de propriété invoqués par l'Egypte.

La question est restée en suspens après la note italienne du 26 juin 1870,

M. Rubattino n'ayant pas cru de son intéret de donner une suite immédiate aux projets se rattachant, pour lui, à I'achat de la baie d'Assab. Mais elle n'a pas subì, par le seul fait du temps qui s'est écoulé depuis cette époque, une modification quelconque.

Ainsi que j'ai eu l'occasion de le dire, il y a quelques semaines, dans notre Chambre des députés, la question se présente encore, en droit, avec la plus grande clarté; et c'est précisément pour cela qu'il nous convient d'apporter, dans l'examen que nous sommes tout prets à en faire de concert avec le Gouvernement égyptien, une entière franchise.

Les pièces que je vous ai successivement fournies, l'aide-mémoire, notamment, que je vous ai transmis par une dépeche du 23 avril dernier (1), et dont je joins ici une autre copie, afin que vous puissiez la communiquer au Gouvernement égyptien, établissent, d'après nous, d'une manière irrécusable, que, ni la SubUme Porte, ni l'Egyrpte n'ont jamais exercé, au moins depuis plusieurs siècles, des droits de propriété ou de souveraineté quelconques sur le territoire dont il s'agit. Les fìrmans de 1866 et de 1873, aìnsi qu'il est démontré dans l'aide -mémoire, n'ont rien à faire avec la question actuelle; car ce que nous n'admettons point, ce n'est pas l'efficacité de l'investiture, que le Khédive a reçue, du caimacamat de Massawah, mais tout simplement l'extension arbitraire aux limites de ce ·caimacamat. En un mot, nous devons, jusqu'à preuve du contraire penser que les sultans indigènes, avec lesquels M. Rubattino a nègocié, avaient, sur la còte et les iles d'Assab, non pas seulement des droits de propriété, mais encore des droits de souveraineté. Tout le reste n'est qu'une conséquence juridique des événements. M. Rubattino est devenu, par le fait de l'achat, le propriétaire du territoire. De son còté, le Gouvernement italien est venu se trouver, à l'égard d'Assab, dans une situation qui est réglée, elle aussi, par les principes memes du droit des gens. De cette situation spéciale, nous l'affirmons d'une manière péremptoire, nous ne nous prévaudrons jamais, en ce qui concerne l'oeuvre gouvernementale, qu'en vue de desseìns d'un caractère purement commerciai et scientifique; je n'ai, à cet égard, rien à retrancher aux déclarations de 1870. Mais elle nous crée, envers nous mémes, et envers la représentation nationale, Ies obligations inhérentes à tout exercice de souveraineté, et que nous ne saurions enfreindre sans encourir la plus grave des responsabilités.

La question étant ainsi posée dans ses véritables termes, nous n'avons nullement la prétention de la considérer comme étant définitivement résolue par le seui fait de notre conviction. Nous reconnaissons, au contraire, qu'il y a lieu,

pour le Gouvernement égyptien, de la considérer comme n'étant pas encore préjugés en droit, dans un sens ni dans l'autre. Nous renouvelons mème, au Gouvernement de Son Altesse, la prière de vouloir bien nous soumettre (ce qui n'a pas été fait jusqu'ici) toute pièce de nature à fournir une base juridique à ses prétentions. Mais ce que nous demandons, ce que nous nous croyons fondés à demander, c'est que, notre point de vue étant bien entendu formellement réservé, on s'abstienne de compliquer la situation de droit par des actes qui troubleraient le statu qua actuel de possession. Un centre de civilisation et d'activité s'étant désormais formé à Assab, le Gouvernement du Roi pourra ainsi s'acquitter, sans préjudice de la question de droit, de la tàche de protection qui lui incombe, et qui ne cesserait pas de lui incomber, vis-à-vis de ses nationaux intéressés dans l'entre:prise d'Assab, dans le cas mème où l'Egypte réussirait à établir la légitimité de ses réclamations.

Je vous prie, M. l'agent et consul général, de vouloir bien donner lecture de cette dépeche à S. E. M. le ministre des affaires étrangères, et lui en laisser une copie s'il le désire (l).

(l) -Ed. in LV 34, pp. 39-40. (2) -Cfr. serie II, vol. XII. n. 908. (3) -Con t. 281 del 26 aprile, non pubblicato. (5) -Cfr. serie I, vol. XII, nn. 2, 411, 526, 527, 530, 533. 541, 542, 565, 608, 613.

(l) Non pubblicato nel vol. XII serle II.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO (2)

D. 340. Roma, 17 maggio 1880.

Coll'altro dispaccio in data d'oggi (3) rispondo, in termini officiali, alla nota che, circa l'affare di Assab, Le fu diretta il 25 aprile scorso da codesto signor ministro degli affari esteri, e che la S. V. mi trasmise col rrapporto del dì successivo (4). Nulla ho da aggiungere, rispetto alla sostanza della questione, a ciò che in quel mio dispaccio già si contiene, e che Ella ha istruzione di recare testualmente a notizia di codesto Governo. Però, riferendomi alle note che Ella scambiò da ultimo con codesto signor ministro degli affari esteri, e di cui ébbi copia coi rapporti del 30 aprile e del 5 maggio (5), mi preme di ben chiarire il nostro pensiero rispetto al mantenimento dello statu qua di fatto nella baia di Assab.

È cosa incontrastabile che ad Assab, dove nulla esisteva che accennasse a convivenza socia'le o ad attività economica, è sorto ora un centro civile, che potrà acquistare uno sviluppo sempre maggiore. Ciò che a noi preme soprattutto è che mentre la controversia diplomatica si viene dibattendo tra il R. Governo e il Governo vicereale nelle forme consuete tra Potenze amiche, nulla sopravvenga che possa turbare la condizione attuale delle cose.

Qusto era l'obbiettivo dell'avvertenza che, per istruzione del R. Governo, Ella presentò a codesto signor Ministro degli affari esteri con la nota del 29

aprile. S. E. Mustafà Fehmi, rispondendo con la nota del 4 maggio, dichiara che il Governo vice-reale si vuole riservare piena libertà d'azione circa l'oppor tunità delle misure atte alla salvaguardia dei suoi diritti. Non vorremo certo oppugnare tale dichiarazione, che non è punto in contrasto con l'amichevole osservazione da lei enunciata in nostro nome. E neppure è il caso che, su questo terreno, Ella continui una discussione che sarebbe senza pratica utilità. Ma, presentandosi l'opportunità, Ella vorrà esprimere a S. A. il Khedive e ai suoi ministri la nostra fiducia che codesto Governo non vorrà fare, della libertà di · azione che intende riservarsi, tale uso che non sia conforme alle buone relazioni esistenti tra i due paesi, o che possa creare, con grave responsabilità sua, spia

cevoli complicazioni.

(l) -De Martino comunicò con R. 695 del 31 maggio, non pubblicato (cfr. LV 34, p. 43) di aver dato copia di questo dispaccio a Mustafà Fehmi pascià il quale si era ~imitato a dirgli di essere dolente che fosse insorta questa controversia tra l'Italia e l'Egitto. (2) -Ed. in LV 34, u. 41. (3) -Cfr. n. 62. (4) -Non pubblicato nel vol. XII della serie II. (5) -Non pubblicati.
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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 570. Cettigne, 18 maggio 1880, ore 14,50 (per. ore 19,45).

Prince Nicolas de Monténégro croit que la proposition faite par la Sublime Porte en réponse à 'la note trois du courant est: 1°) inutile, parce que la non exécution du mémorandum étant incontestable, il n'y a pas avantage pratique à examiner les faits passés et si la faute appartient aux autorités locales ou bien au Gouvernement ottoman. 2°) Elle est dangereuse, parce qu'elle n'est qu'un moyen dilatoire pour la Turquie, afin de compléter la résistance en Albanie. Elle a pour but d'épuiser le Monténégro, faire constater par l'Europe la soi-disant impossibilité de la Porte à exécuter le mémorandum, le supprimer avec le concours européen, comme elle fit pour la dispositlon du traité de Berlin concernant Goussinjé; enfin rompre l'accord européen, provoquer d'éternelles dissensions et se libérer de sa responsabilité. En transmettant ces appréhensions de Son Altesse, les agents diplomatiques de Russie, de France et moi pensons que si les Puissances acceptent la réponse dilatoire et l'enquète, elles pourraient en conjurer les dangers en nommant une commission non seulement pour faire l'enquète proposée par la Porte, mais pour trottver les moyens de mettre fin à la situation actuelle des choses en Albanie et faire exécuter la convention de Constantinople.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 571. Vienna, 18 maggio 1880, ore 17,12 (per. ore 21).

Haymerle n'a pas encore répondu à la proposition du Cabinet de Londres, mais en demandant l'avis de celui de Berlin il a exprimé l'opinion de l'accepter. Il m'a ajouté que dans le cas que la conférence devait se réunir, le choix des Puissances serait Berlin. Parlant aujourd'hui à l'ambassadeur de Turquie de la réponse de la Porte, il lui a dit lui trouver caractère dilatoire; que cependant on pourrait peut etre l'étudier si la Sublime Porte s'engageait pendant l'enquete à empecher communication des insurgés avec autres populations de l'Albanie. Il m'a dit que l'avis semblait préva'loir d'introduire dans la note proposée par le Cabinet de Londres une réponse à la dernière note turque.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 569. Berlino, 18 maggio 1880, ore 17,59 (per. ore 18,55).

Ambassadeur d'Angleterre s'est exprimé ici verbalement sur proposition alternative à soumettre à la Porte à l'égard de la frontière grecque (1). Il lui a été répondu que si l'entente s'Hablit entre les Puissances et qu'elles expriment ici le désir forme! que Berlin soit éventuellement désigné camme siège de la conférence, le Cabinet impérial ne soulèvera pas d'objections et il se réserverait, le cas échéant, d'adresser lui-meme les lettres d'invitation. C'est ce que je viens d'apprendre au ministère des affaires etrangères. Il me revient indirectement que le Gouvernrcnent français aurait cherché à écarter le choix de Paris pour réunion de la conférence.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 574/467. Londra, 18 maggio 1880, ore 22,30 (per. ore 1 del 19).

Granville m'a dit aujourd'hui avoir reçu la réponse de la Porte à la note collective du 3 mai. Il la considère camme un des moyens dilatoires habituels de ce Gouvernement. Il n'en a pas parlé à ses collègues, mais il semble peu disposé à a·ccepter cette note. Le noble lord m'a dit encore que M. de Freycinet avait adhéré à la proposition anglaise d'une conférence des ambassadeurs à Berlin ou à Paris, pour déterminer définitivement la frontière greco-turque.

M. de Freycinet était méme de cet avis, qu'il était inutile d'inviter auparavant de nouveau la Porte à prendre une décision et que le mieux serait de passer outre; mais Granville pense que ce serait un manque de procédé. J'ai demandé à ce dernier comment une fois la frontière tracée sur le papier, on l'aurait ensuite tracée et maintenue sur le terrain. Il me répondit que c'était une autre

question à résoudre. J'ai vu également au Foreign Office M. Say qui allait partir pour Paris et lui fis la mème question qu'à Granville. Il me répondit que la France était bien décidée à ne pas bruler une amorce pour faire donner à la Grèce la frontière qui aurait été désignée. C'était à celle-ci de la prendre et de la garder en montrant au besoin qu'elle savait se servir de ses armes.

(l) Cfr. n. 60.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

D. 690. Roma, 18 maggio 1880.

,

Già si contiene, nel mio carteggio telegrafico, un cenno del progetto dell'amministrazione francese di ristabilire il cavo telegrafico che in addietro esisteva tra Marsala e Biserta, e venne, parecchi anni or sono, abbandonato. Questo progetto ha, come apparisce dal rapporto del R. Agente a Tunisi che le comunicai con dispaccio del 9 maggio corrente (l), una visibile connessione con gli ostacoli che si vogliono suscitare contro la domanda nostra, testé presentata al Bey, per lo stabilimento di una comunicazione telegrafica diretta fra la Sicilia e la Tunisia.

Mentre le confermo circa questo soggetto le istruzioni che ieri sera le impartii col telegrafo (2), le comunico oggi, per sua notizia quattro documenti relativi al progetto francese; cioè:

l) Una lettera diretta dal Ministero francese dei telegrafi e delle poste alla nostra direzione generale dei telegrafi in data 8 maggio 1880;

Il) Una lettera della H. Direzione generale dei telegrafi in data 2 novembre 1864, da cui apparisce l'indole dell'accordo intervenuto tra la Francia e l'Italia circa il cordone Biserta-Marsala;

Il!) Una nota da me scritta oggi stesso, al R.. Ministero dei Lavori Pubblici su questo argomento; IV) Un dispaccio, pure in data d'oggi, diretto al R. Agente e Console Generale in Tunisi ( 3) .

Noi opiniamo, in sostanza, che, trattandosi di riparare non già un cordone esistente, ma di stabiÌirne un nuovo, la domanda deve esserci fatta in via diplomatica, e che, rispetto a questa domanda, non potrebbe eventualmente essere senza influenza il fatto che, già da più mesi, abbiamo stretto accordi preliminari con una compagnia costruttrice, e iniziato pratiche presso il Governo del Bey per lo stabilimento di un nostro filo telegrafico fra la Sicilia e la Tunisia.

(l) -Cfr. n. 28. (2) -Cfr. n. 61. (3) -Cfr. n. 69. Non si pubblicano gli altri allegati.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

D. 79. Roma, 18 maggio 1880.

Dalla corrispondenza ufficiale che ebbi colla S. V. intorno al progettato cavo sottomarino fra la S~cilia e la Tunisia, è lecito di desumere come, da parte del Governo francese, in più modi si facevano pratiche presso il Governo del Bey, allo scopo di attraversare questo nostro progetto e di renderlo ineseguibile.

Una noLa, che qui in copla Le accludo (1), del Ministero delle Poste e dei Telegrafi della Repubblica, verrebbe ora ad avvalorare le informazioni di lei. In questa nota:, come la S. V. potrà rilevare, si annuncia l'intenzione del Governo Francese di ristabilire la sua linea telegrafica, interrotta da più anni fra Biserta e Marsala e si domanda a ciò il nostro pecuniario concorso.

Benché la cosa sia presentata sotto l'aspetto di una semplice riparazione di un cordone già posto nel 1865, è evidente che qui si tratta invece di una nuova e totale costruzione di linea, poiché il detto cordone, interrotto e raggiustato più volte, venne dopo un ultimo tentativo di riparazione completamente abbandonato già da parecchi anni. Così essendo, cade da sé ogni fondamento a favore dell'amministrazione francese per pretendere il nostro consenso, anzi il nostro concorso, al ristabilimento della vecchia linea, come forse nel caso di una semplice riparazione si sarebbe potuto domandare. Le gioverà di consultare a questo riguardo la nota qui pure acclusa (1) in copia della R. Direzione dei Telegrafi in data 2 novembre 1864.

Per tali considerazioni io ed il mio On. Collega dei Lavori Pubblici abbiamo, d'accordo, incaricato la R. Direzione Generale dei Telegrafi di rispondere alla lettera del Ministero Francese, facendo a questi conoscere che, per poter dare una risposta al riguardo si desidererebbe anzitutto che il medesimo volesse far pervenire al Governo del Re per via diplomatica e nella consueta forma la relativa domanda per l'appoggiamento sul nostro territorio del cavo; che però il Governo italiano in vista appunto della mancanza di una linea telegrafica fra Tunisi e la Sicilia, ha già da più mesi presentato un progetto per la costruzione della stessa al Bardo, firmando in pari tempo un preliminare contratto con una impresa assuntrice dei necessari lavori.

Mentre mi riservo di portare a conoscenza della S. V. ogni ulteriore comunicazione che mi potrà essere fatta sull'argomento, le confermo le istruzioni già impartitele col precedente mio dispaccio di questa serie in data del 9 corrente (2) e La interesso vivamente a volere colla sua prudenza e fermezzà abituale spingere le sue sollecitazioni presso il Governo del Bey allo scopo di ottenere la definitiva conclusione dell'accordo in progetto, così assicurandoci l'intero ed esclusivo esercizio della nuova linea, non solo per la parte sottomarina, ma anche per la terrestre con ufficio italiano a Tunisi, come appunto è previsto nella convenzione a firmarsi.

(l) -Non si pubblicano gli allegati. (2) -Cfr. n. 28.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1276. Vienna, 18 maggio 1880 (per. il 21).

Ragionando ieri incidentalmente delle cose dell'Albania con S.E. il barone Haymerle, credetti opportuno far cenno delle voci poste in giro dai giornali austriaci di macchinazioni italiane in quella regione, e dell'idea, che a quanto, con tendenziosa insistenza, si asserisce, l'Italia accarezzerebbe di farsi dar mandato di occupare con R. Truppe quella provincia turca. Gli dissi toccar quel tasto senza averne incarico di sorta, ma poterlo fare in base alla perfetta conoscenza elle ho del modo di vedere in proposito tanto del R. Governo come di tutti gli uomini politici serii del mio paese. Non mancai così di affermare essere mio assoluto convincimento, che un'idea simile non esiste affatto da noi nelle sfere competenti e mi lusingo di essere riuscito a persuadere entro certi limiti almeno il mio egregio interlocutore. Non omisi poi di aggiungere, che colla stessa franchezza non doveva dissimulargli, che l'opinione pubblica in Italia non avrebbe però accettato che una simile occupazione venisse compiuta dalle armi austriache, che troppo facilmente cederebbero alla tentazione di stabilirsi nelle posizioni in tal maniera acquistate sull'Adriatico in faccia alle nostre coste, e che un tal fatto ove venisse a compiersi, altererebbe inevitabilmente e gravemente le relazioni fra i due Stati. Rlspondendomi sullo stesso tono di amichevole conversazione ch'io aveva dato al mio linguaggio, S. E. dissemi: trovar giusti gli apprezzamenti da me svoltigli anche sulla non convenienza per l'Austria-Ungheria d'intervenire colle armi in Albania, ed intendere benissimo non poter garbare all'Italia un simile fatto, essendo evidentemente contrario ai nostri interessi lo stabilimento in faccia a noi di una grande Potenza. Meglio ancora chiariva poi egli il suo concetto con queste parole; « l'Italia come l'Austria devono volere il mantenimento inalterato dello sta tu quo sulle sponde dell'Adriatico». Parvemi opportuno prendere atto di queste parole dicendo che precisamente ciò è quanto l'Italia desidera.

Sebbene, come dissi, questa conversazione abbia avuto unicamente il carattere d'uno scambio d'idee affatto personale fra il barone Haymerle e me, sembrami però non inutile per le eventuali contingenze dell'avvenire, che l'E. V. ne abbia conoscenza, e che ne rimanga traccia nel mio carteggio con codesto Ministero.

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IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 576. Scutari, 19 maggio 1880, ore 0,55 (per. ore 7,25).

Le comité de la ligue a présenté aujourd'hui aux consulats des grandes puissances une adresse en langue italienne, il proteste au nom de l'Albanie et du principe des nationalités contre la cession des deux districts albanais aux monténégrins, cession qu'on dit fondée sur l'ignorance des sentiments des populations et contraire au traité de Berlin. Il déclare que toute l'Albanie, déterminée à repousser par les armes toute domination étrangère, rejete sur le... (l) toute la résponsabilité du sang qu'on ne pourra pas éviter de répandre sous peu. Il invoque enfin l'intervention des grandes puissances pour empecher le malheur d'une guerre sanglante et injuste. Le méme comité a hier au soir adressé à Gladstone un télégramme de félicitation pour son avènement au pouvoir, et il fait appel à sa protection dans la défense de l'intégrité du territoire albanais. Le consul anglais s'est chargé de transmettre le télégramme en chiffre à sa destination par la poste d'aujourd'hui. Je me suis empressé de transmettre à V. E. des copies des deux documents.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 580. Pietroburgo, 19 maggio 1880, ore 15,05 (per. ore 18).

D'après la réponse qui vient de m'étre donnée par M. de Giers, le Gouvernement russe n'a pas d'objection à l'insertion dans la note de la clause proposée par le Cabine t anglais (2), mais il pense que Berlin ayant été le siège du Congrès, devrait aussi étre celui de la conférence. Le Cabinet de Pétersbourg désirerait, dans cette éventualité que la méme conférence prit aussi en considération la nécessité d'assurer exécution du traité de Berlin pour tous les autres points, où la Sublime Porte ne donnerait pas satisfaction au voeu collectif des Puissances, conformément aux décisions qu'elles auraient prises en commun.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 286. Roma, 19 maggio 1880, ore 19,20.

J'approuve votre projet d'écrire une nouvelle note pour l'affaire du télégraphe (3). Veuillez cependant ne pas oublier que notre demande, n'a en ce qui concerne le parcours terrestre et le bureau à Tunis, d'autre fondement que les rapports amicaux entre les deux Gouvernements et les assurances verbales qu'on nous avait déjà données. Nous ne pourrions pas à l'égard de ces deux points, invoquer un titre strictement légal. Ceci n'empéche pas que notre note ne soit aussi digne et ferme que la situation le comporte.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 60. (3) -T. 577, pari data, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 287. Roma, 19 maggio 1880, ore 23,55.

Je prie V. E. de déclarer à lord Granville que nous consentons à ce que la proposition alternative que le Cabinet de Londres suggère à l'égard de la question héllénique soit comprise dans la note identique et simultanée qui doit étre présentée à la Sublime Porte (l).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 289. Roma, 19 maggio 1880, ore 23,55.

Veuillez dire à lord Granville que la réponse ottomane à la note collective du 3 mai ne nous paraissant guére satisfaisante, nous pensons qu'il y a lieu de comprendre l'affaire du Monténégro dans la note identique et simultanée qui d'après la proposition anglaise, acceptée par toutes les Puissances doit étre présentée à la Sublime Porte. Tous les Cabinets pensent d'ailleurs, camme nous, que la réponse ottomane n'est au fond qu'un expédient dilatoire (2).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 583. Vienna, 20 maggio 1880, ore 13,20 (per. ore 14,10).

Baron de Haymerle me fait savoir: « qu'il vient de télé.graphier à Londres que le Cabinet autrichien accède au désir de Granville que la rédaction de la note identique doit étre laissée aux représentants à Constantinople » (3).

(l) -Questo telegramma venne comunicato in pari data alle ambasciate a Parigi, Berlino, Vienna e Pietroburgo e alle legazioni a Costantinopoli ed Atene col n. 288. (2) -Questo telegramma venne comunicato in pari data col n. 290 alle ambasciate a BerUno, Parigi, Pietroburgo e Vienna e alle legazioni a Costantinopoli e in Montenegro. A quest'ultima legazione venne inviata anche la seguente comunicazione: << En discutant avec !es autres Cabinets la teneur de la note identique nous pourrons tenir compte des considérations que le Prince nous a présentées par votre entremise ». (3) -Comunicato alle ambasciate a Parigi, Londra, Berlino, Pietroburgo e alle legazioni a Costantinopoli ed Atene con t. 291, pari data.
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L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A PARIGI, DE MOLINS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 586. Parigi, 20 maggio 1880, ore 15,15 (per. ore 18).

'En date d'hier je viens de recevoir la dépéche suivante: «Ouverture de la conférence aujourd'hui. M. Canovas del Castillo plénipotentiaire espagnol élu président. Bureau constitué; pouvoirs présentés. Représentant Maroc annonce intention modifier quelques unes propositions Tanger. Prie rédiger. Signé Greppi» (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 589. Cettigne, 21 maggio 1880, ore 15,10 (per. ore 16,15).

Ayant communiqué au prince Nicolas le télégramme de V. E. du 19 courant (2), So n Altesse remercie et me charge de faire connaitre au Gouvernement du Roi la confiance qu'elle a en lui pour amener prompte solution de la question du Monténégro. A ce sujet, le prince prie le Gouvernement de Sa Majesté d'intercéder auprès des autres Cabinets afin de traiter la question monténégrine séparément et avant tous les autres points du traité qui restent à exécuter, car Son Altesse est convaincue qu'une différente procédure amènera des retards qui ne pourront qu'aggraver davantage la situation en Albanie, épuiser les dernières ressources du Monténégro, et elle pense qu'alors il serait peut-étre mieux tenter le sort des armes, afin de conjurer la ruine de la Principauté (3).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 596/473. Londra, 22 maggio 1880, ore 16,45 (per. ore 19,40).

Hier au soir a eu lieu à la Chambre des Pairs une vive attaque, principalement de Salisbury, soutenu par Beaconsfield contre le ministère à propos

9 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

de la lettre de Gladstone au comte Karoly, mais il leur a été répondu avec succès par lord Kimberley, Granville, Argyll. Il résulterait du discours de ce dernier que la politique de Salisbury tendait à soumettre à l'Autriche toutes ou presque toutes les provinces du Balkan. Celle de Gladstone, au contraire, a pour but de soustraire ces memes provinces à la Russie aussi bien qu'à l'Autriche et de leur donner des institutions libres, régulières et indépendantes. D'après ce qu'a dit Granville, il ne parait pas qu'on doive publier la lettre du comte Karoly qui a donné lieu à celle de Gladstone (l) que ses amis mémes trouvent trop obséquiente, mais qui a eu pourtant pour effet de dissiper du moins ostensiblement les griefs de l'Empereur d'Autriche, en meme temps que par cette mème lettre, il est pris acte de la déclaration faite par Karoly que l'Autriche ne dépasserait en Herzégovine et en Bosnie limites tracées par le traité de Saint Stefano.

(l) -Con r. 389 dello stesso 20 maggio Greppi comunicò: «Il presidente c! offerse d! trasmettere per sua cura un breve resoconto telegrafico in nostro nome ai nostri rispettivi Governi, resoconto da redigersi da noi al termine d'ogni seduta. Questa gentile offerta venne da tutti no! assai gradita». (2) -Cfr. n. 75, nota 2. (3) -Comunicato a Londra con t. 293 pari data, perché ne fosse informato Granville, dato che l'Inghilterra aveva preso l'iniziativa dei passi da farsi presso la Sublime Porta per l'esecuzione del trattato di Berlino, e a Vienna con t. 294 del 22 maggio.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 598/475. Londra, 22 maggio 1880, ore 16,45 (per. ore 19,40).

La lettre Rubattino (2) avec son annexe a été publiée dans le Tirnes de ce matin. M. Santillana a reçu la copie des télégrammes et sommation vient d'ètre adressée par nous à la compagnie tunisienne d'avoir à produire à la prochaine audience de la chancellerie toutes les lettres et les télégrammes échangés entre Hodges et la compagnie depuis le 1•r jusqu'au 12 avril, ainsi que le texte du contrat avec les français. L'audience de la chancellerie sera fixée probablement pour mercredi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 630. Parigi, 22 maggio 1880 (per. il 27).

Ebbi occasione d'incontrare il signor de Courcel, dopo ricevuto il telegramma in data del 18 maggio (3) ove l'E. V. sviluppa nuovamente le ragioni che militano a favore della nostra domanda per ottenere l'assenso del Governo del Bey allo stabilimento d'una diretta comunicazione telegrafica tra la Sicilia e la Reggenza di Tunisi.

Entrando il primo in materia, il Direttore mi disse di aver rimesso il promemoria al Ministro degli Affari Esteri il quale divide pienamente il suo

modo di vedere (ch'ebbi l'onore di riferire nel mio precedente rapporto

n. 626) (1).

In questa seconda nostra conversazione, trovai il signor Courcel più sincero antagonista del nostro desiderio che non lo fosse nella prima, avendomi egli sostenuto che l'interpretazione francese della Convenzione del 1861 si oppone alla nostra domanda; risposi che l'articolo IX invece la giustifica pienamente, che del resto appena se ne presenterebbe l'occasione ne avrei parlato col Ministro stesso, e feci capire che il negoziato essendo ufficialmente intavolato col Bey, non domandavamo un permesso al Governo francese, ma invece l'amichevole favore di cessare la sua opposizione ai nostri desiderj.

Presi quindi la libertà di telegrafare all'E. V. (2) per prevenirLa della mia convinzione che se insistiamo più vivamente ancora arrischiamo di accentuare l'opposizione ufficiale di questo governo in modo da impacciare maggiormente la nostra libertà di azione.

(l) -Cfr. n. 37, allegato. (2) -Cfr. n. 52. (3) -Cfr. n. 61.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, R. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 5. Sofia, 22 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Sebbene il Ministro per gli Affari Esteri, Signor Zankoff, abbia negato all'Agente inglese averne conoscenza alcuna, par certo che questo Governo, organizzi attivamente l'agitazione rivoluzionaria e in Macedonia e in Rumelia. Le bande che scorrono quella provincia turca limitrofa non sarebbero se non foriere d'altre maggiori sollevazioni preparate nel Principato. Preti bulgari sarebbero venuti a prendere la parola dal Vescovo metropolitano di Sofia e tornati con gli ordini di mantener vivo il fuoco nazionale, predicare e concertare una imminente riscossa. E in Rumelia le cose sarebbero già così disposte che l'unione di quella con questa parte della Bulgaria avverrebbe istantaneamente (e assieme alla dichiarazione d'indipendenza assoluta) dato che fosse il segnale. Per ora, a dare questo segnale, aspettansi torbidi, non soltanto sperati, ma creduti certi e vicini in Costantinopoli, provocati dallo stato di dissoluzione che vi si dice esistere e dall'odio contro il Sultano.

Anche il signor Lascelles ha potuto raccogliere queste medesime notizie; e mi diceva che sono .confermate in up. rapporto diretto al Foreign Office dall'Ambasciatore della Regina in Costantinopoli; e quel rapporto aggiunge essere il Consolato russo di Salonicco centro maggiore e più attivo delle trame per la Macedonia. Il Principe Alessandro affermava all'agente inglese come la quistione sia tra breve per essere ridotta a sapere s'egli dovrà recarsi a Filippopoli o Aleko Pascià a Sofia.

Se l'opportunità di tanto tentativo vorrà presentarsi o se l'azione non succederà alle preparazioni, egli è nondimeno evidente che questo Governo,

impotente e incapace d'ordinare lo Stato (e il paese è privo di quelle classi dirigenti per censo e per coltura che pur possiede la Rumelia), schiavo d'una camera unica senza concetti e cognizioni, scorgendosi smarrito fra la confusione generale, fallite le sue prove e soverchiato dalla cattiva amministrazione, cerca dalle insuperabili sue difficoltà rifugio e diversione.

(l) -Cfr. n. 56. (2) -Con t. 584 del 20 maggio, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 599/476. Londra, 23 maggio 1880, ore 11,50 (per. ore 14,15).

Granville à qui j'ai communiqué le contenu du télégramme de V. E. du 22 courant relatif au prince du Monténégro (1), me répond qu'il est impossible de proposer dans cette affaire de nouvelles démarches de l'Angleterre jusqu'à l'arrivée à Constantinople de M. Goschen qui doit y étre sous peu de jours (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 298. Roma, 23 maggio 1880, ore 15.

L'ambassadeur d'Angleterre vient de me faire parvenir une communication ainsi conçue: «Le Gouvernement français insiste vivement afin qu'en vue du long retard de la Porte à répondre définitivement à la proposition concernant une commission chargée de régler sur les lieux la question de la frontière héllénique, on substitue à cette proposition celle d'une conférence des ambassadeurs à Berlin (3) au lieu de la présenter à la Sublime Porte camme une alternative, et afin que les termes de la note identique destinée à étre présentée au Sultan soient modifiés en cette conformité. Le Gouvernement de la Reine est disposé à donner son adhésion si toutes les autres Puissances en font autant, mais seulement en ce.cas, et par conséquent je suis chargé de vérifier et de référer le plus tòt possible l'opinion du Gouvernement italien à l'égard de la proposition française ~. J'ai répondu à sir A. Paget que nous n'avons, en ce qui nous concerne, aucune difficulté à admettre la proposition qui vient de nous étre faite.

(l) -Cfr. n. 78, nota 3. . (2) -Il contenuto di questo telegramma venne comunicato all'ambasciata a Vienna e alla legazione in Montenegro con t. 297 pari data. (3) -Invece della parola «Berlino» fu trasmessa la parola « Constantinople ». L'errore fu corretto con t. 302 del 24 maggio.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA E A VIENNA, DI ROBILANT, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A LISBONA, OLDOINI, E A MADRID, GREPPI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 299. Roma, 23 maggio 1880, ore 16.

Le Cabinet de Vienne nous Jait savoir que le Saint Père s'adresse aux puissances catholiques afin que celles-ci cherchent à faire sanctionner pour le Maroc par la conférence actuelle de Madrid, le principe de liberté religieuse que l'art. LXII du traité de Berlin a proclamé pour les sujets du Sultain. Nous acceptons avec empressement cette initiative (Per Madrid) et je vous autorise à vous joindre à toute démarche qui serait faite en ce sens dans la conférence.

(Per tutti meno Madrid) Des lnstructions conçues en ce sens vont etre immédiatement expédiées au représentant italien dans la conférence.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 603. Berlino, 24 maggio 1880, ore 17,06 (per. ore 17,50).

Cabinet impérial accepte substitution que la France demande (l) pour autant que !es autres Cabinets consentent également (2).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 612/477. Londra, 25 maggio 1880, ore 15,17 (per. ore 18,15).

Lord Granville auquel j'ai communiqué hier le contenu du télégramme de

V. E. en date du 23 courant (1), relatif à la réunion d'une conférence des ambassadeurs pour régler la question des frontières helléniques, m'a dit que l'adhésion de l'Italie à cette proposition était la première qu'il recevait. En

méme temps qu'il me chargeait de remercier V. E., il a relevé lui-méme l'erreur que le télégramme d'hier a rectifié (1), en indiquant Berlin comme lieu de la réunion de la conférence au lieu de Constantinople.

(l) -Cfr. n. 84. (2) -Nigra comunicò con t. 614 del 26 maggio che il Governo russo aveva riposto nello stesso senso.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 613/478. Londra, 25 maggio 1880, ore 15,21 (per. ore 18,20).

Ayant vu hier Granville je lui ai parlé génériquement de l'opportunité de prendre l'occasion de la réunion à Madrid de la conférence marocaine pour régler la qucsti?n de la liberté religieuse camme elle est établie par le traité de Berlin pour l'Empire ottoman, question qui est l'objet du télégramme de

V. E. du 23 courant (2). Lord Granville m'a dit qu'il serait disposé à accéder à cette idée, mais qu'il fallait avant tout régler la question de la protection, objet spécial de la conférence et qu'après la question religieuse pourrait étre introduite.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1279. Vienna, 25 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

L'esser passato da Vienna il signor Goschen per recarsi al suo posto a Costantinopoli allungando così d'assai la sua strada, fu cosa assai gradita qui, com'è naturale, dovendosi scorgere in quel fatto per lo meno apparente dimostrazione del desiderio del Governo britannico di procedere di buon accordo con quello Austro-Ungarico nell'ulteriore svolgimento della questione d'Oriente.

L'Ambasciatore straordinario d'Inghilterra ebbe durante la sua fermata di due giorni in questa capitale, lunghi colloqui col Ministro Imperiale degli Affari Esteri, e fu anche ricevuto in udienza da Sua Maestà.

I giornali essendosi assai occupati del prefato personaggio in questi giorni, credetti non esser indiscreto chiedendo al Barone Haymerle quali fossero le sue impressioni in conseguenza delle conversazioni seco lui avute. S. E. non mostrò difficoltà a dirmi quali fossero in sostanza le idee svoltegli da quell'Alto Agente d'Inghilterra.

Il signor Goschen avrebbe anzitutto dichiarato con molta insistenza, essere fermo volere del suo Governo di procedere in ogni questione in Oriente in pieno e completo accordo con tutte le altre Potenze sulla base del Trattato di Berlino, e di questo completo accordo, essere anzitutto necessario persuadere la Porta in maniera da togliergli ogni dubbio al riguardo.

Disse, l'Inghilterra far questione principalissima dell'eseguimento delle riforme, di cui la Turchia ha assunto l'obbligo e non nascose che al suo Governo ciò sta molto più a cuore che non la conservazione dell'Impero Ottomano. Come base per le riforme, egli avrebbe accennato ad un largo discentramento, senza in verità toccare in proprii termini la questione della creazione di nuove autonomie nelle Provincie Balkaniche, ma però adombrando quell'idea come mezzo onde raggiungere quel risultato disse che l'Inghilterra consiglierebbe alla Porta la riconvocazione del Parlamento che a suo dire non avrebbe fatto cattiva prova nella sua prima riunione.

Della questione finanziaria poi non avrebbe fatto cenno di sorta.

Essendo venuto a parlare in modo più particolareggiato delle riforme a introdursi in Armenia, il Barone Haymerle, a quanto egli stesso mi disse, troncava il discorso osservando che al riguardo di tal speciale questione, il Gabinetto di Vienna non intendeva immischiarsi e desiderava anzi lasciar la mano completamente libera all'Inghilterra, siccome la sola potenza direttamente interessata. Ma il signor Goschen dichiaragli tosto ciò non essere intendimento del suo Governo il cui fermo volere si è che in ogni questione in Oriente e quindi anche in quella dell'Armenia, si mantenga il fascio delle Potenze. Questa così esplicita dichiarazione è, a mio avviso, prova che il Gabinetto di Londra non ammetterebbe a sua volta che per talune altre delle questioni orientali, altre potenze accampassero la pretesa di risolverle indipendentemente dal comune concerto in base a speciali predominanti interessi che ad esse potesaero avere.

Desiderando farmi un'idea quanto più possibile chiara dell'impressione prodotta sull'animo del Barone Haymerle dall'avvenuto scambio d'idee col diplomatico inglese, mi feci a seco lui discutere nelle linee generali le varie questioni ch'Egli dicevami avec seco lui toccato. Il risultato delle indagini in tal maniera da me fatte si fu d'ingenerarmi il convincimento che il Primo Ministro Imperiale non rimase gran che soddisfatto delle sue conversazioni col signor Goschen. Se apparentemente il Gabinetto presieduto dal signor Gladstone mostra il miglior buon volere di procedere in amichevole accordo col Gabinetto di Vienna, chiaro appare però che i due Governi seguono strade che difficilmente si potranno incontrare per riunirsi effettivamente.

Assai spiacevole poi anche riuscì qui, e ciò si vede assai chiaramente, la iniziativa che in ogni questione relativa all'Oriente mostra in oggi voler prendere l'Inghilterra a danno di quella che fino ad ora col più esplicito appoggio della Germania e con quello indiretto, se vuolsi, ma pur effettivo anche del Gabinetto di Lord Beaconsfield, tendeva ad esercitar in modo preponderante l'Austria.

Convien del pari tener conto che se la lettera del signor Gladstone al Conte Karoly (l) poté far sparire la causa di una formale ostilità fra i due Governi e raggiungere lo scopo di mantenere fra di essi regolari relazioni, la cordialità di queste non sarà mai sempre dalle due parti che a fior di labbra. Un vero leale amichevole accordo dell'Austria con un Gabinetto Whig non si è stabilito fin qui, né a parer mio riuscirà a stabilirsi in seguito.

(l) -Cfr. n. 84. nota 3. (2) -Cfr. n. 85.

(l) Cfr. n. 37, allegato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 617/479. Londra, 26 maggio 1880, ore 15,10 (per. ore 20,10).

L'affaire Rubattino a été discutée hier matin à la cour de chancellerie. La ~ompagnie a prétenté une réponse écrite où elle nie tout, et soutient méme qu'elle n'a pas pris l'engagement de ne pas traiter avec d'autres et qu'elle n'a pas fixé son dernier prix à quatre vingt dix mille livres. L'avocat de Rubattino a été antendu ainsi que le plaidoyer de l'avocat de la compagnie. La décision de la Cour sera renvoyée à jeudi prochain. On lira alors copie des télégrammes Hodges. L'impression produite par les agissements de la compagnie a été très-défavorable à cette dernière.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 615. Parigi, 26 maggio 1880, ore 17,40 (per. ore 20,15).

Je viens de parler à M. de Freycinet au sujet de l'affaire de Tunis, mais il a éludé la conversation en disant qu'il en avait écrit récemment à M. de Noailles.

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IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 616. Madrid, 26 maggio 1880, ore 19,20 (per. ore 20,20).

Dans la séance d'aujourd'hui, on a discuté demandes Maroc jusqu'au numéro 10. On a introduit modifications qui, bien que pas très importantes, répondent intéréts européens. Ainsi il a été admis en principe droit d'accréditer agents consulaires dans l'intérieur de l'Empire Maroc. Prochaine séance vingt huit.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2553. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Il conflitto fra Chiesa e Stato, che ebbe principio in Prussia sino dal 1871, fu l'origine di una situazione la quale, mentre divenne assai penosa per queste popo

!azioni cattoliche, non poteva tornar gradita allo stesso Governo. Se infatti le prime per effetto delle leggi di maggio lamentano la vacanza di molte sedi vescovili ed in talune diocesi sono quasi prive di clero, il Governo non poteva a meno di preoccuparsi del malcontento che si andò manifestando e del partito che all'occorrenza possono trarne per interesse politico alcune frazioni del Parlamento e gli avversarii dell'Impero. Era quindi naturale che esso prendesse l'iniziativa, od almeno si prestasse volentieri alle trattative che ebbero luogo con la Santa Sede per riuscire ad un modus vivendi, quale era stato definito in una lettera del Principe Imperiale di Germania: ad un accordo cioè che, senza toccare le quistioni di principio sulle quali non si può o non si vuoi transigere dall'una e dall'altra parte, permettesse nella pratica di seguire una via di conciliazione e di pace. Siffatte trattative rimasero però sempre avvolte in profondo mistero, ed i rapporti che in questi ultimi anni diressi a tal riguardo al R. Governo, non furono se non l'eco di voci poco certe, delle speranze che gli uni fondavano sulla eventualità di una conciliazione tra Io Stato e la Chiesa, e delle inquietudini che ad altri ispirava una simile prospettiva.

La decisione presa ora da questo Governo di regolare la quistione mediante un atto legislativo senza previo accordo con la Santa Sede, le parole con le quali il Ministro del Culto accompagnò la trasmissione del suo progetto di legge al Presidente della Camera, ed il commento che ne fece il giorno stesso la Norddeutsche Allgemeine Zeitung dimostrano chiaramente che i negoziati con la Santa Sede non ebbero alcun risultato e che il Governo non nutre più speranza di poterli riprendere con frutto. Nel mentre infatti il Ministro del Culto dichiarava che il suo disegno di legge aveva lo scopo di recare alle popolazioni cattoliche quel giovamento che principii irreconciliabili facevano disperare di ottenere mediante negoziati, la Norddeutsche Allgemeine Zeitung scriveva che l'iniziativa presa dal Governo era la miglior prova della buona volontà della quale esso era animato di offrire alle popolazioni cattoliche un modus vivendi favorevolissimo per la Chiesa. Lo stesso foglio aggiungeva che se l'offerta era respinta, l'intiera colpa ne ricadrebbe sui capi del partito ultramontano, se invece era accolta verrebbe per ciò stesso riconosciuto il diritto e la forza dello Stato, nel grado cui quest'ultimo pretende. Secondo la N.D.A. Zeitung, la quistione era posta fra il Governo ed i tedeschi cattolici e non fra esso e la Santa Sede.

I giudizi che i fogli più autorevoli dei varii partiti recarono sulla proposta del Ministro del Culto, si possono riassumere in poche parole. I giornali cattolici, pur riconoscendo gli incontestabili vantaggi immediati della nuova legge, stimano doversi essa respingere, siccome quella che è fondata unicamente sulla onnipotenza dello Stato e che non tien conto dei diritti della Santa Sede. I progressisti la respingono del pari, perché non hanno fiducia bastante nel Governo per accordargli un potere discrezionale così largo in materia di tanta importanza: aderirebbero al desiderio del Governo se il portafoglio del Culto, invece di essere nelle mani del signor di Puttkamer, fosse tuttora affidato al Dr. Falk. I nazionali-liberali sono oppressi da grave scrupolo costituzionale: non credono che il potere legislativo possa abdicare in tal modo, lasciando all'arbitrio del Governo l'esecuzione di una legge di tal fatta. Una parte di essi

si piegherà tuttavia, come i conservatori, alle ragioni di interesse politico esposte dal Governo. Si crede che quest'ultimo, a meno di incidenti i quali sieno tali da mutare lo stato delle cose, potrà contare sulla maggioranza della Camera.

Gli incidenti sembrano tuttavia esistere, ed assumere anzi una certa gravità.

Il primo di essi è anteriore alla presentazione della legge, ma merita di essere notato perché altre manifestazioni vennero a dargli attualmente maggiore importanza. Esso consiste nelle decisioni che furono votate il 13 corrente in Dortmund da una assemblea di tremila cattolici della Germania. Quell'assemblea, in previsione delle proposte che il Governo stava per fare alla Camera, dichiarò fra le altre cose di ravvisare in un potere discrezionale che si volesse concedere al Governo una approvazione delle Leggi di maggio, una concessione irreparabile all'assolutismo, un annientamento dei diritti che Dio diede alla Chiesa, una restrizione della libertà dei cittadini cattolici, e protestò che si sottometterebbe alle decisioni che la Santa Sede fosse eventualmente per prendere allo scopo di ristabilire l'accordo fra l'Autorità religiosa e l'Autorità civile della Prussia. La stessa assemblea trasmise al Cardinal Nina un telegramma nel quale esprimeva la sua devozione alla Santa Sede.

Il Santo Padre poi, se sono bene informato, avrebbe per mezzo di Monsignor Jacobini fatto esprimere al Principe di Bismarck il desiderio che venisse ritirata la legge proposta alla Camera Prussiana; ma ne avrebbe avuto in risposta la dichiarazione che questo Governo non poteva più rinunziare alla sua decisione, dopo di aver constatato che la Santa Sede non era disposta da parte sua a consentire veruna base che valesse a fondare un accordo pratico con lo Stato.

Ora poi è sopravvenuto un fatto assai più grave, qualora la notizia telegrafica pubblicata ierl'altro dalla Kolnische Zeitung sia conforme al vero. Il Santo Padre avrebbe djchJ[<ratJ di ritirare la lettera diretta in ultimo all'Arcivescovo di Colonia, Monsignor Melchers, nella quale Sua Santità autorizzava h notificazione a questo Governo delle nomine che si farebbero per cura d'anime ed altre funzioni ecclesiastiche. Il contegno di alcuni fogli cattolici induce a credere che in ogni caso qualche decisione di tal genere sia stata realmente presa.

A suo tempo ebbi a riferire a V. E. quanta importanza si diede qui alla lettera diretta a Monsignor Melchers, e come essa fu interpretata quale sintomo di disposizioni concilianti da parte di Leone XIII. La notizia recata dalla Kolnischc Zeitung produsse pertanto vivissima impressione, e tale da far cred~re ad alcuni che il Principe di Bismarck ritirerebbe senz'altro il disegno di legge presentato alla Camera, ritenendolo ormai senza scopo pratico.

La discussione di tal legge incomincierà probabilmente nella seduta del 28 corrente, ed avrò cura di riferirne l'esito. Da quanto esposi sin qui, sembra però che il conflitto politico-ecclesiastico, piuttosto di calmarsi sia presso a divenire più acerbo (l).

(l) Cfr. il seguente brano del r. confidenziale 1277 di Robilant del 22 maggio: «Il progetto di legge testé presentato dal Cancelliere Germanico al Parlamento prussiano onde far cessare il cosidetto «Kulturkampf » senza però ritirare le Leggi di maggio, è argomento

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2554. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Dans son dernier discours au Reichstag, le Prince de Bismarck donnait

un aperçu très net des embarras intérieurs de l'Allemagne. Il les a m~me

exagérés à dessein pour réchauffer le sentiment national, qui semble s'attiédir,

en présence des menées particularistes. Mais l'Empire nouvellement créé n'est

pas à la veille de se défaire. Sans doute l'oeuvre d'assimilation est loin d'~tre

achevée, néanmoins elle est déjà arrivée à un point où les tentatives pour

l'interrompre, surtout si elles partaient de l'étranger, ne serviraient qu'à

l'accélérer en réveillant les forces vives de la nation. C'est surtout la lutte

entre l'Eglise et l'Etat qui cause en ce moment le plus de soucis au Cabinet

de Berlin. Je ne puis que me référer aux rapports n. 2552 (l) et 2553 (2)

de cette Série.

Ces préoccupations sur la question intérieure ne se reportent pas, au m~me degré, sur les affaires étrangères. Le Chancelier se montre satisfait des relations entre toutes les Puissances, la Russie y comprise. Il n'y a dane rien à craindre pour le maintien de la paix générale. On pourrait objecter, il est vral, que ce qui se passe en Orient n'est pas sans quelque gravité. Mais, du moment où les Cabinets européens manifestent la ferme intention de marcher en parfait accord, il n'y a plus lieu de s'inquiéter outre mesure du contre-coup des événements dans la Péninsule des Balkans. En ce qui concerne entre autres le Monténégro et l'Albanie, une occupation militaire autrichienne préviendrait peut-~tre un conflit et mettrait un frein aux aspirations autonomes. A tort ou à raison, le Cabinet de Vienne laisse entendre que ce ròle ne saurait lui convenir. Il ne lui reste dane, et c'est san affaire, qu'à veiller l'arme au

qui di molti e diversi apprezzamenti. MI risulta da sicura fonte che il Cardinale Jacobini che ebbe a condurre col Principe Reuss l ne;soziatl fra la Santa Sede ed il Cancelliere Imperlale, sarebbe personalmente d'avviso si abbia a fare per intanto buona accoglienza a quel primo passo sulla via della paciflcazione. Sembra però che il Vaticano sia di diverso parere. Infatti Sua Eminenza ch'lo rincontrai Ieri in una serata venne con me in discorso su quel soggetto. Evidentemente parlando meco di questione sì delicata, il Nunzio esprimevaml gli apprezzamenti della Santa Sede e non l suoi particolari che al mattino aveva manifestato alla persona di sua piena fiducia con cui si era trattenuto su quell'argomento. Sua Eminenza dlcevami quindi essere ben poco sostanziale il tcmperantento a ~ui il Cancelliere si è appigliato, e poco corrispondente anche ai lunghi faticosi negoziati cond•>tti durante sei mesi per arrivare a si magro risultato; nessuna base solida esistere in quel progetto di Legge che dia guarentigie sicure per l'avvenire. Tutto il suo linguaggio insomma, accennava all'intendimento della Curia Romana di mantenere un'attitudine passiva a fronte del passo fatto dal Principe di Bismarck, a meno che, a seconda di quanto Egli lasciavami I-ntendere, qualche emendamento che per avventura potrebbe introdursi nella precitata Legge durante la sua discussione, venisse a modiflcarne alquanto il carattere in un senso più conforme ai desideri del Santo Padre».

bras pour prémunir contre toute atteinte les posltions où il se trouve en vertu du Traité de Berlin. Une occupation italienne serait aussi une barrière sérieuse entre les Monténégrins et les Albanais mais ceux-ci ne la désirent nullement. une telle intervention serait au reste fort mal accueillie par les italiens euxmémes. Il se produira peut-étre d'autres expédients pour amener une solution.

Pour ce qui regarde la Grèce, quand ses frontières auront été rectifiées par la volonté de l'Europe, la Turquie y pensera à deux fois avant de refuser son assentiment. Elle a un intérét majeur à ne pas s'aliéner le bon vouloir des Puissances, qui elles-mémes ne demandent pas mieux que de prolonger autant que faire se pourra son existence, à la condition qu'on ne rende pas leur tàche impossible. On devrait bien se persuader à Constantinople que, pour empécher un nouveau démembrement de l'Empire, le meilleur moyen c'est précisément de se préter à l'exécution scrupuleuse et complète du Traité de Berlin. C'est ce que les Puissances ont le droit de prétendre. Elles ne recherchent aucun avantage particulier, elles ne visent à aucune action séparée. Il ne faudrait pas que le Gouvernement Ottoman, par ses faux fuyants, par sa force d'inertie, vint troubler l'entente qui existe aujourd'hui. Il s'exposerait alors à de rudes mécomptes.

La Russie nommément fait parvenir ici les assurances les plus pacifiques. Ses rapports se sont sensiblement améliorés avec les Cabinets de Vienne et de Berlin. Le bienfait de l'accord entre tous les Cabinets se reflétera, dit-elle, tout aussi bien dans les affaires de la Turquie, que dans l'Asie centrale. Elle déclare vouloir s'abstenir d'encourager les entrainements intempestifs des populations chrétiennes dans les Balkans. Il serait impossible de les satisfaire en ce moment, sans provoquer des complications dont l'issue pourrait étre une catastrophe. Sous les ruines d'un effondrement prématuré de l'Empire ottoman pourraient disparaitre pour ces mémes populations des espérances qui, avec le bénéfice du temps, auraient des chances de succès. Dans ces conjonctures, le Cabinet de St. Pétersbourg préche le calme et la modération, et en donne lui méme l'exemple. Le Prince de Bismarck accueillait cependant sous bénéfice d'inventaire ces déclarations de la Russie.

C'est dans cet ordre d'idées que le Chancelier, pour autant qu'il me résulte,

.

juge la situation générale. Il est dans le vrai en affirmant, comme M. Gladstone, que, si des questions graves s'agitent en Europe, on possède un instrument efficace pour les résoudre, à savoir le concert des Grandes Puissances. Mais combien durera-t-il? L'Autriche et la Russie ont-elles renoncé à leurs arrièrepensées? La Sublime Porte, en admettant qu'elle vienne à résipiscence, n'est-elle pas impuissante à gouverner les Provinces qui lui restent dans la Turquie d'Europe? Il me parait que les appréciations du Prince de Bismarck, prises dans leur ensemble, ont une couleur optimiste qui ne rend pas exactement la réalité des choses. C'est peut-étre une manoeuvre pour masquer le désappointement produit ici par le changement de Cabinet en Angleterre. Le Chancelier n'aurait d'ailleurs aucun motif plausible de combattre les vues de M. Gladstone, lorsque lui auss'i a pour programme l'exécution du Traité de Berlin.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 93.
95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2555. Berlino, 26 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Toutes les Puissances ayant adhéré à la proposition de l'Angleterre, avec l'amendement désiré par la France, il ne reste plus qu'à attendre l'arrivée à Constantinople de M. Goschen, chargé de se concerter avec ses collègues sur la rédaction d'une note identique et simultanée à présenter à la Porte. Après la remise de cette note, dans laquelle notification sera donnée d'une conférence à Berlin des ambassadeurs, ayant mandat de s'occuper de la rectification de la frontière hellénique, cette conférence ne tardera pas à etre convoquée.

Le Prince de Bismarck n'en a pas recherché la réunion dans cette capitale, mais il n'a soulevé aucun obstacle, parcequ'à son avtis il se trouve encore ici, pour me servi.r de sa propre expression, plusieurs des rameurs du congrès, lesquels ont ainsi qualité pour en poursuivre l'oeuvre éminemment pacifique et conciliante.

Le mandat de la conférence serait pour le moment limité à la Grèce. Sera-t-il étendu plus tard au règlement des territoires que le Sultan doit céder au Monténégro et que les Albanais ne veulent pas livrer, qu'ils défendent les armes à la main, et à l'exécution des réformes en Arménie? Cela dépendra en partie de la réponse que la Porte fera à la note identique, qui comprendra aussi ces deux dernières questions. Il faudrait en outre le consentement des autres Puissances. Pour son compte, la Russie a déjà fait pressentir le Cabinet de Londres, en voie confidentielle, sur l'utilité qu'il y aurait à ce que toutes les affaires en suspens fussent traitées de la meme manière. Lord Granville n'avait encore, pour autant qu'on le sait ici, donné aucune réponse. Une pareille insinuation, ou proposition, a-t-elle des chances de succès? Il ne semble pas que l'Autriche soit disposée à l'accepter.

Sans parler de l'Arménie, où ne sont engagés en première ligne que les intérets de l'Angleterre et de la Russie, il se pourrait, en ce qui concerne le Monténégro et ses a:dversaires, que l'Autriche courut le risque de se trouver en minorité, si une conférence prenait en main cette question avec la faculté de la résoudre à la majorité des voix. La combinaison d'une Albanie autonome sourirait peut-etre à l'Italie, à l'Angleterre, à la France et à la Russie. Il est vrai, assure-t-on, que la Turquie la favorise secrètement, avec l'arrière-pensée d'opposer ainsi une barrière aux tendances du Cabinet de Vienne ou plutòt d'un parti influent à cette Cour, de s'étendre au delà de la Bosnie et de l'Herzégovine. Mais en laissant la Turquie directement aux prises avec cet imbroglio, on gagnerait du temps, on ajournerait une solution trop radicale; l'avenir offrirait quelque expédient qui permettrait de tourner les difficultés d'aujourd'hui.

Si le Gouvernement ottoman comprenait mieux ses convenances, il serait encore en mesure de détourner une intervention de l'Europe. Il devrait prendre les devants, et s'entendre sans intermédiaires avec le Monténégro et la Grèce. Mais, soit manque de bonne foi, soit impuissance, il n'inspire confiance à personne.

Dans le cas, dès lors très probable, où la conférence se réunirait, il nous conviendrait de provoque;: sans délai un échange d'idées, de combiner un plan de conduite avec le Cabinet de Londres, dont les vues sont maintenant plus rapprochées des nòtres pour ce qui a trait à la Grèce, au Monténégro, et à la ligue albanaise. Janina sera-t-il compris dans la nouvelle frontière, au risque de provoquer un conflit sanglant? Un appui sera-t-il preté à une autonomie des Albanais, malgré le danger de les rencontrer de nouveau quand il s'agira de règler ce qui touche à la Grèce? Les populations albanaises sontelles jugées aptes à se gouverner elles-memes? Si on leur accorde une position privilégiée, les autres provinces non émancipées dans la Turquie d'Europe, ne réclameront-elles pas le meme traitement? Sera-t-on à meme de le refuser? Enfin, le Sultan prouvant de plus en plus son irrémédiable faiblesse, telle ou telle autre Puissance ne travaillera-t-elle pas à gagner un lot dans la succession? L'Autriche, après avoir convoité et obtenu la Bosnie et l'Herzègovine fait aujourd'hui la dédaigneuse, fait bonne mine à mauvais jeu, depuis la chute de Lord Beaconsfield. Mais, meme à contre-coeur, meme en pleurant comme Marie Thérèse lors du partage de la Pologne, elle voudra faire une seconde étape vers l'Orient, quand l'heure de l'halali aura sonné.

Malgré l'accord présumé des Puissances pour exclure toute action séparée, toute politique de conquetes, il est prudent de se tenir sur ses gardes et de ne pas rester isolés.

C'est avec l'Angleterre qu'il convient, je le répète, de continuer des rapports de confiance réciproque, et de chercher à nous entendre pour nous mettre à couvert des surprises. Ce serait en meme temps la meilleure vaie à suivre, à l'effet de nous rendre dans notre pays l'opinion publique plus favorable, et j'ose ajouter plus juste qu'elle ne l'a été à l'époque du Congrès. Il y aurait aussi des pourparlers à ouvrir avec la France. C'est avec elle que nous avons pris au Congrès une initiative généreuse pour la Grèce. A Paris on s'en attribue trop la paternité. Nous ne saul'ions nous laisser distancer. Une entente avec l'Angleterre, ramènerait le Gouvernement français à des sentiments plus équitables envers nous. Dans cette question, le Cabinet de Berlin votera avec la France. Il s'y est engagé. Nous le trouverons aux còtés de l'Autriche dans les questions du Monténégro et de l'Albanie.

Il ne s'agit pour le moment que d'une action purement diplomatique. Admettons que tout marche pour le mieux, que d'un commun accord les frontières soient indiquées, qu'une commission de délimitation parvienne à les tracer sur place au point de vue technique, de quels moyens les Puissances disposeront-elles pour la mise en possession des Etats en cause? On risque beaucoup d'échouer avant d'arriver au port, à moins qu'une intimation adressée à la Turquie ne soit suivie de mesures coercitives, auxquelles, au Congrès déjà, chaque Puissance se dérobait soigneusement lorsque la Russie y faisait allusion. Il se pourrait que, à défaut d'une entente commune, l'Europe dut se borner à émettre un arret, en laissant aux Parties intéressées le soin de l'exécuter elles mémes, et d'en bénéricier dès que !es circonstances deviendraient plus propices. Ce serait, il est vrai, une atteinte au prestige des Puissances.

En attendant, il serait opportun de ne rien négUger pour éclairer les Chambres et l'opinion publique, pour les préparer à envisager la réalité des choses. De la sorte, elles ne s'engareront pas une seconde fois dans la voie des illusions accompagnées souvent de déceptions.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1809. Costantinopoli, 26 maggio 1880 (per. il 31).

Il 24 corrente S. E. il signor Novikow, ambasciatore di Russia, è stato ricevuto in udienza solenne dal Sultano per la presentazione delle sue credenziali.

Furono pronunciati in tale circostanza i discorsi d'uso, i quali però non vennero finora pubblicati. L'Ambasciatore assicurò S. M. il Sultano che il suo Sovrano desiderava mantenere buone relazioni coll'Impero Ottomano, ma che nel tempo stesso vedrebbe con soddisfazione eseguite le disposizioni del Trattato di Berlino che Hnora non furono ancora attuate.

Nella visita che feci al signor Novikow, egli mi disse di avere per istruzione dal suo Governo di agire d'accordo cogli altri rappresentanti in tutto ciò che concerne l'esecuzione del Trattato di Berlino, ma che il Gabinetto di Pietroburga era d'avviso che conveniva adottare provvedimenti efficaci per poter indurre la Porta ad eseguire le obbligazioni da essa contratte, le esortazioni essendo ormai rimaste infruttuose.

All'infuori di questa dichiarazione, conforme alle aperture fatte dal Gabinetto di Pietroburgo di cui V. E. mi diede notizia, il signor Novikow tenne con me e con i miei colleghi un linguaggio assai temperato, e non pare che voglia prendere, per ora, un atteggiamento troppo ostile alla Sublime Porta.

È pure giunto ieri il signor Tissot, chiamato a reggere l'Ambasciata di Francia, e si attende domani l'Ambasciatore straordinario d'Inghilterra, il signor Goschen.

Intanto nulla trasparisce delle intenzioni della Porta circa alle diverse quistioni per le quali le Potenze reclamano una soluzione, ed è assai difficile il prevedere il modo d'azione che essa sceglierà.

Dalle notizie dell'Albania apparisce che le autorità ottomane vanno man mano cedendo il posto alla Lega, mi risulta da fonti sicure che le relazioni fra Scutari, Prisrend ed il Palazzo sono assai frequenti, e che nelle aUe sfere non si dimostra alcun timore delle velleità di autonomia che si manifestarono ultimamente in quelle contrade.

Riferisco per debito d'informazione queste notizie a V. E., ciò potendo dar luce sull'azione ulteriore del Governo ottomano in quanto concerne l'Albania.

L'importanza di quanto succede ora in Albania e le conseguenze che ne potranno derivare non sfuggono certamente aH' osservazione di V. E.

Mentre il R. Governo unisce ia sua azione a quella delle altre Potenze per l'esecuzione degli obblighi contratti dalla Porta, converrà prendere in considerazione che il Governo ottomano non avendo attuato a tempo opportuno il Memorandum del 12 aprile, è, e diventa ogni dì più nolente ed impotente ad eseguirlo. Il Sultano ed i Ministri non celano punto questo stato di cose. Essi sono confortati nei loro propositi dal sentimento che, rLmosso per ora il pericolo di un ulteriore espandimento dell'Austria, nessuna potenza potrà forzarli di cedere i territori in litigio.

Seppi che fu ventilato nel Consiglio dei Ministri il progetto di proporre al Montenegro la cessione di un territorio al Nord verso l'Erzegovina, ed un giornale ufficioso emise già quest'idea per assaggiare gli animi.

La condizione delle cose diventa quindi assai delicata, sovratutto per l'Italia, ed è perciò che credo mio dovere di ben chiarire a V. E. i propositi del Governo ottomano purtroppo già evidenti al momento dei negoziati pel Memorandum.

Segno ricevuta e ringrazio l'E. V. pei dispacci di questa serie dal n. 1042, in data del 10 maggio, al n. 1048, in data del 15 maggio, (1) ...

P. S. -Debbo avvertire l'E. V. che due dei dispacci di serie politica furono segnati col n. 1047, di cui l'uno porta la data del 14 e l'altro del 15 corrente. Contraddistinsi il secondo coll'indicazione n. 1047 bis.

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L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 313. Washington, 26 maggio 1880 (per. l'11 giugno).

Giorni sono Sir E. Thornton Ministro d'Inghilterra mi informò che egli aveva ricevuto istrut'lioni dal suo Governo di intendersi con i Rappresentanti di Francia, di Austria, di Germania e di ItaUa, i quali dovevano ricevere analoghe istruzioni dietro accordi presi dai rispettivi Governi, allo scopo di indirizzare una nota identica e simultanea a questo Governo per indurlo a non insistere sulla pretesa accampata di nominare un membro della Commissione di Liquidazione in Egitto e ad accettare le decisioni che dalla Commissione fossero prese.

Sir E. Thornton mi chiese se avevo ricevuto ordini in proposito ed io dovetti rispondere negativamente, il dispaccio di questa Serie n. 71 (6 corrente) (2) essendomi giunto solo avant'ieri.

Il Ministro di Francia benché abbia avuto ripetutamente ordine di opporsi alla pretesa del Governo Americano di essere rappresentato ne1la Commissione,

pure fino a pochi giorni fa non aveva ricevuto istruzioni di fare pratiche in comune coi suoi colleghi, ma non dubitava di riceverle; attualmente è assente da Washington. Il Ministro d'Austria è esso pure in viaggio nell'interno e si ignora se abbia oppur no ricevuto istruzioni. L'Incaricato d'Affari di Germania, assente, deve averle ricevute, da quanto mi è stato detto.

Abbenché nel dispaccio già citato di V. E. n. 71, si parli solo di fare le pratiche necessarie per ottenere che questo Governo accetti per parte sua come obbligatorie le decisioni della Commissione di liquidazione e non si faccia parola della pretesa degU Stati Uniti di nominare un Commissario, nondimeno credevo di interpretare correttamente il pensiero dell'E. V. associandomi ai rappresentanti delle altre quattro Potenze in quei passi che avranno istruzioni di fare collettivamente così per l'una cosa come per l'altra.

A dire di Sir Thornton e di M. Outrey la pretesa di nominare un Commissario sarebbe stata suggerita a questo Governo dal Console Generale degli Stati Uniti al Cairo, il qua,le avrebbe acquistato a vil prezzo parecchi crediti di privati verso il Governo Egiziano nella speranza, quando fosse egli stesso nella Commissione o vi avesse un amico fidato, di farli accettare per buoni, realizzando un notevole beneficio.

M. Outrey mi diceva che in seguito alla opposizione delle cinque Potenze, questo Governo non insisterà ulteriormente in questa pretesa ma declinerà recisamente di accettare fin d'ora collie obbligatorie le decisioni della Commissione e si riserverà di accettarle oppur no in seguito quando ne abbia avuto conoscenza.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 17.
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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 620. Cettigne, 27 maggio 1880, ore 11,20 (per. ore 12,30).

Le prince Nicolas de Monténégro vient d'ordonner à san chargé d'affaires à Constantinople de solliciter auprès du nouvel envoyé extraordinaire et ministre plénipotentiaire d'Angleterre que l'affaire monténégrine soit traitée avant tout autre point de la question de Turquie. Prince serait :reconnaissant si V. E. voulait donner instructions à la légation du Roi à Constantinople d'appuyer les sollicitations du chargé d'affaires monténégrin auprès de l'ambassade anglaise.

99

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÙ

T. 305. Roma, 27 maggio 1880, ore 16,35.

Le Gouvernement français nous fait nettement déclarer par san ambassadeur qu'il s'oppose à l'établissement par l'Italie d'une ligne terrestre et d'un

IO -Do~umenti diplomatici -Serle II -Vol. Xlii

bureau à Tunis. Son opposition se fonde d'une part sur le fait que, le Gouvernement du Bey n'ayant jamais payé le prix des lignes construites en vertu des conventions de 1861 et de 1865, tout le réseau tunisien constitue en ses mains un gage de sa créance, et que d'autre part notre concurrence amoindrirait la valeur de ce gage. Mon intention étant de répondre le plus tòt possible à l'argumentation française, je vous prie de me fournir immédiatement par rapport spécial toutes données utiles sur les deux points ci-dessus, à savoir si le Gouvernement français est fondé à soutenir que le réseau tunisien tout entier est pour lui un gage de sa créance et si l'ouverture de notre ligne aurait bien réeUement pour effet de diminuer la recette du réseau actuellement desservi par l'administration française.

100

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINLSTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 306. Roma, 27 maggio 1880, ore 23,55.

Le prince de Monténégro insiste pour une prompte solution de la question qui concerne sa principauté (1). Nous ne pouvons plus dans la nouvelle phase de la question prendre une initiative isolée. Mais je vous autorise à vous exprimer, si l'occasion se présente, dans le sens de l'opportunité de traiter cette question d'urgence, et s'il est nécéssaire, séparément des autres visées dans la note identique projétée (2).

101

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, PANSA

T. 309. Roma, 27 maggio 1880, ore 23,55.

J'ai autorisé notre agent a Sophia à se joindre à son collègue anglais qui a reçu instruction de conseiller au Gouvernement princier de ne pas précipiter solution de la question concernant la naturalisation des bulgares originaires des territoires cédés à la Serbie et à la Roumanie.

(l) -Cfr. n. 98. (2) -Del contenuto di questo telegramma venne data comunicazione alla legazione in Montenegro con t. 307 pari data. Collobiano rispose con t. 641 del 1o giugno, non pubblicato che nessun'altra rappresentanza aveva istruzioni di trattare separatamente la questione del Montenegro.
102

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1280. Vienna, 27 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Il Parlamento Austriaco dopo di aver in questi ultimi giorni dato termine all'approv::tzione dei Bilanci dell'anno in corso, venne prorogato e la sua riconvocazione succederà in autunno. Nel frattempo pare fuori di dubbio che il Ministero si modificherà; è però generale il convincimento che il Conte Taaffe a malgrado non abbia l'appoggio di nessun partito, tanto neU'una che nell'altra Camera, pure conserverà la Presidenza del Gabinetto, godendo Egli in questo momento la piena fiduciosa simpatia del Sovrano.

Lo spiccato avviamento ad un indirizzo ultra-conservatore federativo che caratterizzò fino ad ora la politica del Ministero attuale, avrebbe in altri tempi gravemente nociuto alle relazioni della Monarchia coll'Impero Germanico, venendosi in tal maniera ad inaugurare un sistema, che tende a dare la preponderanza agli elementi di nazionalità slava sulla razza tedesca, che quasi sempre fin qui ebbe l'egemonia nell'Impero. Nelle attuali circostanze generali dell'Europa però al Gabinetto di Berlino preme anzitutto di conservarsi l'alleanza dell'Impero Austro-ungarico, e quindi il Principe di Bismarck non solo non mostra in maniera alcuna dispiacimento per l'indirizzo politico che qui va ogni giorno più accentuandosi, ma anzi non tralascia di manifestare le sue simpatie pel Conte Taaff.e come ne è prova un recente articolo della Nord Deutsche Zeitung che ebbe a produrre nel partito tedesco liberale di qui notevole impressione.

Il così largo e completo appoggio che l'Austria trova presso la Germania nella sua politica estera, gli guarantisce la pace e la continuazione di quel prestigio che il Conte Andrassy favorito dalle circostanze seppe ridonargli in questi ultimi anni. All'interno la volontà del Sovrano è più che mai legge per tutti i popoli al di qua della Leytha; quindi a malgrado la talvolta abbastanza viva opposizione che il suo Governo incontra nello svolgimento della sua azione, che se è manifestamente osteggiata dagl'uni è favorita dagl'altri che non la trovano sufficientemente a loro favorevole, non è a ritenersi abbiano a succedere qui troppe gravi scosse.

In verità vi ha attualmente in Austria ben si può dire con grande verità di parola la confusione delle lingue: ma se ciò può apparire fatto gravissimo a chi giudica le cose dal di fuori, diversamente deve apprezzarsi da chi sopra luogo è spettatore imparziale. Sono bufere queste che passano in Austria senza lasciar gravi tracce fintantoché la Monarchia non ha a soffrire urti provenienti dall'estero; ed a guarantirla da questi procede per intanto efficacemente la stretta alleanza cona Germania.

Parvemi non inopportuno porgere all'E. V. questo sommario cenno della situazione qui, allo scopo di chiarire il vero stato delle cose intorno al quale gl'appassionati apprezzamenti dei giornali potrebbero per avventura dar luogo a meno fondate impressioni.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 48. Gravosa, 27 maggio 1880 (per. il 3 giugno).

Dopoché ebbi l'onore d'inviare a V. E. l'ultimo mio rrupporto (19 ma,ggio corrente n. 47 di questa serie) (l) ebbi visione dell'indirizzo che il Comitato Albanese presentò testé ai Consoli in Scutari. Credo inutile di unirne qui la copia, avendola cotesto Ministero già per certo ricevuta da quel R. Console (2).

Il contenuto dell'indirizzo rafforza a mio parere il valore delle considerazioni che mi sono fatto dovere di esporre nel suddetto rapporto in ordine all'attuale moto albanese.

Gli interessati a creare una questione aUermano con ogni mezzo che il moto ha per iscopo di ottenere l'indipendenza o quanto meno l'autonomia.

Nell'indirizzo invece non si fa verun cenno né dell'una né dell'altra aspirazione. Il Comitato albanese, è vero, domanda l'annullamento del protocollo 18 aprile, ma per insistere sull'applicazione pura e semplice del trattato di BerUno: dunque ammette per conseguenza l'annessione di Gussinje al Montenegro.

Ora è a chiedersi se questo Comitato sia differente da quello che impediva l'esecuzione del detto trattato rifiutando appunto l'annessione di Gussinje al Montenegro. Eppure tutti e due i Comitati parlano a nome di tutti gli Albanesi. La contraddizione è tale che prova quanto poco entrino gli albanesi nell'indirizzo, e quale sia il vero scopo del ritrovato dei comitati.

Il nuovo Comitato assicura che l'Albania «non soffrirà mai una domina

zione straniera e tanto meno slava». Forse che la dominazione della Turchia

è la vera nazionale? Così deve essere poiché a d essa non si contraddice anzi

la si ammette chiaramente affermandosi nell'indirizzo che la convenzione

dell'ultLma cessione territoriale sia stata fatta involontariamente dal Governo

ottomano. Si afferma poi che la detta convenzione non fu contrastata dalle

Potenze mediatrici perché probabilmente male istruite sulla disposizione degli

animi dei popoli albanesi. Io tengo per fermo che se i popoli albanesi fossero

davvero animati dalle aspirazioni di nazionalità non farebbero l'avvocato al

Governo Ottomano, che è pure forestiero; e non domanderebbero l'applica

zione del Trattato di Berlino che pocanzi rigettavano per l'affare di Gussinje.

L'indirizzo è forse fattura di tutta altra gente che l'albanese, e i dodici

soscrittori mussulmani (che de' sei cattolici non vale pregio il parlarne) uomini

zotici ignoranti sconosciuti e senza influenze in paese prestarono il loro nome

a' piedi d'un atto scritto in una lingua che non capiscono e che forse mai

sentirono parlare.

Si vocifera, e me lo riferirono anche alcuni de' miei colleghi che l'indirizzo

fu esteso in uno dei Consolati in Scutari. Sul che io non saprei pronunziarmi:

ma porto quasi certa opmwne che l'indirizzo in ogni modo fu o inteso o riveduto nell'Uffizio del governatore generale. A confermare la poca attendibilità di cotesto indirizzo riferirò alcuni fatti che mi furono or ora raccontati da un collega.

II Vali Izzet Pascià ad uno che gli rimproverava di essersi assunto grave responsabilità per la inesecuzione del protocollo 18 aprile rispose: «alla fin fine se mi vi forzeranno svelerò i maneggi d'un'estera Potenza a sollevare il moto attuale; per cui all'ultimo estremo si fu obbligati, onde non essere soverchiati, di spingere i mussulmani a prendervi parte ». Si rimprovera alla Porta la presenza nel campo albanese di alcuni funzionari, e specialmente di Hodo Bey, Colonnello della gendarmeria in Scutari. Ma essi sono là appunto per sorvegliare.

Lo stesso mio collega mi affermò che testé sono giunte lettere a Scutari dal Palazzo del Sultano, nelle quali si ordina di continuare la resistenza.

Un altro mio antico collega mi narrò che un prete albanese gli diceva non ha guari « noi cattolici siamo sicuri che al momento opportuno i nostri amici interverranno, e saremo sbarazzati dai turchi».

Si vede da ciò il doppio fomite dei torbidi albanesi. Da una parte un'influenza estera secondata da altre mal consigliate; e dall'altra parte la Turchia che tenta approfittare dei torbidi per esimersi dagli obblighi assunti.

Intanto sembra, a quanto mi viene riferito, che tra gli agitatori e gli agitati comincino gli screzi. Gli agitatori vorrebbero spingere gli Albanesi ad un attacco contro i Montenegrini se non altro per affermare la propria esistenza davanti l'Europa, come scriveva testè un Console in Scutari cui si imputa di pigliare parte attiva nel moto sebbene rappresenti un Governo disinteressato nella questione e interessato all'osservazione dei patti scritti. Ma agli Albanesi non commoda di arrischiarsi in combattimenti.

Altri screzi cominciano al campo tra i mussulmani e i cattolici. Costoro male provvisti, ingannati nelle promesse avute di denaro e di regali, e pensierosi del danno che soffrono nel rimanere lontani dane loro case vorrebbero partirsene. Ma i mussulmani per ordine di chi li dirige vi si oppongono.

È la confusione che si fa strada; ed io· temo, servendomi d'una frase usata nell'indirizzo albanese, che probabilmente le Potenze male istruite del motivo e dei termini di questa confusione adotteranno un partito che non sarà quello che la vera situazione delle cose invece consiglierebbe. Io temo di vedere rinnovata in Albania la soluzione che fu data agli affari di Bosnia e di Erzegovina. I torbidi che in coteste due province avevano avuto una causa puramente economica, furono creduti insurrezione politica; e questa fu fatta credere essere avvenuta per desiderio di libertà, d'indipendenza, di autonomia. E siccome ciò non era, né è possibile che fosse si lasciò che ne approfittasse chi aveva contribuito a confondere la natura di quei torbidi.

Ancora è da osservarsi che in quelle due provincie la maggioranza degli abitanti era cristiana: si trattava pertanto fino ad un certo punto d'impedire che i più fossero tiranneggiati dai meno. In Albania, per contro, e propriamente nell'ibrido moto attuale cattolico mussulmano, la maggioranza essendo mussulmana mancherebbe persino la ragione del numero.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 71.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 311. Roma, 28 maggio 1880, ore 15.

Me réservant de vous faire connaitre le plus tòt possible notre décision, je transcris ici le projet d'instructions qui devraient etre données aux représentants à Constantinople pour le point de la note identique qui concerne la question hellénique: «A l'égard de la question de la rectification de la frontière grecque, le Gouvernement de la Reine est d'accord avec les autres Puissances à penser que le retard de la Porte à répondre à la proposition de lord Salisbury doit etre considéré comme un refus, et que par conséquent, comme il est désirable dans l'intéret soit de la Turquie, soit de la Grèce, de mener cette affaire à une prompte issue, les ambassadeurs doivent annoncer à la Porte qu'une conférence des représentants des Puissances médiatrices, assistés d'officiers possédant les connaissances techniques, aura à se tenir à Berlin, et à y etre convoquée pour aborder effectivement sa tàche avant la fin de juin, à l'effet de considérer et de délibérer à la majorité sur la meilleure ligne de frontière à adopter, et que les Gouvernements de Turquie et de Grèce seront invités à envoyer des délégués pour soumettre à la conférence les arguments de leurs Gouvernements respectifs. Aussitòt qu'une décision sera prise par la conférence, une commission se rendrait sur les lieux pour régler les détails (1).

105

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 476/598. Londra, 28 maggio 1880 (per. il 1° giugno).

Col mio rapporto del 15 maggio n. 581 di questa serie (2), io aveva l'onore di trasmettere all'E. V. copia del pro-memoria che consegnai a lord Granville relativamente alla questione d'Assab, la quale faceva oggetto di parecchi dispacci di codesto Ministero e specialmente di quelli del 21 aprile scorso (3) e del 4 maggio corr. (4) n. 839 e 852 di questa serie.

Come io lo diceva nel mio rapporto, lord Granville aveva accolto con benevolenza l'esposizione verbale che io gli feci di quell'affare, ma si riservava di darmi una risposta dopo che l'avrebbe esaminato, imperocché desso gli giungeva affatto nuovo.

Dopo quell'epoca, non avendo avuto risposta alcuna dal nobile Lord, l'interpellai di nuovo; egli mi rispose che si stava preparando al Foreign Office un lavoro in proposito; ma io m'accorsi che il suo desiderio di esserci favorevole era alquanto inceppato dagli ufficii del suo Ministero, che, come ben lo sa l'E. V., si mostrarono se non direttamente, almeno indirettamente a noi contrarli quando reggeva il Gabinetto Beaconsfield.

Ciò udendo io credei opportuno di parlare di quell'affare col signor Gladstone, che anche lui ignorava che esistesse una questione d'Assab, il che proverebbe che le opposizioni che abbiamo incontrato provengono piuttosto da sorgenti inferiori, anziché dall'alto.

Il signor Gladstone si fece da me bene spiegare la cosa, e da ciò che egli mi disse, senza compromettersi però, mi parve che trovi tutto naturale che in Assab, dove non esiste Governo regolare di sorta, il nostro vi stabilisca quella autorità necessaria per mantenervi l'ordine. Egli sembrò molto interessarsi al nostro servizio di vapori tra l'Italia e le Indie, sull'origine e lo sviluppo del quale io gli diedi parecchie informazioni.

Mentre io mi trovava in conferenza col signor Gladstone, entrò nel suo Gabinetto il conte Granville, ed io stimai opportuno di cogliere quella occasione per pregare il nobile Lord di comunicare il mio promemoria al signor Gladstone, imperocché, attese le pretenzioni testé inalberate dall'Egitto, la questione d'Assab prendeva un carattere assai esteso, per cui dessa non mancherebbe di essere recata in Consiglio dei Ministri.

Giudicando dalla mia prima impressione, il signor Gladstone mi parve persuaso che eravamo nel nostro diritto nel mantenere il possesso di Assab, senza ammettere qualsiasi sovranità per parte dell'Egitto e di altri, salvo a ricercare pacatamente chi sia il vero Sovrano, tuttora incognito, di quella locaUtà.

Intanto pregai quei due Ministri di occuparsi di quell'affare per mettere un termine alle difficoltà che ci sono suscitate dal Governo egiziano.

Avremo certamente ancora da lottare col Foreign Office, che trovasi legato dai suoi precedenti, se non patenti, però accertati, per incagliare lo stabilimento Rubattino in Assab; ma non la daremo facilmente per vinta.

Intanto è ovvio uti possessionis.

(l) -Il 29 maggio, ore 19,30 venne indirizzato agli stessi destinatari il seguente telegramma che per errore non reca numero nel registro dél telegrammi in partenza: « Nous acceptons proposltlon anglalse que je vous al télégraphiée hier ». A Londra venne inviata anche l'istruzione seguente: « Je prle V. E. de le déclarer à. lord Granville ». Menabrea rispose con t. 648/482 dal 1° giugno di avPr fat''u la dichia;·a~ione a Granvil!e il qu::tle lo aveva incaricato di ringraziare li Governo italiano. (2) -Cfr. n. 53. (3) -Cfr. serle II, vol. XII, n. 889. (4) -Cfr. n. 5.
106

IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 54. Bucarest, 28 maggio 1880 (per. il 3 giugno).

Ho l'onore di qui unito trasmettere a V. E. un articolo in cifra.

ALLEGATO ANNESSO CIFRATO.

M. Simich, Directeur Général des Affaires Politiques au Ministère des Affaires Etrangères de Serbie a été ici dernièrement. Le but réel et avoué de son voyage était la vente d'une propriété qu'il possède en Roumanie, mais il parait que M. Ristich avait chargé son alter-ego de profiter de l'occasion de son séjour à Bukarest pour amener une entente entre la Serbie et la Roumanie en vue de la· proclamatfOn simultanée du titre Royal pour les deux Couronnes princières. M. Simich a eu une conversation à ce sujet avec M. Boeresco et on se vante ici de l'avoir éconduit de la bonne façon. La démarche du Cabinet de Belgrade témoigne de sa connaissance imparfaite des sentiments que l'on nourrit ici pour les populations slaves de la péninsule des Balkans. Il est malheureusement un fait avéré qu'il n'existe aucune sympathie ici pour les serbes et encore moins pour les bulgares. [Avec] ce3 derniers on en est arrivé à une des ces sttuations tendues qui engendrent toute sorte d'incidents fàcheux entre des états limitrophes. Ces incidents dont on m'a dit que le Cabinet de Bukarest a saisi tout récemment les Grandes Puissances par une circulaire adressée à ses Légations à l'étranger, ne sont, pour ainsi dire, que les symptòmes secondaires de la tension des rapports dont les causes réelles appartiennent à un ordre politique plus général. C'est à mon avis aux mémes causes qu'il faut attribuer la répugnance que ont toujours rencontré ici les ouvertures réitérées de la Serbie pour établir entre les deux Principautés les règles d'une conduite commune sur la base de la solidarité de leur intérét. Tout ceci de méme que le triste spectacle qu'offre le Gouvernement de la Bulgarie est fort regrettable au point de vue de la substitution éventuelle d'un système d'états secondaires à la puissanee ottomane dans la péninsule des Balkans. S'il p1ait aux roumains de se résigner au ròle de satellite d'un astre majeur, libre à eux de choisir l'attitude qui leur convient. Les adorateurs de la force ne sont déja que trop nombreux de nos jours, mais on ne peut que déplorer que le parti libéral en Roumanie manque ainsi à sa mission cn rendant les plus mauvais services à la cause de l'autonomie des peuples de la péninsule des Balkans; non seulement il néglige les occasions favorables dont des hommes d'Etat aux vues larges 'et élevèes saw:aient tirer le plus grand parti pour l'avenir de la Roumanie, mais il prend le coeur léger une responsabilité des plus graves vis-à-vis de toute l'Europe libérale en contribuant par leur attitude à repousser les Principautés slaves dans les bras de la Russie, ce qui arrivera infailliblement le jour où celles-ci devront de plus en plus constater que sous les auspices de l'Allemagne la Roumanie n'emboite les pas que derrière l'Autriche. Cette politique mesquine pourrait en dernier lieu réussir fatale à la Roumanie elle-mème, dont éteint l'essor de l'esprit si nécessaire aux entités politiques récemment constituées.

107

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 627. Madrid, 29 maggio 1880, ore 16 (per. ore 21).

Dans la séance d'hier on s'est occupé des demandes du Maroc jusqu'au

n. 13 sans difficulté, mais j'ai du me convaincre que notre droit de protection sera vivement combattu par mes collègues. Il importe que Gouvernement du Roi intervienne auprès des principaux Cabinets pour les décider à modifier instructions à leurs représentants dans un sens plus conforme à nos vues, ce que peuvent faire sans abdiquer leurs intérèts. Autrement au moment opportun il nous conviendrait de déclarer qu'en vue attitude contraire, nous ne

pouvons plus soumettre question droit de protection à l'examen de la conférence. Je me tiendrai en attendant rigoureusement aux instructions données qui ne permettent pas transiger sur notre droit, vaillamment défendu par Scovasso à Tanger.

108

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 314. Roma, 29 maggio 1880, ore 16,30.

Ainsi que votre rapport du vingt cinq (l) nous le laissait prévoir, le baron Haymerle nous a fait exprimer par Wimpffen l'opinion du Cabinet de Vienne à savoir que la conférence projetée ne devrait s'occuper que de la question hellénique. Nous partageons, au fond, ce méme avis.

109

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 626. Berlino, 29 maggio 1880, ore 17,20 (per. ore 18,50).

Cabine t de Berlin approuve projt~. démarche concernant question hellénique; mais sans en faire condition de son acceptation il trouve que mieux vaudrait s'abstenir pour le moment d'inviter Gouvernements turc et grec à envoyer délégués à la conférence pour exposer arguments. Notre discours de la Couronne a produit ici une bonne impression.

110

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 630. Tunisi, 29 maggio 1880, ore 17,45 (per. ore 23,35).

Je viens d'apprendre de bonne part que ministre tunisien a fait remettre au consul français ma note du 25 courant. Ainsi après avoir constamment refusé communication protestation française méme à titre d'information, notre correspondance se discute ave·c consul français pour combiner avec lui réponse à y donner. Je ne crois pas que Gouvernement de Sa Majesté voudra laisser son agent exposé à une conduite si inconvenante et déloyale qui blesse notre dignité et me t nos intéréts sous la dépendance d'un age n t étranger (2).

(l) -Cfr. n. 89. (2) -Per la risposta cfr. n. 112.
111

IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 268. Madrid, 29 maggio 1880 (per. il 6 giugno).

Sono molti mesi che in iscritto e verbalmente ho l'onore di manifestare all'E. V. la mia convinzione che l'affare dell'abolizione delle protezioni nel Marocco tendeva ad uno scopo diverso da quello che appalesava.

Le protezioni erano il pretesto, lo scopo vero era di distruggere l'influenza che l'Italia poco a poco, e profittando degli errori di coloro che l'osteggiavano e superando tutti gli ostacoli che sin qui le frapposero, seppe guadagnarsi in quell'Impero nel periodo di undici o dodici anni, influenza che ingelosisce non solo l'Inghilterra ma anche la Spagna come prima d'ora ebbi più volte occasione di constatare.

Ora, ciò che succede alla Conferenza quasi mi fa temere che si cerchi di contentare la Francia nelle sue domande per isolare l'Italia.

La Francia credo domandi in sostanza la conservazione della convenzione o, piuttosto regolamento delle protezioni fatto tra il suo Rappresentante in Marocco, Signor Beklard, ed il Commissario del Sultano nel 1863, al quale hanno aderito le altre potenze rappresentate in Marocco, meno l'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America, e, da quanto ho potuto congetturare, l'Italia; stipulazione che non ha nessuno dei requisiti che costituiscono un regolare trattato, e che il Ministro Britannico Hay, nelle Conferenze tenutesi in Tangeri nel 1877 ne proponeva l'abolizione, e dop<t di lui il Ministro Bargas nelle domande presentate alla Conferenza che ebbe luogo in detta città nel 1879, ne domandava anch'egli l'annullazione. La Francia dunque vuole i sensali o agenti di Commercio e vorrà sceglierli nei luoghi che più le piaccia e coprirli di protezione la più efficace; ed è su questi due punti che il suo Ambasciatore si troverà in disaccordo col Plenipotenziario Sceriffiano Bargas, perché questi domanderà che non si possa proteggere la persona di questi agenti né i loro beni, ma si proteggano soltanto gli interessi Europei che sono nelle loro mani; che essi agenti siano scelti fra gli abitanti delle città del litorale e non fra quelli dell'interno del paese.

Su questo argomento dunque vi saranno grandi contestazioni e dal contegno che osserveranno i membri della Conferenza nelle medesime si potrà meglio giudicare se le mie apprensioni siano fondate o meno. Ma intanto un indizio che i membri della medesima sono poco favorevoli all'Italia lo si ha nelle conversazioni particolari che il Conte Greppi ebbe con loro, sulle quali egU deve aver intrattenuto l'E. V. ed allorché il Rappresentante francese ha domandato che si confermasse il diritto di protezione ereditario che aveva la famiglia Ben-Chimol interprete indigeno della Legazione di Francia in Tangeri, domanda questa che è stata accordata senza alcuna opposizione, questo degno Rappresentante dell'Italia, fondato sulla clausola di potenza la più favorita che abbiamo nei nostri trattati, avendo voluto riservare eguale privilegio alla famiglia Toledano, interprete indigeno presso la Legazione d'Ita.Lia, privilt-gio che già gode da 17 anni, si udirono da ogni parte contestazioni, ognuno voleva la stessa cosa e forse non tutti vi avevano gli stessi diritti, che vi abbiamo noi; gli opponenti dicevano che questo privilegio lo abbia l'Interprete francese sta bene perché è inscritto nel regolamento suddetto del 1863 ma se lo dovesse aver pure quello d'Italia allora lo reclameremmo anche per i nostri Interpreti indtgeni; eppure questi interpreti non hanno mai goduto né mai domandato sin ora tal privilegio. Il Conte Greppi poscia per mostrarsi conciliante, ed anche perché veramente non valeva il pregio di sostenere questo punto, ha saviamente ceduto.

Se in queste piccole scaramucce i membri della Conferenza lasciano indovinare l'attitmiinP poco favorevole all'Italia, quale sarà la loro opposizione, nell'ora della battaglia, quando il suo Rappresentante domanderà risolutamente il rispetto dei suoi diritti?

Vi è ancora la grossa questione dei sudditi marocchini che ottengono la nazionalità straniera, e che ritornano a dimorare negli Stati del loro antico Sovrano.

Io credo che la Francia sosterrà il principio che l'Imperatore del Marocco, appoggiato dal Ministro Inglese, e forse anche da quello di Germania e di Spagna, non ammette cioè quello di riconoscere la loro nazionalità straniera e conseguentemente di considerarli come se tale cambiamento di nazionalità non fosse avvenuto.

Se si risolve questa questione diversamente da quello che pretende S. M. Sheriffiana, la facilità di ottenere la nazionalità francese che vi è in Algeria, in Portogallo, nel Brasile ed in altre parti può divenire un elemento di debolezza per l'Impero. Ma d'altronde essendo ormai manifesto che il bene del Marocco non è che l'obiettivo apparente delle Conferenze, mentre lo scopo vero mira a tutt'altro; che questo scopo lo si vuol conseguire malgrado i fatti ineluttabili, e le ragioni evidenti ed incontestabi1i che ci contendono di abbandonare protetti e diritto di protezione, abbenché quest'abbandono non ebbe ancor luogo in Tunisi, e che non può aver luogo in Marocco perché qui le tenebre della barbal'ie vi sono ben più fitte che altrove; che insomma l'abolizione di tale diritto e l'abbandono dei protetti sarebbe una flagrante violazione dei principii di giustizia senza tener conto dei doveri di umanità; che tale abolizione non è comandata da nessuna causa imperiosa, tanto più che si devono estJirpare gli abusi. Essendo ormai manifesto, dico, tutto ciò, non rimane altro mezzo all'Italia per combattere questa per noi dannosa coalizione che quello di sostenere la Francia qualora sia avversata nelle sue pretese.

Di questo modo noi potremo, se l'E. V. lo crede opportuno, domandare in l'icambio alla Francia di sostenerci nei nostri diritti, ed il Governo Italiano potrà anche, all'evenienza del caso, profittare della facilità d'accordare la nazionalità italiana ai sudditi del Sultano del Marocco quando essa non possa venir contestata da S. M. Sceriffiana neppure a quei marocchini cne ritornano a dimorare nel suo Impero.

Del resto si vede chiaramente che la politica che ci osteggia in Egitto ed in Tunisi vuole anche danneggiarci in Marocco; ma se il Governo del Re si dimostrerà irremovibile nella risoluzione di mantenere i protetti che ha attuai

mente in Marocco ed il diritto consuetudinario la, per noi, detestabile politica dei nostri avversari non potrà nuocerei nell'Impero ove sono accreditato.

L'E. V. giudicherà se sia o no il caso far valere, non alla Conferenza, la quale sembra aver preso il suo partito, ma presso i diversi Governi che sono del tutto ostili alla nostra influenza in Marocco, questa determinazione del R. Governo ed il diritto sulla quale è appoggiata.

A me sembra che potrebbe per anentura giovare alla nostra causa una interpellanza alla Camera dei Deputati relativamente alla Conferenza di Madrid, nella quale l'Interpellante esprimesse la convinzione che il Governo del Re saprà nella stessa tutelare i nostri interessi in Marocco.

Io sottometto confidenzialmente e rispettosamente queste mie riflessioni al savissimo giudizio dell'E. V. per quel poco, o nulla che possano valere.

112

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 317. Roma, 30 maggio 1880, ore 18.

Le procédé que vous me signalez (l) est inqualifiable mais il ne nous convient pas de présenter une réclamation à laquelle, les faits ne nous résultant pas de source officielle, on répondrait par une fin de non recevoir ou par un démenti. Nous devons poursuivre fermement notre chemin sans nous arréter à de pareils incidents. J'attends votre rapport pour continuer la négociation avec Paris.

113

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A COPENAGHEN, DELLA CROCE, A L'AJA, BERTINATTI, E A STOCCOLMA, SPINOLA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROGCHETTI

T. 321. Roma, 30 maggio 1880, ore 18 (2).

Greppi nous télégraphie (3) que la majorité de ses collègues parait ne pas vouloir admettre notre manière de voir, c'est-à-dire qu'il n'y a pas lieu de renoncer au droit coutumier de protection et que tout ce qu'on doit faire, à cet égard, est d'écarter les abus en réservant aux Gouvernements la faculté, que maintenant exerçaient les représentants à Tanger, d'accorder les protections,

et en déclarant que la protection n'implique point l'exemption des impòts. Les protégés actuels seraient bien entendu maintenus dans la situation qu'ils possèdent. Nous sommes convaincus que ce serait une grande et déplorable erreur d'abandonner ce terrain. Le Maroc n'a jamais été jusqu'ici en mesure, ni de prouver les inconvénients qu'il affirme étre la conséquence du présent état de choses, ni de fournir, en fait, la certitude qu'on peut désormais compter sur l'efficacité de ses lois et sur l'impartialité de ses fonctionnaires. Des incidents récents démontrent jusqu'à l'évidence que les protections sagement et régulièrement accordées sont, aujourd'hui encore, au Maroc la seule garantie sérieuse, soit pour les besoins du commerce étranger soit pour les exigences de la civilisation. Le jour où le Maroc aura témoigné de sa maturité civile et sociale nous serons les premiers à abandonner un droit dont nous reconnaissons la caractère exceptionnel.

(Per Parigi) Nos vues coincidant, en cette matière, avec celles du Cabinet français, nous serions heureux de le voir agir, camme nous le faisons, auprès des autres Cabinets, pour les amener à modifier les instructions de leurs répresentants à Madrid.

(Per Londra) C'est une question d'ordre élevé qui mérite, selon nous, d'attirer la sollicitude personnelle de M. Gladstone et de lord Granville. V. E. en connait tous les détails. Je suis persuadé que si elle a une conversation avec le ministre des affaires étrangères, celui-ci ne saurait ne pas étre impressionné par nos arguments dont la valeur nous parait d'une évidence élémentaire.

(Per gli altri) Vous connaissez les détails de la question par l es pièces diplomatiques qui vous ont été communiquées. Tàchez d'obtenir du ministre des affaires étrangères l'envoi à Madrid d'instructions conformes à notre point de vue, qui seui permet de donner à la question une solution, ne compromettant aucun des intéréts qui y so n t engagés (l).

(l) -Cfr. n. 110. (2) -A L'Aja e Stoccolma il telegramma venne inviato alle ore 23,55. (3) -T. 627, del 29 maggio, non pubblicato.
114

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. Madrid, 30 maggio 1880 (per. il 4 giugno).

Col mio telegramma d'jeri (2) ho giudicato necessario di attirare l'attenzione dell'E. V. sull'atteggiamento ostile de' miei colleghi, membri della Conferenza, alla conservazione del nostro diritto di protezione nel Marocco, quale fu validamente difeso dal commendatore Scovasso nelle conferenze di Tangeri.

(l} Con t. 318, pari data, Greppi venne avvertito dell'invio di questo telegramma. Per le risposte cfr. nn. 115, 121, 124, 128, 157. Non si pubblica la risposta deli'Aja (R. 237 dell'll giugno).

Benché non sia imminente l'istante in cui la conferenza dovrà occuparsi di tale questione, mi pare assai conveniente sin d'oggi, porre innanzi agli occhi dell'E. V. lo stato delle cose, acciò in tempo opportuno Ella prenda nell'alta sua saviezza quei concerti che giudicherà necessarii, e si compiaccia poscia di farmi pervenire o la conferma delle primitive istruzioni o le modificazioni da introdursi in esse.

Con sorpresa iscorgo tra i più avversi al nostro assunto il Ministro di Portogallo il quale si è fatto in questa circostanza l'avvocato del Marocco. Naturalmente quanto espongo non è che l'estratto delle cose da me rilevate in confidenziali e famigliari colloquii coi colleghi, ma questo mi bastò per convincermi che tutti sono ostili al nostro concetto, e che, portata la questione nella conferenza, è da prevedersi che mi troverò completamente isolato. Non mi sembra che nemmeno l'ambasciatore di Francia sia disposto ad appoggiarci benché il punto ch'egli stesso si propone di vincere nella conferenza sia assai più grave del nostro, cioè quello di costringere il Marocco a considerare formalmente come nazionali francesi, tutti quei marocchini che, anche dopo breve soggiorno nell'Algeria, fanno ritorno alle loro terre natie, provveduti d'un brevetto di nazionalità francese. La opposizione mi sembra di tal natura, che le eccellenti ragioni, di cui sono armato in difesa del nostro assunto, non saranno prese in considerazione, perché ad ogni costo non si vuole che noi conserviamo, col mezzo delle protezioni, la nostra influenza, sempre crescente, nel Marocco.

Ciò che più mi preme ora di conoscere si è sino a qual punto posso spin-· gere la mia resistenza nella conferenza cioè se sino a quello di ritirarmi dalla conferenza nel caso si persista nella opposizione violenta che prevedo ci verrà fatta. Stante che il nostro atteggiamento nelle conferenze potrà offendere ta suscettibilità di qualche governo, col quale per altri riguardi non ci convenisse di risvegliarne il malcontento, io mi sono permesso di suggerire all'E. V. d'intavolare diretti accordi coi principali governi per indurii a voler dare ai loro rappresentanti a Madrid l'istruzione di non opporsi al mantenimento delle nostre protezioni nel Marocco, mantenimento che vogliamo circondare da quelle garantie che ne impediscono l'abuso, come fu proposto dal commendator Scovasso nelle conferenze di Tangeri, almeno sino a che il Marocco riuscirà a convincerci che le popolazioni non musulmane saranno rispettate e che l'impero non cadrà sotto l'esclusiva influenza d'una potenza che tende a dominare in quelle regioni, ed a farsi signora dello stretto.

Parmi che la nostra dignità è vivamente interessata a non permettere che venga menomamente intaccata la legittima influenza nostra nel Marocco, influenza che mercé l'abile ed energico contegno del nostro rappresentante colà, è in via di aumento, come già notai, e che in tempo si sventino quelli stessi tentativi che già su altri punti della costa d'Africa si fecero per annientare la secolare influenza dell'Italia nel Mediterraneo.

Oso insistere presso l'E. V., a cui stanno tanto a cuore le sorti del nostro paese, e che tanto gagliardamente sa difendere i nostri interessi, a farmi conoscere gli ordini suoi a riguardo d'una questione che interessa la grandezza d'Italia e le sorti di malmenate popolazioni.

(2) T. 627, del 29 maggio, non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 636. Vienna, 31 maggio 1880, ore 16,06 (per. ore 17,45).

Je viens de remettre au baron Haymerle un aide-mémoire dans le sens du télégramme de V. E. d'hier soir (l) relatif à la conférence de Madrid pour le Maroc. Le ministre m'a promis de faire étudier la question, mais il ne m'a pas caché que le Gouvernement austro-hongrois n'ayant presque pas d'intérétls dans ce pays, le comte Ludolf a pour instructions de se rallier constamment à la manière de voir du représentant anglais, vu que la Grande Eretagne a de tout temps eu la protection des sujets austro-hongrois au Maroc.

116

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 323. Roma, 31 maggio 1880, ore 22,40.

L'ambassadeur d'Angleterre me communique que la France, l'Autriche-Hongrie et l'Allemagne recommandent d'omettre, dans l'instruction pour les représentants à Constantinople concernant la question hellénique, la phrase invitant la Grèce et la Turquie à envoyer leurs dé1égués pour etre entendus par la conférence. Le Cabinet de Londres nous demandant ce que nous pensons à cet égard, j'ai répondu que nous n'y avons pas d'objection, d'autant plus que les grandes Puissances seront toujours libres d'adresser plus tard aux deux parties intéressées l'invitation qu'on trouve aujourd'hui prématurée (2).

117

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 324. Roma, 31 maggio 1880, ore 23,45.

Wimpffen m'a dit aujourd'hui qu'il avait, à son regret, dù signaler à Vienne, un discours que le député Baratieri aurait, d'après un compte rendu

publié par le chroniqueur du Diritto, dans le numéro du 28, prononcé dans un diner d'amis offert à lui et à un autre député originaire de Trente. Le Diritto de ce soir publie une lettre de M. Baratieri, dans laquelle ce dernier déclare qu'il n'a jamais prononcé le discours politique qu'on lui attribue.

(l) -Cfr. n. 113. (2) -Nigra comunicò con t. 657 del 2 giugno che anche il Governo russo aveva consentito all'omissione dell'invito alla Grecia e alla Turchia.
118

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. 879. Roma, 31 maggio 1880.

Fin dal marzo u.s. V. E. aveva additato il provvedimento preso dal Gabinetto di S. James di estendere la giurisdizione del Consolato in Gedda al territorio di Assab.

Ci è stato ora proposto il quesito (l) del come debba comportarsi il Comandante del R. Legno, e gli stessi residenti italiani in Assab nel caso in cui quel Console britannico volesse esercitare atti di giurisdizione dopo aver chiesto l'exequatur, per quel territorio, a Costantinopoli od al Cairo, anziché a Roma.

Questa, per verità, sarebbe una naturale conseguenza del modo di vedere di codesto Governo il quale considera il territorio di Assab come dipendente dalla sovranità della Porta, mentre il Governo del Re crede di essere nel vero sostenendo che il territorio di Assab apparteneva a sultani indigeni indipendenti tanto dal Viceré d'Egitto che dal Sultano di Costantinopoli e che in seguito alla cessione dei diritti di sovranità fatta da quei capi ad un R. suddito quel territorio è divenuto italiano.

Fedele ai principi più volte enunciati il R. Governo non crede dovere scostarsi dalla linea di condotta che si è tracciata in questa delicata questione e se realmente il Gabinetto di Londra chiederà alla Porta l'exequatur per il Consolato inglese ad, Assab, noi ci asterremo dal muovere alcuna opposizione, !imitandoci ad enunciare contro l'effettivo servizio in Assab di funzioni consolari non autorizzate da un regio exequatur, quelle riserve che crederemo necessarie a salvaguardia dei nostri diritti (2).

Non posso però nasconderle che un simile passo da parte del Governo inglese, che nessuna ragione di necessità o di urgenza varrebbe a giustificare, non potrebbe non essere considerato in Italia come una dimostrazione di malvolere alla quale ci attenderemo tanto meno in quanto che leale ed amichevole fu costantemente la condotta da noi tenuta verso il Gabinetto di Londra in questo affare.

Presentandosele l'occasione sarebbe quindi opportuno che V. E. facesse presentire la penosa impressione che il R. Governo e l'opinione pubblica in Italia

risentirebbero qualora si avverasse la emergenza più sopra indicata e si appalesasse, mercé pubblico atto, un contegno meno benevolo del Governo inglese a nostro riguardo in una questione nella quale gli interessi e l'influenza dell'Inghilterra non sono in alcun modo impegnati.

(l) -Cfr. t. 621 di Amezaga del 27 maggio. ed. in L'Italia in Africa, Serle storica, vol. I Etiopia -Mar Rosso, tomo II, a cura di C. Giglio, Roma, 1959, p. 125. (2) -Cfr. t. 310 del 27 maggio non pubblicato con cui vennero date istruzioni in proposito al conso;e ad Aden.
119

IL REGGENTE LA DIREZIONE GENERALE PUBBLICA SICUREZZA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, BOLIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

N. R. 3118. Roma, 31 maggio 1880 (per. il 1° giugno)

Reputo conveniente comunicare all'E. V., in relazione a precedente carteggio, il seguente rapporto del Prefetto di Verona.

«Da tutte le notizie che mi pervengono dal Trentina, mi risulta che è cessato quello stato di ansietà che s'era sollevato negli abitanti di quella regione, per gli straordinari provvedimenti militari presi dall'Austria, ansietà che si era naturalmente ripercossa nei nostri paesi ed aveva dato luogo a così lunghi ed esagerati commenti. Ora si è constatato che il movi:..nento militare, sebbene inusitato non sortiva però dai limiti delle disposizioni portate dalle nuove leggi militari austriache, e non poteva attribr.irsi a propositi ostili deliberati, sebbene quel movimento consigliasse a noi una previdente cura per sollecitare le corrispondenti misure di vigilanza e di difesa. Ora segnalo con molta soddisfazione questo spirito di pace che si diffonde in questo territorio a noi confinante, e che di là estende una salutare influenza sul nostro; il che è tanto più notevole e riesce veramente opportunissimo in questo momento in cui, sia per parte del nostro esercito, sia per parte delle truppe austriache incominciano le esercitazioni militari che per evidente ragione di studio, devono principalmente svilupparsi nelle località montuose del confine. Di questa situazione tranquillante ha ragione di averne compiacenza il nostro Governo, in quanto che è in gran parte il frutto delle sue chiare ed energiche dichiarazioni, espresse in ogni opportuna occasione al Parlamento Italiano ».

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 698. Cairo, 31 maggio 1880 (per. il 6 giugno).

In questo momento mi perviene una circolare di questo ministero degli Affari Esteri per dimandare la convocazione di una commissione internazionale per introdurre nel regolamento organico giudiziario e nelle disposizioni stesse dei codici della riforma, quelle modificazioni che l'esperienza avrebbe dimostrato esser necessarie.

Il -Documenti diplomatici. -Serie II -Vol. XIII

Mi premura rimetterne una copia all'E. V. col postale francese che parte per Napoli (1).

La commissione sarebbe composta, secondo la circolare egiziana, dei rappresentanti delle potenze che hanno aderito alla riforma, e di commissari aggiunti con voto consultivo, che naturalmente sarebbero i rispettivi magistrati, e primi i consiglieri della corte d'appello.

Non si può ammettere che la commissione si riunisca nei mesi estivi. Alcuni magistrati incominciate le vacanze, sono già partiti in congedo, ed altri si accingono a partire, e la maggior parte dei miei colleghi partiranno alla fine di giugno, sicché è opinione generale, e dello stesso Governo egiziano, che soltanto nella prima quindicina d'ottobre potrà incominciare i suoi lavori.

È probabile però che possa prevalere l'idea, alla quale parteciperei, che la commissione possa subito riunirsi per constatare la sua istituzione, e per sua decisione rimandare ad ottobre il suo installamento definitivo. In questo caso sarebbe indispensabile di attenerne i poteri necessari per mezzo telegrafico, come fu fatto per la firma della dichiarazione che ha preceduto la promulgazione del decreto vicereale per l'istituzione della commissione di liquidazione.

Debbo però osservare esser assolutamente indispensabile, ed è questione gravissima, di assicurarsi che l'esercizio dei tribunali delle riforme non sia per qualsiasi causa interrotto allo spirare del primo quinquennio di prova. La commissione che s'intende istituire potrà esser sicura di terminare i suoi lavori all'epoca determinata del 31 gennaio 1881? Non si tratterebbe di modificare soltanto il regolamento organico giudiziario, ma la circolare egiziana allude a modificazioni nelle disposizioni stesse dei codici vigenti. E non s'ignorano alcune intenzioni del Governo egiziano, come per esempio quella di voler estendere la competenza dei tribunali sull'intera giurisdizione correzionale sugli stranieri, e particolarmente quella di modificare l'articolo II del regolamento d'organizzazione giudiziaria che garantisce da atti arbitrari i diritti acquisiti dagli stranieri.

Il Governo egiziano non deve incolpare che se stesso di aver tanto ritardato a rivolgersi alle potenze, e noi ed altri governi, non abbiamo cessato di usar vera pressione perché ne prendesse l'inizi,ativa. E le potenze debbono, a parer mio, !asciargliene la responsabilità, ed esigere che l'esercizio dei tribunali della riforma non possa essere interrotto, lo che porterebbe delle conseguenze di una gravità incalcolabile. Per la maggior parte delle potenze inoltre, trattandosi di modificazioni ai codici, approvati e sanzionati dai rispettivi Parlamenti, io credo necessaria la stessa approvazione delle rappresentanze nazionali, e non è perciò possibile risolvere precipitosamente questioni di tal natura.

A scongiurare questa pericolosa eventualità, le potenze nell'aderire alla istituzione della commissione, debbono esigere una prolungazione della prima prova quinquennale, qualora la commissione non portasse a termine i suoi lavori al 31 gennaio 1881.

Ho ragione di credere che questa precauzione sia già preveduta dal Gabinetto di Vienna. E dirò di più, che il signor Kremer, delegato austriaco della cassa del debito pubblico, chiamato al ministero come direttore della divisione politica per l'Oriente, la crede tanto più necessaria, che è partito convinto che tanto il Governo egiziano, quanto i due controllori sperino che possa aver luogo la sospensione dell'esercizio dei tribunali della riforma, per emanare nell'interregno con decreti vicereali leggi da manomettere i diritti acquisiti, garantiti dall'art. 11 del regolamento d'organizzazione giudiziaria.

(l) Non si pubblica.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 640. Parigi, 1° giugno 1880, ore 9,50 (per. ore 11,48).

J'ai obtenu du Cabinet français la promesse d'envoyer à ses agents auprès des différents Cabinets instructions de se joindre à l'action des leurs collègues d'Italie conformément aux suggestions du Gouvernement du Roi relatives aux protections au Maroc; et sur la demande du directeur des affaires politiques je lui ai laissé à cet effet un résumé du télégramme d'avant hier (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALE 644. Parigi, 1° giugno 1880, ore 15,50 (per. ore 18).

Le directeur politique affectant le ton de l'intimité, vient de me demander si j'ai reçu des nouvelles de l'affaire de Tunis; comme j'exprimais l'espoir que nous nous entendrions, il m'a déclaré que nous ne nous entendrions jamais, à moins qu'il ne s'agisse de relier le cable italien aux bureaux déjà existants. Il s'est plaint du langage de notre presse à propos de Tunis et m'a dit que je devais faire connaitre à mon Gouvernement l'intimité de la Tunisie avec les intéréts français. Je lui ai observé que des còtes de la Sicile nous voyons Tunis et que je ne me chargerais certainement pas de cette commission. Il m'a répliqué que c'est camme si la France disait que des còtes de la Bretagne on voit l'Angleterre. Je dois signaler à V. E. la tendance croissante du Gouvernement français à dévoiler ses prétentions autoritaires sur Tunis. Il est possible que le poste de Londres soit offert au marquis de Noailles.

(l) Cfr. n. 113.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 646. Vienna, 1° giugno 1880, ore 16,40 (per. ore 18,50).

Haymerle vient de me dire qu'il a reçu de Rome nouvelle Journal Ofjiciel d'hier publié décret royal qui prescrit conversion titres nominatifs propriété immobilière Propaganda Fide pour le dix juin. Il s'est montré très impressionné de cette mesure qu'à son dire rien ne faisait prévoir. Il a ajouté que la susdite institution a un caractère international qui aurait du l'exclure des mesures prises par rapport à d'autres institutions religieuses purement italiennes. Il fait observer que le jour ou la Propaganda n'aura plus libre disposition de ses biens, les fidèles cesseront d'envoyer de l'argent et qu'elle s'éteindra en Italie. Il m'a exprimé désir que je prie V. E. faire suspendre exécution décret. J'ai répondu ignorer complètement la chose ne pas ètre dans le cas de soutenir une discussion à ce sujet n'y étant préparé d'aucune manière; ne pouvoir pas non plus transmettre désir mesure soit suspendue si effectivement décret royal est émané mais j'ai consenti à rapporter à V. E. discours que Haymerle m'a tenu ainsi que pénible impression que ce fait a produit sur lui. Je croirais nécessaire que des explications quelconques soient données à ce sujet au Gouvernement impérial, en réponse aux observations qui m'ont été présentées (1).

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IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 647. Bruxelles, 1° giugno 1880, ore 18,56 (per. ore 22).

Comme suite à mon télégramme d'hier au soir (2), je m'empresse de vous informer que, d'après ce que me fait connaitre à l'instant le ministre des affaires étrangères, ce Gouvernement est d'avis maintenir les protections au Maroc, mais qu'il faut absolument les restreindre et en écarter les nombreux abus. Ce sont là les instructions générales envoyées au ministre belge qui d'autre part devra strictement conformer sa conduite à celle du ministre d'Angleterre.

(l) -Cfr. n. 129. (2) -T. 639, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1281. Vienna, 1° giugno 1880 (per. il 4).

Nella visita di congedo da me fatta ieri al Barone Haymerle, toccammo assieme press'a poco tutte le questioni pendenti in Oriente in conseguenza del Trattato di Berlino avendogli io manifestato il desiderio di conoscere il più che possibile i suoi apprezzamenti al riguardo ond'essere in grado di esporli al mio Governo in occasione della mia imminente andata a Roma.

S. E. mostrassi lieta del parere espresso dall'E. V. in maniera conforme al suo, sulla convenienza di limitare assolutamente alla questione del Confine ellenico i lavori della Conferenza a riunirsi a Berlino, dicendo poter essere assai pericoloso il lasciar aperta la via acché questioni d'ogni genere, gridi di dolore etc. trovino mezzo di farsi discutere con grave pericolo di occasionare dissidi fra le Grandi Potenze che è di massimo comune interesse evitare.

Il Barone Haymerle venendo in seguito a parlare della questione turcomontenegrina dicevami esservi grandi ragioni per credere che dietro gli Albanesi vi sia la Porta. Mantenne più fermo il suo punto di vista già altre volte manifestatomi, cioè le Potenze non doversi incaricare altrimenti della cosa, che a mezzo dell'azione diplomatica da esercitarsi a Costantinopoli. La conversazione essendo caduta su quest'argomento S. E. tornò a farmi un'indiretta allusione su di un intervento militare italiano in Albania !asciandomi nuovamente chiaramente intendere che la presenza della nostra bandiera in tanta prossimità dei territori sui quali sventola quella imperiale non potrebbe essere considerata con occhio indifferente dal Gabinetto di Vienna. A ciò io credetti rispondere che già avevo avuto occasione di esprimergli il mio particolare apprezzamento sul modo di vedere del mio Governo in proposito, non poter quindi che riferirmi alla nostra precedente conversazione su quell'argomento di cui ebbi a render conto all'E. V. col mio rapporto del 18 maggio scorso n. 1276 (1). Ragionando poi in tesi generale, S. E. esprimevasi meco in modo assai recisamente contrario a qualsiasi intervento militare di qualunque natura, onde procurare l'eseguimento delle stipulazioni di Berlino: dicevami la questione di guarentire in una qualche maniera l'adempimento delle prescrizioni di quel Trattato, essere stata ventilata durante il Congresso e respinta in modo assoluto, non potersi quindi riprendere ulteriormente in considerazione. Tenuto conto delle presenti circostanze generali d'Europa non ho difficoltà a credere che realmente il Gabinetto di Vienna abbia su quella questione il modo di vedere che mi manifestava il Barone di Haymerle.

(l) Cfr. n. 70.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1283. Vienna, 1° giugno 1880 (per. il 4).

Discorrendo ieri col Barone Haymerle su varie questioni, la conversazione cadde pure sugl'intendimenti che si continua ad attribuire alla Rumania d'innalzarsi al rango di Regno.

Senza manifestar per conto mio nessun apprezzamento mi studiai d'indagare il meglio che possibile gl'intendimenti in proposito del Primo Ministro Imperiale. S. E. dissemi non risultargli l'esistenza a Bukarest in questo momento di un simile progetto. Non esitò però ad esprimersi in maniera da farmi capire che ravviserebbe molto inopportuno da parte del Governo rumeno il tentare un passo simile, essendo esso di natura ad adombrare alcune potenze. Finì poi il suo dire coll'accennarmi, che d'altronde il Congresso di Aquisgrana aveva stabilito che nessun Stato potesse cambiar titolo senza l'assenso delle Grandi Potenze. Mi limitai a rispondere con un sorriso a quell'evocazione ad una disposizione di cui l'Italia non ha fatto calcolo per conto suo, e la conversazione su quell'argomento finì cosi. Ho però dovuto constatare che il Gabinetto di Vienna si opporrebbe energicamente acché il Principe Carlo assumesse il titolo di Re, ed evidentemente il concorso della Germania non gli verrebbe meno anche in questa circostanza. Nelle presenti condizioni dell'Europa sarebbe dunque assai imprudente da parte del Governo rumeno il tentare un passo che potrebbe restare lettera morta.

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IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 654. Madrid, 2 giugno 1880, ore 10,50 (per. ore 18).

Dans la conférence d'hier, plénipotentiaire du Maroc déclarait retirer les demandes 14, 15, 16 concernant traitement des courtiers se confiant au bon sens membres de la conférence. Tout de suite après que plénipotentiaire anglais eut présenté des propositions sur plusieurs points plus rigoureuses de celles rétirées par Maroc, français combatit alors vivement présentation de ces nouvelles propositions déclarant que son Gouvernement lui ayant donné instructions pour discuter celles du Maroc tout de meme pouvait pas en discuter d'autres avant que celles-ci fussent connues à Paris. Plénipotentiaire allemand et moi avons appuyé manière de voir plénipotentiaire français. Les autres plénipotentiaires donnèrent avis favorable plénipotentiaire anglais. Nouvelle séance différée jusqu'à réponse Gouvernement français.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 660/484. Londra, 2 giugno 1880, ore 15,58 (per. ore 18,40).

N'ayant pas rencontré Granville, j'ai vu hier lord Tenterden auquel j'ai fait part des considérations émises par V. E. dans son télégramme du 30 mai dernier (l) au sujet du droit de protection au Maroc. Lord Tenterden m'a dit que le Gouvernement britannique partageait à ce sujet l'opinion de V. E., c'est à dire qu'il ne fallait aucunement se dessaisir du droit de protection, mais qu'il fallait simplement en régler l'application de manière à faire disparaitre les abus auxquels il donnait lieu, en ne maintenant que les dispositions qui peuvent etre utiles au commerce et aux rapports internationaux en général.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 328. Roma, 2 giugno 1880, ore 16.

Je m'empresse de fournir au baron Haymerle les explications qu'il désire (2) et nous sommes d'autant plus heureux de le faire qu'il n'est évidemment pas bien renseigné. La Gazette Officielle a publié non pas un décret royal mais un simple avis portant qu'une enchère de biens appartenant à la Propaganda Fide aura lieu le dix de ce mais. Il s'agit de l'exécution de 1873 relative aux corporations religieuses de Rome. La Propaganda Fide reçoit au fond un traitement analogue à ce lui d es corporations religieuses étrangères; elle n'est point assujettie à suppression. Elle est seulement astreinte à se soumettre à la règle générale de la démobilisation de la propriété immobilière. Le produit de la vente sera sans aucune détraction à quelque titre que ce soit, intégralement investi en rente nominative italienne, ce qui aura pour effet certain d'augmenter très considérablement le revenu de la Propaganda. Il est bon d'ajouter, qu'il y a quelques années, un immeuble de cette institution a été vendu sans opposition de sa part dans les memes conditions des prochaines enchères et avec un profit très notable. On avait espéré de pouvoir continuer avec la meme méthode d'accords amicaux entre le Domaine et la Propaganda. C'est ce qui a fait différer de plusieurs années l'exécution d'une loi qu'il ne dépend pas de nous de ne pas faire observer. Mais nos pourparlers poursuivis avec une pa:tience toute exceptionnelle, n'ayant pas abouti, on a diì, à la fin laisser libre cours à la loi. Je prie V. E. de soumettre ce qui précède au baron Haymerle en lui faisant remarquer que le patrimoine de la Propaganda, sauf l'augmen

tation effective du revenu, et sauf la conversion en rente, ne change point de nature, ni de destination, car aujourd'hui meme l'institution est loin d'avoir une entière disponibilité de san bien.

(l) -Cfr. n. 113. (2) -Cfr. n. 123.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA

T. 331. Roma, 2 giugno 1880, ore 23,35.

D'après une communication de l'ambassadeur d'Angleterre, toutes les Puissances ayant annoncé leur adhésion, j'ai prié le chargé d'affaires du Roi à Constantinople (l) de considérer camme lui ayant été formellement adressées les instructions concernant la question de la frontière hellénique dont le texte résulte de mes télégrammes des 28 et 31 mai (2).

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. CONFIDENZIALE 1017. Roma, 2 giugno 1880.

Mi pregio di segnar ricevuta alla E. V. del suo rapporto n. 2540 di questa serie, in data degli 11 decorso mese (3), col quale Ella mi riferisce un colloquio che ebbe testé con codesto Segretario di Stato circa le cose dell'Albania.

Le considerazioni da Lei svolte per dimostrare al suo interlocutore quanto siano assurde le voci, poste in giro dalla stampa austriaca, con le quali si attribuiscono all'Italia mire ambiziose sull'Albania, corrispondono pienamente alle idee ed ai propositi del R. Governo. Non posso quindi, se non approvare il linguaggio da Lei tenuto testé col principe Hohenlohe ed esprimergliene tutti i miei ringraziamenti.

A questo proposito stimo opportuno di comunicare all'E. V. un rapporto che il R. Ambasciatore in Vienna m'indirizzò in data del 18 decorso mese (4) intorno al medesimo argomento. L'E. V. scorgerà che il conte di Robilant tenne col barone di Haymerle un linguaggio analogo a quello da Lei tenuto col principe Hohenlohe; e noterà pure che il Ministro imperiale degli Affari Esteri non si è mostrato alieno dal riconoscere che l'intervento delle armi austriache nell'Albania non potrebbe esser veduto con indifferenza dall'Italia, e che sarebbe quindi da desiderarsi da ambo i due Stati che il mantenimento dello statu qua sulle coste dell'Adriatico rimanesse inalterato.

Malgrado le affermazioni ufficiali del Gabinetto di Vienna, a me importa però di richiamare l'attenzione della E. V. sulle notizie che continuamente ci pervengono dal R. Consolato in Scutari circa la propaganda austriaca, che si prosegue in Albania con crescente attività. Se noi non ci esageriamo il fondamento, che possono avere tali notizie, non possiamo negare loro però un valore, che non hanno certamente le voci di occupazione italiana messe in giro dalla stampa austriaca.

Nel trasmetterle qui unito, per particolare sua informazione oltre alla copia del precitato rapporto della R. Ambasciata in Vienna, copia di alquanti brani tolti dai rapporti del R. Console in Scutari (l) ...

(l) -Con t. 332, pari data, non pubblicato. (2) -Cfr. nn. 104 e 116. (3) -Cfr. n. 36. (4) -Cfr. n. 70.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

D. 996. Roma, 2 giugno 1880.

Debbo esprimere in particolar modo alla E. V. i miei ringraziamenti per il contenuto del Suo Rapporto n. 1276, di questa serie, in data 18 decorso maggio (2), col quale Ella mi riferisce il tenore di un colloquio, che ebbe testé con codesto Ministro degli Affari Esteri intorno a certi disegni attribuitici dalla stampa austriaca per una occupazione dell'Albania da parte delle truppe italiane. Mi è grato di significarle, innanzi tutto, che .il linguaggio da Lei tenuto col barone di Haymerle ha incontrato la mia piena approvazione, in quanto che esso C?rrisponde perfettamente alle nostre idee ed al nostro fermo proposito di concorrere cioè al mantenimento della pace. D'altra parte non è stato minore il nostro compiacimento nell'udire che l'Austria Ungheria non si nasconde che l'Italia potrebbe difficilmente guardare con occhio indifferente l'intervento delle armi austriache nell'Albania e che sia quindi da desiderarsi, per il reciproco vantaggio dei due Stati di mantenere intatto lo statu quo sulle sponde dell'Adriatico. Al pari di Lei, penso 'anch'io che gioverà per l'avvenire lo aver preso atto delle esplicite parole del Ministro degli Affari Esteri.

Se non che di fronte alle manifestazioni ufficiali dei sentimenti del Governo austro-ungarico, non mi sembra fuor di luogo di richiamare l'attenzione della E. V. sulle notizie che continuamente ci provengono dal R. Consolato in Scutari e che ci fanno manifesto quanto la propaganda austriaca in Albania sia vivace e come essa si :prosegua con un certo sistema prestabilito, al quale è lecito attribuire un valore ben più reale che non sia quello inerente a semplici invenzioni da giornalisti.

Stimo quindi opportuno di trasmetterle qui unito, per sua particolare informazione, alquanti brani estratti da varii rapporti del R. Console in Scutari relativi a tale argomento (l).

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 70.
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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DE'L CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 663. Terapia, 3 giugno 1880, ore 0,17 (per. ore 2,15).

L'ambassadeur de Russie proposera que dans la rédaction de la note on accentue spécialement le point relatif à la question monténégrine. Les autres représentants ne partagent pas cette opinion et veulent se teni:r aux termes de la circulaire Granville. Je prie V. E. de me faire connaitre pour ma gouverne les intentions du Gouvernement du Roi à ce sujet (1). M. Goschen est reçu aujourd'hui par le Sultan.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 669. Vienna, 3 giugno 1880, ore 16,25 (per. ore 18,20).

Je viens de donner connaissance au ministre des affaires étrangères du contenu de la dépéche de V. E. en date d'hier (2). S. E. me charge d'exprimer à V. E. ses remerciemens pour !es renseignements qu'elle lui a fournis. Elle admet que la Propaganda n'a pas, méme aujourd'hui, entière disponibilité de son bien, mais elle observe que par le fait de la conversion de sa propriétè immobilière en rente de l'Etat, la disponibilité méme partielle de son bien cesserait, car la rente étant vincolata, l'institution ne pourrait désormais compter que sur les intéréts et verrait par là en réalité amoindris les moyens dont elle peut disposer. Haymerle me prie de faire de nouveau appel au nom du Gouvernement austro-hongrois aux sentiments de V. E. afin que, en considération du caractère humanitaire et universel de la Propaganda on sursoie à l'exécution de la mesure. S. E. croit cette suspension d'autant plus possible que l'enchère n'a pas été annoncée par décret royal.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 333. Roma, 3 giugno 1880, ore 16,40.

J'ai reçu votre télégramme concernant la question du Maroc (3). Nous sommes avec l'Angleterre tout-à-fait d'accord qu'il faut faire cesser les abus en matière de protection. Mais nous croyons que le but serait dépassé si on

allait au delà de la double restriction que nous avons proposée et que j'ai sommairement reproduite dans mon télégramme du 30 mai (1). Le représentant anglais est bien loln de rester sur ce terrain. Il supprime toutes les protections, meme celles accordées par le passé, qui ne sont pas entièrement conformes à la lettre des traités récents. Dans la séance d'avant hier, le représentant marocain ayant retiré certaines propositions, le représentant anglais les a reprises pour son compte en aggravant encore la teneur. Cette tendance est d'autant plus grave que la plupart des Puissances secondaires, ainsi que nous venons de l'apprendre, ont donné à leurs représentants à Madrid pour instruction de se rallier toujours au vote du représentant anglais. V. E. sait qu'il ne s'agit ici pour nous d'aucun intéret particulier, il faut biert insister sur ce point. C'est une question d'humanité et de civilisation, car nous avons, surtout depuis les incidents douloureux dont l'opinion publique s'est émue avec raison, la conviction profonde que le maintien du statu quo en matière de protection, sauf les deux restrictions ci dessus rappelées, est tout-à fait indispensable au Maroc. Sans cela l'Europe assumerait une bien lourde responsabilité dont la plus grf!.nde partie pèserait sur l'Angleterre. C'est pour cela que, connaissant l'élévation d'esprit des hommes qui dirigent aujourd'hui la politique britannique, je renouvelle à V. E. la prière de vouloir bien appeler sur ce sujet l'attention personnelle de lord Granville et de M. Gladstone. Mon impression que je vous communique d'une manière confidentielle est que le représentant anglais à Madrid suit encore l'impression des idées personnelles du ministre britannique à Tanger, idées diamétralement contraires aux notres et que le Cabinet Tory avait trop facilement admises.

(l) -Cfr. n. 142. (2) -Cfr. n. 129. (3) -Cfr. n. 128.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 670/485. Londra, 3 giugno 1880, ore 22,46 (per. ore 11,55 del 4).

La cour de chancellerie a entendu ce matin affaire Rubattino. Le chancelier Malins s'est abstenu de résoudre la question de fond après avoir caractérisé dans les termes les plus sévères la conduite de la compagnie. Il a dit qu'il regrette de ne pas pouvoir ordonner à cette dernière de ne point se dessaisir de la ligne. Notre demande est ainsi repoussée mais sans dépenses. La compagnie ayant annoncé qu'elle présenterait demain le contrat français, le chancelier a répondu que probablement il ne l'aurait pas approuvé et aurait attendu de nouvelles offres. Nos avocats estiment que si demain nous faisons une offre ferme de cent dix mille livres en renonçant à l'option la Cour pourrait nous adjuger la ligne de préférence aux français. Prière de répondre sans délai (l). Le mieux serait de donner p}eins pouvoirs à M. Santillana qui me prie de recommander vivement sa proposition à v. E.

(l) -Cfr. n. 113. (2) -Per la risposta cfr. n. 139.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 334. Roma, 3 giugno 1880, ore 23,55.

L'ambassadeur de France est venu me dire que dans une première conversation entre MM. Goschen et Tissot l'idée a surgi de faire acte de bienveillance et d'impartialité envers la Sublime Porte, au moment où on va lui faire des communications d'un caractère pénible pour elle, en témoignant de l'intéret pour les musulmans de la Roumélie orientale qui auraient, parait-il, à se plaindre de l'autorité de leurs compatriotes chrétiens. Il s'agirait de faire à cet égard une enquete.

(Per le cinque ambasciate) J'ai répondu au marquis de Noailles que j'allais télégraphier à notre chargé d'affaires à Constantinople de se joindre aux démarches qui seraient faites dans ce but.

(Per Costantinopoli) Je vous autorise à vous joindre aux démarches qui seraient faites dans ce but.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 672/486. Londra, 4 giugno 1880, ore 9,35 (per. ore 13,30).

Granville m'a fait part en secret pour ètre communiqué à V. E. d'un nouveau projet pour régler la question du Monténégro. Le Cabinet de Saint James avait d'abord proposé d'abandonner le tracé du comte Corti et une partie du tracé russe et de remplacer Goussigne par un territoire qui aurait été pris sur la bande de terre qui sépare le Monténégro de la Serbie, mais Autriche-Hongrie à qui le projet a été communiqué s'y est opposée. Alors le cabinet anglais a proposé un nouveau tracé qui est le suivant, tel qu'il résulte du memorandum que vient de me communiquer le Foreign Office et dont voici la traduction: «La frontière suivrait vers le ouest la ligne votée par la commission, depuis le lac de Scutari jusqu'environ à l'onzième point Malyan. Là elle se réunirait à la ligne russe et continuerait jusqu'à son extrème point sud est, à partir duquel elle rejoindrait la Bojana au confluent de la petite rivière qui sort du lac Soj, et suivrait le cours de la rivière principale jusqu'à la mer. Depuis la cote du lac de Scutari, la frontière suivrait la ligne votée par la commission et de là jusqu'au vingt quatrième point elle continuerait le long de la ligne rouge, sur laquelle les votes ont été également partagés. De là elle suivrait de près tracé russe et rejoindrait celui de la commission à Sonkajrada. Le nouveau litoral qui serait ajouté au Monténégro devrait et:·e soumis aux memes conditions qui ont été imposées par l'article XXIX du traité de Berlin au litoral cédé à cette époque à la Principauté. Les Puissances devraient employer leur influence pour obtenir en faveur de la province de Scutari une administration autonome suffisante pour satisfaire les désirs légitimes des albanais du nord tout en maintenant leur liens avec la Porte». Granville pense que l'Autriche acceptera ce nouveau tracé si toutes les autres Puissances y adhèrent. A cet effet il compte sur le concours de l'Italie.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 336. Roma, 4 giugno 1880, ore 12,20.

La situation parlementaire est telle que je ne puis prendre sur moi la responsa'bilité d'une offre ferme et sans réserve d'option (1). Veuillez dire à Santillana de télégraphier en clair à Rubattino le texte de l'ordonnance rendue par la Cour. Le texte que nous ferons connaìtre à Tunis pourra atténuer l'effet du rejet de notre demande. Enfin je prie M. Santillana de me tenir au courant de ce que la Cour va décider à l'égard de la demande de la compagnie tunisienne.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 677/487. Londra, 4 giugno 1880, ore 17,10 (per. ore 20,35).

La compagnie tunisienne a présenté aujourd'hui à l'approbation de la Cour de chancellerie son contrat avec les français. Le chancelier Malins a déclaré qu'il n'aurait point approuvé ce contrat sans avoir, au préalable, donné à M. Rubattino l'opportunité de faire une offre de son còté; il a ajouté que si vous offriez la somme de 106 mille livres sterling, ferme, aux memes conditions que celles consenties par les français, cest-à-dire dépòt de dix mille livres sterling, et paiement du solde pour le 25 juin, vous auriez la préférence. Répondez de suite et en cas affirmatif, donnez dispositions banquier Londres faire dépot, à peine Santillana lui aura donné avis. Il me paraìt qu'au point où en sont les choses, on ne peut guère hésiter à accepter l'offre du chancelier Malins. A mon avis, un refus de notre part compromettrait notre considération aux yeux du public anglais, et donnerait le dernier coup à notre influence en Tunisie. Je pense qu'en refusant le ministère assumerait envers l'Italie, dont le sentiment de dignité a été vivement excité dans cette question, une responsabilité bien plus

grande, peut-etre, que celle qui lui incomberait par l'acceptation de la proposition inespérée qui nous est faite et qui se traduit en définitive par une simple affaire de finance qui se réduit à une garantie d'intérets pour une somme rélativement peu considérable (1).

(l) Cfr. n. 136.

141

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 340. Roma, 4 giugno 1880, ore 22,50.

Veuillez remercier lord Granville d'avoir bien voulu nous confier son nouveau projet d'arrangement pour le Monténégro (2), et lui dire que notre assentiment est acquis dès aujourd'hui à toute combinaison qui, étant agréée par les deux parties intéressées, le serait également par les grandes Puissances. L'essentiel pour nous est qu'on arrive le plus tòt possible à assurer la tranquillité du pays albanais. Le comte Corti étant à Londres j'aimerais à connaitre son avis (3) sur ce nouveau projet que je prie V. E. de lui communiquer confidentiellement.

142

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 341. Roma, 4 giugno 1880, ore 22,50.

Vous pourriez prendre ad referendum la rédaction que l'ambassadeur de Russie proposerait pour l'affaire du Monténégro (4), et me référer, avec ce texte, l'opinion qui serait émise, à cet égard, par les autres représentants.

143

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (5)

R. 397. Madrid, 4 giugno 1880 (per. l'B).

Ho ricevuto a suo tempo il telegramma ed il dispaccio n. 123 di questa Serie (23 maggio ultimo) (6) che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi impartendomi le

istruzioni acciò io mi adoperi, d'accordo coi miei colleghi, in mira di promuovere ed adottare nella conferenza, una risoluzione intorno alla libertà religiosa in pro degli abitanti del Marocco, simile a quella sanzionata dall'art. LXII del trattato di Berlino, e questo in conseguenza dell'invito fatto dal Santo Padre alle Potenze cattoliche.

Mi è grato di poter annunziare all'E. V. che ricevettero questo invito non solo i rappresentanti delle Potenze cattoliche in Madrid, ma anche quelli delle Potenze acattoliche, tranne, almeno sinora, il plenipotenziario inglese.

Non si venne tuttavia ad un accordo sul modo di presentare la proposta della Santa Sede, né sulla persona del rappresentante che debba far questo, cioè se il plenipotenziario d'Austria conte Ludolf o se il plenipotenziario di Spagna signor Canovas del Castillo, come presidente della conferenza.

*Non mi parve quest'ultimo appieno soddisf1atto della pratica che vuolsl iniziare a favore della libertà religiosa nel Marocco, forse nutrendo esso timore di dovere appoggiare nella conferenza delle teorie in contraddizione con quelle da lui sostenute allorché si discusse nel parlamento spagnolo se nella nuova costituzione doveva prevalere il principio di tolleranza o quello della libertà religiosa *.

Trovansi qui i signori Veneziani e Netter come rappresentanti dell'alleanza israelitica universale e si adoperano nell'intento d'interessare i membri della conferenza a voler sostenere la causa degli israeliti tanto malmenati nel Marocco. Deposero nelle mani del presidente della conferenza numerose petizioni a questo effetto, e dobbiamo sperare che esse verranno prese in seria considerazione, benché vi sieno alcuni tra i miei colleghi, i quali sostengono che la conferenza deve puramente restringersi all'eSiame delle domande marocchine.

*Ho l'onore di qui acchiudere i protocolli definitivi della terza e quarta seduta ed il protocollo della seconda (l) che venne ristampato per la correzione di un errore tipografico*.

(l) -Per la risposta cfr. n. 144. (2) -Cfr. n. 138. (3) -Cfr. n. 149. (4) -Cfr. n. 133. (5) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi, !n LV 28, pp. 23-24. (6) -Cfr. n. 85; il dispaccio non è pubblicato.
144

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 342. Roma, 5 giugno 1880, ore 11,45.

J'apprécie tout ce qu'il y aurait de grave dans notre refus d'accepter la combinaison que la Cour de chancellerie nous offre (2). Mais la situation parlementaire est telle que pour le moins un délai de quelques jours nous est indispensable pour prendre les arrangements nécessaires d'une part avec M. Rubattino et les banquiers et d'autre part avec les chefs de parti. Je prie donc

V. E. de faire demander par M. Santillana un sursis jusqu'à samedi prochain, justifié par le besoin où M. Rubattino se trouve de se concerter avec ses coin

téressés au sujet du cantrat qu'il est appelé à signer. Si V. E. le crait canvenable, je la prierais d'intervenir elle meme auprès de lard Malins, à titre afficieux, paur abtenir le délai dant natre campa!triate fait la demande paur des matifs d'une légitimité taut-à-fait évidente.

(l) -Non si pubblicano. (2) -Cfr. n. 140.
145

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 684/490. Londra, 5 giugno 1880, ore 16,45 (per. ore 20,15).

Après avair interpellé Santillana et répandant au télégramme de V. E. en date d'aujaurd'hui (l) je m'empresse de dire qu'il est impassible de demander un délai au chanceller Malins qui a déjà assumé une grave respansabilité en différant l'apprabatian du cantrat français paur danner à M. Rubattina l'appartunité de se... (2). Un nauveau délai engagerait la respansabilité persannelle du magistrat, en présence à la situatian absalument incertaine dans laquelle il p1acerait les actiannaires et qui l'expaserait lui rneme à des revendicatians pécuniaires sérieuses. Quant à l'interventian dans cette affaire, sait de l'ambassade, sait du pauvair exécutif anglais, elle est impassible, elle aurait le caractère d'une pressian cantraire à l'esprit d'indépendance absalue dant juit la magistrature et qui ne paurrait etre que très sévèrement jugée. Il faut danc prendre dès à présent une résalutian et surtaut ne pas campter sur un nauveau délai qui ne paurrait etre demandé par le sallicitar à l'audience de mercredi déjà fixée par la chancellerie paur la résalutian de la cause, car paur les raisans ci dessus énancées, il est taut-à-fait imprabable qu'il puisse etre accardé. Il ne faut pas perdre de vue que dans ce pays d'affaires le délai cancédé par le magistrat est déjà cansidéré camme un acte de bienveillance, vaire meme de faveur inusité.

146

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 686/491. Londra, 5 giugno 1880, ore 17 (per. ore 22).

Faisant suite à man télégramme d'aujaurd'hui (3), je me permets d'exprimer une idée relativement au chemin de fer de Tunis. Camme cette affaire n'est pas une questian de parti, mais une questian d'intéret natianal, le ministère paur se cancilier le parlement paurrait pracéder camme il a déjà fait avec succès dans d'autres circanstances. Dans ce but il réunirait les chefs plus influents des

divers groupes de la Chambre et leur exposerait confidentiellement l'état de cette affaire en faisant appel à leur patriotisme pour aider le Gouvernement à la résoudre. Je suis persuadé que cet appel serait entendu et que les divers groupes se rangeraient à l'avis de leurs chefs. Ainsi le Ministère n'aurait plus à craindre les conséquences de l'incertitude qui règne dans l'état des partis.

(l) -Cfr. n. 144. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Cfr. n. 145.
147

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFF'EI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA (l)

D. 998. Roma, 5 giugno 1880.

L'Ambasciatore austro-ungarico mi ha manifestato il desiderio del suo Governo di conoscere quali pratiche l'Italia d'accordo colla Francia e l'Inghilterra, abbia intraprese presso il Gabinetto di Santiago a tutela dei numerosi interessi delle colonie straniere stabilite al Perù, ed ha esternato l'intenzione del Gabinetto di Vienna di associarsi ai passi concertati fra le tre Potenze.

Ho risposto al Conte Wimpffen che fin dal primo cominciare delle ostilità il

R. Governo, preoccupato dei serii pericoli cui erano esposti i regii sudditi dimoranti sul litorale del Paeitico, avea dato istruzioni ai proprii rappresentanti a Lima e a Santiago di formulare le più ampie riserve per i danni che dalle operazioni di guerra avrebbero potuto derivare a quei nostri connazionali; che in seguito avendo i Comandanti delle forze chilene manifestato apertamente il proposito di muover guerra crudele e devastatrice affrancandosi dalle leggi che il progresso e la civiltà dei tempi impongono ai belligeranti, i Rappresentanti di Francia, d'Inghilterra, degli Stati Uniti e del Belgio accreditati a Santiago decisero d'indirizzare separatamente a quel Ministro degli Affari Esteri cortesi ma formali rimostranze contro le annunziate determinazioni, riservando in modo speciale i diritti e le ragioni dei neutrali; e che finalmente quandc le minacciate misure di rigore vennero tradotte in. atto col bombardamento e col saccheggio di Mollendo e di altre località del litorale peruviano, il Governo del Re ha dato per telegrafo istruzione al suo Agente a Santiago di porsi d'accGrdc coi suoi colleghi di Francia e d'Inghilterra ai quali si aveva ragione di credere sarebbero pervenute analoghe istruzioni di presentare al Gabinetto di Santiago una protesta collettiva contro l'operato delle forze chilene ed a salvaguardia dei diritti e degli interessi dei rispettivi nazionali.

Ha infine espresso all'Ambasciatore austro-ungarico tutta la soddisfazione del

R. Governo per l'intenzione manifestata dal Gabinetto di Vienna di associarsi alle rimostranze indirizzate a quello di Santiago, facendo voti perché l'accordo stabilitosi fra le principali Potenze europee che hanno interessi in quelle contrade, valga ad indurre a miglior consiglio il Governo chileno, e lo faccia persuaso della necessità di por fine ad uno stato di cose lesivo dei diritti che lo jus delle genti sanziona a favore dei non belligeranti.

!2 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) Ed., con alcune varianti, In LV 30, pp. 224-225.

148

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 346. Roma, 6 giugno 1880, ore 16,04.

Je crois que demain je serai en mesure de vous faire parvenir une réponse sur l'affaire tunisienne et j'espère qu'elle pourra etre favorable. Conformément à l'idée de V. E. (l) j'avais déjà pensé à nous mettre d'accord avec les chefs de partis. Je les verrai demain. En attendant M. Rubattino prend toutes les mesures pour qu'un banquier à Londres tienne au moment opportun les dix mille livres à la disposition de M. Santillana.

149

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 690/492. Londra, 6 giugno 1880, ore 17,23 (per. ore 18,45).

En conformité du télégramme de V. E. en date d'hier (2), j'ai communiqué au comte Corti le dernier projet de l'Angleterre pour définir la question des frontières entre le Monténégro et la Turquie. Voici textuellement la réponse qu'il m'a donné à ce sujet: «Le comte Corti est d'avis qu'il convient maintenant de laisser à l'Angleterre l'initiative et par conséquent la majeure responsabilité de la solution de la question du Monténégro ».

150

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 349. Roma, 6 giugno 1880, ore 23,30.

Le Russie propose que l'enquéte sur la situation des musulmans dans la Roumélie orientale soit faite d'abord par le Gouvernement local sous le contrale séparé et privé des représentants étrangers. Selon les résultats les Cabinets s'entendraient sur une démarche commune. Nous n'avons, quant à nous, aucune objection contre ce modus procedendi.

(l) -Cfr. n. 146. (2) -Cfr. n. 141.
151

L'INGEGNER GIORDANO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO

L. P. Roma, 6 giugno 1880.

Jeri sera voleva andarla a vedere anche tardi, ma poi non ho più .potuto, e le scrivo questo biglietto. Ebbi occasione di parlare due volte con Sella, ed ancora jeri sera, dell'affare ferrovia Tunisi nello stadio del momento, stadio insperato, e la sua opinione è che il Ministero faccia, o faccia fare immediatamente e recisamente l'acquisto come lo propone Menabrea -e come fece il Ministero inglese per le azioni di Suez ·-presentando poi la cosa fatta e finita al Parlamento.

Qualunque altro ritardo, o rigiro sarebbe fatale àlla nostra influenza e prestigio: mentre dopo qua:nto già avvenne, l'ottenere tale vittoria non potrebbe che riscuotere l'approvazione del Parlamento. Jeri io avevo detto a Sella che sarebbe stato interpellato da Cairoli (così mi aveva detto Rubattino), ed esso era pronto a consigliare per il sì, ma poi seppi che non fu interpellato, e mi rincrebbe molto.

Pensiamo all'importanza del momento che ci si presenta e che il tribunale inglese ci offre! Le conseguenze di un rifiuto sarebbero il più gran disastro!

152

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 351. Roma, 7 giugno 1880, ore 11,30.

Je suis heureux de vous annoncer que les hommes politiques influents des différents pal'ltis, consultés par moi, ont été unanimes à recommander vivement l'.acceptation de l'offre qu'on nous fait pour le chemin de fer tunisien. M. Rubattino télégraphiera dane demain en clair à Santillana l'autorisation à faire déclarer par le sollicitor son acceptation formelle. En attendant il prend ses mesures pour faire trouver depuis demain à la disposition de M. Santillana chez un banquier de Londres les dix mille livres sterling. Le nom de ce banquier sera· indiqué dans le télégramme en clair. Nous espérons maintenant que rien n'entravera l'issue favorable de cette affaire à laquelle, sous la directive de

v. E., M. Santillana a travaillé d'une manière si distinguée.

153

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 694. Berlino, 7 giugno 1880, ore 17,21 (per. ore 18,05).

Pour la conférence des pleins pouvoirs me sont nécessaires. Le prince de Hohenlohe me prie de dire à V. E. que lors meme que les délégués techniques ne sont pas explicitement mentionnés dans les lettres d'invitation, il va de soi qu'ils sont aussi convoqués pour la date du 16. Hohenlohe me dit en outre relativement à l'idée d'une enquete dans la Roumélie orientale et à la contreproposition russe, que l'Allemagne, tout en reconnaissant qu'il est juste que la situation des musulmans dans cette province soit sauvegardée, ne s'est encore prononcée d'une manière définitive, mais il espère que les puissances parviendront à une entente à laquelle il ne manquerait pas alors de s'associer.

154

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 698/493. Londra, 7 giugno 1880, ore 23,20 (per. ore 1,35 dell' 8).

Santillana me dit qu'il est indispensable que Rubattino lui donne sa procuration générale pour l'autoriser à este.r en jugement, à prendre tout engagement, signer tout acte, en un mot à accomplir en son lieu et piace toutes formalités jugées nécessaires pour conduire à bonne fin l'affaire du chemin de fer avec faculté de substituer en cas d'absence un autre mandataire. Cette procuration devrait etre légalisée par le consul anglais. On prévoit une résistance opiniatre de la part de la compagnie Tunis, qui interjetera appel contre le refus de la chancellerie d'approuver le contrat français. On compte sur fermeté du chancelier Malins. En cas de refus formel de la société, ce magistrat ne pourrait pas obliger celle-ci à céder la ligne à Rubattino, mais il pourrait la contraindre à capituler, en persistant à refuser sa sanction au dit contrat français.

105

L'accertamento dei conti per gli effetti del precedente articolo, avrà luogo in conformità delle prescrizioni e norme speciali da determinarsi d'accordo tra il R. Governo e la Società R. Rubattino e c. ·in esecuzione della presente Convenzione.

Qualora il reddito come sopra depurato venisse a superare 1'8 % tutto il di pm andrà a vantaggio del Governo in deduzione, senza interessi, di quanto avesse pagato la Società negli esercizli precedenti per effetto dell'assunta gManzia. E qualora, a mezzo di tali deduzioni il Governo venisse ad essere totalmente rifuso dei fatti esborsi, il maggior reddito di che sopra verrà ripai'!Uto ~n porzioni eguali fra esso e la Società.

La Società R. Rubattino e C. si obbliga di fare il serv1z10 della strada ferrata ili cui si rese acquirente colla maggior possibile diligenza, adotbando, compatibilmente colle leggi e costumi locali e coi vincoli del capitolato di concessione, tutti quei provvedimenti e miglioramenti di cui fosse suscettibile; di procurare la coincidenza dei treni cogli arrivi dei piroscafi, di coordinare un servizio cumulativo fra questi e la ferrovia ed infine di agevolare con ogni altro mezzo possibdle il maggior sviluppo del commercio italiano in quelle regioni, ma con la sollecitudine, sia con facilitazioni nei trasporti, a seconda delle intelligenze .a prendersi col R. Governo.

E' vietato alla Società R. Rubattino e C. di cedere in qualunque tempo e caso ad altri né in tutto né in parte, sia la proprietà, sia l'esercizio della strada ferrata e sue dipendenze senza il previo formale consenso del R. Governo, sotto penale, in caso diverso dei danni e della U!lmediata cessazione della garanzia del reddito come sopra convenuta.

La Società R. Rubatbino, per altro, si riserva, con~ente fin d'ora H Governo, di costituire, per quanto riflette la strada ferrata di cui la presente convenzione, rma speciale Società anonima avente sede e la dtrezione nei R. Stati.

Il Consiglio d'amministrazione di questa Società e il personale, tanto dell'ammiIllistrazione, quanto quello tecnico e dell'esercizio, dovrà, compatibilmente colle pre~ scrizioni del capitolato di concessdone, essere composto per quattro quinti almeno di sudditi italiana.

so

Il R. Governo assume ad esuberanza e per ogni buon fine, impegno d'interporre

i. suoi buoni officii presso quello di S.A. il Bey di Tunisi affinché non venga frapposto ostacolo alla piena esecuzione della cessione fatta dalla « Tunisian Railway Company Limited » alla Società R. Rubattino e C.

go

Nella legge d'approvaZJ1one a cura del R. Governo sarà inserito apposito articolo pel quale tutti gli atti contrari di qualsivoglia natura che la Società R. Rubattino e C. o la sooietà anonima che in sua sostituzione avesse costituita saranno per stipulare o dovessero far valere nei R. Stati relativamente all'acquisto della strada ferrata, ai lavori da farsi nella medesima, alla menutenzione, amministrazione, esercizio ed altri, andranno esenti dalla tassa proporzionale di registro e soggetti soltanto alla tassa fissa di lire una.

I patti contenuti nella presente Convenzione sono espressamente subordinati alla approvazione del Parlamento cui sarà tosto sottoposto apposito progetto di legge.

156

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, R. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE R. 16. Sofia, 7 giugno 1880 (per. il 18) (1).

Nei miei precedenti rapporti ho scritto alcuni cenni sulle condizioni di questo paese che potrebbero forse parere troppo negligenti di quella considerazione che è dovuta ai tentativi e agli errori di uno Stato fanciullo. Ma per quanto sia vero che la libertà debba curare se stessa, e che ogni possibile condizione sia del giogo finora patito incomparabilmente migliore, non è meno innegabile essere il Principato di Bulgaria, comè stato fissato e constituito, privo di quegli elementi che potrebbero ordinare le instituzioni civili e politiche e fondare una incipiente ma vitale democrazia.

Di fronte allo spettacolo a cui debbono assistere, alcuni tra i miei colleghi, e specialmente quello d'Austria, eccedono invero nei loro giudizi, né tacciono in pubblico le critiche, le accuse e gli acerbi rimproveri con mal celato disprezzo. Sono le rimostranze di chi quasi si compiaccia delle cose che biasima e desideri che il male si volga in peggio.

E che nell'intimo del pensiero esista nell'austriaco questa speranza m'è parso scorgere dalla frase ch'egli mi rivolse quando i miei colleghi principiarono a consigliare la conciliazione coi Principati limitrofi nella vertenza sulla legge di naturalità: «conciliare codesti Stati equivale a voler effettuare il programma di Gladstone pei popoli di questa penisola! :. e codesta espressione rammenta, per quanto siano diverse le scene e mutati i tempi, l'antica politica di chi temeva popoli avversi affratellati assieme. Né hanno minore significazione l'altre parole del medesimo mio collega quando io gli chiesi, a lui che avvocava l'assoluta necessità della modificazione in senso restrittivo allo statuto di questo Principato per cacciar di seggio gli attuali «agitatori~. se ben peggiori effetti non avverrebbero dal porre le cose dello Stato nelle mani a un numero più ristretto degli stessi elementi che pur sono i soli esistenti, né si possono mutare, e ad una consorteria. Il Conte di Khevenhuller mi rispose che avevo ragione, e pertanto essere solo rimedio «sottoporre questo Stato al reggimento di una Commissione Europea ~

Siffatte opinioni, manifestatemi nella intrinsichezza dei nostri rapporti, ma senza veruna raccomandazione di silenzio, non gli saranno inspirate dal suo Governo; ma Le indicheranno, ad ogni modo, quali siano la condotta e le tendenze politiche del Rappresentante del vicino Impero, inviperito dall'ascendente più che mai assoluto della Russia.

Sin da principio egli volse ogni sua cura ad impossessarsi dell'animo del Pr1ncipe. Palesava questo intento senza reticenze: «è necessità che il Principe si persuada non esservi per lui salvezza fuorché nell'Austria; e, opponendosi, suggellerebbe la propria perdita :.. E il Principe è vinto.

Ma le speranze fondate sul Capo dello Stato andarono smarrite al ritorno dell'Altezza Sua da Pietroburgo, imperocché la accresduta autorità Sua era base a quelle speranze; e però non trova il Conte di Khevenhuller più rimedio alla condizione delle cose se non che nella sospensione d'ogni esercizio della vita politica in questa Nazione. L'Agente Diplomatico dello Csar Signor Cumany, intento a mantenere incontrastata l'influenza al predominio russo, ha voluto in pari tempo evitare la nimicizia del partito panslavista al quale invano s'oppose il suo predecessore e fu la causa per cui dovette partire. Il Signor Cumany sembra assai più l'Agente del Milousine e di Aksakoff di Moscova che non già dell'Imperatore; e il Signor Cumany che ha profonda conoscenza dell'Oriente, è l'anima dell'attuale Amministrazione bulgara, da lui diretta con mille modi che, secondo le nostre idee, si direbbero obliquj. Nella quistione tuttora pendente con la Francia egli assunse le parti di avvocato pel Ministero bulgaro, ma dovette prontamente desistere dinnanzi all'accoglienza con la quale quelle entrature vennero accolte dal suo collega francese; e costui asserisce aver le prove come da lui fosse redatta la Nota che altri Agenti credono avrebbe dovuta essere restituita al Signor Zankoff. Dal Signor Cumany avvengono non solo radunanze segrete di noti capi del partito panslavista ma pure (non avendo potuto il reggimento libero correggere ancora i sistemi a cui ricorrono i popoli oppressi) conferenze, anch'esse segrete, dei principali rettori dell'Assemblea nazionale, e coi Ministri medesimi.

E se al Signor Zankoff (Sir A. Layard e il Conte Dubsky si pronunciarono a lui favorevoli) furono attribuiti, se non tendenze anti-russe, per lo meno desideri di maggiore indipendenza, ben può dirsi di questo Presidente del Consiglio che egli è il Capo purché di seguire, né può credersi che con inutile opposizione, vorrebbe ma:i compromettere la sua posizione o scuotere le basi del suo potere.

Il Principe, intanto, che commise l'errore di non saper celare essere scopo precipuo del suo viaggio a Pietroburgo, negli scorsi mesi di Febbraio e Marzo, il mutamento dello Statuto, fallito quello scopo (se anche l'abbia potuto tentare seriamente) è tornato con una Autorità ancora più scossa e scemata. Giovane dalle generose intenz·ioni, egli è privo di quella sperienza che potrebbe dar peso alle sue opinioni, e di quella forza di ·carattere che ,potrebbe inspirare fiducia agli uni e piegare gli altri. Fra l'influenza austriaca che gli dimostra come ogni ·cosa vada in rovina senza speranza di salute e l'attitudine disdegnosa e il procedere del partito russo, egli si dimostra ognora più scorato, ed

è travagliato dall'impotenza di reagire e l'incapacità, conviene pur si dica, d'agire entro i limiti che gli sono tracciati. Al mio collega d'Austria, che prima di partire per Vienna si recò da lui li 29 del mese andato, disse: «fate sapere al Barone di Haymerle ch'io mi trovo nell'alternativa o di diventare completamente lo strumento e zimbello dei Comitati occulti, o d'abdicare». Ma questa minaccia d'abdicare, già fatta altra volta, non è più temuta e con me stesso non esitò, giorni sono, come suol dirsi, a sfogare; e dopo aver adoperate parole di sprezzo pel Principe Dondukoff e discorso con amarezza della amministrazione e dell'opera di costui, soggiunse: << per quanto sia grande la nostra riconoscenza pei russi e sebbene ci abbiano liberato, può dirsi non l'abbiano fatto

per un obietto disinteressato; e sorge spontaneo il dubbio se anzi non sia pre

meditato e con obietto interessato che constituirono il retaggio che mi hanno

lasciato; e questo retaggio è troppo pesante».

All'E. V. sono troppo note le ambizioni rivali e gli intenti avversi dell'Au

stria e della Russia in queste regioni perch'io mi avventuri d'esporli; ma ho

creduto fosse debito mio d'abbozzare questo quadro dei mezzi coi quali si scon

trano e della situazione che n'è, in parte l'effetto.

Aggiungerò, soltanto, non essere solitaria opinione che, se il Principato di Bulgaria dovesse durare negli attuali limiti etnografici che gli furono imposti, l'Austria s'imbaserebbe anche qua mercè la forza delle cose e la lenta ma costante opera sua che pure ha fatto un cotale progresso in Serbia. Ma egli è vero che di fronte al predominio politico della Russia, sta l'Austria padrona del Danubio e, terminate che sieno, delle ferrovie; e che un avvenire, più o meno remoto, potrà dare lo spettacolo di questa posizione strategica e di questo predominio dei Russi intangibile e sicuro. Hanno in mano il sedicente esercito bulgaro, e sono russi gli ufficiali dal Ministro della Guerra ai sergenti istruttori; dalla Russia pervengono le forniture e il materiale da guerra; e la gratitudine per la guerra liberatrice, non che la spada di Damocle dei 32 milioni per le spese della occupazione, assicurano alla Russia l'assoluto ascendente, se anche avesse minor potenza il convincimento che la causa nazionale ha nell'Impero affine il grande suo protettore.

(l) n 9 giugno l'agenzia a Sofia avvertì elle questo rapporto sarebbe arrivato in ritardo perché spedito con occasione particolare.

157

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 354. Roma, 8 giugno 1880, ore 15,15.

Launay me télégraphie (l) que le plénipotentiaire allemand a des instructions analogues aux votres et qu'il va etre invité à se concerter avec vous pour les détails. Nous continuerons d'agir auprès des autres Cabinets, à Londres surtout. Pour éviter tout malentendu, je crois utile de compléter mes instructions en vous disant explicitement que, dans notre pensée, les protègés actuels devront, en toute hypothèse, garder leur position.

158

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 356. Roma, 8 giugno 1880, ore 15,30.

La question monténégrine figure dans la note identique que les représentants à Constantinople vont remettre à la Sublime Porte. Cette note annonce ègalement la convocation de la conférence à Berlin, le 16 juin, pour traiter exclusivement la question de la frontière hellénique.

(l) Con t. 696 del 'l giugno, non pubblicato.

159

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 699. Vienna, 8 giugno 1880, ore 16,05 (per. ore 18,30).

Le ministre des affaires étrangères vient de me dire qu'il a accepté la réunion de la conférence à Berlin pour le seize courant. Quant à la proposition de la Russie relativement à l'enquete dans la Roumélie orientale, S. E. a répondu à l'ambassadeur de Russie qui lui en a fait aujourd'hui meme la communication, qu'il ne saurait se prononcer avant de savoir si l'enquete proposée par M. Goschen doit porter seulement sur quelques villages, ainsi qu'il paraissait d'abord décidé, ou bien avoir un caractère général.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 704/496. Londra, 8 giugno 1880, ore 19,18 (per. ore 21,05).

Granville m'a dit aujourd'hui que toutes les Puissances avaient accepté la proposition de l'Angleterre au sujet du Monténégro (1). L'Autriche-Hongrie toutefois, avant d'y adhérer avait un peu hésité par la crainte que l'extension du territoire monténégrin le long du litoral, ne nuise à la suprématie qu'elle prétend exercer sur la còte orientale de l'Adriatique.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

D. 710. Roma, 8 giugno 1880.

Secondochè la S.V. Ill.ma mi faceva presentire con un suo recente rapporto, il Marchese di Noailles venne, parecchi giorni or sono, ad intrattenermi della questione relativa al nostro progetto di telegrafo diretto tra la Sicilia e Tunisi. L'ambasciatore di Francia aveva incarico di svolgere le considerazioni per le quali al Governo della Repubblica sembra di poter fare legittima opposizione alla domanda da noi presentata, a tale intento, al Governo del Bey.

Non starò a ripetere le cose dette, di v-iva voce, dal Marchese di Noailles. Questi ebbe la cortesia di consegnarmi, a titolo strettamente confidenziale ed officioso, il dispaccio con cui gli erano state impartite, a norma del suo linguaggio, precise istruzioni. Epperò, comunicandole, del pari a titolo riser

11 o

vato, copia del dispaccio stesso (1), metto la· S. V. Ill.ma in grado di conoscere e

di apprezzare l'argomentazione del Governo francese.

In base alla comunicazione del Governo francese, abbiamo ora ripreso

in esame la questione e siamo venuti alle conclusioni stesse del nostro primo

studio. La S. V. III. ma, troverà qui acchiusi due esemplari della Memoria (2),

che, per meglio esprimere il nostro pensiero, ho fatto compilare. Ella potrà

rimetterne, a titolo ufficioso, una copia a S. E. il Ministro degli Affari Esteri,

esprimendo la nostra viva fiducia che il Governo della Repubblica, ricono

scendo il buon fondamento delle ragioni da noi addotte, vorrà desistere da

una opposizione che, mancando di base giuridica, assumerebbe un carattere

poco conforme agli amichevoli rapporti fortunatamente esistenti tra i due paesi.

(l) Cfr. n. 138.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 513/611. Londra, 8 giugno 1880 (per. il 13).

Ieri io ebbi in questa R. Ambasciata l'onore di una visita di S. M. il Re dei Greci che si trattenne piuttosto lungamente con me. Naturalmente la conversazione si portò sulla Conferenza che sta per riunirsi a Berlino affine di regolare la quistione delle frontiere turco-elleniche.

Sua Maestà mi fece sentire che faceva assegnamento sulle buone disposizioni delle potenze le quali riconosceranno che un allargamento del cerchio delle frontiere, in cui è attualmente stretto il regno ellenico, è indispensabile per la vita di quel paese e per il mantenimento della pace.

Il Re fece eziandio allusione alla determinazione in cui sembra essere la Grecia di occupare anche colla forza il nuovo territorio che le sarebbe assegnato dalla Conferenza.

S.M. Ellenica mi disse èhe, nel ritornare in Atene, Essa passerà per l'Italia e si fermerà a Roma; ma ciò non avrà luogo prima del mese d'ottobre.

Intanto Sua Maestà si mostrò grata per i sentimenti di benevolenza manifestati dall'Italia verso la Grecia, e mi espresse i suoi ringraziamenti per il concorso prestato dal nostro Governo in favore di quel paese.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1288. Vienna, 8 giugno 1880 (per. il 12).

A conferma del telegramma che ebbi poco fa l'onore di spedire a V. E. (3) mi fo premura d'informarla che quest'ambasciatore di Germania comunicò ieri

lll

al Ministro I.R. degli Affari Esteri l'invito alla Conferenza che si aprirà il giorno 16 di questo mese a Berlino per regolare la vertenza del confine turco-greco (1). Il barone Haymerle ha accettato l'invito, ed ha nominato quali delegati tecnici alla Conferenza il signor Swiedenek, già console austro-ungarico a Janina ed il barone Ripp colonnello di stato maggiore nell'I.R. esercito, quello stesso che fu delegato dell'Austria-Ungheria nella Commissione di limitazione della Bulgaria.

Il Ministro degli Affari Esteri, che mi favoriva oggi questi ragguagli, dichiaravami, da me interpellato in proposito, ignorare completamente quale dei Governi sarebbe incaricato di presentare la questione alla Conferenza e di formulare un ·progetto che abbia a servire di base alla discussione. Egli riteneva che una previa intesa fosse necessaria a tal proposito. Dicevami S. E. che sembrava si volesse indurre il Governo del Re ad assumere l'iniziativa in questo negozio. A suo credere la mozione partirà probabilmente dall'Inghilterra o dalla Francia.

Il barone di Haymerle si mostrò meco lieto che l'E. V. siasi espressa nel senso dell'opinione emessa dal Governo austro-ungherese che la Conferenza di Berlino abbia ad occuparsi esclusivamente della vertenza turco-greca.

(l) -Non si pubblica. (2) -Non rinvenuta; .ovviamente riprendeva le argomentazioni già sviluppate nella corrispondenza sin qui edita. (3) -T. 699, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 711. Pietroburgo, 9 giugno 1880, ore 17 (per. ore 18,55).

Les représentants des grandes puissances accrédités ici me demandent si j'ai reçu des instructions pour me joindre à eux dans le but de décider la Russie à accepter résultat de la commission de liquidation en Egypte. Je prie V. E. de me donner à cet égard ses instructions (2). Le Gouvernement russe a accepté invitation du Cabinet de Berlin pour la réunion de la conférence des ambassadeurs dans cette ville le 16 juin.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 712/501. Londra, 9 giugno 1880, ore 20,20 (per. ore 22,30).

La discussion du contrat français a été reprise ce matin. Les avocats de la compagnie se sont mis sur le terrain de la légalité stricte, d'après laquelle la chancellerie ne peut pas disposer de la propriété des actionnaires contre leur gré. Ils ont refusé l'offre de Rubattino et insisté vivement pour l'approbation

du contrat français. Nous avons alors demandé le renvoi à l'assemblée générale des actionnaires dont quelques-uns ont promis des appuis. Le chancelier Malins a de nouveau résumé l'affaire en insistant sur la loyauté de M. Rubattino et sur la conduite de la compagnie qu'il a taxée de duplicité et de mauvaise fai. Il a ajouté qu'il n'avait jamais compris et qu'il comprenait moim encore aujourd'hui le refus de nos offres, et que, sans doute, il y avait là des motifs inavouables tout personnels au directeur. Toutefois considérant d'une part avec regret qu'il ne pouvait 'pas contraindre la compagnie à céder sa propriété à Rubattino, de l'autre qu'il lui était impossible de sanctionner les agissements malhonnets qui avaient amené le contrat français, il croyait devoir s'abstenir de toute intervention en laissant au liquidateur Hodges la responsabilité de le mettre à exécution sans l'approbation du tribunal. Le contrat français devient ainsi nul par le fait, attendu que d'après l'article 5, l'approbation de la chancellerie est essentielle pour lui donner vigueur. La compagnie ira probablement en appel.

(l) -Con t. 358 dello stesso 8 giugno, non pubblicato, Cairoli comunicò alle ambasciate e ai ministri a Costantinopoli ed Atene di aver accettato l'invito a partecipare alLa conferenza di Berlino. (2) -Per la risposta cfr. n. 170.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 315/613. Londra, 9 giugno 1880 (per. il 12).

In seguito al dispaccio di V. E. in data del 31 maggio ultimo (Serie' Politica n. 879) (l) io ebbi ieri col conte Granville una lunga conversazione sulla estensione data sino ad Assab della giurisdizione del Console inglese di Gedda. Io dissi al nobile Lord che senza voler pregiudicare la questione di sovranità sollevata intorno a quella località, era però necessario di regolare la posizione di quel Console rispetto all'autorità del Governo italiano, ora ivi rappresentata dal Comandante della Nave da guerra preposta alla sicurezza del nascente stabilimento del comm. Rubattino. Se l'Inghilterra non rica.nosceva la sovranità del Re d'Italia acquistata nei modi esposti nel mio promemoria, noi, per parte nostra potevamo meno ancora riconoscere quella del Kedive, oppure quella del Sultano di Costantinopoli, le quali ambedue erano state sempre contestate anche dagli Inglesi, e non erano state mai esercitate in quelle località. In conseguenza se il Console inglese si presentasse con un exequatur della Porta o del Kedive, non potremmo riconoscerlo nell'esercizio delle sue attribuzioni. Io faceva osservare al conte Granville che Assab era una spiaggia quasi deserta, raramente frequentata se non da tribù erranti sottoposte alla autorità più nominale che reale di qualche Sultano locale; che non vi era nemmeno un embrione di governo quando vi ci siamo stabiliti; che la necessità di mantenere l'ordine e di tutelare le persone e le proprietà ci aveva costretti a stabilirvi (in seguito a regolare cessione di quel territorio per parte del Sultano locale), una autorità la quale a nome del Governo italiano vi esercita effettivamente attribuzioni emananti dalla sovranità di esso. Intanto, siccome non

possiamo ammettere l'intromissione di qualsiasi altra sovranità, tuttora da noi contestata, sarebbe necessario che il Console inglese, o tutt'altro che volesse esercitare le sue funzioni ad Assab, sia riconosciuto dalla sola autorità che vi esiste di fatto, cioè dall'italiana. In conseguenza io stimava opportuno che il nostro Governo fosse informato dal Governo inglese che la giurisdizione del suo Console a Gedda era estesa ad Assab. Una informazione data in tal modo, non avendo per iscopo che di rendere possibile a quel Console l'adempimento del suo mandato, non pregiudicava alcuna delle questioni rimaste in sospeso, ed ognuno poteva fare le proprie riserve al riguardo. Abbiamo un esempio di una simile condizione di ·cose ad Aden, la cui sovranità di diritto non appartiene all'Inghilterra, che però ve la esercita di fatto. Lo stesso si può dire dell'Isola di Cipro per gli Inglesi, nonché della Bosnia e dell'Erzegovina rispetto all'Austria-Ungheria.

Il nobile Lord prese nota degli argomenti che io gli aveva svolti; nutro speranza che egli li prenderà in considerazione e che si atterrà a qualche temperamento quale è quello che ho suggerito, che non pregiudicando la questione principale, sulla quale siamo in discordanza, ci permetterà di sviluppare il nostro stabilimento senza ulteriore disturbo. Io penso intanto che sarebbe opportuno di stabilire ad Assab una autorità giudiziaria e di polizia ad un tempo, per appianare le contestazioni individuali e mantenervi l'ordine con tutto il corredo degli installamenti correlativi, per ben prendere possesso del luogo.

Sarebbe anche utile che la nave da guerra che vi abbiamo di stazione sia di sufficiente potenza per imporre rispetto e poter resistere all'uopo ai tentativi che si meditassero contro il nostro tranquillo possesso, non dico per parte degli Inglesi, ma dell'Egitto stesso, o direttamente od indirettamente provocando contro di noi qualche spedizione ostile dal lato di mare o dal lato di terra.

(l) Cfr. n. 118.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 536. Pietroburgo, 9 giugno 1880 (per. il 20).

Fra i princLpi appartenenti a famiglie sovrane estere che vennero ad assistere alle esequie della fu Imperatrice Maria, sono specialmente da notarsi il Principe Imperiale di Germania e l'Arciduca Guglielmo d'Austria. Quanto al primo, era cosa molto naturale, essendo egli cugino germano dello Czar, che venisse ad assistere alla sepoltura d'una stretta parente di suo padre e sua. Ma la presenza dell'Arciduca Guglielmo si presta a considerazioni d'altra natura. Esso era alle esequie il solo Principe estero, che non fosse parente della Casa Imperiale di Russia. È difficile il non vedere nell'invio dell'Arciduca a Pietroburgo, in quest'occasione, un nuovo tentativo del Gabinetto Austriaco di riannodare colla Russia gli antichi vincoli d'amicizia che in questi ultimi tempi. si erano andati rallentando. Altri indizi del resto tendono a confermare quest'induzione. È evidente che il cambiamento di Ministero in Inghilterra fece rinascere a Berlino e a Vienna il desiderio d'un riavvicinamento colla Russia. Per quanto spetta alle relazioni personali dell'Imperatore di Russia coi due Imperatori di Germania e d'Austria, esse sono, si può dire, assai amichevoli, specialmente col primo, col quale anzi non cessarono mai d'essere affettuose. Ma per quanto spetta alle relazioni del Governo russo con quelli di Germania e d'Austria, e particolarmente con quest'ultimo, esse subirono negli ultimi tempi, come l'E. V. sa, un raffreddamento notevole, e finora non si può dire che malgrado i tentativi partiti da Berlino e da Vienna, esse si siano ristabilite come erano prima dell'ultima guerra, benché però non siano più cosi tese come erano pochi mesi or sono. Il. Governo russo pur mostrandosi non insensibile a questo procedere dei due Gabinetti alleati, si tiene però in una certa riserva.

Non è forse inutile che io informi l'E. V., che, essendo io andato ad iscrivermi, come suolsi fare, presso il Principe Imperiale di Germania, e presso l'Arciduca, entrambi mi restituirono la visita immediatamente.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 703. Cairo, 9 giugno 1880 (per. il 16).

Con telegramma in data del 7 (l) ho avuto l'onore di informare l'E. V. che tutti i rappresentanti delle potenze che hanno aderito alla riforma giudiziaria, riunitisi da me in seguito alla circolare egiziana che dimanda la riunione di una commissione internazionale per introdurre nel regolamento organico e nei codici delle modificazioni che l'esperienza ha provate necessarie, si sono impegnati, sulla proposta dell'agente francese, a sollecitare dai rispettivi governi dei poteri necessari in conformità alla detta circolare, ed istruzioni che li autorizzino: 1° a non costituirsi in commissione che il lo novembre prossimo; 2° a decidere, in una delle prime sedute, che il regolamento organico giudiziario ed i codici vigenti siena prorogati per un anno, se i lavori della commissione non potess~o essere terminati in tempo utile (2).

Unanime fu anche un'opinione non troppo favorevole sulle forme della circolare. Il Governo egiziano avrebbe dovuto limitarsi a chiedere la commissione, e non imporne l'organizzazione. Non sono indicati i commissari aggiunti, che propone con solo voto consultivo; ma è ben intendimento di ognuno che qualora le potenze aderischino a nominare i loro agenti come commissari effettivi, questi debbano avere il concorso dei rispettivi magistrati, consiglieri alla Corte d'appello. La posizione che ad essi creerebbe la circolare egiziana non sarebbe di certo un attestato di fiducia, ed è a mia certa scienza che nessuno di essi l'accetterebbe. Rifiutando i consiglieri della corte, sarebbero i magi

strati del tribunale di Cairo, i quali essendo giudici di prima istanza, accetterebbero la posizione secondaria che è proposta. Un tale risultato riuscirebbe ad essere non solo un atto di sfiducia, ma un'offesa pei consiglieri della corte. Ed inoltre motivi di prudenza consigliano a garantirsi contro qualsiasi sorpresa.

Con miei colleghi non si è creduto poter prendere nessun reciproco impegno a questo riguardo; riserbarne libero il giudizio dei rispettivi governi.

(l) -T. 693, non pubblicato. (2) -Cairoli Inviò con t. 372 dell'll giugno, confermato con dispaccio del 15 giugno, l'autorizzazione necessaria a partecipare alla commissione Internazionale e le Istruzioni qui richieste.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 359. Roma, 10 giugno 1880, ore 12,15.

Scovasso a écrit plusieurs lettres à Malvano proposant déférer question de principe au conseil du contentieux. Ceci n'est guère possible vu l'urgence d'une solution. Mais je pense que le plan suggéré en vie subordonnée par Scovasso est praticable. Vous devriez donc d'abord insister jusqu'au dernier moment pour le maintien du statu quo avec les deux restrictions dont il a été question à plusieurs reprises dans notre correspondance. Si ce résultat ne peut étre obtenu, vous devriez tàcher de vous mettre d'accord avec quelques uns de vos collègues, ceux de France et d'Allemagne entre autres, pour dresser une liste des catégories de personnes auxquelles la protection pourrait étre accordée à l'avenir. Rien ne serait, bien entendu, changé quant aux protégés actuels (l).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

T. 362. Roma, 10 giugno 1880, ore 12,15.

Après la déclaration que le Cabinet de Saint Pétersbourg nous a faite, ainsi qu'aux autres puissances en avril dernier, et que je vous ai communiquée par ma dépéche du 18 avril (2), je croyais qu'il n'y avait pas lieu d'insister ultérieurement afin que la Russie accepte dès aujourd'hui le travail quel qu'il soit de la commission de liquidation en Egypte. C'est pour cela que je n'ai pas compris l'ambassade de Saint Pétersbourg dans ma dépéche circulaire du 6 mai (3) qui figure dans le recueil au n. 667 de la série XXX. Si ccpendant

les autres ambassadeurs ont instruction de faire au Cabinet de Saint Pétersbourg la communication indiquée dans cette circulaire, V. E. est autorisée à se joindre à leur démarche.

(l) -Con t. 364 dello stesso 10 giugno, non pubblicato Cairoli comunicò a Greppi che una conversazione avuta con Wimpffen gli faceva sperare che il rappresentante austro-ungarico nella conferenza avrebbe avuto istruzioni tali da consentire un'intesa. (2) -Non pubblicato nel vol. XII, serle II. (3) -Cfr. n. 17.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 363. Roma, 10 giugno 1880, ore 14,30.

Cherchez l'occasion de voir Haymerle et dites lui que nous sommes heureux de lui apprendre que l'affaire de Propaganda est en bonne voie d'arrangement. On a, moyennant des pourparlers directs avec le Vatican, convenu, d'abord, un sursis et il y a maintenant tout espoir d'arriver, en poursuivant ces pourparlers, à un résultat également satisfaisant pour les deux parties.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 74. Atene, 10 giugno 1880 (per. il 14).

Abbenché, per l'esclusione dei Delegati turchi e greci dalla Conferenza indetta pel 16 corrente in Berlino, i Gabinetti di Costantinopoli e di Atene non siano ad essere ascoltati neanche a titolo consultivo, il signor Tricoupi ha reputato utile provvedere i signori Rangabè e Brailas di istruzioni speciali siccome guida ai passi ufficiosi e personali che quei diplomatici non mancheranno di fare presso gli ambasciatori componenti l'alta assemblea.

Siffatte direzioni delle quali il signor Ministro Presidente si è compiaciuto riepilogarmi il senso accennano anzi tutto alle disposizioni sommamente favorevoli che i diplomatici greci avranno ad incontrare presso i rappresentanti di Francia, Inghilterra e Italia; sono quindi fatti accorti, se non della ostilità, almeno delle difficoltà che saranno per essere sollevate probabilmente dall'Austria la quale saprà tirare a rimorchio la Germania e si raccomanda loro finalmente di insistere in particolare modo sull'Ambasciatore di Russia, il cui voto dovrà assicurare il successo della Conferenza nel senso degli interessi ellenici. Si fa molto assegnamento sulla influenza che S. M. la regina Olga potrà spiegare alla Corte di Pietroburgo, ma per completare l'opera ed i mezzi di persuasione, affidasi nell'azione dei signori inviati greci.

A questi ammaestramenti tien dietro l'indicazione della frontiera che dovrebbesi conseguire; essa, rinnovando le pretensioni affa·cciate in sulle prime alla Conferenza di Costantinopoli muove da Butrinto (a rincontro di Corfù),

13 -Documenti diplomatici • Serle II • Vol. XIII

passa al nord di Janina e Metzovo per Krania e risale fino a Petra d'onde con leggera inflessione a Dian sul mare Egeo. È data facoltà ai diplomatici ellenici di fare concessioni sempre che, per evitare meandri e serpeggiamenti, convenga allontanarsi dalla linea dello spartiacqua dei monti che sovrastano al Kalamas ed al Salamvria, ma questo e non altro dovrà essere il tracciato della nuova delimitazione tra Turchia e Grecia.

Sarà ben difficile fare corrispondere la teoria dello spartiacqua con i confini indicati; a tal segno che ebbi ad interpellarne amichevolmente il signor Tricoupi, il quale non esitò a rispondermi «La ligne de frontière que je viens de vous indiquer n'est pas le maximum de nos aspirations, mais la seule qui puisse nous convenir, en dehors de ceil.e-ci, toute concession scrait illusoire et j'aimerais mieux que la question fù.t laissée en suspens ».

Dei documenti e delle ragioni per dimostrare la convenienza etnologica di aggregare al Reame ellenico le terre agognate non farò cenno perché troppo numerosi e già più volte presentati nella conferenza di Costantinopoli dai plenipotenziari del Re Giorgio.

Tutte queste notizie potranno essere di giovamento al rappresentante di S. M. il Re in Berlino e, per ciò, non frappongo indugio a recarle a conoscenza dell'E. V., persuaso del resto, malgrado il linguaggio soverchiamente altero del signor Tricoupi, che il Gabinetto di Atene non saprebbe né potrebbe rifiutare quell'ingrandimento territoriale che la Conferenza di Berlino sarà per pronunciare.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 367. Roma, 11 giugno 1880, ore 12.

Voici l'exacte vérité. La cour de chancellerie a déclaré ne pas étre, a san regret, en mesure de rendre exécutoire le contrat Rubattino, mais elle a refusé d'approuver le contrat français, de sotte que ce dernier, en vertu de l'article. 5, se trouve nul par le fait. La compagnie tunisienne parait vouloir interjeter appel. Il est possible maintenant que ces messieurs ne pouvant obtenir l'approbation du contrat français, acceptent l'offre que M. Rubattino vient de leur faire, en conformité de l'avis émis par la cour, d'accepter pour san propre compte le contrat français, avec mille livres d'augmentation sur le prix. Mais, en tout cas, le langage du président de la cour a été si sévère, si flétrissant pour la compagnie tunisienne, que le succès moral nous est assuré dès aujourd'hui. Camme l'affaire poursuit san cours régulier devant le tribuna!, je pense qu'il ne nous convient pas de trop accentuer l'avantage de notre position actuelle, ce qui pourrait amcner les français à prendre des mesures extrémes pour ne pas se laisser échapper le chemin de fer. Je vous prie dane de régler votre langage d'après cette considération que vous étes plus que personne en mesure d'apprécier.

174

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. CONFIDENZIALE 369. Roma, 11 giugno 1880, ore 16.

Un nouvel arrangement pour la question du Monténégro dont l'Angleterre a pris l'initiative vient d'etre agréé par toutes les Puissances, l'Autriche comprise. Cet arrangement impliquerait la renonciation, de la part du Monténégro, à la partie du territoire des Grudi et de Hoti qu'on lui a attribuée par le memorandum du 12 avril. La Principauté recevrait en compensation le territoire compris, du còté de la mer entre la frontière actuelle et la Bojana. Le régime maritime stipulé à Berlin pour Antivari serait é1lendu à ce territoire. La négociation a été tenue secrète jusqu'ici. Je viens maintenant à la demande de l'ambassedeur d'Angleterre, d'autoriser le chargé d'affaires du Roi à Constantinople (l) à se joindre à toute démarche qui devrait etre faite auprès de la Sublime Porte pour lui faire accepter le nouvel arrangement.

175

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 373. Roma, 11 giugno 1880, ore 23,55.

Merci de votre télégramme (2). Veuillez demander à M. Santillana si, dans l'état actuel des choses, il n'y a rien à faire, à Tunis, pour empecher la remise du chemin de fer. On nous télégraphie que M. Williamson a déjà donné instructions aux employés pour que la compagnie française soit mise en possession de la ligne quelle que soit l'issue du procès (3).

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLWBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 730. Costantinopoli, 12 giugno 1880, ore 12,38 (per. ore 15,40).

M. Goschen m'a communiqué ses instructions au sujet de la question monténégrine et je lui ai répondu dans le sens du télégramme de V. E. (1). M.

Goschen est d'avis qu'il n'est pas opportun d'entamer maintenant cette question. La note identique ayant été présentée aujourd'hui, il a télégraphié dans ce sens à son Gouvernement. Gouvernement anglais parle aussi à M. Goschen d'un projet de constitution province autonome de l'Albanie du nord.

(l) -T. 370, pari data, non pubblicato. (2) -T. 724/501, pari data, non pubblicato che annunciava che il giorno seguente avrebbe avuto luogo il giudizio di appello circa la que;tione ddla ferro\ia tunisina. (3) -Per la risposta cfr. n. 177.
177

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 732/503. Londra, 12 giugno 1880, ore 18,50 (per. ore 22).

La cour d'appel a ce matin confirr.:6 à l'unanimité la décision prise par le chancelier Malins et refusé d'approuver le contrat français. La situation juridique est donc la suiyante: ni contrat Rubattino ni contrat français ne sont valables parce que conseil des directeurs n'engage pas les détenteurs. Il n'y a que deux offres en présence, et c'est au liquidateur Hodges de se prononcer pour l'une d'elles. II ne saurait sans assumer une grave responsabilité matérielle et morale, accepter le contrat français en présence d'une offre supérieure et de la décision des deux cours. C'est lundi qu'il devra se prononcer et la cour nous a demandé d'opérer un dépòt de 10 mille livres sterling pour ce jour. Santillana s'est déjà entendu à cet égard avec Heath. La cour nous demande aussi de fournir la garantie d'un banquier pour le solde de 100 mille livres sterling au 25 juin. Nous avons pour ce faire un délai jusqu'à vendredi prochain, mais nous devrons déclarer lundi si nous sommes préts à accomplir cette condition. Le ministère des finances pourrait facilement s'entendre à ce sujet avec Hambro. On ne peut rien faire pour empécher Williamson de livrer la ligne, mais il n'est pas probable qu'il le fasse dans la situation plus qu'incertaine où la compagnie se trouve aujourd'hui. Nous venons de demander que défense soit faite à la compagnie de se dessaisir de la ligne jusqu'à la décision de l'affaire en cour d'appel et qu'un liquidateur adjoint soit nommé: ce qui annulerait complètement l'action de Hodges (1).

1

COMPITO DELLA CONFERENZA

Il compito della conferenza è definito dalle istruzioni che per iniziativa del Gabinetto britannico furono impartite ai rispettivi rappresentanti in Costantinopoli per la compilazione di quella parte della Nota identica e collettiva che deve riferirsi alla controversia turco-ellenica. «Ufficio della Conferenza (cosi è detto in quelle istruzioni, riprodotte nel Doc. N. 4088 LX) dovrebbe essere quello di discutere e deliberare, a maggioranza di voti, circa la linea di frontiera che sarà da adottarsi come la più atta a soddisfare gli interessi della Turchia e della Grecia; terminati i lavori della Conferenza e presa in proposito una decisione definitiva, una Commissione di delegati tecnici si recherebbe sui luoghi per dare pratica esecuzione all'operato della Conferenza, non che per regolare e definire ogni altra questione secondaria».

Da quanto precede apparisce che la Conferenza ha un programma esclusivamente limitato alla ricerca della più acconcia frontiera turco-ellenica. Non solo è bandita ogni altra questione, secondoché, del resto, ne fu fatta esplicita e perentoria dichiamzione dal Gabinetto austro-ungarico, ma parrebbe altresì dovetrsi coosiderare come sottratto alla competenza della conferenza lo studio dei modi coi quali si avranno a tradurre in atto le comuni deliberazioni. Nondimeno qualora la discussione fosse portata sopra questo terreno, il rappresentante italiano non dovrà prendere la iniziativa di una questione pregiudiziale. Bensì dovrà tenersi, a questo riguardo, in grande riserbo, limitandosi, qualora dovesse di necessità pronunciarsi, ad osservare che i principi da noi professati escludono ogni pensiero di coazione che non sia d'indole meramente morale, e soprattutto escludono la contingenza di un intervento armato.

11

PARTECIPAZIONE DELLA TURCHIA E DELLA GRECIA AI LAVORI DELLA CONFERENZA

La prima formala della proposizione britannica relativa alla conferenza includeva anche l'invito, alla Turchia ed alla Grecia, di assistere, a titolo consultivo, alla conferenza. La proposizione fu indi emendata con la soppressione della frase che alludeva a quell'invito. La conferenza essendo considerata come una continuazione dell'opera di mediazione, è, per verità, naturale che non vi piglino parte le due potenze interessate nella controversia. Ciò non toglie, però, che, a tempo opportuno, si possano

rivolgere domande dri schiardmenti a quei due Gabinetti, e che ln conseguenza possa tornare utile la presenza a Berlino dei loro delegati. Il Governo greco ha già risoluto d'ilnviare a Berlino il signor Brailas Armeni, con incarico di r:imanervi a disposizione della conferenza. Tanto al delegato ellenico, quanto al delegato ottomano che fosse nominato, il rappresentante italiano vorrà sempre fare benigna accoglienza, mostrando cosi quanto sia vivo il nostro desiderio di procedere con imparzialità e con equanime benevolenza.

III. TRACCIATO DELLA FRONTIERA

Non è probabile che la conferenza voglia occuparsi minutamente dei molteplici t11acc:iati di frontiera che finora si vennero escog;itando. Parrà, invece, più pratico di risalire senz'altro allo spirito cui si informa l'Articolo XXIV del Trattato di Berlino e alle idee consegnate nel protocollo XIII del Congresso. Il Congresso di Berlino volle sopra tutto. fare opera di pacificazione. Epperò, ponderate le ragioni di varia natura che potevano influire sul suo giudizio, si venne a questa conclusione: la linea del Kalamas e quella del Salambria sembravano alle grandi potenze le più acconcie a r,egnare la frontiera fra i due Stati contendenti; e, qualora questi non si potessero mettere d'accordo direttamente sopra siffatta base, le grandi potenze si impegnavano ad offrir loro la propria mediazione.

Duplice sarà dunque il quesito che la conferenza dovrà proporre a se stessa: se debba mantenersi il voto espresso dal Congresso di Berlino circa la linea del Kalamas e del Salambria, e quale sia, sul terreno, la più corretta ed equa applicazione di quella linea.

Per quanto concerne il primo punto, non pare verosimile che la presente conferenza voglia disdire il Congresso del 1878. Benché la linea del Kalamas e del Salambria non figuri tra i patii del Trattato di Berlino, né quindi si tratti di obbligazione che vincoli in modo assoluto le varie potenze, è però evidente che senza ragioni gravissime non sarebbe il caso di annullare un voto autorevolissimo per i personaggi ehe furono unanimi nello enunciarlo, e nel quale vuolsi ravvisare un giusto contemperamento delle considerazioni geografiche, etnografiche. economiche, militari e politiche, che si r:acchiudono nell'importanlte problema.

Dal canto nostro, noi reputeremmo eminentemente pericoloso se l'analisi di quel problema si volesse ora riassumere sotto questo o quell'aspetto speciale; imperocché la conclusione sarebbe necessariamente fallace, e l'errore sarebbe, in così grave materia, fecondo di incalcolabili conseguenze. In ur;:t parola, nostra opinione è che il mantenimento della linea del Kalamas e del Salambria allora soltanto sia da rimettere in discussione quando ad alcuna potenza sembrasse di poter addurre obbiezioni tali che, abbracciando ogni lato della questione, possano veramente infirmare il convincimento che si manifestò unanime nella XIII seduta del Congresso.

In quanto al secondo punto, certo non possono dissimularsene le difficoltà. Anche senza discorerre della opinione secondo la quale il bacino chiuso di Janina dovrebbe considerarsi come non compreso nella linea del Kalamas (la quale opinione, dato pure che sia sostenibile da un punto di vista strettamente geografico, non può certamente affermarsi conforme agli intendimenti espressi nel XIII protocollo di Berlino) noi abbiamo veduto, nel corso dei recenti negoziati di Costantinopoli, ed anche nel corso degli scambii confidenziali di idee tra i varii Gabinetti enunciarsi disparatissime

interpretazioni della locuzione « linea del Kalamas e del Salambria ». Per i Greci questa significa il lembo settentrionale delle due vallate; per i Turchi il rembo meridionale, e in altre circostanze furono additate linee varie, senza contare quella che fondandosi sopra la interpretazione più consueta della parola linea, equivarrebbe al Thalweg stesso delle due riviere. A nostro avviso, è sopra questo terreno che la conciliazione dovrebbe l'licercars:l; e per questa ragione appunto sarebbe inopportuna una troppo precis:1 istruzione che vincoli di soverchio la libertà d'azione del Rappresentante italiano. Negli elementi di fatto da esso posseduti, sia nell'ordine politico, sia nell'ordine militare, sia nell'ordine topografico, sia infine nell'ordine etnografico, nei suggerimenti pratici che i delegati tecnici potranno fornirgli, nella opm10ne del colleghi che saprà accortamente presentire, il rappresentante italiano vorrà attingere la norma della sua condotta. La iniziativa, poi, di una proposta, in così delicato argomento, è da evitarsi, ammenoché al rappresentante italiano consti, in modo non dubbio, che la proposizione stessa sarebbe per incontrare unanime favore.

IV.

ATTEGGIAMENTO DEGLI ALBANESI

Un lato del problema che agli occhi nostri ha singolarissima importanza è quello che si riferisce all'atteggiamento eventuale degli Albanesi. Non è qui il luogo di ricercare se, e in qual misura, sieno esagerate le voci che sono corse in questi ultimi tempi circa il movimento albanese. Egli è cexto che la rettificazione della frontiera, qualunque essa sia per essere, avrà pur sempre nell'Epiro, ove le razze sono grandemente confuse e frammiste, per effetto di aggregare al regno ellenico popolazioni di razza albanese. Sarebbe quindi puerile il disconoscere che la situazione potrebbe, senza acconci rimedi, farsi, a questo riguardo, pericolosa. E neppure è da dimenticarsi che l'Italia è più di ogni altra potenza, forse anzi esclusivamente inrteressa;ta a che non sopravvengano in Albania agitazioni che possano provocare più gravi complicazioni. A noi sembra che, ad ovviare a simili contingenze, si abbia a provvedere, sia col procedere con molta equità, dal punto di vista etnografico, e per quanto gli altri elementi del problema lo consentano, alla r;recisa definizione del tracciato dd. frontiera, sia col 11icercare a beneficio dell'Albania, compensi d'altra natura, e guarentigie tali che valgano a farle parere men grave il sacrificio e renderle accetta la nuova condizione territoriale. Il rappresentante italiano già possiede, sopra questo soggetto, indicazioni confidenziali, di cui, a tempo propizio, potrebbe utilmente giovarsi.

v.

AVVERTENZE GENERALI

I concetti brevemente qui riassunti non debbono riguardarsi dal rappresentante italiano come aventi un valore assoluto. L'Italia adempie in questa circostanza, un obbligo contrattuale, e nel tempo stesso è lieta di seguire, nell'esercizio della mediazione tra la Turchia e la Grecia, l'impulso della sua politica nazionale. Però noi siamo e vogliamo essere elemento di conciliazione. Più di ogni altra cosa noi desideriamo che l'accordo fra le potenze sia pronto, sinceramente deliberato, fermamente voluto e tale da aver la massima probabilità di riuscire accetto alle due parti contendenti. Noi non vogliamo quindi escludere a priori qualsivoglia altra combinazione che, nei limiti degli impegni contratti e senza offesa ai principii fondamentali della nostra politica, sembri alla maggioranza delle potenze la più acconoia a risolvere il problema. Ciò che particolarmente ci sta a cuore è cl1e, nella conferenza, l'Italia non abbia ad essere, o anche soltanto parere, senza legittima causa che giustifichi il nostro contegno, un ostacolo all'unanime concordia fra le varie Potenze.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

D. 35. Roma, 12 giugno 1880.

Mi pregio di segnar ricevuta alla S. V. illustrissima del suo rapporto n. 48 in data del 27 dello scorso mese (1).

Le porgo i miei ringraziamenti per le notizie da Lei fornitemi e nell'unire un foglio in cifra...

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO.

Dans votre rapport n. 48 du mOiis échu, d.l y a un passage :ayant t11ait aux d~veTgences de vues qui. se manifestent déjà parmi les albanais e:t les chefs agitS~teu:rs qui fini t par les mots suivants: «d'après ce qu'écrivait dernièrement un consul résidant à Scutari à qui l'an impute de prendre une part active dans le mouvement albanais, quoiqu'il représente un Gouvernement désintéressé dans la question et intéressé seulement au respect des stipulations écrites ».

Veuillez vous expliquer plus clairement au sujet de ce consul en me transmettant en mème temps tous les détails qui sont à votre disposition et qui seraient de nature à m'éclairer complètement sur san compte et sur la portée de ses informations. Vu l'importance de la question, il est pour nous d'une grande utilité de savoir avec tous les détails possibles ce qui se passe en Albanie (1).

(l) Cfr. n. 103.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. RR. 534/617. Londra, 12 giugno 1880 (per. il 15).

Ultimamente io ebbi col signor Say una conversazione sulle cose di Tunisi, della quale credo opportuno di rendere succintamente conto all'E. V.

Il signor Say mi disse di aver letto la corrispondenza scambiata tra il nostro Governo e quello della Repubblica, a proposito dell'ostacolo opposto dalla Società francese allo stabilimento d'un ufficio telegrafico italiano in Tunisi per la corrispondenza diretta tra quella Reggenza e l'Isola di Sicilia. Egli si mostrava dolente di quell'incidente, ed i sentimenti da lui espressi in proposito tendono piuttosto ad un benevolo accomodamento.

Egli però soggiungeva che la Francia non poteva abbandonare la sua influenza preponderante in Tunisi, attesa l'importanza delle reciproche relazioni tra quel paese e la contigua Algeria.

A ciò io risposi che noi non avevamo nessuna idea di dominazione sulla Tunisia ma che, mentre trovavamo naturàle che la Francia esercitasse una equa influenza non potevamo ammettere che i nostri rilevanti interessi economici fossero da essa soffocati. I nostri rapporti colla Reggenza sono molteplici e vi hanno delle radici secolari; essa sta a poca distanza ed in vista della Sicilia e sarebbe una esorbitanza il pretendere che da noi si rinunziasse ad una posizione acquistata da tempo, e dettata dalla nostra situazione geografica

stessa. Il signor Say non disconobbe queste considerazioni e soggiunse che il suo Governo, per parte sua, non cerca l'annessione della Tunisia all'Algeria; che lo

R. -54 del 27 giugno. Il console !n questione era quello d'Inghilterra.

avrebbe già fatto se l'avesse voluto, imperocché, al Congresso di Berlino, tanto lord Beaconsfield che il marchese di Salisbury fecero istanze affinché la Francia se la pigliasse, probabilmente per farsi condonare la singolare conquista dell'isola di Cipro. Ma la Francia resistette alla tentazione e persiste tuttora nel medesimo pensiero.

Si parlò inoltre dei rappresentanti dei nostri rispettivi governi presso il Bardo; il signor Say riconosceva che il signor Roustan, agente francese è uomo poco trattabile ed impegnoso. Io ignoro se lo stesso si possa dire del nostro cav. MACCIÒ. Ma è probabile che se vi fosse un poco più di reciproca arrendevolezza fra questi agenti, i nostri rapporti col Governo francese in Tunisi potrebbero diventare meno tesi.

(l) -Durando rispose inviando una lunga memoria, che non si pubblica, in allegato al
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2565. Berlino, 13 giugno 1880 (per. il 20).

Le Comte de Saint Vallier m'a dit aujourd'hui qu'il avait reçu ses instructions de Paris. Aux yeux du Gouvernement Français il est de toute nécessité de comprendre Janina dans les nouvelles frontières helléniques. San plénipotentiaire se prononcera très nettement dans ce sens. C'est là le point principal des délibérations qui s'ouvriront le 16 Juin. Un instant M. Waddington, pour ména•ger les scrupules du Ministère Br:-consfield, a vai t consenti à ne plus favoriser une frontière aussi septentrionale pour la Grèce, mais ce mouvement de recul avait produit un très mauvais effet en présence du courant très sympathique de l'opinion publique française pour les Hellènes. M. de Saint Vallier me laissait entrevoir que, dès la première séance de Mercredi, il présenterait une proposition dont il ne m'a pas indiqué autrement le sens, mais que je suppose devoir se rattacher à la première partie de ses confidences.

Comme l'Italie et la France, dans une pensée d'intérèt général, dans un esprit de paix et de conciliation, ont pris une initiative dans cette question de rectification de frontières, il est indiqué qu'elles continuent à marcher de front. Il serait dane urgent, sans faire allusion à ce que j'ai appris ici, de nous concerter avec le Cabinet de Paris pour que l'initiative, et par conséquent toute proposition essentielle, restassent communes entre l'Italie et la France. S'il y a tendance de la part de cette dernière à nous distancer, nous devons nous mettre en garde autant qu'il peut dépendre de nous.

C'est en m'inspirant de cet ordre d'idées, que je viens de télégraphier à

V. E. (1).

Lord Odo Russell n'avait pas encore de directions. Mais il avait le sentiment, qu'il croyait partagé à Londres, que la domination ottomane dans la Turquie d'Europe, un spectre plus qu'une réalité, marchait à grands pas vers sa fin. Il importait de se prémunir autant que possible contre les dangers de

l'effandrement. Fartifier la Grèce de manièrc à mieux assurer san indépentlance, ce serait paser un jalan très utile paur l'avenir. Man callègue anglais ne dautait pas que dès lars san Gauvernement s'assacierait à taute matian pratique paur un agrandissement raisannable de la Grèce.

V. E. sait que l'Allemagne, à mains qu'elle ne change d'avis au dernier mament, se ralliera dans cette questian au vate de la France.

En accusant réceptian des dépéches palitiques nn. 101~, 1018, 1019, 1020 et 121 (l) ...

(l) Con t. 735, pari data, non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 383. Roma, 14 giugno 1880, ore 18.

M. Rubattina s'est mis d'accard avec la Banque Natianale paur la garantie. La Banque Natianale écrit ce sair à M. Heath and Campany de préter cette garantie que M. Rubattina leur demande par une lettre également en date d'aujaurd'hui. La banque déclare garantir à san taur la maisan Heath. Je prie V. E. de prendre dès aujaurd'hui, d'accard avec Santillana, les arrangements nécessaires paur les farmalités à remplir en temps utile.

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IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 740. Scutari, 11 giugno 1880, ore 18 (per. ore 6 del 15).

Les membres du camité allés à Tusi sant revenus hier soir. On les avait appelés paur leur faire signer une nauvelle adresse de sujectian au Sultan. Hado bey les y engageait vivement; il avait déjà gagné tous les chefs de la montagne à sa cause. Les délégués chrétiens se sant résalument appasés, niant d'en avoir le mandat et faisant noter que leurs votes donnés au milieu du camp aurant l'air d'avair été vialentés; ils se sant limités à référer. On discutera aujourd'hui la question dans le sein du comité. En attendant, on a définitivement résalu de se tenir strictement à la défensive; cependant est entrée au camp la méfiance à l'égard de Hado b.eY et d'armée turque. On y no•te du décauragement; un certain nombre d'insurgés se sant évadés. Les mirdites menacent s'en aller aussi, et avec tout cela 50 gendarmes de la Mirditie bien armés sant hier partis pour Tusi après étre restés une journée à Scutari. Je crais que le but caché de cette expéditian est de mettre à disposition de Hodo bey une force sure pour sa défense personnelle.

(l) Cfr. n. 131. Gli altri dispacci non sono pubblicati.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 742. Berlino, 15 giugno 1880, ore 13,30 (per. ore 15,45).

Pansa, porteur je suppose de mes instructions, n'arrivera que dans cette nuit, après minut. J'ai besoin de savoir avant huit heures ce soir, si et avec quelles Puissances vous vous étes mis d'accord pour la conférence et si l'Italie est pour la cession de Janina et Metzovo à la Grèce. Veuillez, je vous prie, télégraphier réponse (l). Le Général Sironi est arrivé.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 387. Roma, 15 giugno 1880, ore 18.

Nous étant mis d'accord avec France et Angleterre, je vous prie de vous rallier au tracé que ces deux Puissances proposent. Ce tracé suit en Epire le cours du Calamas jusqu'à sa source, comprenant Janina et Metzovo. En Thessalie elle suit la crete des monts qui relient le massif du Pinde à celui de l'Olympe (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 745. Vienna, 15 giugno 1880, ore 18,20 (per. ore 19,15).

Le ministre des affaires étrangères vient de me dire qu'il a également envoyé au ministre d'Autriche à Constantinople instructions de se joindre aux démarches a faire à la Porte par l'ambassadeur d'Angleterre concernant nouvel échange territoire avec Monténégro. Ce dernier adhère à l'arrangement projeté. Une circulaire est partie hier d'ici aux représentants auprès des grandes Puissances pour proposer nouvel arrangement relativement affaire ArabTabia, par lequel il serait laissé un peu plus d'espace entre Silistrie et la nouvelle route du Pont. Il parait que ce projet est fait avec assentiment de la Russie. L'ambassadeur de France vient de demander au ministre des affaires étrangères de faire appuyer par le représentant d'Autriche à la conférence de

Berlin la ligne suggérée de concert avec la France et l'Angleterre pour la frontière turco-grecque. Cette ligne suivrait le Calamas, donnerait Janina et Metzovo à la Grèce et aboutirait par le Pinde et l'Olympe à la mer Egée. Haymerle m'a paru disposé à y adhérer.

(l) -Per la risposta cfr. n. 185. (2) -Di queste Istruzioni vennero informate con t. 386, pari data le ambasciate a Parigi, Londra, V!enna e P!etroburgo e le legazioni a Costantinopoli ed Atene.
187

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 746. Londra, 15 giugno 1880, ore 22,05 (per. ore 2,25 del 16).

La requète annoncée par mon télégramme du 13 (l) a été présentée ce matin à la chancellerie. Elle contenait une double demande d'interdition à la compagnie de livrer la ligne et de nomination d'un liquidateur adjoint. Camme résultat final d'un débat très-vif où Malins nous a rigoureusement soutenus, la compagnie a dO. prendre l'engagement de ne pas livrer la ligne (2), de ne vendre qu'avec l'assentiment de la cour et de donner avis à Rubattino trois jours à l'avance si de nouvelles offres ~ui étaient faites, Rubattino ayant toujours la priorité dans le cas où il voudrait accepter. Sur quoi nous avons retiré la demande pour la nomination d'un liquidateur adjoint. La cour d'appel a reçu ensuite le dépòt de 20.000 livres sterling et la compagnie devra d'ici à vendredi nous déclarer ses intentions: elle ne peut maintenant que se rendre et il est probable que dans quelques jours on pourra signer le contrat définitif. Il est toutefois possible que la société française fasse une surenchère; dans ce cas, nous aurons toujours trois jours pour nous décider. J'ai communiqué à M. Santillana le dernier télégramme de V. E. (3).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 389. Roma, 15 giugno 1880, ore 23.

Je pense que pour ne pas aigrir nos différends actuels avec la France, il nous convient, maintenant, de ne pas mettre l'Angleterre à part de la question du télégraphe, ni de celle du chemin de fer à Tunis. Mais, pour le cas où la France, échouant sur le terrain juridique, voudrait faire acte de violence, V. E. pourrait prendre dès aujourd'hui les mesures auprès du Cabinet anglais, afin que celui-ci se trouve, le cas échéant, préparé à apprécier notre attitude et à empècher, par la sienne, que des complications désagréables ne se produisent entre I'Italie et la France. V. E. sait et, s'il est nécessaire, peut prouver que nous désirons à Tunis le maintien du statu quo, et que nos visées à Tunis sont

(-3) Cfr. n. 182.

limitées à ce qu'on ne nous conteste pas notre part légitime d'influence et d'activité économique.

(l) -Cfr. n. 177, in realtà del 12 giugno. (2) -Questa notizia fu comunicata a MACCIÒ con L 390 del 16 giugno.
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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 52. Gravosa, 15 giugno 1880 (per. il 20).

V. E. si compiacque informarmi, col telegramma dell'll corrente (1), del progetto pel nuovo scambio territoriale, che io ebbi l'onore di riferire in anticipazione col mio rapporto dell'8 detto (2).

Questo scambio a mio avviso se è più utile economicamente al Montenegro che quello regolato col memorandum del 12 aprile, politicamente è più svantaggioso. Avvegnachè la frontiera fissata dal memorandum nella valle della Zeta assicurasse pienamente il Principato a sud di Podgoritza.

Nel mio rapporto del 15 dicembre u.s. n. 25 (2) di questa serie, e perciò assai prima che si iniziasse il negoziato che terminò col detto memorandum, io aveva già suggerito uno scambio presso a poco consimile a quello che ora si propone, ma ebbi cura di accennare alla rettificazione da farsi a valle di Podgoritza. Col nuovo progetto invece si ritorna verso questa parte al confine del trattato di Berlino; quindi si discoprono di bel nuovo le linee difensive del Montenegro; Io si indebolisce, e si crea ad un tempo su questo Iato del territorio montenegrino una situazione precaria di cose che condurrà in un non lontano avvenire a contestazioni a torbidi a incursioni vicendevoli tra confinanti.

Questo motivo dell'indebolimento è forse appunto uno di quelli che l'Austria ,V.a in vista per far annullare il patto del memorandum. Dico l'Austria, perché fu accertato da fonte che ritengo sicura che il progetto, di cui si tratta, partì da Vienna; e onde meglio riuscire a farlo accettare si pregò il gabinetto di Londra ad assumere l'iniziativa.

n Principe Nicolò, siccome ebbi l'onore di telegrafare a V. E. (3), aderì al progetto; e le Potenze, siccome V. E. mi avvisa, lo hanno approvato. Sta bene. Ma come si provvederà per l'esecuzione? Se la lega albanese si oppose alla cessione del Distretto di Gussinje perché abitato da maggioranza musulmana, ::t quella dei territori di Gruda e Rotti perché terra albanese come potrà acconsentire alla cessione del Distretto di Dulcigno che è abitato quasi da soli musulmani albanesi ed è terra albanese assai più che i magri territori di Hotti e Gruda? La Turchia, supponendo vera la lega albanese che fu impotente a fare osservare il trattato di Berlino, il protocollo del 18 aprile, sarà più forte per fare eseguire l'accordo che sarà inteso col progetto austro-inglese?

E se non si provvede all'esecuzione la questione montenegrina non muoverà passo, e rimarrà continua minaccia per la pace in Oriente. Ammenoché non si scelga il partito, e che il Montenegro vi si adatti, di esperimentare nuovi

accordi ad accordi non eseguiti nel qual modo potrà avverarsi pel Montenegro il caso di colui che girando da cambiavalute a banchiere tante volte barattò un marengo che in fine della giornata se lo vidde sparire. Anche questa potrebbe essere una soluzione.

Può ancora avvenire che la Turchia non più sostenuta sottomano a resistere da un'estera potenza come lo fu per il negoziato del memorandum, ma stretta dalle valide pressioni dei proponenti il nuovo scambio si decida ad eseguire. E tal cosa è più probabile che avvenga ora che fu chiamato a far parte del governo della Porta Abeddin Pascià il capo virtuale della cosidetta Lega albanese; essendo possibile che in Costantinopoli s'avvegghino, un po' meglio che nel 1877, essere necessario qualche sacrifizio onde stornare i maggiori che sovrastanno. E se ciò si capirà in Costantinopoli, la Lega albanese non farà difficoltà, avvegnachè questa Lega sia stata una creazione della stessa Sublime Porta, Lega essenzialmente ed esclusivamente musulmana escogitata per resistere alla marea cristiana esterna ed interna; fatta apparire albanese per la circostanza del luogo ove i pericoli di danno sono i più imminenti, per colorirla d'una idea simpatica alì'Europa quella della nazionautà, per disimpegnare infine il governo del Sultano dalla responsabilità della resistenza. È vero i maggiori capi della Lega e la gran parte dei gregari sono albanesi, ma sono tutti musulmani. Cotestoro, gente ardita, intelligente sebbene non istruita, avida negli interessi, fanatica in religione, non accasciata come la restante musulmana delle altre parti dell'Impero, sono i capisaldi del musulmanesimo assai più che non lo siano stati per lo passato: sono, per C'?Si dire, l'ultimo sostegno del regime ottomano in Europa. E vi si sono messi a sostenerlo colla vigoria della giovinezza costituendo quell'associazione che sotto il nome dei Pomati tentò reagire nella Rumelia; sotto quello di Lega albanese minacciò l'Austria che voleva occupare sino a Mitrovitza, si oppose all'accomodamento della questione montenegrina per salvare l'altra più importante della Grecia; e sotto altro nome, aneora a trovarsi, resisterà alle riforme amministrative nell'impero, alle innovazioni nell'Armenia e nell'Asia minore.

Dal che ne viene che il credere la Lega aLbanese l'espressione d'una aspirazione nazionale conduca a sconoscere i termini della questione, e ingeneri erronei giudizi sui rimedi alle attuali difficoltà orientali.

D'un simile erroneo giudizio ne è già un portato la proposta Inglese per costituire autonoma l'Albania; proposta di cui ebbi l'onore di riferire ne' miei ultimi due rapporti dell'S e del 9 corrente (l).

Se non che il suggerimento dell'autonomia essendo venuto primamente dall'Austria, siccome essa già fece per l'Erzegovina e per la Bosnia, importa rintracciare lo scopo a cui tende e non è certo all'Austria, che si può imputare erroneità di giudizio sulle cose d'Oriente, e specialmente dell'Albania e paesi circonvicini: sibbene essa si prevale dell'erroneità altrui pel proprio vantaggio.

Mi san fatto dovere di riferire in un antecedente rapporto che non vi è in Albania ombra di aspirazione nazionale nel senso politico di unità: che tra le popolazioni albanesi di differente culto gli interessi sono opposti: e che la

grandissima maggioranza di quelle essendo musulmana l'autonomia non può essere fatta:~ che a favore di questa: il che si risolve a lasciare sempre turca l'Albania, e a rinnovare nulla in realtà. Soltanto saranno inevitabili le disillusioni dei cattolici, i quali furono in cotesti tempi così eccitati e lusingati con tante promesse. Quindi nasceranno torbidi, e al caso si fomenteranno; ed è su questi torbidi che si specula per un intervento più o meno militare e amministrativo.

La pubblica opinione in Europa ritiene la popolazione albanese come un popolo solo, animato dall'istessa aspirazione e dall'istesso interesse; e più specialmente si compiace nella speranza che sia rialzata un'Albania cattolica come già quella effimera dei Castriota. Il Vaticano influito da pochi mestatori e da alcuni preti interessati lavora a dar corpo all'idea. La quale sarebbe certamente buona se attuabile. Ma essa puossi mai fare con un insieme di 20 a 30 mila cattolici contro oltre un milione di dissidenti; dei quali gli otto decimi musulmani'? Ancora se quelli avessero qualche preminenza, ma sono i più poveri di tutti gli albanesi, e se non più barbari . e ignoranti dei musulmani, certo non migliori.

Durante le guerre del 1876 e 1877 io ebbi occasione di vedere al campo del Principe Nicolò la maggior parte dei capi di quei cattolici (Malissori e Mirditi); e l'impressione che ne ricevetti fu miserissima. Si erano recati dal Principe per aiuti a sollevarsi contro il giogo musulmano comprendendo con questa frase la soggezione non tanto della Sublime Porta, quanto quella dei loro compatrioti musulmani albanesi. Possibile che in due anni l'idea nazionale abbia fatto si grande progresso da accomunare oppressi ed oppressori in uno scopo di unità'? Ma se tra essi e nella loro lingua manca ancora perfino un appellativo comune! Essi sono Shipetari, Gheghi, Toschi, Mirditi ed altri, ma il termine generico di albanese è solamente conosciuto ed usato dagli europei, come quello di arnauti dai Turchi!

Io non posso che temere da questo nuovo indirizzo che si vuol dare alle cose turche in Albania. Si crea una questione che non ha ragione di esistenza. Si danno speranze e lusinghe per aumentare la confusione e della confusione ne approfitta sempre il più abile.

(l) -Cfr. n. 174. (2) -Non pubblicato. (3) -T. 727 dell'll giugno, non pubbllcato.

(l) R. 50 e 51, non pubblicati.

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IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 58. Scutari, 15 giugno 1880 (per. il 24).

Da qualche giorno travasi a Scutari padre Apollonia da Bibbiena, parroco a Hotti. Da fonte sicura so, che egli è stato richiamato per qualche tempo dalla sua missione per ordine della Curia di Roma dietro istanza del rappresentante apostolico a Costantinopoli come quello fra i francescani, che più avrebbe animati i montanari alla rivolta.

So pure da fonte sicura, che il 24 di Maggio l'Ambasciatore austriaco presso Sua Santità ha sporto reclami contro un buon numero di francescani di qui, accusati da questo Consolato austriaco come i principali promotori della attuale agitazione albanese e come agenti segreti d'Italia. A capo degli accusati sta il padre Giampiero da Bergamo, Superiore di quest'ospizio, e tutti sono denunciati di tener segrete intelligenze con questo Consolato.

V. E. conosce dai miei rapporti quale opinione invece io abbia sulla partecipazione di alcuni di questi religiosi nell'attuale rivolgimento, ed in tale opinione mi conferma maggiormente appunto il fatto, che non mai, come dopo scoppiati i torbidi attuali, i francescani si tennero lontani dalla mia abitazione.

Padre Apollonia, venuto a farmi visita mi raccontò, che qualche tempo avanti che spirasse il termine della consegna di Gruda ed Hotti al Montenegro, recatisi alcuni capi di quelle tribù dal Console austriaco, questi li consigliò a far stendere dal loro parroco un indirizzo all'Imperatore nel quale, al motto di Dio e indipendenza, lo supplicassero a proteggerli ed a riceverli sotto il suo manto. Padre Apollonia, non prestando intera fede ai detti di que' capi, volle venire a chiarirsi egli stesso della verità di quanto gli era stato riferito. Con lui ritornarono i medesimi capi. Entrò egli dapprima dal Console austriaco con padre Giampiero ma il signor Lippich, il quale non si fidava di quest'ultimo, che odia di cuore, non disse parola sull'affare principale. Allora padre Apollonia vi rivenne coi capi della montagna, ed ammesso ad udienza separata, poté sentire ,confermarsi quanto gli era stato riportato. Esci-tone egli, entrarono i capi e stettero ben due ore a confabulare col Console. Fu in questa occasione che il signor Lippich, secondoche i montanari palesarono subito dopo al loro parroco, gli animò ad opporre resistenza ai Montenegrini, assicurandoli, che ove potessero sostenersi solamente tre ore, l'Austria sarebbe venuta in loro soccorso. Così confortato dalle parole del Console austriaco, Padre Apollonia stese in italiano l'indirizzo, di cui conserva la copia. E, poiché quanto fa Hotti considerata l'antesignana delle altre montagne cattoliche, è da queste accettato, così egli allestì una copia del medesimo indirizzo per ognuna di esse, che firmata dai maggiorenti di ciascuna tribù fu in sette esemplari, corrispondenti alle sette montagne rimessa al Consolato d'Austria. Egli è per questo, che il 22 aprile animosi corsero in folla i montanari a Tusi, convinti d'avere alle spalle una grande potenza che li appoggerebbe. Intorno a quel tempo cadde il ministero tory in Inghilterra, e la politica austriaca in queste parti fu cambiata come per incanto: nessuno più del Consolato austriaco disapprovava le mosse degli Albanesi, nessuno più di esso accusava il clero e soprattutto i francescani di aver promossa la rivoluzione. Non tardarono i montanari ad avvedersi d'essere stati ingannati, e neppure ignorano l'ingiusta accusa che ai religiosi vien ora dai rappresentanti dell'Austria mossa presso la Curia di Roma: e nulla v'ha ch'essi ora tanto esecrino quanto il nome austriaco.

Padre Giampiero sta adesso facendo la sua apologia da inviare al Generale dell'Ordine, ed egli saprà restituire al suo posto una parte della responsabilità dell'agitazione albanese; quello, che poi merita nota, si è che gli sforzi del signor Lippich, il quale ha già potuto ottenere dal suo Governo che fossero troncati i sussidj accordati in passato ai francescani italiani per le scuole, tendono manifestamente ad attenerne lo sfratto dall'Albania e a soppiantarli con religiosi di sudditanza austriaca, come già da sudditi austriaci potevano essere occupate alcune sedi episcopali.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 747. Berlino, 16 giugno 1880, ore 3,27 (per. ore 5).

En suite du télégramme de V. E. annonçant notre entente avec France et Angleterre (1), il m'a paru qu'au lieu de me borner à me rallier après coup au tmcé, mieux valait, en vertu de ce qui s'est passé au congrès, que la résolution relative à la frontière hellénique fftt présentée à la conférence sous une forme analogue à celle adoptée pour la motion Waddington. Je me suis dane mis en rapport avec mes collègues de France et d'Angleterre et il a été convenu que l'ambassadeur de France, en introduisant aujourd'hui à la conférence la résolution dont il s'agit, dira qu'il la soumet d'accord avec les ambassadeurs d'Angleterre et d'Italie. Le comte de Saint Vallier s'est empressé d'en prévenir san Gouvernement. Je pense qu'on ne soulevera pas de difficultés à Paris, si cependant ,ce cas se produisait, notre Gouvernement est à couvert, car j'ai bien eu soin de déclarer qu'en invoquant ce modus procedendi, j'agissais de mon propre mouvement. Les renseignements que je me suis procurés de bonne source portent que l'Allemagne ne prendra pas d'initiative, mais se ralliera aux trois puissances précitées. L'Autriche-Hongrie ne proposera aucun tracé, mais se réservera de choisir celle des lignes qui lui parattra la meilleure. Au reste, il est à présumer qu'on ne se séparera pas de l'Allemagne. Quant à la Russie, san représenta:nt n'arrive que ce matin de Pétersbourg. On a toutefois lieu de croire qu'elle ne fera pas d'opposition. Dans ce cas, la cause d'une rectification rationnelle des frontières de la Grèce serait en quelque sorte gagnée, avant d'étre plaidée. Le président de la conférence nous demandera le secret sur nos délibérations. La Grèce a envoyé ici M. Brailas, pour fournir au besoin des éclaircissements à la conférence. Il serait peut-etre le cas d'inviter la Porte à déléguer aussi de san còté un représentant dans le méme but. Le Gouvernement ottoman semble se poser en boudeur: il ne faut pas lui fournir une raison ou prétexte de justifier san attitude, en ayant l'air de l'ignorer complètement. Pansa est arrivé.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 748. Costantinopoli, 16 giugno 1880, ore 15,55 (per. ore 16,20).

J'ai reçu le télégramme de V. E. relatif au tracé de la frontière turco-grecque (2). Le ministre des affaires étrangères et le premier ministre ont déclaré hier à l'ambassadeur d'Angleterre que la Porte n'accepterait pas la cession de Janina et de Larissa. Abedin pacha a été très-explicite dans ses déclarations.

14 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) -Cfr. n. 185. (2) -Cfr. n. 185, nota 2.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETII, A VIENNA, GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 393. Roma, 16 giugno 1880, ore 16,30.

Le ministre de Turquie m'a communiqué la réponse que la Sublime Porte fait à la note identique et simultanée du 11 juin (1). Cette réponse ne concerne pour le moment que la frontière hellénique. Après s'ètre justifiée de ne pas avoir fait une réponse définitive à la proposition Salisbury, la Sublime Porte ajoute qu'elle ne fait d'objection à ce que la médiation prévue par l'article XXIV du traité de Berlin s'exerce au moyen d'une conférence. Mais camme la note du 11 juin annonce qu'une commission doit, après la conférence, se rendre sur les lieux pour régler les questions de détail concernant le tracé, la Sublime Porte fait remarquer que, d'après les usages les plus constants, cette commission ne pourrait avoir d'autre mandat que celui d'appliquer sur les lieux la ligne qui serait convenue entre les puissances et l'état qui est appelé à céder des territoires. J'ai répondu à Turkhan bey, en prenant acte de ce que la Sublime Porte accepte que la médiation s'exerce au moyen d'une conférence, dont elle déclare, d'ailleurs, vouloir faciliter la tache. Quant à la réserve concernant la commission qui devra se rendre sur les lieux, j'ai dit à Turkhan bey que, comme il devait le comprendire, l'Italie, représentée au sein de la conférence, ne saurait plus prendre en cette matière une délibération isolée.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 750. Atene, 16 giugno 1880, ore 18,10 (per. ore 19,55).

Chargé d'affaires de France vient d'exprimer verbalement au Cabinet d'Athènes le pénible étonnement de son Gouvernement de ce que la Grèce persiste à refuser son adhésion aux décisions de la commission de liquidation en Egypte, dans un moment où des considérations majeures devraient faire taire des questions d'amour propre froissé ou d'intérèt de moindre importance. M. Tricoupis, tout en tenant ferme dans son refus, a laissé comprendre qu'il cèderait pourtant à une demande formelle de la France, exigeant en quelque sorte un équivalent du grand service qu'elle est sur le point de rendre à la Grèce à la conférence de Berlin. Ministre d'Angleterre aussi a informé son Gouvernement de la démarche française.

(l) Il contenuto della nota turca era stato già comunicato da Collobiano con t. 741 del 15 giugno, non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 753. Parigi, 16 giugno 1880, ore 18,10 (per. ore 19,30).

Le ministre des affaires étrangères me dit que l'Allemagne et l'Autriche viennent d'accepter le tracé dont traite le télégramme chiffré d'hier (1), et !'adhésion de la Russie est considérée ici camme acquise d'avance, d'après ce <lUe déclare le chargé d'affakes russe.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 757/506. Londra, 16 giugno 1880, ore 22,17 (per. ore 2,10 del 17).

En réponse à mon mémorandum du 28 avril dernier (2) concernant la proposition d'une protestation commune des puissances intéressées contre le système adopté par le Chili dans la guerre avec le Pérou, Granville vient de me communiquer ce qui suit: «Le seul document officiel du Gouvernement chilien à la connaissance du Gouvernement de la Reine, relatif à cette guerre, consiste en deux lettres adressées de Pisagna, l'une en date du 28 janvier, l'autre du 3 février, par le colonel Sotomayor au ministre de la guerre du Chili. Bien que le Gouvernement anglais ne se croie pas en position de dire que les termes de ces lettres puissent justifier des représentations diplomatiques, le ministre britannique à Lima a reçu des rapports récents sur le mode de procéder des commandants militaires chiliens et sur la conduite de leurs troupes à Mollendo, qui commettent de violents excès. Dans l'opinion du Cabinet anglais, ces procédés exigent des rémontrances immédiates de la part des puissances étrangères, non seulement au point de vue de l'humanité, mais aussi pour la protection des droits des neutres. En effet il résulte des compte-rendus du consul britannique à Mollendo, que les troupes chiliennes avec l'assentiment de leurs officiers ont non seulement commis des crimes contre les habitants non combattants et sans défense, mais ont pillé les douanes qui, à la connaissance de tous, contenaient des propriétés méme neutres. Le Gouvernement anglais est par conséquent tout prét à s'unir au Gouvernement italien et à tout autre Gouvernement étranger pour adresser au Gouvernement du Chili soit collectivement, soit séparément des remontrances contre le mode de procéder des troupes chiliennes à Mollendo, et une protestation contre un renouvellement des actes commis en violation des usages de la guerre entre pays civilisés, en méme temps qu'un avertissement qu'une indemnité sera demandée pour les actes de

(ZJ crr. serie II, vol. XII, n. 866.

destruction gratuitement comr.1is contre la vie et les propriétés des neutres ». Je prie v. E. de vouloir bien me mettre, aussitòt que possible, à méme de présenter à lord Granville une réponse relativement à la suite à donner à cet accord préliminaire (1).

(l) Cfr. n. 185, nota 2.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. s. 756. Berlino, 17 giugno 1880, ore 0,20 (per. ore 1,50).

Proposition française a été introduite aujourd'hui à la première conférence, dans la forme indiquée dans mon télégramme de la nuit dernière (2). Odo Russell et moi, nous avons confirmé accord des trois puissances. J'ai terminé mon discours en disant que je formais à mon tour des voeux pour l'acceptation unanime du tracé, lorsque il aurait été miìrement examiné en tenant compte dans une mesure équitable des aspirations nationales de la Grèce et des objections de la Turquie, dont nous admettrions le bien fondé, consignées les unes et les autres dans des protocoles dont chacun de nous a connaissance. J'ai eu l'honneur d'inviter mes collègues à inaugurer nos travaux par un tribut d'hommage à l'Empereur et par quelques mots flatteurs de souvenir à l'adresse de Bismarck, l'ancien président du congrès. Le plénipotentiaire autrichien a déclaré qu'il ne croyait pas que son Gouvernement soulèverait des objections, mais que pour les détails il prendrait ad referendum. Le plénipotentiaire russe se réjouissait qu'un pas en avant fiìt fait en faveur de la Grèce et qu'il fiìt établi un précédent en faveur des populati.ons chrétiennes de la Turquie. Il en référerait à Saint Pétersbourg. Le président a laissé entendre que son Gouvernement n'aurait pas de difficulté à se rallier à la ligne suggérée. Elle a dès lors la majorité, si non l'unanimité des suffrages. Hohenlohe nous a communiqué proposition présentée par l'ambassadeur turc au nom de son Gouvernement. La ligne partirait de Keramiti du còté de la mer Egée, se dirigerait au dessous de Larissa vers Phanari et Arta pour aboutir à l'embouchure du Patamia. La Sublime Porte dit vouloir conserver le Golfe d'Arta. La Grèce a fait une proposition d'une nouvelle frontière, partant sur la mer Jonienne du point de Saint Georges pour aboutir à la mer Egée, suivant un tracé plus septentrional que celui proposé pa,r la France. La deuxième séance est fixée pour vendredi ou samedi. En attendant, les commissaires techniques sont chargés d'étudier les tracés. Nous nous sommes engagés au secret pour nous et nos Gouvernements. Bismarck m'a confirmé aujourd'hui langage tenu à la conférence par le président. J'aurai soin de me conformer aux instructions de V. E. (3).

(l) -Per la risposta di Cairoli cfr. n. 201. (2) -Cfr. n. 191. (3) -Cfr. n. 178.
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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 760. Costantinopoli, 17 giugno 1880, ore 11,20 (per. ore 16,05).

Hier, dans une réunion des représentants, il a été décidé qu'il ne serait pas opportun de traiter du nouvel arrangement relatif au Monténégro, tant que la Porte n'a pas répondu à ce point de la note identique.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA GALVAGNA, E A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 395. Roma, 17 giugno 1880, ore 16,30.

L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie est venu me communiquer le projet d'une légère modification au tracé de la frontière établi par la commission inte!I'nationale, à l'unanimité sauf le délegué de Russie, du còté de Silistrie entre la Bulgarie et la Dobroutcha. D'après cette modification, le point d'attache au Danube ne serait pas changé, et Arab Tabia continuerait d'etre attribuée à la Dobroutcha. Mais la ligne subirait une légère courbe de façon à laisser au territoire bulgare la route qui mène à Osman Bazar. J'ai répondu au comte de Wimpffen que si toutes les puissances, la Russie surtout, étaient d'accord, nous serions heureux de voir ainsi définitivement réglée la délimitation de la Bulgarie.

200

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 397. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.

Sans ,rien changer à vas instructions, je dois vous prévenir que Turkhan bey est venu me lire un télégramme confidentiel où il est dit que l'agitation croit toujours, en Albanie surtout, et qu'une conflagration est inévitable si la conférence comprend Arta Prevesa et Janina d'un còté, Larissa de l'autre dans le pays à annexer à la Grèce. La conférence étant maintenant saisie de la question, j'ai répondu à Turkhan que je ne pouvais que prendre note de sa communication.

201

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 398. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.

Je prie V. E. de remercier lord Granville (l) et de lui dire que, comptant sur l'adhésion de l'Angleterre, nous avons depuis quelques semaines déjà télégraphié au ministre du Roi à Santiago de protester d'accord avec ses collègues d'Angleterre et de France contre la méthode de guerre pratiquée par le Chili.

202

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA

T. 400. Roma, 17 giugno 1880, ore 23.

Le Cabinet anglais nous communique, ainsi qu'aux autres puissances, le projet d'une réplique à faire à la Sublime Porte. Il s'agirait de déclarer à celle-ci que les puissances ont décidé que le seui moyen d'aboutir à un résultat était de se concerter sur la ligne de frontière qu'elles considèrent juste et opportune, et de la porter à la connaissance des Gouvernements turc et grec, dans la confiance que l'expression de l'opinion de l'Europe serait accueillie par ces deux puissances camme conclusive. On ajouterait que conférence est prete à recevoir et à prendre en considération tout argument que les deux parties intéressées croiraient lui soumettre.

Je me suis réservé de faire connaitre le plus tòt possible la réponse du Gouvernement du Roi. J'aimerais à connaitre l'accueil que fait à la proposition anglaise le Cabinet auprès duquel V. E. est accréditée (2).

203

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 765. Atene, 18 giugno 1880, ore 14 (per. ore 15,30).

Mon collègue d'Angleterre vient de me communiquer télégramme suivant: « Lord Granville à M. Corbett (traduction littérale): le chargé d'affaires de France me dit que son Gouvernement a appris de son représentant à Athènes que le Gouvernement grec est disposé, pour donner une preuve de sa bonne vo

lonté à l'Angleterre et à la France vis-à-vis desquelles il se sent sous le coup d'une obligation, dans les circonstances actuelles, d'accéder au décret égyptien de liquidation. Si une pression est à exercer concertez-vous avec collègue de France pour faire une démarche commune, à l'effet de hàter l'adhésion du Gouvernement grec ». Nayant reçu aucune réponse à mon télégramme du 16 (1), je ne me suis pas cru autorisé à m'associer à cette démarche, malgré l'invitation de mes collègues de France et d'Angleterre. Il serait urgent que je reçusse des instructions dans ce sens (2), si nous ne voulons pas laisser exclusivement à la France et à l'Angleterre le beau ròle, d'autant plus que par l'accord établi entre les puissances occidentales sur le tracé à soutenir à Berlin, l'obligation de la Grèce envers les Gouvernements français et anglais ne saurait etre autre que celle que l'on devra au Gouvernement du Roi. Les chargés d'affaires d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie ont aussi refusé ~e s'associer à la démarche en questi o n.

(l) -Cfr. n. 196. (2) -Per le risposte cfr. nn. 204 e 210 e i t. 770 da Vienna e 773 da Parigi del 19 giugno, non pubblicati. Con t. 403 del 18 giugno Cairoll comunicò agll stessi destinatari l'adesione italiana alla proposta inglese.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 767. Berlino, 18 giugno 1880, ore 18 (per. ore 19,25).

Cabinet de Berlin est d'avis qu'une correspondance entre les Puissances et la Turquie n'est pas utile pendant la conférence. Il vaudrait mieux réserver à celle-ci la faculté d'aviser. Le prince de Hohenlohe s'inspirant de ce point de vue, croit qu'il sera autorisé à répondre dans ce sens, verbalement, à l'ambassadeur d'Angleterre. Il se réserve de me dire si une réponse sera donnée par écrit au projet de réplique transmis de Londres en suite des observations présentées par la Sublime Porte à la note identique du onze juin. En attendant, le pd.nce s'est exprimé comme V. E. (3) avec mon collègue de Turquie, soit prenant acte de sa communication, soit au sujet de la commission qui devra plus tard délimiter sur piace. Le prince a aussi dit à l'ambassadeur de Turquie, qu'il n'avait rien à répondre touchant le télégramme confidentiel sur l'agitation en Albanie, tant qu'il n'en aurait pas parlé à la conférence. Demain celleci tiendra la seconde séance.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 768. Atene, 18 giugno 1880, ore 19 (per. ore 21,35).

M. Tricoupis ayant demandé que la démarche franco-anglaise, dont il est question dans mon télégramme de ce matln (4), soit faite par écrit, mes deux

(-4) Cfr. n. 203.

collègues sont convenus de lui adresser demain une note identique, qui ne falsant aucune allusion à la question de la nouvelle frontière, demandera au Gouvernement grec son adhésion comme une marque de bienveillance et de confiance envers les deux puissances. Si je dois m'y associer, je prie V. E. de vouloir bien me télégraphier le plus tot possible (l).

(l) -Cfr. n. 194. (2) -Per le istruzioni cfr. n. 206. (3) -Cfr. n. 193.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 408. Roma, 18 giugno 1880, ore 22,30.

Il n'est pas douteux que la Grèce nous doit de la .reconnaissance tout autant qu'à la France et à l'Angleterre pour ce que la conférence de Berlin va probablement décider en sa faveur. Mais, du moment que personne jusqu'ici ne nous a demandé une nouvelle intervention, il nous paraitrait peu généreux de faire pression sur le Cabinet d'Athènes pour le faire céder dans une question où son attitude est, au fond, assez justifiée. Bien loin de laisser aux autres le beau role, nous croyons qu'on apprédera à Athènes tout ce qu'il y a de bienveillant et de désintéressé dans notre conduite. Tout ceci, bien entendu, est pour votre information personnelle.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 775. Parigi, 19 giugno 1880, ore 15,25 (per. ore 18,50).

Le chargé d'affaires d'Autriche a fait ici la communication dont traite le télégramme de V. E. du dixsept courant (2). Comme l'Autriche favorise plutot la Roumanie et la Russie, de son coté, la Bulgarie, le Cabinet français s'est borné à témoigner en termes conciliants du désir que les puissances spécialement intéressées arrivent à s'entendre.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 774. Parigi, 19 giugno 1880, ore 16 (per. ore 18).

Hier à la Chambre des députés à propos du budget des affaires étrangères,

M. De La Posse a provoqué une vi:ve approbation en observant que les livres jaunes ne contenaient pas de renseignements «sur l'incident qui a entrainé,

après un refus bruta!, presque blessant, la retraite du général Cialdini, un véritable ami de la France». Il a ajouté: «On peut se demander pourquoi l'ambassade laissée vacante par la retraite du général Cialdini n'est pas encore occupée ». M. de Freycinet a répondu que l'incident relatif au général Cialdini est antérieur aux publications faites par le ministère actuel.

(l) -Per la risposta cfr. n. 206. (2) -Cfr. n. 199.
209

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 777. Atene, 19 giugno 1880, ore 19,50 (per. ore 20,05).

M. Tricoupis est venu me voir pour me dire, dans un langage très-amical, qu'il lui revient de très-bonne source que l'Italie, s'opposant probablement à ce que la nouvelle frontière sur la mer Jonienne arrive jusqu'au thalweg du lac Livari, au nord de Butrinto, les autres Pui:ssances n'osent pas s'écarter de l'embouchure du Kalad. Je lui ai fait observer que son renseignement ne me paraissait pas exact, vu que le tracé avait été convenu entre les trois Puissances occidentales, ainsi qu'il en avait eu connaissance par le ministre d'Angleterre. Quoi qu'il soit, il m'a prié vivement de recommander au Gouvernement du Roi d'appuyer cette modification du tracé. Il prétend meme que si l'Italie en prenait l'initiative, toutes les autres puissances l'accepterai-ent sans difficulté. Il fait aussi les instances les plus pressantes pour que le district de Zagori ne soit pas coupé en deux. Le chargé d'affaires de Grèce a reçu ordre d'entretenir V. E. sur ce meme sujet.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 776. Pietroburgo, 19 giugno 1880, ore 20,30 (per. ore 20,45).

M. de Giers m'informe qu'àyant pris les ordres de Sa Majesté, il va annoncer au Cabinets de Londres et de Vienne que la Russie adhère à leurs propositions, l'une concernant la réplique à faire à la Sublime Porte et l'autre au sujet de la délimitation bulgaro-roumaine (l).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 784. Berlino, 20 giugno 1880, ore 0,57 (per. ore 2).

Aujourd'hui le plénipotentiaire russe a recommandé dans la séance camme amendement au tracé convenu entre l'Italie la France et l'Angleterre adoption,

pour la partie occidentale, du système des cretes des montagnes, pareillement à celui proposé pour la frontière orientale. En se guidant autant que possible, sur le dernier projet hellénique, on irait de la pointe Saint Georges, sur la còte de l'Epire, au nord du lac de Butrinto, jusqu'à l'endroit où le tracé hellénique rejoint tracé précité des trois Puissances aux environs et au sud-est de Paraplana. Cette proposition, inspirée par le désir du Gouvernement russe de se montrer plus grec que les trois promoteurs sus énoncés et de faire une trouée au traité de Berlin pour s'en prévaloir dans d'autres parties de la Turquie d'Eurape, a produit dans le sein de la conférence une pénible impression. Il en résulterait une cause de plus d'irritation chez les albanais. Trois Puissances qui se sont déjà entendues pour une délimitation qu'elles estiment la plus conforme à l'esprit du traité de Berlin, ne sauraient modifier leurs vues, à moins de vouloir accroitre les embarras que les grecs ont déjà en perspective. Ce serait trop empiéter sur des territoires de l'Empire, où les populations ne manifestent aucun désir de passer sous la domination de leur voisin. Pour ce qui nous concerrfe· spécialement, nous n'avons aucun motif de pousser au mécontentement et à la révolte des pays où l'élément albanais se trouve enchevetré et exerce une nota,ble influence. La proposition russe n'a qu'un bon còté, et c'est de montrer aux tures où se trouve une modération relative et combien il serait sage de leur còté de faire preuve de condescendance aux désirs des autres Puissances. Ligne principale et amendement seront discutés lundi. Amendement n'aura que l'avis de son auteur. Le plénipotentiaire autrichien a confirmé adhésion donnée en principe dans la séance précédente, en ajoutant que son Gouvernement ne s'y serait pas décidé si la ligne des trois puissances se fùt écartée de l'esprit du traité de Berlin. L'Allemagne votera de meme. Je tiens à savoir si V. E. partage mes vues, notamment sur le point suivant. Si nous pouvions, en sondant adroitement le terrain, trouver un appui dans la commission technique, nous pourrions peut-étre chercher à obtenir un léger accroissement à la Grèce sur le territoire au nord du mont Olympe, mais à l'ouest nous n'avons aucun intérèt réel à l'agr.andir au delà du Calamas. Cette ligne dépasse peut-ètre déjà juste mesure. J'attends les instructions de V. E. pour demain soir O·). Dans la sé ance, j'ai indiqué sous l'influence de quelles considérations générales nous réglions notre attitude. Mon langage a été bien accueilli et il sera inséré dans le pratocole. Des pétitions sont arrivées au Cabinet de Berlin contre cession de Prevesa, Janina et Arta à la Grèce. Elles n'ont donné lieu à aucune discussion dans la conférence, à laquelle elles ont été communlquées.

(l) L'adesione del Governo di Berlino a quesL'ultima proposta era stata comunicata da Launay con t. 766 del 13 giugno, non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 412. Roma, 20 giugno 1880, ore 14,30.

M. Paparigopoulos est venu hier me faire la communication que vous m'annonciez par votre télégramme (1). Je lui ai répondu que nous n'avions jamals

eu l'occasion de nous prononcer sur le tracé dont M. Tricoupis nous parle, et que par conséquent toute supposition à cet égard est gratuite. J'ai ajouté que l'entente peut maintenant étre considérée camme faite, à Berlin, sur la proposition dont l'Italie, la France et l'Angleterre ont pris I'initiative, et qu'il n'était par conséquent pas correct, ni conforme aux intéréts de la Grèce, de rouvrir par un amendement quelconque une question dont la conférence est saisie · et qui se trouve désormais en bonne voie de solution.

(l) -Per la risposta di Cairoli cfr. n. 214. (2) -Cfr. n. 20n.
213

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI. AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA

T. 413. Roma, 20 giugno 1880, ore 15,10.

L'.ambassadeur d'Angleterre me fait savoir que par suite des opinions exprimées par qualques unes des Puissances, le Gouvernement de la Reine est d'avis qu'il convient de suspendre, pour le moment, toute réplique à la réponse concernant la question de la frontière hellénique.

214

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 414. Roma, 20 giugno 1880, ore 20.

Merci de votre télégramme (1). J'approuve entièrement votre langage au sein de la conférence, et je m'associe complètement à votre manière de voir. Seulement je crois qu'il ne nous convient pas de prendre, pour un élargissement ultérieur de la frontière au profit de la Grèce, une initiative qui pourrait nous exposer à des commentaires facheux. L'ambassadeur d'Angleterre m'a communiqué très confidentiellement un télégramme dont il résulte qu'à Londres et à Vienne on commence à se préoccuper de l'attitude que la Russie vient de prendre. Je vois, d'ailleurs, dans le télégramme de V. E. qu'elle pense, comme moi, que nous devons plus que toute autre Puissance nous montrer scrupuleux dans le respect du traité de Berlin. J'ajouterai encore que le chargé d'aff.aires de Grèce étant venu nous demander de prendre l'initiative d'une ligne allant jusqu'à Butrinto et comprenant le district de Zagori tout entier, je lui ai répondu qu'il ne nous paraissait pas correct ni conforme aux véritables intéréts de la Grèce, de rouvrir une question à l'égard de laquelle la conférence est saisie d'une proposition faite par nous de concert avec l'Angleterre et la France, et dont le succès parait désormais assuré.

(l) Cfr. n. 211.

215

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 791. Atene, 21 giugno 1880, ore 15,40 (per. ore 17,20).

Les représentants de France et d'Angleterre s'étant écartés, dans la rédaction du projet de note identique concernant l'adhésion de la Grèce au mode de liquidation des finances egyptiennes, des termes convenus avec

M. Tricoupis celui-ci persiste dans san refus. Pour mieux préciser la chose le ministre des affaires étrangéres leur à déclaré qu'il se rendrait au désir des deux puissances, si on lui demandait l'adhésion, camme un faveur sans condition. Mes collègues ont demandé des instructions à leurs Gouvernements.

216

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 790. Atene, 21 giugno 1880, ore 15,45 (per. ore 17).

M. Tricoupis me prie de faire parvenir à V. E. les plus vifs remerciements pour la réponse bienveillante et amicale faite à san chargé d'affaires (1), au sujet du tracé qu'il prétendait ne pas etre conforme aux vues de l'Italie. Tout en me disant qu'il a chargé Paparigopoulos d'insister pour que l'initiative soit prise par le plénipotentiaire italien, il m'a confié d'avoir fait aussi demander au Cabinet de Saint James un pareil service.

217

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 421. Roma, 21 giugno 1880, ore 19,25.

M. Paparigopoulos a en effet insistè auprès de mai (2), mais j'ai dft lui répondre qu'il nous était impossible de prendre une initiative. J'ai cependant ajouté que si l'initiative était prise dans la conférence par une tierce Puissance, et les autres représentants adhéraient, ce n'est certainement pas du représentant italien que les objections viendraient.

(l) -Cfr. n. 212. (2) -Cfr. n. 216.
218

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 792. Berlino, 22 giugno 1880, ore 0,38 (per. ore 3,15).

Dans la séance d'aujourd'hui la conférence a écarté à l'unanimité ligne turque et grecque. L'ambassadeur de Russie se réservait discussion de son amendement. Le prince de Hohenlohe nous annonçait ensuite que la commission technique avait voté à l'unanimité la ligne française dans son parcours de la mer Egée jusqu'à la Kolinaki, au sud de Vissianè, sauf légères modifications au versant de l'Olympe, mais qu'amendement russe avait été rejeté par tous les délégués, à l'exception du russe qui s'était abstenu de voter. L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie a demandé l'ajournement de la discussion pour nous laisser le temps d'entendre nos experts. Sa proposition a été accueillie. L'ambassadeur de Russie nous a exposé, en attendant, sans faire une motion formelle, les motifs pour lesquels il convenait d'attribuer à la Grèce les villages de Zagori et de lui donner une meilleure frontière vers l'Olympe. Il a été entendu d'accord avec le plénipotentiaire russe que le premier point serait signalé à nos Gouvernements pour recommander à Constantinople le maintien de l'immunité des privilèges de ce village: quant au second point on s'est borné à convenir que nous en référerions également à nos Gouvernements en vue d'obtenir que Grèce et Turquie se mettent d'accord pour faciliter répression du brigandage dans ces contrées. J'ai dit que pour ce qui regarde le Zagori le Gouvernement du Roi ne pourrait que se préter à tout ce qui contribuerait à alléger les populations et à améliorer leur sort. J'ai ensuite constaté que par le langage que nous venions d'entendre l'ambassadeur de Russie avait facilité notre tàche. La situation s'est sensiblement détendue dans le sein de la conférence; on prévoit qu'après le rejet de son amendement le plénipotentiaire russe se ralliera à la ligne française. Je remercie V. E. de son télégramme d'hier soir (1).

219

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA

T. 423. Roma, 22 giugno 1880, ore 17,30.

A la demande de l'ambassadeur d'Angleterre, je viens d'autoriser le chargé d'affaires du Roi au Monténégro (2) de se joindre aux démarches des autres représentants pour faire hàter, dans l'intérét de la pacification, l'acceptation du nouvel arrangement proposé par l'Angleterre.

(l) -Cfr. n. 214. (2) -Con t. 422, pari data. non pubblicato.
220

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 801/512. Londra, 22 giugno 1880, ore 20,29 (per. ore 23).

La compagnie nous a informé qu'elle n'était pas disposée à contracter avec nous et que les français ayant offert 110.000 livres sterling, M. Hodges eonclura la vente avec eux à l'expiration des trois jours à partir d'aujourd'hui. La vente est subordonnée à l'approbation de la chancellerie. Nous avons répondu que nous enverrons décision Rubattino et qu'en attendant nous faisions réserve pour droit de priorité. Nous sommes informés que commission de

5.000 livres sterling a été promise secrètement au solicitor de la compagnie. Rubattino est-il disposé à pousser cent dix mille livres sterling? (l)

221

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2579. Berlino, 22 giugno 1880 (per. il 29).

Le quatrième point de mes instructions, qui forment une annexe à la dépeche de V. E. n. 1030 (2), a particulièrement fixé mon attention. A ce sujet je me suis ménagé un entretien av.ec le prince de Bismarck, le jour meme de l'ouverture de la conférence.

J'ai dit que la rectification des frontières de la Grèce vers l'Epire, en attribuant à ce Royaume des populations peu homogènes, aurait pour èffet immanquable d'augmenter l'effervescence des esprits et de provoquer des luttes sanglantes, ou du moins un état de choses camme vers le Monténégro qui n'a pu encore entrer en possession des territoires adjugés avec le consentement de la Porte, elle-meme. Ne serait-il pas opportun de rechercher, au bénéfice de l'Albanie, quelques concessions ou garanties de nature à la prédisposer à la condescendance, à lui faire accepter moins à contre-coeur les nouvelles conditions de frontières?

Le Chancelier répondait qu'il convenait de distinguer entre les questions à l'état de maturité et celles don t il faut réserver la solution à l'avenir. «Le fruit n'est pas encore mur en Albanie ».

Je répliquais qu'il ne s'agissait pas de le cueillir, mais de chercher à prévenir que l'agitation déjà existante ne prit des proportions de plus en plus dangereuses. Pour ce qui concerne l'Italie, si par notre position géographique nous avons dans ces contrées des intérets de premier ordre, nous ne visons

à aucune annexion, mais nous tenons à ce que le status-quo territorial n'y soit pas modifié au profit d'aucune autre Grande Puissance, à ce que ces populations prospèrent sous un sage régime de self government approprié à leurs circonstances. Nous avons en outre, sous le rapport économique un intérèt majeur au développement de leurs ressources, à des rapports commerciaux réguliers et stables à l'abri des contre-·coups, qui entravent et ruinent mème les opérations commerciales entre deux pays si rapprochés l'un de l'autre. Je me demandais s'il ne serait pas indiqué de fixer l'attention de la conférence sur de telles conjonctures. L'article XXIII du Traité de Berlin stipule que des règlements, (analogues à ceux e n vigueur dans l'ile de Creta), seront également introduits dans les autres parties de la Turquie d'Europe pour lesquelles une organisation spéciale n'avait pas été prévue. La Sublime Porte devait prendre l'avis de la Commission européenne de la Roumélie Orientale sur les travaux y relatifs des Commissions locales chargées d'élaborer les projets de réorganisation. Il est vrai que la Commission européenne s'est reconstituée pour procéder à un examen, mais il ne résulte pas, en ce qui régarde l'Albanie, que la Commission locale dans laquelle l'élément indigène devait etre largement représenté, ait déjà préparé un rapport. Ne serait-il pas utile que les Puissances agissent à Constantinople pour qu'on émane au plus tòt des lois «conçues de manière à rendre égale justice à toutes les classes de la communauté, avec une aussi large mesure d'autonomie locale que les conditions le permettront et avec des garanties suffisantes contre la neutralisation des réformes? ». C'est dans ces termes que lord Granville s'exprimait dans une dépèche du 18 mai échu à M. Goschen, dépèche contenant les instructions de ce nouvel ambassadeur. Ne serait-il pas à propos de conseiller une démarche ad hoc en

faveur de l'Albanie directement affectée par la rectification des frontières, afin de lui marquer que tout en reconnaissant la nécessité au point de vue général de fixer un meilleur tracé des confins de la Grèce, l'Europe veille avec sollicitude sur les conditions de I'Albanie? Si je me décidais à parler dans ce sens à la Conférence, je ne soumettrais pas une proposition formelle, mais j'abandonnerais à la sagesse de mes collègues d'aviser pour le mieux et de conseiller à leurs Gouvernements d'exercer à Constantinople une influence au profit des justes aspirations de la Albanie.

Le prince de Bismarck craignait que par là on sortirait un peu des limites de notre mandat. Il disait au reste que tous les détails de la question n'étaient p(ls présents à sa mémoire, et m'engageait à m'entretenir avec le prince de Hohenlohe.

Je l'ai fait dès le lendemain, 17 Juin. Notre Président m'a écouté avec beaucoup d'attention, n'a pas soulevé d'objections, mais on voyait qu'il lui répugnait de discuter sur un pareil sujet. Bref, il ne m'a donné aucun encouragement.

Mon collègue de France, à qui j'en touchais quelques mots dans le meme but de sonder le terrain, cherchait à me détourner de ces idées. Je m'exposerais, en les mettant sur le tapis, méme avec la plus grande circonspection, à m'attirer du Président l'observation que je m'écartais du programme de la conférence.

V. E. comprendra que, dans ces conditions, je m'abstienne de prendre une initiative. Mais je me demande s'il ne serait pas d'une sage politique de tourner la question, que je ne puis et ne dois aborder de front. Ne nous appartiendrait-il pas de prendre cette meme initiative de Cabinet à Cabinet? Notre sphère d'action lègitime dans un pays placé à proximité de notre territoire, et dont il nous importe de cultiver les sympathies, ne pourrait qu'y gagner. Notre démarche, à laquelle on pourrait donner une certaine publicité, ne manquerait pas de produire un excellent eHet sur les populations, quand e1les sauraient que c'est l'Italie qui prend en main leur cause dans la mesure du possible, lorsque le reste de l'Europe avait presque l'air de les passer sous silence.

V. E. aura remarqué le froid accueil fait à mes ouvertures. Il est d'autant plus si:gnificatif, lorsque nous nous souvenons du langage du prince de Bismarck, de M. de Biilow et de M. de Radowitz, qui vers l'époque du Congrès et encore après sa réunion, nous poussaient de leur propre mouvement à accentuer notre politique vers l'Albanie. Il est évident que l'Allemagne s'est mise d'accord avec l'Autriche pour soustraire à la Conférence toute question en déhors de la frontière entre la Turquie et la Grèce. Le Cabinet de Berlin a d'ailleurs eu beaucoup de peine à amener l'Autriche à consentir pour sa part à englober Janina dans les nouvelles limites, et à se mettre avec l'Allemagne sur le meme alignement que la France et l'Angleterre. Si on s'y est décidé à Vienne, on aura catégoriquement donné l'exclusion à toute autre question impliquant l'Albanie. C'est ce qui expliquerait le changement de front du Cabinet de Berlin. Dans la séconde séance, le prince de Hohenlohe se montrait préoccupé en sachant que je prendrais la parole. Et il s'est montré très satisfait quand il a vu que je n'avais pas traité d'un sujet à ses yeux aussi délicat.

Quant à l'accueil que les autres Puissances feraient à une suggestion éventuelle de notre part; il me semble à présumer que M. Gladstone ne pourra qu'en éprouver de la satisfaction. Dans tous les cas, meme si nous n'obtenions pas tout l'effet désirable, nous nous mettrions à l'abri des critiques sur une abstention au détriment de l'Albanie, et ses populations sauraient où se trouvent ses meilleurs amis.

Si V. E. entre dans mes vues, il conviendrait de nous mettre en mesure de faire la démarche aussitot après la cloture de la conférence.

(l) -Per la risposta cfr. n. 223. (2) -Cfr. n. 178.
222

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 804. Madrid, 23 giugno 1880, ore 8,15 (per. ore 14,45).

Hier mardi j'ai eu un long entretien avec M. Canovas del Castillo, pour lui expliquer les intentions du Gouvernement du Roi à l'ègard de la question de la protection. Le président du conseil m'a dit qu'il ne croyait pas que le maintJien de nos protégés actuels piìt donner lieu à des sérieuses difficultés dans le sein de la conférence, pour le respect du principe non rétractif, et que dans tous les cas il promettait son influence pour vaincre ce point. Mais il n'a pas hésité à déclarer qu'il ne pouvait pas me donner la meme assurance pour vaincre l'opposition que soulève notre proposition concernant le maintien du droit coutumier de protection pour l'avenir, quand m~me il serait entouré des garanties que V. E. m'a indiquées. Il insiste beaucoup sur la nécessité d'un accord, disant que nos exigences jeteraient le Maroc dans les bras de l'Angleterre, fruit extrèmement regrettable autant pour l'Italie que pour l'Espagne.

M. Canovas del Castillo voudrait que nous renoncions au droit coutumier, car le Maroc annoncera solennellement sa résolution d'introduire réformes comme en Turquie. J'ai expr1mé au président du conseil mes vifs regrets de ne pouvoir le seconder, mes instructions étant trop précises pour me permettre le moindre écart. Dans la prochaine séance, qui aura lieu le 24, j'exposerai sous la forme d'un memorandum les intentions du Gouvernement du Roi.

223

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 424. Roma, 23 giugno 1880, ore 10,50.

Rubattino télégraphie en clair à Santillana acceptant contrat pour cent dix milles livres st·erl!ing. Il fait, à toute bonne fin, mettre à la disposition de Santillana, chez Heath, une nouvelle somme de dix mille livres. Cependant, nous pensons que la chancellerie trouvera juste de ne plus continuer une espèce d'enchère qui va toute au profit de la mauvaise foi, et qu'après offre actuelle de Rubattino, il ne sera plus permis à la compagnie de chercher encore une surenchère.

224

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 806. Parigi, 23 giugno 1880, ore 14,20 (per. ore 16,55).

Je viens de remettre mes lettres de créance au président de la république avec lequel j'ai eu un entretien de trois quarts d'heure. J'ai été reçu hier par le président du conseil. J'ai rubordé avec tous les deux la question de Tunis en termes .généraux; je les ai trouvés très disposés à étudier les moyens d'aplanir d'une façon satisfaisante ce déplorable différend. Demain au soir je dois avoir une entrevue avec M. Gambetta qui par le discours prononcé avant hier à la Chambre a repris tout son ancien ascendant. Par le courrier de Cabinet je vous enverrai après demain une lettre (l) devant soumettre au Roi entretien avec les trois personnages de la situation.

15 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) Cfr. n. 249.

225

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 808. Berlino, 23 giugno 1880, ore 19,25 (per. ore 21).

L'ambassadeur de Russie est disposé à se rallier à la ligne française, pourvu qu'elle soit modifiée de manière à donner à la Grèce district ·de Kurinsta sur la partie supérieure du cours du Kalamas, à peu près entre les deux affluents, le Lunitjirs et le... (1). Ce distrlct est habité, dit-on, par des grecs. L'Allemagne est favorable à cet arrangement qui aurait l'avantage d'assurer l'unanimité, mais elle ne prendra l'initiative d'en faire la proposition à la conférence, sans s'etre assurée de l'assentiment des autres Puissances, dont elle ne veut pas se séparer, malgré son désir d'accorder une certaine satisfaction à la Russie. L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie est également bien disposé, mais il prend ad referendum. Les ambassadeurs de France et d'Angleterre en informent, comme moi, leurs Gouvernements. Je prie V. E. de vouloir bien se concerter avec France et Angleterre, et de me donner instructions par télégraphe, lors meme qu'elles ne puissent etre que de continuer à marcher d'accord avec France et Angleterre (2). Il s'agirait en effet de modifier le tracé que ces deux Gouvernements ont proposé d'accord avec l'Italie. Le rapport qui devait etre présenté à la conférence par la commission technique n'étant pas encore terminé, la séance fixée à aujourd'hui, a été ajournée à vendredi. Nos délégués techniques sont d'avis que modification proposée par la Russie, n'altère pas sensiblement conditions militaires réciproques. L'ambassadeur de Turquie a présenté une nouvelle proposition, qui conserverait à la Porte Larissa, Metzovo, Janina et Pr.evesa.

226

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, E A VIENNA, GALVAGNA

T. 427. Vienna, 23 giugno 1880, ore 19,30.

Turkhan bey m'a lu un télégramme de son Gouvernement déclarant que jamais la Sublime Porte ne consentira à la cession de Janina, Prevesa, Metzovo et Larissa, mais qu'en dehors de ces quatre points, elle se preterait à tout arrangement qui lui serait proposé et à faciliter ainsi la tàche de la méddation. Le télégramme ajoute que la cession de ces quatre points amènerait des compUcations fàcheuses pour la paix générale. J'ai fait comprendre à Turkhan bey que nous ne pouvions pas nous engager dans une discussion isolée au sujet d'une question dont la conférence est maintenant saisie.

(l) -Gruppo indeclfrato. (2) -Per la risposta cfr. n. 236.
227

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 428. Roma, 23 giugno 1880, ore 19,30.

Je crois utìle de vous prévenir, à toute bonne fin, qu'on prétend à Tunis que la livraison du chemin de fer se fera à tout prix demain à la compagnie française (1). L'agent de M. Rubattino a reçu ordre de protester, si cela arrive, auprès du Bey et des consulats de France et d'Angleterre.

228

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 429. Roma, 23 giugno 1880, ore 20.

Le ministre d'Espagne vient de nous faire une communication analogue (2). Tout ce que nous pouvons faire, si le droit coùtumier n'est pas intégralement maintenu, c'est de vous autoriser à formuler une nouvelle liste des catègories de personnes aux quelles la protection peut etre accordée. Les deux catégories, dont il a été jusqu'ici question dans la conférence, c'est-à-dire ceux qui sont au servdce des légations ou consulats et ceux qui sont au service des commerçants, ne suffisent pas. Il y a encore d'autres catégories dignes de considération. Sur ce point, une fois le principe admis, des concessions mutuelles seraient possibles. Tachez de vous mettre d'accord à cet égard avec vos collègues, dont les instructions approchent des notres. Les protégés actuels seraient, bien entendu, maintenus. J'ai télégraphié à Paris, Londres, Vienne et Berlin, en vue de faciliter l'entente (3).

229

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 813. Pietroburgo, 23 giugno 1880, ore 21 (per. ore 6 del 24).

Lord Dufferin a informé le Gouvernement russe que M. Goschen propose de substituer à l'enquete collective et aux investigations séparées dans la Rumélie orientale une enquete anglaise conférée au colone! Wilson et il a demandé à cet égard le concours du Cabinet de Saint Pétersbourg. M. de Giers a répondu en demandant de suspendre exécution d'une telle enquete faite par une seule puissance, jusqu'à ce que la question soit élucidée par de mutuelles

explications entre les Cabinets; et il a fait ressortir les inconvénients d'une semblable procédure, qui a pour effet d'exclure le concert des puissances.

(l) -La notizia era stata data da MACCIÒ con t. 805, pari data. (2) -Cfr. n. 222. (3) -Con t. 430, pari data, non pubblicato.
230

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 810/513. Londra, 23 giugno 1880, ore 22,48 (per. ore 3 del 24).

Notre offre de 110 mille livres sterling a été communiquée à la compagnie. D'autre part, les français viennent de lancer une sommation au liquidateur Hodges, lui défendant de contracter avec nous sans leur en avoir donné avis trois jours d'avance. Ils ont engagé, nous assure-t-on, les services du solicitor generai et ils font dire qu'ils iront jusqu'à 120 mille livres sterling, s'il le faut. Le débat aura lieu demain et comme la compagnie, qui est d'accord avec eux, n'oppose la liberté du liquidateur sans nuire aux actionnaires, nous ferons le possible pour provoquer un débat définitif sur le droit de priorité de Rubattino afin de sortir d'une situation qui devient désormais intolérable... (l) aucune résistance, la chancellerie devra leur ac·corder le délai de trois jours. Ce qui prédomine aux yeux de la justice angla,ise, c'est l'intéret des actionnaires et le chancelier Malins, convaincu qu'il soit de notre bon droit, ne peut entraver.

231

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 548. Pietroburgo, 23 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

L'ambasciatore di Turchia a Pietroburgo, Chakir Pascià, rimise oggi al Signor de Giers una nota colla quale il Governo ottomano dichiara fin d'ora che esso non consentirà mai alla cessione di Janina e d'altre località, specialmente designate, alla Grecia, ed invoca a tal fine l'equità e l'appoggio del Governo russo in seno alla conferenza. La nota della Sublime Porta è probabilmente una circolare diretta egualmente ai Gabinetti delle altre Grandi Potenze (2).

Il Signor de Giers rispose a Chakir Pascià che la Conferenza dei rappresentanti delle Grandi Potenze essendo riunita a Berlino in questo momento, spetta ad essa di decidere la questione di delimitazione, e che per conseguenza egli si limiterebbe a comunicare la nota turca al Signor Saburov, plenipotenziario russo, a titolo di ragguaglio.

In quest'occorrenza, il Signor de Giers nù. disse che il Governo russo perseverava in generale nel suo proposito più volte manifestato di dare la sua approvazione a tutte le proposte più favorevoli alla Grecia. Però soggiunse che

il Signor Saburov era stato autorizzato in caso di dissenso a pronunziarsi, in ultimo luogo, nel senso della maggioranza.

(l) -Gruppo indeclfrato. (2) -Cfr. infatti 11 n. 226.
232

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 820. Gravosa, 24 giugno 1880, ore 15,40 (per. ore 17,10).

Ayant communiqué à Cettigne que, sollicité par le Cabinet de Saint James, le Gouvernement du Roi m'a autorisé à me joindre aux autres représentants, aflin d'engager Son Altesse à accepter le nouvel arrangement (1), le prince Nicolas m'a répondu qu'il avait déjà donné son adhésion, depuis douze jours, à la proposition anglaise, et que dans la sollicitation portée par le Gouvernement anglais à Rome, il devait y avoir un malentendu.

233

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 819/814. Londra, 24 giugno 1880, ore 18,13 (per. ore 20,15).

La chancellerie a admis ce matin la requete française. Le soLicitor generai a comparu pour la compagnie française et Jervy lui meme était présent. Par suite de la décision de ce matin, le liquidateur ne peut pas disposer de la ligne en faveur soit de Rubattino, soit de la compagnie française sans en avoir donné avis à l'autre partie trois jours d'avance. La question n'est pas maintenant une question de procédure, mais d'argent, et la ligne restera au plus offrant. En prononçant jugement, le chancelier a remarqué que les deux puissantes compagnies qui étaient en présence, étaient évidemment appuyées par leurs Gouvernements et qu'il devait dans l'intérèt des actionnaires laisser la question ouverte. Sur l'avis de notre avocat, Santillana a fait séance tenante une surenchère de 500 livres sterling, à laquelle les français n'ont pas jusqu'ici répondu.

234

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO

T. 432. Roma, 24 giugno 1880, ore 19,30.

Déchiffrez vous meme. Dans la supposition que la légation de Turqule va étre élevée au rang d'ambassade, je vous prie de faire comprendre que le titu

laire actuel est fort agréé à la Cour et dans les régions gouvernementales. Nous pensons que personne mieux que Turkhan bey n'est en mesure de continuer la tache, à laquelle celui-ci s'est appliqué avec succès, de resserrer les bons rapports d'amitié entre les deux pays (1).

(l) Cfr. n. 219, nota 2.

235

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 821. Madrid, 24 giugno 1880, ore 20 (per. ore 1 del 25).

Dans la séance d'aujourd'hui j'ai lu discours pour soutenir nos intentions, qui a produit bonne impression. Mes collègues se sont réservés d'étudier. Après la levée séanc·e, dans une conversation officieuse, j'ai pu observer que nous n'avons point été d'accord sur non rétroactivité dans la protection et sur le maintien du principe coutumier. Canovas del Castillo fit appel esprit conciliant du Gouvernement italien pour m'induire à lui faciliter les moyens d'un accord final. Je lui ai fait observer but de nos restrictions. J'ai dit Hre pret à toute proposition qui n'entamerait nos droits. Le plénipotentiaire d'Autriche-Hongrie proposa alors que les motifs pour lesquels on accordera désormais protection coutumière, devraient etre préalablement indlqués au ministre des affaires étrangères du Maroc, pour lui laisser l'opportunité de faire ses observations, le cas échéant. Cependant résolution définitive resterait toujours acquise au Gouvernement auquel ... (2) accorder refuser ... (2). M. Canovas del Castillo fit ajouter que les protections ainsi accordées ne dépasseraient en aucun cas le nombre de trois Slimultanément. Tous les collèg•ues sont disposés à accepter proposition autrichienne; mais M. Canovas del Castillo n'approuve pas cette restriction numérative et il étudie autre moyen conciliant. Les plénipotentiaires de France Allemagne ... (2) de Portugal, de Hollande, m'ont particulièrement appuyé. Je prie V. E. de donner instructions sur proposition autrichienne et addition espagnole (3).

236

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 435. Roma, 24 giugno 1880, ore 20,15.

Si l'amendement russe (4) est admis par tout le monde, nous serions heureux de voir ainsi assurée l'unanimité des Puissances pour le tracé de la frontière. Mais nous tenons surtout à continuer de mar·cher d'accord avec la France et l'Angleterre. Veuillez donc vous concerter avec les représentants de ces deux Puissances.

(l) -Per la risposta cfr. n. 255. (2) -Gruppo lndec!frato. (3) -Per la risposta di Cairoli cfr. n. 239. (4) -Cfr. n. 225.
237

L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO

L. P. Londra, 24 giugno 1880.

Le trasmetto copia della lettera (l) che il liquidatore Hodges ci ha mandato oggi, e di cui ho riassunto il contenuto nel telegramma che l'ambasciata le trasmette in questo momento (2). Non ho il tempo di aggiungere particolari, perché la posta ci aspetta: noto solo che qualunque sia l'esito di questa lotteria, il successo morale nostro è completo. Se i francesi otterranno la linea, essl l'avranno per un mero caso; essi brancolano al buio, sulle nostre intenzioni, come noi siamo al buio sulle loro. Se dunque essi danno una somma maggiore della nostra, sarà un mero caso, da cui non si potrà tirare verun partito, mentre sotto l'aspetto legale e morale, noi abbiamo avuto la vittoria la più decisiva. È bene di far osservare quest'aspetto delle cose per mezzo della stampa.

Rimane ora da sapere che cosa il Governo può offrire; qui si crede che i francesi daranno 115 mila sterline, ma è una mera supposizione. Tutto dipende dal mantenere il segreto sulle nostre intenzioni, ma bisognerebbe che la nostra offerta sia la più forte possibile, se si vuole la linea. Noti che il Cancelllere Malins ha parlato dei due Governi francese ed italiano, e che oggi non è più dubbio per nessuno, malgrado le nostre denegazioni, che si tratti di un affare politico. È quindi affare d'amor proprio, e siamo andati così lontano, che una miseria di qualche migliaio di lire di più non deve essere una ragione di rinunziare: che il Cielo perdoni a tutti noi lo strazio che andiamo facendo delle tasche dei contribuenti italiani.

Troverà accluso un estratto del Times, che contiene un resoconto accuratissimo della seduta di jeri (l) manderò domani il resoconto stenografico. Ai francesi, che alla cosa hanno dato un'importanza inusitata, tutto ciò sarà ostico. Tant mieux, e speriamo che pel lo luglio, il liquidatore metterà la mano sur le bon pli.

238

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 826/515. Londra, 25 giugno 1880, ore 20,11 (per. ore 22,10) (3).

Le liquidateur Hodges nous informe que, suivant la décision de la chancellerie, il recevra jusqu'au premier juillet les offres qui seront faites par nous et par les français. La mise à prix est de cent onze mille livres sterling; chaque offre devra etre faite par pli cacheté qui ne sera ouvert que le premier juillet à midi en présence des parties, et la ligne sera adjugée au plus offrant. Aux

(2} Cfr. n. 238.

conditions du contrat français, le prix sera payable à la signature du contrat. Nous garderons le silence sur nos intentions et ne nous prononcerons que le premier juillet à la dernière heure. Rubattino doit auparavant indiquer le maximum de la somme qu'il entend offrir. En attendant, il faudrait se procurer soit à Tunis, soit à Paris, des données mème approximatives sur ce que les français ont l'intention d'offrir (1). O dit ici que ce ne sera pas moins de cent quinze mille livres sterling. C'est ainsi une espèce de tirage au sort qu'on vient d'établir, et le succès des français et le notre dépend d'une chance. Santillana envoie par la poste copie de la lettre de Hodges. La compagnie nous écrira aujourd'hui sur notre demande, pour démentir les bruits relatifs à la mise en possession des français, qu'on disait avoir lieu aujourd'hui.

(l) -Non si pubblica. (3) -Sic ma nel fondo Ambasciata a Londra il telegramma ha la data del 24 giugno; ev!dentemente fu trasmesso con ritardo.
239

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 436. Roma, 25 giugno 1880, ore 20,30.

Nous pouvons admettre la transaction projetée (2), à la condition qu'on lui donne formule qui sui t: «La protection peut aussi ètre accordée pour services signalés rendus à l'état qui l'accorde, ou pour d'autres motifs exceptionnels. Elle ne peut, cependant, pas etre accordée pour plus de trois individus à la fois. Au moment d'accorder la protection pour services ou autres motifs exceptionnels, le Gouvernement qui l'accorde fait connaitre ces services ou motifs au Gouvernement marocain, afin que celui puisse faire, s'il y a lieu, ses observations. Il est bien entendu toutefois qu'il appartient au Gouvernement étranger d'apprécier en toute liberté la valeur de ces observations. Rien ne sera changé dans la situation des protégés actuels :.. Cette dépeche indique la dernière limite de concessions à laquelle nous croyons pouvoir arriver.

240

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 827-828. Berlino, 25 giugno 1880, ore 23,35 (per. ore 2,40 del 26).

Aujourd'hui dans notre quatrième séance, après avoir éliminé comme insuffisante dernière proposltion turque, nous avons discuté amendement russe au projet français. L'ambassadeur de Russie a couvert de son mieux retraite, il a déclaré qu'en présence d'une majorité contraire, il était autorisé à se rapprocher éventuellement à la ligne qui se rapprocherait le plus de sa proposition; pour le tracé occidental il s'est seulement réservé d'en référer à Saint Péter

sbourg (1). Il a ensuite énoncé que, sous cette réserve, son amendement, était de fait retiré. Nous avons alors voté projet français dans son entier. J'ai pris deux fois la parole pour soutenir ce qui doit étre considéré camme ligne de concilia:tion. J'ai intercalé quelques mots indiquant nos principes en faveur des populations et impliquant réserve contre intervention armée. Commission militaire est chargée de nous ébaucher sur les cartes de l'état major autrichien tracé général de la frontière, d'émettre son avis sur l'envoi de commissaires spéciaux sur place, et sur quelles places, ainsi qu'à l'égard des instructions à donner à ces commissaires spéciaux. Il y aurait quelque question subordonnée à si.gnaler à l'attention de nos Gouvernements respectifs pour mettre à couvert des revendications éventuelles des propriétaires actuels des biens confisqués lors des premières luttes pour l'indépendance hellénique, pour assurer continuation des droits de paturage dans les nouveaux territoires attribués à la Grèce et la liberté de navigation dans le canal de Corfou. Il s'agirait aussi de régler question de dettes afférentes aux territoires annexés et celle des propriétés vacoujs. Il s'agirait enfin de garantir aux individus qui passeraient sous la domination hellénique jouissance pleine et entière des droits civils et politiques. C'est moi qui ai pris l'initiative de ce dernier point.

Il a été convenu que nous nous réunirions de nouveau lundi, et que dans l'intervalle nous consulterions nos Gouvernements s'ils sont d'accord avec nous sur l'utilité que la conférence leur si.gnale ces différentes questions pour les élucider nous memes, ou bien pour les mettre en mesure de les traiter de Cabinet à Cabinet. Haymerle croit qu'un voeu exprimé par la conférence serait trop peu, et qu'un verdict proprement dit dépasserait la mesure, mais elle pourrait préparer elle mème le texte de la note, par laquelle les Gouvernements respectifs demanderaient à la Sublime Porte et à la Grèce d'accepter le tracé que la conférence a unanimement reconnu conforme à l'esprit et à la lettre du trai·~é de Berlin et du protocole XIII. Il a été convenu que nous solliciterions sur ces divers points des instructions télégraphiques, afin d'ètre à mème de reprendre lundi nos dèliberations. Je prie V. E. de vouloir me télégraphier (2).

(l) -Per la rispost,a cfil". n. 247. (2) -Cfr. n. 235.
241

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (3)

D. 902. Roma, 25 giugno 1880.

Col suo pregiato rapporto del 16 corrente (4) V. E. mi comunicava la risposta di lord Granville al promemoria da Lei rimessogli, concernente la nostra proposta per una rimostranza collettiva contro il sistema di guerreggiare adottato dalle forze chilene.

Come ebbi l'onore di telegrafarlo a V. E. (5), il Governo del Re, non appena ebbe notizie del saccheggio e dell'incendio di Mollendo, ha dato ordine telegra

fico al suo rappresentante a Santiago (l) di unirsi a quelli, fra i suoi colleghi, che avessero ricevute analoghe istruzioni, e di concertare con essi una protesta collettiva da indirizzarsi al Gabinetto chileno contro la violazione degli usi di guerra, ed a tutela degli interessi dei rispettivi connazionali.

Benché si abbia ragione di ritenere che simile protesta abbia già avuto il suo corso, il R. Governo è oltremodo lieto di potere intendersi col Gabinetto di Saint-James per un'azione più precisa e concordata in ogni suo particolare. A tale azione, ne siamo certi, non mancherebbero di associarsi i Gabinetti di Parigi e di Vienna, coi quali, come l'E. V. non ignora, già abbiamo avuto uno scambio di idee in proposito.

Gli interessi rilevantissimi, che hanno le principali potenze marittime europee sulle sponde del Pacifico, impongono loro il dovere di nulla negligere di ciò che possa giovare a mettere un termine ad uno stato di cose che puèi condurre alla completa rovina delle numerose e già cosi fiorenti colonie colà stabilite.

L'imminenza di maggiori pericoli e considerazioni di umanità hanno indotto in questi tempi il R. Governo a nuovamente considerare se per avventura non sia giunto il momento di interporsi fra i belligeranti ed offrire loro un'amichevole mediazione.

La pronta cessazione delle ostilità è infatti il solo mezzo di proteggere efficacemente gli interessi europei, mentre nessuna indennità, posto anche che le condizioni finanziarie del Chilì gli permettano di concederla, varrebbe mai a compensare i neutrali dei danni provenienti dalla completa cessazione di ogni commercio.

Fin dal principio della guerra i rappresentanti del Re, così a Lima come a Santiago, ebbero istruzione di cogliere la prima opportunità, che fosse per presentarsi propizia all'offerta dei loro buoni uffici per la pacificazione. Le circostanze non parvero finora permettere l'attuazione di un simile pensiero. Ma i successi riportati dall'una parte, e le sconfitte patite dall'altra, hanno ora mutato la situazione, e forse gli animi si troveranno pres.entemente meglio preparati ad accogliere la intromissione delle potenze neutrali.

Amerei che, nel farsi interprete presso lord Granville del sentimenti del

R. Governo, e nel ringraziarlo in mio nome per la fattale comunicazione, V. E. volesse prenderne argomento per indagare fino a quale punto il Gabinetto di Salnt-James sarebbe disposto a spingere l'azione collettiva delle potenze verso n Chilì, e se un progetto di mediazione, alla quale non si era mostrato molto favorevole il passato Gabinetto, avrebbe probabilità di venire accolto dall'attuale Ministero britannico.

(l) -Con t. 835 del 26 giugno de Launay informò che l'ambasciatore di Russia aveva ricevuto l'autorizzazione del suo Governo ad associarsi al tracciato francese. (2) -Per la risposta cfr. n. 254. (3) -Ed. in LV 30, pp. 235-236. (4) -Non pubblicato, ma cfr. n. 196. (5) -Cfr. n. 201.
242

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1836. Terapia, 25 giugno 1880 (per. il 1° luglio).

Ho potuto procurarmi da fonte sicura la circolare, di cui unisco copia, diretta da S. E. Abedine Pascià ai capi della Lega albanese.

Questo documento è assai importante perché conferma ciò che ebbi più volte a far noto nella mia corrispondenza, la connivenza, cioè, e le strette relazioni della Porta colla Lega albanese.

Con Abedine Pascià l'indirizzo della Porta a giovarsi della Lega si rafforzerà ancor più.

A Palazzo gli Albanesi hanno sempre grande influenza. Il Sultano è persuaso che in quella razza trova un baluardo sicuro al suo trono e gli uomtm politici della Porta sperano di giovarsene per far nascere difficoltà le quali valgano ad incagliare l'azione delle potenze sulla definizione delle questioni della Grecia e del Montenegro.

Nella nota del 24, la Porta ha insistito sulle resistenze degli Albanesi e, per espresso volere del Sultano vennero ripetute le dichiarazioni che il Governo ottomano mai userà la violenza verso i suoi sudditi fedeli.

L'autorità del documento che trasmetto a V. E. mi è confermata dall'Ambasciatore di Francia il quale mi disse che messi di fiducia erano partiti per diffonderlo in Albania.

ALLEGATO

ABEDIN PASCIÀ AI CAPI DELLA LEGA ALBANESE

CIRCOLARE CONFIDENZIALE (traduzione). Istambul, 4 redget 1297.

Le Gouvernement de S. M.I. le Sultan m'a rélevé de mes fonctions de Gouverneur de Salonique que j'occupais depuis peu de temps gràce à la haute sollicitude de notre auguste maitre le Sultan, à l'égard de notre nation albanaise plutòt que pour mon modeste mérite.

Vous avez déjà été informés de mon départ de cette dernière ville et de ma nomination à Constantinople comme ministre des Affaires Etrangères, poste que je n'espérais jamais atteindre. Mais j'avais toujours désiré le voir occuper si non par un albanais, du moins par un ami sincère de l'Albanie appréciant à leur valeur la situation politique et géographique de ce pays afin qu'il puisse exposer en toute conviction à l'Europe les causes de ses convulsions périodiques.

Mais par une faveur exceptionnelle de la DiV'ine Providence mes voeux ont été exaucées bien au délà de mes espérances, en m'appelant à gérer ce poste si important dans le moment actuel, si décisif et si critique à la fols pour notre cause nationale.

Que le Très-Haut m'accorde l'intelligence necéssaire pour accomplir ma tàche en respectant nos aspirations nationales. Je sais que votre confiance m'est acquise à la suite des preuves nombreuses que je vous ai données de mon attachement à la commune patrie; de méme que mes frères et mes autres parents toujours dévoués à la bonne cause. J'ai fait serment de consacrer ma vie entière à travailler pour la félicité et le bonheur de l'Albanie. Vous connaissez donc les sentiments qu:i m'antment et de mon còté j'a>i foi en votre patriotisme et en votre dévouement que je sais ètre à la hauteur des circonstances. Je vous adjure donc d'écouter mes conseils. Ils sont aussi ceux du Gouvernement paternel de S. M.I. le Sultan et ont pour but de vous prémunir contre les intrigues de l'étranger et contre les provocations de nos adversaires dont le but est de compromettre la cause de l'Albanie aux yeux de l'Europe et à ceux du Gouvernement Ottoman.

Une conférence se réunit à Berlin pour résoudre définitivement la question hellénique. Gràce aux sages mesures prises par le Gouvernement Impérial, j'ai quelques redsons de croire que ses résolutions ne seront pas préjudiciables aux intérèts de l'Albanie.

Le concours des Puissances qui trouvent avantages à la conservation intacte de la vieille Albanie ne nous fera pas défaut. Mais tout en étant rassuré sur l'issue finale de la question hellénique, si menaçante pour notre pays, je dois en meme temps vous conseil1er de ne pas rester inactifs vis-à-vis des négociations de Berlin. Lorsqu'un dernier mot va etre prononcé sur le point essentiel de la nation Albanaise, vous devez songer à la défense de nos droits. Et s'il vous manque le temps de préparer et d'envoyer à Berlin une délégation spéciale chargée des vos pouvoirs, il faut au moins que vous vous assembliez en conseil général pour rédiger des petJi,tions exposant nos voeux et nos droits légitimes, et d'en transmettre aussitòt et télégraphiquement le texte à Berlin. Vous seconderez ainsi ceux qui voudraient plaider notre cause devant ce haut tribuna! Européen. De mon còté j'ai déjà reuni !es notables albanais de Constantinople qui ont préparé la pétition dont je vous joins ici une copie.

Les convoitises que !es Monténégrins nourcissent contre !es territoires albanais ont heureusement été abandonnés à l'entente ultérieure des Puissances. Je suis persuadé qu'aussi de ce còté la question sera résolue à notre grand avantage. Mais je me réserve de vous édifier à ce sujet dans une communication ultérieure.

Le principal désir de S. M.I. le Sultan en m'appelant aux fonctions de Ministre du Kardjié était de vous donner un aperçu nouveau de l'immense et éclatant intéret que ce magnanime souverain porte à l'Albanie que des liens vitaux attachent à tous !es intéréts de l'Empire. L'existence de la Turquie en Europe est, en effet, intimement liée à l'existence de l'Albanie. C'est une question de vie qui est identique pour toutes !es deux. Tous les efforts du Gouvernement Impérial tendront donc à rendre l'Albanie grande et forte, marchant ainsi de front avec !es Puissances intéressées au maintien de l'Empire Ottoman en Europe. La Sublime Porte vous rnettra à l'abri des convoitises de vos voisins pour que vous formiez à votre tour, dans l'avenir, une barrière infranchissable contre l'ambition d'un. ennemi qui cherche à s'agrandir à nos dépens. L'Albanie doit étre grande et forte parce que le ròle qui lui est destiné est grand.

Marchez unis et fermes, d'accord surtout avec vos compatriotes chrétiens. Ils sont aussi !es enfants de la méme patrie. Telle est la logique de la situation et la volonté supreme de notre magnanime souverain. Le moindre désaccord parmi vous, le moindre écart ou indifférence aux décisions du Sultan sera une faute irréparable et compromettra la cause des Albanais en favorisant !es espérances des ennemis de la Turquie.

Je prie constamment la Divine Providence de vous accorder faveurs et prospérité. Priez-la de votre còté de rn'accorder la force nécessaire pour travailler avec succès à la cause nationale et aux intéréts généraux de l'Empire.

(l) Cfr. n. 2.

243

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 829. Madrid, 26 giugno 1880, ore 7,10 (per. ore 10,20).

Pour éviter malentendus sur l'interprétation de la dépèche de V. E. d'hier soir (1), je dois vous demander si vous entendez que l'on ne puisse accorder plus de trois protections circonstanciées pour le meme motif, ou bien si vous consentez que chaque puissance, en vertu du droit coutumier, ne puisse avoir plus que trois protégés en tout, ainsi que l'entend l'auteur de la proposition. Je prie V. E. d'une prompte réponse (2), car la séance a lieu aujourd'hui.

(l) -Cfr. n. 239. (2) -Per la risposta cfr. n. 244.
244

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 438. Roma, 26 giugno 1880, ore 15,55.

J'ai entendu dire qu'on ne peut pas accorder simultanément et dans la meme circonstance la protection à plus de trois individus. Mais nous ne saurions admettre que chaque puissance doit avoir seulement trois protégés de cette catégorie. Ce serait une faculté tout-à-fait illuso ire.

245

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 836/516. Londra, 26 giugno 1880, ore 16,56 (per. ore 19,15).

Granville m'a dit que Goschen devait avoir ce jour meme une entrevue importante avec le Sultan, dans laquelle il serait question de l'opposition que la Sublime Porte semble vouloir susciter contre les décisions de la conférence. Le noble lord se plaint de l'attitude de la Russie qui soulève des difficultés au sujet du Monténégro. Il trouve qu'en général l'affaire des délimitations ne se présente pas aussi facile qu'il serait à dési1rer. Mais il espère que si toutes les Puissances, ou du moins la presqu'unanimité se met fermement d'accord, leurs déterminations finiront par etre acceptées par la Porte elle-meme. Je lui ai fait part des télégrammes de V. E. en date du 22 et 23 courant (l) relatifs au Monténégro et à la déclaration que vous a faite Turkhan bey contre la cession de Janina, Metzovo et Larissa. Granville est parfaitement d'accord sur ces points avec V. E., qu'il me charge de remercier de sa part. Il ne m'a pas fait d'objection à la légère modification de tracé proposée par l'Autriche pour la frontière entre la Bulgarie et la Dobroutcha près d'Arab-Tabia (2). Sur ce point il semble aussi d'accord avec V. E.

246

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A TIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 439. Roma, 26 giugno 1880, ore 17.

Le ministre de Turquie m'a communiqué la réponse de la Sublime Porte à la partie de la note identique du 11 juin qui concerne le Monténégro. La Sublime

Porte se déclare prete, si on lui laisse le temps nécessaire, à exécuter le memorandum du 12 avril, offrant de rembourser à la Principauté les impòts qu'elle percevrait, dans l'intervalle, sur le territoire à céder. La Sublime Porte ajoute qu'elle est aussi disposée à prendre en considération tout autre arrangement visant à la pacification. Je n'ai rien dit à Turkhan bey, les représentants à Constantinople s'occupant déjà d'étudier si et quelle réplique doit etre faite à la Sublime Porte.

(l) -Cfr. nn. 219 e 226. (2) -Cfr. n. 199.
247

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 442. Roma, 26 giugno 1880, ore 17,40.

Santillana recevra en temps utile les instructions de M. Rubattino. Nous chercherons, de notre còté, de nous renseigner à Tunis (1). A Paris la chose me parait impossible. Mais c'est surtout M. Santillana lui-méme qui pourrait pt!Ut-etre découvrir quelque chose à Londres méme.

248

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 601/631. Londra, 26 giugno 1880 (per. il 2 luglio).

In seguito al dispaccio di V. E. del 15 corrente n. 895 (2) di questa serie, ed: al di Lei telegramma in data del 24 (3), intrattenni jeri il conte Granville dei procedimenti della Conferenza di Madrid sulle protezioni al Marocco.

Il nobile Lord anzitutto si lamentò perché, contrariamente alle intelligenze prestabilite, il nostro rappresentante a Tangeri si fosse recato a Madrid ed avesse influenzato sulle deliberazioni della Conferenza per allargare indefinitamente il campo delle protezioni (4). Io risposi che ignorava quale influenza il nostro Rappresentante al Marocco avesse potuto esercitare a Madrid, ma che, se da una parte l'Inghilterra trovava che l'Italia voleva troppo allargare la facoltà di concedere protezioni, da sua parte l'Italia em convinta che il Rappresentante inglese aveva voluto restringere tale facoltà in limiti troppo stretti ed inaccettabili, nell'interesse del commercio e della sicurezza delle persone. In conseguenza, mentre l'Italia, tuttoché mantenendo i diritti acquisiti, era disposta ad esaminare nuovamente d'accordo colle altre potenze, le categorie di persone alle quali era utile e conveniente di poter concedere le protezioni, era desiderabile

che l'Inghilterra recedesse alquanto dalle sue idee troppo ristrette in proposito, e si accostasse a quelle delle altre potenze, in modo da stabilire una norma comune accettabile.

Il nobile Lord mi promise d'esaminare la questione, e quindi di dare le occorrenti istruzioni in proposito. Non debbo tacere che ho trovato lord Granville sotto l'impressione del pensiero che la insistenza di parecchi consoli per largheggiare nella facoltà di accordare protezioni, avesse per movente assai meno gli interessi del commercio e della sicurezza che non interessi personali e fruttiferi ad essi. Amo di pensare che il nobile Lord sia stato indotto in errore su tale soggetto. Ad ogni modo mi pare utile che sia dissipato ogni sospetto a quel riguardo.

(l) -Con t. 441 dello stesso 21 maggio MACCIÒ fu incaricato di cercare di scoprire qualche cosa sull'ammontare dell'offE"rta francese. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 228, nota 3. (4) -Con t. 318 del 30 maggio, non pubblicato Greppi era stato autorizzato a far rimanere Scovasso a Madrid dichiarando d! averlo trattenuto per ottenere da lui chiarimenti sulle questioni in discussione.
249

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. R. Parigi, 26 giugno 1880.

Fui ricevuto martedì 22 dal Ministro degli Affari Esteri, mercoledì dal Presidente della Repubblica e giovedì sera dal signor Gambetta. Mi trattenni a lungo con tutti e tre, ma coi due primi il colloquio ebbe naturalmente forma e carattere ufficiale; col terzo amichevole.

Rimproverato in modo cortese delle mie esitanze a riprendere questa am:basciata addussi a spiegazione della mia condotta le difficoltà sorte a proposito di Tunisi, le quali, a parer mio, minacciavano di alterare tardi o tosto i buoni rapporti dell'Italia colla Francia. E così potei entrar subito e di pieno nella quistione tunisina, trattandola però ad un punto di vista generale e prescindendo dal toccare i due fatti speciali della ferrovia Rubattino e del cavo sottomarino, giacché il conte Maffei mi aveva prevenuto di non parlarne per ora, essendo cose d'indole apparentemente privata, a cui i due Governi potevano considerarsi stranieri.

Il signor Grévy e Freycinet, colla misura imposta dalla loro rispettiva posizione, si mostrarono spiacentissimi d'ogni malinteso fra noi; si dissero solleciti della nostra amicizia e disposti a darcene prova, quantunque non arrivassero a comprendere il fondamento, né la giustizia delle lagnanze e delle pretese nostre: e molto meno poi quello stato di sospettosa diffidenza nel quale sembrava trova-rsi l'Italia rispetto alla Francia. Non ignari, né dimentichi delle dichiarazioni a me fatte il 16 agosto 1878 (l) dal signor Waddington entrambi sostennero nulla esservi di mutato nella quistione di Tunisi.

Il signor Gambetta forse fu più franco e certamente più chiaro. Egli mi rammentò come all'indomani del trattato di Berlino la Francia fosse consigliata dal Principe di Bismarck, fosse spinta, eccitata da lord Beaconsfield a prendersi Tunisì senza che la Germania e l'Inghilterra si preoccupassero punto

né poco delle aspirazioni e delle convenienze italiane. Sembrargli dunque strano e spiacevole che l'Italia non tenga conto della grande prudenza e moderazione, di cui diede mostra la Francia astenendosi. Sembrargli inaccettabile che l'Italia pretenda opporsi oggi alla legittima influenza che la Francia, per mezzo di capitali, industrie ed imprese private esercita in quel paese che poteva, volendo, assorbire con l'annuenza quasi generale delle potenze europee.

Disse l'occupazione di Tunisi cosa lontana dal pensiero del Governo francese, più lontana ancora di quanto lo fosse due anni or sono. Dell'avvenire non poteva rispondere, né reputava saggio di prendere impegni in vista di una sempHce ipotesi. Desiderando però sinceramente l'esistenza di rapporti amichevoli e cordiali coll'Italia e di allontanare ogni più remota eventualità di dissapori e di sospetti ci consigliava a formulare chiaramente le nostre viste, le nostre lagnanze, le nostre brame persuaso che il Governo della Repubblica si presterebbe a prenderle in considerazione e cercherebbe di esaudire l'Italia nei limiti del possibile e sin dove lo consentissero gli interessi Francesi. Dal canto mio, soggiunse, sarò lieto di adoprarmi in questo senso.

Con tali parole i signori Grévy, Freycinet e Gambetta rispondevano alle rimostranze da me fatte per la politica troppo esclusiva della Francia a Tunisi. Dichiarai loro apertamente che l'Italia non potrebbe rassegnarsi a vivere prigioniera nel bacino del Mediterraneo senza una via per le sue industrie crP.scenti, senza uno sfogo pe,r i suoi commerci antichi, senza un campo per la sua risvegliata operosità. Ch'essa non potrebbe abbandonare i suoi conna.:. zionall all'arbitrio altrui, né rinunciare al compito naturale di proteggere gl'interessi e le persone della sua numerosa colonia a Tunisi e molto meno pJi lasciarsi spogliare della tradizionale e proporzionata influenza che vi fruiva. Che attenevasi la nostra amLcizia a questi patti, a questo prezzo. Che qualora noi fossimo esclusi da Tunisi, come lo fummo dall'Egitto, l'Italia dovrebbe convincersi non esservi comunanza d'interessi, né possibilità di amichevoli accordi colla Francia; dovrebbe prendere il doloroso, ma necessario partito di dare alla sua politica un indirizzo diverso. Tutto ciò fu detto con somma calma e con tono di amichevole rammarico.

Le dichiarazioni e le parole dei tre predetti personaggi, in ispecie del signor Gambetta, proverebbero, a parer mio, che la Francia se non si vede provocata, non pensa per ora almeno ad occupa-re materialmente la Tunisia, né ad unirla alla Repubblica; ma che si limita e si contenta di esercitarvi un'influenza omnimoda ed esclusiva. Nello stato acuto, a cui giunse la quistione di Tunisi, ritengo indispensabile anzitutto di guadagnar tempo e di calmare la funesta e pericolosa irritazione degli animi.

Il cambiamento dei due consoli MACCIÒ e Roustan, da me indicato come cosa mia, ben accolto da Grévy, Freycinet e Gambetta, se V. E. mi autorizza a proporlo formalmente, gioverebbe allo scopo suddetto di guadagnar tempo e calmare le ire locali delle colonie che trovano un'eco terribile nella rispettiva «madre-patria:..

Conviene poi che l'E. V. abbia la bontà di accennarmi le sue viste e darmi istruzioni precise relativamente alle domande da farsi al Governo f["ancese e che presuppongo moderate, se si vuole evitare un inesorabile rifiuto. Ritengo

che il mantenimento dello statu qua a Tunisi e la riconferma delle dichiarazioni a me fatte dal signor Waddington il 16 agosto 1878 siano tra le prime cose da chiedersi.

La quistione è grave. Il Principe di Bismarck consigliando alla Francia di occupare Tunisi intendeva indiS'porla sagacemente coll'Italia; ed è probabile che vi riesca. Ma l'Inghilterra, e sopratutto il Gabinetto Gladstone, può desiderarne altrettanto?

Il signor Gambetta ha rkonquistato la sua onnipotenza e le elezioni dell'anno venturo potrebbero forse anticipare la sua elevazione alla p,residenza della Repubblica. Bisogna dunque fare i conti con Lui.

Perdoni, Eccellenza, le molte chiacchiere che mi parvero non affatto inutili a titolo d'informazione. In attesa dei suoi riveriti ordini...

(l) Cfr. serle II. vol. X, n. 439.

250

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 406. Madrid, 26 giugno 1880 (per. il 30).

All'aprirsi della seduta di jeri si riprese la interrotta discussione sulla naturalizzazione dei Marocchini. Sid Mohamed Vargas presentò la seguente proposizione: cioè che era libero ai sudditi del Sultano d'acquistare la naturalizzazione straniera, ma in questo caso coloro che dorpo acquistata tale naturalizzazione facessero ritorno al Marocco, non potrebbero sottrarsi alla giurisdizione del Sultano e delle autorità locali. Questa proposta fu energicamente combattuta da tutti i colleghi e quindi il plenipotenziario marocchino si diè premura di ritirarla. Alla proposta marocchina successe la francese che il plenipotenzia,rio di Spagna, presidente della conferenza, s'appropriò per assicurarne il trionfo. Questa proposta tuttoché calcata su quella ch'ebbi l'onore d'inserire nel mio ultimo rapporto di questa Serie (2), venne completata con un'aggiunta presentata dal plenipotenziario del Portogallo, quindi giudico conveniente di ·qui riferirla di nuovo: «Tout sujet marocain naturalisé à l'étranger qui reviendra au Maroc, devra après un temps de séjour égal à celui qui lui aura été régulièrement nécessaire pour obtenir la naturalisation, opter entre la soumission entière aux lois de l'empire et l'obligation de quitter le Maroc, à moins qu'il ne soit constaté que la naturalisation étrangère a été obtenue avec l'assentiment du Gouvernement ma,rocain. La naturalisation étrangère acquise jusqu'à présent par des sujets marocains, suivant les règles établies par les lois de chaque pays, leur est maintenue pour tous les effets sans restriction aucune ~.

L'aggiunta del plenipotenziario di Portogallo si relaziona col principio di non retroattività, principio che la conferenza volle qui venisse constatato in

16 -Documenti diplomatici -Serle U -Vol. XIII

modo solenne a vantaggio di tutte le disposizioni che furon prese nel suo seno, e questo dietro il benefico pensiero di predisporre il terreno alla conservazione dei nostri protetti particolari. * Dopo quanto ebbi l'onore d'esporre nel mio ultimo rapporto l'articolo così redatto, che concerne la naturalizzazìone, spalanca la porta della Francia nel Marocco, tanto più che ora tutti i mawcchini che già presero la naturalizzazione francese possono soggiornare senza restrizione di tempo sul suolo marocchino e senza timore d'essere molestati, stando difesi in oggi dalle disposizioni prese dalla conferenza*.

Si accettarono in seguito due articoli, l'uno per confermare l'approvazione già espressa dai plenipotenziari alle conferenze di Tangeri per limitare l'intervento abusivo consolare presso i tribunali locali, e l'altro dietro proposta del * plenipotenzia,rio francese, accettata dal* plenipotenziario del Marocco per dichiarare che S. M. Sceriffiana accordava alle potenze rappresentate nella conferenza il trattamento della nazione più favorita.

Arrivato a questo punto dei nostri lavori, il presidente disse che eransi esaurite le domande presentate dal plenipotenziario del Marocco, ma al seguito di queste trovavasi quella con cui invitava i plenipotenziari a congedare i protetti tutti che non erano compresi nelle categorie esaminate e già ammesse dalla conferenza ed a rinunziare al diritto consuetudinario di inscrivere nuovi protetti fuori delle già citate categorie, prometJtendo la speciale protezione del Sultano a favore di coloro che più non godrebbero di quella delle legazioni.

Fu in allora che mi si diede la pa;rola per dimostrare la necessità di conservare la classe dei protetti a cui aveva alluso il plenipotenziario del Marocco e di conservare il diritto nostro consuetudinario di is·criverne dei nuovi con quelle restrizioni che mi sembravano suffticienti per impedire il rinnovamento degli abusi, disposto però ad associanni ai colleghi per rintracciare altri rimedi contro gli eYentuali abusi, sempre che sortif'se incolume il nostro diritto consuetudinario. Naturalment;e dovetti nel mio discorso presentare un quadro poco lusinghiero, ma vero, della presente situazione del Marocco ed illustrarlo con fatti.

Farmi che il mio discorso abbia prodotto favorevole impressione se debb<l giudicare dal contegno serbato dalla conferenza. Il signor Cano;vas del Castillo s'accinse a fare qualche critica sulle cose da me asserit,e e per contestare la veracità di alcune cifre da me accennate relative al!la quantità dei protetti nostri. Ma ebbe poi a convincersi della fedeltà delle mie parole. Mi fece osservare eziandio che, benché tenessi il diritto di fare inserire in tutta la sua i.ntegrità il mio discorso nel processo verbale, pure credeva amichevolmente avvertirmi che alcuni passaggi contenendo degli apprezzamenti alquanto severi sul Marocco, recati che fosse,ro a conos'cenza officiale del plenipotenziario del Marocco potevano suscitare da parte sua reclami, i quali avrebbero per lo meno portato assai in lungo i lavori della conferenza. Acconsentii che il processo V'erbale darebbe quegli estratti del mio discorso che potevansi comu,nicare senza ferire la suscettibilità del Marocco. Tanto più mi mostrai pieghevole, che mi era già possibile di rilevare che non avevo più a temere una seria opposizione all'assunto che difendevo, per parte della conferenza. Alcuni esemplari stampati del mio intiero discorso verranno però da me distribuiti

privatamente ai miei colleghi. *Mi permetto qui unito di trasmettere tuttora in bozze di stampa il discorso da me pronunziato (l). Ho marcato coll'inchiostro rosso i passaggi che non appariranno nel processo verbale*.

1!1 presidente dopo questo avendo dichiarato chiusa la parte officiale della s·eduta, invitò i plenipotenziari a scambiare le loro idee sulle mie proposte, in mira di facilitare il lavoro della prossima seduta.

Ebbi la soddisfazione di convincermi in allora delle buone disposizioni dei miei colleghi, sen:ila eccezioni, a favorire il mio intento e mi sembrò che gli uni e gli altri si scambiassero la loro sorpresa per trovarsi a loro reciproca insaputa, nella istessa corrente d'idee, cioè in quella di sostenermi anche per l'interesse che per ognuno di essi aveva l1a mia proposta. Più riservato fra tutti fu il presidente, il quale appoggiato dal teìegramma che poc'anzi aveva ricevuto dal rappresentante di Spagna a Roma, relativo alla conversazione avuta colla

E. V., sosteneva che io doveva fare delle concessioni dopoché era ammesso che per hl dogma legale della non retroattività, l'Italia conserv,ava tutti i suoi ,Protetti e che si accettava in principio il nostro diritto coosuetudinario di inscriverne dei nuovi. Dissi che infatti io pure aveva ricevuto un simile telegramma dalla E. V. (2), quindi ero disposto ad ammettere quelle concessioni che non turbassero il concetto nostro fondamentale.

In allora si accilnsero i plenipotenzi:ari di Francia e d'Austria a studiare un progetto d'articolo che ponesse d'accordo il nostro concetto con quello espresso dal presidente e mi fu posto sotto gli occhi lo schema seguente:

«Aucune protection irrégu'loière ne pourra etre accordée à l'a venir. Toutefois l'exercic·e du droit consuétudinaire de prote.ction sera exceptionnellement ré-: servé au seul cas où il s'agirait de récompense'r des services éclatants rendus à, un Gouvernement étranger par un marocain. La nature des services et l'intention de les récompenser par la protection seront préalablement notifiés au mi:ndstre des affaires étrangères à 'I1amger, afin qu'i.l puisse, au besoin, présenter ses observations; la résolution définitive restera néanmo·ins réservée au Gouvernement auquel le service aura été rendu. Le nombre des pa:otégés ainsi créés ne pourra jamais dépasser celui de trois par Puissance ».

La designa:ilione del numero dei protetti che in forza del diritto consuetudinario spetterebbe d'ora in avanti ad ogni Potenza di accordare, fissato a tre, fu un'aggiunta del nostro presidente. All'invero la mia prima impressione non fu guarì favorevole, non t!llnto perché trovassi e&iguo iJl numero, l'esperienza avendo dimostrato che in dodid anni, ed allorché non v'erano limiti, il ministro d'Itali:a a Tangeri non accordò la protezione che ad un solo individuo, ma perché presentavasi come cosa poco dignitosa. Alcuni dei miei colleghi sembrav.amo disposti a divLdere questo mio apprezzamento, altri invece trovano \11antaggioso il limite proposto dal signor Canovas del Castillo. All'invero la speranza da cui erano animati tutti i mLei colleghi di vedere approssilmarsi il termine dei nostri complicati lavori, unita all'interesse assai limitato che essi portavano a questo punto della nostra questione, non tardò a disporli di con

sigliarmi l'accettazione della proposta da me sopra riferita. Non mancai subito di osservare loro che la prossima s·eduta non dovendo tenersi che il 26, senza incomodo nessUJno, poteva io compiere il mio dovere, quello di recar telegraficamente La proposta a not·izia deUa E. V. e di richiederne le istrumoni, trattandosi d'un assunto tc·oppo importante per avventurarmi ad una mia propria risolm'lione.

*Qui unito mi pregio acchiudere i protocolli definitivi nn. 8 e 9 * (l).

(l) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi, in LV 28, pp. 32-34. (2) -Non pubblicato. (l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 239.
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L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO

L. P. Londra, 26 giugno 1880.

Siamo giunti ora alla crisi deoisiva in quest'affare imbrogliato e faticoso che resterà negli annali g'iudiziarj ingiJ.esi come « The Tunisian Railways Co. » ed aggiungo alcune righe alle poche parole scritte jeri (2) per precisare la nostra situazione.

I nostri avvocati, come me, credono che insomma non abbiamo ragione di lagnrurci del risultato. Siamo entrati in campagna rassegnati ad una disfatta, senZJa titolo legale, senz'a locus standi, siamo riusciti malgrado ciò a far annullare per due volte il co1ntratto francese, poi ad acquiSitare un locus standi, quindi a limitare gU sconfinati po;teri del liquidatore, in ultimo a costringerlo a metterei in assoluta ugUJag1ianm coi frr-ancesd. Ogg.i la parità è comp~eta fra noi, né l'intesa segreta che esiste f:ra il liquidatore e 1a Compagnia Bona Guelma può influire sul risuitato: se la nostra offerta, la quale non sarà conosciuta se non all'apertura dei pieghi sigHlati, risulterà maggiore dell'offerta francese, no1n foss'a1tro che di cinque lire, l'Hodges dovrà ,consegna-rci la ferrovia.

I francesi annettono a quest'affar.e un'dmrportanza grandissdma. Comprendo perfettamente la loro solllecitudine ad offrire tutto ciò che si vuole, e l'ansietà con cui seguono lo svolgimento della questione. Non si tratta soltanto di vanità nazionale, sentimento sempre fortissimo nei francesd, né 13olo di gelosia locale. Pe,rdere la hlnea da Tunisi alla Goletta significa perdere il primo anello della rete ferroviaria che dovrà allacciare un giorno tutti gli stati dell'Africa del Nord, da Tunisi fiJno al Sahara, e costituire così di fatto l'Impero Afrkano, sogno di Napo'leone III, che la repubblica non ha abbandonato. Venuta in altre mand. la linea della Goletta, il gunde « Chemin ~e Fer Saharien » .non sarebbe più esclusivamente francese, anzi la tete de ligne 13arebbe posseduta da una pote.nza che la Fmncia, a torto od a ragione, considera, dappertutto, come sua rivale presente e futura. Inde irae, e quindi i sagrUi2li enormi che la Francia farebbe per quest'acquisto, e il Géry in per

sona mandato a Londra a sorvegliare l'andamento delle cose, e l'opera del .Solicitor Generai impiegata a 100 ghinee per seduta, e le molte lire sterline passate e da passarsi ai Direttori, ai Soìicitors, a tutti quelli che in un modo od ·in un a-ltro, possono far riuscire l'affare nel senso francese. Se si fosse trattato d'en1Jrare apertamente in lizza, e di concorrere colla Francia in una specie d':incanto pubblico, avrei dubitato moltissimo del successo, perché i francesi sono più ricchi di noi. Non è dunque piccolo successo l'avere eliminato questo pericolo. Oggi siamo di fronte ai francesi in condizioni perfetta)nente uguali. Essi ignorano ciò che possiamo offrire, come noi ignoriamo ciò ch'essi offriranno; e il nostro tender, come il loro, rimarrà segreto fino all'ultimo momento.

Il Vlalore della fel'l"ovia n01n può più servire di dato fisso, poiché abbiamo già oltrepassato, fdn troppo, ogni limite ragionevole. Per quanto è possibile formar& un giudizio, non mi pare che i francesi possano dare meno di

115.000 lire, né più di 120; non meno di 115, perché fu questa l'ultima offerta da noi fatta all'Hodges quando i negoziati furono rotti fra noi, ed io non dubito ch'egli l'abbia comunie~ata aJ nostTi buond amid; non più di 120.000 perché bisogna tener conto della parsimonia naturale ai francesi, e perché oltre questa cifra, si entra nel regno fantastico dei prix d'amateur, in cui tutto è possibile, e la prev-isione umana s'acresta.

Io non ardisco dare un'opinione sulla somma che a noi converrebbe offr,ire: abbiamo il tempo di riflettere da qui fino al lo luglio, ma qualunque sta la nostra cifra, bisognerà mantenenla perfettamente segreta, e prendere le misure necessar·ie affinché io sia messo in grado di paga:rla nelle 24 ore, in caso d'esito favorevole. Intanto ella avrà osservato che la proposta del-1'Hodges di prendere per base il contratto francese dà luogo a varie obie,zioni; per la sua stessa data e molte altre disposizioni, quel contratto non è più applicabile aUo stato attuale delle cose, e rdchiede perciò delle modifica,zio:n1 che abbiamo esposte in una lettera all'Hodges, di cui le accludo copia (1). f3e l'Ho.cig•es non f:acesse ragione alle nostll"e osservazioni, domanderemo alla phancery di dargli una piccola lezione di logica, di cui il Malins s'incaricherà volentieri.

Dei resto l'Hodges mostra f:~n dal 24 una docilità, esemplare: egH fu talmente maltrattato dal Malins in queH'udienza, che fu costretto ad alzarsi, ed a domrundargli in voce supplichevole il permesso di fare un'osservazione personale. Iil Malins, avendolo permesso, egU dichiarò solennemente che si sottometteva, fin da quel momento, agli ordini della Corte, e si sarebbe conformato a1le istruzioni che gli sarebbero date. Ma se il Ma1ins fu contento, l'avvocato 1dell'Hodges non lo fu niente affatto, perché la sua teoria era stata fin'a quel ,momento che la Canc·elleria non avesse in nessun modo il diritto d'ingerirsi negli aff:ani del suo chlente. Egli ra;ccolse in un fascio le carte del p1rocesso, e le gettò in faccia all'Hodges, dicendogli che non si voleva più brigare delle .oose sue. Incidente drammatico che diminuì di molto la solennità data alla

udienza dalla presenza del So1icitor Generai, ed ha avuto per effetto dii re:ndere l'Hodges docile come un agnemo, au moLns jusqu'à aujourd'hui. '

Come prova di dociUtà citerò la lettera che ricevo in questo momento dall'Heritage, Solicitor della Compagnia, in cui smentisce formalmernte le voci relative alla consegna della Ferrovia a,i francesi, qualunque slia l'esito de[ processo, e dichiara che La linea apparterrà a chi farà la maggiore offerta.

La prego dire mille cose al signor Rubattirno...

(l) -Non si pubblicano. (2) -Non rinvenuta.

(l) Non rinvenuta.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 839. Terapia, 27 giugno 1880, ore 0,50 (per. ore 2,45).

D'accord avec M. Goschen et les autres ambassadeurs, j'ai signé aujourd'hui une note identique, en réponse à celle de la Porte relativemelflt au Monténégro. Dans oette communication on décline la demarnde de délai et on propose comme alternative à la Sublime Porte, ou d'exécuter le mémorandum, ou d'accepter immédiatement le nouvel arrangement proposé par le Gouvell.'nement britannique. On a fait mention d'accorder à la province de Scutari des institutions administratives pour donner sati.sf,action sufHsante aux aspirations des populatiOlfls (l).

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 843. Tunisi, 27 giugno 1880, ore 11,50 (per. ore 18,55).

Je considère comme impossib[e découvrdr ici quelle somme offrira la compagnie française à Londres (2). Il ne reste donc à M. Rubattino pour etre sur d'avoor chemin de fer que la ressource de déc1arer dans le p1i cacheté qu'il donne une somme fixe; et si eJle se trouve etre inférieure à celle de so n compétiteur, une somme égale à l'offre de ce1ui-ci avec un suJ:1P].us de tant de centaine's de livres sterling, pourvu toutefois qu'une off.re dans ces termes soit admise comme valabie par la loi ang1aise. Il n.e faut pas en outre oublier, selon moi, que dans la séance de la cour du quinze on a mentionné que la compagnie anglaise pourrait obtenir 120 mille livres sterling (3).

(l) -Ritrasmesso alle ambasciate a Parigi, Berlino, Vienna, P!etroburgo e Londra e alla legazione in Montenegro con t. 445 del 27 giugno. (2) -Cfr. n. 247, nota l. (3) -Con t. 846 del 28 giugno, MACCIÒ comunicò: «Il me revient qu'ingénieur chemin de fer français parlant de la question pendant la discussion à Londres, aurait dit que dans son opinlon la compagnie française devrait offrir jusqu'à 125 mille livres sterling &.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 444. Roma, 27 giugno 1880, ore 14,30.

Je vous remercie et vous approuve entièrement. Je ne suis pas en mesure de vous donner instructions détaiJlées pour les ddfférentes questions spéciales que V. E. m'a signalées, et parmi lesquelles celle concernant l'égali.té civile et politique sams dist~nction de religion, daiilS le pays à annexer, a été avec raison soulevée ,par vous (1). Mais V. E. ne s'écarrtera certainement pas des intentions du Gouvernement du Roi en s'inspirant, d'une part, de notre désir de marcher, autant que 'POISsible, d'a·ccord avec la ma.jordté deiS Puissances, et d'autre part des .principes d'équité et de respect aux diroit:B acquis qui forment 'la base de notre droit public. Nous croyons, d'ailleuriS, que toutes ces questions pourmient bien plus utilement etre traitées au sein de la conférence qu'au moyen d'un écha;ng.e de vues entre les Cabinets, par lequel, à part la considération du temps qui f,ait absolument défaut, il serait peut-etre ddfficile d'aboutir à une entente. Quant, ennn, à la méthode à su-iwe pour mettre à exécution la délibération de la conférence, nous pencherions dès aujourd'hui, pour la proposition du baron Haymerle, d'autant pJU8 que cene-ci coYncide, au fond, avrec l'esprrit de la proposition de réplique à aclresser à la Sublime Porte que l'Angleterre avait d'abord mise en avant et retiré'e ensuite pour le moment. Mais je prie V. E. de vouloir bien, avant de se prononcer d'une manière définitive, sonder le terrain auprès de ses collègues.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, COLLOBIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 842. Costantinopoli, 27 giugno 1880, ore 17,25 (per. ore 20).

J'ai sondé les intentions de la Sublime Porte au sujet de Turkhan bey (2). La question de l'ambassade n'a pas encore été posée offi:ciellement pour les motifs que V. E. connait, ma;is H me résulte que le Sultan et le ministre des affaires étrangèr,es tiennent ern grand compte les se,rvices .et la position de Turkhan bey, et que rien 1ne s'oppose à sa nomination camme ambassadeur. J'ai fait comprendre au premier ministre et à Abedin pacha que ce choix serait agréabl'e ~au Gouv,ernement de Sa Majesté.

(l) -Cfr. n. 240. (2) -Cfr. n. 234.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 451. Roma, 28 giugno 1880, ore 23.

Le comte Coello m'a communiqué l'ar1licle (1). Je lui .ai fait d',abord remarquer que quelques légères modifications de forme étaient indispensables pour bi.en rendve le sens qu'on veut e~primer et surtout pour faire bien ·ressortir que la protection PèUt aussi s'accorder pour des motifs exceptionnels d'ordre général et qui ne seraient pas des services parttculiers rendus à l'état qui l'accorde. Vous trouVIerez en bas de ·cette dépe·che le nouve,au tex,te dont j'ai remis une copie à Coello. Quant à la question de la limite numérique, j'ai nettement déclaré que le chiffre de trois pour chaque puissance n'était pas sérieux. Mais, d'autre part, toutes les puissances paraissant d'accord à Ilie pas voulodr mainte.nir la faculté illimité e qui, à vrai dire, ne serait peut-etre pas, en cas de rupture de la né gociation, une prétention justifiable de notre part, j'ad fini par consentir à ce que le chiffre soit ,indiquée 1par vous méme. Maintenrunt il faut que vous vous mettiez d'accord avec Scovasso. C'est celui-ci qui doit indiquer ou bien .le chdffre total maximum des protégés consuétudinaires, ou bien le chiffre de l'augmentation qui peut-étr.e apportée au nombr,e des protégés actuels de cette catégorie. L'article serait a·insd complété. Jil va sans dire che vous devez seui figurer camme auteur de .la ,proposition. Je vous répète, encore, à toute bonne fin, que le maintien du statu quo pour tous les protégés actuels, sans aucune distinction, est, pour nous, une condition, qui doit étre clairement énoncée au moins dans J.es protocoles de la conférence. Voici le texte de l'article d'après notre variante: « Aucune protection irrégulière ne pourra etre accordée à l'avenir. Toutefois l'exercice du droit consuétudinaire sera maintenu pour le cas où il s'agirait de récompenser des servkes signalés rendus par un maroca.in à une puiss•ance étrangère, ou de motifs tout-à-fait exceptionnels. La nature de ces services ou motifs et l'intention d'accorder 1la protection, se.ront préalablement notifiées •au ministre des affaires étrangères à Tanger afin qu'il puisse au besoin présenter ses observations. La résolution déBnitiv•e restera néanmotns réservée au Gouvernement qui ·acco,rde la protection. Le nombre des ,protégés ainsi créés ne pourra jamais dépasser la limite de... La situation du protégé qui aura la protection en vertu de la coutume désormais réglée par les disposi

tions qui précèdent sera pour eux et pour leurs familles identique à •celle établie pour les autres protections :..

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 851-852. Berlino, 28 giugno 1880, ore 23,54 (per. ore 1,15 del 29).

Conférencc tenu aujourd'hui cinquièma séance. Le présLdent avait annoncé que la commission avait exécuté travail du tracé et indiqué instructions à don

ner aux déllfgués qui aurcnt à ~ixer dètails de ~a délimitation. J'ai suggèrè à cette occasion que les délégnés fus.~ent chargès dans nntèret de la sc,ience et nommèment de nos soclètès réogr?..phiques de :r,ecueillir donnèes hydrographiques et topographiques et autres qui sont encore incomplètes en ce qui regarde ces règions. Cette sug.ge,stion a ètè bien accueillie. Le président a Iu nouvelle dépèche turque qui a ètè ~aussi remd:se aux autres Cabinets pour combattre l'idée de la cession de deux provinces. La confèrence dècide qu'il ne lui appartient pas de faire entrer en ... {l) dont les soins doivent etre laissès à chaque Gouvernement. On passe à la discussion de la forme de l'acte fina! de la confèrence. Celle-ci adopte la rédaction dans laquelle, ,arprès avoir mentionné son mandat et sa dècision, elle dit: « Les soussignès ont l'honneur de soumettre aux Puissances dont ils sont reprèsentants ,et les mandataires présente dècision afin qu'elles veuillent bien l'approuver et la notifier aux parties intéressèes ». Le président demande si la conférence croit devoir préparer un projet de rédaction pour i1a note coLlective qui devra étre remise à Constantinople et à Athènes par les reprèsentants des Cours. La conférence se prononce pour l'affirmative. L'ambassadeur de France est ·chargé de présenter dans la séance de demain mardi le projet de note coUective. Il est convenu en meme temps que chacun des ambassadeurs demandera à son Gouvernement l'autorisation nècessaire pour que la confèrence pré>pare elle-meme le projet de note à soumettre à l'approbation des Oabinets respectifs. Je pr-ie V. E. de vouloir bien me tèlégr.aphier son autorisation demain mardi avant sèance fixèe à trois heur.es (2). Quant au modus procedendi, conférence est d'avis qu'ils conviendrait faire remettre à Constantinople et a Athènes par les représentants des Cours note collective qui serait signée par eux et a~ccompagnée du texte de l'acte final de la conférence et qll!i inviterait 1es deux parties à s'y conformer. J'ai eu soin dans chacune de ces dècisions de ne me prononcer qu'après m'étre assurè que la majoritè Ies a.pprouverait. Il est bien entendu qu'en discutant le projet de note col1ective et le oaractère à lui donner, je m'inspirerai des instructions que V. E. m'a déjà données.

La conférenoe passe ensuite à la discussion des diverses questions subsidiaires à signaler à nos Gouvernements. Je me borne à mentionner Ies deux qui nous intéressent davantage; la prioritè a ètè accordèe à ma proposition relative aux libertès civHes, religieuses et politiques qui doivent etre assurées aux habitants des nouveaux territoires de la Grèce. La conférence a bien accueUli ~cette p:roposition et a adoptè la formule que j'ai proposé à cet eff.et. L'ambassadeur de France s'ètait empressè de s'y associer. L'ambassadeur d'Angleterre propose que nous signalions à nos Gouvernements la question de libre navi.gation du canal de Corfou. La conférence y adhère. J'ai ajoutè pour ma part que l'Italie ayant des intèrets majeurs dans l'Adrd.atique ne peut qu'étre favorable à la liberté de 1Cett.e navigation. Le président a proposè que les ambas

sadeurs en transmettant à leurs Gouvernements l'avis de la conférence sur les questions subs.idiaires émettent le voeu qu'elles soient communiquées aux parties intéressées, comme annexe à l'acte final Cl).

(l) Cfr. n. 250.

(l) -Gruppo 1ndec11'rato. (2) -Cairoli inviò l'autorizzazione con t. 454 del 29 giugno, non pubbllcato.
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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1298. Vienna, 28 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

Il Pester Lloyd del 26 -edizione della sera -pubbUcava un articolo di fondo sulla politic·a estera, e quest'articolo terminava colle seguenti parole: «Era stato detto da giornal-i inglesi che l'Italia intendeva opporsà. all'.eventuale estensione della politica mar•ittima attribuita all'Austria-Ungheria su Dulcigno, tale notizia non ha, secondo le nostre informa2lioni, alcun reale fondamento. Ma se fu detto altresì che la resistenza degli Albanesi alla cessione di Dulcigno sia stata provocata ed alimentata da agenti itruliani, è questa una notizia che noi non siamo <in grado di smentire con eguale si·curezza ».

Pel carattere ufficioso attribuito al Pester Lloyd ho creduto mio dov.ere di fare ieri le debite osservazioni al barone di Haymerle sulle malevole insinuazioni contenute in quel periodico, deplorando che un giornale noto pei suoi rapporti col Governo si faccia malizioso propalatore di sospetti sulla condotta dell'Italia nell'Albania. Questa condotta, aggiunsi, che fu spesso argomento di vive accuse per parte del giornalismo austr·iaco, fu in realtà selllJlre ·Corretta, ispirata sempre al desiderio di contribuire ad una pronta paci.ficazione di quelle contrade. Ne fan piena fede ed i negoziati condotti dal Conte Corti per istabiHre un accordo tra la Turchia ed il Montenegro, e la piena adesione data dal Governo del Re a;l ·nuovo progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra. Il barone Haymerle avendo l'aria di consentire a queste mie •idee mi disse ch'egli aveva appreso con viva soddisfazione che il R. Incaricato d'Affari a Cettigne erra stato autorizzato ad associarsi agli ufficii dei suod colleghi rper ottenere la sollecita accettazione del progettato accomodamento per parte del principe di Montenegro; ma che in quanto alle parole contenute nel Pester Lloyd egli declinava qualunque responsabiilità dichiaramdo formalmente che quel perriodico non aveva al>cun rapporto col Ministero degU Affari Esteri. Mi soggiunse S. E. che egli era personalmente avverso al sistema delle comunicazioni ufficiose, trov•ando preferibi.le di trattare le questioni direttamente tra Governo e Governo senza l'intervento dei giornali che per lo più tendono ad inasprire le discussioni.

(l) Con t. 457 del 29 giugno, non pubblicato, Cairoli approvò la llnea di condotta seguita da dc Launay.

259

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 453. Roma, 29 giugno 1880, ore 15.

Turkhan bey m'a remis copie d'un télégramme de la Sublime Porte renouvelant sa protestation contre la cession, qu'on voudrait lui imposer, de deux provinces, déolarant impossibilité consentir démembrement de ses états, prévoyant lutte désespérée de la part des albanais, déclinant toute responsabilité des conséquences et faisant dernier appel à la justice des puissances. Aucune réponse de ma part n'était possible, ce grave sujet étant actuellement soumis à la conférence de Berlin.

260

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 856. Madrid, 29 giugno 1880, ore 16,40 (per. ore 20,50).

D'après ordres de V. E. (1), j'ai tout de suite conféré avec Scovasso. Il me pr~e de dire à V. E. ce qui suit: « Je trouve proposition de Canovas del Castillo sur le nombre, quel qu'il soit, teHement absurde et ridicule qu'elle ne mérite pas discusffion. Je suis donc dans l'impossibilité absolue, en conscience, de désigner un chiffre quelconque. Il serait plus sérieux et plus digne d'exclure tout chiffre ».

261

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 456. Roma, 29 giugno 1880, ore 17,40.

Il n'est pas douteux que la méthode de l'enchère ouverte est pour nous bien plus défavorable et embarrassante, en vue surtout de notre situation vis-à-vis de la France. Je désire savoir l'avis de V. E., de M. SantiHana et de nos solicitors sur les deux points suivants. Serait-il possible et convenable de faire maintenir, moyennant appel contre la dernière décision de la cour, la méthode des plis cachetés? Serait-il pratique et avantageux, dans le cas surtout d'un appel, de

nous assurer la collaboration, avec nos solicitors ordinaires, de l'attornC'y general, ou bien si celui-ci ne peut pas se mettre en face du solicitor generz:,l, celle du solicitor generai ou de l'attorney generai du Cabinet précédent? Je saur~is gré à V. E. d'une réponse urgente à c es deux interrogations (l).

(l) Cfr. n. 256.

262

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 458. Roma, 29 giugno 1880, ore 23.

Veuillez dire à Scovasso que je partage complètement son point de vue (2). Mais nous avons, d'une part, les puissances qui ont toutes déjà admis le ch:iffre de trois, quelque r~dicule qu'il soit à notre avis, et d'autre part le précédent de la Turquie où avant d'abolir les protections, on en a d'abord limité le nombre pour chaque consulat ou agence consulaire. Il me parait que si Scovasso nous indique un .ch:iffre assez lar.ge pour faire face à toute éventualité qui pourrait se présenter, nous arriverons probablement à notre but, sans sacrifier aucun intéret réel, gràce surtout au vif désir que le Cabinet de Madrid éprouve d'éviter que la conférence n'échoue.

263

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIRCLI (3)

R. 2585. Berlino, 29 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

Par mon rapport confidentiel n. 2579 (4), j'ai exposé les motifs qui ne me permettaient pas d'aborder de front les questions touchant directement ou indirectement l'Albanie. Après avois sondé le terrain, je n'avais rencontré autour de moi aucun encouragement. Il m'a néanmoins paru, en présence des pétitions déposées au Secrétariat de la Conférence, que celle-ci devrait s'en occuper sous une forme quelconque. A deux reprises et dans des entretiens particuliers, j'avais insisté auprès de notre Président. Je revenais à la charge, aujourd'bui, peu avant l'ouverture de la sixième séance et je prévenais Son Altesse Sérénissime dans quel sens je me proposais de parler sur le sujet. lorsqu'il aurait ouvert la voie.

Le Prince de Hohenlohe nous donnait en effet lecture sommaire de la liste et de l'objet de ces diverses pétitions, dont les unes se prononçaient en faveur de la Turquie et d'autres en faveur de la Grèce. Il constatait que ces requetes ne passaient pas inaperçues, que cha·cun de nous en avait pris connais·sance avec

(-4) Cfr. n. 221.

intéret, lors meme qu'il fflt impossible d'en constater l'authenticité, quelques unes d'entre elles, au reste, se contredisaient et s'annulaient en quelque sorte.

J'ai pris alors la parole, pour m'associer à quelques expresslons que je venals d'entendre et qui impliqueraient un témoignage de sollicitude pour les populatiOills mixtes au deçà et au delà des nouvelles frontières occidentales. L'agitation qui s'est manifestée chez elles, meme avant la réunion de la conférence, merite de fixer l'attention des Puissances et nommément de l'Italie. En suite de la proximité de ces territolres et de ses intérets majeurs dans l'Adriatique, il lui importait, comme il devait aussi importer à l'Autriche, que ces contrées fussent tranquilles et à l'abri de toute complication ultérieure. Ce serait un acte de haute sagesse politique et de prévoyance, si la S. Porte, qui veut décliner la responsabilité des dangers dont elle prévolt l'imminence, s'appHquait à apaiser les es.prits, à les prédisposer à mieux accepter les nouveHes conditions de frontiere, et à faire .paraitre moins grave le sacrifice demandé. La Turquie le pourrait dans une c:ertaine mesure, en activant les réformes prévues, par l'art. 23 du traité de Berlin et dont la réalisation est attendue déjà depuis bientòt deux années. Je rappelais que dans un discours précédent, je faisais allusion aux diffi,cultés que les populations mixtes pourraient créer au tracé, malgré notre soin s·crupuleux à ne pas dépasser nos pouvoirs, en conformité avec l'esprit et les termes du Traité du 13 JuiUet 1878. Tout ce qui serait de nature à amoindrir ces obstaeles, a une connexion avec l'oeuvre que les Puissances ont en vue d'accomplir ,par une action médiat·rice. Sans faire aucune motion formelle, je me bornais à énoncer le désir que la substance de mon langage fùt consignée dans le protocole.

Le Président a tenu à rétablir la véritable portée de la communication verbale des pétitions .précitées. Le Comte Széchényi, un peu pris au dépourvu, souhaitait de savoir sous quelle forme j'entendais que mes appréciations fussent reproduites par le Secrétariat de la Conférence. Il disait que ces requetes, en partie, d'ailleurs, contradictoires, éta·ient sujettes à caution, et que c'était, peutètre, un peu sortir de notre compétence. Le Comte de St. Vallier tout en trouvant, lui aussi, que ce n'était •point là de véritables documents, croyait toutefois que mes observations 1pouvaient avoir une raison de se produire, du moment où elles s'appliqua•ient à des populations touchées par notre délimitation.

Jai répliqué que je m'en remettais entièrement aux Secrétaires de la Conférence, quant au soin de la forme, pourvu que mon langage figurat au protocole dans son ensemble. Mes réflexions avaient été sug,gérées, moins par les Hstes de pétitions, que par le caractère sérieux des renseignements offieiels parvenus à nos Gouvernements respe.ctifs sur une dangereuse effervescence des esprits dans ces régions. Chacun d'eux se rend certainement compte du péril qu'il s'agirait d'amoindrir ou de détourner autant qu'il peut dépendre de nous. Mes observations, ,présentées, au reste, dans des termes généraux, ne s'inspiraient qu'à des idées d'ordre, de paix et de conciliation. Dans un semblable ordre d'·idées, je ne trouverais pas, sans doute, chez l'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie, un contradicteur.

Le Comte Széchenyi s'est empressé de déclarer que telle n'était certes pas son intention. * Les Plénipotentiaires de la Grande-Bretagne et de Russie ont gardé le silence. Après la séance, le Président m'a dit qu'H avait diì revenlr sur Ia véritable signification de sa communication verbale, il se plaisait à reconnaitre que je m'étais tenu dans une parfaite mesure.

Il m'avait paru que du moment où le joint s'offrait tout naturellement de toucher à la question, je ne devais pas en laisser échapper l'occasion. * J'ai le sentiment d'avoir ainsi marqué, plus que mes collègues, de l'intéret pour l'Albanie, en évitant les écueils qu'il était facile de rencontrer sur un terrain aussi délicat. Je serais heureux si le Gouvernement du Roi voulait bien m'accorder ses suffrages.

Après que cet incident a été vidé, la discussion se porte sur le projet de note identtque dont avait été chargé l'Ambassadeur de France. Après deux lectures et un échange de vues qui amène quelques variantes, j'avais pour mon compte proposé qu'on ajoutat aux mots «bonne et solide frontière », le troisième adjectif: défensive, nous convenons de la rédaction qu'il appartient mainnant aux Gouvernements d'accepter ou de modifier. A cet effet, il a été entendu que nous Ieur en télégra;phierions le texte, avec prière de nous communiquer par télégramme, avant après demain, Jeudi, leur décis·ion. La Conférence pourra, le meme jour, terrniner ses travaux, si tous les Gouvernements donnent leur approbation à ce projet de note identique. Il me parait qu'il va au delà de simples conseils, sans revetir le caractère d'un verdict. C'était là la pensée du Baron de Haymerle; la conclusion de la note est dans le sens suggéré par ce Ministre des Affaires Etrangères. Produira-t-elle l'effet désiré sur la Turquie? Il est plutòt à présumer qu'elle ne se départira pas de sa politique dilatoire. * Les Grecs seront-ils en mesure, à eux seuls, de prendre possession de la nouvelle frontière, s'il s'organise une résistance, meme du còté seulement des Albanais? On peut répondre négativement. Aussi, le meilleur CO'nseil à leur donner, est-H de les engager à ne rien précipiter et de voir venir les événements. Quant à la Turquie, * l'unanimité des Puissances devrait la faire réfléchir sérieusement au danger d'un refus ou d'une fin de non recevoir. Elle ne peut à moins de remarquer, et on pourrait appeler sur ce fait son attention, que ce sont précisément les trois puissances qui l'ont protégée contre la Russie lors de la guerre de Crimée, qui ont pris l'initiative de présenter d'un commun aocord le tracé accepté aujourd'hui pa,r les six Puissances.

En me référant à mes deux télégrammes d'aujourd'hui (1), et en joignant une copie du ·projet de note susmentionnée...

ALLEGATO

PROGETTO DI NOTA

Le Soussigné etc... près S. M. l'Empereur des Ottomans, (près S. M. le Roi des Hellènes), a l'honneur de remettre à S. E. le Min1stre d es AUaires Etrangères de la Sublime Porte (de Grèce) la note ci-après, d'ordre de son Gouvemement.

«Le Congrès de Berlin ayant indiqué dans son XIII Protocole les points principaux de la ligne frontière qu'il jugeait nécessaire d'établir entre la Turquie et la Grèce, les Puissances ont fait appel d'abord à des négociations directes, sur cette base, entre

les deux Etats. A deux reprises, dans les Conférences de Prevesa et de Constantinople, les Commissaires tures et grecs, après de longs pourparlers, n'ont abouti qu'à constater leurs divergences; en présence de ces tentatives infructueuses, les Puissances désignées par le Traité de Berlin ont jugé nécessaire d'interposer leur médiation.

Cette médiation, pour ètre efficace, devait s'exercer dans toute sa plénitude, et les Cabinets, en présence des dispositions réciproques des deux Etats intéressés, ont prescrit à leurs Représentants réunis en Conférence à Berlin, de fixer en se conformant aux indications générales du Protocole XIII, une ligne qui constituat entre la Grèce et la Turquie une bonne et solide frontière défensive.

Les Plénipotentiaires, après la discussion la plus attentive, éclairés d'ailleurs par les avis de commissaires techniques délégués par leurs Gouvernements, ont voté, à l'unanimité, suivant les termes de leur mandat, le tracé contenu dans l'acte suivant, qui résume et clòt leurs délibérations:

« Les pourparlers etc... ).

En conséquence, le Gouvernement de ... invite le Gouvernement de s. M. l'Empereur des Ottomans (S. M. le Roi des HeHènes) à accepter la l!igne frontière indiquée dans le docurnent ci-dessus et que les Pudssances médiatrices réunies en Conférence ont unanimement reconnu conforme à l'esprit et aux termes du Traité de Berlin et du Protocole XIII du Congrès.

Le Soussigné... etc....

(l) -Per la risposta di Menabrea cfr. n. 268. (2) -Cfr. n. 260. (3) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti, in LV 29, pp. 30-32

(l) T. 858 e 859, non pubblicati.

264

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1299. Vienna, 29 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

Ebbi l'altr'ieri con questo Ministro degli Affari Esteri un lungo colloquio che, quantunque non rivestisse alcun carattere ufficiale, credo mio dovere di riferire a V. E.

Dopo aver toccato di volo alla Conferenza di Berlino ed alla questione del Montenegro, il discorso si portò su quanto va succedendo nel.la ,Bulgaria e nella Rumelia Orientale. Il Barone Haymerle considera come assai grave Ia situazione in quelle due provincie. Le velleità annessioniste nella Rumelia Orientale van guadagnando terreno; i Bulgari spinti dalle idee moscovite si agitano, si armano. L'articolo XI del Trattato di Berlino stabilisce che tutte le antiche fortezze nella BulgaTia saranno immediatamente demolite; ciò non peTtanto quelle fortrficazioni esistono tutt'ora. Quando il Principe fu ultimamente di passaggio per Vienna gli fu vivamente raccomandato di conformarsi alle sti:pulazioni di quell'articolo; ed il Principe promise di provvedere a ciò. Ma intanto la Bulgaria va prendendo l'aspetto di un accampamento. Non si ·può renders.i ·invero un concetto chiaro di quello a cui si tende col provocare un movimento bulgaro, giacché non v'ha potenza in Europa che possa trovare il suo tornaconto in una immediata dissoluzione dell'Impero Ottomano. La Turchia è un malato che da 200 anni si dice moribondo, e non è ancor morto; è bensì vero che da poco in qua il processo della malattia è più sollecito, ma nessuno può essere desideroso di precipitare la catastrofe. Il programma formulato dal signor Gladstone può essere buono in teoria, ma praticamente esso incontrerebbe difficoltà insormontabili quando &i volesse procedere alla delimitazione delle varie nazionalità che si vorrebbero costituire. D'altronde le popolazioni stesse non sono giunte a quel grado di coltura necessario per vivere di vita propria; né le Potenze sono preparate a sciogliere sì gran quesito. A quest'ultime deve star maggiormente a cuore la conservazione della pace europea che la costituzione delle naz·ionalità cristiane nella Turchia d'Europa.

Avendo il Barone Haymerle fatto allusione all'influenza che esercita la Russia sulle popolazioni bulgare, io gli chiesi se il fatto, che da poco in qua si ripete con certa frequem;a, di ex-ufficiali russi i quali danno le loro dimissioni dal servizio militare nella Rumelia Orientale, non gli sembrasse un sintomo delle poche simpatie che animano quelLe popolazioni verso l'elemento russo. S. E. mi replicò che infatti parecchi ufficiali russi eransi ritirati dalla Rumelia Orientale perché malvisi dalla popolazione; ma che molti ne restano tuttora. La Russia del resto dispone di molti mezzi per esereitare la sua influenza; ed il mio interlocutore mi narrava che il Governo della Rumelia Orientale ha contratto verso la Russia un debito di 23 milioni di franchi per le spese dell'esercito imperiale durante la occupazione; e che il Principe Tcheretelev console russo a Filippopoli, è dal suo Governo autorizzato a beneficare di quando in quando una piccola parte del debito a seconda della maggiore o minore deferenza che gli è dimostrata dall'autorità governativa.

Feci osservare al Barone Haymerle che il risveglio delle aspirazioni unioniste dei Bulgari trova forse la sua origine nell'appoggio che l'Europa va ora accordando agli interessi degli Elleni. Un prossimo accresc·imento territoriale del Regno di Grecia può aver consigliato ai Bulgari di rassodare la loro nazionalità per poter quindi esercitare una maggior forza di attrazione sulle popolazioni bulg,are della Macedonia e per poter disputare ai Greci l'acquisto di questa provincia. «Ed è appunto ciò che bisogna impedire », replicò S. E. con una spiccata v·ivacità. A suo avviso la cosa dipenderà in parte dall'opera della Commissione che sta ora esaminando a Costantinopoli i nuovi Regolamenti org·anici; ma conviene anzitutto che le Potenze e specialmente quelle che hanno interessi nel Mediterraneo, si adoprino a costituire una forte nazional-ità greca. Per vincere la resistenza della Sublime Porta non v'ha che un sol mezzo, l'accordo unanime delle Potenze; e per mantenere quest'accordo occorre che i varii Governi agiscano lentamente, cautamente nella soluzione delle differenti questioni, evitando di avventurarsi in una via nella quale qualche Gabinetto ricusi di procedere di conserva cogli altri.

265

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, SALLIER DE LA TOUR, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2. Rio de Janeiro, 29 giugno 1880 (per. il 5 agosto).

Ebbi l'onore di essere, addì 23 corrente ricevuto dall'Imperatore in udienza privata.

La conversazione s'aggirò dapprima su varii soggetti particolari, cadde quindi sull'emigrazione. «Questo », mi disse Don Pedro, «è uno dei punti più difficili della sua missione». Risposi che non me ne nascondevo le difficoltà, ma che speravo trovare appoggio da parte del Governo Imperiale; che il Governo di Sua Maestà adoperava ogni mezzo in suo potere per far sì che li emigranti non cadessero nelle reti tese dai tanto nurr:2rosi e disonesti agenti; ma che non si poteva naturalmente impedire il fatto in se stesso; che si era con ogni mezzo dato pubblicità in Italia al Decreto Imperiale, il quale aboliva le concessioni sancite agli arrivanti, ma che il contadino facilmente si lasciava adescare dai veri come dai fallaci racconti di fortuna;che io adunque speravo che il Governo Imperiale vorrebbe tener conto delle condizioni d'individui, i quali venendo qua credevano di poter fare assegno sull'assistenza governativa.

Colsi l'opportunità per esprimere la mia gratitudine per le misure prese a riguardo di 350 emigranti giunti ultimamente ed i quali, come l'E. V. ne "i2ll:è;; il1formata dal R. Console, se non altro furono ricoverati nella prima notte del loro arrivo, e l'indomani imbarcati a spese del Governo e trasportati a Rio Grande do Sul, non già coi fondi di colonizzazione, ma bensì a spese del Mi.:.l; stero dell'Interno sui fondi destinati al pubblico soccorso. Espressi la speranza che fossero pur prese misure per 1100 italiani qui aspettati in questi giorni con un battello di Marsiglia, i quali si troverebbero sul lastrico con grave pericolo per la salute loro. L'Imperatore disse ci.le il Ministro d'Agricoltura informato di questo arrivo, stava occupandosi del da farsi. Soggiunse che ben consentiva meco come fosse impossibile il fermar l'emigrazione dall'Europa; e come d'altra parte la mancanza d'assistenza all'arrivo potesse avere conseguenze funeste per l'igiene e !'ordine pubblico. Ma che ardua era la questwne attese le critiche condizioni finanziarie che il Brasile attraversava ora. Mi ripeté che tosto possibile verrebbe annullato il Decreto delli 20 dicembre 18'/9, e si ristabilirebbero le facilitazioni da esso abolite; ma che ciò non sembrava potesse attuarsi prima di qualche anno; che frattanto si cercava di dare qualche assistenza agli emigranti; e che nel volgere dell'anno corrente il Governo potrebbe trovare impiego per seimila individui.

Non potei dopo d'allora veder il Ministro d'Agri,coltura e sentire quali determinazioni siano state poi Hssate.

Sembra però ammissibile che ragioni d'ordine politico ed amministrativo inducano il Governo a recedere alquanto dalle risoluzioni adottate dall'attuale gabinetto al suo avvenimento al potere. L'E. V. lo sa, la questione dell'immigrazione è qui questione di partito; ma in pari tempo è la necessità che spinge. Il Brasile ha bisogno di braccia e inoltre queste difficoltà in cui si trova il Ministero per sostenere la sua teoria d'esclusione danno aggio non solo alle insistenze del partito favorevole all'immigrazione, ma pur anco ai mestatori ed agli Agenti, cui ogni mezzo è lecito per suscitare lo spirito pubblico e fare dell'arrivo d'immigranti ragione di disordini.

Ma qualsiasi abbiano da esser le concessioni casuali piuttosto che fisse che qui si accorderanno, è sempre positivo che esse non potranno neppur di gran lunga trovarsi in proporzione col numero già stragrande degl'immi

17 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

granti, e che per conseguenza nulla :p.:·~) essere modificato nelle misure che il Governo di Sua Maestà ha prese per porre le popolazioni in guardia contro le menzognere promesse e per far sì che la piaga dell'emigrazione al Brasile diminuisca.

266

L'AVVOCATO SANTILLANA AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO

L. P. Londra, 29 giugno 1880.

Le ho trasmesso, in data del 25, la lettera da noi scritta al Hodges (l), per indicargli le modificazioni necessarie, a nostro parere, da introdurre nel cuntratto del 14 aprile. In risposta, l'Hodges ci ha mandato jeri l'annesso progetto di contratto, con una lettera di cui ella troverà qui pure copia (2), ·invitandoci a comparire davanti al Malins, alle 3 l/4, per fare le osservazioni che a noi parrebbero utili. Il contratto modificato non differisce essenzialmente da quello firmato colla Compagnia Bona Guelma: sono modificati solo gli articoli i quali non si applicano più allo stato presente delle cose, non vi si parla più dell'assemblea degli azionisti, perché il liquidatore ha pieni poteri, non dell'approvazione della Cancelleria, perché tutto sarà fatto sotto la direzione immediata della Corte: il pagamento del prezzo, invece di essere fatto subito avrà luogo sette giorni dopo la firma del contratto e solo un acconto di 25.000 lire sarà da pagarsi contanti.

Nella seduta davanti al Cancelliere Malins, il Géry che era presente, obiettò per mezzo del suo solicitor, che il principio della soumission era ingiusto perché lasciava l'esito finale nella massima ifl.certezza, oltrech'era poco favorevole agli azionisti, a cui conveniva 1più una concorrenza pubblica fra le due Compagnie. Cercammo d'opporci facendo osservare al Malins che il principio della soumission era stato indicato da lui stesso, ed ac·cettato tanto dalla Compagnia inglese quanto da noi, che non si poteva sperare che i prezzi andrebbero al di là d'un certo limite, e cosi via. Il Malins ricorse allora all'espediente favorito dai Magistrati inglesi nell'imbarazzo: fece consultare i précédents della Corte, e si trovò che la Cancelleria aveva sempre proceduto per via d'incanto pubblico. Egli decise adunque che la ferrovia sarebbe messa all'asta pubbli-ca, il sette luglio, affine di darci il tempo di scrivere al s.ignor Rubattino e d'intenderei con lui sul limite cui potremmo giungere.

Lo scopo dei francesi è palese: essendo i più ricchi, ed essendo decisi ad

ogni s&grificio piuttosto che a perdere la ferrovia, essi si credono sicuri d'a

verla vinta, od almeno di farcela pagare il più ·caro che sia possibile.

Il Géry è partito stamani per Parigi, e tornerà il 7 luglio, pour la grande

bataille secondo la sua espressione. Egli avrà tutto l'appoggio del Governo

francese, ed oggi, più che mai, la questione è diventata puramente politica.

Sta ora a noi il vedere se convenga impegnarsi in questa grande bataille,

in cui il Dio degli eserciti sarà per chi ha la borsa meglio fornita, ed è perciò che io mi astengo studiosamente dall'esprimere un'opinione. Io credo che sia questione che il Ministero solo non dovrebbe risolvere; poiché se da un lato i vantaggi politici e morali possono essere grandissimi, gli svantaggi non sono minori per un paese che versa nelle condizioni economiche dell'Italia. L'acquisto della ferrovia sarebbe certo un g::c.nde trionfo italiano, una grande umiliazione pei francesi; e non avrebbe soltanto un valore locale, poiché neutralizzerebbe in gran parte l'ascendente che dà oggi ai francesi l'avere in mano tutte le ferrovie della Reggenza, e comprometterebbe, come ho già osservato altra volta, l'effetto morale e l'influenza materiale della grande rete ferroviaria che deve congiungere Tunisi, l'Algeria, Tripoli e il Marocco fino al Sahara, sotto gli auspici e per opera della Francia. Questi sono i vantaggi: ma l'Italia ha altresì il dovere di considerare si elle est assez riche pour payer sa gloire. Nel scegliere adunque fra due soluzioni, una delle quali può essere decisiva per l'avvenire d'Italia nell'Africa Settentrionale, e l'altra può imporre allo Stato un onere ingente, e forse sproporzionato alle sue forze, il Ministero non dovrebbe assumere tutta la responsabilità. Qui non si tratta, a parer mio, di prendere mezze misure: non si creda risolvere la difficoltà col fissare un certo limite, oltre il quale non bisognerebbe procedere. Bisogna decidersi ad acquistare la ferrovia, o a rinunziarvi: ed il fissare un certo limite è un rinunziare alla ferrovia poiché i francesi, a quanto è parso vedere, non si ritireranno cosi facilmente dalla lotta che essi hanno provocata, e che sosterranno con tutta l'ostinazione che dà loro la vanità nazionale, e la coscienza delle loro forze. Il Géry mi disse l'altro giorno nell'andarsene « Nous vous terons là un très mauvais cadeau », a cui risposi

« je pourrais vous dire absolument la méme chose, mon cher monsieur Gery ». Sarebbe quindi utilissimo che il Ministero consultasse di nuovo i capi partito, esponesse loro la nuova fase in cui la questione è entrata, e domandasse loro se credono che convenga più ritirarsi, od impegnarsi nella gara. Debbo aggiungere che il generale Menabrea crede che bisogni sostenere la lotta ad ogni costo, ma egli non dà sufficiente importanza al lato finanziario, che è pure il punto decisivo della questione.

Non scrivo al signor Rubattino, cui non potrei che ripetere ciò che ho scritto a lei. Spero che questa sia l'ultima lettera che mi toccherà scrivere sopra un soggetto di cui sono stufo, come tutti loro, e che pel 7 luglio, nous saurons à quoi nous en tenir.

(l) -Cfr. n. 251, nota 2. (2) -Non si pubblicano.
267

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 860. Vienna, 30 giugno 1880, ore 8,46 (per. ore 10,30).

J'apprends à l'instant que les négociations entre le MJnténégro et l'AutricheHongrie en vue d'une rectification de la frontière du còté de l'Herzégovine auraient abouti à un accord.

268

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 866/519. Londra, 30 giugno 1880, ore 19,27 (per. ore 0,55 del 1° luglio).

J'ai déjà fait remarquer au ministère que la seule considération qui prédomine pour les tribunaux anglais est l'intéret des actionnaires. Or, le système de l'enchère ouverte étant le plus favorable à la compagnie précisément parce qu'il est celui qui convient le moins aux deux concurrents, il n'est pas douteux que la cour d'appel ne le maintienne. L'intervention du solicitor generai n'a pas en Angleterre la moindre influence sur les juges, et ce n'est pas en raison de leur position politique, mais de leurs talents qu'on les employe dans les causes tl·ès-importantes. Il faut ki attaquer la question dc front. Il y a deux partis à prendre, ou renoncer à la ligne en vue des sa,crifices pécuniaires qu'entraine la concurrence avec la France, ou bien se résoudre à l'acquérir à tout prix après avoir murement pesé les avantages politiques et moraux que aurait ce résultat en lui-meme, et qui, surtout s'il était par la suite convenablement développé, deviendraient un point d'appui important pour résister aux envahissements de la France, qui cherche évidemment à nous éliminer de la Tunisie: J'ai communiqué le télégramme de V. E. (l) à Santillana qui concourt entièrement dans les conclusions ci dessus.

269

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 864. Berlino, 30 giugno 1880, ore 19,40 (per. ore 23,45).

Gouvernement français approuve l'acte final de la conférence et le projet de note. Il tiendrait seulement à ce qne celle-ci, afin de bien en marquer le caractère sérieux, ffrt collective. Le doyen des représentants des six puissances à Constantinople et à Athènes serait chargé de la remettre avec les signatures de ses collègues. L'Allemagne partage cet avis. L'Angleterre en autorisant Russell à prendre part à la rédaction du projet, énonçait déjà que la note devait etre collective. Il me parait que l'Italie doive aussi l'admettre. La septième et probablement la dernière séance de la conférence reste fixée à demain jeudi, si nous recevons tous avant midi les instructions demandées. Je prie

V. E. de me télégraphier en conséquence (2).

(l) -Cfr. n. 261. (2) -Cairoli rispose con t. 466, pari data: « Nous acceptons pour la note la forme que V. E. indique dans son télégramme de ce soir >>.
270

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 865. Madrid, 30 giugno 1880, ore 22 (per. ore 23,55).

Aussitòt reçu dépéche chiffrée de V. E. (1), j'ai proposé Scovasso d'avoir lui-lffiéme entretien particulier avec Canovas del Castillo. L'entretien eut résultat favorable. Chiffre protégés par droit coutumier porté à douze avec possibilité augmentation avec assentiment Sultan. Article ainsi corrigé et maintenu. Pour le reste méme rédaction de V. E. (2) a été adoptée sans discussion par conférence qui a fini ses travaux. Scovasso satisfait résultat. Je prie V. E., aussitòt qu'elle le pourra, de m'autoriser signer convention, mes collègues étant trèspressés partir.

271

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 463. Roma, 30 giugno 1880, ore 22,15.

Merci de vos télégrammes (3). J'approuve entièrement votre langage, surtout en ce qui concerne question albanaise. J'autorise V. E. à accepter au nom du Gouvernement du Roi le projet de texte pour la note collective.

272

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

D. 729. Roma, 30 giugno 1880.

Facendo seguito al mio precedente carteggio relativo alla questione di una comunicazione telegrafica fra l'Italia e la Tunisia, reputo opp.ortuno di far conoscere alla E. V. che, secondo quanto mi riferisce il R. Agente in Tunisi, il Governo del Bey, oltre ad avere rimborsato alla Francia il costo della linea fra la Goletta, Tunisi e la frontiera algerina, le rifuse più tardi la spesa sostenuta per la linea di Tunisi a Sfax.

Sarebbe così venuta meno, rispetto alla rete telegrafica tunisina, ogni ragione di credito dell'Amministrazione francese verso la Reggenza, e l'esercizio

della rete stessa, da parte di quella amministrazione, sarebbe oramai effetto non d'altro che di libera e provvisoria concessione.

Come giustamente osserva il cav. MACCIÒ, tale circostanza sempre più chiarisce quanto sia infondata la pretesa del Gabinetto di Parigi, il quale vantando quasi un diritto ipotecario sulla rete telegrafica della Reggenza, vorrebbe contrastare i nostri negoziati col Bey per lo stabilimento di una comunicazione telegrafica diretta fra l'Italia e la Tunisia.

(l) -T. 461, pari data, non pubblicato, con il quale Cairoli aveva manifestato l'urgenza che Scovasso proponesse una cifra che sarebbe stata accolta purché ragionevole. (2) -Cfr. n. 256. (3) -Si tratta dei t. 858 e 859 non pubblicati perché il contenuto ne è riportato nel n. 263.
273

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

D. P. S. N. Roma, 30 giugno 1880.

Parte oggi il corriere periodico alla volta di Parigi, e la strettezza del tempo mi consiglierebbe forse l'indugio ad altro corriere se non mi persuadessero invece a porgerle immediata risposta, e l'urgenza dell'argomento, e il vivo desiderio, che io provo, di far pervenire all'E. V. i miei più vivi rin..: graziamenti per l'opera efficace con cui tosto si è iniziata la missione di Lei.

Mi farò tosto a parlare di Tunisi, poiché questo fu il tema principale dei colloquii che l'E. V. ebbe col signor Grévy, col signor Gambetta e col signor de Freycinet.

Certo V. E. consentirà meco nel ravvisare la più importante, tra le dichiarazioni da lei raccolte in quella che il signor Gambetta enunciò in questi termini: «l'occupazione di Tunisi essere cosa lontana dal pensiero del Governo francese, più lontana ancora di quanto lo fosse due anni or sono; ma non poter rispondere dell'avvenire, né reputar saggio dl prendere impegni in vista di semplici ipotesi»; senza dubbio non sarà sfuggita alla E. V. una abbastanza sensibile sfumatura, per cui la formola attuale differisce alquanto da quella del 1878. Se la memoria non mi tradisce non solo pigliavasi allora verso di noi l'impegno del mantenimento dello statu quo per il presente, ma ci si lasciava altresì presumere che, qualora in avvenire la situazione dovesse mutarsi, ogni divisamento dell'una o dell'altra parte, avrebbe a formare il soggetto di amichevoli e preliminari spiegazioni. Non credo di andare errato nello scorgere qui, in questo divario di intendimenti, la nota caratteristica per cui la politica francese, rispetto alla Tunisia, si differenzia dalla politica italiana. È infatti oramai manifesto che i ministri francesi non osano più r}petere le dichiarazioni esplicite, solenni, assolute, che 'parecchi anni addietro figurarono in più di un documento diplomatico reso di pubblica ragione. L'animo nostro invece, non è punto mutato. Anche oggi noi siamo pronti a dichiarare, senza restrizione o reticenza alcuna, che lo statu quo costituisce pur sempre, fin dove almeno possono ragionevolmente spingersi le previsioni umane, il nostro criterio fondamentale, l'ideale delle nostre aspirazioni circa le cose tunisine.

Siffatta divergenza di propositi, che qui volli rilevare all'oggetto di ben chiarire il mio pensiero, non può e non deve esercitare influenza a~cuna sul pratico e concreto svolgimento della nostra politica nei rapporti con la Francia, in quanto questi si riferiscano a Tunisi. Posto, per una parte, che il mantenimento dello statu quo sia, per ora almeno, programma comune dei due Gabinetti, e posto, per altra parte, che non si voglia ora accettare la discussione sulle contingenze future, il miglior partito per noi, è di restringerei a considerare la situazione quale oggi si presenta e di aff1darci per l'avvenire, anziché a combinazioni più o meno congetturali, al manifesto interesse che la Francia ha, ed avrà sempre, di rispettare, nelle controversie mediterranee, le legittime ragioni d'una potenza di cui non è certo da disdegnarsi l'amicizia.

Venendo quindi, senz'altro, a ciò che vi ha di attuale nelle controversie pendenti tra la Francia e l'Italia nelle relazioni con Tunisi, risponderò schiettamente all'invito, che ci si fa, di dichiarare quali siano i nostri voti e quali le nostre querele. Non avrei, a vero dire, che a r~petere le cose stesse già dette da V. E., e riferitemi nella lettera particolare del 26 giugno (1). Pur troppo si è venuta formando, in Francia, ed anche presso le persone le più illuminate, questa singolare preconcezione, che, cioè, Tunisi abbia da essere, dal punto di vista economico, non meno che dal punto di vista politico, quasi una appendice dell'Algeria. Naturalissimo oramai apparisce che la Francia si arroghi prevalenza o monopolio in ogni ramo di pubblica azienda, ed anche nell'esercizio delle più importanti intraprese private. Una così singolare premessa, che ha assunto oramai a Parigi l'efficacia di un vero e proprio assioma, porge ragione del come la diplomazia francese abbia potuto, quasi inconsciamente, essere condotta a prendere tale un atteg!giamento che altrimenti riuscirebbe poco meno che inesplicabile. Nelle conversazioni che io ebbi col Marchese di Noailles, più di una volta mi è occorso di udire discutersi dal mio interlocutore dei progetti italiani nella Tunisia come se questi dovessero di pien diritto e costantemente subordinar:::i quasi ad una preesistenza di diritti francesi. Da un simile modo di argomentare procede un non meno singolare corollario che cioè alla Francia già sembra di farci notevole favore quando, accertata la insussistenza di contrarii interessi suoi si astiene dal fare contrasto alla attuazione dei nostri desideri, dei nostri disegni. Giudicando invece la situazione da un punto di vista più equo ed imparziale, la Francia dovrebbe riconoscere che, almeno in diritto, è, da parte sua, debito di cortesia e di corretto procedere lo astenersi dal frapporsi fra le nostre legittime domande e la libera azione del Governo del Bey. Certo non vorremo rispondere con le forme di una rude franchezza ad invito di cui apprezziamo l'intenzione amichevole; ma non è men certo che, se il pensiero nostro dovesse manifestarsi senza ambagi e senza velo, sarebbe mestieri di dichiarare ·che dalla Francia non altro vogliamo, riguardo alle cose tunisine, tranne che non faccia impedimento alla esplicazione della nostra attività e della nostra influenza economica.

n conflitto fra l'Italia e la Francia nella Tunisia si è in questi ultimi tempi, rivelato in forma più spiccata, in relazione con le due questioni spe

dali da V. K accennate nella sua lettera del 26 giugno: la ferrovia TunislGoletta e il telegrafo Sicilia-Tunisi.

Ebbi cura di far conoscere col telegrafo a V. E. le ultime fasi della questione relativa alla ferrovia. Questa questione, entrata nello stadio di una trattazione meramente giudiziaria, si avvicina ad una crisi conclusiva. Penso che oramai conviene !asciarle seguire il suo corso naturale. Entrambi i Governi sanno quale sia la realtà che dall'una o dall'altra parte, sta diet:;ro le apparenze. Ma V. E. ben comprende che non sarebbe possibile, almeno da parte nostra, di confessare quella diretta intromissione che quando fosse stata officialmente conosciuta, avrebbe creato, tra i due Gabinetti, una situazione delle più delicate. Per quanto concerne il telegrafo, invece, facile assai riuscirebbe alla amministrazione francese di far prova di quella equità a cui noi facciamo a~ppello; di molta arrendevolezza che dichiara di voler arrecare nei suoi rapporti con noi circa le faccende tunisine. Secondoché apparisce dai documenti che V. E. ha tra le mani, la ragione sta tutta dal canto nostro. Ma se pure alcun dubbio potesse ancora sussistere, dovrebbe, ci sembra, supplire l'impulso dell'ami-cizia a persuadere il Governo francese che gli interessi suoi punto non sono tocchi da una comunicazione telegrafica diretta tra l'Italia e la Tunisia, ancorché si protenda fino alla capitale. Rispetto al telegrafo basta l'astensione della Francia perché l'intento nostro, a cui il Governo del Bey già erasi mostrato assenziente, sia tosto raggiunto. Né da parte nostra, possiamo dispensarci dallo insistere, mentre una comunicazione telegrafica di'retta e sottratta ad ogni estranea influenza, non può considerarsi eccessiva pretesa per noi che, ben lungi dal praticare in Tu·::isia una politica invaditrice ci teniamo paghi di preservare quella legittima parte d'influenza che ci ha sempre appartenuto, e di cui non possiamo accettare l'abbandono.

La lettera di V. E. saviamente avverte essere indispensabile anzitutto di calmare le irritazioni degli animi, e suggerisce come acconcio rimedio il mutamento dei due rappresentanti a Tunisi. Autorizzo l'E. V. a dichiarare che noi ammettiamo in massima siffatto temperamento salvo ad attuarlo previi amichevoli accordi, in quella forma e in quel tempo che convengano alle esigenze del servizio e alla dignità così di due egregi funzionarii, come dei due Governi stessi.

E qui chiudo questa mia lettera esprimendo la mia sincera gratitudine a V.E....

(l) Cfr. n. 249.

274

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1301. Vienna, 30 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

Col mio telegramma del 26 corrente (l) ebbi l'onore di comunicare la notizia datami a questo Ministero degli Affari Esteri che il Principe di Montenegro

aveva annunciata la sua piena adesione al nuovo progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra, e collo stesso telegramma m'ero fatto premura di rettificare la notizia trasmessa il giorno prima a V. E. relativamente a certe condizioni alle quali il Principe Nicola avrebbe subordinata la sua accettazione, mentre in luogo di condizioni avrebbe dovuto dirsi desiderii, come potei più tardi meglio constatare.

Questi desiderii consistevano nella garanzia per parte delle Potenze che il nuovo accordo avrebbe pronta e piena esecuzione; e nella demolizione dei fortilizii che si trovano sulla frontiera turca ad oriente del lago di Scutari. Ignoro quale accoglienza abbiano incontrata queste due domande presso i varii Gabinetti; so solamente che questo Ministro degli Affari Esteri, mentre giudicava inammissibile la prima, trovava la seconda meritevole d'essere presa in considerazione.

L'E. V. compiacevasi di tclegrafarmi il 27 (l) che i Rappresentanti a Costantinopoli avevano indirizzato alla Sublime Porta una nota identica per proporle come alternativa o l'esecuzione del memorandum o l'accettazione immediata del nuovo aggiustamento proposto dall'Inghilterra.

Nel ringraziare V. E. per questa comuni,cazione credo mio dovere di segnalarle che qui al Ministero degli Affari Esteri v'ha l'impressione che il Governo ottomano solleverà serie obiezioni all'accettazione di questo nuovo progetto. In generale in questi circoli diplomatici non si nutre guarì fiducia che il negoziato abbia ad approdare ad un soddisfacente risultato. Ed è forse in previsione di ciò che, da quanto mi viP'1e assicurato, l'ambasciatore di Russia avrebbe in questi giorni interpellato questo Ministro degli Affari Esteri se il Memorandum del 12 aprile e la nuova combinazione proposta fossero di natura, ancorché non ricevano la dovuta esecuzione, ad annullare i diritti anteriormente attribuiti al Montenegro dal Trattato di Berlino; alla quale domanda il Barone Haymerle avrebbe risposto essere già cosa convenuta che, in caso di non esecuzione dei nuovi aggiustamenti, il Montenegro conserverebbe intatti i suoi diritti su Plawa e· su Gussinje.

Non tacerò a V. E. che l'accondiscendenza di cui ha dato prova l'AustriaUngheria nell'aderire al progetto d'accomodamento proposto dall'Inghilterra ha destato in molti di questi rappresentanti esteri non poca meraviglia, specialmente in quelli che si rammentano della viva opposizione sollevata dai Plenipotenziarii dell'Austria-Ungheria al Congresso di Berlino contro l'idea di accordare al Montenegro un'estensione di territorio dal lato del mare. Questa condiscendenza la si vuole attribuire a molte cause; al proposito cioè di dissipare il pericolo imminente di conflagrazioni tra l'Albania ed il Montenegro; all'intenzione di cattivarsi le simpatie delle popolazioni albanesi coll'agevolare un accordo che rispetta, almeno in una data misura, l'integrità del loro territorio; al desiderio d'ingraziarsi il Gabinetto inglese; e finalmente alla considerazione che col diritto di sorveglianza marittima accordatole dall'ar

ticolo XXIX del trattato di Berlino l'Austria-Ungheria è sufficientemente in grado di tutelare i suoi interessi politici e commerciali lungo il nuovo litorale montenegrino.

(l) T. 837, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 252, nota l.

275

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO' AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 200. Tunisi, 30 giugno 1880 (per. il 4 luglio).

Nel segnalare all'E. V. con rapporto del 19 agosto 1879 n. 95 (l) le voci corse di una maggiore estensione che la Francia si proponeva di dare al suo servizio marittimo sovvenzionato lungo le coste della Tunisia, io pregava il Governo di Sua Maestà a preoccuparsi di questo fatto, da cui potevano risentire gran danno i nostJri interessi e la nostra influenza nella Tunisia e nella Tripolitania. Apertosi a Parigi un concorso, la Compagnia << Transatlantique » ne rimase aggiudicataria ed ora sta prendendo le occorrenti disposizioni per avere il lo luglio in piena attività le sue linee.

Oltre al rilas'Ciare nei porti dell'Algeria in congiunzione con quello della Goletta, i suoi vapori anderanno a Susa, Sfax, scali intermedj, Gerba, Malta e Tripoli, ossia toccheranno anche tutti quelli che finora erano frequentati al sud di Tunisi dai soli battelli della Compagni:a Rubattino. Una tal concorrenza fatta coi grandi capitali di cui dispone la soeietà francese, sarebbe esiziale al nostro commercio, se i piroscafi nazionali ridotti alle proprie risorse e quindi in st·ato di non poter lottare, dovess·ero ritirarsi. Le nostre colonie previdero esse pure le conseguenze di questa spiacevole eventualità e per mezzo delle petizioni da me trasmesse a cotesto R. Ministero nel 23 dicembre ultimo con ra;pporto di altra serie (20 Commerciale) (l) invocarono opportuni provvedimenti.

Mentre non dubito che le loro istanze avranno formato soggetto di deliberazione nei consigli del governo del Re, debbo ogg,i informare l'E. V. che un primo vapore della Compagnia «Transatlantique » «La Martinique » arrivò due giorni sono alla Goletta per iniziare il nuovo servizio. La sua grandezza (1circa 1200 tonn.) è senza dubbio eccessiva per le operazioni che può offrire la Tunisia, e sproporzionata allo scarso fondo delle acque lungo tutta la costa. Ma la sua velocità, la comoda installazione interna, e le basse tariffe che saranno messe in vigore non potranno a meno di determinar molti a servirsene a preferenza dei nostri vapori.

È quindi per noi urgente che la Compagnia Rubattino sia posta in con

dizione di opporsi allo sviamento di una sì importante corrente di affari

coll'Italia, col darle i mezzi di diminuire convenientemente i ·prezzi dei suoi

trasporti.

{l) Non pubblicato.

276

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 878. Madrid, 1° luglio 1880, ore 20,10 (per. ore 2,30 del 2).

V. E. aura à présent sous les yeux texte de l'accord et article que j'ai envoyé par télégraphe aujourd'hui in extensum (1). Situation anclens protégés auxquels se réfère le paragraphe de l'art1cle est maintenue intégralement, sauf paiement impòts convenus. On a confirmé à leur égard principe non rétroactif. Chiffre 12 protégés est établi de manière absolue et en dehors chiffre anciens ·protégés d'après le droit coutumier. Ambassadeur de France est venu chez moi me dire qu'appelé par son Gouvernement doit ~artir sans faute le 3 courant.

277

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 2587. Berlino, 1° luglio 1880 (per. il 6).

Les plénipotentiaires ont tenu aujourd'hui la septième et dernière séance. Il a ét6 constate l'accord de lcurs Gouvernements soit pour le texte de la note à remettre aux ministr(;s des affaires étrangères à Com:tantinople et à Athènes, soit pour que cette note ait une forme collective. Il ne manquait, sur ce dernier point, que l'assentliment de la Russie, mais on pouvait le considérer camme acquis, lors meme qu'il ne fut pas encore parvenu en vaie télégraphique à M. de Sa:bouroff, ainsi qu'il l'avait demandé, 'camme chacun de ses collègues.

L'acte final a ét8 signé à six exemplaires. Je joins ici celui qui nous est destiné. La note ,identique a subi quelques légères variantes pour etre transformée en note collective. Il ne s'agissait que d'employer le pluriel au lieu du singulier, pour désigner: « les Gouvernements et les soussignés ». Les signatures des représentants respectifs près les parties intéressées devront etre apposées à ce document.

Ohacun de nous a prononcé quelques mots, pour annoncer l'approbation et l'adhésion de son Gouvernement. Pour mon compte, j'ai dit, en notif,iant l'acceptation, que la démarche en vue devant etre accomplie avec toute l'autorité morale qu'il dépendait des Puissances de lui imprimer, leur langage ferme et pressant produirait, il fallait l'espérer, le salutaire effet d'obtenir l'assentiment de la Turquie et de la Grèce.

M. -de Sabouroff a fait, alors, la communication su1vante:

« Au moment de la clòture de nos travaux, je suis chargé par mon Gouvernement d'exprimer la vive satisfaction qu'il éprouve de voir l'oeuvre de la Conférence couronnée de succès. Je suis chargé aussti de former le voeu qu'à l'avenir les Cabinets continuent à contròler et à surveiller en commun l'exécution de l'oeuvre du Traité de Berlin dans san ensemble, afin d'assurer à leurs décisions, camme ils l'ont fait aujourd'hui, le caractère d'un accord unanime».

* Avant la séance, M. de Sabouroff m'avait donné préalablement connaissance de sa communication, qui, dans la première phrase, contenait les mots « vi';e satisfaction qu'il éprouve, (~e voir ce premier essai d'une cction commune, couronné de succès ». Je l'avais prévenu que, sous le laminoir de nos collègues, le passage que j'ai souligné donnerait lieu à quelque critique. En effet, l'ambassadeur de Russie n'a pas tardé à s'en apercevoir et je suis venu à san aide, en le persuadant de modifier le sens dans les termes ci-dessus. Il avait aussi l'intention d'invoquer un des protocoles du Congrès à l'appui de san langage. Je l'en ai dissuadé, car je me souvenais fort bien de certaine motion du Prince Gortchakoff impliquant une sanction des actes du Congrès, et que les PléniJpotentiaires d'Italie, de France et de la Grande Bretagne avaient réservé leur vote. Il ne conviendrait pas de soulever une question allant à l'encontre, sans aucun doute, de cette unanimi.té qui s'est manifestée dans la Conférence. Dans les pourparlers préparatoires, les autres Ambassadeurs ont confirmé ces remarques. M. de Sabouroff a bien voulu en tenir compte, et sa communication a été bien accueillie *. Pour ce qui nous concerne, je me suis borné à déclarer que le Gouvernement du Roi, mon Auguste Souverain, ne pouvait que se prononcer en faveur du maintien d'un accord unanime entre les Puissances, et ne cesserait pour sa part d'y vouer ses efforts, car une telle entente était, dans

le présent et dans l'avenir, la p!us sO.re sauvegarde des intérèts de tous et de chacun. Après les formalités d'usage, le Président a prononcé la clòture de la Conférence. J'ai l'honneur de transmettre ci-joint les procès verbaux de la 5e et s• (dernière) séances de la Commission technique, (l) ...

ALLEGATO

Les pourparlers engagés entre la Turquie et la Grèce pour la rectification de leurs frontières n'ayant point amené de résultat, !es soussignés, plénipotentiaires des puissances appelées par !es prévisions de l'acte du 13 juillet 1878 à exercer la médiation entre !es deux états, se sont réunis en conférence à Berlin, conformément aux instructions de lems gouvemements, et après roure délibération, s',insp1ro.nrt de l'espri.t et des termes du protocole XIII du congrès de Berlin, ont adopté, à l'unanimité, le tracé suivant:

«La frontière suivra le thalweg du Kalamas depuis l'embouchure de cette rivière

dans la mer Jonienne jusqu'à sa source, dans le voisinage de Han Kalabaki, puis !es

crètes qui forment la ligne de séparation entre !es bassins:

au nord, de la Vou!tsa, de l'Haliacmon et du Mavroneri et leurs tributaires;

au sud, du Kalamas, de l'Arta, de l'Aspropotamos et du SaLamyriJas (Pénée .

ancien) et leurs tributaires;

pour aboutir à l'Olympe dont elle suivra la crète jusqu'à son extrémité orientale sur la mer Egée.

Cette ligne laisse au sud le lac de Janina et touts ses affluents, ainsi que Metzovo qui resteront acquis à la Grèce ».

Les soussignés ont l'honneur de soumettre aux puissances, dont ils sont les représenrtants et les mandataires, la préBente décision afin qu'elles veuillent bien l'approuver

et la notifier aux parties intéressèes. Fait à Ber!in, le ler juillet 1880. Signes: -HOHENLOHE SAINT VALLI ER -- SZÉCHÉNYI ODO RUSS -ELL - LAUNAY - SABOUROW.
(l) -Con t. 876, non pubblicato. Con t. 447 del 27 giugno, non pubblicato. Cairoli aveva avvertito Greppi di non poterlo autorizzare a firmare l'accordo prima di averne sotto gli occhi il testo completo. (2) -Ed., con alcune varianti e ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 29, pp. 33-34.

(l) Non si pubblicano.

278

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 82. Atene, 1° luglio 1880 (per. il 6).

Allorché col telegramma del 21 corrente (l) ebbi l'onore di riferire all'E. V. che i miei colleghi di Francia e d'Inghilterra essendosi allontanati in certo modo dalla redazione del progetto di nota identica convenuta col Signor Tricoupi, il Ministro Ellenico manteneva il suo rifiuto di aderire alla dichiarazione del 31 marzo ultimo relativa alla liquidazione dei debiti Egiziani, ignorava che questi Ra,ppresentanti avessero già indirizzata una nota che era stata di comune accordo dichiarata nulla e come non avenue. In essa parlavasi quasi a nome delle cinque Potenze che ebbero nel maggio scorso a fare ufficii collettivi, mentre ora non agiscono che i Gabinetti di Parigi e di Londra, e chiedevasi quindi con espressioni alquanto altere l'immédiate adhésion del Governo Greco.

A togliere quindi ogni dubbiezza ed evitare altri malintesi il Signor Tricoupi dichiarava essere pronto ad appagare il desiderio delle due Potenze, qualora i suoi rappresentanti gli avessero chiesto l'adesione cui è cenno a semplice titolo di favore.

I Signori Corbett e Ternaux, chieste nuove istruzioni ai loro rispettivi Governi, furono posti in grado di indirizzare il 24 u. una nota identica di cui unisco copia, come pure della risposta (2) con la quale il Signor Tricoupi riservando per l'avvenire il diritto del Governo Ellenico di rpartecipare a tutte quelle deliberazioni che potessero arrecare alcuna deroga ai regolamenti internazionali tuttora vigenti in Egitto fa adesione alla predetta dichiarazione del 31 marzo.

Mi giova eziandio trasmettere qui insieme in copia una lettera collettiva con la quale i Rappresentanti di Francia e di Inghilterra mi fanno consapevole della adesione ottenuta (3).

(l) -Cfr. n. 215. (2) -Non si pubblicano gli allegati. (3) -Curtopassi aveva già dato notizia dell'adesione greca con t. 845 del 28 giugno, non pubblicato.
279

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A MADRID, GREPPI

T. 470. Roma, 2 luglio 1880, ore 2,10.

J'ai reçu l'article en clair (l) et je vois que le principe de la non rétroactivité n'y est pas suffisamment établi. On peut croire en effet que l'assimilation des protections officieuses aux autres protections est subordonnée à la limitation immédiate du nombre. Voulant faire chose agréable au président du consei! je vous autorise à signer, mais à la condition que la fin de l'article soit ainsi modifiée: «La situation des protégés qui ont la protection en vertu de la coutume désormais réglée par la présente convention sera, sans limitation de nombre pour les protégés actuels de cette catègorie, identique, pour eux et pour leurs familles, à celle qui reste établie pour les autres protégés (2) ».

280

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 882. Londra, 2 luglio 1880, ore 15,36 (per. ore 17,45).

La mise à prix du chemin de fer tunisien étant de cent onze mille livres sterling, il ne semble pas que cette ligne doive etre considérée en elle meme une très-bonne spéculation commerciale. Cependant elle pourrait le devenir en la rattachant à un ensemble d'établissements maritimes et autres qui exigeront de nouveaux frais, mais qui donneraient une base solide au développement de notre commerce dans la Régence. Toutefois l'acquisition de ce chemin de fer aurait pour nous dès aujourd'hui une importance morale incontestable, car elle éleverait notre influence sur ce pays et nous permettrait de résister avec plus d'efficacité aux envahissements de la France. J'ignore les ressources dont peut disposer notre Gouvernement dans ce but; c'est dane à lui de fixer la limite de la somme qu'en cas extreme il pourrait y consacrer. Cette limite étant fixée, on pourrait encore examiner si la somme disponible ne pourrait pas ètre employée plus utilement en Tunisie autrement que dans l'acquisition du chemin de fer toujours dans le but de nous y établir plus fortement et d'assurer l'avenir de notre commerce. Je ne possède pas les éléments nécessaires pour donner mon avis sur ces deux points. Pour etre plus sur, le ministère pourrait encore, ce me semble, recourir au moyen qu'il lui a déjà réussi, c'est-à-dire à celui de convoquer les chefs des principaux .groupes du parlement rpour lui poser ces questions. En tout cas puisque M. Santillana a déjà l'autorisation

d'offrir cent dix mille livres sterling, il semble que pour l'intéret de notre crédit, il ne devrait pas abandonner la ligne, avant d'avoir poussé les enchères jusqu'au moins cent quarante mille livres sterling.

(l) -Cfr. n. 276, nota l. (2) -Per la risposta cfr. n. 281.
281

IL MINISTRO A MADRID, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 885. Madrid, 2 luglio 1880, ore 20,40 (per. ore 24).

Da:ris la séance d'aujourd'hui le dernier article a été complètement arrangé selon l es instructions de V. E. (l). Demain nous signerons (2).

282

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESILENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)

R. 626/637. Londra, 3 luglio 1880 (per. il 6).

A mente del dispaccio di V. E. del 25 giugno ultimo (S. Pol. n. 902) (4), in assenza di lord Granville ho parlato con lord Tenterden della opportunità di addivenire ad una proposta di azione collettiva delle :potenze verso il Ghilì per inoltrare un progetto d.i mediazione affine di porre termine alla guerra che tuttora infierisce tra quel paese e il Perù.

Lord Tenterden mi rispose che un tal suggerimento meritava tutta l'attenzione del suo Governo, per cui egli ne avrebbe prevenuto il conte Granville, il quale mi fisserà un convegno per intrattenermi di quell'argomento.

Non mancherò di rendere conto a V. E. della mia conversazione col nobile lord (5).

283

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 892. Londra, 4 luglio 1880, ore 14,18 (per. ore 18,30).

Faisant suite à mon rapport en date d'hier (6) j'ai l'honneur d'informer

v. E. que j'ai vu hier au soir Granville à qui j'ai parlé d'une action collective

des puissances pour faire cesser la guerre entre le Chili et le Pérou, ainsi que

V. E. la suggère dans sa dépéche du 25 juin dernier (1). Le noble lord a accueilli cette idée avec beaucoup de faveur et m'a dit que nous en aurions parlé de nouveau la première fots que je l'aurais rencontré au Foreign Office.

(l) -Cfr. n. 279. (2) -Con t. 889 del 3 luglio, non pubblicato, Greppi annunciò infatti l'avvenuta firma del!'accordo. (3) -Ed. in LV 30, p. 246. (4) -Cfr. n. 241. (5) -Cfr. n. 285. (6) -Cfr. n. 282.
284

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2593. Berlino, 5 luglio 1880 (per. l' 8).

Durant et après la réunion de la Conférence, on n'a pas cessé de se préoccljfer de savoir si la Porte se conformera aux décisions de l'Europe, ou si elle essaiera d'y résister par des moyens actifs ou par une politique dilatoire. Nous ne tarderons pas à connaitre l'accueil qui sera fait à Constantinople à la note collective des Puissances. On sait au reste déjà que le Ministre des Affaires Etrangères du Sultan n'a pas attendu cette notification officielle, pour laisser entendre qu'il protesterait cor:tre le tracé de frontière grecque qui a été convenu à Berlin. Il espérait sans doute que cette démarche anticipée, et d'ailleurs toute platonique intimider2-it lcs Cabinets et les ferait changer d'avis. Cet espoir, s'il a existé, n'a pas duré longtemps, et il doit ètre dissipé aujourd'hui. La mise en demeure d'obtempérer à l'acte de médiation, est imminente.

En attendant, j'ai entendu émettre l'avis que l'oeuvre des Puissances serait peut-etre facilitée si en prenant au mot la Turquie déclarant que, en dehors des points de Larissa, Metzovo, Janina et Prevesa, elle ne refuserait pas de négocier pour attribuer à la Grèce une extension de frontières, on obtenait de la Porte qu'elle la·issàt dès à présent occuper par les troupes helléniques les territoires non contestés. Ce serait au moins un commencement d'exécution de la nouvelle délimitation. Cette idée présenterait, il me semble, plus d'inconvénients que d'avant8,ges, et n'a par conséquent guère de chances d'ètre accueillie. Pour la Grèce, cela serait admettre qu'il y a encore lieu à discussion pour un accroissement plus considérable. En outre, il y aurait le danger de mettre les adversaires en .présence sans une frontière solide qui les sèpare. Quant à la Turquie, il est évident qu'elle aurait intérèt à se prèter à une semblable combinaison.

285

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 899. Londra, 6 luglio 1880, ore 20,40 (per. ore 23,30).

Granville, que j'ai vu aujourd'hui, m'a déclaré de nouveau qu'adhérant à l'idée sug.gérée par V. E. il eroi t le moment venu de s'occuper d'une médiation,

de concert avec les Puissances intéressées pour tacher de mettre fin à la guerre entre le Chili et le Pérou. Toutefois camme d'après les informations parvenues au Foreign Office on s'attend d'un instant à l'autre à une batame décisive, la proposition de médiation ne pourrait avoir lieu avant que ce fait se vérifie. Mais pour ne pas perdre de temps, Granville croirait convenable de laisser aux représentants de l'Angleterre et d'Italie une très-grande latitude pour agir dans ce sens au moment qu'ils croiraient le plus opportun. On pourrait ègalement engager les autres Puissances intéressées à agir de concert avec l'Angleterre et l'Italie. Granville désire connaitre l'avis de V. E. sur ces deux points (1).

(l) Cfr. n. 241.

286

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 485. Roma, 6 luglio 1880, ore 23,55.

Merci de votre télégramme (2). Nous comptons avec entière confiance sur l'habilité de Santillana pour tacher d'avoir le chemin de fer avec meilleures conditions possibles. Mais vu les intérets de premier ordre qui se rattachent pour nous à cette question je confirme autorisation d'aUer, si cela était nécessaire, jusqu'à la limite de 180 mille livres, c'est à dire 7 millions de francs. La Banque Nationale télégraphie demain matin mercredi à Heath de tenir à la disposition de Santillana les 15 mille livres outre les 10 mille qu'il a déjà en dépot.

287

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 902/527. Londra, 7 luglio 1880, ore 15,45 (per. ore 18,10).

Santillana m'annonce en ce moment qu'n vient de signer le contrat d'acquisition du chemin de fer tunisien pour la somme cent soixante cinq mille livres sterling, soit quatre millions cent vingt cinq mille francs. Les français se sont retirés du concours. A plus tard les détails ultérieurs (3).

(-3) Cfr. n. 28!1.

lti --Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

(l) -Cairoli rispose con t. 496 del 9 luglio che concordava con !"opinione di Granville in ambedue i punti. (2) -Cfr. n. 280.
288

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 903/528. Londra, 7 luglio 1880, ore 22,15 (per. ore 1,15 dell' 8).

Santillana me prévient qu'à la somme de 165.000 livres indiquée dans mon télégramme précédent (1), camme prix du chemin de fer, il faut encore ajouter 500 livres, total 165.500 livres. Demain on prépare le contrat définitif pour le transfert à Rubattino de la propriété dont la consignation aura lieu dans sept jours. II faut que le payement ait lieu à cette meme époque, autrement les 25 mille livres seraient perdues. Il faut aussi éviter toute démonstration ou manifestation à Tunis, propre à créer des difficultés d'autant plus que tant que la consignation n'a pas eu lieu, il peut toujours surgir quelque complication. Je prie V. E. de me faire connaitre les mesures prises pour le payement. Il faut aussi régler les comptes des sommes de loi (2).

289

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 639/644. Londra, 7 luglio 1880 (per. il 12).

A conferma del mio telegramma n. 525 in data di jeri (3), ho l'onore d'informare l'E. V. che in quello stesso giorno io ebbi col Conte Granville, sulla questione turco-montenigrina, una interessante conversazione, della quale mi reco a premura di darle un ragguaglio.

La Sublime Porta facendo una opposizione assoluta alla cessione di Dulcigno al Montenegro, propone ora di consegnare essa stessa al Principato il territorio compreso nel progetto del Conte Corti, precedentemente accettato dalle Potenze, ed inoltre di risarcire pecuniariamente il Montenegro per il ritardo fin adesso frapposto alla consegna dell'anzidetto territorio.

L'Inghilterra, considerando che, finora, la Porta si era mostrata come impotente per effettuare la cessione del territorio descritto nel progetto Corti, e temendo una nuova astuzia da parte del Governo turco per menare le cose in lungo, non acconsente ad accettare l'offerta della Porta, se non a certe condizioni, che sono le seguenti:

l) Si dà un termine di tre settimane alla Porta, affinché la consegna sopra indicata abbia effettivamente luogo.

2) Passato questo termine, se tale consegna non avrà avuto luogo, si ritornerà all'ultimo progetto che comprende Dulcigno fra i territorii da cedere al Montenegro.

3) La Porta deve in questo caso promettere il suo aiuto al Principe montenegrino, perché egli possa prenderne il possesso. 4) Le Potenze alla loto volta s'impegneranno a sostenere quel Principe in quell'intento.

Queste condizioni debbono essere notificate alla Porta. In quanto all'aiuto da prestare al Montenegro, l'Inghilterra è disposta a mandare una squadra sulle coste dell'Albania; delle aperture in quel senso furono fatte all'Austria, che sembra approvare il progetto, senza però aver ancora dichiarato se essa intende prender parte ad una tale dimostrazione. La Francia si mostra intenzionata anche di agire con qualche energia in quell'occasione. Il Conte Granville mi disse che egli sarebbe lieto assai se l'Italia volesse unirsi all'Inghilterra col mandare anch'essa allo stesso scopo alcune navi da guerra sulle coste dell'Albania. Egli crede che una tale dimostrazione agevolerebbe eziandio la soluzione della questione delle frontiere turco-elleniche. Il signor Goschen deve avere già ricevuto istruzioni per fare alla Sublime Porta comunicazione nel senso sovra indicato, ad eccezione però della parte che si riferisce all'invio d'una squadra, la qual cosa deve rimanere segreta.

Io sospetto assai che la nuova offerta fatta dalla Porta sia stata suggerita dall'Austria a giudicarne dalla vivacità colla quale il Conte Karoly mi parlava ultimamente contro la cessione di Dulcigno al Montenegro. È certo che l'Austria che vuol esercitare il suo predominio sulla costa orientale dell'Adriatico, non può vedere che con gran sospetto la cessione di quel litorale ad un principato bensì debole, ma che ha dietro di sé l'appoggio di una grande Potenza, cioè della Russia, che è l'antagonista naturale delle aspirazioni dell'Impero AustroUngarico nelle regioni Balcaniche.

Io aspetto che l'E. V. mi metta in grado di rispondere al Conte Granville (1).

(l) -Cfr. n. 287. (2) -Cairoli dette comunicazione a Parigi e a Tunisi con t. 487 e 488 del 7 luglio, non pubblicati, dell'acquisto da parte di Rubattino della ferrovia tuuisina. (3) -T. 898/525, non pubblicato.
290

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 495. Roma, 8 luglio 1880, ore 17,30.

L'Ambassadeur d'Angleterre m'a fait communication verbale analogue à celle que Granville a faite à V. E. (1). Voici la teneur du projet sur lequel on a sondé notre opinion: «Le Gouvernement anglais est d'avis qu'il est impossible

d'admettre un retard ultérieur pour le règlement de la question monténégrine. Ayant appris que la Sublime Porte envoye six mille hommes et de l'argent, il doit en inférer que malgré ses déclarations ultérieures elle considère ces moyens camme suffisants pour régler la question. Le Gouvernement britannique pense que ce serait dans l'intérèt de la Porte et plus avantageux pour toutes les parties de réaliser la rectification du còté de Dulcigno. Mais si la Sublime Porte préfère l'arrangement d'avril, le Gouvernement britannique croit qu'il faut lui faire comprendre que cet arrangement doit ètre exéeuté dans les trois semaines depuis la réception d'une communication simultanée des ambassadeurs, et qu'en cas contraire on exigerait d'elle de se joindre à l'Angleterre et à l'Autriche pour aider le prince de Monténégro à prendre possession par la force du district de Dulcigno ». V. E. va sans doute remarquer qu'il n'est pas question, dans la communication de sir A. Paget, de l'inv1tation que lord Granville nous faisait, par votre entremise, de nous joindre le cas échéant à l'Angleterre et à l'AutricheHongrie. On ne voit pas bien clairement, d'autre part, comment l'action combinée de la Turquie, de l'Angleterre et de l'Autriche devrait, dans la pensée de lord Granville, s'exercer en faveur du prince de Monténégro. L'ambassadeur d'Angleterre ayant insistè pour avoir notre opinion je lui ai dit que, si les autres Puissances sont du méme avis, nous allons bien volontiers nous associer à la nouvelle communication qu'on se propose d'adresser à la Sublime Porte, mais qu'il nous serait agréable de connaitre auparavant le sens exact et la portée pratique de la dernière partie de la proposition britannique. Je prie V. E. de tenir le mème langage à lord Granville (1).

(l) -Cfr. n. 290. (2) -Cfr. n. 289.
291

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 499. Roma, 9 luglio 1880, ore 15,10.

M. Rubattino va télégraphier à M. Ravasini pour le charger d'opérer, en son nom, prise de possession de la ligne avec l'assistance d'une personne technique qui va immédiatemente étre envoyée à Tunis. J'ai télégraphié à Londres (2) pour que M. Williamson reçoive ordre télégraphique de se mettre dès-à-présent en rapport avec M. Ravasini, et pour que le jour de la prise de possession celui-ci reçoive avis direct de Santillana en méme temps que Williamson en sera prévenu par Hodges. La compagnie anglaise s'est engagée par le contrat à notifier la cession au Bey aussitòt après la remise de la ligne. L'assentiment de Son Altesse n'est d'ailleurs, pas nécessaire. Toutefois, M. Rubattino se propose d'écrire au

premier ministre du Bey une lettre respcctueuse que M. Ravasini fera parvenir à Son Altesse le jour de la prise de possession. Veuillez donner communication immédiate de ce télégramme à M. Ravasini.

(l) -Analogo telegramma venne inviato a Berlino, Costantinopoli, Parigi, Pietroburgo, Vienna e a Durando in pari data col n. 494. (2) -T. 498 del 9 luglio, non pubblicato.
292

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 206. Tunisi, 9 luglio 1880 (per. il 13).

La notizia che la ferrovia della Goletta rimase aggiudicata al comm. Rubattino, cortesemente trasmessami dall'E. V. nelle ore pomeridiane del 7 (l) mi pervenne ieri mattina alle 8 e mezza. La compiacenza che ne provai con tutto il personale di questo R. Consolato fu pari all'ansietà in cui rimasi per un non breve periodo di tempo nel quale ogni speranza che divenisse proprietà italiana pareva quasi perduta. Ben presto fu nota in tutto il paese, producendovi generalmente l'impressione la più favorevole e la più lusinghiera per noi.

La nostra Colonia sommamente soddisfatta dell'ottenuto successo mi espresse sentimenti di gratitudine verso il Governo del Re per l'efficace protezione accordata ai diritti del Signor Rubattino e per l'interesse preso alla buona riuscita di un affare considerato a ragione come per noi importantissimo. Tutti però compresero che la naturale soddisfazione di vederlo felicemente compiuto ci imponeva di evitare atti o manifestazioni spiacevoli verso cittadini di altre nazioni. Quindi la condotta di tutti rimase nei limiti della più dignitosa calma.

Essendo jeri giorno di vacanza negli Uffici Governativi, io non ebbi occasione di informare direttamente Sua Altezza che la ferrovia è ormai divenuta proprietà italiana, ma gliene feci pervenire ciò nondimeno la notizia. Mi propongo di confermargliela io stesso verbalmente domani e di raccomandargli che le formalità occorrenti al ricohoscimento del Comm. Rubattino come successore della Compagnia inglese, abbiano luogo senza ritardi. Posso arguire da molti riscontri che nelle sfere governative e presso la popolazione indigena questo avvenimento è stato non poco gradito. Tutti vedevano con rammarico che la Francia avesse in mano anche la strada ferrata la quale conduce dal mare alla Capitale, e che ogni giorno più prendesse piede in paese.

Coll'aver calmate così giuste apprensioni noi conseguiamo un altro importante risultato, quello cioè di modificar l'opinione invalsa dell'onnipotenza francese in politica ed in finanza. In una questione nella quale l'una e l'altra erano in giuoco, il modo con cui è stata risoluta servirà necessariamente a correggere in un senso favorevole alla nostra influenza l'esagerazione del partito a noi contrario. La posizione nostra rispetto al Bey deve quindi migliorare d'assai, ed io ne debbo al Governo del Re, per quanto può concernermi come suo rappresentante, la più viva riconoscenza.

(l) Cfr. n. 288, nota 2.

293

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. R. Parigi, 9 Zuglio 1880.

Ieri sul tardi mi venne fatto di parlare al sig. di Freycinet, ma per fatalità di circostanze non poteva vedere S. E. in peggior momento. Da una parte egli era tutt'ora sotto l'impressione della concorrenza vincitrice esercitata a Londra dal sig. Rubattino. Dall'altra egli era agitato per la grave questione dell'amnistia che ritorna quest'oggi al Senato. Tuttavia i suoi modi furono sempre cortesi ed affettuosi, le sue parole chiare, spontanee, come espressione naturale di un pensiero preconcetto e studiato.

Egli cominciò dal farmi osservare che l'Italia e la Francia erano sempre andate d'accordo, od almeno avevano proceduto senza urti spiacevoli a Tunisi, sino all'epoca in cui vi comparve il deputato Mussi. A questi successe il sig. MACCIÒ, ed è facile riconoscere che da quell'epoca la politica italiana fece un cambio notevole, e divenne apertamente aggressiva. Il sig. di Freycinet ammette che qualche parte di colpa possa attribuirsi allo zelo eccessivo del sig. Roustan. Osserva però che questo Console francese aveva mantenuto buoni rapporti col nostro Console precedente sig. Pinna.

Il sig. di Freycinet sostiene che dalle dichiarazioni del sig. Waddington a me fatte nell'agosto 1878 in poi, il Governo francese ha seguito a Tunisi la stessa identica linea di condotta senza abbandonarsi ad atti o misure tali che accennassero in lui a progetti di occupazione. Egli si disse pronto a riconfermare le dichiarazioni del sig. Waddington senza però prendere impegni per un lontano avvenire, il quale. sta nelle mani di Dio. La Francia vedrà volentieri qualsiasi iniziativa privata di cittadini italiani nella Tunisia, vedrà volentieri l'acquisto di terreni per imprese agricole, lo stabilimento di banche e d'istituti di credito d'ogni genere, l'introduzione delle nostre industrie, l'erezione di fabbriche ecc. ecc. Ma non potrebbe permettere del pari a Tunisi tutto ciò che indicasse iniziativa del Governo italiano e pretendesse ad esercitarvi un'influenza politica. Riducendo il suo concetto ad una formola quasi matematica, disse: «noi accettiamo tutto ciòò che è privato, dobbiamo respingere tutto ciò che venisse dal vostro governo ~

Egli toccò di volo il trionfo di Rubattino all'asta pubblica di Londra riconoscendovi la mano nascosta del nostro Governo, giacché gli è noto non avere il s1g. Rubattino capitali proprii a sufficienza. Accennò pur anche al cavo sottomarino fra Tunisi e la Sicilia, dichiarandosi disposto a permettere fosse unito alla rete telegrafica francese, ma non poter acconsentirgli funzioni separate ed autonome.

Quantunque io mi ripetessi non soddisfatto delle sue parole, il sig. di Freycinet mi pregò con molta insistenza di portarle a cognizione dell'E. V., sperando cosi che il desiderio espresso dal Governo francese di mantenere a Tunisi lo statu quo possa tranquillare gli animi in Italia, e toglier~e ogni diffidenza nei rapporti dei due Stati.

Persisto a credere che la quistione di Tunisl si trova ln uno stato acuto, e che prima di addivenire ad una soluzione soddisfacente ed accettabile dalle due parti, sia necessario calmare l'irritazione e le diffidenze nate e cresciute a dismisura in questi ultimi tempi. Le impressioni che ho raccolto nei molti e brevi colloqui avuti con ogni sorta di persone, mi conducono a temere che quanto da parte nostra rivestisse sembianza di provocazione, non farebbe forse che decidere la Francia ad affrettare l'occupazione di Tunisi, che in altro modo potrebbe ritardare di qualche anno. Gli eccitamenti della Germania e della Inghilterra ad occupare la Tunisia, hanno generato naturalmente l'opinione che la Francia è libera di eseguire codesto pensiero il giorno che le fa comodo. Nelle difficilissime condizioni che ci sono fatte, ritengo, che se pure vi è scampo possa solo trovarsi nel tempo che convien guadagnare e nella calma a cui importa ritornare. Frattanto, avendo costume di palesare l'opinione mia per quel che valga, sarei d'avviso essere anzitutto urgente di ottenere una nuova dichiarazione, o per meglio dire, una conferma della dichiarazione a me fatta dal sig. Waddington; conferma che sempre legherebbe, almeno per un certo periodo di tempo, il Governo francese.

A giorni si chiudono le Camere, tutti se ne vanno di qua o di là, e la politica andrà pur essa in villeggiatura sino ai primi di novembre. Allora, se lo stato d'irritazione attuale sarà calmato, si potrà tentare una qualche combinazione.

Desidero che l'E. V. mi dica con tutta franchezza, e senza ombra di considerazione personale, se approva quanto ebbi l'onore di esporLe.

In caso contrario preferirei una risoluzione virile alle punture di spillo. Troverei forse più conveniente di prendere un partito decisivo, e scostarci addirittura da un paese che per niuna considerazione al mondo abbandonerà mal la sua politica africana (1).

P.S. Non ho parlato nuovamente al sig. di Freycinet del cambio dei due Consoli a Tunisi essendomi sembrato che quel progetto non piaccia abbastanza alla E. V.

294

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO.

T. 504. Roma, 10 luglio 1880, ore 15.

'Le chargé d'affaires de Russie m'annonce que, si toutes les autres puissances acceptent, son Gouvernement adhère, pour sa part, à la proposition que l'An

gleterre vient de faire à l'égard du Monténégro. D'après 1es termes de la proposition soumise au Cabinet de Saint Pétersbourg toutes les puissances et non pas seulement l'Angleterre, l'Autriche devraient, avec la Turquie, aider le prince de Monténégro à prendre possession de Dulcigno.

(l) Per la risposta cfr. nn. 308 e 336.

295

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 921. Tunisi, 10 luglio 1880, ore 22,32 (per. ore 23,50).

J'ai communiqué télégramme de V. E. à M. Ravasini (l) qui se conformera aux instructions de M. Rubattino. La compagnie française croyait avoir acheté légalement chemin de fer, notifia au Gouvernement du Bey contrat conclu avec compagnie anglaise et demanda d'étre reconnue comme propriétaire. Cette procédure est la conséquence du principe adopté par le Gouvernement tunisien dans cette circonstance. Cession de cette concession ne peut ètre considérée régulière sans lui étre notifiée. Je crois donc qu'il conviendra de suivre dans le cas actuel le mème système et produire le contrat.

296

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 926. Tunisi, 11 luglio 1880, ore 7 (per. ore 15,40).

Directeur de chemin de fer anglais, après entrevue avec émissaire compagnie française a télégraphié aujourd'hui à Londres que la société étant tunisienne, ce qui n'est pas vrai, on peut annuler l'achat fait par les italiens, admettant, d'après la loi tunisienne, l'autre concurrent à offrir augmentation de 20%. Ced prouve sa perfidie et la nécessité que la compagnie anglaise lui transmette par entremise consulat britannique ordre de livrer chemin de fer, afin qu'il n'alt pas à nier de l'avoir reçu, et retarder consignation pour favoriser nos adversaires (2).

(l) -Cfr. n. 291. (2) -L'ambasciata a Londra fu informata del contenuto di questo telegramma con t. 512 dello stesso 11 luglio.
297

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 513. Roma, 11 luglio 1880, ore 19,25.

Jeudi matin, à six heures, arrive à la Goulette le commandeur Martorelli, inspecteur général des chemins de fer romains, qui a accepté d'aider M. Ravasini dans la prise de possession et de diriger provisoirement l'exploitation.

M. Martorelli a avec lui un autre ingénieur des chemins de fer romains,

M. Maliotti. Je vous prie d'en avertir M. Ravasini, qui ferait bien d'aller luiméme ou d'envoyer quelqu'un à la rencontre de M. Martorelli à la Goulette. Je n'ai pas besoin de vous recommander d'une manière spéciale ces deux fonctionnaires d'une grande société italienne. Je viens de recevoir votre télégramme relatif aux intrigues de M. Williamson (1). Je vais immédiatement télégraphier à Londres à ce sujet (2). La société est trop engagée par le fait surtout qu'elle a déjà accepté une partie du payement pour qu'elle puisse encore se dédire. M. Santillana recommande cependant de ménager M. Williamson jusqu'à la prise de possession, ce que M. Ravasini peut faire sans prendre envers lui aucun engagement positif. M. Martorelli porte à Ravasini la lettre par laquelle M. Rubattino annonce au premier ministre du Bey l'achat de la ligne et la prise de possession. Cette lettre est modelée sur celle que M. Géry avait écrite pour le méme objet.

298

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 514. Roma, 11 luglio 1880, ore 20.

Je prie V. E. de dire à Santillana que la meilleure métJhode pour la prise de possession est celle que j'ai déjà indiquée. Mercredi le solde du prix sera payé. Avis télégraphique doit en étre donné par Santillana à Ravasini et par Hodges à Williamson, avec instruction à tous les deux de s'entendre pour que la consignation ait lieu jeudi. MACCIÒ suggère (l) que Hodges se serve de l'entremise du consulat britannique pour faire parvenir l'ordre de consignation à Williamson. J'attends réponse sur ces différents points pour pouvoir donner instructions à MACCIÒ et à Ravasini (3).

(l) -Cfr. n. 296. (2) -Cfr. n. 296, nota 2. (3) -Cfr. n. 303.
299

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ

T. 515. Roma, 11 luglio 1880, ore 23,55.

L'achat du chemin de fer doit prouver à Tunis que l'Italie entend défendre ses droits. Je crois dane prudent de ne pas tarder à renouveler la demande pour la concession de la darse de la Goulette, surtout que l'an m'assure que les français vont revenir à la charge avec des offres pour la construction d'un port. Je laisse à votre tact le soin de déterminer le moment opportun de formuler cette demande au nom d'une compagnie italienne, en vous réservant de faire parvenir de suite un projet complet.

300

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2603. Berlino, 11 luglio 1880 (per. il 17).

Le télégramme d'hier de V. E. (l) s'est croisé avec celui (2) où j'exprimais le doute qu'il n'y eùt quelque malentendu sur la dernière partie de la proposition du Cabinet de Londres, laquelle d'après !es termes de ce télé.gramme semblait restrictive et se trouvait en contradiction avec les communications reçues par le Gouvernement allemand. Gràce aux éclaircissements que vous avez bien voulu me donner, ce ne serait pas seulement l'Autriche et l'Angleterre, mais toutes les Puissances, qui devraient éventuellement, avec la Turquie, aider le Prince de Monténégro à prendre, par la force, possession du District de Dulcigno.

J'ai communiqué en vaie télégraphique à V. E. quelle avait été la réponse du Cabinet de Berlin. Il accepte le projet d'une note à adresser par les Ambassadeurs respectifs à la Porte, en lui offrant l'alternative, ou d'exécuter dans le délai de trois semaines le Memorandum du 12 Avril dernier, ou de se joindre à une intervention armée des Puissances à l'effet de mettre la Principauté en mesure d'occuper le district de Dulcigno, en compensation du territoire des Gruddi et des Hutti, qui lui avaient été attribués par le memorandum précité.

Camme il s'agit tout d'abord d'une démonstration navale, 1e Gouvernement impérial se trouve actuellement dans des conditions défavorables. Sa flotte est dispersée sur plusieurs points, sauf dans la Méditerranée et dans l'Adriatique, où ne stationne aucun de ses navires. Il lui serait assez malaisé de se faire représenter dans ces parages. Mais, si toutes les Puissances tombaient d'accord, il tacherait, afin de ne pas troubler m~me en apparence l'unanimité, qu'un de ses batiments de guerre se trouvat sur place.

Lord Granville a imaginé une semblable proposition dans le double but, 1° de prouver à Constantinople que l'Europe veut très sérieusement résoudre les questions du traité de BerUn encore en suspens, et 2° de bien convaincre la Porte que, au besoin, les mesures énergiques ne feraient pas défaut pour vaincre sa force d'inertie, et de préparer ainsi le terrain au règlement des nouvelles frontières de la Grèce.

Quoi qu'il en soit, il serait fort à désirer que le Sultan, s'il en a encore le pouvoir, parvint à satisfaire le Monténégro, en devançant une intervention armée des Puissances. S'y associer contre ses propres sujets, équivaudrait à une abdication: laisser l'Europe s'engager seule dans cette vaie, ce serait faire renaitre les dangers mortels auxquels chaque crise expose l'Empire ottoman.

Pour ce qui nous concerne, notre position serait des plus délicates. Il ne saurait nous convenir, ni dans le présent ni pour l'avenir, de nous aliéner l'Albanie. Pour le moment on ne parle que d'une démonstration navale, dont les populations de ces contrées ne comprendront pas l'importance, à moins que les flottes combinées ne débarquent un corps d'armée, ce qui ne paratt point ~tre en ce moment l'intention des Cabinets. Les Albanais, instigués par certains courants de Constantinople, continueront la résistance. A moins d'exposer les pavillons étrangers à un ròle qui toucherait alors au ridicule, il faudrait songer à une action plus décisive, à un mandat en faveur de l'AutricheHongrie, vu la proximité de ses frontières. Le Cabinet de Vienne, encouragé par l'Allemagne, n'y consentirait qu'à la condition de faire valoir ensuite des compensations, ou vers la rade de Salonique, ou pour une plus grande extension de ses còtes sur la rive Orientale de l'Adriatique.

Sous ce rapport, le langage de certalns journaux autrichiens est très significati!. Avec le prétexte de contrebalancer l'influence russe dans la Péninsule des Balkans, ils dévoilent une ambition et des convoitises qui ne connaissent plus de bornes.

Lord Granville a-t-il bien calculé toutes les conséquences de sa démarche? Ne valait-il pas mieux, après deux années d'attente, ne rien précipiter du còté du Monténégro, et cela m~me dans l'intérH de la Grèce? Une partie des Albanais est tenue en échec vers le Nord: n'est-ce pas là une diversion toute à l'avantage du Royaume Hellénique? si les Arnautes et les Myrdites-doivent renoncer à la lutte contre le Monténégro, ils auront les mains d'autant plus libres vers l'Epire et le Kalamas.

Ce seront probablement des considérations de cette nature qui vous auront inspiré, M. le Ministre, quand vous avez exprimé à M. Paget le désir d'obtenir des explications ultérieures sur la proposition britannique.

(l) -Cfr. n. 294. (2) -T. 917 del 10 luglio, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. RR. 652/647. Londra, 11 luglio 1880 (per. il 15).

Nel convegno che ieri io ebbi col Conte Granville, il nobile Lord mi disse che aveva da parteciparmi, non ufficialmente, ma amichevolmente alcune cose che gli erano state dette dal signor Say e poscia dal signor Challemel Lacour, ambasciatori di Francia, a proposito di Tunisi; questi signori e specialmente il signor Challemel Lacour che parlò a quanto pare in modo assai concitato, fecero vive Iagnanze contro ciò che dessi chiamano le pretese dell'Italia ad esercitare una influenza nella Reggenza, e fra le altre cose contro l nostri reclami per Io stabilimento di una linea telegrafica italiana per comunicare colla Sicilia senza l'intermediario dei telegrafi della Società francese. Il Conte Granville non fece cenno del concorso che, per avventura, questi ambasciatori aspettassero dall'Inghilterra per combattere le aspirazioni italiane; ma il nobile Lord mi disse di aver loro risposto che la Tunisia essendo uno Stato indipendente, salvo i diritti della Sublime Porta, l'Inghilterra non poteva intervenire in quelle questioni che si riferiscono al Governo interno della Reggenza; che d'altronde essendoci già tante altre questioni serie che preoccupano l'Europa, gli sembrava poco opportuno di voler creare una questione tunisina.

Io ringraziai il Conte Granville della benevola comunicazione, e non mancai di dirgli che stava all'Italia di lamentarsi della Francia che pretendeva d'escluderla da un paese che le era vicino, e col quale aveva relazioni commerciali secolari. Spiegai la questione del telegrafo nella quale il Governo tunisino aveva finora mostrato una debolezza pari alla prepotenza della Società francese. Accennai l'importanza del servizio di vapori del comm. Rubattino, per cui egli aveva dovuto per meglio assicurarlo fare, con gran dispendio, l'acquisto della ferrovia che unisce il porto di Cartagine alla città di Tunisi. Parlai dei numerosi nostri marinai che sono quasi il doppio di quelli della Francia, e che vivendo del mare, non domandano che la libertà di navigare e di esercitare la loro professione. Credei d'essere l'interprete del pensiero del R. Governo dichiarando che l'Italia non aveva il menomo pensiero di conquistare la Tunisia, ma che pretendeva solo di godervi, al pari delle altre potenze di quella libertà e di quella influenza legittima che la sua posizione e la sua importanza le danno diritto di reclamare. Soggiunsi che desideravamo nell'interesse di tutti che la Tunisia avesse una amministrazione regolare ed ordinata. propria ad assicurare l'indipendenza di quel paese. A ciò solo tendeva l'influenza che vi vogliamo esercitare, sulla quale cosa speravamo di essere coadiuvati dall'Inghilterra. Non nascosi a lord Granville che le pretese esclusive della Francia si erano manifestate più vive dopo che al Congresso di Berlino il Principe di Bismarck, come me lo disse il signor Say (v. il mio rapporto del 12 giugno scorso, n. 617 politico) (1), aveva coll'adesione di Lord Beaconsfield invitato quel Governo repubblicano a prendere addirittura possesso di quella Reggenza senza punto preoccuparsi degli interessi dell'Italia.

Dopo quell'epoca si direbbe che la Francia si considera, in virtù della sovraccennata pseudo donazione come legittima padrona della Tunisia.

Conchiusi che rimanendo noi nei limiti ristretti del nostro diritto, non paventavamo i malumori che potessero manifestarsi persuasi che finiranno per cedere alla forza della ragione.

Lord Granville mi parve accogliere con benevolenza queste considerazioni. Io suppongo di essere stato interprete del pensiero del R. Governo, e se così è sarebbe forse opportuno che con una dichiarazione ufficiale esplicita, il Ministero facesse manifesti alle potenze ed al paese i suoi veri intendimenti riguardo alla Tunisia. Una interpellanza fatta alla Camera per mezzo, se possibile, d'un membro dell'opposizione (ciò che si può ottenere, poiché tutti sono concordi in quella questione, come lo prova l'affare della ferrovia) sarebbe il mezzo il più esplicito di raggiungere quello scopo, usando ben s'intende tutti i riguardi e tutta la prudenza richiesta verso la Francia.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A COSTANTINOPOLI, CORTI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 516. Roma, 12 luglio 1880, ore 16,30.

L'ambassadeur d'Angleterre nous fait part officiellement qu'il s'agirait, le cas écheant, d'aider le prince de Monténégro à prendre possession de Dulcigno moyennant la présence de navires n'ayant pas à bord des troupes de débarquement. Toutes les Puissances seraient invitées à .participer avec deux navires à cette démonstration. J'ai répondu que si la proposiUon britannique est acceptée par toutes les Puhsances, et l'éventualité visée par cette proposition se réalise, l'Italie serait prete à envoyer sur la còte de Dulcigno deux des ses batiments.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 931/533. Londra, 12 luglio 1880, ore 16,55 (per. ore 19,25).

Santillana a arrèté aujourd'hui avec liquidateur le texte de l'acte définitif de transfert et la lettre à écrire au bey de Tunis. Il est entendu que mercredi

à midi on payera le solde du prix, contre quoi le llquidateur donnera l'acte de transfert et la lettre pour le bey, et télégraphiera à Williamson de mettre Ravasini en possession de la Iigne ce jour là meme au Iieu de jeudi, parce qu'il semble plus sùr de ne pas laisser un intervalle de 24 heures entre le payement et la livraison. M. Hodges déclarera en outre par écrit qu'il ne disposera pas de 1'argent remis avant que notification officielle de la mise en possession ne soit parvenue. Cet arrangement a été communiqué à Ravasini et à Williamson par le télégraphe. La manoeuvre fondée sur la loi tunisienne (l) a effectivement eu Iieu, mais ne peut pas ètre inquiétante. Hodges en a dit quelques mots à Santillana qui lui a expliqué comment la chose ne peut pas aboutir, soit en vertu des lois tunisiennes, soit en vertu des lois anglaises. La copie des concessions part ce soir par la poste (2).

(l) Cfr. n. 180.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. RR. 654/648. Londra, 12 luglio 1880 (per. il 15).

Facendo seguito ai miei telegrammi n. 5W (3) e 525 (4) e confermando quello n. 532 in data di jeri (5), ho l'onore di partecipare all'E. V. che sabato ultimo io comunicai al Conte Granville il contenuto dei due telegrammi ministeriali in data dell'8 corr. (6). Il nobile Lord m'informò che l'Austria-Ungheria, la Francia, la Germania e la Russia avevano aderito alla proposta dell'Inghilterra di far indirizzare alla Porta per mezzo dei rispettivi ambasciatori una nota per dichiararle che se l'aggiustamento del mese d'aprile, ossia il progetto Corti, relativo al Montenegro, non era effettuato entro tre settimane, la Turchia sarebbe invitata ad unirsi alla Gran Bretagna ed all'Austria-Ungheria per aiutare il Principe di Montenegro a prendere possesso colla forza del distretto di Dulcigno.

L'aiuto che si tratta di dare a quel Principe per parte dell'Inghilterra è di carattere militare; per cui verrebbero spedite nelle acque di Dulci.gno due navi da guerra d'alto rango con un avviso; l'Austria vi concorrerà col medesimo numero di navi. La Francia è tuttora indecisa se debba Intervenire militarmente. La Germania, mentre approva il progetto dell'indirizzo, si riserva, rispetto al suo concorso militare; la Russia approva ugualmente il detto progetto, ma non parla di intervenire anch'essa colle sue navi.

Queste erano le ultime notizie datemi sabato dal Conte Granville. Avendogli chiesto se, il caso occorrendo, le navi da guerra destinate ad aiutare il Principe di Montenegro, avrebbero sparato il cannone per sostenerlo, egli mi

(-3) Cfr. n. 245.

rispose che sperava con quella semplice dimostrazione, di poter e.vitare una collisione, ma qualora ciò non avvenisse, la squadra inglese sarebbe autorizzata ad usare la forza, per la quale cosa basterebbe l'artiglieria di bordo, il di cui tiro ha una portata che s'estende al di là dei confini del circondario di Dulcigno che è molto ristretto.

Il nobile Lord m'espresse di nuovo il desiderio che anche l'Italia prendesse parte a questa dimostrazione, d'accordo coll'Inghilterra. Spetta al Governo del Re di risolvere questa grave questione; epperciò debbo !imitarmi a portare l'attenzione dell'E. V. sopra questi punti, cioè:

Conviene all'Italia di lasciare che altre potenze, e specialmente l'Austria, agiscano militarmente sulla costa orientale dell'Adriatico, senza che l'Italia stessa intervenga?

Per altra parte è prudente l'inimicarsi le popolazioni albanesi coll'usare contro di esse una coerzione a forza armata?

Un'altra considerazione non deve intanto essere perduta di vista, ed è che concorrendo coll'Inghilterra nel modo da essa desiderato, potremmo più probabilmente fare assegno sul suo appoggio in parecchie difficili circostanze che possono occorrere, e maggiormente amicarci il presente Gabinetto che si mostra verso di noi benevolo, mentre il contrario aveva luogo per parte di quello diretto dal Conte di Beaconsfield.

Lord Granville mi domandava la mia opinione circa l'esito di questa vertenza e di quella relativa alla Grecia. Io risposi che la Porta aveva sempre fatto assegnamento sulle divergenze fra le potenze per sottrarsi agli obblighi che le erano imposti, e che se, al contrario, le potenze si mostrano perfettamente concordi, una tale attitudine era di natura da vincere la resistenza passiva della Turchia. Che però era d'uopo di non dimenticare che il Sultano più che Sovrano temporale è Sovrano teocratico, come capo dei credenti; per cui difficilmente può abbandonare le conquiste fatte a nome dell'Islam, a meno di esservi costretto dalla forza. Cedendo alla forza può dire di cedere alla volontà di Dio, alla quale debbono rassegnarsi i credenti.

Il nobile Lord mi confessò di essere ottimista e di sperare che le questioni poc'anzi accennate si scioglieranno senza usare la forza.

Ma intanto egli non è molto rassicurato rispetto alla Rumelia Orientale, dove si preparano movimenti che sono assai apertamente secondati dal principato di Bulgaria, e che sono forieri di nuove complicazioni nella penisola balcanica.

(l) -Cfr. n. 296. (2) -Con t. 519 pari data venne comunicato a MACCIÒ il contenuto di questo telegramma. (4) -Cfr. n. 289, nota 3. (5) -T. 927/532, non pubblicato. (6) -Cfr. n. 290 e Il t. 490, non pubblicato.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 207. Tunisi, 13 luglio 1880 (per. il 18).

Il risultato ottenuto nella questione della Ferrovia della Goletta ha prodotto, come io di già lo facevo presentire all'E. V., un effetto tanto più favorevole a noi, così nel paese come nelle sfere ufficiali, che ognuno pareva persuaso dover sempre la Francia ottenere, a ragione od a torto, tutto ciò che volesse. Quindi si manifesta una corrente di simpatia a nostro riguardo e dirò anche di speranza, che col creare nella Reggenza degli importanti interessi, l'Italia non la lascerà sacrificare alle altrui cupidigie. Un dubbio però turba queste previsioni, e sono i fautori della Francia che lo mantengono vivo. Dopo la conclusione della pace fra la Russia e la Porta fu ripetutamente affermato avere il principe di Bismarck consigliato, nel Congresso di Berlino, alla Francia di impadronirsi della Tunisia, ciò che non avrebbe avuto luogo unicamente perché alla Francia non piacque di accettare la offerta. Color che di continuo cercano di indurre il Bey a soggiacere alle pretese di quella nazione, non cessano di valersi dell'argomento facendogli intendere, che quel che non avvenne nel 1878 sarebbe fatto senza che alcuno vi si opponesse in qualsiasi altra circostanza la Francia lo credesse opportuno. Così lo tengono sotto l'impressione di un timore continuo, e lo rendono perplesso nel porre in noi maggior fiducia.

Non per fare a Sua Altezza una dichiarazione affermativa o negativa in proposito, ma per poter talvolta con qualche opportuna allusione correggere false idee e mal basate apprensioni io crederei utile di conoscere in modo riservatissimo, se veramente ebbe luogo nel seno del Congresso la proposta che si attribuisce al Principe Cancelliere, ed in caso affermativo, se fu il signor Waddington che non vi aderì, o la declinò invece perché non incontrò l'altrui favore. Il poter talvolta mostrarsi fino ad un certo punto convinti che la Tunisia deve la propria salvezza non alla magnanimità della sua vicina di Algeria, ma all'influenza degli altri governi i quali hanno gravi interessi da tutelare nel Mediterraneo, avrebbe, come V. E. vorrà riconoscerlo, una utilità incontestabile.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 208. Tunisi, 13 luglio 1880 (per. il 18).

Mentre attendevasi qui di conoscere qual sarebbe a Londra l'esito dell'incanto della Ferrovia Tunisina, fu detto avere il Console di Francia scritto al Bey che qualora ne rimanesse aggiudicataria la Compagnia Rubattino chiederebbe di non .permettere che gliene fosse fatta la consegna. Quantunque tal diceria dovesse parer strana stimai necessario di ricercare se avesse qualche fondamento di verità, e con mia gran sorpresa seppi che una nota era stata diretta al Governo Tunisino, contenente, né più né meno, la dichiarazione di cui si tratta. Conobbi nello stesso tempo che Sua Altezza fece rispondere al Signor Roustan di non poter aderire alla sua domanda, avendo già riconosciuto il diritto della Compagnia inglese di cedere la ferrovia, e non veder

ragione di impedirne la presa di possesso a chi dimostrasse di esserne divenuto proprietario.

Intanto il dì otto del corrente mese giungeva la notizia che l'esito del concorso aperto a Londra fu favorevole al Commendatore Rubattino, ed a me premeva molto di constatare quale impressione ne avrebbe il Bey, e quali in ogni evento sarebbero le conseguenze di un nuovo passo che venisse fatto dal Console di Francia. Il 10 mi recai pertanto da Sua Altezza nell'intento di confermargli la notizia, e scandagliare le disposizioni del suo animo. Il Bey mi disse tosto, che dal momento in cui gli Inglesi decisero di venderla fu molto soddisfatto di veder passare la strada ferrata in mano d'italiani, che sperava in un miglior servizio di quello fatto fin qui, e di cui con ragione il pubblico ebbe spesso a lagnarsi; che desiderava inoltre di vederla posta in condizioni di miglior sicurezza per i viaggiatori, e che sarebbe lieto di trovar la ferrovia esercitata da noi quando fra breve tornerebbe in città. Ciò mi convinse che la nota del Signor Roustan era in realtà rimasta senza effetto, e quindi credetti opportuno di non farvi nessuna allusione; ringraziai invece il Bey dei sentimenti che si compiaceva di esprimermi, e mi congedai. Mentre io era in piedi, Sua Altezza stringendomi la mano aggiunse queste parole «Voi conoscete l'Arabo » perciò vi dico di nuovo << Mabruk, Mabruk, Mabruk » espressione che qui è usitatissima per fare a qualcuno le proprie felicitazioni.

L'indomani il Console di Francia desiderò di avere una udienza dal Bey; invece di presentarsi con aria minacciosa si mostrò di buon umore e disse a Sua Altezza che essendosi posto in comunicazione col suo Governo a proposito della ferrovia, ebbe istruzioni di non insistere nella sua opposizio.ae; perciò ogni ostacolo da parte sua al trasferimento al Signor Rubattino, era rimosso. Credo superfluo ogni commento sull'attitudine presa anche que;:;Ga volta dal Signor Roustan in un affare che ci concerne. Se, come non vi ha dubbio, ebbe lo scopo di nuocerei, non solamente egli non lo conseguì ma compromise il prestigio del Gabinetto di Parigi dando luogo a credere che il suo cambiamento di linguaggio sia dovuto alle rimostranze di quello di Sua Maestà.

Nel riferire questi particolari all'E. V. mi giova aggiungere, che quando gli pervenne la nota negativa del Primo Ministro, il Signor Roustan non trovandola soddisfacente, secondo il suo solito, gliela rimandò. Di poi addusse di averlo fatto, perché ogni questione essendo eliminata, non considerava come necessaria la risposta inviatagli.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 944. Vienna, 14 luglio 1880, ore 15 (per. ore 16,55).

Haymerle est d'avis que du moment où l'affaire d'Arab Tabia est résome, les actes de la commission pour la délimitation entre la Bulgarie et la Dobroutcha pourraient etre ratifiés par les Gouvernements dans la meme note

l~ -Doc-umenti diplomatiei -Serle Il -Vol. XIII

ministérielle qui ratifie les autres actes de délimitation. Les différents Cabinets ayant adhéré à cette manière de voir, Haymerle me charge de proposer à V. E. de vouloir substituer à la note que nous avons déjà remise, une autre qui comprenne également la ratification des actes de délimitation de la Dobroutcha. Le Gouvernement russe qui avait aussi ces jours derniers remis une note ministérielle de ratification, identique à la néìtre, a déjà consenti à la retirer (l).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 526. Roma, 14 luglio 1880, ore 23,55.

Je reçois la lettre particulière du 9 juillet (2), j'en remercie V. E. et je vais lui répondre le plus tòt possible. En attendant, camme symptòme de la situation des esprits, chez nous, à l'égard des affaires de Tunis, je crois utile de faire connaitre à V. E. que le projet de loi accordant à Rubattino la garantie du 6 % présenté avant-hier à la Chambre, déclaré immédiatement d'urgence et appuyé par la commission du budget à l'unanimité a été aujourd'hui adopté sans discussion, sans la moindre objection mème de la part des partisans des économies les plus exagérées, par la presque totalité des députés sans distinction de parti. Il y a eu 30 voix contre et 226 pour le projet.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1305. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).

Col telegramma dell"8 corrente (3) e col susseguente dispaccio del 9 (4) l'E. V. si compiaceva di comunicarmi la nuova proposta del Gabinetto britannico per affrettare la definizione della vertenza turco-montenegrina. Trattavasi d'indirizzare una nota alla Sublime Porta per dichiararle che qualora l'accomodamento del 12 aprile non fosse eseguito nel termine di tre settimane, la Turchia sarebbe invitata ad unirsi all'Inghilterra ed all'Austria-Ungheria per aiutare il Principe di Montenegro a prendere possessione del distretto di Dulcigno. Con l'altro telegramma in data del 12 (5) l'E. V. soggiungeva, in seguito ad una nuova comunicazione fattale da codesta Ambasciata d'Inghilterra, che alla proposta dimostrazione sarebbero invitate a partecipare tutte le Potenze con l'invio di due navi da guerra senza truppe di sbarco.

(-2) Cfr. n. 293.

Le informazioni da me attinte a buonissima fonte su questo argomento mi pongono in grado di riferire a V. E. che il primitivo progetto dal Gabinetto di Londra comunicato a Vienna non proponeva infatti che la cooperazione dell'Inghilterra e dell'Austria-Ungheria; e questa cooperazione non sarebbesi limitata ad una semplice dimostrazione, ma avrebbe inchiusa l'idea di un'azione più diretta e più energica. Qui la proposta qual era formulata pare non abbia incontrato gran favore per le complicazioni cui poteva dar origine, ed il Barone Haymerle mise quasi come conditio sine qua non, che tutte le Potenze fossero invitate a prestare, all'occorrenza, il loro concorso al Principe di Montenegro, e che tale partecipazione non facoltativa ma obbligatoria avesse ad avere limiti assai ristretti. Fu in seguito a ciò che la proposta sarebbe stata modificata a Londra nel senso della comunicazione del 12 corrente.

Il Ministro degli Affari Esteri col quale ebbi ieri occasione di intrattenermi, mi parve poco persuaso dell'opportunità della misura proposta. Egli è d'avviso che convenga ben ponderare prima di slanciare in una nuova guerra il Montenegro «che in fondo ne ha poca voglia :.> e ciò tanto più che sull'efficace concorso della Turchia non si può guarì contare dopo l'esperienza fatta l'anno scorso per Plawa e Gussinje. Ma d'altra parte il Barone Haymerle tradiva una viva impazienza di vedere in un modo o nell'altro regolata siffatta questione che è sorgente di gravi preoccupazioni per l'Austria-Ungheria.

(l) -Cairoli rispose con t. 531 del 16 luglio, non pubblicato, aderendo alla proposta austriaca. (3) -Cfr. n. 290, nota l, p. 200. (4) -D. 1024, non pubblicato. (5) -Cfr. n. 302.
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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1306. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).

Qui l'impressione generale è che, se (come tutto indica) la Sublime Porta ricusa di conformarsi alle deliberazioni della conferenza di Berlino riguardo alla vertenza della frontiera turco-greca, scorrerà molto tempo prima che le Potenze si sian messe d'accordo sul modo di definirla. Persone autorevoli giunte di fresco da Atene fanno della situazione degli spiriti in Grecia un quadro che s'avvicina più allo sbigottimento che all'entusiasmo. L'armamento del paese non è portato su un piede che permetta una guerra offensiva, e pur prendendo le disposizioni per mettere l'esercito in assetto di guerra, il Governo ellenico considererebbe come la più calamitosa delle eventualità di dover lanciare la Grecia in una lotta colla Turchia. Questo giudizio sulle condizioni della Grecia (che so confermato dalle informazioni che va ricevendo questo Ministero degli Affari Esteri) e la difficoltà di stabilire tra le varie potenze un'intesa sul modus procedendi di fronte al probabile rifiuto della Turchia, fan qui supporre che la questione dovrà traversare ancora parecchi stadii prima di giungere alla sua definitiva soluzione. Ho però motivo di credere che siavi taluna potenza la quale vorrebbe spingere le altre a prendere al riguardo una sollecita ed energica decisione; ma siffatta impazienza non trova guarì appoggio a Vienna; ed il barone Haymerle ancor ieri mi diceva ex abrupto (gia,cché nessuna mia parola aveva provocata simile dichiarazione) non veder punto la necessità di procedere precipitosamente in questo negozio, doversi anzi agire con molta lentezza e con quella cautela che si conviene in una questione fondamentale di cotanta gravità per le sue prevedibili conseguenze. « Del resto, soggiungevami S. E. è questo un affare nel quale lasciamo tutta l'iniziativa alle potenze occidentali».

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1307. Vienna, 14 luglio 1880 (per. il 17).

Gli avvenimenti che sembrano prepararsi nella Bulgaria e nella Rumelia orientale continuano ad attirare in modo speciale l'attenzione del Governo Austro-Ungarico. Le misure militari che si van prendendo in quelle due provincie, le idee sovversive che van propagandosi fra le popolazioni, l'arrivo incessante di ufficiali e sotto-ufficiali russi in Bulgaria, la partenza di Aleko Pacha da Filippopoli, sono qui considerati come sintomi di una situazione di cose assai grave. Quantunque non lo si dica apertamente, è facile però comprendere dal linguaggio del Ministro degli Affari Esteri e dell'Ambasciatore di Germania che tanto qui quanto a Berlino si addebita la Russia di voler provocare nella penisola dei Balcani un movimento che condurrebbe alla costituzione di quella grande Bulgaria vagheggiata col trattato di Santo Stefano. Questa persuasione ingenera riguardo alla politica russa una diffidenza che si traduce spesso in insinuazioni più o meno velate sull'azione perturbatrice di quella Potenza.

Il Barone Haymerle avendo ieri portato appunto il discorso su tale argomento mi chiedeva se avessi ricevuto notizie recenti sulla situazione della Rumelia Orientale, e quali fossero in presenza di siffatta situazione gli intendimenti del R. Governo. Mi limitai a rispondergli ch'io non era in grado di dargli alcun ragguaglio in proposito. « A me sembra, soggiunsemi S. E., che dal momento che si esige l'esecuzione del trattato di Berlino per una parte, non c'è ragione per non doverla esigere anche dall'altra».

La condizione di cose esistente nelle provincie balcaniche porta naturalmente il pensiero all'articolo XVI del trattato di Berlino il quale prevede il caso in cui le truppe ottomane potrebbero essere chiamate nella Rumelia Orientale per garantirvi la sicurezza interna od esterna. Siffatta eventualità è già stata argomento di discorsi in questi circoli diplomatici ma si propende generalmente a credere che una decisione di tal genere non sarà per ora presa dal Governo ottomano. Un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri mi diceva giorni sono che « quelle influenze che oggi si esercitano a Costantinopoli saprebbero trovar modo di distogliere la Sublime Porta dall'intervenire colle proprie truppe nella Rumelia Orientale :..

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1851. Terapia, 15 luglio 1880 (per. il 22).

Ieri ebbi l'onore di ricevere il telegramma (l) pel quale l'E. V. compiacevasi parteciparmi le notizie ricevute dal cavaliere Durando riguardo all'attacco che gli Albanesi diressero da Tusi contro i Montenegrini ed al massacro di questi, e mi ordinava di chiamar l'attenzione della Sublime Porta sopra questi fatti. Né mancherò di dare pronta ese·cuzione agli ordini per tal modo compartitimi dall'E. V.

Dal mio canto ebbi l'onore di rivolgere ieri all'E. V. un telegramma (2) per significarle come questo Incaricato d'Affari del Montenegro (il quale aveva nell'intervallo ricevuto da Cettigne l'ordine di sospendere la sua partenza) venisse in giornata a portare i fatti stessi alla conoscenza dei rappresentanti delle Potenze, insistendo sulla gravità d'una situazione che costituiva non solo una flagrante violazione dei trattati, ma eziandio un nuovo segno dello stato di sanguinosa anarchia che regna in quelle regioni.

P. S. All'ultimo momento la Sublime Porta mi comunica un telegramma del Governo di Scutari pel quale si accusano i Montenegrini d'avere attaccato gli Albanesi a Tusi e di avere, per tal modo, compromessa l'esecuzione del protocollo del 18 aprile.

L'E. V. giudicherà del valore di un'asserzione postuma, per la quale si vorrebbe far cadere sul Montenegro la responsabilità del recente sanguinoso incidente occorso in quelle regioni.

313

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 530. Roma, 16 luglio 1880, ore 11,55.

Rubattino reçu ce matin télégramme de Ravasini annonçant que depuis avant hier à midi la prise de possession a eu lieu, et que hier le service a commencé pour le compte de la société Rubattino.

(l) -T. 524 del 14 luglio, non pubbllcato. (2) -T. 941 del 13 luglio, non pubblicato.
314

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1853. Terapia, 16 luglio 1880 (per. il 22).

Ieri l'Ambasciatore di Germania, decano dei rappresentanti delle potenze firmatarie del Trattato di Berlino ci radunava alle undici a.m. per procedere alla firma della nota collettiva convenuta alla conferenza di Berlino sulla quistione turco-ellenica.

II rappresentante della Germania significava aver ricevuto dal Presidente della conferenza predetta, l'espressione del desiderio che la nota fosse presentata al Governo ottomano il giovedì o venerdì, 15 o 16 corrente, se tutti i suoi colleghi erano autorizzati a firmarla, essa potrebbe essere presentata nella giornata stessa, poiché oggi essendo la festa turca, la Sublime Porta sarebbe chiusa. Tutti i rappresentanti si dichiaravano muniti dell'idonea autorizzazione, senonché l'Ambasciatore di Francia osservava avere il giorno innanzi ricevuto un telegramma pel quale il signor Freycinet gli esprimeva l'avviso che la nota in discorso avesse ad essere comunicata lo stesso giorno a Costantinopoli ed a Atene. In seguito ad uno scambio d'idee in proposito, e l'Ambasciatore di Germania avendo già combinato col signor Ministro degli Affari Esteri l'ora della presentaziOne aeua noLa, 10 propos1 s1 aesse l'inteso corso all'atto, e si telegrafasse immediatamente al decano del corpo diplomatico ad Atene essere desiderabile che esso fosse significato al Governo ellenico nella giornata di ieri od al più tardi oggi. La quale proposta essendo stata accettata all'unanimità, si procedette alla firma della nota ed essa fu presentata in giornata al Ministro degli Affari Esteri dal conte di Hatzfeld.

Ed il signor Gost:nen mandava idoneo telegramma al signor Ministro d'Inghilterra ad Atene.

315

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1854. Terapia, 16 luglio 1880 (per. il 22).

Iersera comparve la risposta della Sublime Porta alla nota identica contenente l'ultima proposta inglese per la soluzione della quistione turco-montenegrina. Per essa il Governo ottomano fa una controproposta che consisterebbe nella cessione di una parte della valle di Podgoritza contemplata dal protocollo del 18 aprile, e pel resto un compenso nel distretto di Dulcigno, esclusa però la città di questo nome.

La nota ottomana non entra in alcun dettaglio circa questo progetto, però si scorge a prima vista che essa presenta gli stessi inconvenienti che presentava quello messo innanzi dall'Inghilterra, fra i quali il principale è quello di lasciare le parti avverse in presenza nella valle di Podgoritza, e s'ebbe testé una nuova prova di tale inconveniente. Né esso offre il compenso che riscontravasi nel progetto inglese, imperocché che vale la cessione di parte di quel di Dulcigno, se il territorio a cedersi non comprende questo importante porto e non giunge alla Bojana?

Senonché la comunicazione in discorso è ancor più rimarchevole sotto un altro punto di vista. La Sublime Porta tratta infatti per essa assai più a nome dell'Albania che del Governo Ottomano, per esempio laddove dice che la cessione acconsentita dagli Albanesi potrebbe servire ad un aggiustamento più soddisfacente...

È questa una innovazione nelle relazioni internazionali del Governo ottomano che le potenze avranno a prendere in seria considerazione.

Del resto non dubito che il documento, di cui mi pregio unire copia al presente (1), formerà il soggetto d'uno scambio d'idee fra questi rappresentanti, del quale avrò a suo tempo l'onore di render conto all'E. V.

Nell'accusare ricevuta dell'ossequiato dispaccio dell'E. V. in data del 29 giugno scorso, n. 1076 di questa serie (l) ....

316

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 960. Atene, 17 luglio 1880, ore 1 (per. ore 7,59).

Le chargé d'affaires d'Allemagne ayant reçu hier au soir l'autorisation de signer la note collective, le ministre d'Angleterre nous a réunis ce matin. Après avoir fixé le texte d'après le protocole de la conférence et donné au document la date d'hier nous avons procédé à la signature. Le ministre d'Angleterre s'est rendu ensuite immédiatement au ministère de affaires étrangères pour remettre la notification. M. Tricoupis après avoir remercié verbalement le ministre d'Angleterre de cette communication, s'est empressé de répondre par une note circulaire dans laquelle il est dit qu'il « prend acte de la notification qui lui est faite et en rendant hommage à l'esprit de haute équité dont les puissances se sont inspirées dans l'accomplissement de leur mandat, déclare accepter au nom du . Gouvernement hellénique la ligne frontière fixée par la conférence de Berlin et le tracé contenu dans l'acte qui résume et clot les délibérations ». Une certaine émotion règne dans la ville et une nombreuse foule poussant des hourras et des vivats parcourt les rues. L'aviso «Agostino Barbariga» est arrivé aujourd'hui au Pyrée.

(l) Non pubblicato.

317

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 533. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,03.

Le prince de Monténégro nous demande si, dans le cas où une démonstration navale aurait lieu pour l'aider à prendre possession de Dulcigno, il serait Iaissé. à terre seui aux prises avec Ies soi-disant albanais, c'est à dire avec la Turquie. Le prince déclare qu'après trois années de guerre il n'est plus en mesure de supporter de nouveaux sacrifices. Je prie V. E. de porter confidentiellement ce qui précède à la connaissance de lord Granville et de me télégraphier so n sentiment là-dessus O).

318

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 534. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,03.

Pe prie V. E. de vouloir bien me dire ce qu'elle pense de la nouvelle proposition de la Sublime Porte concernant la frontière du Monténégro. Doit-on n'y voir qu'un simple expédient dilatoire, ou bien s'agit-i! d'une proposition sérieuse, ayant chance d'etre acceptée par la Principauté, et susceptible d'exécution immédiate? (2).

319

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 535. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,40.

La Sublime Porte vient de faire à l'égard de la frontière du Monténégro une nouvelle proposition consistant à retrancher des territoires à céder une zone du còté de Podgoritza, et à compenser la Principauté avec une portion du district de Dulcigno à l'exclusion de cette ville. Je prie V. E. de me dire le plus tòt possible ce que le Cabinet de... pense de cette combinaison (3).

(1) -Per la risposta cfr. n. 330. (2) -Per la risposta cfr. n. 322. (3) -Per le risposte cfr. nn. 323, 327, 328 e 330. La risposta da Vienna (t. 968 del 18 lugl!o) non è pubblicata.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 536. Roma, 17 luglio 1880, ore 13,40.

Je viens de sonder le terrain à Londres dans le sens de votre dernier télégramme (l). Veuillez, en attendant, me dire ce que le prince pense d'une nouvelle proposition que la Porte vient de faire, consistant à retrancher du territoire à céder une zone du còté de Podgoritza, et à compenser la Principauté avec une portion du district de Dulcigno à l'ex'Clusion de cette ville (2).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 963/537. Londra, 17 luglio 1880, ore 15,15 (per. ore 18,40).

L'agent de la compagnie a notifié de son còté au liquidateur la prise de possession du chemin de fer tunisien. Nous avons pensé qu'il serait utile d'avoir un acte de propriété rédigé d'a~rès les lois tunisiennes, afin de mieux assurer le titre de Rubattino. A cet effet Hodges donnera procuration à son agent. Cette procuration sera prete lundi, après quoi Santillana se propose de se rendre en Italie, à moins d'instructions contraires du ministère.

322

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 966. Terapia, 17 luglio 1880, ore 22,50 (per. ore 24).

A mon avis la nouvelle proposition de la Porte relative au Monténégro n'est pas sérieuse, elle est vague, présente tous les inconvénients sans les avantages des précédentes, n'aurait aucune chance d'etre acceptée par le prince de Monténégro; et son exécution ne serait ni immédiate ni facile. Elle n'a qu'un but dilatoire et les puissances ne devraient pas l'accepter. Aujourd'hui j'ai présenté ma lettre d'ambassadeur au sultan.

(l) -Con t. 959 del 16 luglio, non pubblicato Durando aveva chiesto a Cairoli di sondare il terreno presso le altre potenze circa la portata della dimostrazione navale a Dulclgno. (2) -Per la risposta cfr. n. 325.
323

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 971. Berlino, 18 luglio 1880, ore 17,08 (per. ore 18,25).

Si les autres Puissances donnent leur assentiment, le Cabinet de Berlin n'aura pas d'objection à accepter nouvelle proposition de la Sublime Porte pour le Monténégro. Le prince de Hohenlohe vient de me dire que la note collective ayant été remise, il est d'avis qu'il n'est plus le cas de tenir secrets les protocoles de la conférence de Berlin.

324

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 545. Roma, 18 luglio 1880, ore 23,55.

Le Cabinet de Londres considère la dernière contreproposition de la Porte au sujet de l'affaire monténégrine camme étant un simple expédient dilatoire. Il nous a dane fait proposer par sir A. Paget de ne pas en tenir compte et de donner une suite immédiate à la note identique et simultanée dont il nous avait soumis et nous avions déjà accepté, en ce qui nous concerne, le projet. Sir A. Paget ajoutait, cependant, que la France avait mis pour condition de son acceptation que la meme méthode d'intervention qu'on adopterait maintenant pour le Monténégro dù.t, si cela était nécessaire, etre également pratiquée pour la Grèce. L'Angleterre ayant adhéré à cette réserve et nous demandant là dessus notre sentiment, j'ai répondu à l'ambassadeur britannique que, si toutes les Puissances acceptent, notre acceptation était dès aujourd'hui acquise. J'ai fait une réponse identique à une autre proposition que le représentant britannique est venu plus tard, dans la journée, me faire au nom de son Gouvernement. Le Cabinet britannique propose de faire signer par les ambassadeurs à Constantinople une déclaration camme celle qui a été stipulée dans des circonstances analogues. La formule que le Cabinet de Londres suggère est celle qui a été employée à l'occasion des affaires de Syrie en 1860. La déclaration serait dane ainsi conçue: « Les Gouvernements représentés par les soussignés s'engagent à ne chercher, dans tout arrangement quelconque qui serait convenu en conséquence de leur action concertée pour l'exécution du traité de Berlin, aucune augmentation de territoire, ni aucune influence exclusive, ni aucun avantage commerciai pour leurs propres sujets qui ne serait pas également acquis à chacune des autres nations ». Je vous communique ce qui précède pour votre information et pour règle de votre langage (1).

(l) Con t. 546 del 19 luglio, non pubblicato, Cairoli comunicò a Cettigne la decisione presa dal Governo italiano.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 972. Gravosa, 19 luglio 1880, ore 11,20 (per. ore 13,20).

'Le prince Nicolas est parfaitement de l'avis de V. E. sur la nouvelle proposition turque; et il continue de laisser aux Puissances le soin de régler la question dans le sens de la dernière proposition alternative britannique. Son Altesse vient de me permettre de demeurer encore quelques jours chez-moi. Je me ferai un devoir de faire connaitre à quand mon départ pour Cettinje.

326

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 981. Berlino, 19 luglio 1880, ore 14,47 (per. ore 17,40).

J'ai appris hier par Hohenlohe que toutes les Puissances avaient adhéré à la proposition de l'Angleterre relative à l'affaire du Monténégro. En ce qui concerne la condition mise par la France à son adhésion, le Cabinet de Berlin s'est rallié à cette réserve. Le secrétaire d'état n'a fait aucune allusion à la seconde proposition anglaise contenue dans votre télégramme de cette nuit (1).

327

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 976. Parigi, 19 luglio 1880, ore 16 (per. ore 17,15).

Au fond M. de Freycinet est assez indifférent à ce que l'on donne au Monténégro plutòt une zone de territoire qu'une autre, avec ou sans Dulcigno. Ce qu'il désire, c'est d'en finir une bonne fois pour toutes. C'est •pour cela qu'il s'associe volontiers à la dernière proposition anglaise, à la condition que la meme méthode d'intervention serait pratiquée également au sujet de la frontière turco-héllenique, ainsi que V. E. connait déjà.

328

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 983. Pietroburgo, 19 luglio 1880, ore 18,20 (per. ore 0,20 del 20).

M. de Giers est d'avis que la contre-proposition de la Porte au sujet des affaires de Monténégro n'est qu'un simple expédient dilatoire qu'il est absolument inutile de prendre en considération.

(l) Cfr. n. 324.

329

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1855. Terapia, 19 luglio 1880 (per. il ?7J.

La sera del 17 del presente ebbi l'onore di ricevere il telegramma (l) che l'E. V. si compiaceva rivolgermi per domandarmi il mio avviso sulla nuova proposta fatta dalla Sublime Porta riguardo alla quistione del Montenegro allo scopo precipuo di giudicare se essa avevasi a considerare come seria oppure come mezzo di protrarne la soluzione.

Risposi immediatamente (2) la nuova proposta non essere seria. Essa era vaga, presentava tutti gli inconvenienti senza i vantaggi delle precedenti, né aveva alcuna probabilità d'essere accettata dal Principe di Montenegro, e l'esecuzione di essa non potrebbe in ogni caso essere né immediata né facile. Essa non aveva evidentemente che uno scopo dilatorio, e le Potenze non dovrebbero accettarla.

M'incombe ora di meglio spiegare il mio concetto. La proposta in discorso era concepita in termini vaghi, imperocché essa non conteneva di fatto alcuna indicazione sul territorio a cedersi né all'oriente né all'occidente del lago di Scutari, tanto che nasceva perfino il sospetto che lo stesso Governo Ottomano non avesse fatto quella comunicazione che per la forma e per guadagnare tempo.

La proposta presentava tutti gli inconvenienti senza i vantaggi delle precedenti. Anche senza conoscere i dettagli che avrebbero potuto venire appresso, si scorgeva senz'altro che, conservando alcune posizioni ai Turchi nella valle di Podgoritza, si lasciavano in presenza gli Albanesi ed i Montenegrini. Né è difficile scorgere quale sia la ragione dell'insistenza dei primi di rimanere in quella regione. Già fin dall'inverno scorso sapevasi che i capi Albanesi invitavano le bande a tenersi pronte per una spedizione contro Podgoritza da effettuarsi nel prossimo maggio. In questi stessi giorni l'Ambasciatore d'Inghilterra avendo intrattenuto il Signor Ministro degi Affari Esteri della possibilità d'una dimostrazione navale delle Potenze innanzi a Dulcigno, Abedine Pascià rispondeva in quel caso gli Albanesi non difenderebbero quel territorio, ma dirigerebbero tutte le loro forze ad un attacco contro Podgoritza. Ed il massacro dei Montenegrini occorso pochi giorni sono nelle vicinanze di Tusi dimostra sempre più che significhi la presenza degli Albanesi e dei Montenegrini in quelle valli.

E che vale il compenso a darsi nel distretto di Dulcigno se esso non comprende quel porto? Basta gettare uno sguardo sulla carta per vedere che la valle incomincia precisamente a Dulcigno e continua fino alla Boiana.

Le cessioni fatte al nord di Dulcigno non si riferirebbero quindi che alla parte montuosa della regione, né avrebbero alcun valore pel Montenegro.

Questa proposta non avrebbe dunque il vantaggio di dare al Montenegro una frontiera strategica all'est del lago quale era prescritta dall'accordo del 18 aprile né presentava il compenso adeguato che forniva la recente proposta Inglese lungo il mare. Ed essa non poteva quindi essere accettata dal Principe di Montenegro.

La nuova proposta Ottomana non poteva dunque avere che uno scopo dilatorio.

Queste considerazioni mi avevano dettato il telegramma del 17 corrente; se non che l'indomani venne a mie mani il telegramma (l) pel quale l'E. v. mi significava il Ministro di Turchia averle comunicato il testo della risposta della Sublime Porta di cui si tratta, il R. Governo vorrebbe conoscere i termini esatti della proposta che la Sublime Porta sarebbe disposta a concedere e riguardo ai quali noi potremmo forse indagare efficacemente il terreno a Cettigne. Risposi senza frapporre alcun indugio all'E. V. (2) la Sublime Porta non essere in grado di fornire i termini esatti della nuova proposta, poiché non li aveva concepiti essa stessa (il che mi risultava chiaramente da un colloquio da me avuto con Abedine Pascià il giorno innanzi), un completo accordo esistere qui fra gli Ambasciatori, i quali agivano di concerto in tutto; l'azione separata d'una delle Potenze sarebbe pericolosa, e nuocerebbe al progresso dei negoziati. Né aggiungerò oggi alcuna osservazione riguardo alla opportunità da parte dell'Italia di intromettersi nuovamente fra la Turchia ~::u 11 Montenegro dopo i fatti occorsi nell'aprile u.s.

E stamane compariva il telegramma (3) che l'E. V. mi faceva l'onore di rivolgermi per ragguagliarmi il Governo Britannico aver indirizzato, nella giornata di ieri, l'invito di procedere alla comunicazione da farsi alla Sublime Porta in seguito agli ultimi accordi, ed alle condizioni in pari tempo menzionate, quello di Sua Maestà avere aderito a siffatto invito per quanto lo riguardava. E prego l'E. V. d'aggradire i miei ringraziamenti per questa comunicazione, al contenuto della quale avrò cura di conformare il mio lingua,ggio ed i miei atti.

(l) -Cfr. n. 318. (2) -Cfr. n. 322.
330

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 985/538. Londra, 20 luglio 1880, ore 14,30 (per. ore 16,30).

Voici ce que Granville m'a dit aujourd'hui au sujet du Monténégro. Il croit que la nouvelle proposition faite par la Porte pour la délimitation de la frontière n'est qu'un moyen dilatoire, inadmissible et que par conséquent

il faut s'en tenir au projet anglais auquel !es Puissances ont déjà adhéré. Quant à la suggestion du prince de Monténégro de lui venir en aide avec troupes de terre pour résister aux albanais, Granville pense que toute réponse à cette demande serait prématurée avant que éventualité redoutée se soit réalisée. Dans ce cas les Puissances s'entendraient pour aviser. En attendant il espère toujours que la simple démonstration navale suffira pour éviter les hostilités. Telles sont les réponses aux deux télégrammes de V. E. en date du 17 (1). Granville m'a exprimé sa satisfaction pour les réponses données par v. E. à Paget qui forment objet du télégramme de V. E. Aujourd'hui il a ajouté que l'Allemagne a promis aussi d'intervenir avec quelques navires de guerre. Pour la question de Dulcigno il a grande confiance dans le résultat d'un accord complet des Puissances pour contraindre la Porte à céder sans susciter difficultés.

(l) -T. 539 dell'll lugl!o, non pubblicato. (2) -T. 970 del 18 lugl!o, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 324.
331

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 986. Gravosa, 20 luglio 1880, ore 17,10 (per. ore 19).

La Sublime Porte ayant fait répandre par ses ambassadeurs que la sanglante affaire dont il est question dans mon télégramme du 13 courant (2) a été le résultat d'une attaque des monténégrins, le prince Nicolas demanda à la Turquie de rétablir officiellement vérité des faits ou il aurait rappelé son chargé d'affaires de Constantinople. La Sublime Porte proposa au prince de nommer une commission turco-monténégrine chargée de faire enquète à ce sujet. Son Altesse indignée de l'expédient rappela son chargé d'affaires. Celui-ci quittera Constantinople vendredi prochain. Par communication successive Son Altesse me prie de faire conna!.tre a V. E. qu'on fait maintenant en Albanie un enròlement général et des préparatifs de guerre immédiate, en sorte que situation devient de plus en plus grave.

332

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PARIGI, CIALDINI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, E A WASHINGTON, DI CAMPOREALE (3).

D. Roma, 20 luglio 1880.

Gli interessi rilevantissimi che le principali Potenze marittime hanno sulle sponde del Pacifico ci sembrano imporre loro il dovere di nulla negligere che

22o

possa giovare a mettere termine ad un conflitto cosi rovinoso per le numerose e già fiorenti colonie colà stabilite.

L'imminenza di maggiori pericoli e considerazioni di umanità hanno, in questi ultimi tempi, indotto il R. "Governo a nuovamente considerare se per avventura non sia giunto il momento di interporsi fra i belligeranti ed offrir loro una amichevole mediazione.

La pronta cessazione delle ostilità è infatti il solo mezzo di proteggere • efficacemente gli interessi dei neutrali, mentre nessuna indennità, posto anche che le condizioni finanziarie del Chilì gli permettano di concederla, varrebbe mai a compensarli dei danni provenienti dalla completa cessazione di ogni commercio.

Queste considerazioni, da noi esposte al Gabinetto di Londra, vennero favorevolmente accolte dal ministro degli esteri della regina, il quale si è mostrato disposto ad associarsi all'iniziativa presa dal R. Governo.

E non meno favorevole accoglienza noi speriamo sarà fatta alla nostra proposta così da codesto Gabinetto, come dai Gabinetti di..., ai quali ci indirizziamo egualmente, non essendo di poco rilievo i rispettivi interessi minacciati dalla continuazione delle ostilità.

L'intento altamente umanitario, che ci proponiamo, sarà tanto più facilmente raggiunto quanto maggiore sarà il numero delle Potenze marittime che vorranno associarsi alla proposta azione conciliatrice.

Il rapido incalzare degli avvenimenti non consentendo lunghi negoziati, il Governo italiano si propone di dar subito per telegrafo opportune istruzioni ai suoi rappresentanti a Lima ed a Santiago (1), perché, d'accordo coi loro colleghi, cerchino di cogliere la prima opportunità che fosse per presentarsi propizia all'offerta dei loro buoni uffici per la pacificazione.

Il Governo del Re ama sperare che analoghe istruzioni saranno pure impartite ai rappresentanti di... presso il Chili ed il Perù, ed è in questo senso che io La prego di far pronti uffici presso codesto Governo.

(l) -Cfr. nn. 317 e 319. (2) -T. 939 del 13 luglio, non pubblicato. ma cfr. n. 312. (3) -Ed. in LV 30, p, 254.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TERZAGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 81. Belgrado, 20 luglio 1880 (per. il 2 agosto).

Un personaggio, non serbo, giunto testé da Vienna, e per la sua posizione intieramente in grado di essere bene informato, davami contezza di un colloquio tra il Barone di Haymerle ed il Colonnello Catargi, Ajutante di campo del Principe Milano, ch'ebbe luogo durante la recente dimora di Sua Altezza nella Capitale austriaca. Il Ministro Imperiale e Reale avrebbe dato al Colonnello l'assicuranza che l'Austria-Ungheria appoggerebbe la Serbia in questioni di politica estera; che anzi nel caso di nuovi mutamenti, che acca

dessero, per la forza delle cose, nella penisola balcanica, la Serbia, potrebbe forse nutrire la speranza di estendere i suoi confini verso l'Oriente e verso quella parte di vecchia Serbia, che ancora rimane alla Turchia. Ciò però sotto la condizione assoluta e perentoria di non volgere, né ora né mai, i suoi sguardi verso la Bosnia; un sintomo qualsiasi di questa tendenza porterebbe conseguenze gravissime.

Se l'Austria ha creduto, con questo linguaggio, guadagnarsi gli animi dei Serbi, sembrami non abbia ottenuto, in tal modo, l'intento. Al Ministero Principesco per gli Affari Esteri mi fu confermato, dopo qualche reticenza, quanto narrai qui sopra. Si soggiunse che la Serbia ora non cura che il suo svolgimento economico; ma se lo sfacelo della Turchia dovesse diventare un fatto compiuto, la Serbia non potrebbe dirigere le sue aspirazioni che verso la Bosnia, se questa via le fosse preclusa, verso il mare Egeo e Salonicco; avere la Serbia tendenze esclusivamente serbe e non panslaviste; essere quindi amara ironia additarle l'Oriente, ove darebbe di cozzo coi bulgari e con nazionalità ben diverse dalla propria.

(l) In realtà le Istruzioni erano state già date 11 18 luglio con t. 543, non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 988. Vienna, 21 luglio 1880, ore 20,05 (per. ore 21,40).

Cabinet autrichien ne s'est pas encore prononcé d'une manière positive, soit à l'égard de la condition mise en avant par la France de pratiquer po\).r la Grèce la méme méthode d'action qui serait adoptée pour le Monténégro, qu'à l'égard de la déclaration que l'Angleterre propose de faire signer par les ambassadeurs à Constantinople. Tout en se montrant disposé à adhérer en principe à ces deux propositions, le Cabinet autrichien les considère trop graves pour les accepter sans mure reflexion. Il a donc demandé du temps pour répondre, bien entendu qu'en tout cas acceptation de la part de l'Autriche sera subordonnée à l'adhésion de toutes les puissances.

335

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1860. Terapia, 21 luglio 1880 (per. il 27).

Questi Ambasciatori si radunarono in conferenza privata li 17 e 20 del presente. Lo scopo di siffatte riunioni era quello di deliberare sulla risposta della Sublime Porta riguardo agli affari dell'Armenia. Senonché quando fummo radunati l'una e l'altra fiata, non si parlò quasi che della quistione del Montenegro che presentava maggior carattere d'urgenza e di gravità. Le relazioni ricevute dai rispettivi Consoli portavano che aopo un forte movimento di albanesi verso Dulcigno, succedeva ora una formidabile concentrazione di quelli a Tusi. Quando si seppe che le Potenze proponevano di sostituire la cessione del distretto di Dulcigno a quella della valle della Zeta, le forze albanesi erano accorse in quella direzione; ora che sapevasi la Sublime Porta risponderebbe respingendo la cessione di Dulcigno, e ripiegandosi sul protocollo del 18 aprile, esse ritornavano nella valle della Zeta. Quelle truppe irregolari erano dunque meravigliosamente informate delle varie fasi diplomatiche della pendenza. Ma v'ha di più. L'Ambasciatore d'Inghilterra avendo avuto occasione d'intrattenere il Signor Ministro degli Affari Esteri del progetto delle Potenze di mandare una flotta europea innanzi a Dulcigno per coadiuvare le forze ottomane alla consegna di Dulcigno al Montenègro, Abedine Pascià rispondeva in quella eventualità gli albanesi non difenderebbero quelle regioni, poiché non vorrebbero esporsi al fuoco delle navi europee, ma attaccherebbero il Montenegro da altra parte, a Podgoritza per esempio. Né ho d'uopo d'aggiungere di quanta influenza goda Abedine Pascià presso i suoi compatrioti. La dimostrazione navale delle Potenze poteva dunque avere per effetto di provocare un attacco contro il Montenegro nel suo proprio territorio, e questa minaccia ci era fatta balenare dal Ministro degli Affari Esteri della Turchia. È nostro dovere d'illuminare i rispettivi Governi sul vero stato delle cose, epperò si convenne di dare a questi avviso telegrafico delle cose sovradette, il che feci pel mio telegramma del 17 del presente (1).

Nella riunione di ieri si venne nuovamente a trattare degli effetti potrebbero venire dalla dimostrazione navale in discorso. E' oltremodo probabile che la Sublime Porta si rifiuti a cooperare alla consegna di Dulcigno al Montenegro, poiché ne rifiuta la cessione. Ed allora che faranno le Potenze? D'altra parte è dubbio che il Montenegro abbia forze sufficienti per occupare quel distretto e difendersi in pari tempo da uno strenuo attacco d'altra parte. Quale sarebbe la posizione delle Potenze quando la dimostrazione non fosse per produrre H desiderato effetto? E lungamente si discusse sulla responsabilità apparteneva al Governo Imperiale di trovarsi innanzi a siffatto stato di cose, e sul potere esso avrebbe di portarvi rimedio.

E fummo d'avviso essere, alla peggio, utile di far constatare in modo positivo l'impotenza di quello di procedere all'esecuzione del Trattato di Berlino, al quale scopo servirebbe efficacemente la nuova comunicazione a farsi alla Porta, e riguardo alla quale stiamo aspettando le idonee istruzioni. Senonché queste non furono che discussioni accademiche, poiché a noi appartiene bensì il dovere di ragguagliare i rispettivi Governi della condizione delle cose, a questi sta di prendere la determinazione che giudicano conveniente nell'interesse dei rispettivi Stati.

Ho l'onore di segnar ricevuta all'E. V. degli ossequiati dispacci di questa serie dal n. 1074 in data del 23 giugno scorso al n. 1079 in data 16 cor~ rente (2).

20 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) -T. 962, non pubblicato. (2) -Non pubblicati.
336

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 554. Roma, 22 luglio 1880, ore 19,10.

Le temps m'a manqué jusqu'ici pour répondre à la lettre que V. E. m'a écrite le 9 de ce mois (1). C'est, d'ailleurs, seulement hier que Maraini, arrivé à Rome, m'a fait part des détails que V. E. m'avait annoncés. Maintenant, pour ne pas arriver trop tard avec une lettre, je résume ma pensée au sujet de Tunis dans ce télégramme. Notre idéal, au point de vue politique, étant le maintien <lu statu quo dans la Régence, nous pouvons, à cet égard, étre aussi explicites que possibile et nous n'hésitons pas à réitérer sur ce sujet, à Paris comme ailleurs les déclarations les plus formelles. Le còté scabreux de la question est que la France veut s'arroger à Tunis une situation politique dont elle entend nous exclure. V. E. a pu se convaincre, par ce qui vient de se passer dans nos deux Chambres de l'impossibilité de faire accepter par l'opinion publique en Italie una pareille prétention. Etant tout-à-fait disposés, pour notre part, à rester sur le terrain commerciai, nous devons donc, pour écarter toute cause de conflit avec la France, nous appliquer à faire en sorte que la France apprécie tout ce qu'il y a, pour elle aussi, d'avantageux à rester sur ce terrain. C'est, je le comprends, un travail d'autant plus difficile que des intéréts spéciaux font jouer, contre une pareille politique, des influences considérables auprès des hommes qui gouvernent la France. Notre but doit étre, par conséquent, avant tout, de gagner du temps, et, je pense camme V. E., que notre tache ne peut sérieusement étre abordée qu'à la rentrée des hommes politiques à novembre prochain. Cependant je crois que nous devons veiller attentivement pour ne pas ètre surpris par quelque coup imprévu. V. E. pourrait, peut-étre, tater le terrain en renouvelant avant de partir de Paris, nos déclarations amicales et en laissant, encore une fois, comprendre que nous serions préts à donner un gage de conciliation en admettant dès aujourd'hui, et sauf à se concerter pour les détails d'exécution, l'opportunité d'un changement des deux consuls.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. 919. Roma, 22 luglio 1880.

L'E. V. ha fedelmente interpretato il pensiero del R. Governo quando, nel colloquio riferitomi col rapporto dell'll luglio, n. 647 (1), ella ebbe a trattare con lord Granville delle cose di Tunisi. Nulla è più alieno dall'animo nostro che l'intendimento, a torto attribuitoci di voler praticare nella Reggenza una politica irrequieta ed invaditrice. Invece nostro proposito è quello di

rispettare lo statu quo e di fare anzi quanto da noi di,pende perché questo sia mantenuto, sembrandoci che la presente condizione di cose sia la più acconcia per il libero svolgimento degli interessi economici ai quali la Reggenza è campo propizio.

Il nostro programma è adunque sem:plice assai e si compendia nella continuazione di quella politica schietta ed operosa la cui tradizione risale anche oltre la costituzione del nuovo Regno, e che cementò ottimi rapporti di amicizia tra la Tunisia e l'Italia, anche fin da quando questa era divisa in più Stati. Noi consideriamo la Tunisia, ove sono numerose e industri le colonie italiane, non altrimenti che come uno Stato amico, di cui è altamente desiderabile lo sviluppo morale e materiale, e al quale può quindi riuscire utilissima l'attività dei nostri concittadini. Che se questa nostra politica, disinteressata e benevola, ci ha procacciato e ci procaccia una influenza, sarebbe ingiusto che altri voglia adombrarsene, e ne tragga la supposdzione di disegni che non abbiamo mai concepito.

Ciò che a noi duole si è che la Francia non voglia ammettere quanto v'ha di naturale e di legittimo nelle nostre aspirazioni. Certo, se si prende per base d'ogni argomentazione la massima, proclamata senza ambagi da certi diarii francesi, che la Tunisia sia da riguardare politicamente ed economicamente, come una appendice dell'Algeria, parrà invadimento od intromissione tutto ciò che da noi si faccia per esplicare l'attività nostra nella Reggenza. Ma a noi non sembra ammissibile un punto di vista così disforme dalla realtà dei fatti, né crediamo che le altre Potenze, l'Inghilterra in ispecie, vogliano accogliere una teoria che già fin d'ora turberebbe l'equiUbrio delle forze nel Mediterraneo. Noi ci lusinghiamo invece che sopratutto l'Inghilterra non vorrà negarci, quando l'occasione fosse per presentarsele, l'opera sua conciliatrice, e cercherà di condurre la Francia ad un equo apprezzamento della reciproca situazione.

V. E. sa che qui si tratta di una di quelle questioni in cui è unanime la opinione pubblica in Italia. Non v'ha partito o frazione di partito che, a questo riguardo, dissenta dal Governo. Se ne ebbe prova recente quando le due Camere, pochi giorni or sono, furono chiamate a pronunciarsi circa il sussidio, che, come suol farsi in simili circostanze, si volle accordare alla società Rubattino per un maggiore svolgimento dei suoi servizi nella Tunisia, tra i quali ora trovasi compreso anche l'esercizio del tronco ferroviario Tunisi-Goletta. Non vi furono dubbiezze od esitazioni, non obiettarono neppure coloro che si mostrano di consueto i più restii a largheggiare nell'uso della pubblica pecunia. E il voto fu quasi unanime nell'uno e nell'altro ramo del Parlamento. Donde è da argomentare che in questa materia non è lecito al Governo di transigere, e che quelle estere potenze che vogliano assicurarsi l'amicizia dell'Italia, debbono tener conto di interessi di cui il Parlamento si mostra così geloso custode.

Avrei grato che l'E. V., traendo la opportunità dà questo mio dispaccio, ripetesse anche in nome del R. Governo a lord Granville le cose da lei spontaneamente dette, e cosi sempre più lo confermasse nel convincimento della stretta legittimità della nostra politica rispetto alla Tunisia.

(l) -Cfr. n. 293. (2) -Cfr. n. 301.
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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FORESTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 97. Atene, 22 luglio 1880 (per. il 27).

Nel colloquio che ieri ebbi l'onore di avere con il signor Tricoupis, S. E. senza che io provocassi il discorso entrò a parlare della risposta data dal Governo ellenico alla nota collettiva dei rappresentanti delle Grandi Potenze.

Il Primo Ministro mi disse anzitutto che l'Incaricato di Francia gli avea pocanzi riferito che la risposta ellenica alla notificazione era stata trovata dai membri del Corpo diplomatico fredda. Avendo io soggiunto che tale era appunto stata l'impressione prodotta il signor Tricoupis mi rispose che mi dovea alcune spiegazioni in proposito pregandomi le recassi a notizia del mio Governo.

La nota, dissemi, era difatti redatta in termini molto riservati perché, trattandosi di un arbitrato esercitato dall'Europa fra due Potenze sarebbe stato accusare le Grandi Potenze di parzialità profondersi in ringraziamenti verso gli arbitri che aveano presentata la loro sentenza. D'altronde alcuni Gabinetti avendo dato consigli di moderazione alla Grecia e preghiera di non provocare la Turchia sarebbe stato un non ottemperare a que' consigli ed un suscitare le ire della Porta il fare troppe dimostrazioni di gratitudine all'Europa.

Era per i medesimi mohlvi che il Governo ellenico si era astenuto da qualunque partecipazione ufficiale sia alle feste che aveano avuto luogo in tutto il Regno per la notificazione fatta dalle Potenze sulla nuova frontiera greca, sia alle dimostrazioni di riconoscenza verso l'Europa, era perciò che il signor Tricoupis avea inibito alle musiche militari di prendere parte alla manifestazione popolare già da S. E. sconsigliata che ebbe luogo sotto le r·esidenze delle varie missioni, e impedito a questa di recarsi sotto le finestre della sua abitazione. Il signor Tricoupis mi dichiarò di bel nuovo che allora la riconoscenza sarebbe dovuta all'Europa quando le Potenze avessero agito per fare eseguire la sentenza d'arbitrato da loro resa. Una sentenza per sé non merita né biasimo né lode poiché il fare altrimenti sarebbe un'ingiuria 8.li giudici, un dubitare della loro onoratezza.

Io, secondando il desiderio del Primo Ministro ellenieo trasmetto all'E. V. le spiegazioni fornitemi dubitando però che possano convincere con la loro speciosità l'E. V. sulla non dovuta gratitudine del Governo ellenico e non l'inducano a persuadersi delle soverchie pretensioni della Grecia che non vuole ammettere sia stata trattata con benevolenza ma solo eon equità. E d'altronde l'avere voluto l'Europa esercitare quell'arbitrato il cui risultato è stato favorevole alla Grecia mi pare sia già un titolo alla riconoscenza.

Avendo osservato a S. E. come una parola fra le altre avea fatto al Corpo Diplomatico una certa sensazione cioè quella di mandato, poiché non si poteva ritenere che fossero la Grecia e la Turchia che avessero dato un mandato all'Europa né le Potenze a loro stesse, S. E. replicò essere stato il Congresso di Berlino. Soggiunsi che evidentemente era una questione di forma non volendo insistere né aggiungere che il Congresso non e.ra che una delegazione delle Potenze e quindi inferiore ad esse.

Il tono della conversazione fu oltremodo amichevole e S. E. fu più del solito cortese quasi che volesse correggere l'impressione della nota scritta e più che a difendersi mirasse a scusarsi.

Ai miei colleghi che gli sottoposero anch'essi qualche osservazione fece le medesime dichiarazioni; solo il signor Corbett, che non vede che per gli occhi del Signor Tricoupis, ha trovato ottimamente redatta la nota e molto soddisfacenti le spiegazioni.

Al signor Ternaux che per varie vie gli fece intendere l'opportunità di una visita usò quella cortesia senza però fare motto della nota collettiva, durante il colloquio.

La nazione Greca per fortuna non è tutta del parere del si,gnor Tricoupis, la maggior parte degli uomini assennati disapprovano e costantemente gà.ungono testimonianze di riconoscenza verso le Potenze da ogni parte della Grecia. E per una certa contraddizione propria delle cose umane, spetta al signor Tricoupis di raccogliere e trasmettere a queste rappresentanze queste manifestazioni di gratitudine.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. R. Parigi, 22 luglio 1880.

Incapace di scrivere lunghe lettere di mio pugno sono costretto di valermi deila mano altrui. Spero che ella vorrà perdonarmelo. Jeri nel tardo pomeriggà.o feci una visita di congedo al sig. di Freycinet la quale diede luogo ad uno scambio di parole vivaci ed importanti sotto forma sempre della più cordiale amicizia.

Avendomi il sig. di Freycinet ripetuta la frase di costume c au revoir >, replicai essere fra le cose possibili ch'io non tornassi, troppo dispiacendomi la politica francese a nostro riguardo. Allora il Ministro degli Esteri sembrò scattare e proruppe: «voi rimproverate per non essere rimproverato a cagione dell'affare Rubattino. Non sapete voi che assicurando un interesse del 6 % a Rubattino esponete il Governo francese ad una tale pressione che potrebbe spingerlo forzatamente all'immediata occupazione di Tunisi? ». Risposi subito essere tal cosa l'occupazione di Tunisi che la Francia si guarderebbe bene dall'effettuare sapendo che da un canto perderebbe in eterno l'amicizia dell'Italia spingendola in una direzione politica assai diversa, dall'altro rinuncerebbe moralmente ai diritti sull'Alsazia e la Lorena prendendo il compenso indicatole da Bismarck.

Il sig. di Freycinet soggiunse dopo breve pausa: «ma infine cosa pretende l'Italia? ,, «L'Italia, risposi, non pretende all'occupazione di Tunisi, come abbiamo dichiarato parecchie volte: desidera il ritorno allo statu qua schietto e sincero, non ad uno statu qua apparente e che mascherd l'esclusiva influenza Francese in tutto e per tutto. La nostra numerosa colonia, la forza delle tradizioni, la giacitura dell'Itaiia nel bacino del Mediterraneo sono le considerazioni sulle quali poggiano le nostre pretese, considerazioni che senza dubbdo valgono il diritto di frontiera invocato dalla Francia. E come accade che vi ricordate del diritto di frontiera soltanto per Tunisi? Perché non lo applicate alla frontiera del Marocco ecc. ecc. ,,

Cosi seguimmo a bisticciare per qualche tempo venendo alla conclusione: essere desiderabile e necessario di trovare una soluzione che possa convenire egualmente ai due paesi e che accheti il turbamento prodotto dalla quistione tunisina nei rapporti dei due Stati. Risposi essere in ciò pienamente d'accordo seco e che al mio ritorno a Parigi potremmo rìpigliare questo interessante argomento. Il signor di Freycinet evidentemente è scosso ed impensierito del giro che va prendendo l'affare di Tunisi. Ma pel momento non mi parve opportuno di stringerlo vieppiù per varie ragioni.

In primo luogo il signor di Freycinet lascerà Parigi quanto prima e non vi farà ritorno prima della metà di settembre.

In secondo luogo per condurre avanti questa faccenda, ho bisogno di conferire a lungo coll'E. V. La prego dunque di dir,igermi un rigo in forma particolare e dirmi dove potrei raggiungerLa nel prossimo agosto in Italia o meglio ancora in Svizzera o altrove.

In terzo luogo Madame Adam sta per aprire una campagna giornalistica sulla quistione di Tunisi in un senso molto favorevole a noi. Essa spera ed assicura di avere alleati molti importanti giornali. Dice che la maggioranza francese è contraria alla politica seguita a Tunisi, politica voluta dal signor Gambetta.

Per tre mesi almeno essendo chiuse le Camere, la stampa potrà occuparsi a sazietà di codesta quistione tunisina. Vedremo se il risultato risponderà alle speranze di Madame Adam e se riescirà a formare nel pelago dell'opinione pubblica una corrente favorevole al nostro punto di vista.

Non v'ha dubbio che la politica del governo francese sotto l'apparenza di un grande pensiero serve soltanto al meschino compito di favorire speculazioni private.

Dicesi che le individualità spiccate formanti il contorno del signor Gambetta si preoccupino molto di far denari. Fra queste devesi notare in prima linea il signor Ebrard, direttore del Temps. Tornando a Madame Adam devo informare l'E. V. per sua norma ch'essa sembra in piena rottura col signor Gambetta e gli amici suoi. Questo fatto innegabile m'impone molta prudenza, giacché se Madame Adam vuol'essere accarezzata come buona e sincera amica d'Italia, non bisogna dimenticare che il Gambetta è quasi onnipossente e potrebbe in breve divenire Presidente deHa Repubblica.

In questo momento sono informato che il Mémarial Diplomatique ha ricevuto ordine da questo Ministero degli Esteri di pubblicare posdomani 24 un articolo sulla quistione di Tunisi combattendo le pretese italiane.

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CLEMENTE FARAINI A LÉON GAMBETTA

L. P. Roma, 23 luglio 1880.

J'ai eu, depuis ma rentrée en Italie, l'occasion de voir quelques uns de nos hommes politiques -M. Cairoli tout le premier -et de les entretenir de ce qui a formé, à Paris, l'objet de notre conversation. J'ai cherché, ainsi, à me faire, de la question de Tunis, une idée plus claire. Me permettrez-vous, maintenant, de venir vous faire part de mes impressions?

Ce qui rend difficile entre la France et l'Italie, à Tunis comme en Egypte, une entente qui devrait, au contraire, etre tout-à-fait naturelle, c'est 'la supposition erronée que l'influence italienne s'exercerait, dans ces deux contrées au détriment de l'influence française. L'action diplomatique qui, sous l'empire d'une pareille préoccupation, émane de l'Hotel de Quai d'Orsay, ne vise pas seulement à consolider la situation morale de la France, ce qui serait d'une légitimité incontestable, mais elle vise aussi, malheureusement à écarter la présence simultanée de l'Italie.

Cette tendance de la politique française est des plus fàcheuses. Elle crée, en Italie, une surexcitation d'esprits qui se trahit à toute occasion, sous toutes les formes imaginables, et sans aucune nuance entre les différents partis. Nous avons, tour à tour, assisté aux froides récriminations de M. Visconti Venosta, aux bouillantes attaques de M. Bonghi, au plaidoyer des Ministres. Le fond de tous les discours, vous vous en souvenez sans doute, n'a jamais cessé d'etre le meme. L'Italie a, en Egypte comme à Tunis, une position à défendre; ~e gouvernement, quel qu'il soit, est coupable s'il ne sait pas remplir ce devoir. En présence d'une parei:lle unanimité de sentiments, ce serait bien difficile, presque impossible, de chercher à modifier un jugement qui s'impose, chez nous, à tout le monde. Quoi qu'on essaye de faire, on n'y réussira jamais, et le Ministère qui ferait mine de vouloir endormir, sur ce terrain, amis ou ennemis, se ménagerait bien certainement la plus désagréable des surprises.

La situation est-elle donc vraiment sans remède? Je ne le pense pas et les amis nombreux que ,la France a en Italie partagent entièrement ma manière de voir.

J'ai dit tout d'abord que la préoccupation qui diete à la France sa politique actuelle, à l'égard de I'Egypte et de Tunis, est une fausse préoccupation. C'est là qu'il faut chercher la solution du problème. Il est clair, en effet, que si ,la France était amenée à se convaincre qu'elle doit voir, dans l'Italie venant demander à còté d'elle une piace suffisante à ses intérets à Tunis ou en Egypte, non pas une rivale incommode, mais une arnie sincère, peut-etre aussi une auxHiaire utile, il est clair, dis-je, que toute prévention devrait cesser entre les deux Cabinets, et rien ne les empecherait désormais de se confier, en toute franchise, leurs aspirations et leurs desseins. Le jour où cet heureux revirement d'opinion se réaliserait, on pourrait en Italie, sans s'exposer au soupçon

d'etre un ennemi juré de la France, plaider pour un deuxième Commlssaire italien pour la liquidation financière en Egypte, ou bien souhaite.r qu'une ligne minuscule, à Tunis, soit exploitée par une société italienne, ou bien, enfin, opiner que la France n'a ni droit ni intéret à s'opposer à ce qu'un cable direct relie l'Italie à la capitale du Bey.

Eh bien! c'est cette oeuvre de persuasion que j'aurais l'ambition d'entreprendre auprès de l'homme qui joue, aujourd'hui, un ròle principal en France. Ma prétention n'est grande qu'à raison de la grandeur du but; car il me suffit, pour un esprit aussi éclairé que le vòtre, de lui signaler l'aspect réel de la question.

Je commence par l'Egypte.

Que de sottes fables, que de contes imaginadres n'a-t-on pas accumulé à la charge de notre pauvre politique dans les affaires égyptiennes! On est vraiment tenté de croire que notre parenté avec le vieux Machiavel nous fait du tort. Il n'y a pas d'oeuvre ténébreuse, il n'y a pas de vilaine conspiration, qu'on ne nous ait pas attribuée. Pécheurs endurcis, nous n'aurions cessé de comploter avec Ismail Pacha, meme après sa chute, surtout après sa chute et ses loisirs de la Favorita, pour perpétuer, en Egypte, le désordre et le gaspillage au profit d'une Cour prodigue et d'une clientèle de parasythes. Ayez, de gràce, non pas la patience de lire le gros Livre-Vert que MM. Cairoli e Depretis ont publié l'année dernière, mais la bonté d'aujouter foi à une affirmation dont la sincérité est des plus faciles à contròler. S'il y a un reproche à faire à la politique italienne, en Egypte, c'est d'avoir pratiqué avec trop de conscience la maxime favorite de M. Cairoli: «Saremo inabili, ma sopratutto vogliamo essere

onesti~.

Nous avons été, nous sommes, aujourd'hui encore, en Egypte, pour la question financière, d'un désintéressement qui touche de près à l'ingénuité. La Commission de liquidation vient de p•résenter son oeuvre à Son Altesse Tewfick Pacha. Un ami obligeant m'a mis en mésure d'apprécier ce travail, qui, s'inspirant surtout de considérations politiques, a fait une part bien plus large aux intérets du gouvernement vice-royal qu'à ceux des créanciers. Les possesseurs de titres de la dette consoHdée ont été les plus durement traités. On leur fait, d'abord, subir une forte réduction de l'intéret. Ce n'est pas encore assez: on réduit encore, à la charge de la dette unifiée, les affectations de recettes qui lui avaient été allouées. Un commissaire seul s'est élevé au sein de la Commission contre une pareille proposition: c'est le commissaire italien. M. Baravelli plaidait, ainsi, en cette circonstance, la cause non pas des créanciers italiens, mais celle des créanciers français qui possèdent, à eux seuls, la presque totalité de la dette unifiée égyptienne. Je ne veux pas vous fatiguer avec trop de détails. Mais j'affirme encore, sans crainte d'etre démenti, que jamais l'Italie ne prendrait en Egypte la parole contre les intérets légitimes des créanciers français. Tout ceci n'est pas du regret stérile; car l'Egypte n'est peut-etre pas encore arrivé au terme de ses vicissitudes laborieuses: meminisse juvabit.

Je viens, maintenant, aux affaires de Tunis.

Il y a, dit-on, à Paris de ceux qui ne cachent pas leur opinion, à savoir qu'il convient à la France de s'annexer purement et simplement le dom~ine de la famille Husseinite. A vrai dire, la tradition de la diplomatie française était jadis toute différente. Un Ministre français dont on ne peut pas apprécier le talent d'école tout en ne partageant pas son credo politique, M. Drouyn de Lhuys a inséré, dans une de. ses dépeches concernant les affaires tunisiennes, une phrase qui est restée gravée dans ma mémoire. « Nous sommes (disait-il) trop les amis de la Turquie pour souhaiter de devenir ses vo1sins ». A-t-on, en France, abandonné aujourd'hui cette théorie? S'il en était ainsi, il vaut mieux qu'on nous le dise sans détours. Sauf à considérer la question à un point de vue plus général, nous serions, en pareil cas, assez raisonnables pour comprendre que tout le reste de l'affaire tunisienne devient accessoire, et surtout pour admettre que la France peut et doit se passer de voir des étrangers venir lui rendre, en matière de télégraphe ou de chemins de fer, les services que le Bey ne dédaigne pas.

Mais j'espère, quant à moi, surtout après l'impression que j'ai eu de vos paroles, vos déclarations, que le status qua politique de la Régence continue, pour la France, d'etre ce qu'il est pour l'Italie, c'est-à-dire un idéal permettant à un pays fertile de donner hospitalité aux t-ravailleurs étrangers, sans leur faire gouter en meme temps les delices fiscales et réglementaires de la civilisation. Sur ce point, nous sommes tous, en Italie, d'une conviction tenace. II n'y a pas de Ministre qui ne soit pret à souscr1re, à l'égard du status qua tunisien, tout engagement qu'on voudrait ·lui proposer. Si, dane, nous sommes d'accord, de part et d'autre, à vouloir respecter ce status qua, pourquoi devrions nous, sur un terrain purement commercia!, nous quereller mutuellement et nous entregarder d'un oeil jaloux et méfiant? Aujourd'hui c'est la France, puissamment riche, pleine d'activité et d'initiative, qui, profitant de la surabondance de capitaux et d'activité qui lui assure dans l'Europe économique une position principale, entreprend à Tunis l'exploitation d'un vaste réseau ferré, ou l'exercice de plusieurs lignes télégraphiques. Ce sera demain l'Italie qui, sortie pauvre, mais honorée, de sa Iutte contre le disavanzo, aime à piacer ses premières épargnes là où ses ancètres ont laissé une trace splendide de leur présence. Vous avez, de l'avenir auquel la France peut aspirer, une idée aussi large que l'horizon que votre situation vous permet d'·embrasser. C'est, dane, à Vous que je pose une franche demande. La dignité, la richesse, les intérets de la France auront-ils, dane, bien réellement à souffrir, à Tunis, de nos modestes tentatives? Nous nous touchons, nous fraternisons à Ventimille, à Modane; nous allons peut-etre nous toucher, fraterniser ailleurs le long de ces Alpes qui nous séparent sans nous diviser. Ce serait dane seulement à Tunis que les chemins de fer et les télégraphes italiens ne pourront pas se trouver en contact amica! avec les chemins de fer et les télégraphes français!

Non: je n'hasarde pas une affirmation téméraire; j'exprime une conviction profonde que je souhaite vivement de vous voir partager. L'Italie n'a, à Tunis, aucune visée politique; elle n'a d'autre ambition, dans la sphère commerciale, que de s'associer, dans la mesure de ses propres forces, à la mission civilisa

trice de la France. La France, animée d'intentians identiques aux notres, dait, à Tunis camme partaut ailleurs naus tendre une maJn fraternelle.

Je vaus ai dit nettement ma pensée taute entière. Je n'ai plus qu'à tirer ma canclusian. II n'y a, à Tunis camme en Egypte, paint de véritable différend entre la France et l'Italie: il n'y a qu'un malentendu regrettable. Une fais ce malentendu écarté, je vais, en m'élevant à des cansidératians d'un ardre plus général, bien des raisans paur que la France et l'Italie saient et restent amies; je n'en vais aucune paur que leur accard sait traublé... Ceci devrait, ce me semble, naus danner à refléchir.

(l) Ed. in L. CHIALA, Pagine di Storia contemporanea, fase. 2, Tun!si, Torino, 1895, pp. 207-211.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 977/539. Londra, 24 luglio 1880, ore 16,04 (per. ore 19,40).

Granville m'a dit hier soir que toutes les puissances étaient maintenant d'accord sur la question monténégrine et avaient accepté la proposition anglaJse avec la condition suggérée par la France.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. CONFIDENZIALE 560. Roma, 25 luglio 1880, ore 15.

J'avais communiqué votre télégramme (l) à Londres et Granville avait pensé (2) que toute réponse à la demande du Monténégro semit prématurée, et que, le cas échéant, les puissances s'entendraient pour aviser. Maintenant, je vois par le texte de la lettre du 15 de M. Radovich (3) que le prince se préoccupe non pas autant des difficultés de la prise de possession, que de la situation dans laquelle il se trouverait plus tard vis-à-vis des albanais et de la Turquie. La proposition britannique est aujourd'hui acceptée par tous les Cabinets avec amendement français portant que la meme méthode de démonstration navale serait, s'il est nécessaire, pratiquée pour la Grèce. Cela étant je pense que le prince devrait franchement faire part de ses appréhensions à tous Ies Cabinets qui devraient, ce nous semble, sentir tous la responsabilité qui leur incombe.

(l) -Cfr. n. 317. (2) -Cfr. n. 330. (3) -Tale lettera era stata trasmessa da Durando in allegato al R. 56 del 16 luglio, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. R. Parigi, 25 luglio 1880.

Secondo quanto Ella mi ordinava nel suo telegramma di jeri l'altro (1), cercai di rivedere il sig. Freycinet prima di partire per Contrexeville e quantunque mi fossi accomiatato da lui. Riescii difatti a trovarlo jeri neil pomeriggio e s~mulandomi irritato dell'accusa a noi mossa da qualche giornale di meditare l'occupazione di Tunisi, in un momento, nel quale la Francia fosse serdamente impegnata, siccome accadde per Roma, ebbi campo di fare le dichiarazioni desiderate dall'E. V.

Lo feci per iscarico di coscienza e per mettere il sig. Freycinet in vena di parlare, essendo per mio conto persuaso che il Governo francese non crede punto a queste frottole e non ci giudica tanto pazzi da tentare un'avventura simile a suo dispetto.

Il sig. Freycinet, senza da,.rsi per inteso delle nostre supposte velleità di occupazione, ritornò sul terreno dell'influenza, e mi volle ripetere quanto già mi aveva detto e ridetto che la Francia consentiva a noi, e ben volentieri, qualsiasi iniziativa ed influenza privata, ma non consentirebbe del pari all'Italia un'influenza politica a Tunisi vietandolo l'interesse palese deD.la Francia.

Soggiunsi allora, ripetendo anch'io quanto aveva dichiarato in altri colloquii, che l'Italia non si rassegnerebbe mai a questa pretesa: che la Francia poteva bensì volerlo ed ottenerlo colla forza, ma che l'inimicizia eterna dell'Italia sarebbe il risultato inevitabile di tale condotta. Che bisognava esser cieco per non vedere in tutto ciò la mano del Principe di Bismarck, che, spingendo la F·rancia a Tunisi, mirava a precluderle sempre più il ritorno nell'Alsazia e nella Lorena e ad indisporla con noi. Sembrare a me che il mantenimento dei buoni rapporti coll'Italia dovesse pesar più di Tunisi nella bilancia francese, e che in fin dei conti da noi si chiedeva soltanto una parte di legittima influenza in un paese, che non è francese, e che dovrebbe essere retto dal suo Sovrano indipendente e non dal Console di Francia.

«Del rimanente, continuai, credo che sarebbe oppor.tuno di abbandonare le frasi nebulose ed astratte e di studiare amichevolmente un modus vivendi pratico, mercé cui la Francia e l'Italia potessero trovarsi e convivere a Tunisi, senza contrasto, senza lotte :..

«Avete ragione, disse il Freycinet, e dobbiamo adoprarci a questo scopo, non in questo momento di sovreccitazione, ma più tardi, quando sia attutita l'impressione vivissima che ha prodotto in Francia la faccenda di Rubattino e il voto quasi unanime della vostra Camera, voto imprudente che ha smascherato le batterie, ferendo la suscettività francese».

Riconobbi anch'io che il momento attuale non era propizio alla combinazione di un modus vivendi e dovetti astenermi dall'accennare di nuovo alla

mia idea primitiva di cambiare i nostri due Consoli a Tunlsi, idea bene accolta un mese fa e che oggidì rischierebbe d'essere respinta.

Fu a questo punto che il sig. Freycinet, assai raddolcito, e come obbedendo ad un impulso subitaneo proruppe: «Ma perché vi ostinate a pensare a Tunisi, dove la vostra concorrenza può turbare un giorno o l'altro i nostri buoni rapporti, perché non volgereste piuttosto gli occhi su Tripoli, nel qual luogo non avreste a lottare con noi né con altri?».

Queste parole mi ricordarono una frase analoga sfuggita un giorno al Duca di Decazes e dovetti convincermi sempre più che esiste un pensiero politico permanente, tradizionale, rispetto alla costa mediterranea dell'Africa, pensiero a cui tutti i partiti si mostrano ossequenti e si studiano di custodire, trasmettere e sviluppare.

Risposi che una simile indicazione mi rammentava il consiglio dato da Bismarck a Napoleone terzo di prendersi il Belgio e lasciar le provincie Renane in pace. Che noi non aspiravamo a Tripoli più che a Tunisi, ma desideravamo soltanto che codeste Reggenze fossero mantenute in statu quo. Aggiunsi che di Tripoli non occorreva parlare, neanche a titolo di compenso, se mai la Francia occupasse Tunisi un giorno, a meno che Tripoli non cessasse di far parte dell'Impero turco. <<L'avvenire è nelle mani di Dio (frase prediletta del sig. Freycinet) e potrebbe darsi, seguitò egli a dire, che un giorno, senza dubbio lontano, la Francia fosse condotta dalla forza delle cose ad occupa,re e ad annettersi la Reggenza di Tunisi. Noi non vorremmo che ciò avvenisse, se pur deve avvenire, a prezzo dell'amicizia che ci lega all'Italia e che desideriamo sinceramente di conservare. Voi partite ed io pure partirò in breve. Ci rivedremo ai primi di ottobre e ripiglieremo allora a parlare di questo argomento nella certezza che gli animi si saranno calmati in Italia e in Francia e che potremo ragionare tranquillamente. Io potrò dichiararvi che la Francia non pensa punto, né poco all'occupazione di Tunisi, ma siccome l'avvenire è nelle mani di Dio e potendo accadere in un tempo più ù meno remoto che la Francia fosse proprio spinta dalla necessità d'una .>ituazione qualsiasi ad occupare la Tunisia, io vi dichiarerò in pari tempo che, se un caso simile si presentasse, l'Italia ne sarebbe avvertita con ogni possibile anticipazione, ed ajutata dalla nostra influenza cordiale ad ottenere nel bacino del Mediterraneo un compenso proporzionato e sufficiente, affine di conservare l'equilibrio della rispettiva preponderanza».

«Sta bene, replicai, di ciò parleremo più tardi: per ora ciò che più importa, ciò che urge sovra tutto, si è di ben definire in modo accettabile i limiti dell'influenza italiana a Tunisi, onde la convivenza de' sudditi e degli interessi nostri divenga possibile e facile coi sudditi e cogli interessi francesi».

Qui ebbe fine il colloquio, dal quale mi pare possasi arguire:

1° che l'attuale Governo non farà nulla di improvviso né di violento;

2° che, senza confessare un progetto di prossima occupazione a Tunisi, ammette però e dichiara francamente che ciò potrebbe aver luogo in un'epoca più o meno lontana, come per forza d'opinione pubblica;

3° che ciò accadendo, sarebbero dolenti di far cosa a noi spiacevole per cui procurerebbero di farla col maggior garbo possibile e !asciandoci balenare agli occhi la lusinga di un compenso.

Uscendo dal signor Freycinet mi affrettai a telegrafare all'E. V. {l) che aveva veduto questo signor Ministro degli Esteri ed eseguito l'incarico di fargli esplicite dichiarazioni ecc. ecc.

Verso sera mi recai pur anche a prendere congedo dal signor Grévy, il quale mi accolse coll'usata sua bonarietà. « Ebbene, mi disse, spero che vi sarete intesi con Freycinet; io gliela ho cantata chiara e gli ho detto di assopire assolutamente la questione di Tunisi, giacché per tutto l'oro del mondo non vorrei perdere l'amicizia dell'Italia e molto meno poi per Tunisi, qui ne vaut pas un cigare de deux sous ».

Queste parole benevole e di forma semplice e schietta provano bastantemente (e ciò valga a rassicurarci alquanto) che nelle alte sfere del Governo esistono due correnti. L'una rappresentata dal signor Grévy e a cui si lega il partito moderato repubblicano. L'altra promossa dal signor Gambetta, di cui il Freycinet è l'eco obbediente e fedele.

Disgraziatamente per noi la volontà politica del signor Gambetta s'impone e sino ad ora riesce a sovrastare a tutti. Egli mi sfugge e lo tengo per cattivo indizio.

Ho creduto necessario riferire all'E. V. tutti questi minuti particolari, ond'ella possa rendersi conto esatto della situazione riguardo a Tunisi. Ogni colloquio, ogni discussione a tal proposito essendo rimandata di comune accordo ai primi di ottobre, abbiamo due mesi dinnanzi a noi per istudiar bene il quid jaciendum. Credo fermamente, anche dopo la ferrovia Rubattino e il voto quasi unanime della Camera, che la Francia non pensa ad occupare Tunisi per ora, a meno che non vi fosse da parte nostra una tale provocazione che sollevasse la Francia contro di noi. Più tardi la Francia finirà forse per occupare la Reggenza e non vi ha dubbio che la sua politica presente a Tunisi ha tutte le sembianze di una preparazione.

Dirò come Freycinet, l'avvenke è nelle mani di Dio. Frattanto sembra a me che dobbiamo occuparci di calmare l'eccitazione prodotta da questi ultimi casi e vedere se si riesce a combinare un modus vivendi abbastanza decoroso e tollerabile. Ciò per il presente.

In quanto alle evenienze future converrebbe aver già un piano di condotta preparato pel giorno in cui la Francia venisse a dirci: «mi decido ad occupare la Tunisia e a dichiararla provincia francese ».

Due eventualità assai gravi si affacciano subito al pensiero. O far la guerra alla Francia per impedirle di prender Tunisi, o stringersi seco in una alleanza, o semi-alleanza, affine di ottenere buoni patti ed equo compenso.

Checché se ne dica non siamo in grado di far la guerra alla Francia, le di cui forze navali basterebbero a rovinarci molte città. Un'alleanza o semi

alleanza mi sembra oggidì una follia che niuno potrebbe consigliare. Dunque conviene andar cauti e non tirarci addosso un guajo, promovendo intanto altre combinazioni che ci salvino dal pericolo delle due eventualità suaccennate. Il signor Freycinet ha messo molta insistenza a provarmi che è sopravvenuto un cambio nella politica italiana a Tunisi, dacché vi andò il deputato Mussi.

(l) Cfr. n. 336.

(l) T. 995 del 24 luglio, non pubblicato.

344

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 562. Roma, 26 luglio 1880, ore 18,30.

J'ai reçu ce matin la lettre particulière (l) par laquelle V. E. me rend compte de son prernier entretien avec M. Freycinet. Je vous suis très reconnaissant d'avoir tenu un langage digne et exprimant notre pensée dans toute son intégrité. Hier j'ai eu l'honneur de recevoir la visite du Roi et je lui ai communiqué les télégrammes de V. E. (2). Sa Majesté en a pris connaissance avec grande satisfaction. Notre point de vue se résume dans le sentiment qu'il y a, de la part de la France, une regrettable erreur d'appréciation. C'est un malentendu que nous devons nous efforcer de dissiper soit en cherchant à convaincre la France de la sìncérìté de nos dispositions arnicales envers elle, soit, en ce qui concerne l'affaire spéciale de Tunis, en prouvant qu'en remplissant le devoir qui nous incombe de protéger des intéréts légitimes italiens, nous n'entendons nullement nuire aux intéréts français. Si la polémique s'enga:ge je m'appliquerai à faire en sorte que les journaux dévoués au ministère acceptent et fassent valoir cette thèse avec une note dominante 4e grande bienveillance envers la France. Je compte partir de Rome, si ma blessure le permet, dans le courant de la semaine. Je resterai trois semaines à Rabbi dans le Trentin pour soigner ma blessure avec une cure qui m'est vivement recommandée par les médecins. Je serai très heureux de me rencontrer avec V. E., dans le lieu et le jour dont nous pourrons convenir par le télégraphe. Je me tiendrai, à cet effet, en communication avec V. E.

345

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P. Parigi, 26 luglio 1880.

Le mando copia della lettera che ho ricevuto stamattina dalla signora Adam e che le ho annunciata per telegrafo (3).

Mi permetta di ripeterle, Egregio Presidente, che la sola moderazione di linguaggio, di forme, e di propositi potrà risparmiarci un conflitto deplorevole. L'intemperanza di qualche nostro giornale e qualche altro fatto che :venisse a f·erire vieppiù la suscettività francese potrebbe condurci ad aperta rottura, le di cui conseguenze potrebbero esser gravi, se in vista di una simile probabilità non si è preparato un'altro indirizzo politico. Per ora, come vedrà dalla lunga lettera che le spedii jersera (l) siamo fors'anche in tempo di raddolcire 1gli attriti e riuscire a trovare un modus vivendi tollerabile da ambe le parti.

P. S. -Credo superfluo di raccomandare all'E. V. che la lettera della Signora Adam non sia vista da nessuno. Non conviene perdere questa buona ;unica.

ALLEGATO

JULIETTE ADAM A CIALDINI

L. P. Paris, 25 juillet 1880.

Vous le voyez, il n'y a rien eu dans le Mémorial Diplomatique! Il n'y aura dans nos journaux de polémique e.t de défis que ceux que vos journaux y provoqueront.

Si vous tenez compte du tort réel fait à nos intérèts privés par le triomphe de la Compagnie Rubattino, triomphe que notre Gouvernement n'a point essayé de combattre, mais que tout naturellement nos Compagnies, par des combinaisons à còté, essaieront d'amoindrir, avouez que, étant quelque peu écorchés nous avons bien peu crié. Si l'un de nos journaux avait imprimé le quart des a}greurs et des insinuations de 1a Riforma, ne nOIUS en eussiez vous pas quelque peu rendus responsables?

Croyez, mon cher ami, que je tiendrai ma promesse, vis-à-vis de vous et vis-à-vis de nos gTands amis i·tallens, chaque fois qu'il s'agti.ra de rédudre les menaces de conftit entre nos deux adorées patries. Mais il faut que je continue de sentir pour cela, que si les notres jouent parfois inconsciemment le jeu de M. de Bismark en voulant nous brouiller, les dissidents italiens ne jouent pas ce jeu consciemnient et n'y gagnent une influence sur l'esprit du Roi, de Cairoli et de Cialdini, que je crois tous trois o>rofondément sincères dans leur désir de ne pas séparer à l'extérieur les intérèts itaJ.ie.ns des intérèts français.

Croyez moi, mon grand et bien cher runi, vous pouvez ètre le grand lien diplomatique, le grand cable italien-français, et mon affection pour vous, si cela est possible, en doublera.

(l) -Cfr. n. 339. (2) -T. 991 del 23 luglio, t. 995 del 24 luglio, t. 999 del 25 luglio, non pubblicati. (3) -T. 1002 del 26 luglio, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A VIENNA GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

~. 566. Roma, 27 luglio 1880, ore 18,45.

Le chargé d'affaires d'Angleterre nous a présenté et nous avons accepté le texte qui suit pour la note coUective concernant le Monténégro: «Après

avoir accusé réception de la note ottomane du 15 de ce mais, les Gouvernements représentés par les soussignés regrettent de ne pas pouvoir accepter ces propositions camme satisfaisantes. Ils ont appris que la Sublime Porte a expédié des renforts de soldats et de munitions à la frontière monténégrine et ils présument qu'elle les a expédiés avec l'intention de remplir fidèlement ses engagements. Ils ne peuvent pas consentir à ce que le système d'atermoiements qui a été pratiqué jusqu'ici et qui a conduit à la présente situation soit continué, et ils doivent par conséquent inviter la Porte à y mettre un terme. ;Ils croient que ce serait plus dans l'intérét de la Sublime Porte d'exécuter immédiatement les propositions contenues dans leur note du 26 dernier pour la cession du district comprenant Dulcigno et la portion de la rive droite de la Bojana s'étendant jusqu'à l'embouchure, et ils recommandent vivement à la Sublime Porte de faire cela camme étant le plus avantageux pour toutes les parties. Si cependant la Porte préfère de s'en tenir aux accords auxquels elle est engagée, ils doivent laisser entendre qu'à moins que la Porte puisse exécuter les arrangements d'avril dans les trois semaines depuis la date de la présente note, on s'attendra à ce que la Sublime Porte se joigne aux ;puissances signataires du traité de Berlin pour assister le prince de Monténégro à prendre par la force possession du district de Dulcigno selon le projet alternatif :..

(l) Cfr. n. 343.

347

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2620. Berlino, 27 luglio 1880 (per. il 2 agosto).

Il résulte de mes rapports précédents que le Cabinet de Berlin se ralliait aux dernières propositions anglaises, pour autant qu'elles seraient acceptées J;)ar les autres Puissances. Ainsi, il avait adhéré sous cette réserve au projet de déclaration pour constater leur désintéressement. Mais l'Autriche-Hongrie ayant trouvé la formule trop vague ou trop étendue, il s'est rangé à l'avis du Baron de Haymerle, de la restreindre aux affaires de la Grèce et du Monténégro, questions actuellement à l'ordre du jour. Il n'existerait pour le moment aucune nécessité de stipuler un engagement qui se rattacherait aussi à d'autres éventualités d'une action combinée pour l'exécution du traité de Berlin. Peutétre n'y a-t-il là aucune arrière-pensée. Cependant on serait presque induit fi croire que, si le Cabinet de Vienne ne veut se lier que sur certains points, Jl viserait dans d'autres directions à garder autant que possible une liberté d'allures. Craindrait-il, en agissant autrement, d'avoir l'air de tenir compte du mot de Gladstone « hands off »?

J'ai appris hier, par M. Busch, que le Gouvernement anglais a déjà communiqué ici le projet de note collective à adresser à la Porte au sujet des réclamations du Monténégro, note conçue dans le sens indiqué par la dépéche de V. E. n. 1049 du 19 juillet (l). Si les autres puissances approuvent,

l'assentiment de l'Allemagne sera également acquis; jusqu'ici, rien ne démontre que la Turquie obtempérera aux conseils, ou plutòt aux demandes unanimes de l'Europe. Mauvaise foi ou impuissance, on ne sortira pas de cette impasse, à moins de recourir à des moyens coercitifs. Pourvu que le remède ne soit pas pire que le mal. Ce serait en effet précipiter une crise qu'on prétend toujours vouloir détourner, puisque l'éventualité d'une démonstration de bàti.ments de guerre sans troupes de débarquement n'est présentée que comme un appui moral des légitimes réclamations du Monténégro.

En ce qui concerne la rectification des frontières helléniques, si on ne prévoit pas un refus formel, on a tout Ueu de craindre que la Porte continue à se repaitre d'illusions. Elle espère que les conclusions de la Conférence ne constituent pas le dernier mot de l'Europe, et que le tracé arrété à Berlin n'est qu'un point de départ à des négociations ultérieures entre les deux Parties intéressées. On oublie à Constantinople, que c'est précisément à la suite de la stérilité des pourparlers directs entre la Turquie et la Grèce, que les Cabinets ont jugé nécessaire d'exercer leur action médiatrice. Revenir à la méme procédure, n'aurait d'autre résultat que d'engager la question dans un cercle vicieux et d'éterniser la discussion. Il est douteux que les puissances envisagent de cette façon la portée de l'oeuvre qu'elles viennent d'accomplir à Berlin, et qu'elles laissent protester leur signature.

Cependant les sceptiques sont nombreux. Ils prétendent que l'Europe va u.onner, sous une nouvelle forme, une preuve de plus de son impuissance. Ce langage est sans doute suggéré par tel ou tel autre Cabinet qui calcule sur une division des puissances, comptant en profiter pour mieux faire prévaloir des vues personnelles en Orient.

Quoi qu'il en soit, le Cabinet de Berlin, afin d'écarter des soupçons sur la loyauté de son attitude, déclare qu'il n'encouragera pas des oHiciers allemands à se rendre en Turquie, tant qu'on pourra craindre de la part de celle-ci de sérieuses difficultés pour l'exécution des décisions de la Conférence.

(l) Non pubblicato, ma cfr. n. 324.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1864. Terapia, 27 luglio 1880 (per. il 3 agosto).

Ieri ebbi una importante conferenza col Signor Ministro degli Affari Esteri. S. E. mi disse la Sublime Porta aspettava con ansietà la risposta delle Potenze alla proposta da essa fatta per la soluzione della quistione del Montenegro imperocché il Gabinetto di S. M. il Sultano aveva preso Ia risoluzione di accettare la delimitazione recentemente messa innanzi da quelle riguardo alla cessione del distretto di Dulcigno. S. E. aggiungeva essere questo un duro sacrifizio pel Governo di Sua Maestà, ed essere stato fatale errore quello di non avere eseguito l'accordo del 18 aprile, pel quale la Turchia non era chiamata a cedere che poche alture di niuna importanza per l'Impero, ma ora la questione era compromessa ed era necessario di sottomettersi alla necessità

21 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

delle cose. Abedine Pascià mi domandava indi se era vero che le Potenze avevano l'intenzione di fare una dimostrazione navale nelle acque di Dulcigno. Cui avendo io risposto non essere incaricato di fare alcuna comunicazione in proposito alla Sublime Porta, S. E. soggiungeva siffatta dimostrazione divenire inutile dal momento che questa dichiaravasi pronta ad effettuare la cessione di Dulcigno. Replicai analoghe dichiarazLoni essere state fatte dalla Sublime Porta durante tutto l'anno 1879 riguardo alla cessione di Plava e Goussigne, in conformità del desiderio manifestato dal Governo Ottomano quella parte del Trattato di Berlino era stata modificata nell'Aprile 1880, e la Sublime Porta aveva assunto nuovi impegni, rinnovate solenni dichiarazioni, ed era seguito quello che tutti sanno, era verosimile che ora le Potenze crederebbero solo ai fatti. Ed Abedine Pascià soggiungeva i fatti seguirebbero immediatamente, la Sublime Porta ritirerebbe le sue autorità e le sue guarnigioni, ed il territorio sarebbe alla disposizione del Montenegro, e mi domandava se questo procedimento non sarebbe per soddisfare le Potenze. Risposi ne dubitavo imperocché queste conoscevano le principali posizioni situate in quel territorio essere attualmente occupate da truppe irregolari, le quali vi si erano trasferite sotto la direzione e coll'aiuto delle Autorità governative «Delle Autorità locali~. soggiungeva Abedine. «Delle Autorità locali~. dissi io, «in seguito ad istruzioni ricevute da potenti personaggi residenti a Costantinopoli~-Né il Signor Ministro degli Affari Esteri trovò alcuna cosa a replicare a queste asserzioni, le quali erano fondate sopra fatti troppo evidenti per metterne in dubbio il carattere di verità. E S. E. si limitava a ripetere desiderare di ricevere al più presto la comunicazione delle Potenze onde dare una pronta soluzione alla pendenza. Cui risposi dal nostro canto non si perderebbe un istante per farle note le risoluzioni dei rispettivi Governi.

Avevo da poco fatto ritorno a Terapia, allorché comparve il Segretario del Signor Ministro e dissemi essere stato mandato a pregarmi da parte di

s. E. considerassi il colloquio relativo alla disposizione del Governo Imperiale di cedere Dulcigno come eminentemente confidenziale, e non ne facessi oggetto di comunicazione telegrafica a Roma. Mi limitai quindi a darne oggi avviso all'E. V. (l) come di fatto positivo senza far menzione della sorgente.

Ho l'onore di segnare ricevuta all'E. V. de' suoi ossequiati dispacci di questa serie dal n. 1080 in data del 13 luglio al n. 1083 del 20 luglio scorso (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1315. Vienna, 27 luglio 1880 (per. il 3 agosto).

Ringrazio V. E. per l'informazione trasmessami col telegramma del 25 corrente (3) averle l'incaricato d'affari d'Austria-Ungheria annunciato che il suo

Governo ha accettata la dichiarazione proposta dall'Inghilterra per constatare che le Potenze intendevano disinteressarsi sugli accomodamenti che potrebbero essere convenuti in seguito ad un'azione concertata per l'esecuzione del Trattato di Berlino.

Come aveva già avuto l'onore di riferire a V. E. col rapporto n. 1311 del 23 (l) confermante il mio telegramma del 21 (2), questa proposta aveva sembrato al Gabinetto di Vienna di natura troppo grave per poter essere adottata senza previa riflessione. Non fu infatti che dopo alcuni giorni che il barone Haymerle fece conoscere al Governo britannico che l'Austria-Ungheria aderiva alla proposta dichiarazione di disinteressamento negli accomodamenti che potrebbero essere la conseguenza di un'azione concertata « relativamente al Montenegro ed alla Grecia,_

Credo superfluo di far rilevare a V. E. la restrizione che con queste ultime parole il Gabinetto Austro-Ungarico ha voluto fare alla proposta alquanto lata del Governo Britannico ed il carattere limitato ch'esso ha inteso dare al proprio disinteressamento.

All'osservazione che gliene fu fatta in proposito da uno di questi Rappresentanti, il Barone Haymerle si sarebbe limitato a rispondere che, con l'aggiunta delle surriferite parole, non veniva punto alterata la proposta inglese giacché questa non poteva evidentemente riferirsi che all'azione delle P.otenze nella soluzione delle vertenze del Montenegro e della Grecia.

(l) -Con t. 1004, non pubblicato. (2) -Non pubblicati. (3) -T. 561, non pubblicato.
350

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E AD ATENE, DE FORESTA

T. 567. Roma, 28 luglio 1880, ore 15,35.

Ambassadeur du Roi à Constantinople a reçu hier note de la Sublime Porte sur la question grecque. Elle décline d'accepter proposition des puissances en alléguant impossibilité de céder des pays appartenant à l'Albanie comme Janina et de nombreuses populations musulmanes en Thessalie, car ces cessions provoqueraient des complications. Elle se plaint qu'on demande aussi cession de positions stratégiques de la plus haute importance. La Sublime Porte déclarant que le traité de Berlin n'1mplique que la médiation des puissances se dit prete à s'entendre avec elles pour le règlement de la question, mais insiste sur la conservation de Janina, Larissa et Metzovo. Quant à la question du Monténégro le comte Corti sait que la Porte attend avec impatience la communication des puissances pour signifier acceptation de la dernière proposition anglaise portant cession de Dulcigno (3).

(l) -Non pubbllcato. (2) -Cfr. n. 334. (3) -Queste notizie erano state comunicate da Corti con t. 1004 del 25 luglio, non pubblicato.
351

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1007. Berlino, 28 luglio 1880, ore 16,18 (per. ore 18).

Cabinet de Berlin accepte le projet d'une note collective concernant le Monténégro. Il adhère aussi à la déclaration de désintéressement en la restreignant comme le demande l'Autriche, aux questions de la Grèce et du Monténégro, les seules à l'ordre du jour. Le Cabinet de Berlin avant de se prononcer sur la réponse de la Porte à la note collective des puissances pour la frontière hellénique, attend de connaitre le texte mème de cette réponse, dont il n'est encore parvenu qu'un résumé télégraphique. Mais l'impression reçue est que la Turquie ne se met nullement en mesure de contenter les puissances, ni pour le Monténégro, ni pour la Grèce. L'Allemagne se fera représenter par une corvette dans la démonstration navale projetée.

Je sais indirectement que le Gouvernement impérial décline de s'associer à une médiation amicale entre le Chili et le Perou. Ses intérèts sont de peu d'importance dans ces régions et il prévoit des difficultés dans la réalisation de ce projet.

M. Fossati à mon grand étonnement n'est pas encore arrivé.

352

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1867. Terapia, 28 luglio 1880 (per. il 3 agosto).

Or son pochi giorni S. M. la Regina d'Inghilterra indirizzava a S. M. il Sultano un telegramma pel quale Essa faceva appello all'antica alleanza esistente fra i due Stati, e consigliava a Sua Maestà, in nome di quella, di deferire alle domande delle Potenze. Della quale comunicazione Sovrana io davo contezza telegrafica all'E. V. li 26 del presente (l).

Ieri il Signor Ambasciatore d'Inghilterra aveva un'udienza da S. M. il Sultano allo scopo di dare maggiore sviluppo alla comunicazione di S. M. la Regina. Senonché Sua Maestà, si è dimostrata poco disposta ad entrare in discussione sulle quistioni pendenti, e raccomandava al Signor Goschen di recarsi in giornata presso il Signor Ministro degli Affari Esteri per intrattenerlo di esse. L'Ambasciatore soggiungeva non potere tuttavia a meno di cogliere questa congiuntura per significare a Sua Maestà esistere un perfetto accordo fra le Potenze riguardo alla quistione d'Oriente. «Ed io spero», diceva Sua Maestà, «che questo accordo non avrà per iscopo la rovina dell'Impero Ottomano ». Cui replicava S. E. poter assicurare Sua Maestà che lo scopo

dell'accordo era anzi di salvare l'Impero, ed esso sarebbe certamente raggiunto se il Governo di Sua Maestà prestasse benigno orecchio alle domande delle Potenze, in caso contrario gli effetti potrebbero essere diversi.

Il Signor Goschen trasferivasi indi alla Sublime Porta, e traeva dal Ministro degli Affari Esteri riguardo alla quistione del Montenegro presso a poco le stesse cose che io già ebbi l'onore di riferire all'E. V. Quanto alla quistione Ellenica il Signor Ambasciatore domandava al Ministro se la nota della Sublime Porta dovesse interpretarsi nel senso che essa sarebbe disposta a cedere il territorio richiesto all'infuori dei tre punti nominati in quella. CUi S. E. faceva risposta evasiva e nel corso del colloquio essa dimostrava un'opposizione più ferma riguardo a Giannina che riguardo a Metzovo e Larissa.

(l) T. 1001, non pubblicato.

353

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1316. Vienna, 28 luglio 1880 (per. il 2 agosto).

Il Gabinetto austro-ungarico ha non senza una certa esitazione finito per aderire alla condizione messa innanzi dalla Francia che l'intervento conéertato dalle potenze pella soluzione della vertenza montenegrina dovrebb'essere, in caso di necessità, praticato egualmente in favore della Grecia. Mi risulta che il Governo austro-ungarico erasi dapprincipio mostrato avverso a siffatta proposta sia per la nuova azione alla quale essa impegnava le potenze sia perché l'obiettivo dell'intervento non poteva considerarsi nei due casi identico; e la sua riluttanza non fu vinta che dalla dichiarazione fatta qui dall'Ambasciatore di Francia che il Governo della Repubblica non potrebbe mai assumere l'impegno di far accettare dall'opinione pubblica un intervento negli affari del Montenegro qualora l'azione della Francia non dovesse esercitarsi pure in eguale misura a pro della Grecia. Fu dunque a malincuore ed unicamente per ottenere l'adesione anche della Francia alla progettata dimostrazione navale nelle acque di Dulcigno che il Gabinetto di Vienna annuì alla condizione posta dal Governo della Repubblica.

354

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, E A LONDRA, MENABREA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E A VIENNA, GALVAGNA

D. Roma, 29 luglio 1880.

Col dispaccio del 23 di questo mese (1), mentre Le faceva conoscere che, per parte nostra, avevamo accettato il metodo proposto dal Governo austro

ungarico per ratificare gli atti di delimitazione degli Stati balcanici, compreso quello relativo al confine tra la Bulgaria e la Dobrugia, accennava al· dubbio se si poteva regolarmente ratificare l'atto del 17 dicembre 1878 che manca della firma del Commissario russo.

Jeri l'Incaricato d'Affari d'Austria-Ungheria è venuto a airmi che il Barone di Haymerle sperava che noi non avremmo insistito sulla nostra osservazione, avvertendo che la firma del Commissario russo mancante nell'atto del 17 Dicembre 1878 sarebbe in certo modo supplita da quella del Ministro Imperiale degli Affari Esteri apposta alla Dichiarazione di ratificazione.

Mi sono affrettato a replicare che noi avevamo emesso quel dubbio a titolo di semplice ricordo non già per sollevare obiezioni, epperò la nostra adesione può essere considerata già fin d'oggi, come piena ed intera.

(l) Non pubblicato.

355

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1317. Vienna, 29 luglio 1880 (per. il 2 agosto).

In precedenti miei rapporti ebbi occasione di segnalare a V. E. la viva preoccupazione che da qualche tempo è dato di scorgere nel Gabinetto di Vienna per le condizioni attuali delle cose in Oriente, e per le gravi complicazioni che sembrano andarvisi preparando.

Questa preoccupazione trae la sua origine non solo dalle serie difficoltà che incontra la soluzione delle varie vertenze in relazione col trattato di Berlino, ma benanco e forse più dalla persuasione che non tutte le Potenze sono egualmente animate dal desiderio sincero di giungere alla pacificazione delle provincie ottomane d'Europa e dalla convinzione che taluna di esse s'adopera, con quei mezzi che le sono suggeriti da una tradizionale politica di ostilità verso la Turchia, a provocare un nuovo sconvolgimento nella penisola dei Balcani. Siffatta eventualità che è nell'ordine dei fatti non solo possibili ma probabili, turba profondamente l'animo del Gabinetto di Vienna come quella che, nelle presenti condizioni dell'Impero Ottomano, potrebbe avere conseguenze fatali per l'esistenza di esso, e che potrebbe compromettere seriamente e fors'anca irreparabilmente gli interessi e la politica dell'AustriaUngheria in Oriente.

Se nel programma politico di quest'ultima potenza v'ha, come tutto induce a credere, il proposito di esercitare un'azione preponderante nella penisola balcanica per potervi poi assumere, a momento dato, una parte dell'eredità che verrà lasciata dal crollante Impero Ottomano, è evidente ed assoluto per essa il bisogno di assodare la propria posizione nella Bosnia e nell'Erzegovina in modo da poter fare, di quelle due provincie la base sicura delle sue operazioni future. Ora l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina è lungi dall'aver dato sin qui all'Austria-Ungheria i frutti che essa si era ripromessi. Son già trascorsi due anni dacché le truppe imperiali presero possesso di quelle due provincie, ed il loro aspetto di fronte alle popolazioni è ancora ogg1dl quello d'un esercito conquistatore. I benefici di una amministrazione onesta e civilizzatrice non hanno finora avuto che una limitatissima influenza sull'animo degli abitanti per la massima parte ostili al nuovo regime. L'indolenza, l'ignoranza, i pregiudizii, gli usi inveterati, le tradizioni religiose, sono altrettanti ostacoli che il Governo incontra ad ogni pié sospinto e che or rallentano ed or arrestano l'opera di riorganizzazione e di civilizzazione in quelle due provincie. Se si aggiunge la profonda miseria che regna nelle campagne, le serie difficoltà che presenta la percezione delle imposte, la quasi assoluta mancanza di mezzi di comunicazione, i ristretti proventi dell'Erario e le ingenti spese che dovrà incontrare il Governo in un paese come quello ove tutto è ancora da farsi, non v'ha chi non veda qual grave peso sia oggidì per il Governo d'Austria-Ungheria l'acquisto della Bosnia e dell'Erzegovina, quante difficoltà dovranno superarsi, quanto tempo dovrà trascorrere prima che queste due provincie possano costituire un nuovo elemento di forza per l'Impero.

In tali condizioni, e fino a tanto che la dominazione austriaca non sia mag;giormente consolidata nella Bosnia e nell'Erzegovina riescirebbe impossibile al Gabinetto di Vienna di dare un pratico sviluppo al suo programma politico in Oriente; esso ha quindi tutto l'interesse a che non sorgano per-ora complicazioni tali da far pericolare la dominazione ottomana in Europa. Da ciò la premura con la quale si studia di impedire lo scoppio di nuove conflagrazioni, da ciò la pressione che non cessa di esercitare sul Governo della Porta per indurla a cedere ai consigli dell'Europa, da ciò l'inquietudine con la quale segue gli avvenimenti che sembrano prepararsi al nord ed al sud dei Balcani.

L'Austria-Ungheria, al pari di ogni altra potenza, non si fa alcuna illusione sulla stabilità dell"ordine di cose creato nelle provincie bulgare dal Trattato di Berlino, né si nasconde come in un avvenire più o meno remoto la barriera artificiale eretta tra la Bulgaria e la Rumelia Orientale sia destinata a cadere per lasciare libero il varco alla costituzione di un grande Stato bulgaro. Ma se è questo un fatto che non potrà essere impedito, il Gabinetto di Vienna vuole almeno ch'esso non abbia a riescire a troppo discapito de' suoi proprii interessi, e tale riescirebbe qualora o.ggidl si effettuasse, giacché la creazione di una grande Bulgaria non avrebbe soltanto qual conseguenza di fare scomparire quasi del tutto la dominazione ottomana dal continente europeo, ma avrebbe ancor quella di provocare l'unione della Macedonia al nuovo Stato bulgaro. In quest'ultima eventualità, che più di qualunque altra danneggerebbe le mire dell'Austria perché ad essa precluderebbe l'agognata via per giungere al Mare Egeo, sta, s'io non vado errato, il vero motivo che rende cotanto inquieto il Gabinetto di Vienna sui maneggi del partito unionista nella Bulgaria e nella Rumelia Orientale.

Queste apprensioni sono altresì mantenute vive nel Gabinetto imperiale dall'atteggiamento degli attuali Ministri inglesi di fronte alla questione orientale. I principii professati ed a più riprese manifestati dal signor Gladstone non lasciano dubbio sulle disposizioni di quest'uomo di Stato a favorire la costituzione delle varie nazionalità cristiane che og.gidì compongono la Turchia d'Europa e l'Austria-Ungheria sa di non poter più contare sull'azione del Governo britannico per veder rintuzzate le aspirazioni nazionali dei Bulgari. E la persuasione a questo riguardo è tale che qui si sarebbe perfino disposti a credere che tra In Russia e l'Inghilterra esista già un'intesa mercè la quale la costituzione di uno Stato bulgaro comprendente anche la Rumelia Orientale non avrebbe ad incontrare opposizione per parte di quest'ultima potenza.

Perduta la cooperazione dell'Inghilterra per combattere l'elemento panslavista nelle provincie dei Balcani, e non osando assumere un'ingerenza diretta che riescirebbe fatta in odio alla Russia la cui mano non è estranea ai moti che vi si preparano, l'Austria-Ungheria non vede ora altro mezzo di prevenire gli avvenimenti che minacciano di sconvolgere nuovamente l'Oriente, che nel mantener saldo, completo l'accordo tra tutte le potenze. Questo accordo però, per raggiungere l'intento pacifico vagheggiato e propugnato dal Gabinetto di Vienna, non dovrebbe volgersi all'esame di nuove idee, alla soluzione di nuovi problemi, ma, basato sul terreno legale, mirare esclusivamente alla stretta, fedele esecuzione del Trattato di Berlino in tutte le sue parti.

In siffatto concetto parmi di poter riassumere l'odierno indirizzo politico dell'Austria-Ungheria in Oriente.

356

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1017. Costantinopoli, 30 luglio 1880, ore 15,56 (per. ore 16,50).

Dans une réunion nous avons convenu de faire savoir à nos agents que la Porte nous a confidentiellement informés qu'en réponse à la note qu'elle attend de nous sur la question du Monténégro, elle se déclare prete à accepter la combinaison de Dulcigno. Nous avons lieu de croire que la Sublime Porte espère échapper ainsi à la démonstration navale. Nous croyons notre devoir de signaler dès-à-présent ce fait à nos Gouvernements pour recevoir à temps des instructions dans le cas où la Porte formulerait une demande dans ce sens. Dans tous les cas il serait à désirer que nous fussions autorisés à stipuler des conditions précises quant au mode de la remise du territoire cédé afin d'éviter les inconvénients qui se sont produits lors de l'arrangement du 18 avril.

357

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 577. Roma, 31 luglio 1880, ore 15,30.

Les ambassadeurs à Constantinople ayant, dans une réunion, décidé de demander instructions en vue de l'éventualité désormais assurée que la Sublime Porte accepte la combinaison de Dulcigno pour échapper à la démonstration navale (1), j'ai répondu au comte Corti (2) que l'adhésion de la Porte doit, cette fois, étre immédiate, sérieuse, effective, sans réserve ni arrière pensée. Le comte Corti a reçu, pour s'entendre à ce sujet avec ses collègues, les pouvoirs les plus larges. Il est, d'ailleurs depuis quatre jours autorisé à signer la note collective.

358

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1320. Vienna, 31 luglio 1880 (per. il 3 agosto).

Col rapporto n. 1319 (3) che ebbi l'onore di indirizzare ieri a V. E. io m'ero fatto premura d'informarla che, in seguito a sollecitazioni pervenute dal Governo ottomano, questo Ministro degli Affari Esteri aveva deciso di far indirizzare dall'Ambasciatore austro-ungarico a Costantinopoli una nota alla Sublime Porta relativamente all'ultima proposta turca per regolare la questione montenegrina. Questa notizia m'era stata data la sera prima dallo stesso Ministro degli Affari Esteri.

Senonché nelle ore pomeridiane di ieri il Barone Haymerle mi faceva sapere che siccome la proposta inglese (dispaccio di Lord Granville a Sir

H. Elliot del 22 luglio) per la redazione di una nota collettiva da indirizzarsi dalle potenze alla Sublime Porta, attribuisce a questo documento il carattere di una risposta diretta alla nota turca del 15 luglio, egli credeva di dover astenersi dal fare alla Sublime Porta la comunicazione da lui annunciatami e che era destinata ad opporre une fin de non recevoir alla nuova proposta ottomana. S. E. era d'avviso che un simile ufficio isolato da parte del Governo Imperiale e Reale non sarebbe guari opportuno e potrebbe eventualmente complicare la situazione. Il Barone Haymerle aveva quindi risoluto di limitarsi a far sapere alla Porta, per mezzo del Barone Calice, che le potenze si trovano ancora oggigiorno impegnate in negoziazioni, e che egli (Barone Haymerle) non potrebbe oggi far altro che ripetere quanto aveva già detto a Edhem Pacha che cioè la nuova proposta turca relativa al Montenegro era troppo vaga e troppo mal definita per poter essere presa in considerazione.

Di questa comunicazione del Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri ebbi cura di mandare tosto un sunto telegrafico a V. E. (4).

Ignoro in qual modo sia avvenuto questo cambiamento di decisione nel Barone di Haymerle; ma da certi indizi sarei portato a credere che non vi sia estraneo il Gabinetto di Berlino al quale, come ebbi già a dirlo, erano state fatte da Costantinopoli identiche sollecitazioni.

(-4) T. 1013 del 30 luglio, non pubblicato.
(1) -Cfr. n. 356. (2) -Con t. 576, pari data, non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
359

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1029. Vienna, 3 agosto 1880, ore 18,10 (per. ore 19,10).

Haymerle pense que toutes les Puissances ayant accepté texte de la note relative au Monténégro, elle pourra etre remise incessamment. Il est d'avis aussi qu'il faudra exiger de la Sublime Porte exécution sérieuse de l'arrangement. Il a télégraphié à Calice de suggérer à ses collègues opportunité de rassurer Sublime Porte, à l'instar de la motion du plénipotentiaire anglais à la conférence de Berlin, pour la protection de la reUgion et des droits des musulmans passant au Monténégro. Haymerle part demain en congé pour trois semaines.

360

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AI MINISTRI RESIDENTI A LIMA, VIVIANI, E A SANTIAGO, SANMINIATELLI (3)

D. Roma, 3 agosto 1880.

Col mio telegramma del 18 decorso luglio (2), che qui Le riconfermo, impartii alla S. V. l'istruzione di cogliere la prima favorevole occasione per offrire a codesti Stati belligeranti la mediazione dell'Italia all'effetto di veder cessate le ostilità fra i due paesi. Essendoci noi posti d'accordo in proposito col Gabinetto britannico, questo ci significò che sulla nostra proposta aveva esso pure impartito ai suoi Agenti in Lima e in Santiago un'analoga istruzione.

Frattanto sembrandoci opportuno che a questa eventuale azione diplomatica da esercitarsi in pro della pace in America, cooperassero pure le altre Potenze, scrissi in data del 19 (3) dello scorso mese ai R. Rappresentanti in Parigi, Vienna, Berlino e Washington, affinché invitassero quei Gabinetti a dare ai rispettivi Agenti in Lima ed in Santiago istruzioni di associarsi ai loro colleghi d'Italia e d'Inghilterra nell'intento di offrire, all'occorrenza, agli Stati belligeranti dell'America meridionale la mediazione delle Potenze neutrali.

Fino a questo momento non ci sono giunte se non le risposte che il Gabinetto di Vienna e quello di Berlino ci hanno comunicato per mezzo di quei R. Rappresentanti.

Pur facendo voti perché l'iniziativa presa dall'Italia nell'interesse della pace in America sortisca felice esito, il Gabinetto di Vienna ha dichiarato di non essere in grado di accogliere l'invito, attesoché l'Austria-Ungheria non ha rappresentanza diplomatica né in Lima, né iri Santiago.

Quanto al Gabinetto di Berlino, esso si è riservato di farci conoscere pm tardi la sua decisione in proposito. Come riferisce S. E. 11 Conte de Launay, la Germania, cosi interessata a mantenersi nella più perfetta conformità d'idee col Gabinetto di Washington, cercherà di assicurarsi prima delle disposizioni e del contegno che quest'ultimo sarà per adottare per rispetto al conflitto chileno-peruviano.

Nell'informarla di quanto precede, mi riservo di farle conoscere a tempo debito le risposte, che in proposito ci verranno date dai Gabinetti di Parigi e di Washington (1).

(l) -Ed. con varianti in LV 30, p. 264. (2) -Cfr. n. 332, nota l, p. 227. (3) -In realtà il 20, cfr. n. 332.
361

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1874. Terapia, 4 agosto 1880 (per. il 10).

Il 30 del passato luglio fu tenuta una riunione di questi ambasciatori, nella quale si discusse per ben tre ore il progetto di nota da indirizzarsi alla Sublime Porta riguardo alla quistione del Montenegro. Il senso di esso pareva a taluni alquanto oscuro in alcune parti, e sopratutto si dubitava se esso presentasse due o tre maniere di soluzione. S'intendeva di significare alla Sublime Porta di scegliere fra l'esecuzione dell'accordo del 18 aprile nel termine di tre settimane, e l'azione in congiunzione colle Potenze affine di aiutare il Montenegro ad eseguire il progetto relativo alla cessione di Dulcigno? Oppure si presentava eziandio la terza alternativa dell'esecuzione immediata di questa proposta senza la cooperazione delle potenze? Come l'E. V. comprenderà di leggieri, era questo un grave dubbio, però si convenne di non farne l'oggetto di comunicazione telegrafica ai rispettivi Governi, poiché, conoscendo il testo della nota essere già stato definitivamente adottato da tutti i GaJbinetti, non si credette opportuno di fare osservazioni che avrebbero potuto essere cagione di esitazioni e di indugi, e si seppe di poi che il Gabinetto di San Giacomo aveva infatti inteso di presentare al Governo ottomano la scelta fra i tre procedimenti in discorso. Ci limitammo quindi a significare ai rispettivi Governi per telegrafo (2) conoscere, per comunicazione confidenziale fatta dalla Porta ad alcuni di noi, essere questa risoluta, tostoché avrebbe ricevuto la nostra risposta, a dichiararsi pronta ad accettare la combinazione di Dulcigno, sperando per tal modo di evitare la dimostrazione navale. In ogni caso sarebbe desiderabile che fossimo autorizzati a stipulare le condizioni precise della consegna per evitare gli inconvenienti che si produssero rispetto all'accordo del 18 aprile. Ed io ebbi indi l'onore di ricevere il tele

gramma del 31 luglio pel quale l'E. V. si compiaceva impartirmi l'autorizzazione richiesta (l).

Gli ambasciatori erano tutti muniti dell'autorizzazione di firmare la nota predetta, all'eccezione di quello di Francia, il quale la ricevette solo il 1o del presente. L'indomani a sera ci radunammo quindi nuovamente a fine di delibenre sulla forma definitiva a darsi all'atto, imperocché trattandosi di una comunicazione di tanta entità, era pure necessario di dare al testo convenuto la maggiore chiarezza che per noi si poteva. Ed in seguito a lunga discussione, si convenne di adottare la redazione di cui unisco copia al presente (2). La nota stessa fu quindi portata ieri al Ministro degli Affari Esteri dal primo interprete dell'Ambasciata di Germania.

(l) -Con t. 583 dello stesso 3 agosto il ministro a Santiàgo venne incaricato di un passoamichevole ma energico per evitare il saccheggio da parte delle truppe cilene vittoriose. Dl questo passo vennero informati gli ambasciatori a Parigi e Londra con t. 582 pari data perché invitassero quel Governi a dare analoghe istruzioni al loro rappresentanti in Cile. (2) -Cfr. n. 356.
362

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1039. Tunisi, 5 agosto 1880, ore 14,15 (per. ore 18).

On s'est souvenu au Bardo d'avoir concédé autrefois chemin de fer pour Hammamel Enf à Xavier Mancardi. Des recherches se font dans le ministère pour voir si cela empéchemit aujourd'hui de le concéder à Bona Guelma (3).

M. Maricardi était, il y a quelque temps, à Malte et se trouvait, il y a deux mois, à Rome. Le mois passé il écrivait ici de Naples. On dit avoir un parent au ministère des finances. Il serait convenable d'agir pour qu'il ne transfère pas sa concession aux français et la cède à M. Rubattino ce qui devrait étre facile, car, sans doute la demande Géry n'aurait aucune valeur.

363

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1043. Tunisi, 5 agosto 1880, ore 18,55 (per. ore 22).

J'ai eu ce matin entrevue avec le bey qui tout eu déclarant ne pas vouloir violer ses engagements m'a fait comprendre étre sous une pression qui prétend lui imposer de concéder chemin de fer Rades dans un délai de quelques jours. Je lui ai déclaré que l'art. V de la concession de celui de la Goulette le lui défend formellement et que, comme nous lui demandons de respecter notre droit, nous lui preterons notre appui envers ceux qui voudraient l'obliger de le méconnaitre. Son Altesse se trouve évidemment très embarrassée et parait craindre que s'il mécontente le consul de France, nous le laisserons exposé à en subir les conséquences.

(l) -Cfr. 357, nota 2, p. 253. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 367.
364

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1875. Terapia, 5 agosto 1880 (per. il 12).

Il Conte Collobiano aveva l'onore di trasmettere all'E. V. pel suo rapporto del 27 giugno n. 1837 (l), copia della nota identica indirizzata il giorno innanzi alla Sublime Porta relativamente alla quistione del Montenegro.

L'E. V. avrà notato come in quel momento la nuova proposta di frontiera fra i due Stati non fosse indicata che in termini assai vaghi, non contenendo fra l'altre cose, alcuna descrizione della parte situata all'est del lago di Scutari. Il che proveniva dal fatto che l'Ambasciatore di Russia non era per anco munito delle istruzioni necessarie per definire la frontiera in discorso, e quello d'Inghilterra aveva l'ordine di non indugiare ulteriormente la presentazione della nota. In un colloquio avuto avant'ieri dall'Ambasciatore di Russia col Signor Ministro degli Affari Esteri, ed in altro seguito ieri fra questi e l'Ambasciatore d'Inghilterra, Abedine Pascià domandava ulteriori ragguagli sopra quella linea, e desiderava sapere sopratutto se fosse vero che per quel progetto la posizione di Dinosi fosse aggiudicata al Montenegro. Cui LL. EE. avendo risposto affermativamente, Abedine Pascià esprimeva non poca meraviglia nell'intendere che, mentre si domandava un compenso dalla parte di Dulcigno, si accordasse pure al Montenegro una parte del territorio contemplato dall'accordo del 18 Aprile. La posizione di Dinosi, situata allo sbocco della valle del Sem, ed attualmente occupata dagli Albanesi, ha infatti una grande importanza strategica, ma d'altra parte essendo essa a pochi chilometri da Podgoritza, se fosse lasciata ai turchi, costituirebbe una costante minaccia per questa città. Le osservazioni di Abedine Pascià essendo state riferite ieri dai Signori Novikow e Goschen in una conferenza degli Ambasciatori si stimò opportuno di fornire senz'altro alla Sublime Porta qualche maggiore contezza riguardo al tracciato che era stato proposto all'accettazione di essa. Si convenne a tale scopo che il Primo Interprete dell'Ambasciata di Germania metterebbe oggi nelle mani di Abedine Pascià il memorandum di cui unisco copia al presente (1), e questa comunicazione sarebbe fatta in modo confidenziale, colla riserva di farla ufficialmente, tostoché la Sublime Porta avrebbe accettato in principio la proposta delle Potenze.

365

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 592. Roma, 6 agosto 1880, ore 14,10.

Veuillez dire au Bey que vous avez rapporté votre entretien (2) au Gouvernement du Roi et que celui-ci le remercie d'étre loyalement décidé à maintenir

ses engagements envers M. Rubattino. Son Altesse peut, à son tour, compter avec une entière confiance sur notre amitié. Nous pensons, d'ailleurs, que ses craintes sont exagérées. Quel que soit le langage de M. Roustan, nous nous refusons à admettre que la France veuille faire un grief à Son Altesse d'avoir tenu compte d'une opposition dont la légitimité est d'une évidence tout-à-fait élémentaire.

M. Cairoli étant absent j'ai fait lire et approuver le présent télégramme par

M. Depretis. Nous allons nous mettre en communication avec M. Mancardi {l) qui est toujours à Naples.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 363.
366

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

D. 1094. Roma, 6 agosto 1880.

Col suo rapporto N. 1870 di questa serie (2), l'E. V. mi faceva notare a proposito del testo della nota da indirizzarsi alla Sublime Porta per la questione del Montenegro, che qualora la cessione del distretto di Dulcigno fosse per essere accettata, sarebbe necessario che gli Ambasciatori delle Potenze si intendano fra loro per la stipulazione di un atto il quale serva di base giuridica per il nuovo accordo. Come Ella bene avvertiva, la proposta della cessione di Dulcigno, accettata dalle parti interessate, implica naturalmente una modificazione tanto di ciò che fu stipulato col Trattato di Berlino, quanto di ciò che fu convenuto col Protocollo del 18 decorso aprile: e per tal modo si fa evidente la necessità di stipulare un atto, che determini la mutata condizione di cose derivata dalla nuova proposta. Al pari di Lei, reputo pure opportuno che si abbia a precisare questa volta, con maggior esattezza, il modo di consegna del territorio assegnato al Montenegro; e non dubito che Ella saprà, insieme ai suoi colleghi, adottare il procedimento migliore per ottenere questo intento.

Conformemente a quanto precede, e riferendomi al suo sovrindicato Rapporto, Le ho indirizzato oggi un telegramma (3), che qui Le confermo, col quale ho autorizzato l'E. V. a stipulare e a firmare coi suoi colleghi tutti quegli accordi ed atti che saranno giudicati opportuni all'oggetto di render regolare ed effettiva la cessione del distretto di Dulcigno al Montenegro.

367

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

D. 753. Roma, 6 agosto 1880.

Riferendomi al telegramma del 4 di questo mese (4), e riservandomi di porgerle, se ne sarà il caso, ulteriori istruzioni, mi pregio di qui acchiudere,

a titolo di semplice informazione e per il solo caso in cui ne fosse tenuta parola a V. E. una breve memoria in cui sono esposti i termini di una controversia che sembra essere sul punto di sorgere, a Tunisi, tra la Compagnia francese Bona Guelma e la Società Rubattino. La memoria stessa, altrettanto succinta quanto è semplice la questione, mostra come la ragione sia tutta dalla parte della Società Rubattino.

ALLEGATO

MEMORIA

Roma, 4 agosto 1880.

L'Articolo so dell'atto di concessione 23 agosto 1871 per la Linea Goletta-Tunisi, in cw è ora subentrato il Comm. Rubattino, reca testualmente che il Bey n<m possa concedere ad altri aucune ligne rivale.

Non è qwndi luogo, nel caso presente, a disputare, secondoché in altri casi, e anche in Italia, è avvenuto rispetto alla portata della locuzione linea parallela che si suole adoperare negli atti di concessione ad escludere la possibilità d'una eventuale concorrenza. Basta al comm. Rubattino, per fare valida e legittima opposizione, dimostrare che l'altra linea di cui si chiede al Bey la concessione, è una linea rivale, una linea, cioè, che può ruver per effetto di diminuire il trruffico sulla sua propria linea.

Secondo un ·telegramma del comm. MACCIÒ (1), La Compagnia fr.ancese Bona Guelma, la quale già possiede la linea dal confine algerino fino a Tunisi, avrebbe appunto chiesto al Governo del Bey la concessione di una linea che, partendo da Tunisi, costeggerebbe la riva del lago opposta a quella ove corre attualmente la linea Rubattino e riuscirebbe sul mare a Rades, vale a dire .in un punto quasi contiguo a Goletta.

Dal punto di vista del diritto, la questione non è dubbia. Chi volesse convincersene non ha che a leggere il presente articolo so, dell'atto di concessione e a gettare quindi uno sguardo sul qui acchiuso schizzo, ove sono raffigurate le due linee rivali; cioè l'att.uale linea Rubattino e quella di cui la Compagnia francese chiederebbe la concessione.

(l) -Cfr. n. 362. (2) -Non pubblicato. (3) -T. 595, non pubblicato. (4) -T. 584, in realtà del 3 agosto non pubblicato.
368

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 228. Tunisi, 6 agosto 1880 (per. il 10).

Nel riferire all'E. V. con Rapporto del 13 Luglio ultimo N. 208 (2) che il Console di Francia si sarebbe mostrato intenzionato di consigliare al Governo del Bey di non riconoscere i Signori «Rubattino e Compagni~ come succeduti alla «Railway Tunisian » nell'acquisto della Ferrovia della Goletta, io mi era basato sovra informazioni esatte, ma assai indeterminate. Or non è molto ho avuto luogo di accertarmi ·che le pratiche di cui si tratta furono interposte dal Signor Roustan per mezzo di una nota verbale. Egli diceva in quella a Sua Altezza, che nel caso in cui la detta Società italiana volesse prendere possesso della Ferrovia e farne da lui sanzionare l'acquisto, dovrebbe assolutamente rifiutarvisi; e se dall'autorità italiana gli venissero fatte rimostranze, dichia

rasse che la Francia non lo voleva. Quando poi egli si decise a desistere da tale

strana attitudine, adoprò ogni mezzo per riavere la sua nota, ma non la ot

tenne essendosi addotto il pretesto che era andata smarrita.

Nel colloquio avuto con Sua Altezza dallo stesso Signor Roustan il 5, colloquio a cui si riferisce il mio rapporto di N. 226 (l) dopo aver insistito con molta vivacità perché il Bey s'impegnasse formalmente a dare al Signor Géry la concessione della Strada ferrata Rades-Hamman El Enf, soggiunse: «La Francia intende assolutamente che Vostra Altezza vi acconsenta; io ho già prevenuto il mio Governo dell'opinione a noi favorevole data dal Comitato delle Ferrovie, e sia persuaso, che per una questione come questa, la Francia è disposta a compromettere i suoi buoni rapporti coll'Italia ».

L'E. V. comprende perfettamente l'effetto di simili dichiarazioni su di un Sovrano e di un Ministro incapaci ambedue di distinguere l'espressione qei veri sentimenti del Gabinetto di Parigi dall'attitudine del suo rappresentante, esagerata a bella posta verso di loro che sa per prova quanto siano impressionabili. Ciò non di meno la sola possibilità che si tenga un tale linguaggio,

.costituisce un fatto gravissimo che rende la situazione interamente anormale.

Io credo perciò di tutta necessità che V. E. mi autorizzi a fare a Sua Altezza dichiarazioni dalle quali egli possa esser rassicurato che in ogni evento l'Italia non lo abbandonerà alla mercé di chi vuole con queste minacce imporgli di mancare ai propri impegni, a pregiudizio degli altrui diritti.

(l) -T. 1027 del 3 agosto, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 306.
369

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1048. Parigi, 7 agosto 1880, ore 16,45 (per. ore 19).

Freycinet nous autorise à déclarer à Berlin que la France s'associerait à la médiation que, d'accord avec l'Italie, l'Allemagne et l'Angleterre jugeraient opportun d'offrir e n tre le Pérou et le Chili (2).

370

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2627. Berlino, 7 agosto 1880 (per. l'11).

J'ai l'honneur de remercier V. E. clu télégramme (3) par lequel vous vouliez bien m'informer que la note collective concernant le Monténégro avait été signée le 3 Aollt, pour etre remise le meme jour à la Porte. Un avis semblable était parvenu au Cabinet de Berlin.

(-3) T. 581 del 3 agosto, non pubblicat o.

Il est également lnstruit que, pour échapper à la démonstration navale, on se montre enclin à Constantinople à déférer à la demande des Puissances. Mais cela est sans valeur, tant qu'elles n'obtiendront pas des garanties que la condescendance, déclarée en principe par le Sultan, ne sera point paralysée par l'opposition des albanais. On les dit plus que jamais résolus à empecher toute cession territoriale. Tout porte à croire qu'ils sont encouragés à la résistance par la Turquie, trop faible pour les rappeler à la raison, et cherchant dès lors à les mettre en avant pour dégager, à la dernière heure, sa propre responsabilité.

C'est pourquoi, le Cablnet de Berlin a autorisé son Ambassadeur à Constantinople à s'entendre avec ses collègues, pour que l'adhésion de la Porte soit sérieuse et effective. (Télégramme de V. E. du 31 Juillet échu (1), et rapport n. 2622 (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Comunicato a Berlino con t. 601 dell'8 agosto.
371

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 727/667. Londra, 7 agosto 1880 (per. il 10).

A conferma del mio telegramma n. 548 in data d'ieri (3), ho l'onore d'informare l'E. v. che giovedì ultimo io vidi il Conte Granville che mi disse d'aver date, circa la questione montenegrina, al signor Goschen Ambasciatore d'Inghilterra a Costantinopoli, istruzioni analoghe a quelle avute dal Conte Corti per parte di codesto Ministero e riferite nel telegramma di V. E. del 31 luglio ultimo ( 4).

Il signor Goschen deve inoltre insistere presso la Sublime Porta affinché questa non richiami i suoi funzionari e le sue truppe dal territorio da cedersi se non al momento della consegna di detto territorio in mani dei Montenegrini, in modo d'evitare un nuovo tentativo violento degli Albanesi, come già ebbe luogo precedentemente, per impadronirsi delle posizioni occupate dai Turchi.

n Conte Granville mi confermò la esattezza della comunicazione fatta alla

E. V. dall'Incaricato d'Affari d'Inghilterra e riferita nel telegramma di codesto Ministero in data del 4 corrente (5).

Il nobile Lord mi disse che la Francia non avendo voluto incaricarsi della redazione della risposta da farsi all'ultima nota della Porta ottomana riflettente la frontiera ellenica, aveva pregato il Gabinetto inglese di assumere esso stesso quell'incarico e si era limitata ad indicare il senso in cui tale risposta doveva essere fatta, sembrandole che la nota della Porta non era in nessun verso soddisfacente.

22 -Documenti diplòmattcl -Serle II -Vol. XIII

Il Conte Granville non ammette che siano aperte nuove conferenze per regolare la sovraccennata questione ed insiste affinché l'ultima proposta collettiva de' plenipotenziarii riuniti a Berlino, approvata dai rispettivi Governi, sia mantenuta nella sua integrità. Egli mi espresse il desiderio di conoscere quanto prima l'opinione del nostro Governo a quel riguardo.

Il nobile Lord sembra credere che la Porta tenti di agire presso alcuni Governi in particolare, suggerendo la cessione alla Grecia dell'isola di Creta, invece del territorio designato dalla Conferenza di Berlino, ma egli non mi parve disposto a secondare una tale idea. Per altra parte v'è da supporre che neppure il Gabinetto francese la possa accogliere, imperocché il signor Waddington che, pochi giorni sono io ebbi il piacere di avere a pranzo a questa ambasciata, parlando dell'isola di Creta diceva che la cessione di essa alla Grecia non conveniva né alla Francia né all'Italia, e che pensava in conseguenza che i nostri due Governi vi si sarebbero opposti.

Il Conte Granville è sempre persuaso che il fermo e costante accordo delle Potenze finirà per trionfare delle resistenze del Governo turco. Ma perciò è necessario che le negoziazioni fra i nostri diversi Governi siano mantenute segretissime e sovrattutto che non si lascino trapelare le piccole divergenze che talvolta sorgono sopra questioni secondarie e finiscono sempre per aggiustarsi, mentre la Porta ch'è molto sottile sa con particolare abilità valersi di tali incidenti per intromettersi fra i Governi, per allargare le dissidenze e trovar così nuovi motivi di temporeggiamenti e di resistenza.

Ho profittato dell'opportunità della mia visita a Lord Granville per chiedergli se vi fosse qualche fondamento nelle voci che circolavano intorno alla intenzione che avrebbe l'Inghilterra di occupare all'uopo Salonicco colle proprie forze. Egli non mi diede risposta circa tali supposte intenzioni, ma semplicemente mi disse che occorrendo il caso l'Inghilterra nulla avrebbe fatto senza consultare le altre Potenze.

Sarei disposto a credere che un tale progetto non sia chimerico, imperocché è certo che in questo momento vi è una lotta d'influenza nella penisola balcanica tra la Russia e l'Austria che ha con sé la Germania. Ciò mi risulterebbe da alcune parole scambiate in conversazioni ch'io ebbi recentemente coi nuovi Rappresentanti a Londra uno della Servia e Ì'altro della Rumania; per cui è naturale che l'Inghilterra, come il buon giudice, si voglia intromettere qual paciere, occupando la più importante posizione sul mare Egeo.

(l) -Cfr. n. 357. (2) -Del 1° agosto, non pubblicato. (3) -T. 1045/548, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 357. (5) -T. 587, non pubblicato.
372

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1322. Vienna, 7 agosto 1880 (per. l'11).

Le assicurazioni che furono recentemente date da Pietroburgo del vivo desiderio del Governo russo di non veder turbato l'ordine di cose esistente nella Bulgaria e nella Rumelia Orientale avrebbero mediocremente tranquillato il Gabinetto di Vienna, se in quest'ultimo non fosse ora entrato il convincimento che nulla di grave avverrà in quelle due provincie fino a tanto che la tranquillità non sarà seriamente turbata in qualche altra parte della Turchia d'Europa. E' questo convincimento che rende il Governo Austro-Ungarico così attivo propugnatore di una politica di longanimità e di conciliazione nella vertenza ellenica, e fa sì che mentre esso dichiara di voler lasciare alle Potenze occidentali l'iniziativa delle misure da prendersi per affrettare la soluzione di tale questione non tralascia di raccomandare il temporeggiamento come unico mezzo per raggiungere l'intento senza pericolo di conflagrazioni.

II Gabinetto di Vienna non ha mai professato una speciale simpatia per le aspirazioni della Grecia; e se pur in questi ultimi tempi dié mostra di volerne patrocinare gli interessi, lo fece non per naturale disposizione, ma perché lo credeva necessario a mantenere l'accordo tra tutte le Potenze, e più ancora perché aveva interesse a non disgustare l'Inghilterra fattasi iniziatrice di un nuovo accomodamento tra la Turchia ed il Montenegro. Mercé le disposizioni concilianti che sembrano prevalere a Costantinopoli è lecito sperare che la vertenza montenegrina possa essere prontamente regolata; e già man mano che aumentano da quel lato le probabilità di una pacifica soluzione, si appalesa di nuovo nel Gabinetto di Vienna maggior freddezza verso la Grecia. Esso va dicendo doversi ora le Potenze occupare esclusivamente della questione del Montenegro; il Governo ellenico non essere peranco in grado di rivendicare le armi alla mano i territori attribuitigli dall'Europa, non esistere punto il bisogno di procedere sollecitamente alla soluzione di siffatta questione, la quale e per se stessa e per gli interessi che vi si collegano dev'essere argomento di grave studio per le Potenze.

Né forse a quest'atteggiamento dell'Austria-Ungheria è del tutto estraneo il repentino mutamento d'idee che si è manifestato nell'opinione pubblica in Francia, riguardo alla questione orientale, e che rivela nella nazione francese il proposito di non assumere nella soluzione della vertenza ellenica alcuna parte che possa impegnarla in una politica d'azione. Queste manifestazioni della pubblica opinione che impongono al Governo della Repubblica l'obbligo di adottare un sistema di moderazione e di riserbo han qui prodotto un sentimento di sollievo; e per la influenza ch'esse devono necessariamente esercitare sulle determinazioni avvenire del Gabinetto britannico, si è qui fatta maggior la fiducia che le idee di moderazione e di conciliazione abbiano a prevalere nei negoziati colla Porta per regolare la questione greca.

II principale obiettivo del Gabinetto di Vienna è oggigiorno quello di eliminare tutto ciò che potrebbe provocare uno sconvolgimento nelle provincie balcaniche, sia che questo sconvolgimento abbia a prodursi spontaneo, sia ch'esso debba essere il corollario di perturbazioni in vicine provincie. Per raggiungere siffatto intento l'Austria-Ungheria sembra far attualmente maggior affidamento sulle disposizioni pacifiche dell'Europa anziché su quelle del Gabinetto di Pietroburgo.

Ciò nonostante v'ha in molte ed autorevoli persone la persuasione che l'Austria-Ungheria troverà essere più nel suo tornaconto di procedere di conserva colla Russia, e che in un breve volger di tempo vedrassi, auspice la Germania, ristabilita l'armonia tra queste due Potenze per regolare con mutue concessioni e compensi le questioni che or le tengono divise sul terreno orientale.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A RABBI (l)

T. Roma, 8 agosto 1880.

V. E. ha ricevuto memoria che riassume la nuova quistione ferroviaria insorta a Tunisi. Il console telegrafa (2) che malgrado l'evidenza del nostro diritto, il Bey indettato dal suo primo ministro che sembra guadagnato anche pecuniariamente agli interessi francesi potrebbe cedere alle minacce del console di Francia, se da parte nostra non gli promettiamo esplicitamente appoggio, in caso di pericolo. Il console ritiene insufficienti le dichiarazioni di amicizia che già abbiamo fatto fare al Bey (3). In così grave stato di cose ho pensato di fare cosa grata a V. E. consultando il ministro Depretis. Questi apprezza tutta la gravità della situazione, ma crede che ormai sarebbe impossibile tirarsi indietro e che noi saremmo inescusabili se non dichiarassimo almeno al Bey che, qualora per la legittima difesa dei nostri diritti egli si trovasse esposto a pericoli da parte della Francia noi certo non lo abbandoneremmo. Qualora V. E. convenisse in questo avviso il telegramma a MACCIÒ sarebbe concepito con molta cautela sopratutto per far ben comprendere che non si tratta di ostilità verso la Francia, sibbene di legittima tutela nella ipotesi, da noi ritenuta inverosimile, di una ingiusta violenza. Attendo istruzioni da V. E. che sono, secondo il console, assai urgenti (4).

374

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1055. Tunisi, 9 agosto 1880, ore 10,40 (per. ore 20,35).

Ce Gouvernement ne traite pas les affaires comme un Gouvernement européen. Poussé par la pression du consul de France à prendre d'heure en heure une décision conforme à sa volonté, il n'aurait répondu à la protestation de l'agent de M. Rubattino qu'après avoir accordé la concession à M. Géry et alors il ne nous restait que de demander des dommages -intérets. Hier le

(-3) Cfr. n. 365.

conseil était réuni pour délibérer, il fallait dane ne pas laisser préjuger la question et le seui moyen était de poser au bey l'ultimatum d'accepter notre interprétation de l'art. 5 ou de s'en remettre à un arbitrage. Cette démarche n'a pas été inutile, le conseil ayant remis l'affaire à aujourd'hui. Je crois devoir insister dans le dilemme pour obliger le Gouvernement à accepter des deux choses l'une. Dans des cas pareils tout se fait ici avec une telle précipitation qui n'admet pas de perdre un seui instant; aussi il faut mettre en oeuvre tous les moyens de défense possibles selon les circonstances et dans celle-ci il aurait été aussi très-utile de savoir promptement quelque chose au sujet de M. Mancardi (l). Cependant en présence des menaces de plus en plus accentuées du consul de France, le bey sera entrainé à ·céder si nous ne lui donnons pas quelque espoir de s'appuyer.

(l) -Da Carte Cairoli. (2) -T. 1052 del 7 agosto, non pubblicato. (4) -Per la risposta d! Cairoli cfr. n. 375.
375

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI (2)

T. Rabbi, 9 agosto 1880, ore 14,45 (per. ore 16,30).

Togliendo al Bey timore abbandono riconosco con lei che se è necessaria dichiarazione, deve essere estremamente cauta, perché inasprire rapporti con Francia potrebbe affrettare evento previsto da Cialdini: tutelare con fermezza il nostro diritto senza provocare complicazioni pericolose.

376

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1054. Vienna, 9 agosto 1880, ore 18,40 (per. ore 20).

Les renseignements parvenus tout à l'heure de Constantinople au ministre des affaires étrangères indiqueraient de moins bonnes dispositions de la part de la Sublime Porte à l'égard de l'affaire monténégrine. Ici on est d'avis qu'il faut exiger du Gouvernement ottoman engagement sérieux de manière que le territoire ne soit pas seulement cédé mais remis par la Turquie au Monténégro. C'est dans ce sens que des instructions ont été envoyées à Gonstantinople. Ni le ministre des affaires étrangères ni l'ambassade allemande n'ont la moindre connaissance de la démarche faite par l'Allemagne à Athènes et signalée dans le télégramme de V. E. du 6 (3).

(l) -Cfr. n. 362. (2) -Da Carte Cairoli. (3) -Con t. 597 del 6 agosto, non pubblicato Malvano aveva informato le sei ambasciate della notizia ricevuta da Atene che il Governo tedesco avrebbe dichiarato a quello greco che esso non avrebbe potuto contare sul suo appoggio se non avesse fatto fronte al debiti verso la casa reale di Baviera.
377

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 603. Roma, 9 agosto 1880, ore 23,55.

Le président du conseil persiste à considérer comme étant tout-à-fait invraisemblable l'éventualité dont le Bey se préoccupe. Il vous autorise cependant à déclarer à Son Altesse que nous ne l'abandonnerions certainement pas s'il allait !!tre exposé à un danger quelconque par le seui fait d'avoir, confor

. mément à ses propres engagements maintenu les droits légitimes d'une société italienne. Nous comptons, d'autre part, sur la sagesse du Bey et sur la conscience qu'il doit avoir Iui-méme de ses propres intéréts, pour qu'il s'abstienne scrupuleusement de toute provocation, et surtout pour qu'il ne !asse pas un usage imprudent de notre déclaration. II est évident que, malgré la droiture de nos intentions, celle-ci pourrait, si elle était l'objet d'une indiscrétion, froisser Ies susceptibilités de la France et hàter Ies complications que nous tenons précisément à conjur.er. II est bien entendu que votre déclaration doit étre verbale. M. Mancardi est à Rome et doit demain matin mardi s'aboucher avec le représentant de Rubattino. La négociation se fera vite et avec résolution.

378

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, E A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, A VIENNA, GALVAGNA, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 606. Roma, 10 agosto 1880, ore 16,25.

Le comte Corti télégraphie (l) ce qui suit: «Le ministre des affaires étrangères vient de me dire que le Gouvernement ottoman a pris résolution de tenter de céder au Monténégro dans Ies termes prescrits territoire indiqué dans le protocole du 18 avril. Il va envoyer le ministre de la guerre à Scutari avec plusieurs bataillons afin de persuader les albanais de se préter à cet arrangement. Si on ne réussit pas on se déclarera prét à céder Dulcigno en demandant une prolongation du délai et en faisant des réserves pour Dinosi :..

(Per le ambasciate) Je tiendrais à connaitre l'impression du Cabinet auprès duquel vous étes accrédité. La notre n'est guère bonne en vue surtout de la demande éventuelle d'un nouveau délai et des réserves qu'on ferait à l'égard de Dinosi (2).

(l) -Con t. 1057, par1 data. (2) -Per le risposte cfr. nn. 380, 381, 383, 384 e 387.
379

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1876. Terapia, 10 agosto 1880 (per. il 18).

La Sublime Porta non ha ancora risposto alla nota collettiva che questi Ambasciatori le indirizzarono li 3 del presente riguardo alla quistione del Montenegro. E ieri il Signor Ministro degli Affari Esteri m'esponeva la situazione delle cose. Quando le Potenze, diceva S. E., proposero di sostituire la cessione del distretto di Dulcigno a quella del territorio contemplato dal protocollo del 18 aprile, la Sublime Porta si mostrò disposta ad accettare il nuovo progetto come quello che nelle presenti congiunture presentava maggiore facilità d'esecuzione. Senonché quando questi Rappresentanti le comunicarono (5 Agosto) il tracciato relativo a questo progetto, la Sublime Porta ebbe a rilevarne comprendere esso eziandio la cessione dei villaggi di Dinosi e di Gruda, i quali, secondo il trattato di Berlino, avrebbero dovuto rimanere alla Turchia. Ora questi villaggi sono occupati dagli Albanesi, e ne veniva quindi per effetto che scompariva ipso tacto la ragione della maggior facilità di esecuzione che militava in favore della cessione di Dulcigno. D'altra parte, la cessione del porto di Dulcigno, di quella fertilissima valle che si estende fino a Scutari, dei passi che sboccano a questa valle, di una parte della riva della Boiana, costituiva per la Turchia una dolorosissima perdita, una perdita in paragone della quale la cessione del territorio prescritto dall'accordo del 18 Aprile era ben lieve cosa. Il Governo ottomano era quindi venuto nella risoluzione di fare ogni sforzo affine di eseguire le stipulazioni del protocollo nel termine di tre settimane prescritto dalle Potenze. Esso manderebbe a tale effetto a Scutari il Serraschiere con alcuni battaglioni e coll'istruzione di promettere onori, promozioni, ricompense d'ogni specie a quelli Albanesi, d'usare verso di .essi anche le minacce affiPc d'indurii a prestarsi all'esecuzione di questo accordo. Se questi sforzi non approdassero, la Sublime Porta si dichiarerebbe pronta a cedere il distretto di Dulcigno, ma si domanderebbe una prolongazione del termine prescritto, e si farebbero delle riserve pei villaggi di Dinosi e di Gruda. E se le cose non mutavano, tale sarebbe la risposta della Sublime Porta. A questa comunicazione di Abedine Pascià io risposi approvando altamente la determinazione presa dal Governo Imperiale di ottemperare prontamente ai giusti reclami delle Potenze. Ed aggiunsi non comprendere come la Sublime Porta esitasse innanzi alla cessione di qualche altura e di qualche palude, o di qualche villaggio di niun valore per la Turchia, mentre già s'intendeva il rumore della tempesta che minacciava di travolgere l'Impero nell'abisso. S. E. replicava nutrire fondata speranza che le pratiche di Hussein Husni Pascià sarebbero per approdare. E della comunicazione

fattami dal Ministro degli Affari Esteri diedi stamane contezza telegrafica all'E. V. (1).

E frattanto questi Ambasciatori continuano a riunirsi frequentemente affine d'illuminarsi a vicenda e di stabilire un perfetto accordo fra di essi sul modo d'agire. Quando il Primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania recava alla Porta il memorandum contenente il tracciato relativo al progetto della cessione di Dulcigno, Abedine Pascià suggeriva che gli Ambasciatori designassero qualcuno per trattare in loro nome della definizione dei relativi atti. Questa osservazione essendo stata riferita alla conferenza degli Ambasciatori, si discusse la quistione del modo di procedere in siffatta emergenza. Taluni, allegando la parte già da me avuta in questi negoziati, proponevano m'incaricassi del proseguimento di essi. Senonché la risposta da me fatta non lasciava alcun dubbio sulle mie disposizioni in proposito. Si suggeriva allora d'affidarne l'incarico al Signor Ambasciatore di Germania, come decano degli Ambasciatori. Il Conte Hatzfeld mostravasi poco disposto ad accettare l'onorevole missione, però dichiarava in ogni caso avr,ebbe a domandare l'idonea autorizzazione al suo Governo. E mentre sto scrivendo queste linee ricevo il telegramma che l'E. V. mi fece l'onore di rivolgermi (2) per ragguagliarmi il Governo germanico avere rifiutato al Signor Ambasciatore l'autorizzazione in discorso. Lo stesso Conte Hatzfeld suggeriva s'incaricassero invece .gli Ambasciatori d'Inghilterra e di Russia, il primo come rappresentante la Potenza che aveva fatto la proposta, il secondo quella che più s'interessava al Montenegro. E questa proposta sarebbe accettabile, a meno che i negoziati non abbiano ad essere condotti dai sei Ambasciatori riuniti in presenza del Signor Ministro degll Affari Esteri. Il che vedrassi in seguito.

Nell'ultima nostra conferenza il Signor Ambasciatore di Russia, senza farne l'oggetto di formale proposta, fece menzione dell'idea di cui tratta il telegramma dell'E. V. del 4 Agosto (3), vale a dire di mandare una commissione europea ad assistere alle operazioni relative all'esecuzione dell'accordo col Montenegro. Non si trattava quindi che d'un semplice scambio d'impressioni in proposito, né v'ha dubbio che le disposizioni generali dei rappresentanti delle Potenze si manifestarono poco favorevoli ad una proposta che potrebbe per avventura avere funeste conseguenze, e fra l'altro quella di spingere i Governi di quelle più lontano di quanto si proponevano. In ogni caso, era

quello un argomento sul quale avevano i Gabinetti a mettersi previamente d'accordo, né stava a noi di assumere tanta responsabilità.

Ho parimenti ricevuto il telegramma (4) che l'E. V. compiacevasi rivolgermi li 6 del presente per confermarmi l'autorizzazione di procedere alla firma degli atti relativi alla cessione di Dulcigno. Ma se la Porta si mostrasse veramente in grado di eseguire l'accordo del 18 aprile, naturalmente non vi sarebbe d'uopo d'ulteriori atti internazionali.

(1) -Cfr. n. 378, nota 1. (2) -T. 604, del 9 agosto, non pubblicato. (3) -T. 588, non pubblicato. (4) -T. 595, non pubblicato.
380

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1062. Berlino, 11 agosto 1880, ore 17,37 (per. ore 18,15).

Cabinet de Berlin a reçu indications conformes au contenu de votre télégramme d'hier au soir (1). Il n'a pas d'autre impression à émettre que scepticisme pour prochaine affaire monténégrine camme des autres questions dans la péninsule des Balkans. Je viens d'apprendre que la France ayant décliné de préparer projet de réponse à la note ottomane, le Cabinet de Saint James s'en charge lui-méme.

381

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1063. Parigi, 11 agosto 1880, ore 17,40 (per. ore 19,40).

Impression de Freycinet sur les intention:;; que le ministre des affaires étrangères de Turquie a annoncé à Corti (l) est la meme que celle de V. E. Il y a encore là un expédient dilatoire mal dissimulé. Avant tout, dit Freycinet, il faut attendre l'expiration du délai déjà fixé.

382

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 608. Roma, 11 agosto 1880, ore 20.

Le contrat avec Mancardi (2) a été signé. Veuillez en prévenir MM. Martorelli et Ravasini. Je pense cependant que notre point de vue dans la question de droit doit continuer de porter sur l'art. 5 de la concession 23 aout 1871. Cet article est tellement péremptoire que nous avons cru opportun d'insérer dans le contrat avec Mancardi une clause par laquelle Rubattino réserve envers celui-ci, tout en lui achetant sa concession, les droits qui lui appartiennent en vertu de sa propre concession. Je vous enverrai aussitòt que possible copie du contrat Mancardi.

(l) -Cfr. n. 378. (2) -Cfr. n. 362.
383

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1068/552. Londra, 12 agosto 1880, ore 16,36 (per. ore 19,50).

J'ai interpellé hier Granville au sujet de la résolution prise par la Sublime Porte relativement au Monténégro laquelle forme l'objet du télégramme du comte Corti que V. E. me communiquait par son télégramme du 10 courant (1). Lord Granville partage entièrement avis de V. E. à ce suj.et et pense qu'on ne peut pas accepter les nouvelles propositions dilatoires de la Sublime Porte. A cette occasion j'ai éga1ement parlé à Granville de l'incident Hatzfeld qui forme l'objet de l'autre télégramme de V. E. du 10 courant (2). Le noble lord n'avait encore rien reçu de Constantinople à ce sujet; mais le chargé d'affaires d'Allemagne lui en avait parlé disant que le prince da Bismarck adhérait à ce que l'ambassadeur d'Allemagne à Constantinople s'associat à ses collègues pour faire à la Sublime Porte les déclarations jugées opportunes au sujet du Monténégro, mais qu'il ne croyait pas opportun qu'il assume la responsabilité de se faire leur interprète. Granville pense donc que pour ne pas contrarier opinion du prince de Bismarck, la meilleure solution est que les ambassadeurs s'unissent pour formuler au nom des puissances un memorandum qui serait remis par le comte Hatzfeld, en sa qualité de doyen du corps diplomatique. Il télégraphie en ce sens à M. Goschen.

384

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1069. Vienna, 12 agosto 1880, ore 22,05 (per. ore 22,30).

M. de Kallay que j'ai interpellé au sujet de l'intention de la Porte par rapport au Monténégro dont il est question dans télégramme de V. E. d'hier (1), après avoir premis que la communication dont il s'agit n'a point encore caractère officiel, m'a dit que impression produite sur Cabinet de Vienne ne peut pas etre bonne; que du reste il n'y a pas à s'occuper pour le moment d'un délai; que la Porte est libre de choisir celle des deux lignes qu'elle préfère, mais que celle choisie doit etre exécutée dans les trois semaines. Dans le cas contraire devrait entrer en vigueur la disposition finale établie par la note des puissances, c'est-à-dire la démonstration navale. Il a beaucoup insistè sur le désir bien arreté de l'Autriche de voir finie cette question du Monténégro.

(l) -Cfr. n. 378. (2) -T. 604 del 9 agosto. non pubblicato.
385

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1324. Vienna, 12 agosto 1880 (per. il 17).

Le Loro Maestà gl'Imperatori Guglielmo e Francesco Giuseppe passarono assieme sul territorio austriaco le giornate di ieri e di ieri l'altro siccome i giornali ebbero ad annunciare. Al convegno d'Ischl quest'anno come i precedenti, non intervennero né da una parte né dall'altra i Ministri responsabili.

Quell'incontro dei Sovrani dei due vicini Imperi che ogni anno si ripete, ha indubbiamente per scopo di persuadere chi potesse dubitarne che essi sono in piena conformità di vedute e di sentimenti coi loro rispettivi governi, nel volere il mantenimento dell'alleanza che in nome loro fu stretta fra i due Stati.

Infondate fantasticazioni sono a mio avviso quelle che si vanno facendo intorno a speciali accordi che potrebbero essere stati presi in questa circostanza; il mio convincimento si è che i due Sovrani senza l'assistenza dei due rispettivi consiglieri, non sarebbero in grado di trattare assieme speciali affari di Stato, ed anche potendolo non lo farebbero; mal si appone quindi chi vorrebbe dare a quell'avvenimento una portata diversa da quella ch'io ebbi a precisare, e che pur considerato in quelle proporzioni ha pur sempre una rilevante importanza.

386

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 617. Roma, 13 agosto 1880, ore 23.

Le paquet contenant le brevet et la décoration pour le préfet de police arrive a V. E. avec le prochain courrier. J'ai télégraphié à M. Cairo.Ii lui demandant le jour de son arrivée à Belgirate. V. E. trouve à l'ambassade rentrant à Paris, une série de pièces concernant un nouvel incident qui parait étre à la veille de surgir à Tunis. Les derniers télégrammes de M. MACCIÒ portent que le consul français se prépare à remettre au Bey un ultimatum. Nous recevons de Toulon et d'Athènes la nouvelle que la flotte française se concentr.e à Tunis. Nous préférons abonder de notre part dans les sens de la sagesse et de la modération, et nous nous sommes meme abstenus de dirig,er notre flotte sur Cagliari. Mais la pression que la France parait vouloir exercer sur le Bey pour lui faire commettre, à la charge d'une société italienne, une injustice criante, aurait chez nous, dans le cas où elle atteindrait son but, un profond retentissement et ferait subir à l'amitié, que nous avons à coeur de maintenir entre !es deux pays, la plus rude des épreuves. La presse italienne s'est déjà emparée de ce sujet. Le Diritto, entre autres, a publié hier

soir un entrefilet que nous déplorons parce qu'on va le considérer camme officieux, ce qui n'est pas, et paree qu'il contient des inexactitudes que la presse d'opposition va sans doute relever. J'aurai soin de tenir V. E. au courant de la situation.

387

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1078. Pietroburgo, 14 agosto 1880, ore 11,10 (per. ore 14,10).

Interrogé sur la nouvelle proposition turqrue relativement Monténégro (1),

M. de Giers me répond, en exprimant quelques doutes sur sa sincérité; toutefois il ne veut pas se prononcer avant de savoìr ce qu'en pensent les autres Ca:binets. Prince de Monténégro d'ailleurs est d'avis qu'on doìt avant tout attendre la réponse de la Sublime Porte à la note collective.

388

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 618. Roma, 14 agosto 1880, ore 17,15.

Je reçois de Constantinople le télégramme suivant (2): « Am:bassadeurs sont convenus d'envoyer à leurs Gouvernements télégramme suivant: "Ministre des affaires étrangères nous a annoncé verbalement que la Porte est prete à exécuter arrangement Dulcigno, à la double condition que Dinosi et Gruda restent à la 'I1urquie et qu'un délai de quelques semaines lui salt accordé pour l'exécution. Il a ajouté que si entente n'intervient pas sur ces bases et qu'une démonstration navale ait lieu, Gouvernement ottoman n'y prendra pas part. Cette communication ne nous ayant été faite que ver:balement et en termes peu précis, nous avons cru nécessaire d'inviter Sublime Porte à nous adresser une note écrite" :..

(Per le ambasciate) J'attacheraìs beaucoup de prix a connaitre là-dessus l'impression du Cabinet auprès du quel vous etes accrédité.

(Per Durando) Ceci est pour votre information personnelle. Mais dites-mol ce que vous pensez de la double réserve énoncée par la Porte (3).

(l) -Cfr. n. 378. (2) -T. 1076 del 13 agosto. (3) -Per le risposte cfr. nn. 391, 397, 400 e 403, le risposte da Par!g! e da P!etroburgo non risultano dal registro dei telegrammi in arrivo.
389

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 621. Roma, 14 agosto 1880, ore 23.

Le chargé d'affaires d'Angleterre m'annonce que son Gouvernement du moment où il serait informé de l'opinion des puissances au sujet de la teneur de la réplique à faire à Sublime Porte est prèt soit à s'en charger, soit à ce qu'une note collective soit préparée par les ambassadeurs à Constantinople (1). D'après le Cabinet anglais cette réplique devrait constater que l'accord s'est fait à Berlin après due délibération et considération au sujet de la ligne de frontière proposée, que par conséquent les puissances médiatrices ne pourraient consentk à rouvrir la discussion; ayant approuvé la décision elles doivent s'en tenir à elle et la recommander de nouveau à la Porte camme étant en conformité avec le traité et le protocole de Berlin. Elles ne peuvent par conséquent pas autoriser leurs ambassadeurs à entre,r en discussion sur la ligne de frontière, mais ceux-ci pourraient discuter toute proposition touchant la manière dont pourrai,ent mieux s'effectuer l'évacuation du territoire par les autorités ottomanes et sa livraison à la Grèce. J'ai répondu au chargé d'affaires britannique que nous nous associons à la manière de voir de son Gouvernement et que nous acceptions, pour la réplique à adresser à la Sublime Porte, la teneur dont il venait de me donner connaissance.

390

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTDRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1880. Terapia, 14 agosto 1880 (per. il 24).

Li 13 del presente (n. 1879) (2) ebbi l'onore di riferire all'E. V. in brevi termini, ché la posta stava per partire, il colloquio da me avuto la sera innanzi col signor Ministro degli Affari Esteri riguardo alla quistione turco-montenegrina.

Il giorno stesso tenevasi indi una conferenza di questi ambasciatori allo scopo di intendersi sulla condotta a tenersi innanzi a questa comunicazione del signor Ministro degli Affari Esteri. Fu osservato da taluni le risoluzioni della Sublime Porta avere in questi ultimi tempi subito parecchie mutazioni, essere eminentemente irregolate di seguire il procedimento di comunicazioni verbali in materie di tanta importan2ia, si dovesse invitare la Porta a formolare per nota ufficiale la controproposta che metteva ora innanzi. Si convenne

quindi di far tenere al Ministro degli Affari Esteri per mezzo del p,rimo D11agomanno dell'ambasci'ata di Germania il memorandum di cui unisco copia al presente (1}, il che seguì l'indomani H 14 del presente. E s'intese parimenti in quella riunione di mandare ai nostri Governi un telegramma identico per rendere conto della comunicazione in discorso, ed esso fu spedito il giorno stesso 13 corrente (2).

Per questo telegramma si annunziava parimenti Abedine Pascià averci significato che, se l'accordo non interveniva sulla base della controproposta da esso fatta, e le potenze si decidessero ad intervenire colle loro forze, il Governo ottomano era risoluto a non accettare l'invito d'unirsi a quelle. M'era infatti già noto che la Sublime Porta aveva interpretato quest'invito nel senso che essa avesse a prender parte alla dimostrazione navale. Quando

S. E. mi fece questa comunicazione credetti quindi opportuno di osservarle sembrarmi che la Sublime Porta avesse frainteso il senso di quella parte della comunicazione delle potenze. Ed avendomi S. E. domandato come essa avrebbe a spiegarsi, le risposi l'intendimento delle potenze in proposito essere piuttosto che, mentre esse farebbero quella dimostrazione che crederebbero opportuna allo scopo di meglio assicurare l'esecuzione degli accordi, il Governo ottomano avrebbe dal suo canto a procedere alla consegna del territorio secondo le condizioni a stabilirsi ed in conformità delle regole del diritto internazionale. II che dissi al Ministro degli Affari Esteri affine di meglio fissare la posizione della Sublime Porta in faccia alle potenze. Ma io sono d'avviso la predetta comunicazione, che Abedine Pascià faceva anche a nome di S. M. il Sultano, avere un più largo significato, vale a dire quello di far intendere alle Potenze che il Governo ottomano non userebbe in verun caso la forza contro quelle popolazioni nel caso queste si opponessero colle armi al passaggio sotto altra dominazione. Questa risoluzione, siccome io già ebbi l'onore di riferire all'E. V., fu più volte espressa da S. M. il Sultano, e si volle cogliere questa congiuntura per rammentarla ai rappresentanti delle Potenze. E siffatti intendimenti avrebbero invero maggiore ragione di essere se essi non venissero a cozzare colle positive stipulazioni del trattato di Berlino, e se non fosse noto come le autorità ottomane abbiano eccitato quelle popolazioni alla resistenza, ed abbiano loro prestato ogni specie di aiuti. In ogni modo è quello uno stato di cose assai grave e meritevole della più seria considerazione da parte delle potenze.

(l) -Con t. 587 del 4 agosto, non pubblicato Malvano aveva informato le ambasciate e la legazione ad Atene che !l Gove:no britannico aveva proposto a quello francese d! incaricarsi della redazione della risposta alla Sublime Porta e che l'Italia non aveva obiezioni. (2) -Non pubblicato.
391

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1083. Gravosa, 15 agosto 1880, ore 11,50 (per. ore 15,40).

Par mon rapport en date du 11 aoùt (l) qui parviendra à V.E. demain par poste, j'ai cru devoir manifester ma pensée sur le télégramme de V. E. en

date du 10 courant (l) dont le contenu est presque identique à celui de votre télégramme de hier à ce sujet (2). J'ai dit que la Sublime Porte par ses nouvelles propositions cherche à gagner du temps et ne rien faire. Les réserves de Dinosi sont un prétexte pour négocier, car cette localité domine Podgoritza de laquelle elle n'est éloignée que d'une demi-heure. Si l'on donne Dinosi, il faudrait refaire le tracé sur le fleuve Zem, outre que ce serait perpétuer les causes de conflit à l'avenir. Pour la Porte, Dinosi n'a que la valeur de menacer Podgoritza. Quant au délai pour Dulcigno il est un prétexte. La SUblime Porte, si elle veut, peut remettre au Monténégro en quelques heures, mais ne le voulant pas, elle cherche de gagner du temps pour fortifier la ligne du lac à la mer et empècher, le cas échéant, les monténégrins de s'appuyer sur Ja démonstration européenne. Elle cherche enfin de prolonger les négociations jusqu'à la mauvaise saison. La démonstration navale ne sera plus possible qu'au printemps prochain. Voir mon télégramme du 28 juillet dernier (3). La démonstration renvoyée, la Sublime Porte a tout à espérer sur le changement de l'état actuel des choses.

(1) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 388, nota 2.
392

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1084. Parigi, 15 agosto 1880, ore 15,10 (per. ore 16,20).

J'ai réussi à voir un instant M. de Freycinet, après mes télégrammes d'hier au soir (4). Malheureusement il n'était pas seul et je n'ai pu avoir avec lui qu'un bref échange des mots suivants: «Est-ce vrai, Excellence, que vous envoyez une escadre à Tunis pour faire pression sur le Bey? » Freycinet embarrassé me répondit: « Nous concentrons la f,lotte pour la probable démonstration navale que vous savez ». A celà j'ai répliqué: «C'est déplorable que vous preniez les eaux de la Tunisie comme point de concentration pour votre flotte. Du reste, faites ce que vous voulez. Nous en aurons le coeur net et l'Italie finira bien par en prendre son parti ». Après quoi nous nous sommes séparés.

393

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 623. Roma, 15 agosto 1880, ore 16,55.

Il m'est excessivement pénible de suggérer l'introduction d'un changement dans l es projets de V. E.; mais comme tout porte à croire à l'imminence

d'une crise dans notre situation vis-à-vis de la France à Tunis, je me permets de faire respectueusement observer à V. E. que si quelque éventualité fàcheuse éclate d'ici à peu de jours l'absence de V. E. serait à mon avis un vérritable malheur. D'abord V. E. pourra toujours avec son autorité tenir un langage qui n'est pas du ressort d'un chargé d'affaires. Ensuite dans la supposition qu'un acte de violence de la part de la France mette tout à coup le Gouvernement du Roi dans la nécessité de faire une démonstration à son tour, et de rappeler momentanément V. E. de Paris, cette mesure perdrait considérablement de valeur si V. E. n'était pas à son poste. Le retour, enfin, de V. E. à Paris ayant été annoncé par les journaux, l'effet ne serait certes pas bon si on allait apprendre que V. E. s'en éloigne de nouveau dans un instant aussi grave que l'actuel. Il me semble donc que V. E. ferait peut étre bien de suspendre son départ pour Evian. C'est tout autant l'intérét du pays que celui de V. E. qui me pousse à lui soumettre respectueusement les considérations qui précèdent.

(l) -Cfr. n. 378. (2) -Cfr. n. 388. (3) -T. 1008, non pubblicato. (4) -T. 1079, non pubblicato e t. 1080 con cui Cialdini aveva comunicato la sua intenzione di passare qualche giorno a Evian e di recarsi poi a Belgirate per incontrare Cairoli.
394

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA E A VIENNA DI ROBILANT

T. 624. Roma, 15 agosto 1880, ore 23,55.

Se référant à la teneur de la réponse que la Porte parait vouloir faire au sujet du Monténégro le Cabinet français nous fait exprimer par son chargé d'affaires l'avis qu'il convient peut-étre de prendre possession d'abord des territoires offerts dès aujourd'hui au Monténégro, sauf à se mettre d'accord plus tard pour réaliser le surplus de la combinaison. Le Cabinet français remarque que ce surplus est placé tout-à-fait en dehors de l'action d'une démonstration navale. J'ai répondu que tout en restant fermes dans notre résolution de nous maintenir sur le méme alignement que les autres puissances, nous ne pouvions nous empécher d'apprécier les considérations mises en avant par le Cabinet français. D'après une communication que le chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie vient de me faire il paraitrait que le Cabinet de Vienne est aussi d'avis qu'il faut en finir d'une façon quelconque avec la question du Monténégro.

395

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 625. Roma, 15 agosto 1880, ore 23,55.

Je reçois de Tunis le télégramme qui suit: «Le Bey vient de me déclarer que M. Roustan ayant insisté pour avoir hier méme une décision sur questions pendantes il s'est trouvé obligé de lui signifier que tout en refusant la ligne de Rades, il lui accorde chemin de fer pour Souse, la construction du port de Tunis et le chem.in de fer de Biserta. Le consul répondit qu'il en référerait à son Gouvernement et ferait son possible pour l'engager à s'en contenter. Le Bey a pris pour ces concessions un engagement par écrit. L'es détails seront réglés ultérieurement. J'ai dit à Son Altesse que ses résolutions ne pourraient que produire l'effet le plus déplorable sur les amis de la Tunisie qui s'achemine de cette manière à une ruine prochaine et inévitable) (1).

Le danger d'un conflit immédiat est ainsi pour le moment écarté. Quelle que soit notre appréciation au sujet des décisions que le Bey a prises sous le cauchemar des menaces dont il a été l'objet, il n'y a évidemment pas lieu, de notre part, à des objections quelconques du moment où les droits de M. Rubattino sont respectés. Mais il n'est pas moins évident que les procédés de la France en cette circonstance laissent chez nous une impression qui ne saurait facilement s'effacer. V. E. a été, d'ailleurs, d'autant mieux inspirée en tenant à M. de Freycinet, au sujet de la concentration des navires français, le langage qu'elle reproduit dans son télégramme (2), que le marquis de Noailles avait été, il y a quelque mois, chargé d'une demande officielle par le seul fait que le cuirassé «Rome» se dirigeant sur Cagliari avait mouillé quelques jours à 'I1unis.

396

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2636. Berlino, 15 agosto 1880 (per. il 19).

Jusqu'ici M. Gambetta, se conformant au mot d'ordre dont il serait au reste lui-mème l'auteur, à savoir « penser toujours à l'Alsace Lorraine, mais ne pas en parler », s'abstenait de toute allusion à cet égard. Il évitait appréciations et prévisions sur les progrès opérés dans un pays qui s'est relevé si rapidement, au point de vue économique et m.ilitaire, des désastres subis de 1870 à 1871. On ne pouvait mieux jouer le ròle d'opportuniste. De son còté le Cabinet de Berlin, sans se faire des illusions sur les dispositions de la France, avait l'air après avoir un instant sonné le rappel en 1875, d'accepter toutes les explications tendant à démontrer que, au delà des Vosges, on s'appliquait à entretenir les meilleurs rapports entre les deux Pays. Pour maintenir la France dans cette bonne voie, il se montrait prét à des concessions dans le

2.l -Documenti diplomatici -Serle li -Vol. XIII

domaine des principes et des faits. Aucune objection n'était présentée, par la vaie de la presse, sur la forme républicaine de ses institutions, et méme aucune critique n'était émise sur la glorification des déportés de la Commune, sur la faiblesse d'un Gouvernement qui de concession en concession se laisse réduire à n'étre que l'instrument docile des partis conjurés à sa perte. Il est vrai que les extravagances des voisins devaient servir d'épouvantail aux allemands, et fortifier chez eux le sentiment monarchique. Sur le terrain de la poli:tique étrangère, nous avons vu le Gouvernement Impérial se piacer, dans plus d'une question, là où se trouvait engagé un intérét français. Je citerai l'Egypte, le Marce, la Grèce. Il y a meme lieu de croire qu'il en était de meme à Tunis. Le Cabinet de Paris ne se montrait pas moins condescendant pour s'associer aux vues de l'Allemagne. Il allait méme parfois au devant de ses désirs.

Le discours prononcé le 9 Aoùt par M. Gambetta au cercle du commerce et de l'industrie à Cherbourg, centraste avec les apparences du bon vouloir. ce discours coYncide avec les déclarations off1cielles que la réorganisation de l'armée et de la flotte est arrivée à un point, qui permet à la France de reprendre sa piace dans le monde. En traduisant le langage un peu sibyllin de l'orateur, il semblait dire: «nous sommes armés jusqu'aux dents, non pour guerroyer dès aujourd'hui, mais pour mieux compter sur l'avenir et sur une justice qui viendra à son jour et à son heure, etc. etc. ».

Ces paroles, si elles ne sont pas calculées, sont au moins imprudentes. Elles laisseraient supposer que le chef occulte ou futur du Gouvernement en France ne sait plus garder la juste mesure. Si personne ne demande à ,ce Pays de s'effacer, de se cacher, pour accomplir ce que le sentiment de ses intéréts réels lui inspire, ni de pousser la modération jusqu'à des sacrifices d'indépendance et de dignité, il devrait comprendre qu'il a, lui aussi, à se maintenir dans une conduite politique qui répond à sa propre situation et à celle de l'Europe. Des manifestations, des excentricités, camme à Cherbourg, peuvent produire une ébullition dangereuse, chez un peuple qui n'est déjà que trop porté au chauvinisme. Or, il a besoin de la paix camme tout le monde. On ne voit pas quel avanta.ge il aurait en perspective, surtout s'il se posait en pro

vocateur. Sans alliés, -et où en rencontrerait-il aujourd'hui? -il n'est pas de taille à vaincre l'Allemagne, dont l'Autriche forme l'arrière-garde pour contenir au besoin la Russie. Dans ces conjonctures, il y a moins piace que jamais pour les fantaisies individuelles, pour les inspi,rations de parti.

Les journaux à Berlin, ou s'abstiennent de commentaires sur cet incident, ou sont très sobres dans leurs réflexions. Le Prince de Hohenlohe, interpellé à ce sujet par un de mes collègues, a détourné la conversation en disant qu'il n'avait pas lu le discours. Peut-etre qu'on attend une instruction du Prince de Bismarck. Il va de soi que le fait ne passe pas inaperçu ici. Si la France veut s'enferrer, libre à elle. Du moment où il y aurait péril en la demeure, et qu'elle se mettrait décidément dans sont tort, l'Allemagne ne manquerait pas de prendre les devants, et cette fois elle chercherait par tous les moyens à la reduire à l'impuissance pour longtemps encore.

(l) -T. 1085 del 15 agosto. (2) -Cfr. n. 392.
397

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1093. Berlino, 16 agosto 1880, ore 17,33 (per. ore 19,55).

Relativement au projet de réponse annoncé par la Porte pour le Monténégro, Cabinet de Berlin est assez indifférent à ce que Dinosi et Gruda soient ou non conservés à la Turquie. Quant au nouveau délai, comme les autres puissances semblent se prononcer négativement, le Oabinet de Berlin se rangera à leur avis. Article du Diritto du 13 aout sur discours de Gambetta à Cherbourg (l) a produit une bonne impress}on.

398

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A RABBI (2)

T. Roma, 16 agosto 1880, ore 18.

Stccome Malvano le ha ieri telegrafato la questione di Tunisi ha ricevuto uno scioglimento inaspettato. Abbiamo vinto e perduto ad un tempo. I diritti Rubattino sono valsi, ma la Tunisia diventa più che mai una dipen· denza della Francia e i modi usati da essa per assicurarsi la supremazia rivelano appieno la sua astiosa rivalità contro la nazione italiana. Ad ogni modo il rispetto dei nostri diritti ci toglie da una delicata posizione, ma non sarà inutile accennare a V. E. che l'opinione pubblica in l·talia è talmente risentita, che necessariamente si prevede e si desidera un cambiamento nella nostra attitudine verso la Francia a tutela della nostra dignità.

Cialdini ha dato una ammirevole risposta a Frecynet (.3) e dai recenti telegrammi di lui trasparisce tutta l'amarezza dell'animo suo per il modo in cui siamo trattati da chi credevamo finora amici. Comunque sia è soddisfacente veder dileguato il pericolo di una immediata complicazione.

Keudell è partito ieri. L'ho visto sovente ed è superfluo che io dica a V. E. con quanta attenzione abbia seguito le fasi dell'incidente tunisino.

vgg1 nncaricato britannico mi ha comunicato le istruzioni da darsi al comandante delle forze riunite per la dimostrazione navale che l'Inghilterra persiste a voler eseguire per l'epoca fissata, cioè per il 24 corrente. A tale eUetto essa ci chiede di mandare sin d'ora le nostre due navi corazzate a Palermo, ove trovasi la sua squadra. Domani Acton viene a Roma e gli sottometterò ogni cosa. Quindi ne riferirò a V. E.

(l) -Cfr. n. 396. (2) -Da Carte Cairoli. (3) -Cfr. n. 392.
399

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1094. Vienna, 16 agosto 1880, ore 18 (per. ore 19,35).

Le Cabinet autrichien ne cache pas qu'il ne s'intéresse que d'une manière fort secondaire à la question grecque dans laquelle il voit que les autres puissances s'abstiennent de toute initiative. Par conséquent, si les autres puissances sont d'accord au sujet de la proposition anglaise, par rapport à la réplique à faire à la Porte, l'adhésion du Cabinet impérial ne lui fera pas défaut. C'est ainsi que vient de s'exprimer ave:c moi, à cet égard, Kallay (1).

400

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 1091. Vienna, 16 agosto 1880, ore 18,55 (per. ore 19,35).

Kallay que j'ai interpellé au sujet de communication répliquée faite par ministre des affaires étrangères turc au sujet du Monténégro, s'est exprimé de manière à me faire entendre que le Gouvernement autrichien est tout disposé, si les autres puissances sont d'accord, à concéder un délai à la Porte pourvu que dans ces deux semaines qui restent encore: 1° -elle se soit décidée pour l'un ou pour l'autre des arrang·ements; 2° -elle ait envòyé sur place un général quelconque avec des troupes pour procéder à la remise du territoire; 3° -la remise d'un morceau au moins du territoire qui doit ètre cédé soit commencée avant l'expiration des deux semaines qui restent. Egalement elle ne ferait pas des difficultés pour concéder, quoiqu'on n'en parle plus, Dinosi et Gruda. Tout cela ne constitue pas une proposition du Cabinet autrichien, mais un ordre d'idées dans lequel il est prèt à entrer, si les autres puissances sont d'accord. Ce qu'on ne cesse de me répéter c'est que la question finisse.

401

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 630. Roma, 16 agosto 1880, ore 24.

Déchiffrez vous seul. Effectivement toute menace de complication immédiate étant évanouie, V. E. peut perfaitement partir (2). J'aurais mème ex

primé cet avis dans mon second télégramme d'hier (l), s1 Je n'en avais été retenu par la réflexion que les propositions faites par le bey de Tunis sous la pression de M. Roustan n'étant pas encore acceptées par la France, celle-ci aurait pu insister encore pour .obtenir la ligne rivale à celle de Rubattino. Je crois cependant qu'elle donnera son adhésion et que pour le moment il n'y a plus de danger imminent. Dans l'impossibilité absolue de remplacer de suite M. Desmé, j'ai télégraphié à Gualtieri de rentrer à son poste au plus tòt.

Je suis reconnaissant à V. E. de bien vouloir recommander ma prière au général Medici. V. E. sait le prix que j'y attache et je la remercie d'avance particulièrement.

(l) -Con R. 2635 del 14 agosto, non pubblicato, Launay aveva informato che il Governo tedesco si mostrava molto riservato sulla questione e che Hohenlohe si limitava a dichiarare che quando le altre Potenze avessero raggiunto l'accordo la Germania vi avrebbe aderito. (2) -Con t. 1090, pari data Cialdini aveva comunicato che sarebbe partito il 17 o il 18 per Evian e si sarebbe recato dal 24 al 27 a Belgirate per conferire con Cairoli.
402

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 635. Roma, 18 agosto 1880, ore 17,35.

Le chargé d'affaires de France est venu me dire que son Gouvernement n'a pas du tout entendu faire une proposition au sujet du Monténégro, mais qu'il s'est borné à exprimer son avis sur un moyen qui lui paraissait propre à faciliter une solution.

Quoique dans mon télégramme du 15 courant (2) je me sois exprimé exactement dans ce sens, camme lord Granville semble croire à l'existence d'une proposition formelle, je tiens à préciser les faits, surtout après l'entretien que je viens d'avoir avec le marquis de Reverseaux.

403

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2006/5.55 (3). Londra, 18 agosto 1880, ore 23,25 (per. ore 2 del 19).

J'ai demandé aujourd'hui à Gmnville quelle était l'opinion du Cabinet anglais au sujet de communication aux ambassadeurs par le ministre des affaires étrangères de la Sublime Porte, touchant le Monténégro, à laquelle se réfère le télégramme de V. E. en date du 14 courant (4). Il m'a déclaré qu'il n'était pas en mesure de me donner une réponse officielle, Gladstone étant absent et n'ayant pas encore pris connaissance de la correspondance relative. Cependant, pour le moment Granville pense que le mieux serait de s'en tenir au programme de la note collective des puissances. Il semble re

gretter que l'Italie se soit montrée favorable à la proposition française d'accepter d'abord l'arrangement DulcLgno, sauf à s'entendre ensuite pour le reste. Toutefois, si les autres puissances se rangent à cet avis, Granville ne s'y oppose pas, à la condition que cette solution soit la solution définitive, qu'elle soit immédiate et que par conséquent on ne parle plus des deux villages que la Turquie ne veut pas livrer. Granville m'a dit qu'on lui avait signalé de Constantinople un changement d'attitude et de langage de l'Italie qu'il ne pouvait que regretter. Il est dangereux, a-t-il ajouté, de se mettre en coquetterie avec de vieilles coquettes qui sont toujours tentées de prendre les choses au sérieux.

(l) -Cfr. n. 395. (2) -Cfr. n. 394. (3) -Per errore il registro dei telegrammi in partenza passa dal n. 1099 al n. 2000 invece che al 1100. (4) -Cfr. n. 388.
404

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 234. Tunisi, 18 agosto 1880 (per. il 22).

La Francia, od almeno chi la rappresenta in Tunisia, ha creduto di giustificare la sua condotta verso il Bey col dire che avendo costruita una strada ferrata molto costosa dalla frontiera a Tunisi, le è indispensabile di assicurarle uno sbocco sul mare. Questa idea viene emessa oggi, ma non entrò mai nelle previsioni di chi ne chiedeva la concessione. Alla Compagnia Bona Guelma bastava allora l'arrivare a Tunisi, del mare .non ne fu parlato; quello che domandò ottenne, senza restrizioni, la linea inglese della Goletta era in esercizio da alcuni anni, né la sua esistenza la preoccupava. Infatti lo scopo dei francesi non era di creare un centro di affari in Tunisi, ma di sviare invece dalla città il commercio della Reggenza, dirigerlo verso l'Algeria, ed accrescere di importanza lo scalo di Bona. Oggi tutto è cambiato, ma ciò che non si spiega, si è la importanza attribui.ta ad avere un porto come complemento della strada ferrata, quando ancora un ben lungo intervallo fra il confine e Suk Aras la separa da quella algerina, e non si prendono disposizioni per congiungerle. Devesi dunque supporre Cihe la Francia mira ad altro scopo, e se vi è chi dubita che la muova il solo proponimento di osteggiare lo sviluppo dei nostri interessi sulle coste Barbaresche, non va forse lungi dal vero. Ma siccome per mezzo dei suoi organi essa lo nega, ed accenna anche alla possibilità di un accordo circa alle cose della Reggenza, deve meravigliare che rifugga appunto da quelle combinazioni che soddisfarebbero tutte le convenienze.

Se uno sbocco sul mare è di necessità indeclinabile, la Bona Guelma sa che lo ha pur che lo voglia. Cosi, come in Europa si fa un servizio cumulativo di ferrovie fra Stati limitrofi, nulla impedirebbe di attivarlo nella Tunisia fra la francese e l'italiana. Sarebbe un vantaggio per tutte e due, e la Bona Guelma avrebbe senza sacrifizio raggiunto il mare che forma l'oggetto dei suoi più vivi desiderj. Dopo di ciò ben riuscirebbe agevole l'intendersi per dotare in comune la Goletta di lavori atti a rendere sicuro l'approdo dei bastimenti. Il Bey interessato dai due Governi a permetterne la esecuzione non saprebbe rifiutarvisi. Per tal modo coi soli mezzi di cui oggi le due Società dispongono, si giungerebbe subito ad un risultato pratico di cui ognuno avrebbe ragione di esser soddisfatto e vi sarebbe il tempo di preparare il di più per un prossimo avvenire. Quando la Francia fosse davvero inspirata da amichevoli sentimenti per noi non potrebbe esitare un momento a riconoscere la bontà di questa combinazione. Io non ho tentato di diffonderne qui l'idea perché troppo manifesta è la tendenza ad appassionare ogni questione, in tutti coloro che potrebbero influire ad ammetterla o ad escluderla; ma non resto meno persuaso che tutto ben considerato, nell'espediente d'altronde sì semplice da me suggerito, si contiene la soluzione di tutte le difficoltà di cui og.gi qui a ragione ognuno si preoccupa.

405

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2008. Terapia, 19 agosto 1880, ore 10,30 (per. ore 15,15).

Je viens de recevoir réponse de la Porte relativement au Monténégro. Gouvernement turc consent en principe à la cession de Dulcigno, sauf en conservant, du coté de P.odgoritza, la frontière du traité de Berlin. Il n'est pas disposé à conclure une convention à cet effet et demande une prolongation de quelques semaines pour l'exécution. Il déclare en meme temps qu'il accepte abandon de Dulcigno afin d'écarter toute intervention étrangère. Si les puissances croyaient adopter des mesures pour aider le Monténégro, Gouvernement impérial se verrait dans l'impossibilité de s'y associer, sous quelque forme que ce fùt. La commission de la Roumélie orientale vient de terminer ses travaux (1).

406

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 638. Roma, 19 agosto 1880, ore 14,23.

Je prie V. E. de vouloir bien mettre en garde lord Granville contre les bruits qui pourraient, à notre égard, lui arriver de Constantinople (2). Le fait est, ainsi que mon télégramme d'hier (3) le prouve, que nous n'avons point adhéré à la suggestion française et que nous attendons, pour nous pro

noncer, de connaitre le sentiment de l'Angleterre. Les autres Cabinets, au contraire, paraissent tous vouloir plus ou moins fléchir. Je crois utile, d'ailleurs, de faire remarquer à V. E. que la formule énoncée par la Russie ne s'écarte pas, au fond, du maintien pur et simple de la note collective du 3 aof:lt. Elle est ainsi textuellement conçue: «Nous pensons qu'il faudrait nous tenir à la sommation et si la Porte voulait sérieusement disposer les puissances en sa faveur, elle devrait procéder immédiatement à la remise au moins de Dulcigno comme gage de sa bonne foi quant au reste ~-Il faut en un mot que

V. E. dissipe toute espèce de doute au sujet de notre adhésion au programme de la Grande Bretagne, avec laquelle le Gouvernement du Roi désire maintenir l'accord le plus complet. L'envoi à Palerme de nos cuirassés pour s'unir à l'escadre anglaise qui doit accomplir la démonstration dans les eaux de Dulcigno, met d'ailleurs tout à fait en évidence que nous sommes prèts à exécuter les engagements que nous avons assumés vis-à-vis du Cabinet de Londres.

(l) -Questo telegramma fu ritrasmesso alle ambasciate con t. 639, pari data con l'istruzione di riferire al più presto l'opinione in proposito del vari! Governi. All'ambasciata a Londra venne anche comunicata la ferma intenzione di agire d'accordo con l'Inghilterra. (2) -Cfr. n. 403. (3) -T. 637, non pubblicato.
407

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI (l)

D. 70. Roma, 19 agosto 1880.

Facendo seguito al dispaccio n. 66 di questa serie in data 3 del corrente (2), mi pregio d'informare la S. V. che il Gabinetto francese, sulla nostra richiesta, dichiarò che la Francia si associerebbe alla proposta di mediazione che, d'accordo coll'Inghilterra, l'Italia farebbe, a tempo propizio, al Chili e al Perù (3).

Il Gabinetto di Berlino è frattanto di parere che la nostra proposta non sarà forse accolta-favorevolmente dai due Stati belligeranti; in tale previsione reputa miglior partito di astenersi, per ora, dal prendere parte alla nostra azione mediatrice.

Quanto al Gabinetto di Washington nessuna comunicazione ci è stata ancora fatta in proposito (4).

Il bisogno di tutelare, per quanto da noi dipenda, i considerevoli interessi di cotesti nostri connazionali, ci fa, cionondimeno, perseverare nel nostro proponimento di cogliere, cioè, la prima favorevole occasione per offrire, insieme coll'Inghilterra e la Francia, la nostra mediazione alle due repubbliche. Non posso quindi se non confermarle, qui, il tenore delle istruzioni contenute nel mio precitato dispaccio.

(l) -Ed. ln LV 30, p. 273. (2) -Cfr. n. 360, inviato a Lima con numero di protocollo 66. (3) -Cfr. n. 369. (4) -Cfr. n. 408.
408

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL .PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 323. Washington, 19 agosto 1880 (per. il 3 settembre).

Solo il 12 corrente giunse a mie mani il dispaccio dell'E. V., in data 20 luglio n. 73 (2) col quale mi ordinava di chiedere il concorso di questo Governo all'azione conciliativa che, per iniziativa del Governo del Re, intendesi di esercitare presso i Governi del Chilì, del Perù e della Bolivia in vista di affrettare il termine della guerra.

Mi recai tosto al Dipartimento di Stato e, nell'assenza del segretario di Stato, feci al suo rimpiazzante, signor Hay, la comunicazione di cui ero incaricato. Il sotto-segretario di Stato mi rispose non potermi far conoscere gli intendimenti del Governo federale in proposito prima di aver preso gli ordini del Presidente della Repubblica e del signor Evarts. Gli Stati Uniti, preoccupati al pari del R. Governo dei gravi danni che la prolungazione della guerra cagiona ai cittadini americani, a;vevano, a varie riprese, cercato di interporre buoni offici per la pacificazione. Non sapere egli, però, se il Governo federale sarebbe disposto ad unire, in questa circostanza, l'azione sua a quella dei Governi europei.

Non mancai di osservare che il Governo del Re attaccava speciale valore alla cooperazione degli Stati Uniti ad un'azione constgliata così da considerazioni umanitarie come dal desiderio di far cessare uno stato di cose rovinoso per le colonie e per il commercio estero in quelle contrade. E l'intento sarebbe tanto più facilmente raggiunto quanto maggiore il numero delle potenze che si associassero all'azione proposta dall'Italia.

Questa mattina ho ricevuto dal signor Hay un biglietto che qui trascrivo in traduzione:

«Ho informato il presidente ed il signor Evarts il giorno stesso che vi vidi, della comunicazione che mi faceste riguardo ai passi che il Governo di S. M. il Re d'Italia ed altri Governi hanno deciso di fare per affrettare la cessazione delle ostilità fra il Chilì ed il Perù.

Ho adesso il piacere di informarvi che le ultime notizie giunteci indicano una decisa disposizione verso un amichevole accomodamento, e che questo Governo ha rinnovato ai suoi agenti a Lima ed a Santiago l'ordine di nulla trascurare per ottenere quell'intento. -Vostro affezionatissimo: John Hay ~.

Il Governo federale, in sostanza, non intende associarsi all'azione mediatrice che le potenze europee si propongono di esercitare, ma continuerà, per conto proprio, le pratiche già iniziate, tendenti a raggiungere il medesimo intento. Questa risposta era prevedibile, gli Stati Uniti essendosi sempre mostrati restii ad associare l'azione propria a quella dell'Europa in questioni concernenti il continente americano.

(l) -Ed., con aicune varianti, in LV 30, pp. 276-277. (2) -Cfr. n. 332.
409

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2013. Berlino, 20 agosto 1880, ore 17,05 (per. ore 18).

Le Cabinet de Berlin ne se prononcera définitivement sur la réponse de la Porte à la note du 3 aout au sujet du Monténégro que lorsqu'il aura reçu irrformations qui lui font encore défaut, mais dès à présent il incline à admettre qu'on laisse au moins en suspens la cession territoriale du còté de Podgoritza pourvu que l'abandon de Dulcigno par la Turquie soit assuré. Telle serait aussi l'opinion de la Russie et meme du Monténégro. Le Cabinet de Berlin pour ce qui regarde le nouveau délai demandé par la Porte, s'y refusera si toutes les puissances s'y montrent contraires. Je pense qu'il attend de connaitre surtout la manière de voir de l'Autriche. Le prince de Hohenlohe pour ce qui regarde la démonstration navale en a réf<éré à Bismarck et n'a pas encore de réponse.

410

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A WNDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, E AD ATENE, DE FORESTA

T. 644. Roma, 20 agosto 1880, ore 23.

(Per tutti) Le chargé d'affaires d'Angleterre nous ayant soumis le projet de texte pour la nouvelle note collective concernant la question hellénique je lui ai répondu que nous l'acceptons

(Meno Costantinopoli) et que l'ambassadeur de Sa Majesté à Constantinople reçoit autorisation de signer aussitòt que ses collègues recevront instruct!:ons analogues.

(Per Costantinopoli) L'ambassadeur d'Angleterre vous communiquera ce texte que V. E. est autorisée à signer aussitòt que ses collègues recevront instructions analogues.

411

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, MAROOHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 645. Roma, 20 agosto 1880, ore 23,15.

Le Cabinet russe pense, à l'egard du Monténégro qu'il faudrait nous tenir à la sommation du 3 avril et que si la Porte voulait sérieusement disposer

les puissances en sa faveur, elle devrait procéder immédiatement à la remise au moins de Dulcigno comme gage de sa bonne fol pour l'exécutlon du reste. Toutefois, afin d'évitez: tout malentendu et d'assurer l'accord si nécessaire des puissances, il croit que le Cabinet anglais ferait bien de rédiger une formule de réplique collective à la Porte et de la proposer à l'acceptation des autres Gouvernements. Le chargé d'affaires de Russie m'ayant demandé notre avis sur ce dernier point, je n'ai pas hésité à répondre que nous partageons la manière de voir de son Gouvernement.

412

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2020. Vienna, 21 agosto 1880, ore 18 (per. ore 19,20).

Le Cabinet autrichien adhère à ce que ambassadeur d'Autriche à Constantinople signe note concernant question hellénique dont Cabinet anglais a s·oumis le projet, aussitòt que la traduction française en sera concordée par les ambassadeurs auprès de la Porte.

413

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2021. Vienna, 21 agosto 1880, ore 18,05 (per. ore 19,35).

Cabinet autrlchien, à l'égard du Monténégro, déclare vouloir avant tout que question finisse. Il est indifférent au cholx entre les deux propositions tracé frontière. Si les Puissances tiennent ferme à celui de Dulcigno y compris Dinosi et Gruda, il le maintient également, et il est pret à s'associer à démonstration navale que les autres Puissances seraient d'accord de faire. Si puis on décidait de renoncer à Dinosi et Gruda, il ne feratt pas non plus de dif.ficultés. Proposltion russe que Cablnet anglals alt à rédlger formule de réplique collectlve à la Porte a été acceptée ici, admettant également qu'elle répète sommation avec laquelle finissalt la note collective du 3 ao1lt. Voilà ce que Kallay vient de me dire en réponse à mon interpellation.

414

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2025/557. Londra, 21 agosto 1880, ore 19,30 (per. ore 0,15 del 22).

Lord Granville m'a prié de passer aujourd'hui au Foreign Office pour me communiquer délibération qui vient d'étre prise par le conseil des ministres, en réponse à la dernière note de la Sublime Porte relative à la frontière du Monténégro.

Voici la substance de cette délibération.

On avait laissé à la Sublime Porte l'alternative d'accepter ou le tracé Corti ou la proposition anglaise qui comprend la cession de Dulcigno. La Sublime Porte avait donné une première réponse verbale qui diffère entièrement de sa réponse écrite. Celle-ci ouvre un nouveau champ à des discussions infinies. Cela étant, le Cabinet de Londres a décidé d'adresser à Goschen deux télégrammes, le premier réservé à lui seul et l'autre qui doit servir à la. communication à faire à la Sublime Porte. En voici le résumé. Dans le premier il est dit: «La réponse écrite à la note collective diffère substantiellement de la réponse verbale donnée par Keireddine pacha qui consentait à la cession de Dulcigno, d'après la proposition anglaise, en excluant toutefois Dinosi et Gruda, tandis que dans la réponse écrite on substitue, au tracé de la frontière à l'est du lac, un nouveau tracé par suite du quel Kuci Kraina, actuellement occupé par les monténégrins, serait rendu aux tures, ce qui aurait pour résultat d'ouvrir de nouveau une discussion sur les points déjà résolus l'année dernière '>. Relativement à la partie de la frontière située dans la plaine de Podgoritza, le Cabinet anglais, ne pouvant accéder à une telle proposition, donne pour instructions à M. Goschen de communiquer à la Sublime Porte l'autre télégramme qui suit: «La dernière réponse écrlte de la Sublime Porte différant de sa précédente réponse verbale, camme, en outre, ni l'une nl l'autre ne sont conformes à l'alternative dont le choix lui avait été laissée le 3 aoilt, ou d'accepter le tracé Corti ou la proposition anglaise, et camme la Sublime Porte n'offre-méme plus d'exécuter la convention Corti, après de si longs délais, la seule preuve satisfaisante qu'elle puisse donner de ses intentions de remplir ses engagements est de mettre spontanément à exécution l'arrangement Dulcigno. Le Cabinet anglais croit qu'une force navale doit le surveiller, à moins que la Sublime Porte elle-méme ne l'ait effectué avant que cette force navale ne se soit présentée :~>.

Granville espère que notre Gouvernement appuiera le Cabinet anglais dans cette proposition, en méme temps qu'il compte que nous agréerons les instructions proposées pour l'action combinée des navires de guerre. J'ai promis à Granville de faire part sans délai de cette communication à V. E., mais camme il avait hàte de partir, je n'ai pu que lui indiquer en peu de mots les derniers télégrammes de V. E. (l) qui prouvent que nous n'avons jamais cessé d'étre avec l'Angleterre dans cette question. Toutefois il m'a donné rendez-vous pour lundl prochain et je pourrai le convaincre que notre gouvernement a toujours agi de la manière la plus correcte dans toutes ces affaires.

415

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2031. Berlino, 22 agosto 1880, ore 13,05 (per. ore 17,40).

J'ai demandé ici quel accueil le Cabinet de Berlin avait fait à la proposition anglaise pour répliquer à la Porte au sujet de la frontière hellénique.

Il m'a été répondu que l'ambassadeur d'Allemagne à Constantinople est aussi autorisé à signer dès que ses collègues en auront, de leur còté, recu l'autorisation.

(l) Cfr. nn. 405, nota l e 406.

416

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI EBTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 651. Roma, 22 agosto 1880, ore 19,10.

Le Cabinet de Londres a expédié à l'ambassade de la Reine à Constantinople les deux télégrammes suivants:

Premier télégramme: «La réponse de la Porte à la note collective telle que V. E. me l'a télégraphiée hier, ne parait pas s'accorder avec la communication verbale du ministre des affaires étrangères, reproduite dans votre télégramme du 13. En tout cas elle diffère de l'alternative que les puissances avatent, par la note collective du 3 aoùt, laissée à la Porte entre la proposition anglaise et l'arrangement Corti. Camme la Porte n'offre mème plus d'exécuter la proposition alternative dans le terme fixé et après que de si long délais ont déjà eu lieu, la seule preuve satisfaisante qu'elle puisse donner de sa bonne disposition à remplir ses engagements est désormais la rapidité et l'intégrité avec lesquelles sera effectuée l'exécution de l'arrangement Dulcigno. Le Gouvernement de Sa Majesté pense qu'il est désirable qu'une force navale se trouve présente pour surveiller la remise du territoire, à moins que celle-ci ne soit effectivement exécutée avant que cette force navale ne soit à proximité ».

Deuxième télégramme: «Je me réfère à mon premier télégramme. La réponse écrite à la note collective telle qu'elle à été télégraphiée hier par V. E. diffère matériellement de la réponse verbale du ministre ottoman des affaires étrangères. Dans la réponse écrite l'arrangement de Dulcigno est mis de còté en ce qui concerne le tracé à l'est du lac et on lui substitue la ligne indiquée dans le texte de Berlin. Ceci aurait pour effet la rétrocession à la Turquie de la Kuchi Kraina actuellement occupée par les monténégrins, et permettrait à la Sublime Porte de remettre en question les points discutés l'année dernière à l'égard de la direction du tracé dans la plaine mème de Podgoritza. Il est possible que telle n'ait pas été l'intention de la Porte en rédtgeant comme cela sa réponse. Mais j'appelle votre attention, pour votre règle, sur la différence existante entre les deux réponses ».

J'ai déclaré au chargé d'affaires d'Angleterre que (per Costantinopoli) V. E. (per gli altri) l'ambassadeur du Roi à Constantinople recevrait instructions de se joindre aux démarches de son collègue britannique. Le premier des deux télégrammes peut évidemment servir de thème pour une nouvelle note collective que (per Costantinopoli) V. E. (Per gli altri) l'ambassadeur du Roi est dès aujourd'hui autorisé à signer si tout le monde tombait là dessus d'accord.

Nos deux cuirassés se sont déjà ralliés à Palerme à l'escadre anglalse et nous avons, pour notre compte, accepté que le commandement des escadres réunies soit exercé, à l'occasion de la démonstration, par le plus ancien des amiraux, qui devra se consulter avec ses collègues pour les cas ayant une importance politique.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2035. Vienna, 23 agosto 1880, ore 18,15 (per. ore 19,15).

Le Cabinet autrichien croit avoir constaté vraie interprétation à donner à la réponse de la Turquie qui n'est point contradictoire à la première communication verbale. M. de Kallay m'a expHqué clairement la chose sur la carte. Le subterfuge consisterait en ce que par le tracé sur le terrain de la frontière du traité de Berlin, les tures le feraient passer par Plavnica qui se trouve effectivement sur le lac de Scutari, au lieu qu'à Berlin on l'a fait passer par l'endroit où se trouve marqué erronément Plavnica sur la carte. Les autrichiens maintiennent ce dernier tracé. Quant à Gruda, ils considèrent indiqué par là un petit territoire d'une demi-lieue géographique autour de Dinosi, qui doit effectiv·ement rester aux tures comme faisant partie du territoire de la tribu des Grudi. Ils vont faire une proposition en ce sens en l'accompagnant d'une carte explicative. La Porte n'aura ainsi plus de subterfuge à employer et elle devr·a s'exécute'r immédiatement d'après toute la ligne frontière de la proposition anglaise. En attendant les préparatifs pour la démonstration navale devront continuer.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2645. Berlino, 24 agosto 1880 (per. il 27).

J'ai déjà eu l'occasion dans mes rapports politiques n. 2636 (l} et 2639 (2}, d'entretenir V. E. de l'impression produite par le discours que M. Gambetta avait prononcé à Cherbourg, en faisant toutefois remarquer que, ici, les journaux étaient très sobres dans leurs appréciations à ce sujet.

Ce n'est qu'hier au soir, que la Norddeutsche Allgemeine Zeitung a pour ainsi dire rompu le silence, en relevant assez vivement quelques unes des paroles du Président de la Chambre française.. Ce journal, dont on connait les attaches, prémet il est vrai qu'il ne s'est décidé à entrer dans sa polémique,

qu'après que le discours de M. Freycinet a mis en évidence que Ies idées de

M. Gambetta n'étaient nullement celles du Gouvernement actuel de la République. Mais l'article, que j'ai l'honneur de joindre ici {1), n'en est pas moins digne d'attention sous bien des rapports.

Après avoir cité le journal La France suivant Iequel le discours de Cherbourg avait c·ausé en Allemagne une panique ridicule, et après avoir discuté la question de justice à propos de la possession de l'Alsace, la Norddeutsche Allgemeine Zeitung dit que jusqu'ici on avait cru en Allemagne aux sentiments pacifiques des hommes d'Etat de la République Française, décidés à suivre une toute autre voie que Ies Bourbons et !es Bonapartes: on l'avait cru tout particulièrement en ce qui concerne M. Gambetta, qui était presque de·venu une garantie de paix. Si M. Gambetta a maintenant renoncé à ce ròle, et s'il veut etre à présent l'homme de la revanche, l'Allemagne n'en ressent aucune panique, mais elle en épreuve un sentiment de stupeur et de sincère regret. L'Allemagne n'en reste pas moins pour sa part pacifique comme auparavant, mais les paroles de M. Gambetta auront porté une rude atteinte à la confiance que l'on avait ici dans le maintien de la paix. Ces paroles démontrent que, parmi les républicains, il y a, comme parmi !es monarchiques, des partisans ardents pour une guerre, et que, entre autres, un homme d'Etat aussi influent que M. Gambetta doit etre mis dans leur nombre. La Norddeutsche Allgemeine Zeitung regrette que l'esprit batailleur qui anime à l'heure qu'il est, camme depuis 300 ans, les voisins de l'Allemagne, obUge cette dernière à chercher sa sécurité dans une armée forte et toujours prete à la lutte: l'Allemagne n'y cherche pas autre chose, mais, quant à cette sécurité, elle a la volonté et la confiance de la trouver dans ses institutions militaires.

n est facile de voir que cet article, malgré !es réserves dont il est accompagné, vise plus loin que la seule personnalité du Président de la Chambre française.

(l) -Cfr. n. 396. (2) -Non pubbllcato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 775/680. Londra, 24 agosto 1880 (per. il 27).

Confermando il mio telegramma in data d'oggi (2), ho l'onore di informarlca che jeri comunicai al Conte Granville il telegramma dello stesso giorno (3) col quale V. E. dichiara di aver dato per istruzione al Conte Corti di associarsi al suo collega d'Inghilterra per gli uffici! da farsi in Costantinopoli relativi alla frontiera montenegrina. Con quel medesimo telegramma l'E. V. si compiace eziandio di farmi noto che il comandante delle nostre navi destinate a prendere parte alla dimostrazione concertata fra le potenze per

sciogliere la questione montenegrina, ha ricevuto l'avviso di attenersi alle istruzioni dell'ammiragliato inglese le quali vennero comunicate, dall'Incaricato d'affari britannico, a codesto ministero che aderiv,a alla seconda proposta inglese, in virtù della quale il comando delle navi riunite sarebbe devoluto all'ammiraglio più anziano che però dovrà consultarsi coi suoi colleghi in tutti i casi aventi una importanza politica. Nel medesimo tempo io partecipai al Conte Granville il contenuto dei telegrammi di V. E. in data de' 19, 20 e 21 corrente (1), dai quali emerge che il nostro governo aveva sempre, conformemente alle sue dichiarazioni, agito concorde con questo Gabinetto inglese in tutte le questioni relative alla difficile vertenza delle fronti-ere turco-montenegrine, come neJl'altra relativa alla Grecia. Colsi quella occasione per porr·e il nobile lord in guardia contro le dicerie che tendono a far comparire il nostro governo ne' suoi atti come poco cons·entaneo colle proprie parole. Additai come tali sospetti erano probabilmente sparsi ad arte affine di suscitare diffidenze fra le potenze e scuotere l'accordo esistente fra di esse e ch'è il mezzo più sicuro per trionfare delle resistenze e degli indugi della Sublime Porta a venire ad un accomodamento razionale e definitivo delle questioni di cui si tratta.

Il Conte Granville si mostrò vivamente soddisfatto di queste comunicazioni e dichiarazioni. Egli m'incaricò di ringraziare l'E. V. per il concorso che il Gabinetto britannico trova presso il Governo del Re per ajutarlo a porre fine a quella vertenza. Egli ad un tempo mi fece sapere che la Russia aveva già aderito completamente alle proposte dell'Inghilterra relative al Montenegro; egli faceva assegnamento sull'adesione dell'Austria; la Germania non aveva ancora risposto. In quanto alla Francia ·essa aderiva ugualmente, ma esitava ad accettare l'ultimatum della proposta inglese e stimava forse più prudente di differire ancora a quel riguardo.

(l) -Non pubblicato. (2) -T. 2037/358, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 416.
420

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. CONFIDENZIALE 776/681. Londra, 24 agosto 1880 (per. il 27).

A mente del dispaccio di V. E. in data del 12 corrente, serie politica

n. 936 (3), comunicai ieri al conte Granville la sostanza del progetto di regolamento, annesso al precitato dispaccio e relativo alla istituzione e alle attribuzioni di un Commissariato Civile ad Assab. Egli non vi fece alcuna abbiezione, soltanto mi disse che, fra alcuni giorni, mi avrebbe intrattenuto a quel riguardo.

Io suppongo che il lavoro da lui ordinato intorno a quella località, in seguito al «Pro-memoria» che gli presentai (4), sarà ultimato e che mi

comunicherà il risultato delle investigazioni fatte intorno alla sovranità di Assab. Non mi meraviglierei che si cercasse di dimostrare che il Sultano di Costantinopoli, (e per lui il Kediv.e), è il vero sovrano di quella località, contrariamente a quanto risulta dai documenti Inglesi stessi, pubblicati nel «bluebook » Abissinia.

Comunque avvenga, non ci daremo per vinti perché la quistione potrà sempre essere soggetta a controversia. Intanto noi abbiamo il possesso effettivo, (Beati possidentes!), ed in conseguenza io stimerei opportuno che si mandi ad effetto, il più prontamente possibile, l'organizzazione del Commissariato Civile predetto, in modo che sia un fatto compiuto quando si volesse di nuovo muovere qualche obiezione contro la nostra legittima occupazione di Assab.

(l) -Cfr. nn. 405, nota l, 406, 406, nota 3 e 411. (2) -Ed. in L'Italia in Africa, vol. cit., p. 134. (3) -Non pubblicato. (4) -Cfr. n. 53.
421

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A BELGIRATE (l)

T. Roma, 25 agosto 1880, ore 10,30.

L'agenzia Stefani ricevette telegramma annunciante tre navi francesi partite da Brest per Tunisi. Ho sospeso pubblicazione tanto più che essendo due corazzate ed un avviso, potrebbero in realtà esser legni destinati alla dimostrazione navale. Come sintomo debbo segnalare a V. E. un articolo del Temps, il quale riportando da un giornale di Costantina notizia giornale arabo pubblicato in Italia predica rivolta arabi algerini contro Francia soggiunge essersi notata importazione clandestina di armi dall'Italia in Algeria ora raddoppierassi sorveglianza. Ho soppresso il telegramma Stefani riassumente questo articolo e quando giunga giornale provvederò acconcia risposta. Inghilterra confida assicurato imminente accordo di tutte le potenze circa questione Montenegro, ma nulla concluso finora.

422

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2042. Parigi, 25 agosto 1880, ore 17,05 (per. ore 18,40).

Je viens de voir le ministre de la marine qui remplace provisoirement Freycinet. Je lui ai parlé de la communication turque du 18 aout. Il a insisté sur l'opportunité de la cession immédiate de Dulcigno et en général sur le peu

24 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

d'efficacité de la démonstration navale, en la critiquant au point de vue militaire; mème en ce qui concerne Dulcigno. Tout en disant que la France prendrait part à la démonstration, il a cherché à me démontrer, la carte en main, san inutilité politique et militaire. Pour résoudre la question de la frontière grecque, selon lui, il se peut qu'il n'y aurait de réellement efficace que de se présenter devant les Dardanelles. Il a dit que d'après ses informations on les fortifie activement. Les bàtiments désignés pour prendre part à la démonstration ont quitté Brest hier et ne seront en mesure de partir de Toulon que le 5 septembre.

(l) Da Carte Calroll.

423

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AF'FARI A PARIGI, MAROCHETTI, E AD ATENE, DE FORESTA

T. 650 (1). Roma, 25 agosto 1880, ore 22,25.

Les ambassadeurs à Constantinople ont signé aujourd'hui la note collective relativ·e à la question grecque. La note sera remise demain à la Sublime Porte par le premier dragman de l'ambassade d' Allemagne.

424

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 651. Roma, 25 agosto 1880, ore 22,40.

Turkhan bey m'a communiqué confidentiellement un télélgramme par lequel Abedine pacha explique sa pensée à l'égard du tracé de frontière à l'est du lac de Scutari. D'après la teneur littérale de ces explications, les réserves de la Porte ne s'appliqueraient qu'à Dinosi et à Gruda. Mais certaines phrases du télégramme font au contraire supposer que, dans la pensée du ministre ottoman des affaires étrangères, le district de Dulcigno constitue une compensation pour tous les territoires compris dans le protocole du 18 avril. Ceci viendrait à l'appui de l'interprétation donnée par le Cabinet de Londr·es à la note ottomane du 18 courant. Le Cabinet de Vienne nous annonce san intention de couper court à toute équivoque par une formule qu'il va présenter avec carte explicative (2). Quoi qu'il en soit, j'ai cru bien faire en disant à Turkhan bey que je comprenais son télégramme dans le sens que la Porte accepte l'arrangement contenu dans la note du 26 juin, sauf seulement les deux points de Dinosi et de Gruda.

(l) -Per errore il registro del tele.grammi In arrivo dopo Il n. 653 ritorna al n. 644. (2) -Cfr. n. 417.
425

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 652. Roma, 25 agosto 1880, ore 23,30.

Le chargé d'affaires d'Autriche m'a communiqué le nouveau projet d'instructions pour la démonstration navale avec dépeche explicative adressée à Londres. Après avoir proposé Raguse comme lieu de ralliement ainsi que l'attribution du commandement à l'amiral le plus ancien, conformément à la deuxième alternative anglaise, ce contreprojet ne diffère essentiellement du projet britannique que sur quatre points: lo le débar,quement serait formellement exclu; 2° les pourparlers éventuels avec les chefs albanais sont exclus; 3° si le prince de Monténégro n'adhérait pas à l'invitation de faire avancer ses troupes, la tàche des flottes serait considérée comme accomplie; 4° les flottes ne seraient pas obligées de stationner en permanence devant Dulcigno et le commandant pourrait, à cet égard, tenir compte des circonstances. J'ai répondu au chargé d'affaires que nous apprécions les amendements suggérés par son Cabinet, et que nous n'avions, quant à nous, aucune difficulté de les accepter; mais qu'ayant déjà approuvé le projet britannique notre adhésion définitive se trouvait naturellemerut subordonnée à celle de l'Angleterre. Ceci ne saurait, d'ailleurs, gener les vues de l'Autriche, car elle recherche, comme nous, un prompt accord entre toutes les puissances.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1331. Vienna, 25 agosto 1880 (per. il 28).

Studiando attentamente la situazione dacché ho fatto ritorno a Vienna dopo un'assenza di un po' più di due mesi, ho dovuto constatare che in tal lasso di tempo, l'accordo fra la Germania e l'Austria-Ungheria andò sempre maggiormente stringendosi. Il comune pericolo creato ai due Imperi dalla venuta al potere in Inghilterra del partito liberale col signor Gladstone alla testa del Gabinetto, creò un vero preciso interesse comune fra i due Stati che non subirà alterazione fino a che le cose non muteranno a Londra. Non esito a dire che nelle circostanze cosi create, vi sarà in ogni questione solidarietà completa fra i due Governi che in qualsiasi evento potranno contare l'uno

sull'altro. In un mio precedente rapporto (l) mi sono studiato di precisare il vero significato dell'incontro dei due Imperatori ad Ischl eliminando la proba

bilità che in quell'occasione i due Sovrani fossero addivenuti a speciali accordi fra di loro. Da quel giorno però si verificò un fatto che a mio avviso ha ben maggior portata che non i colloqui fra i due Monarchi. Intendo parlare della gita fatta ad Ischl dal Maresciallo Moltke, che precisamente i giornali austriaci passarono quasi sotto silenzio.

È bensì vero che anche in quella circostanza S. M. Francesco Giuseppe non avrebbe avuto al suo fianco nessun ministro responsabile, ma per trattare questioni militari, per gettare le basi di accordi di tal natura, l'Imperatore si sente in grado di far da sé. Partito il Maresciallo Moltke notai un andirivieni di competenti autorità militari fra Ischl e Vienna, a cui indubbiamente si saprebbe dare attendibile e naturale spiegazione, ma che pur ha ai miei occhi un'importanza di cui non saprei non tener conto.

Con un recente mio telegramma (22 Agosto) (l) segnalavo all'E. V., che l'attitudine dell'Austria-Ungheria nella fase che traversiamo sembravami enigmatica. Infatti da qualche tempo si accettano qui tutte le proposte che da varie parti vengano in ordine alla questione montenegrina, un solo interesse si dichiara ad ogni momento annettere a quella questione, la sua pronta soluzione. Evidentemente l'Austria-Ungheria è più interessata che qualsiasi altra potenza al modo col quale detta vertenza sarà risolta. L'indifferenza quindi che si affe,tta per la scelta del tracciato della frontiera fra il Montenegro e la Turchia non è affatto naturale. Ciò che qui si vuole, e mi par chiaro, si è che la questione finisca onde aver il fianco assicurato pel momento che forse si ritiene prossimo in cui la bandiera austliaca avesse a procedere oltre il Lim, onde conservar libera la via che mette a Salonicco se l'unione delle due Bulgarie che 11 Congresso di Berlino volle dividere, avesse a compiersi. Mi risulta anzi che qui non si fa più come in passato il viso dell'armi a quell'unione, che potrebbe essere il miglior dei pretesti per cambiar l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina in una definitiva annessione ed al tempo stesso permettere di procedere innanzi nella direzione dell'Egeo col sistema delle pro forma temporarie occupazioni. L'appoggio, l'istigazione anzi della Germania a simili pi.·ogetti, non fa certamente difetto poiché avrà cura di assicurarsi in contraccambio il concorso in qualsiasi eventualità degli eserciti austriaci.

Dell'Italia pel momento non mostrano qui darsi pensiero alcuno, mi risulta però che con sentita soddisfaziòne ci si vede impigliati colla Francia nella que,stione di Tunisi in cui proprio, se mi è permesso portare un giudizio su di una vertenza che non conosco se non ben imperfettamente, il Gabinetto di Parigi si è lanciato con una imprevidenza delle conseguenze per l'avvenire che non fa grand'onore al senso degli uomini di Stato di quella Nazione. Tutto il rumore oggi si fa in Oriente ed in Africa, ma è altrove che si decideranno le sorti di quelle regioni, ed è ciò che a mio avviso non devesi perdere di vista non impegnandoci irremediabilmente in nessuna parziale direzione di maniera a perdere al momento dato la nostra piena libertà d'azione. Amici con tutti oggi che ciò ancora è possibile, al momento venuto non essendoci

dato, a quanto fin d'ora mi pare, di schierarci a fianco di quelle nazioni che dovrebbero essere le nostre naturali alleate, non dovremo esitare a porci fin dal primo istante a lato dei due Stati che in verità non ci mostrarono fin qui gran desiderio della nostra compagnia, ma che pur non mancherebbero di ricercarla ed apprezzarla al momento dato. Allora come all'epoca della guerra di Crimea, dovremo avere il massimo degli ardimenti, quello di dare il nostro concorso pieno ed intiero senza condizioni. A cose finite ne ricaveressimo i vantaggi che il valore del nostro esercito, l'efficace nostra coope-razione non mancherebbe d'assicurarci, locché i fatti provano valer sempre meglio che non i patti consegnati in preventivi trattati d'alleanza che al momento opportuno non mancano i mezzi di eludere per quanto le stipulazioni sian parse prima chiare e precise.

In verità ho col presente mio rapporto invaso alquanto un campo che esce dalla sfera dell'attività che mi è assegnata, ma le circostanze si possono far gravi da un giorno all'altro; il discorso del signor Gambetta a Oherbourg (l) a malgrado la marcata parsimonia d'apprezzamenti colla quale si ebbe a por.tarne giudizio in Germania, ha fatto fare un passo notevole alla situazione, così almeno si giudica la cosa qui e vedo che cominciano anche a !asciarla intendere i più autorizzati giornali di Berlino, quindi come finivo il mio precitato telegramma, conviene tener gl'occhi ben aperti in tutte le direzioni, e non impegnarsi in un modo qualunque che possa paralizzare la nostra azione il giorno in cui dovrà spiegarsi. Credo d'adempiere al mio dovere di sentinella avanzata nel segnalare i pericoli che vedo spuntar in lontananza assai prima ancora che sia il caso di mandare il grido d'allarme.

(l) Cfr. n. 385.

(l) T. 2028, non pubblicato.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MAROCHETTI

T. 660. Roma, 28 agosto 1880, ore 18.

La Russie ayant déclaré à Londres qu'elle était prete à donner son adhésion soit au maintien, par la démonstration navale, des demandes antérieures, soit à l'acceptation de la cession immédiate de Dulcigno comme gage de bonne foi de la part de la Sublime Porte, sauf à s'occuper ensuite du reste sur la base de la proposLtion annoncée par l'Autriche, lord Granville pense, en vue des questions que la teneur de la réponse écrite de la Porte peut soulever, qu'il serait dangereux de s'écarter du programme établi dans la note collective; cependant, pour maintenir le concert des Puissances, l'Angleterre accepterait la seconde alternative russe, qui est analogue à la proposition française. Seulement le Cabinet de Londres attend encore de con

naitre l'opinion de l'Autriche. Si l'Autriche consent à supprimer le mot « intégrité » (completeness) dans l'instruction qu'on avait donnée à Goschen, celle-ci pourrait etre admise par tout le monde. J'ai répondu au chargé d'affaires britannique qui me faisait part de ce qui précède que, pour notre compte, nous souscrivions entièrement à l'avis de l'Angleterre et que l'ambassadeur du roi à Constantinople (Per Costantinopoli) V. E. en serait dès maintenant averti. L'instruction donnée Goschen et mentionnée dans la commuication actuelle de l'Angleterre est reproduite dans mon télégramme du 22 courant (1).

(l) Del 9 agosto; cfr. nn. 396 e 418, per gli echi in Germania.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 782/684. Londra, 28 agosto 1880 (per. il 31).

Confermando il mio telegramma d'oggi (2), ho l'onore di partecipare all'E. V. che comunicai jeri al Conte Granville il contenuto dei telegrammi di codesto Ministero in data del 26 corrente (3), relativi all'affare del Montenegro.

Il nobile lord ringrazia l'E. V. per le istruzioni date al Comandante della nostra divisione navale destinata ad agire di concerto con quella delle altre potenze nella dimostrazione da farsi pel Montenegro. Egli aveva avuto dall'Austria una comunicazione consimile a quella fatta a codesto Ministero circa le modificazioni suggerite da quella potenza al progetto d'istruzioni proposte dall'Inghilterra per l'anzidetta dimostrazione navale. Il Conte Granville accetta Ragusa come punto di concentramento delle squadre e sta tuttora negoziando coll'Austria intorno alle dette istruzioni; egli spera di tosto mettersi d'accordo con essa. La Francia, e probabilmente anche l'Austria, sono portate a considerare la risposta scritta della Sublime Porta relativa al Montenegro come non differente sostanzialmente da quella verbale in precedenza data da Abedine Pascià; ma il Conte Granville non divide quest'opinione ed è anzi d'avviso che la Porta ha intenzionalmente mutato linguaggio dopo riflessione. Però egli non crede improbabile che la Porta venga ora a dichiarare ch'essa non intendeva che conservare Dinosi. Il nobile lord sembra disposto a cedere su quell'ultimo punto; ma egli è d'avviso che intanto i preparativi navali debbano continuarsi e le squadre concentrarsi a Ragusa, mentre si chiederà alla Porta la cessione immediata di Dulcigno. Le altre questioni susseguenti potranno poscia risolversi.

Il Conte Granville fa assegnamento sull'adesione della Russia e pensa che la Germania non muoverà difficoltà, benché dessa non abbia ancora risposto. Il nobile lord si mostra assai riconoscente per l'appoggio ch'egli trova presso

Il Governo del Re per sciogliere le questioni di delimitazione derivanti dal Trattato di Berlino, e specialmente quella relativa al Montenegro, che importa all'Inghilterra di condurre a termine il più presto possibile.

È chiaro che questo Governo preoccupato dagli ostacoli che incontra, specialmente in Irlanda e nelle Indie, ha premura di liberarsi da tutti gl'impegni che egli ha all'estero, affine di dedicarsi più esclusivamente a scioglLere le difficoltà interne che sono molte ed assai gravi.

(l) -Cfr. n. 416. (2) -T. 2057/560, non pubbl!cato. (3) -Cfr. n. 425 e t. 654, non pubbl!cato.
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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 663. Roma, 29 agosto 1880, ore 14,05.

Le chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie m'a communiqué la proposition avec carte explicative qu'on nous avait déjà annoncée. Le Cabinet de Vienne propose qu'on laisse Dinosi à la Turquie et qu'on maintienne pour tout le reste le tracé de la note du 26 juin. En informant la Porte de cette nouvelle concession, on lui ferait observer qu'en procédant immédiatement à la remise réelle des territoires compris dans l'arrangement du 26 juin, sauf Dinosi, elle donnerait une preuve de sincérité dont les puissances seraient tout disposées à lui tenir compte. En attendant, les préparatifs pour la démonstration navale pourraient etre continués pour le cas où la Porte tarderait à mettre à exécution la combinaison proposée. La présente proposition austro-hongroise se rattachant à la proposition britannique résumée dans mon télégramme d'hier (l) j'ai répondu au chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie que tout en appréciant sa communication, nous devions nous en référer à l'avis des autres puissances et surtout de l'Angleterre.

430

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2062. Berlino, 29 agosto 1880, ore 18,10 (per. ore 19).

Hier l'ambassadeur d'Angleterre a fait ici communication identique à celle qui forme l'objet de votre télégramme d'hier (1). Hohenlohe a répondu à Russell que, si les autres puissances se ralliaient à l'avis exprimé par l'Angleterre, le Cabinet de Berlin n'y fera pas opposition. Hohenlohe ne savait cependant pas encore quelles étaient à ce sujet les dispositions de l'Autriche. La corvette allemande «Victoria ~ se met en route aujourd'hui pour Brindisi

où elle stationnera pour rallier éventuellement la flotte combinée. Des nouvelles indirectes parvenues ici représentent la situation de Dulcigno sous aspect des moins favorables. Les autorités ottomanes, en admettant leur bonne volonté, ne posséderaient ni énergie ni force nécessaires pour avoir raison de la résistance des chefs albanais. Comte de Launay est parti pour les bains de Wildbad.

(l) Cfr. n. 427.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 665. Roma, 29 agosto 1880, ore 22.

Le chargé d'affaires d'Angleterre m'annonce que son Gouvernement a accepté les amendements proposés par l'Autriche-Hongrie pour les instructions concernant la démonstration navale devant Dulcigno.

432

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2068. Vienna, 31 agosto 1880, ore 16,50 (per. ore 18).

M. de Kallay m'a déclaré que le Cabinet autrichien, par rapport à la question monténégrine donne la préférence à sa dernière proposition, autant parce qu'il en a la paternité que parce qu'il la croit meilleure. Il est cependant pret à s'associer aux autres puissances si elles sont toutes d'accord sur une autre proposition, pourvu, bien entendu, qu'elles ne remettent rien à une discussion ultérieure. La question doit etre finie, absolument finie. C'est là le point auquel s'attache d'une manière irrémovible le Cabinet autrichien.

433

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 668. Roma, 31 agosto 1880, ore 23.

Le chargé d'affalres d'Autriche-Hongrie me fait part que son Gouvernement accepte la proposition anglaise contenue dans mon télégramme du 28 (1),

mais à la condition qu'au Ueu de se borner à rayer le mot «completeness ~ on insère, dans la note collective la proposition austro-hongroise avec carte explicative dont je vous parlai dans mon télégramme du 29 (1). Je ne me suis pas prononcé d'une manière définitive, mais l'amendement austro-hongrois à la proposition anglaise me parait d'une sage prévoyance, car il vise à écarter la possibilité d'autres malentendus ultérieurs.

(l) Cfr. n. 427.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

D. Roma, 31 agosto 1880.

Col mio dispaccio di questa Serie, del 23 decorso luglio (2) informai l'E. V. che questo Incaricato d'Affari d'Austria-Ungheria mi aveva comunicato un pro-memoria relativo ad un nuovo metodo da seguirsi per la notificazione degli atti delle varie Commissioni di delimitazione, ora che era stata definita la vertenza della linea di frontiera anche fra la Bulgaria e la Dobrugia.

Come l'E. V. sa, noi ci dichiarammo pronti ad accettare il metodo propostoci dal Governo austro-ungarico, purché gli altri Governi facessero altrettanto.

Questo Incaricato d'Affari d'Inghilterra essendo testè venuto a consegnarmi a nome del suo Governo una dichiarazione di Lord Granville, in tutto conforme al modello suggerito dal Governo austro-ungarico, io debbo presumere che con l'Inghilterra, anche gli altri Governi si siano determinati senz'altro ad adottare la forma proposta dal Gabinetto di Vienna. In tale previsione noi crediamo dovere ora fare altrettanto, e quindi mi pregio di trasmettere qui unita la nuova dichiarazione da me sottoscritta, autorizzando l'E. V. a volerla consegnare a codesto Governo dopo aver ritirato quella che Ella fu invitata a rimettere sol mio dispaccio del 14 giugno scorso (2).

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APPUNTO (3)

[Roma, ... agosto 1880].

La lettera confidenziale del signor Reade (4) si riferisce al contegno del signor MACCIÒ nei rapporti suoi col Primo Ministro Mustafà Ben Ismail e alle

due questioni recentemente insorte, a Tunisi, tra il Governo italiano ed il Governo del Bey.

Il Signor MACCIÒ già da gran tempo dolevasi che il Primo Ministro non usasse verso il Console di Sua Maestà di quella schiettezza che è indispensabile per la corretta trattazione di qualsiasi affare internazionale. Il Primo Ministro spesso soleva addurre, resistendo ai desiderii legittimi del Console italiano, ragioni e circostanze che spesso, tosto dipoi, si chiarivano infondate e contrarie al vero. E questo procedere tanto più appariva singolare inquantoché le disposizioni del Bey, col quale il Signor MACCIÒ, sia per la consuetudine ammessa in Tunisi, sia anche per la sua familiare conoscenza dell'idioma arabo, aveva diretti rapporti, non cessarono mai di essere amichevoli e rigorosamente leali.

Si fu sopratutto in occasione della controversia relativa al telegrafo che il signor MACCIÒ ebbe giusto motivo di querelarsi dei procedimenti del Ministro Ben Ismail a suo riguardo. Questi aveva dapprincipio ammesso, con dichiarazione verbale, la domanda del Console italiano nella sua integrità, vale a dire in modo da comprendere nella chiesta concessione anche la linea terrestre, dal punto di approdo del cavo sottomarino fino alla capitale. Diceva doversi solo consultare ancora il Comitato di finanza circa la franchigia doganale per il materiale da importarsi. Invece, poco tempo dopo, il ministro Ben Ismail dirigeva al Console una Nota in cui gli dichiarava di poter bensì accordare la concessione per il cavo sottomarino, non poterla invece accordare per la linea terrestre. Ed allegava come motivo del rifiuto, non già l'opposizione del Console di Francia, che pure era fatto notorio e confessato dallo stesso Bey nelle sue conversazioni, sibbene la risoluzione del Governo di Sua Altezza di voler riservare a sé il servizio telegrafico nel proprio territorio. Singolarissima obiezione: mentre tutta la rete telegrafica attuale, in Tunisi, è nelle mani dell'amministrazione francese a titolo precario, è vero, ma allo stesso titolo a cui l'amministrazione italiana avrebbe accettato l'esercizio della piccola linea terrestre da noi sollecitata. E, avendo il signor MACCIÒ replicato, il ministro Ben Ismail rispondeva di bel nuovo, e allora soltanto accennava, come motivo di rifiuto, gli accordi esistenti colla Francia e la concorrenza che la linea italiana avrebbe fatto alla rete attualmente esercitata dall'amministrazione francese. Conchiudeva però, anche questa volta, essere tunlisina e dover rimaner tale tutta la rete telegrafica; esser quindi necessario che il cavo italiano toccasse terra ad un ufficio già attualmente esistente. Di fronte a cosi ambiguo atteggiamento il signor MACCIÒ stimò doversi appigliare a partito radicale. Avuta udienza del Bey ed essendo presente anche il Ministro Ben Ismail, dichiarò a Sua Altezza che, d'allora in poi, avrebbe trattato esclusivamente e direttamente con Essa di ogni questione.

Quale sia la sostanza della controversia relativa al telegrafo, e quanto evidente sia il nostro buon diritto, apparisce dalla qui acchiusa Memoria (1). Ed è, per verità, singolare che il Signor Reade sembri propendere a ricono

scere fondata l'opposizione del Governo francese. Convien credere che egli non possedesse, a questo riguardo, le necessarie informazioni.

Sopraggiunse di poi la questione provocata dalla domanda fatta dalla Compagnia Bona Guelma di poter costruire una ferrovia che da Tunisi, per la riva meridionale del Lago di Tunisi, sarebbe riuscita a Rades, e di là si sarebbe protratta a Hammann-el-Liff. Ohe questa ferrovia faccia, se venisse costruita, una rovinosa concorrenza alla ferrovia Tunisi-Goletta, è cosa di tutta ev,idenza; è anzi cosa implicitamente confessata dalla stessa Compagnia francese, la quale, cercando uno sbocco al mare, e trovandolo in un punto quasi contiguo alla Goletta, mostra di voler attrarre a sé il traffico che ora si esercita tra Tunisi e Goletta. La breve Memoria, qui pure acchiusa (1), definisce i termini della questione e chiarisce quanto sia incontrastabile il buon diritto della Società Rubattino, la quale mediante l'art. 5° della Concessione 23 Agosto 1871, è guarentita contro la concessione di qualsivoglia linea rivale. E qui è anche meraviglioso che il signor Reade sembri trovare dubbia la questione del punto di vista giuridico.

Il signor Reade parrebbe inoltre opinare che considerazioni di convenienza politica avrebbero potuto sconsigliare il signor MACCIÒ dal fare l'energica opposizione, che in realtà fece, contro la domanda del Governo francese. Alludendo anticipatamente alle altre concessioni che questo ultimo più tardi ottenne, invece della linea di Rades, dal Bey impaurdto delle sue minacce, il Console britannico rende, in certo modo responsabile il suo collega italiano della sempre crescente espansione degli invadimenti francesi a Tunisi.

Questo è, senza dubbio, argomento degno di attenta considerazione. Ma, sarebbe, a nostro avviso, ingiusto di accagionare menomamente il Console MACCIÒ e il suo fermo contegno nell'affare della ferrovia di Tunisi-Rades.

Che la Società Rubattino fosse lesa, e ingiustamente lesa, dalla concessione invocata dalla Compagnia francese, l'abbiamo dimostrato. È un fatto che quella Società presentò tosto la sua protesta e fece appello all'assistenza del Console. Poteva questi rifiutare l'opera propria, o prestarla con tepido zelo, in argomento che spettava alle sue più doverose attribuzioni? Poteva, dal canto suo, il Governo del Re dispensarsi dall'approvazione il signor MACCIÒ e dall'esortarlo a fare il debito suo? L'incuria del Console o la debolezza del Governo avrebbero costituito per l'uno e per l'altro, una gravissima colpa, di cui non avrebbero potuto in alcun modo scusarsi.

Noi facciamo una schietta interrogazione al Governo della Regina. Se ciò che è avvenuto ora fosse occorso parecchi mesi addietro, quando la ferrovia Tunisi-Goletta apparteneva ancora alla Tunisian Railway's Company, avrebbe il Governo della Regina, avrebbe il suo Console tollerato che i diritti della Società inglese fossero impunemente manomessi? Noi siamo, invece, convinti che il signor Reade sarebbe stato, con ragione, per lo meno altrettanto tenace quanto lo fu il signor MACCIÒ; e siamo pure convinti che, come il Governo del Re approvò il signor MACCIÒ, così il Governo della Regina avrebbe approvato e encomiato il suo Rappresentante.

ALLEGATO

MAC DONELL A MAFFEI

L. P. Roma, 17 agosto 1880.

The following is the substance of the confidential despatch from our Consul generai at Tunis which I was instructed to read, and red to You this morning:

«I have the honour to report that the relations between the italian Representative and the Government of the Bey become day by day more strained and unsatisfa::tory.

When I addressed my former despatch to Your Lordshi.p, I had good reason to believe that the unfortunate estrangement between Mr. MACCIÒ and the Bey's Minister was susceptible of a speedy and amicable adjustment, but I regret to say that this desirable solution does not appear, for the present at least, to be praticable.

With a view to pave the way for a friendly understanding, the Bey, at my suggestion took the requisite steps for promptly settling all outstanding Italian claims on Tunisian subjects, but although I have every reason to believe that His Highness has faithfully carried out his determination, I am sorry to say no beneficiai result has ensued.

From my despatch above-Ciited, Your Lordshtp will have ,learnt that the chief ostensible cause of difference between Mr. MACCIÒ and thds Govemment is the refusal of the latter to grant to an Italian Company a concession for working an independent line of telegraphic communication between this country and a point on the Sicilian Coast.

The details of this scheme are fully explained in my former despatch as well as the reasons which induced H. H. to withold his sanction to it. The first letter of the Bey therein alluded to not being considered sa.tisfactory by Mr. MACCIÒ, H. H. addressed him a second communication in which he gave a complete explanation of the grounds upon which his decision was based. The letter having been confidentially communicated to me, I enclose a translation of it. I am sorry to say however that its contents have effected no apparent change in the anomalous attitude assumed by my Italian Colleague towards the Tunìsian Govemment. Although Mr. MacCiiò persists in his policy, of a studied non recognition of the ptime Mindster, he assures me that he is actuated by a friendly feeling toward the Bey himself. Having been requested by

H. H. to intervene unofficially, with a view to bringing about a reconciliation, I have used every effort in my private capacity to effect this result. The evident disinclination of Mr. Macci6, who is an old friend and colleague of my own to respond to my advances, is scarcely reconcilable with his declarations of personal friendship for H. H., who experiences daily mortifications, expecially in the eyes of his own subjects, from the manner in which his Prime Minister and adopted son is treated. The resolution of Mr. Macci6 on this subject appears to me all the more unjustifiable, as I have privately assured him that I am in possession of information which abundantly shows the manifest desirability (H not :impemtive necessity) of 'a friendly feeling between Italy and Tunis at this particular junture the details of which I was not at liberty to reveal.

In addition to the various steps taken by H. H. to conciliate Mr. Macci6, I am aware that he is prepared to give a formai promise binding the Tunisian Government to resume as speedily as possible the control of the telegraphic communication in this Regency.

Not\\1thstandtng all this Mr. Macaiò persists in an unfl'!iendly attttude towards this Government and has, I believe, put forward, within the last few days, some new and perplexing claims based on the purchase of the Tunis and Goletta railway, concerning which I shall fully report to Your Lordship on receiving authentic and reliable information.

The inevitable result of this policy will be to compel the Bey, who 1s now honestly and manfully struggling to preserve his independence and succumb unwillingly to the often-proferred shelter of a French Protectorate, and this the more certainly

because Mr. Roustan is apparently profiting by the action of Mr. Macci6 to put forward a series of demands for concessions which are eminently calculated not only to destroy the integrity of the Tunisian Government but to provoke a serious confldct between Italian and French interests ».

I have just received a telegram from Tunis conferming your information of the concession of the railway to Suza and Biserta.

(l) -Cfr. n. 429. (2) -Non pubbl!cato. (3) -L'appunto è contenuto in una cartellina su cui si legge: «Tunisl. Spiegazioni scambiate tra l'incaricato d'affari d'Inghilterra, Mac Donell ed il Conte Maffe! ». (4) -Cfr. allegato.

(l) Non si pubblica.

(l) Non si pubblica.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1894. Terapia, 2 settembre 1880 (per. il 9).

Ieri S. M. il Sultano mi fece chiamare a Palazzo. Sua Maestà mi disse aver grande desiderio di dare immediata soluzione alla quistione del Montenegro, i suoi ministri proponevano di lasciare aperta la parte di essa che riguardava la frontiera nella valle di Podgoritza, ma Sua Maestà preferiva di ultimarla in modo definitivo, affine di evitare i pericoli potrebbero sorgere operando in altra guisa. Sua Maestà soggiungeva le diverse Potenze avere diversi interessi: ad alcune di queste, per esempio, importava che la quistione del Montenegro restasse sospesa; la Turchia e l'Italia invece avevano interessi comuni, quello per esempio che tutta la valle di Scutari rimanesse alla Turchia; i due Governi avrebbero quindi ad intendersi e ad aiutarsi a vicenda. Risposi che l'Italia e la Turchia avevano senza dubbio un grande interesse comune, ed era quello di sciogliere prontamente una quistione che minacciava le più gravi complicazioni, né io conoscevo alcun Governo il quale non partecipasse sinceramente a questo desiderio. Riprendeva allora Sua Maestà che l'accordo definitivo avrebbe a conchiudersi sulla base della cessione di Dulcigno e sul mantenimento dello statu qua nella valle di Podgoritza. Risposi la base dello statu qua essere troppo vaga e variabile da un giorno all'altro; una nuova proposta del Governo ottomano dovrebbe esser fatta per nota ufficiale diretta a tutti i rappresentanti delle Potenze. Sua Maestà conchiudeva esprimendomi il desiderio vedessi in giornata il Ministro degli Affari Esteri, e procurassi di facilitare il pronto scioglimento della quistione. Non presi alcun impegno; però non potevo rifiutarmi a vedere il signor Mirustro. Ero stato congedato da Sua Maestà e stavo per montare in carrozza, allorché l'aiutante di campo venne a dirmi Sua M!liestà mi chiamava nuovamente al suo cospetto. Trovai presente il Signor Ministro della Guerra, il quale m'indicava sulla carta i dettagli dello statu qua in conformità dei telegrammi ricevuti in giornata da Scutari. Risultavano occupati dai montenegr,ini Skela, Zetica, Gorny-Gostil, Biscan, Balaban; dagli albanesi Matagos, Vladnia, Schipsanik ed il ponte sullo Zem. Osservai come tracciando una linea fra queste posizioni s'avrebbe una frontiera meno favorevole al Montenegro di quella che era stata ammessa da tutti i Commissari di delimitazione, all'eccezione del turco, sulla base del Trattato di Berlino, né credevo le potenze sarebbero per accettarla, e r~petevo qualunque nuova proposta avrebbe a farsi per nota diretta a tutti i rappresentanti delle potenze.

Mi trasferii indi presso il signor Ministro degli Affari Esteri, al quale .riferii la parte del colloquio avuto con Sua Maestà che riguardava la linea di frontiera. S. E. rispondeva la soluzione dello statu quo nella valle di Podgoritza essere infatti la migliore e la sola atta ad evitare i conflitti. Soggiunsi lo statu quo essere un'espressione troppo vaga, e sarebbe in o.gni caso necessario d'indicare una linea positiva. Però queste discussioni non potevano avere alcun risultato pratico, e sarebbe in ogni modo necessario che, se la Sublime Porta aveva qualche nuova comunicazione a fare alle potenze, essa la formolasse per nota ufficiale diretta a tutti i rappresentanti di queste. S. E. soggiungeva indi sembrare che la dimostrazione navale fosse decisa, e mi domandava quale potrebbe essere l'effetto di essa. Risposi le conseguenze di quell'atto potrebbero essere gravissime, poiché se in presenza delle forze navali delle potenze accorressero dei fatti irregolari in quelle regioni, l'onore dei Governi sarebbe impegnato a porvi efficace rimedio; ed aggiunsi il Governo ottomano aver tuttavia il mezzo d'evitare l'eventualità in discorso, e questo sarebbe di procedere immediatamente alla consegna del distretto di Dulcigno, il che toglierebbe ipso facto la ragione della dimostrazione. Riprendeva S. E. non potere la Sublime Porta persuadere gli Albanesi a cedere pacificamente quel di Dulciogno, se essa non era in grado di dare ad essi la previa assicurazione che sarebbe loro conservata la posizione di Dinosi. Pur avendo io replicato non vedere come la questione di Dulcigno pressoché esclusivamente abitato da Albanesi e Mussulmani avesse a dipendere da quella di Dinosi abitato da Grudi cattolici, S. E. rispondeva gli Albanesi Musulmani e Cattoolici fare causa comune ed essere risoluti a sostenersi a vicenda. E cosi terminò un colloquio che non poteva avere alcun effetto, poiché io ero ben de·ciso, sia per riguardo all'azione impegnata dalle altre potenze, sia a cagione dei gravi dubbi esistono sulla riuscita dell'accordo, di non assumere alcuna responsabilità separata, e di rimanere strettamente fedele al concerto che si tendeva evidentemente a compromettere.

Dei colloqui predetti diedi stamane un riassunto telegrafico all'E. V. (l).

437

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 674. Roma, 3 settembre 1880, ore 1.

Le chargé d'affaires d'Angleterre est venu me renseigner aujourd'hui sur Ia nouvelle proposition turque dont fait mention le dernier télégramme de

•-V. E. (1). D'après les informations de M. Goschen, la Porte consentirait à .Uvrer Dulcigno et à maintenir le statu quo pour le reste. C'est-à-dire que les •-albanais retiendraient Rotti, Dinosi et Matakosch et que les monténégrins

,retiendraient les positions qu'ils occupent déjà, en adoptant la ligne de séparation entre les deux comme frontière définitive. J'approuve la réponse que iV. E. a donnée au Sultan, mais j'ai déclaré au chargé d'affaires d'Angleterre qu'au point de vue où en sont les choses nous sanctionnerons tout arrangement qui aura l'approbation du Cabinet de Londres, le Gouvernement du Roi n'ayant plus qu'un objet en vue, C'elui d'en arriver le plus promptement possible à une solution padfique avec l'accord des Puissances. En faisant part de ce qui précède à nos ambassadeurs, j'ai soin de mettre en relief le re,gret exprimé par V. E. sur le retard de la réponse des Cabinets. Je m'associe tout à fait à ce sentiment (1).

L'escadre anglaise a quitté hier le mouillage de Palerme pour les eaux de Raguse et la nòtre en a fait autant aujourd'hui.

Je vous autorise à signer note collective pour l'Arménie, dans la supposition que les autres Puissances, notamment l'Angleterre, aient aussi donné leur adhésion.

(l) T. 2076, non pubblicato.

438

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 675. Roma, 3 settembre 1880, ore 1.

Je vous informe confidentiellement que M. Goschen a été renseigné de ce qui suit: Riza pacha serait d'avis que les albanais commencent à se résigner à l'égard de Dulcigno. Mais rencontrant beaucoup de résistance pour Hotti, Dinosi et Matakosch, il aurait réuni en conseil les consuls d'Angleterre et d'Autriche qui seraient tombés d'accord avec lui pour déclarer que la seule solution pratique serait de livrer Dulcigno et maintenir le statu quo pour le reste. En d'autres termes que les albanais retiendraient Hotti, Dinosi et Matakosch et que l:es monténégrins retiendraient les positions qu'ils occupent déjà, en adoptant comme frontière définitive la ligne de séparation entre les deux. Le conseil des ministres à Constantinople serait favorable et préparerait une résolution dans ce sens que le Sultan serait disposé à accepter.

En effet le comte Corti mande que hier le sultan l'a fait appeler pour

lui témoigner le vif désir de terminer l'affaire monténégrine (2). Sa Majesté

voudrait conclure, disait-elle, un arrangemnet sur la base du statu qua dans

la vallée de Podgoritza. Le comte Corti a répondu que cette base était trop

vague et que dans tous les cas n'importe quelle nouvelle proposition ottomane

devrait etre formulée par écrit aux représentants des Puissances.

(A tutte le ambasciate, meno a quella di Parigi) Veuillez tacher de savoir quelle est l'appréciation du Cabinet auprès duquel vous etes accrédité sur cette nouvelle proposition ( 1). Quant à nous

(a tutte le ambasciate) dans l'état actuel des choses nous conformerons notre avis à celui de l'Angleterre, poussés par un seui désir, celui d'en venir au plus tòt à une solution pacifique avec l'accord des Puissances. Le comte Corti termine son cxposition en exprimant le plus profond regret que les puissances fassent si longtemps attendre leur réponse. Nous partageons le méme sentiment, et nous croyons que tout délai ultérieur à prendre une décision aggrave la situation.

L'escadre anglaise a quitté hier le mouillage de Palerme pour les eaux de Raguse, et la nòtre en a fait autant aujourd'hui.

(l) -Cfr. n. 438. (2) -Cfr. n. 436.
439

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2086. Vienna, 4 settembre 1880, ore 17,05 (per. ore 18,40).

Cabinet autrichien maintient sa proposition pour question frontiére monténégrine qui fut acceptée par toutes les puissances. Il se rallierait cependant à une autre solution, si elle était acceptée à l'unanimité par tous les Cabinets, mais dans ce seul cas. Il trouve peu pratique nouveau projet turc qui serait l'uti possidetis, car, quand il s'agit de troupes camme celles du Monténégro et de l'Albanie, on ne pourrait jamais préciser les terrains qu'elles occupent au jour fixé. On ouvrirait donc la porte à des contestations sans fin; en outre, cela crée une ligne nouvelle, chose fort grave, vu que... (2) sur la carte est désigné camme nom d'un village appartenant à une région mal définie. Ces considérations me paraissent fort justes. Calice a également insisté pour prompte réponse à la Porte, ce qu'on désire ici aussi vivement. Prince de Monténégro a dit au chargé d'affaires anglais qu'il était disposé à renoncer à quelques-uns des territoires qu'on lui avait at>signés dans le dernier projet; en tout cas dane, difficulté ne viendrait pas de ce còté.

440

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2648. Berlino, 4 settembre 1880 (per. il 7).

Il Principe di Hohenlohe-SchillingsfUrst é partito il 1° corrente in congedo, e fu chiamato ad esercitare durante la sua assenza le funzioni di Segretario di Stato al Dicastero degli Affari Esteri, il Con1Je di Limburg-Sti:rum, Ministro di Prussia a Weimar.

Nella visita che feci jeri a quest'ultimo, dopo aver ricevuto il telegramma (l) di V. E., ·condussi la conversazione sul lamentevole ritardo che per mancanza di accordo fra le Potenze subisce la soluzione delle quistioni vertenti fra la PaTta e il Montenegro. Senza entrare nei particolari confidenziali di ciò che era venuto a cognizione del Signor Goschen accennai però al desiderio espresso dal Sultano a S. E. il Conte Corti di veder p.resto terminata la quistione del Montenegro sulla base del mantenimento dello status quo nella vallata di Podgoritza, e mi studiai di indagare l'opinione di questo Governo in tale ordine di idee.

Il Conte di Stirum si affrettò a ripetermi ciò che in varie circostanze ebbe già a dichiarare il Principe di Hohenlohe. Il Gabinetto di Berlino faceva voti per una pronta soluzione della vertenza montenegrina, ma rimaneva fermo nel suo proposito di seguire una linea di condotta molto riservata: si sarebbe volentieri associato ad ogni componimento per il quale le altre Potenze fossero per mettersi d'accordo. Soltanto, il Conte Stirum aggiungeva che il Governo tedesco era favorevole alla proposta austro-ungherese, che V. E. si compiacque ji comunicarmi col dispaccio Politico N. 1074, del 30 Agosto decorso: quantunque non vi avessero ancora interamente aderito tutti i Gabinetti, quello di S. Pietroburga sovratutto, essa aveva tuttavia qualche probabilità di riuscita. Nell'insieme poi della situazione, pur lamentando le molte esitazioni che si vanno manifestando, il mio interlocutore credeva di poter constatare che, per quanto riguarda il Montenegro, l'accordo fra le Potenze aveva fatto qualche progresso.

In conclusione, il programma del Gabinetto di Berlino rimane tuttora quello di astenersi ostensibilmente da tutto ciò che nelle cose d'Oriente può sembrare anche alla lontana una iniziativa qualsiasi, e di assecondare indirettamente per quanto possibile l'azione del Gabinetto di Vienna. Nè si lascia poi trascorrere qui nessuna occasione di metteTe bene in evidenza l'intimità dei rapporti che regnano fra la Germania e l'Austria-Ungheria, rappresentadoli quale arra di pace per l'Europa. Mirano ora specialmente a tale scopo i commenti della stampa sulla visita che oggi il Barone di Haymerle farà al Principe di Bismarck e Friedrichsruhe, e sulla accoglienza che troverà a Berlino l'Arciduca principe ereditario di Austria-Ungheria quando a giorni verrà ad assistere a queste grandi manovre.

'Seppi jeri che il Gabinetto di Berlino aveva consentito alle istruzioni, già da noi accettate, da impartire ai comandanti delle navi che dovranno fare una dimostrazione nelle acque di Dulcigno: siffatte istruzioni dovevano essere spedite jeri stesso al capitano della corvetta tedesca «Victoria ». Mi fu parimenti detto che si aveva per tali istruzioni anche il consenso del Governo Francese, ·e che questa Ambasciata di Francia ne era stata informata jeri.

Ho l'onore di segnar ricevuta dei Dispacci Politici N. 1072, 1073, 1074 e 1075 dei 29, 30 e 31 Agosto scorso (2). Nel riferirmi al mio telegramma di jeri (3) ...

25 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

(l) -Per le risposte cfr. nn. 439, 440 e 448. (2) -Gruppo lndeclfrato. (l) -Cfr. n. 438. (2) -Non pubblicati. (3) -T. 2083, non pubblicato.
441

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2090. Scutari, 5 settembre 1880, ore 12,30 (per. ore 16,30).

Veli pacha étant venu me voir hier au soir me dit qu'il était sur de pouvoir remettre tranquillement Dulcigno. A l'état actuel des esprits et des mesures prises, j'en doute beaucoup. Mes informations journalières et directes de Dulcigno me font présager un conflit acharné. Riza pacha me disait que du còté de Tusi il était impossible de toucher la condition du statu quo de possession. Sa bonne volonté ne fait pas défaut, mais toute promesse à cet égard serait v.aine et il a raison: les montagnards ne cèderont pas mème un pouce de ce qu'ils possèdent. Pour les forcer, trente bataillons ne suffiront pas. Leurs positions so n t fortes; ils so n t nombreux et opiniàtres, belliqueux et pourvus de tout ce qu'il faut. La Porte s'exposerait à une non-réussite armée qui par la suite lui serait aussi politiquement très ruineuse. Un autre jour Riza m'avait dit aussi que dans le temps il avait exprimé l'idée de résoudre la question en payant au prince une somme en or représentant la... (l) des revenus de Goussigné. Pour moi qui connais les lieux, les hommes, leurs sentiments, leurs factions, cette solution aurait été, camme elle est encore, sous tous les rapports, la plus adaptée aux circonstances. Le consul anglais est arrivé hier.

442

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 682. Roma, 5 settembre 1880, ore 18.

Chargé d'affaires de Russie m'a communiqué télégramme suivant: « Cabinet impéri.al hésite à donner son adhésion à la proposition autrichienne vu insistance du prince Nicolas de conserver Dinosi, sans lequel la frontière monténégrine serait trop exposée. D'ailleurs la Sublime Porte ne se contenterait pas de cette concession camme le prouve sa dernière proposition, basée sur le rapport de son commissaire à Scutari. Dans cet état de choses, le seui moyen d'arriver promptement à une solution définitive, c'est de s'en tenir fermement à la combinaison proposée par l'Angleterre et de ne pas tarder à faire occuper Dulcigno par les monténégrins pour procéder ensuite à l'exé

(l} Gruppo !ndeclfrato.

cution du reste. Nous sommes convamcus que toute nouvelle concession mènerait à des négociations sans fin et ferait manquer la démonstration navale~.

J'ai répété au chargé d'affaires de Russie notre décision de procéder étroitement d'accord avec l'Angleterre dans la question monténégrine, et que par conséquent, je m'empresserais de communiquer ce qui précède

(A Londra) à V. E. (Alle altre rappresentanze) à l'ambassadeur de Sa Majesté à Londres dans le but de la (le) mettre à meme de sonder les vues du Cabinet de Saint James.

443

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2097. Vienna, 6 settembre 1880, ore 17,20 (per. ore 19,05).

M. de Kallay m'ayant entretenu au sujet de la communication russe dont parle le télégramme de V. E. d'hier, 7 heures du soir (1), dont il ne se dissimule pas la gravité, je lui ai dit la réponse faite par V. E. au chargé d'affaires de Russie. Il m'a dit qu'elle répondait si bien à la situation qu'il se disposait à répondre absolument dans le meme sens à l'ambassadeur de Russie, toute initiative devant étre laissée dans cette question à l'Angleterre.

444

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE S. N. Pietroburgo, 6 settembre 1880 (per. il 18).

Due articoli sulla guerra Russo-Turca inseriti nei numeri del 1° e del 15 Giugno scorso della Nouvelle Revue periodico parigino diretto da Madame Juliette Lamber (Madame Adam) produssero nei circoli militari e diplomatici di Pietroburgo troppa impressjone perchè io non stimi conveniente di chiamare sopra di essi l'attenzione dell'E. V. Questi articoli sono un'apologia delle gesta del Gran duca Nicolò che ebbe la direzione effettiva delle operazioni dell'esercito Russo nella campagna del 1877-78. Essi contengono inoltre considerazioni e giUdizi sulle trattative diplomatiche che precedettero, accompagnarono e seguirono la guerra. Nella esposizione dei fatti militari l'autore dell'articolo trascorre a critiche non certo indulgenti, verso il Governo Imperiale russo, e non risparmia la stessa persona dell'Imperatore Alessandro. Quanto alla parte diplomatica, essa è trattata molto leggermente, in modo incompleto, e soventi volte falso.

L'autore degli articoli ha ,conservato l'anonimo. Fu supposto che fosse il Generale francese Gaillard, che seguitò il Granduca Nicolò durante tutta la campagna. Ma il Generale Gaillard dichiarò che la supposizione non aveva fondamento.

Certo è però che i dati che servirono di base agli articoli hanno dovuto essere somministrati da persone che fecero parte dello Stato Maggiore del Granduca o ehe l'avvicinarono molto. L'Imperatore, dicono, fu irritato assai di questa pubblicazione che mette in mala luce la sua diplomazia, e che tratta la stessa sua persona senza riguardo, e talora senza giustizia. S. M. Imperiale ha ordinato che si prepari una risposta a quegli articoli, e ne affidò la redazione al Barone Jomini. La risposta dovrebbe essere pubblicata nello stesso periodico che pubblicò gli articoli.

Sembra poi che l'Imperatore abbia vivamente rimproverato il Granduca intorno a questo fatto, e che un colloquio assai vivace abbia avuto luogo in tale oecasione fra i due augusti fratelli. Si ritiene anzi che tutto ciò rubbia contribuito molto alla rinunzia fatta dal Granduca Nicolò, o impostagli, al comando in capo delle truppe della guardia e della circoscrizione militare di Pietroburgo, il qual comando passò con un ordine del 29/17 Agosto scorso, al granduca ereditario.

Prego l'E. V. di tenere questi ragguagli come confidenziali.

(l) Cfr. n. 442.

445

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 688. Roma, 7 settembre 1880, ore 15,10.

Je n'attends que la communication du chargé d'affaires d'Angleterre pour lui déclarer que nous nous rallions complètement, quant aux instructions pour la démonstration navale, au point de vue britannique: maintenir nos instructions et tout en souhaitant que la France se rapproche des autres puissances, ne pas faire d'objections à ce que son commandant s'en tienne, le cas échéant à ses instructions spéciales. Quant à la question du tracé, nous persistons dans notre adhésion à la dernière proposition anglaise et espérons que le Cabinet de Londres obtienne de la Russie que celle-ci se désiste de sa réserve. Merci d'avoir constaté notre vif désir de nous tenir strietement avec l'Angleterre (1).

446

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2103. Scutari, 7 settembre 1880, ore 16,15 (per. ore 9 dell' 8).

Hier Riza pacha a notifié au commandant de Dulcigno que après demain il y aura la remise de cette ville. Une autre notification d'aujourd'hui fait

savoir que la remise aura lieu demain vers trois heures du soir environ. Le messager qui, hier, a porté cette nouvelle, demandait aussi pressamment des secours aux citoyens de Scutari. En attendant, trois bataillons de troupes régulières sont partis ce matin, de bonne heure, dans la direction de la dite ville, avec canons, munitions et tout le nècessaire. Tous les musulmans ont été sur pied pendant la nuit. Le comité s'est rassemblé ce matin, en réunion extraordinaire, en lieu sur. On a envoyé aux villages environnants et aux montagnes appel aux armes; on m'a assuré que les montagnards catholiques s'étaient déjà, depuis quelques jours, engagés à aider les musulmans, en allant meme à Dulcigno. Aujourd'hui règne une grande agitation à Scutari. On a formé des soupçons hostiles à l'égard de David effendi, chef du comité, l'accusant aussi d'avoir reçu trois cents livres turques. Riza pacha a fait occuper la cour du palais gouvernemental par deux bataillons en ordre de guerre.

(l) T. 2099/516 del 6 settembre, non pubblicato.

447

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

D. Roma, 7 settembre 1880.

Quest'incaricato d'affari di Francia aveva testè comunicato, d'ordine del suo Governo, il testo delle istruzioni che il Gabinetto di Parigi si proponeva di impartire all'Ammiraglio Comandante la Divisione navale francese destinata a prendere parte alla dimostrazione nelle acque di Dulcigno.

Oltre alle precitate istruzioni ostensibili, di cui unisco copia (1), e che non differiscono dalle anglo-austriache, oramai adottate da tutte le altre Potenze, se non in quanto sarebbe riservata alla maggioranza dei Comandanti la facoltà di deliberare per tutto quello che non sia operazione strettamente marittima, il Governo della Repubblica aveva pure impartito al suo Ammiraglio istruzioni segrete, di cui non ha fatto rilasciar copia se non al Governo inglese, limitandosi a farne dare semplice lettura agli altri Governi.

L'Ammiraglio francese, non dovrebbe, a tenore di quelle istruzioni segrete, intervenire personalmente in veruna trattativa particolare d'indole politica ma tenersi completamente estraneo a siffatta azione, riservata, secondo l'avviso del Governo francese, agli Agenti diplomatici. Egli non dovrebbe parimenti, in nessuna guisa e sotto nessun pretesto, ricorrere all'uso della forza, né associarsi ad atti di coazione, quand'anche questi fossero decisi alla pluralità di voti. In questo caso egli dovrebbe chiedere gli ordini del suo Governo ed informare i suoi colleghi dell'autorizzazione da lui domandata.

L'Incaricato d'affari di Francia desiderava conoscere, d'urgenza, il pensiero del R. Governo, ed io gli risposi che, desiderando sopratutto di mantenere saldo l'accordo esistente fra le Potenze, noi ci associeremmo a ciò che gli altri Gabinetti, e specialmente l'Inghilterra, deciderebbero di fare in proposito.

Poco di poi questo Incaricato d'affari d'Inghilterra mi ha partecipato che il Gabinetto di Londra si era espresso nei seguenti termini per rispetto al precitato contro-progetto francese.

Avendo le altre Potenze adottato le istruzioni proposte dall'Inghilterra, ed emendate dall'Austria-Ungheria, non sarebbe stato giustificabile di turbare ora un accordo, che fu concertato in seguito a trattative cosi laboriose, e di esporsi per tal modo al pericolo di dover permettere ulteriori indugi nell'adempimento degli impegni assunti dalla Porta verso il Montenegro. Ciò nondimeno, per mostrare che si tien conto delle osservazioni fatte dal Governo francese, il Gabinetto di Londra si è dichiarato pronto a dare al suo Ammiraglio l'istruzione supplementare di non rivolgere al Comandante delle navi francesi ordine od invito di prender parte ad una azione, che non fosse conforme alle sue speciali istruzioni. D'altra parte, il Governo di S. M. la Regina osserva, a questo proposito, che per assistere il Governo montenegrino a prender possesso di Dulcigno, non saranno necessarie se non due o tutt'al più tre navi da guerra, e che quindi non havvi motivo alcuno che possa render necessario, per il Comandante francese, di prender parte a tale eventuale operazione senza previa autorizzazione del proprio Governo.

Il Governo del Re non potendo se non approvare pienamente il pensiero del Gabinetto di Londra, ho informato il Marchese de Reverseaux che noi ci associavamo interamente ana risposta data dall'Inghilterra alla controproposta presentata dal Gabinetto di Parigi.

(l) Non pubblicata.

448

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 809/679. Londra, 7 settembre 1880 (per. il'11).

In ampliazione del mio telegramma d'ieri (1), ho l'onore d'informare l'E. V. che, in quello stesso giorno, avendo potuto avere un colloquio alquanto prolungato col Conte Granville, gli ho comunicato il contenuto de' sei ultimi telegrammi di codesto Ministero relativi alla frontiera montenegrina, specialmente alla dimostrazione navale che deve aver luogo per la occupazione di Dulcigno.

Il nobile lord aveva ricevuto comunicazioni consimili a quelle avute da

V. E. ed a quel proposito mi rinnovò l'espressione del suo gradimento per

l'accordo costante che si mantiene fra i nostri due Governi in questa ver

tenza irta di tante difficoltà. Per dirlo in breve, egli non ammette né i nuovi temporeggiamenti che la Sublime Porta tenta di far sorgere, né la risoluzione radicale proposta dalla Russia di respingere l'accomodamento concertato coll'Austria; egli non acconsente neppure alle istruzioni suggerite dalla Francia per la dimostrazione navale.

In conseguenza di tali determinazioni il nobile lord ha telegrafato a Pietroburgo affinché, allo scopo di porre fine a quell'affare del Montenegro, l'Imperatore voglia impartire al suo Ambasciatore a Costantinopoli l'ordine di firmare la nota collettiva da presentarsi alla Porta in base alla proposta concertata coll'Austria, in virtù della quale Dinosi rimarrebbe alla Turchia e Dulcigno dovrebbe immediatamente essere consegnato ai Montenegrini, per cui non vi sarebbe più luogo a prendere in considerazione i suggerimenti dilatori inoltrati dalla Sublime Porta.

Rispetto alla dimostrazione navale, la Francia, nelle sue speciali istruzioni suggerisce che qualora si debba usare la forza, prima di addivenire a questa ultima ratio, il Comandante delle divisioni riunite debbasi consultare coi colleghi i quali a loro volta dovrebbero prendere gli ordini dei rispettivi Governi. Il Conte Granville porta opinione che l'istruzione suggerita dalla Francia avrebbe per risultato di rendere illusoria la dimostrazione navale, ove si fosse inceppati al momento in cui una pronta azione si manifestasse indispensabile. In conseguenza il nobile lord ha risposto al Gabinetto francese ringraziandolo della intenzione da lui palesata di rendere il meno sensibile che si possa la divergenza esistente fra le due istruzioni inglese e francese, ma mantenendo pur sempre per la divisione navale britannica le istruzioni precedenti alle quali aderiva anche codesto Ministero. Però furono date al Comandante inglese istruzioni suppletorie dietro le quali, qualora accada che le navi da guerra debbano esercitare un'azione coercitiva contro una resistenza armata alla occupazione di Dulcigno, gli ordini relativi non saranno trasmessi alla divisione francese. Il Conte Granville pensa che ad ogni modo una o due navi basteranno per aver ragione di tali resistenze. Nel farmi queste dichiarazioni il nobile lord mi espresse il desiderio di conoscere il più presto la risposta che V. E. avrà fatta alla proposta francese (1).

Intanto debbo notare che dal discorso pronunziato sabato ultimo alla Camera dei Comuni dall'onorevole Gladstone si scorge che il Capo di Gabinetto e con lui tutti i suoi· colleghi mettono la massima importanza a che la questione del Montenegro sia convenientemente ed al più presto aggiustata. Quel successo diplomatico unito alla vittoria recentemente riportata nell'Afganistan dal generale Roberts dovranno contribuire a rinforzare il Ministero alquanto scosso dalle ultime discussioni ch'ebbero luogo nel Parlamento e gli gioveranno per trionfare delle patenti resistenze che incontra tuttora nella Camera dei Lords.

(l) T. 2099/516, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 447.

449

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2104. Scutari, 8 settembre 1880, ore ... (1) (per. ore 15).

La réunion du comité a décidé dans la séance de ce matin la levée en masse pour défendre Dulcigno et dans cet après midi sont partis plus de mille combattants. Ceux-ci ont l'ordre de tirer si les soldats leur empèchent le passage de Dulcigno. On écrit que le vo!voda Verzad s'est présenté à la frontière, que le peuple en armes est sorti de la ville pour en empècher l'entrée aux troupes impériales, que tous sont toujours décidés de mourir avant de céder à qui que ce soit. On menace mème de donner le feu à la ville en cas de revers. A l'officier envoyé par Riza pacha pour porter l'annonce de la cession, la ligue de Dulcigno a ordonné de se retirer immédiatement en lui refusant mème une escorte qu'il réclamait. Les bataillons partis ce matin de Scutari ne sont pas encore allés plus loin de deux heures d'ici. Le bateau « Isère » est arrivé aujourd'hui à Scutari, avec des dépèches pour le consul anglais.

450

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2110. Scutari, 9 settembre 1880, ore 16,30 (per. ore 10,50 del 10).

Le comité et le peuple réunis au bazar gardé par nombre de gerdarmes de la ligue ont décidé qu'on ne cèdera au Monténégro ni Dulcigno ni aucun autre territoire, colite que colite. Cette décision a été portée à Riza pacha pour ètre transmise à Constantinople. On l'a envoyée aussi par messager exprès à Dulcigno. Dans la nuit sont partis pour cette ville deux cents montagnards tures et pendant toute la journée on continue d'y alle·r. On compte entre Arramalitz et Dulcigno cinq mille insurgés. Les élargitions de Riza pacha faites, dit-on, sur grande échelle, n'ont abouti à aucun résultat favorable. D'après ce qu'on m'a confié, il ne serait pas impossible qu'en cas de bombardement de Dulcigno par la flotte européenne on prépare une revanche sur les monténégrins.

451

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2109. Vienna, 9 settembre 1880, ore 20,22 (per. ore 22,15).

Dans un télégramme du ministre autrichien à Cettinje il est dit que: « agents russe et italien ont déclaré que tout dernièrement le vòte de toutes

les puissances a été la complète exécution de la ligne de compensation proposée par l'Angleterre, et que c'est seulement l'Autriche qui se prononce pour que Dinosi reste à la Turquie ». Kallay qui me l'a montré, m'a dit ne pas croire à cette information mise en circulation au Monténégro pour diviser les puissances. Je n'ai pas manqué de dire que cette insinuation contre Durando est, à mes yeux, inadmissible. Je croirais cependant bien que, précisément parce que ce bruit a été mis en avant, Durando reçoive instruction d'eng,ager, avec ses collègues anglais et autres, le prince de Monténégro à ne pas créer de difficultés à un arrangement au sujet duquel on peut dire maintenant que toutes les puissances sont d'accord (1).

(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

452

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 697. Roma, 10 settembre 1880, ore 13,15.

J'ai reçu vos rapports et télégrammes concernant Dinosi. Je comprends que le prince attache un prix tout spécial à garder cette position. Mais toutes les puissances, la Russie comprise, ayant désormais admis la proposition austrohongroise, je pense que le prince ferait bien de ne pas insister là-dessus. Tout le monde est impatient d'en finir.

453

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TERZAGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 86. Belgrado, 10 settembre 1880 (per. il 18).

Con mio rapporto di questa Serie n. 81 in data del 20 Luglio scorso (2) io aveva l'onore di portare a conoscenza dell'E. V. un colloquio tra il Barone di Haymerle ed il Colonnello Catargi, Ajutante di campo del Principe Milano; giusta gli asserti di quest'ultimo il Ministro Imperiale e Reale avrebbe fatto le dichiarazioni più favorevoli in favo,re della Serbia; avrebbe ammesso persino la possibilità, nel caso di nuovi mutamenti nella politica balcanica, di una estensione della Serbia verso l'Oriente; ciò però sotto la condizione assoluta e perentoria di non volgere, né ora né mai, gli sguardi verso la Bosnia, un sintomo qualsiasi di questa tendenza avrebbe gravi conseguenze. Soggiunsi che questo linguaggio non piacque ai serbi, le aspirazioni dei quali si volgono verso la Bosnia e il mare E,geo, non verso l'Oriente, ove darebbero di cozzo ai bulgari, che alla lor volta reclamano .come proprio il territorio serbo sino alla Morawa.

L'Austria-Ungheria crede avere ora delle prove che qui si continui a porre in non cale questi avvertimenti. Ora è circa un mese questa Legazione Imperiale e Reale diede al Governo Principesco indicazioni, ch'essa afferma fossero esatte e precise, su taluni depositi d'armi e di proclami sovversivi stabiliti lungo la frontiera verso la Bosnia; il Governo Principesco rispose che nulla si scoperse ad onta delle più accurate indagini, ma gli agenti austriaci, che avvolgono la Serbia come in una rete, riferirono concordemente che in tutti i luoghi ove erano depositi d'armi, giunsero avvertimenti di toglierle al più presto, poiché il giorno dopo si farebbe una perquisizione. Negli ultimi tempi, come lo stesso ufficioso Pester Lloyd ammette, talune bande brigantesche apparirono in Bosnia e nell'Erzegovina; per se stesse non ebbero rilevanza di sorta e pare la loro vita sia stata di breve durata; ma questa Legazione Imperiale e Reale crede debbano la loro origine ad intrLghi della Serbia, la quale vorrebbe impedire che la calma si stabilisca in quei paesi. Il mio collega d'Austria-Ungheria, serbo-austriaco di origine e conoscitore profondo di questo paese crede, o almeno affetta di credere alla lealtà attuale del Montenegro e alla connivenza del Ristich con questi intrighi, dei quali mi discorse in modo assolutamente confidenzia1e e privato. Io non divido questo avviso in modo assoluto.

Ho fondato motivo di credere che l'Agente e il promotore principale dei comitati slavo-russi in Serbia sia il Metropolita, uomo astuto e ambizioso, non amato personalmente nella generalità, ma che possiede nei popoli, a lui devoti, un mezzo potente d'influenza e d'agitazione; egli già da anni tenta di estendere il suo · dominio ecclesiastico al di là dei confini del Principato; egli gode della protezione speciale della Principessa. Parmi .eziandio che il Generale Chernajev che, come già avvertii, travasi qui da mesi per tentare di ottenere, quale rappresentante di Poliakof, la concessione della costruzione delle ferrovie, pesca, anche politicamente nel torbido. Il Ristich, per indole sua, simpatizzerebbe invero, almeno sino ad un certo punto, con queste tendenze e con questi mezzi; ma la sua intelligenza non gliene nasconde, credo, l'attuale pericolo; teme però di veder scossa la sua posizione in paese, con una opposizione aperta.

Ho fatto l'osservazione che queste mene e questi torbidi sono sempre in una certa correlazione coll'andamento dei negoziati tra la Serbia e l'AustriaUngheria nelle due questioni principali, l'una delle ferrovie, l'altra del trattato di commercio; c'è una recrudescenza di agitazione politica quando il vicino Impero dimost·ra durezza nei negoziati. E' dunque mio avviso, come già dissi soventi, che sia ancora nella mano dell'Austria di ottenere un modus vivendi e relazioni abbastanza corrette col Principato, o di respingerlo nelle agitazioni panslaviste, ad onta ·che la maggioranza della popolazione ne intenda il pericolo per lo svolgimento e la grandezza della nazione serba, nella sua individualità.

Ho creduto dover mio portare a conoscenza dell'E. V. i fatti di cui discorsi, quantunque non abbiano per sé stessi che una rilevanza secondaria, perché servono, parmi, a gettare un po' di luce sullo stato di cose di questo paese.

(l) -Cfr. n. 452. (2) -Cfr. n. 333.
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IL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI, AL MINISTRO RESIDENTE A SANTIAGO, SANMINIA TELLI (l)

L. Lima, 10 settembre 1880.

Ho l'onore di accusare ricevimento dei pregiati offici del 17 e 19 agosto

n. 852 ed 853 (2) pervenutimi il 7 corrente, coi quali la S. V. m'informa delle pratiche fatte, insieme al suo collega di Francia, presso codesto signor Ministro degli affari esteri, per stabilire, di comune accordo, il modo più efficace di provvedere alla sicurezza delle pe.rsone e delle proprietà dei neutri in generale, ed in particolar dei nostri, nel caso di attacco e di occupazione di questa capitale.

Il signor de Vorges avendo ricevuto dal signor barone d'Avril una comunicazione conforme a quella direttami dalla S. V., tenemmo, 1'8 corrente, una conferenza, nella legazione inglese, per concertare la risposta da darsi. Credo soverchio aggiungere che, sebbene mancante di qualunque comunicazione del collega di Santiago, 11 signor St-John, si associò a noi. Le nostre deliberazioni fecero capo alle conclusioni seguenti, alle quali aderiscono ieri, senza riserva, il ministro residente dell'impero germanico e l'incaricato d'affari di Spagna:

1° Essendo materialmente impossibile tmvare, nei preSISi di Lima, un punto, fuori del raggio delle operazioni militari proba;bili, da servire di refugio a neutri, durante il combattimento, noi ci riserviamo il diritto di aprire, in caso di bisogno, nella città stessa, asili da accogliervi quella parte dei neutri che non potesse lasdarla in tempo utile. Gli asili saranno contraddistinti con l'apposizione dei rispettivi stemmi nazionali, coperti dalla relativa bandiera, e collocati sotto la protezione e sorveglianza diretta delle legazioni;

2° I domicili, le proprietà immobili e gli stabilimenti commerciali dei nostri, saranno designati con una tabella, da apporsi all'ingresso esterno. Per ovviare a possibili frodi, ogni tabella dov·rà essere autenticata col sigillo della legazione;

3o I nostri saranno autorizzati ad inalberare sussidiariamente la bandiera nazionale sopra i loro domicili, proprietà immobili e stabilimenti di commercio;

4° Eglino saranno, ad ogni evento, provveduti di certificati di nazionalità; 5° Prima che abbiano principio le operazioni offensive contro Lima, i rappresentanti di Francia, Inghilterra, Germania, Italia e Spagna procureranno di mettersi in relazione col comandante in capo dell'esercito chileno per provvedere a quanto possa essere necessario alla tutela delle vite e delle sostanze dei neutri;

6° L'occupazione eventuale di Lima dov·rà effettuarsi gradualmente, in modo da rimuovere ogni possibilità di offesa alle persone ed alle proprietà dei neutri;

7° Restando la capitale abbandonata a se stessa, il servizio di polizia sarà subito assunto dalle compagnie neutrali dei pompieri, esistenti fino dal 1866. Conferirà efficacemente al mantenimento dell'ordine pubblico che siffatto servizio continui transitoriamente anco dopo l'occupazione, d'accordo col comandante in capo dell'esercito chileno, come fu praticato a Iquique;

8° In caso di assoluta necessità di bombardamento, dovrebbe esserne fatta la notiHcazione tre giorni innanzi che esso avesse principio.

Giova avvertire che in Miraflores, Barranco, Chorillos, ed in tutti i pressi di Lima, aperti ed indi:fesi, abbondano proprietà urbane e rurali e stabilimenti di neutri, specialmente d'Italiani, ai quali deve essere estesa la protezione stessa di che intendiamo coprire, ad ogni modo, quelli esistenti nella capitale che accoglie in sè la parte più importante del patrimonio straniero.

La S. V. troverà nell'annesso foglio (l) la indicazione generica dei provvedimenti la cui applicazione reputasi necessaria alla sicurezza delle persone e delle proprietà dei neutri, in caso di attacco di Lima, quale venne formulata dal ministro di Francia, ed accettata dai suoi colleghi d'Inghilterra, di Germania, d'Italia e dall'incaricato d'affari di Spagna. I particolari, nei quali qui sono entrato, non ne sono che il pratico svolgimento in ordine alla colonia italiana.

(l) -Ed. in LV 30, pp. 321-322. Questo documento fu inviato a Cairoli allegato al R. 294 del 13 settembre, che non si pubblica (cfr. LV 30, pp. 313-319). (2) -Cfr. LV 30, pp. 319-320.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 702. Roma, 11 settembre 1880, ore 23,25.

Veuillez dire à Son Altesse que toutes les puissances sont d'accord sur la base de la proposition autrichienne n'admettant au tracé porté par la note du 3 avril d'autre variante sauf celle concernant Dinosi.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1343. Vienna, 11 settembre 1880 (per. il 18).

La visita fatta dal Barone Haymerle al Principe di Bismarck al suo castello di Friedrichsruhe, non cessa di dar occasione ai più svariati commenti tanto nelle colonne dei giornali austro-ungarici, come nelle conversazioni dei circoli politici e diplomatici. Credo quindi opportuno anzi tutto, di porre in sodo come quell'incontro fu concertato a quanto mi risulta.

Il Barone Haymerle due mesi or sono, prima di recarsi in congedo a Nordernsee, fece esprimere al Cancelliere Germanico il desiderio di visitarlo. A tale entratura Sua Altezza avrebbegli fatto rispondere che sarebbe lieto di vederlo e che gli lasciava la scelta di venirlo a visitare a Kissingen allorché avrebbe lasciato Vienna oppure a Friedrichsruhe nel suo viaggio di ritorno.

Il Barone Haymerle, ritenendo preferibHe uno scambio d'idee che coincidesse coll'epoca in cui riassumerebbe la direzione degli affari avrebbe prescelto il secondo partito offertogli: e così fin da oltre due mesi fa sarebbesi stabilito il convegno di Friedrichsruhe, circostanza questa a mio avviso, che ne scema alquanto l'importanza. Non conviene però dissimularci che un abboccamento fra quei due uomini di Stato, precisamente in un momento in cui, non vi è da farsi illusione, avvenimenti gravi si preparano, è pur sempre un fatto che merita attentissima considerazione ed una costante investigazione. Le informazioni a sensazione che si leggono nei giornali, le calcolate indiscrezioni degli uomini politici della Germania e d'altri Paesi, nonché le inconcludenti dichiarazioni che il Gabinetto di Vienna potrà fare in proposito, non rischiareranno molto le tenebre che avvolgono gli accordi, che pur indubbiamente saranno stati presi in quel convegno. Si è solo tenendo attentamente d'occhio lo svolgersi della comune azione dei due Gabinetti nelle precedenti questioni, ed in quelle che successivamente verranno sul tappeto, che si avrà mezzo di formarsi un criterio per quanto possibile preciso, intorno alle conseguenze dell'accordo austro-germanico di cui il convegno di Friedrichsruhe non segna se non una fase.

(l) Non si pubblica.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. R. 1344. Vienna, 11 settembre 1880 (per. il 18).

È fatto incontestabile essersi in questi ultimi tempi prodotto un quasi completo volta faccia nell'attitudine della stampa austriaca a riguardo dell'Italia, Il linguaggio di acerbo disprezzo, che ben poteva dirsi stereotipato nei giornali di Vienna nel far cenno del Regno d'Italia e delle cose nostre è del tutto mutato oggi; causa non dubbia di tal cambiamento si è il trovarsi a capo del Governo britannico il signor Gladstone che a malgrado la sua infelice ritrattazione, è sempre considerato qui, senza distinzione di partito, siccome un irreconciliabile avversario dell'Impero Austro-Ungarico. L'opinione pubblica in Austria si sente oggi mal sicura nelle possibili contingenze dell'avvenire, coll'esclusiva alleanza della Germania che ad un momento dato potrebbe avere troppi nemici di fronte per conto proprio, da poter prestare un valido aiuto alla sua alleata danubiana. D'altronde l'opinione pubblica qui rifugge da nuove avventure, ed anzi tutto vuole la pace, e questa confida sarà più sicuramente mantenuta, se le Potenze che sembrano in oggi volerla minacciare, sapessero di non poter fare in nessun caso assegno sull'Italia.

Dell'opinione pubblica in Austria-Ungheria e dell'assieme della stampa che ne è il riverbero, ho fatto cenno fin qui; appositamente ho taciuto del Governo

Imperiale, poichè non ho fino ad ora dato di sorta ch'esso accenni a dividere per quanto ci riguarda i desideri che quasi direi incominciano a clamorosamente manifestare gli organi della pubblicità. Quell'31ttitudine sommamente riservata del Gabinetto di Vienna che ritengo è del pari osservata dal Gabinetto di Berlino, deve a mio avviso consigliarci a non dar per ora troppo peso al linguaggio dei giornali, poichè non vi ha illusione a farsi, l'opinione pubblica non esercita grande influenza sull'azione dei Gabinetti di Berlino e di Vienna principalmente. Dobbiamo essere pronti a prendere in esame le positive entra'ture che ad un momento dato ci si potrebbero fare, ma per intanto guardarsi in modo assoluto dal muovere noi un primo passo, di cui son persuaso si trarrebbe immediatamente partito, per comprometterci irremediabilmente con altre Potenze che non abbiamo per ora nessun interesse d'inimicarci, e raggiungere ad un tempo l'obbiettivo più vagheggiato dal Gabinetto di Vienna quello cioè di isolarci pel giorno dell'azione e di averci così al momento dato incondizionatamente a sua disposizione. Si è ispirandomi a questo concetto che a difetto di speciali istruzioni, io tengo qui un linguaggio sommamente riservato ogni qualvolta attorno a me si parla del futuro aggruppamento delle potenze.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 704. Roma, 12 settembre 1880, ore 16,25.

Le chargé d'affaires d'Angleterre m'a, à plusieurs reprises, parlé de certains bruits arrivés à Londres au sujet de l'attitude de notre consul à Scutari. On attribue à M. Zerboni quelque faiblesse envers les albanais. On ajoute qu'on prépare à Dulcigno un pronunciamento en faveur de l'Italie. Ceci m'a tout-àfait l'air d'un canard de méchante espèce. En tout cas nous sommes bien résolus à ne pas dévier d'un pas de notre chemin, où nous sommes heureux d'etre et de rester d'accord avec l'Angleterre. Quant à M. Zerboni, dont je garantis le caractère loyal et la fidélité aux instructions qu'il reçoit, sa correspondance est là pour démentir toute calomnie. Lord Granville doit déplorer, tout autant que nous memes, ces rumeurs par lesquelles on voudrait troubler l'entente plus que jamais indispensable pour arriver au but.

459

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA DI ROBILANT, AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO, E AL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI

T. 705. Roma, 12 settembre 1880, ore 17.

Le Cabinet de Londres ayant reçu de Scutari nouvelles inquiétantes à télégraphié à Goschen de hater la présentation de la note collective déclarant à la Porte que l'on compte sur une action immédiate de sa part et que l'on décline

toute responsabilité du délai. A la demande du chargé d'affaires d'Angleterre,

je prie

(per l'ambasciata a Costantinopoli) V. E.

(per gli altri destinatari) l'ambassedeur du Roi à Constantinople

de se joindre avec toute l'énergie que les circonstances comportent aux démarches de son collègue britannique.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2126. Cettigne, 13 settembre 1880, ore 17,40 (per. ore 22,15).

Le prince Nicolas me dit qu'il adhèrera à la cession de Dinosi pourvu que par ce sacrifice la question monténégrine soit résolue pacifiquement. Son Altesse me charge de faire connaitre à V. E. que ses troupes sont aujourd'hui concentrées près d'Antivari prétes à marcher au premier avis pour occuper Dulcigno, d'après la sollicitation des puissances. Le prince espère recevoir bientòt cet avis. Différemment le long entretien extraordinaire des troupes ne pourra pas étre supporté par la principauté, épuisée financièrement. J'apprends de source officielle qu'à Scutari il est bruit que les habitants de Dulcigno attendent ·secours de l'Italie. Ce bruit se fonde sur la croyance que j'ai eu l'honneur de signaler plusieurs fois dans mes rapports que le mouvement albanals est aussi appuyé par le consulat italien à Scutari.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. CONFIDENZIALE 958. Roma, 13 settembre 1880.

Il Reggente l'Agenzia d'Italia in Egitto ha richiamato la mia attenzione (l) sulla voce testé corsa colà che la Francia e l'Inghilterra, approfittando delle modificazioni da introdursi nel regime della riforma in Egitto, abbiano in animo di estendere la loro preponderanza anche al campo giudiziario. Parrebbe difatti essere pensiero di quelle due potenze di riservare per sé rispettivamente due posti di Consigliere della Corte di Cassazione o di terza istanza, che sarà fra breve istituita in Egitto e di non lasciare se non un solo posto per ciascuna all'Italia, alla Germania èd all'Austria-Ungheria.

Aggiunge quel R. Agente che i giornali locali hanno fatto menzione di tale voce e che già la nostra colonia comincia a preoccuparsi di un disegno che

sarebbe non solo dannoso all'influenza ed al prestigio dell'Italia in quella contrada, ma sopratutto ingiusto e lesivo dei nostri più legittimi interessi.

L'intimità e la schiettezza dei nostri rapporti con codesto Gabinetto ci consentono di aprirgli cordialmente l'animo nostro in proposito, quantunque si tratti di voce vaga e probabilmente infondata. Vorrei che l'E. V. avesse l'opportunità di parlare confidenzialmente a Lord Granville. Fidenti nell'equità e nell'amicizia dell'Inghilterra, noi siamo certi che, quando pure da alcuna parte un simile disegno venisse enunciato, il Governo della Regina lo respingerebbe per impulso spontaneo delle sue stesse convinzioni. Per quanto ci concerne è certo che noi non potremo mai consentire che si alteri, a nostro danno, lo statu quo della rispettiva partecipazione alla magistratura della riforma in

Egitto, mancando, a tal riguardo, persino quelle considerazioni di fatto che parvero giustificare, sulla materia finanziaria, una disparità di trattamento. Raccomando in special modo allo zelo e alla perspicacia di V. E. H contenuto

di questo mio discorso.

(l) Con R. 714 del 5 settembre, non pubblkato.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE (l)

D. 76. Roma, 14 settembre 1880.

Un telegramma del R. ministro a Santiago (2), pervenuto solo ieri a Roma, ci ha recato l'annunzio che quel Gabinetto avrebbe accettata l'offerta di mediazione presentata dagli Stati Uniti.

Di questa notizia la S. V. comprenderà, di leggieri, quanta ragione noi abbiamo di andar lieti, essendo solo con la cessazione delle ostilità che possiamo sperare di vedere efficacemente tutelati i nostri interessi rilevantissimi che abbiamo sulle sponde del Pacifico.

Era appunto, ed esclusivamente, in questo intento, che, già da vario tempo, avevamo proposto alla Francia ed all'Inghilterra di unirsi a noi per affrettare la pacificazione di quelle contrade.

Non possiamo quindi che compiacerci grandemente vedendo l'opera della mediazione assunta formalmente da quel Gabinetto la cui voce ha giustamente maggior probabilità di venire ascoltata dai Governi delle Repubbliche sorelle.

Confermandole il mio telegramma di ieri sera (3), La prego perciò, signor Principe, di voler rendersi interprete di questi nostri sentimenti presso codesto signor Ministro degli Affari Esteri, e di ringraziarlo, in nome del R. Governo, per l'opera umanitaria intrapresa, alla quale auguriamo pronto ed efficace successo.

(l) -Ed., con alcune varianti, in LV 30, p. 284. (2) -T. 2120 del 12 settembre, non pubbl!cato. (3) -T. 707, non pubbl!cato.
463

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 720. Roma, 16 settembre 1880, ore 17,05.

Le ministre de Turquie est venu me lire un télégramme par lequel la Sublime Porte nous signale que le prince de Monténégro masse ses troupes à la frontière, et déclare que ces préparatifs, inutiles en face de la bonne volonté hautement témoignée par le Gouvernement ottoman, pourraient provoquer des complications facheuses au moment meme où la question monténégrine est sur le point d'etre réglée. J'ai répondu à Turkhan bey que le prince de Monténégro, en s'approchant de la frontière avec ses troupes, ne fait qu'obtempérer à l'invitation des puissances qui l'ont engagé à se préparer à l'occupation de Dulcigno. J'ai ajouté que, la Sublime Porte se déclarant prete à opérer la cession de ce district, elle n'a point lieu de se préoccuper d'un mouvement de troupes qui ne saurait, cela étant, mener à aucun conflit.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

D. Roma, 16 settembre 1880.

Questo Incaricato d'Affari d'Inghilterra mi ha comunicato testè un telegramma col quale il suo Governo, sopratutto di fronte al mutamento di Ministero seguito recentemente in Costantinopoli, apina essere oppurtuno che gli Ambasciatori siano muniti della necessaria autorizzazione per potere stabilire i termini di un nuovo accordo circa la frontiera turco-montenegrina, e firmare il protocollo relativo a tale vertenza.

In conformità di siffatto invito, io non ho esitato col mio telegramma di ieri (1), ad autorizzare il R. Ambasciatore in Costantinopoli (per Costantinopoli V. E.) a volersi concertare coi suoi colleghi per la redazione e la firma di tale accordo.

Nel confermare cosi il mio precitato telegramma...

26 --Documenti diplomatici -Serle Il -Vol. XIII

(l) T. 713. non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1908. Terapia, 16 settembre 1880 (per. il 23).

Ieri fu tenuta una riumone m quesn Ambasciatori allo scopo d'intendersi per la redazione della nota relativa a1 !Vlontenegro, e per firmarla seduta stante se riuscivasi a stabilire l'accordo sopra di essa. S'intese che le ultime istruzioni portavano il documento avesse a corrispondere al testo del dispaccio del Barone Haymerle ai rappresentanti Austro-Ungarici del 24 Agosto, epperò insisteva sopratutto il Barone Calice perché ci attenessimo strettamente a quella forma. Sorse una sola difficoltà sollevata dall'Ambasciatore di Russia il quale, appoggiandosi sopra un telegramma da Livadia il quale diceva S. M. l'Imperatore cedeva sulla quistione di Dinosi a condizione che, nel caso il Governo ottomano non fosse per eseguire prontamente gli impegni assunti, il Montenegro avesse a ricuperare i suoi diritti sopra Dinosi, voleva s'inserisse analogo paragrafo nella nota. E gli altri Ambasciatori sostenevano inopportuno essere d'introdurre quella frase a proposito di Dinosi, imperocché, se l'accordo non fosse eseguito, il Montenegro non riacquisterebbe solo i suoi diritti sopra quel territorio, ma anche su tutti gli altri che gli appartenevano per effetto della presente sua posizione giuridica che era quella del protocollo del 18 Aprile. Senonchè non era per taluni ben chiaro se le Potenze, per la nota del 3 Agosto, avessero inteso d'intimare alla Sublime Porta che, se essa non procedeva all'esecuzione della convenzione delli 18 aprile nel termine di tre settimane, diveniva obbligatoria quella dell'altra alternativa proposta, oppure se rimaneva libera la Sublime Porta di scegliere anche appresso fra le due alternative, la posizione dipendendo dalla interpretazione si dava alle parole « les Puissances comptent... », che nell'originale Inglese diveniva « The Powers expect .., », né a me sembra che questa espressione sia tale da imporre un obbligo legale al Governo Ottomano. E d'altra parte la presentazione della nota essendo per varie ragioni urgente, io proponevo una vaga frase che si prestava al doppio senso, e diceva in quella eventualità «la concessione fatta dalle Potenze riguardo a Dinosi rimarrebbe annullata». Questa frase era infine accettata da tutti gli Ambasciatori. Fummo quindi in grado di firmare la nota seduta stante, ed essa sarà oggi presentata alla Sublime Porta dal Primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania. Di che diedi pronto avviso telegrafico all'E. V. (1).

La sera stessa comparve indi il telegramma (2) pel quale l'E. V. mi significava, ad ogni buon fine, essere io autorizzato a firmare la nota in discorso. La quale autorizzazione io aveva tratto dai telegrammi dell'E. V. del 22 Agosto e del 12 Settembre (3).

Non entrerò io in commenti sulla redazione di questo nuovo documento, la quale ci era imposta dalle istruzioni ricevute. Mi limiterò ad esporre il

mio avviso, la presente comunicazio:lc non essere tale da ispirare alla Subli:me Porta una grande apprensione in ordine ai futuri intendimenti delle Potenze. Ne unisco copia al presente {1).

(l) -T. 2130 del 15 settembre, non pubblicato. (2) -T. 712 del 15 settembre, non pubblicato. (3) -Cfr. nn. 416 e 459.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2135. Vienna, 17 settembre 1880, ore 13,24 (per. ore 17,05).

Les journaux reportent ce matin un télégramme de Londres qui dit: «On annonce de Berlin au Daily Telegraph que le chevalier Goerke est attendu à Friedichsruhe où il doit, au nom du Gouvernement du Roi, sonder le prince de Bismarck par rapport à l'entrée de l'Italie dans l'alliance austroallemande». Ce monsieur a été ici. Il a énormément causé à droite et à gauche et a, en effet, donné lieu aux bruits susénoncés de s'accréditer. Je l'ai, pour mon compte, assez mal reçu, l'ayant de suite jugé un individu très compromettant.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 722. Roma, 17 settembre 1880, ore 15.

Le Cabinet de Londres nous demande si nous sommes disposés à déclarer à la Sublime Porte qu'on ne lui demandera pas davantage si elle exécute l'arrangement monténégrin selon proposition austro-hongroise. J'ai répondu affirmativement et je m'empresse d'en prévenir

(Per Costantinopoli) V. E. (Per le altre ambasciate) l'ambassadeur du Roi à Constantinople afin qu'elle (ou il) puisse se joindre à la démarche qui serait faite en ce sens par ses collègues.

468

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2136. Berlino, 17 settembre 1880, ore 17 (per. ore 17,40).

Chargé d'affaires ottoman a également communiqué au Cabinet de Berlin télégramme relatif à la concentration de troupes monténégrines sur la fron

(l} Non sl pubbl!ca.

tière (1). Le comte de Stirum lui a répo·.;du que la Sublime Porte n'avait pas lieu de s'en préoccuper et qu'elle n'avait qu'à cffectuer la remise de Dulcigno. Le chargé d'affaires faisait en méme temps valoir changement de ministèi·e ottoman camme un symptòme des sentiments de conciliation de la Sublime :Po;·te, à laquelle il convient dès lors d'en tenir compte en évitant de lui créer des difficultés. Le comte de Stirum a répliqué que tout en tenant compte des intentions conciliantes, on était en droit d'o.ttendre désormais des faits accomplis plutòt que des déclarations, et que la remise de Dulcigno aurait été en ce moment la meilleure preuve de la bonne volonté de la Porte. J'ai aussi informé le comte Stirum de ce que V. E. venait de me télégraphier au sujet de Riza Pacha et Zerboni (2). Il m'en a remercié en ajoutant que d'après les télégrammes de ce matin, les consuls à Scutari auraient été invités maintenant par les commandants de la flotte à mettre leurs familles en sureté.

469

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 724. Roma, 17 settembre 1880, ore 18.

J'avais vu le télégramme du Daily Telegraph (3), annonçant qu'un nommé Goerke est allé à Friedichsruhe entretenir Bismarck de l'accession de l'Italie à l'alliance des deux empires. Ce M. Goerke doit ètre un correspondant de journaux établi depuis quelque temps à Rome et qui m'a l'air de chercher à se mettre à tout prix en évidence. Je le soupçonne d'étre lui-méme l'auteur de cette sotte nouvelle, car ayant sur la recommandation de la maison du Roi et en suite d'un hommage qu'il a fait à Sa Majesté, reçu la petite croix de la couronne d'Italie, il est venu tout exprès, il y a trois semaines à Belgirate, pour me remer,cier et m'a tellement obsédé que j'ai Iini par lui clonner deux ou trois minutes d'audience (4).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1348. Vienna, 17 settembre 1880 (per. il 20).

Da alcuni giorni forma oggetto di vivace discussione nella stampa austroungarica, la voce posta in giro non si sa da dove, che l'Italia abbia espresso il desiderio a mezzo d'un suo agente segreto appositamente spedito a Friedrichsruhe, d'entrar a far parte dell'alleanza austro-germanica. I commenti

(-3) Cfr. n. 466.

in proposito ci sono in generale favorevoli, ed anzi ci si fa intendere che la nostra compagnia sarebbe gradita; prova ne sia che fin d'ora ci si tratta da buoni vecchi amici ai quali si dà quei consigli anche non richiesti, che si crede possano riuscir loro vantaggiosi. Tra gli altri giornali della Monarchia panni emerga in questa circostanza il Pester Lloyd, che se talvolta nelle cose interne ha idee proprie che non corrispondono a quelle del Governo comune, in fatto di politica estera travasi ordinariamente d'accordo colle vedute del Ball-Platz, da cui si direbbe perfino che piglia le sue ispirazioni. Degno di Sl}ecial attenzione è precisamente l'articolo che qui compiego (1). Esso comincia con un lungo preambolo che non si sa sul principio dove andrà a finire, ma che ad ogni modo promette poco di buono per le Potenze che non sono coll'Austria e la Germania. Passa quindi quasi senza transizione a parlare dell'incidente di Tunisi, e così tira in ballo l'Italia con poco buona grazia, se si vuole, ma il fine giustifica i mezzi, quindi non è il caso di far soverchie discussioni sui primi apprezzamenti relativi alle nostre velleità di alleanza coi due Imperi. Svolte queste considerazioni l'articolista ci ammonisce anzitutto di ciò che l'Austria non farà mai in compenso della nostra alleanza, ed evidentemente per prima cosa ci dichiara in caratteri da scatola, ch'essa si oppone e si opporrà sempre a cederci una parte del suo territorio che noi potessimo chiedergli per ragione di comunanza di lingua. Il secondo rifiuto è ancora più formalmente espresso, e questo riflette il possesso per parte dell'Italia di un pezzo di costa dell'Impero Turco prospiciente la costa italiana. Su questi due punti si mostra incrollabile. In compenso però dichiara, che l'Austria non contrasterà l'espansione dell'Italia verso il sud, che non si immischierà nei nostri affari col Papato, che non ci impedirà di conservar nel sistema politico europeo il posto che ci compete, insomma che la sua simpatia non ci verrà meno in ogni circostanza! il fervorino finisce col farci considerare che sarà un pegno per la pace dell'Europa se le idee conservatrtci dell'Austria e della Germania troveranno pure un suolo fruttifero in Italia.

« Ciò sta intieramente in mano dell'Italia », tale è la conclusione dell'articolo che mi sono studiato di riassumere sommariamente. Per ora evidente,; mente non è il caso per noi di pensare ad alleanze, ed è a sperarsi che questo non si presenti, poiché le alleanze a~1che quelle dette di pace, hanno sempre per ultimo scopo la guerra, e parmi sia opera santa negli attuali momenti di non muover passo che possa dar occasione ad una crisi che tutti e noi in particolare abbiamo tanto interesse di scongiurare. Ma sull'avvenire che si p:-esenta assai fosco, nessuno può far grande assegno, quindi potrebbesi presentare la necessità per noi di scegliere alleati. Il giorno in cui ciò si dovrà fare, converrà aver presente l'articolo del Pester Lloyd che forma argomento di questo mio rapporto; poiché non vi ha dubbio per me, ch'esso contiene le basi sulle quali il Gabinetto di Vienna si mostrerà disposto allora come oggi a trattar con noi, se ad esso intendessimo rivolgerei. Non porrò termine al presente rapporto, senza esprimere il parere che sarebbe conveniente che l'articolo del Pester Lloyd ricevesse da parte della stampa italiana una pubblicità

un po' estesa, poiché mi pare ciò sarebbe il miglior mezzo d'illuminare gli spiriti e di far sparire delle illusioni cui noi Italiani siamo troppo facili a !asciarci andare.

(l) -Cfr. n. 463. (2) -T. 719 del 16 settembre, non pubblicato. (4) -Analogo telegramma era stato indirizzato sin dal 15 settembre a Berlino col n. 715 e fu indirizzato il 17 a Londra col n. 723.

(l) Non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGQ, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PARIGI, MAROCHETTI, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 727. Roma, 18 settembre 1880, ore 23.

Turkhan bey m'a déclaré, au nom de son Gouvernment, que la prompte exécution de l'arrangement concernant Dulcigno se ra,ttache aux assurances que la Sublime Porte doit encore demander aux puissances sur les trois points suivants: «lo Les puissances abandonneront-elles le projet d'une démonstration navale, si la cession de Dulcigno est effectuée? 2° Garantlra-t-on la vie et l'honneur des habitants du pays cédé? 3° Le statu quo est-il admis pour le tracé du còté de Podgoritza? Répondant au ministre de Turquie, je ne lui ai pas caché que ces demandes, venant à la dernière heure, me faisaient la pénible impression d'un prétexte pour de nouveaux atermoiements. L'Italie ne saurait, du reste, rien affirmer pour son compte et séparément des autres puissances. Cependant il est nature! de penser que la démonstration n'a plus lieu de se faire dès que son but serait atteint. J'ai ajouté, quant aux deux dernières demandes, qu'on ne peut pas douter de la sécurité des habitants du moment que la cession se fait sous les auspices de l'Europe et que la note collective récemment remise à la Porte indique le tracé que les puissances maintiennent du còté de Podgoritza. J'ai terminé en engageant vivement Turkhan bey à persuader la Sublime Porte de l'urgence d'arriver à une solution définitive de la question (1).

472

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PARIGI, MAROCHETTI

T. 728. Roma, 19 settembre 1880, ore 17,10.

Lord Granville a envoyé le télégramme suivant à l'ambassadeur d'Angleterre à Terapia: «Veuillez informer la Sublime Porte que les flottes combinées des puissances sont réunies à Raguse avec des instructions conformes à la der

nière partie de la note du 3 aoiìt, et que ces forces navales vont agir d'après les dites instructions. Vous pouvez ajouter qu'il n'y aura plus d'autres négociations au sujet de la ligne de frontière, mais que si la proposition dont la Porte est saisie en ce moment est acceptée et loyalement exécutée, on ne lui demandera aucune concession ultérieure en faveur du Monténégro ~

A la requète du chargé d'affaires d'Angleterre,

(Per Costantinopoli) j'autorise V. E.

(Per le altre ambasciate) j'ai autorisé le comte Corti

a s'assoc'ier aux démarches que l'ambassadeur de la Reine fera en ce sens.

(l) Tosi comunicò con t. 2151 del 20 settembre, non pubblicato che Stirum aveva dato al ministro di Turchia una risposta analoga a quella di Cairoli.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. R. 1349. Vienna, 19 settembre 1880 (per. il 26).

Facendo seguito al mio telegramma di ieri (l) pregiomi riferirLe quanto segue:

S.E. il Barone Haymerle da cui mi ero recato ieri per intrattenerlo della questione dei pescatori chioggiotti, dopo esaurito quell'argomento, dissemi desiderare parlarmi d'un affare di cui m'avrebbe già intrattenuto prima se il tempo non gli avesse fatto difetto; e tosto chiesemi chi fosse quel tale signor Gronert-Goercke, di cui tutta la stampa si occupa in questi giorni, riferendomi senza preamboli, che il Principe di Bismarck durante il soggiorn~ da lui fatto il 3 e 4 corrente a Friedrichsruhe, gli aveva letto una lettera a lui diretta da quel signore. In detto foglio di cui S.E. dicevami non ricordarsi più bene il tenore, ma che però sapeva quasi a memoria, stava scritto: che il Conte Maffei gli aveva posto in chiaro come dopo gli ultimi incidenti colla Francia a proposi,to della questione di Tunisi, erasi fatto palese a tutti che l'Italia non potrebbe in nessuna maniera stringere alleanza colla Francia, che conseguentemente chiara mostravasi la convenienza per essa di allearsi colla Germania, di cui conveniva quindi conoscere gli intendimenti in proposito. Incidentalmente erasi fatta menzione in quella conversazione dell'« Italia irredenta », di cui il Conte Maffei avrebbe detto l'Austria aver fatto soverchio caso, mentre tutti sanno che le idee di quel partito non hanno aderenti serii in Italia. Del Governo austriaco non era stata fatta menzione in quella conversazione, ma ciò poco monta dicevami il Barone Haymerle, visto le relazioni esistenti fra i i due Imperi, ciò invece che dà importanza a quella lettera si è che il signor Goercke dichiara in essa, che il Conte Maffei avrebbe preso conoscenza della relazione da lui estesa della conversazione passatasi fra loro due, e l'avrebbe

corretta e poscia approvata. Il Barone Haymerle esprimeva con insistenza il desiderio di sapere, se effettivamente il Conte Maffei aveva avuto quella conversazione col signor Goercke, e se una qualche missione al riguardo era stata affidata a quel signore.

Fin dal principio di quel discorso, io assunsi un contegno che mostrava la nessuna importanza da me data a tutta questa storia, quando poi il Barone ebbe finito di parlare credetti opportuno di raccontargli per filo e per segno come il signor Goercke si fosse presentato a me, e come l'avevo ricevuto, ed insistetti tanto più su quei particolari, che parvemi capire egli sapesse benissimo che quel signore si faceva indirizzare lettere e giornali all'Ambasciata.

Gli dissi poi il tenore del mio telegramma a suo riguardo all'E. V. e la risposta che l'E. V. si era compiaciuta di farmi (l), conchiudendo che ciò ben provava il nessun fondamento delle asserzioni di quell'intrigante avventuriero. Devo però dire che S. E. non ebbe a mostrarsi persuaso che non ci fosse nelle asserzioni del signor Goercke un qualche fondamento di verità. Probabilmente egli non trovava il suo tornaconto a cancellare dal numero dei fatti veri quella storiella, e quindi non si mostrò propenso a prestarmi illimitata credenza. Anzi soggiunse, che certamente se era nostro intendimento allearci colla Germania, sebbene non facessimo parola dell'Austria, ciò era un pensiero che non poteva se non essere apprezzato: che però conveniva osservare, che siccome la base di quell'alleanza da parte nostra sarebbe stata l'ostilità verso la Francia, ove il nostro intendimento venisse accolto, ne riuscirebbe alterato lo scopo dell'alleanza austro-germanica, che non ha altro in vista se non la pace europea. A ciò credetti rispondere che intorno ai pensieri non intendevo discutere, essendo essi in mano di Dio, ma che mi limitavo a ristabilire la verità dei fatti, cioè che a quanto mi risulta, non vi può essere ombra di vero in tutto ciò che il signor Goercke avrebbe scritto al principe di Bismarck. ~tando alle apparenze, si direbbe che a Friedrichsruhe si ebbe a dare importanza alle elucubrazioni di quel signore, e che si vorrebbe ora sapere sino a qual punto egli era autorizzato a tenere il linguaggio di cui si è servito. Guardandoci però a fondo, non posso trattenermi dal credere, che se quel signore non è precisamente un agente della Cancelleria Germanica, locché sarebbe molto possibile, il principe di Bismarck non ha creduto neppure un momento a niente di ciò che stava scritto in quella lettera, ma pei suoi scopi gli ha fatto comodo mostrare di prestarvi una certa fede, lanciar la cosa nella pubblicità europea per metterei assolutamente male colla Francia, e farne esplicita comunicazione al Barone Haymerle, per le stesse ragioni che già motivarono le sue confidenze al Conte Andrassy su ciò che l'onorevole signor Crispi era andato a dirgli alcuni anni or sono a Gastein (2).

Sul finir della mia conversazione col Barone Hayme·rle parvemi opportuno esprimergli come un sentimento mio particolare, la non convenienza per le Potenze che realmente vogliano come noi la pace, di ricercare alleanze in questo momento. Egli convenne su di ciò meco intieramente dicendomi, che tutti i paesi vogliono la pace, che quindi essa non potrebbe venir turbata.

A questo riguardo credetti di rispondere, essere esattissimo che tutti i paesi vogliono la pace, ma che ciò non è ancora sufficiente per assicurarla m modo assoluto, visto che i Governi intendono talvolta essere una guarentigia di pace, l'assicurare una loro supremazia. Questa mia osservazione non parve garbare a S. E. ma forse gli sembrò più oppor,tuno non intavolar una discussione su quella parola da me lanciata come a caso, e la conversazione finì così.

I miei commenti su quest'incidente già possono dirsi svolti in precedenti miei rap_~::orti sulla questione generale di cui il fatto attuale non è che un episodio, quindi non occorre li ripeta qui.

(l) T. 2139, non pubblicato.

(l) -Cfr. nn. 466 e 469. (2) -Cfr. serie Il, vol. IX, nn. 90, 104 e 109.
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L'AMBASCIATOHE A COSTANTINOPOLI, COHTI, AL PHESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1910. Terapia, 21 settembre 1880 (per. il 28).

La sera del 17 Settembre ricevetti dal Signor Ministro degli Affari Esteri una lettera particolare cui era unita la copia della circolare telegrafica mandata ai rappresentanti della Sublime Porta all'estero e relativa al Montenegro. La lettera particolare portava la data stessa del 17 e diceva la circolare essere stata spedita nella mattina del 16 e non aveva ad essere considerata come una risposta alla nota collettiva dei rappresentanti delle Potenze che era stata presentata alla Sublime Porta nelle ore pomeridiane del 16 stesso.

Il fatto è che la trasmissione di quella circolare non era decisa dal Consiglio del Ministri che nella notte dal 15 al 16 e non fu trasmessa ai rappresentanti che il 17. Né credo la relativa comunicazione fosse fatta all'E. V. da Turkan Bey prima del 18, data del telegramma Cl) che l'E. V. aveva la bontà di rivolgermi per darmene avviso. Questa quistione di date non fu dunque sollevata che per dare un'apparenza di ragione alla comunicazione quale era stata deliberata dal Consiglio. Ho anzi buoni motivi per credere che questo documento non sia stato redatto alla Sublime Porta, ma bensì al Palazzo. E lascio all'E. V. di fare il suo giudizio sul merito, sulla forma e sull'opportunità di siffatta comunicazione nelle presenti congiunture.

La circolare portava che i rappresentanti di S. M. il Sultano avessero ad esprimersi in quel senso coi Ministri degli Affari Esteri presso i quali essi erano accreditati. E m'è noto che i Ministri di Sua Maestà erano soddisfatti che quel documento non avesse ad essere lasciato in copia ai Governi esteri. Senonché un telegramma venuto indi da Palazzo ingiungeva ne fosse immantinenti mandata copia a questa Ambasciata. Credo quindi mio dovere di unire al presente la copia della circolare stessa insieme con quella della lettem particolare (2), in carta di piccolo formato, che l'accompagnava.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI TURCO AI RAPPRESENTANTI

DELLA SUBLIME PORTA A PARIGI, LONDRA, VIENNA, ROMA E PIETROBURGO

T. Costantinopoli, 16 settembre 1880, mattina.

Par suite des difficultés et des complications de plus d'un genre qui ont surgi dernièrement à l'occasion du tracé stipulant l'abandon au Monténégro des territoires de Hotti, de Groudi et de Clementi, en vertu de la convention du 18 avril, la cession de ces territoires était devenue impossible. C'est pour cette raison qu'à la méme époque les puissances ont, de leur còté, pris en considération ces ddff.icultés et cru devoir proposer, en échange des territoires en question, l'abandon au Gouvernement monténégrin de Dulcigno y compris le district du méme nom.

Le Gouvernement impérial a murement examiné cette proposition des puissances; et dans son désir sincère de résoudre au plus tòt la question monténégrine, il a accepté la meme proposition formulée dans la dernière note de leurs représentants à Constantinople laquelle fixait un délai de vingt et un jour.

Cependant la Sublime Porte reconnaissant justement les obstacles et les difficultés qui n'auraient pas manqué de se produire pendant la cession à un Gouvernement d'un territoire aussi important dont la population entièrement musulmane répugne à l'idée de devenir sujette du méme Gouvernement. et ayant aussi en vue d'arriver à persuader cette population à se résigner à l'arrét du destin et d'effectuer graduellement son installation dans d'autres parties de l'empire, la Sublime Porte, disons nous, a envoyé dans ces parages plusieurs bataillons et disposé de sommes considémbles pour faciliter l'installation des émigrés sur les terres demaniaJes désignées à cet effet. Elle a, en meme temps, remplacé le gouverneur général de Scutari par un commandant actif. Dans le but d'arréter une mesure radicale poar prévenir l'effusion de sang pendant la cession des positions en question, le Gouvernement impérial a demandé aux puissances de prolonger le délai connu de quelques semaines encore.

La Sublime Porte aurairt été heureure de recevoir une prompte réponse à sa demande, et elle s'est trouvée un peu plus tard placée en présence d'un projet de démonstration navale. Les six puissances lui proposaient d'imiter leur action pour prendre de force Dulcigno des mains de ses habitants et la remettre aux Monténégro. En d'autres termes il s'agissait d'une illégalité considérée camme telle au double point de vue de la religion et de la politique, en méme temps que de l'emploi, à l'égard de ses sujets de moyens violents dont les conséquences graves sont de toute évidence et de leur transfert à un Gouvernement dont ils ne voulaient pas.

De cette façon la question a subì de jour en jour des retards sans qu'il se produisit aucune déclaration catégorique et officielle, comme quoi les puissances abandonneraient totalement la démonstration navale en cas où la remise de Dulcigno serait faite.

A bien considérer les choses le Gouvernement impérial a toujours eu le désir sincère de mettre fin aux complications et aux conflits, et il s'est conformé au voeu des Cabinets signataires en décidant la cession de Dulcigno. Néanmoins il se voit, pour ainsi dire, sous le coup d'une pression peu en rapport avec les droits souvera.ins de S. M.I. le Sultan sans que les puissances veuillent attendre l'exécution équitable et modérée de la dite décision, et il se croit fondé à considérer un tel état de choses comme inconciliable avec ses intérèts bien entendus.

Nous ne voyons aucun avantage dans les entraves apportées à la décision prise par la Sublime Porte de céder Dulcigno; ,et le Gouvernement impérial constate, au cont~aire, que la prompte exécumon de la mème décd.sion se rattache nécessairement à ses propres intérèts.

Mais la Sublime Porte pour rassurer les esprits et pour compléter et accélérer ses actes, en face d'éventualités graves, se croit en droit de faire les remarques suivantes: Les puissances abandonneront elles le projet de faire une démonstration navale

et de s'associer à une action militaire en cas de la cession de Dulcigno?

Les habitants de la ville cédée ne profiteront ils pas des principes du droit nature! et commun en ce qui concerne leur foi, leur honneur et leur vie?

Le tracé du statu quo qui a été antérieurement fixé du còté de PodgoJJitza pour la remise de Dulcigno ne recevra-t-il pas, comme cela lui est dù, l'adhésion des puissances?

La prompte exécution des instructions reçues par le commandant impérial concernant la remise de Dulcigno se rattache aux assurances que le Gouvernement ottoman recevra relativement aux trois points sus énoncés. En supposant que cette intention et la décision de la Sublime Porte suivent leur cours mème dans le cas où ces assurances se feraient attendre, le repos et la tranquillité de tous les sujets ottomans seront troublés à cause, d'un còté, du décourageme:nt et de l'agitation de la population et, de l'autre, par l'approche d'une force maritime imposante du territoire de l'empire. Dès lors, cette situation provoquerait une foule d'événements graves et fàcheux, et les cris de désespoir des populations qui monteraient au ciel portera.ient l'agitation jusque parmi les habitants des provinces européennes et asiatiques de l'empire. Et comme ce ne serait point le Gouvernement impérial qui aurait créé cet état de choses, nous nous voyons dans l'ohligl!ltion de déclarer, dès-à-prése:nt que La responsabilité qui s'en suivrait ne pourrait naturellement pas retomber sur la Sublime Porte.

Je vous prie de vous exprimer dans le sens qui précède auprès de S. E. le ministre des affaires étrangères et de déployer tous vos efforts pour redresser les appréciations erronées qui viendraient à se produire autour de vous relativement au caractère de la situation qui nous est faite.

(l) -Cfr. n. 471. (2) -Non pubbl!cata.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 841/700. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27).

Come io ebbi l'onore di accennarlo all'E. V. col mio telegramma d'ieri,

n. 562 (1), il Conte Granville essendo venuto a Londra in quello stesso giorno dal suo castello per recarsi in !scozia presso S. M. la Regina, ho avuto l'opportunità d'avere con lui un colloquio intorno alla questione montenegrina.

Gli comunicai il contenuto dei telegrammi di V. E. in data dei 16, 17, 18 e 19 corrente che vi si riferiscono (2). Egli mi rinnovò i suoi ringraziamenti per il leale e costante appoggio prestato da codesto Ministero al Gabinetto inglese in questa difficile vertenza che oramai è tosto giunta al periodo acuto.

Il nobile lord mi disse che trovava migliore della sua la risposta data dall'E. V. alla circolare dilatoria della Turchia, imperocché egli si era limitato a dire a questo Incaricato d'Affari turco che avrebbe incaricato il signor Goschen di far pervenire la sua risposta alla Sublime Porta.

L'abbandono fatto da Riza Pascià di Dulcigno agli albanesi, senza alcuna opposizione per parte delle sue truppe, è giudicato molto severamente ed è una nuova prova della scaltrezza colla quale il Governo ottomano od i suoi agenti tentano di creare ostacoli all'accomodamento concertato dalle potenze. A questo proposito credei opportuno di fare conoscere al nobile lord il telegramma del 16 che l'E. V. aveva diretto al R. Console a Scutari cav. Zerboni (3)

per fargli chiedere da Riza Pascià una formale smentita delle calunniose imputazioni che a questi erano attribuite contro quel nostro funzionario. Non mancai di nuovamente mettere in diffidenza lord Granville contro quelle voci che si fanno insidiosamente serpeggiare collo scopo di scuotere la reciproca fiducia fra le potenze e l'accordo che ne risulta che, più d'ogni altra cosa, è paventato dal Governo turco.

Il nobile lord mi rispose che non aveva mai dubitato un istante della lealtà del nostro Governo, ma che qualche persona gli aveva assicurato che il cav. Zerboni avesse tenuto discorsi che mettevano in dubbio il successo della dimostrazione concertata per la conseg,na di Dulcigno in mani del Montenegro. Al che io risposi che se anche ciò fosse ammesso (benché non concesso), v'era una grande distanza tra l'asserire che il nostro Console agiva contrariamente alle sue istruzioni ed il dire ch'egli non vedeva la cosa così liscia come la si credeva da lontano; che d'altronde il fat to confermava in parte tali timori se mai fossero stati espressi, imperocché, dopo l'occupazione di Dulcigno per parte degli albanesi, è probabile che si dovrà ricorrere alla forza, mentre dapprima. si sperava che il semplice apparire della flotta combinata sarebbe bastato per paralizzare ogni resistenza.

Il Conte Granville mi lasciò intendere che probabilmente bisognerebbe far sentire il cannone; ma prima di giungere a quest'estremo era necessario di mettere in salvo le famiglie de' consoli. Le istruzioni dell'ammiraglio inglese, mi diss'egli, non sono mutate ed il caso avvenendo, egli sa che cosa ha da fare.

Poco dopo la mia conferenza con lord Granville io incontrai l'Ambasciatore di Russia il quale mostrò di sospettare assai che la faccenda venga a complicarsi.

Qui si attribuisce a Musurus Pascià la resistenza che la Porta nuovamente oppone alla decisione delle potenze; egli sarebbe l'autore dell'ultima circolare del Governo turco accennata nel telegramma di V. E. del 19 corrente la quale circolare, primitivamente redatta in modo assai fiero, sarebbe stata però alquanto mitigata.

Intanto il Musurus Pascià venne già ricompensato del suo zelo colla decorazione in brillanti dell'Osmanié.

(l) -T. 2152/562, non pubblicato. (2) -Cfr. nn. 463, 467, 468, nota l, p. 328, 471 e 472. (3) -Non pubbl!cato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 842/701. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27 ).

Jeri colsi l'opportunità del mio colloquio col Conte Granville per parlargli delle voci sparse probabilmente da un certo Goerke che fu oggetto del telegramma di V. E. in data del 17 corrente (l) circa l'accessione dell'Italia alla alleanza dei due Imperatori di Germania e di Austria-Ungheria. Quelle voci non

avevano attecchito ed il Goerke era già stato giudicato fino dalla stampa come un intrigante di prima categoria. Ad ogni modo era opportuno di premunire nuovamente il nobile Lord contro questi ed altri rumori consimili che di quando in quando sì propagano per mezzo de' giornali, rumori che -bisogna dirlo si è anche in Inghilterra talvolta propensi ad accogliere. Ma nel caso attuale, nulla trapela nel linguaggio di Lord G::anville che possa indurre a credere ch'egli dia la menoma credenza alla nostra ipotetica alleanza la quale non ha servito che ad alimentare per alcuni giorni la fantasia dei giornalisti.

(l) Cfr. n. 469, nota 4.

477

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 843/702. Londra, 21 settembre 1880 (per. il 27).

Nel colloquio ch'io ebbi ieri col Conte Granville portai la di lui attenzione sulle voci che circolavano, come dal dispaccio di codesto Ministero del 13 corrente (Serie Politica N. 958) (l) sulla intenzione che la Francia ed anche l'Inghilterra avrebbero di estendere in Egitto la loro preponderanza anche nel campo giudiziario, riserbando rispettivamente, per sé, due posti di Consigliere nella nuova corte di Cassazione o di terza istanza che si tratta d'instituirvi, mentre l'Italia al pari della Germania e dell'Austria Ungheria, non ne avrebbero ciascuna che un solo.

Credei, a questo proposito, di ricordare al nobile Lord l'origine del nuovo sistema giudiziario in Egitto e la parte importante che vi aveva avuto l'Italia. Infatti la quistione dell'ordinamento dei tribunali in quel Vice-reame fu, principalmente nel 1838 e 1869, oggetto di attive negoziazioni fra le diverse Potenze, specialmente fra l'Italia, elle ne propugnava la creazione, l'Inghilterra che si mostrava alquanto incerta e la Francia che l'avversava. Ricordai che Lord Stanley, ora Lord Derby, che in quel tempo dirigeva gli affari esteri in Inghilterra, finiva coll'arrendersi L"<' ragioni esposte dall'Italia, mentre la Francia, nelle sue prime deliberazioni, respingeva il progetto e non vi sottoscrisse se non dopo che le altre Potenze vi avevano aderito.

Il signor Waddington, col quale, alcun tempo fa, io parlava dei Tribunali egizii mi disse che, nelle prime discussioni che ebbero luogo in Francia su quPlla quistione, egli ed un suo amico furono soli a sostenere l'opportunità della creazione dei nuovi Tribunali.

Ricordai al Conte Granville la parte importante che l'Italia ebbe nella costituzione dei medesimi e nei regolamenti che vi si riferiscono. Notai che se la Francia e l'Inghilterra hanno grandi capitali impegnati in Egitto, l'Italia vi ha molteplici interessi assai più numerosi forse di quelli delle due Potenze, che dessi hanno bisogno di una protezione non inferiore e che la giustizia deve essere uguale per i più modesti come per i più potenti interessi, e che la

preponderanza di essi non deve essere proporzionata all'entità del capitale in causa, ma bensì al diritto che ad ognuno compete.

Passando poi ad altre considerazioni, feci osservare al nobile Lord che l'Italia, mentre rende il massimo omaggio alla scienza ed all'integrità dei giureconsulti inglesi, sente, a quel riguardo, di non essere seconda a nessun'altra nazione. Riferii al Conte Granville le parole del primo magistrato d'Inghil terra, Sir Alessandro Cockburn, (Lord Chief Justice), il quale, pochi mesi sono, mi diceva che l'Italia è tuttora il santuario della giurisprudenza e che nelle pubblicazioni che si fanno nel nostro pa~se si trova la sorgente più feconda della vera scienza del diritto. Sarebbe dunque assai strano che la nazione che ha dato le sue leggi al mondo civile e dove il culto del diritto si è sempre mantenuto sacro in mezzo alle secolari peripezie dalle quali fu travagliata, venisse quasi esclusa da un tribunale supremo che corona un ordinamento che dessa più d'ogni altra avrà contribuito a constituire e dove si dibatteranno interessi suoi, non inferiori a quelli delle altre nazioni.

L'Italia non potrebbe accettare una posizione ingiusta e poco degna di essa nè consentirebbe mai a ehe si alteri ii1 tal modo, a suo danno, l'ordinamento della magistratura in Egitto.

Soggiunsi che queste osservazioni io le faceva per ora in modo officioso, nell'ipotesi che le voci surriferite avessero qualche fondamento. Ad ogni modo il nostro Governo nutriva fiducia che quello della Regina non darebbe retta a progetti, se mai esistessero, non consentanei alla buona e benevola armonia esistente fra l'Italia e l'Inghilterra.

Il Conte Granville prese attenta nota di quanto io gli aveva esposto e mi disse che, effettivamente, il riordinamento dei Tribunali egizii era allo studio; che, per ora, non poteva nulla dirmi di più, ma che fra poco mi avrebbe informato dei progetti escogitati e che intanto egli avrebbe tenuto conto delle osservazioni da me esposte.

(l) Cfr. n. 461.

478

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 571. Pietroburgo, 21 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

È cosa pressochè superflua l'osservare come le pretese rivelazioni del Si·· gnor Varnbiihler su proposte di alleanza fatte dalla Russia alla Francia, intorno alle quali si menò in questi giorni un certo rumore nella stampa europea, non poggino su alcun serio fondamento. Dacchè il signor Waddington surrogò il duca Decazes al Ministero degli Affari Esteri in Francia, la politica francese fu costantemente diretta ad un ravvkinamento della Francia coll'Inghilterra, e ciò accadeva precisamente quando le divergenze tra i Gabinetti di Londra e di Pietroburgo in ordine alle cose d'Oriente erano più spiccate.

Questa tendenza del Governo francese era nota a tutti, e quindi non ignorata dal Gabinetto di Pietroburgo, il quale per quanto è a mia notizia, s'astenne scrupolosamente dal fare al Signor Waddington qualsiasi entratura, anche indiretta, tendente ad una alleanza russo-francese.

479

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1913. Terapia, 23 settembre 1880 (per. il 30).

Ieri fu tenuta una riunione di questi Ambasciatori al solo scopo di comunicarci le ultime notizie ed illuminarci a vicenda sulla situazione delle cose.

L'Ambasciatore di Germania compiacevasi farci la relazione d'una lunga udienza avuta il giorno innanzi dalla Maestà del Sultano. Dalla quale risultava Sua Maestà essere più che mai ferma nel proposito di non cedere alle domande delle potenze, se queste non consentivano alle quattro condizioni già formolate, abbandono della dimostrazione navale, garanzia delle proprietà e dell'onore, accettazione dello statu quo, impegno di non domandare ulteriori concessioni (1). Né le osservazioni rispettosamente sottomesse da S. E. producevano alcun effetto sull'animo di Sua Maestà.

L'Ambasciatore d'Inghilterra ci riferiva un colloquio testè avuto con Musurus Pascià, il quale era evidentemente stato mandato da Sua Maestà per questo scopo. Musurus Pascià significava a S. E. scongiurarla di prendere in considerazione la gravissima situazione in cui si trovava Sua Maestà posta fra la popolazione musulmana agitata dalle ingiuste pretese dell'Europa e le potenze che la minacciavano d'una dimostrazione armata, fare appello agli antichi sentimenti d'amicizia del Governo britannico onde non spingesse Sua Maestà agli estremi. In ogni caso questa era decisa a non cedere innanzi ad una violazione di suoi diritti di sovranità. Cui S. E. rispondeva idonee parole.

D'altra parte travasi Sua Maestà essere in istato di viva irritazione contro le potenze, l'elemento religioso ed il militare agitarsi attorno ad essa, la situazione farsi ogni giorno più grave.

Gli uni e gli altri ci davamo indi conoscenza dei telegrammi ricevuti nell'intervallo. E l'Ambasciatore d'Inghilterra ci dava lettura, fra gli altri, d'un telegramma ricevuto il giorno innanzi da lord Granville, il quale diceva il Governo britannico «intendeva lasciare agli ambasciatori a Costantinopoli la facoltà di rivolgere comunicazioni all'ammiraglio riguardo ai movimenti della flotta».

L'E. V. comprenderà di leggieri come siffatta comunicazione di cui unisco copia al presente (A) (2) producesse una viva impressione sui presenti, imperocché colla facoltà d'intervenire in ordine ai movimenti della flotta si metteva sopra di noi eziandio una parte della responsabilità dei fatti a venire. Io osservai siffa.tta comunicazione non mi recava grande meraviglia, l'istoria passata dimostrandc• come in analoghe circostanze fosse infatti lasciata agli ambasciatori una grande latitudine riguardo alla disposizione delle rispettive forze, senonchè in quei casi i negoziati erano condotti dagli ambasciatori stessi, i quali si trovavano quindi meglio in grado di giudicare dell'opportunità delle

misure a prendersi. Nc:le presenti con::; unture era senza dubbio nostro dovere di assumere tutta la responsabilità che s'addiceva alla nostra posizione. Ma era allora mestieri che le nostre atttibuzioni fossero ben definite, e che avessimo la facoltà di intervenire non solo riguardo alle comunicazioni ad indirizzarsi alla Sublime Porta. E nel caso presente io sarei per esempio d'avviso, prima di procedere all'effettuazione della dimostrazione navale, si rivolgesse a questa un ultimatum per dichiarare r:he, se entro un breve e determinato intervallo le condizioni ivi contenute non ìossero accettate, si procederebbe alla dimostrazione. Nel qual pensiero io era tratto dalla considerazione sembrarmi più regolare che, prima di procedere agli atti, sopratutto trattandosi di materia la cui base legale non era ben chiara, s'avesse a farne intimazione formale al Governo centrale. Se non che s'ebbe a riconoscere che, nè i precedenti dei negoziati finora condotti dai rispettivi Gabinetti nella sostanza, nella forma, nè le nostre istruzioni ci autorizzavano ad intrattenere dal nostro canto siffatto modus procedendi. Ed io ne abbandonai il pensiero, tanto più che di esso già da parecchio tempo feci menzione nella mia corrispondenza. E non si venne ad alcuna conclusione.

Stamane comparve indi una nota della Sublime Porta sotto la data di ieri per la quale questa risponde alla nostra nota collettiva del 15 corrente. Il Governo ottomano fa per essa conoscere alle potenze declinare di rimette<·e Dulcigno al Montenegro se esse non accet~ano le precitate condizioni, in questo caso quello terrebbe le potenze responsabili delle complicazioni a venire, e proclamerebbe al mondo intiero l'ingiustizia dei procedimenti ad esso inflitti. E di questa nota io unisco parimenti copia al presente (B).

Non ho bisogno di far rilevare all'E. V. la gravità della situazione che è creata da questa nuova comunicazione dalla Sublime Porta. Essa contiene inoltre delle patenti inesattezze, e fra l'altre una che debbe interessare in particolar modo il Governo di S. M. il Re. Vi è detto il Governo italiano avere prOlJOSto di concludere la convenzicne del 18 Aprile, mentre, come è ben noto all'E. v. ed evidentemente appale dai documenti recentemente pubblicati, era il Govei'llO ottomano che indirizzava calda preghiera onde quello di Sua Maestà interponesse i suoi offici fra di esso e il Montenegro. Ed il paragrafo che comincia colle parole: «En admettant que la démonstration navale... », e che finisce colle « ... cette dernière proposition de la Sublime Porte », non è intelligibile.

In presenza di questa comunicazione, gli ambasciatori si radunarono senza indugio affine d'in'Gendersi su quello era da farsi. Tutti convennero non stare a noi di deliberare sull'accoglienza a farsi ad essa, ma, in conformità delle trascorse fasi, s'avesse ad aspettare gli ordini dei rispettivi Governi. Fu però deciso all'unanimità di mandare immantinenti il primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania alla Sublime Porta per domandare al signor Ministro degli Affari Esteri di spiegare il senso del paragrafo predetto, che riusciva a tuta incomprensibile, e sembrava pure voler significare qualcosa d'importante. Nè altro v'era da fare per noi, tanto più che il signor Ambasciatore d'Inghilterra compiacevasi comunicarci un telegramma dell'ammiraglio Seymour, nel quale si trovavano esattamente descritte le operazioni che stava per intrapren

dere in conformità delle istruzioni ricevute dal rispettivo Governo. Ed ho l'onore di unire al presente eziandio la copia di questo telegramma (C).

P. S. Le spiegazioni fornite dal signor Ministro degli Affari Esteri riguardo al paragrafo inintelleglbile della presente nota della Sublime Porta portano che esso nulla significa ed è di fatto un mero pleonasmo.

(l) -Di queste condizioni Corti aveva dato notizia con R. 1912, pari data, non pubblicato. (2) -Non si pubblicano gli allegati.
480

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 741. Roma, 24 settembre 1880, ore 1,30.

Le chargé d'affaires britannique est venu me communiquer hier plusieurs télégrammes qui laissaient entrevoir que la Porte aurait fini par insister sur les trois conditions auxquelles, d'après le dernier télégramme de V. E. (l) le Sultan subordonne la cession de Dulcigno. Décidés à seconder loyalement l'Angleterre, nos forces navales agiront parfaitement d'accord avec celles de l'amiral Seymour. Le Gouvernement du Roi désire pareillement que dans la grave crise qui s'approche, V. E. appuie les démarches de l'ambassadeur britannique et procède en toute chose de concert avec lui. Lord Granville m'a fait connaìtre d'avoir déclaré au prince de Monténégro que l'on n'introduira plus aucune modification dans la ligne de frontière proposée par l'Autriche et acceptée par les puissances.

481

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 742. Roma, 24 settembre 1880, ore 14,25.

Le comte Corti mande ce qui suit: « Ministre des affaires étrangères vient de nous adresser réponse à la dernière note collective. Il déclare subordonner l'évacuation de Dulcigno aux trois conditions suivantes: abandon de la démonstration navale puur la présente comme pour toute autre question; garantie des propriétés de ceux qui voudraient émigrer ainsi que des p:ropriétes et surtout de la religion de ceux qui resteraient; acceptation du statu qua. Si c es conditions ne sont pas acceptées, le Gouvernement turc refuse évacuation, déclare les puissances responsables des complications à venir et proclamera au monde entier les procédés pénibles dont il aura été l'objet » (2). A ce qui

27 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

précèdé j'ai répondu par le télégramme suivant: (vedi telegramma n. 741) (1). En ce moment le ministre de Turquie m'a donné lecture de la meme communication adressée au comte Corti et je lui ai tenu un langage identique.

(l) -Cfr. n. 481. (2) -T. 2159 del 23 settembre.
482

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALE 2166. Cettigne, 24 settembre 1880, ore 17,20 (per. ore 21,35).

L'amiral anglais a envoyé deux officiers au commandant ottoman à Scutari pour l'inviter à remettre Dulcigno dans le délai de trois jours. Avanthier terme étant échu, Riza répondit par écrit qu'il n'avait pas reçu d'instructions de son Gouvernement. Verbalement il a déclaré aux officiers que Dulcigno étant partie intégrante de l'Empire il l'aurait défendue contre toute attaque soit des monténégrins, soit de la flotte européenne. D'après les renseignements que je me suis procurés de Son Altesse qui en a informé aussi l'amiral anglais les irréguliers albanais échelonnés sur le territoire de Dulcigno seraient de six à sept mille. Les troupes régulières sont au nombre de dix bataillons neuf canons. Ces troupes sont campées et retranchées tout derrière les albanais, de manière à les appuyer et à les forcer à combattre (2). Jusqu'à présent tout parait faire prévoir la répétition des événements qui ont eu lieu pour Goussigne et pour le mémorandum d'avril. Amiral anglais qui était venu hier à Céttinje retourne à Gravosa.

483

IL CONSOLE A SCUTARI, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2168. Scutari, 24 settembre 1880, ore 23,50 (per. ore 6,30 del 25).

Les instructions reçues par mes collègues laissent à leur jugement la détermination du départ. Au consul autrichien on a télégraphié que sa présence était nécessaire et qu'il ne devait partir qu'en cas de danger imminent. Pour le moment aucun d'eux ne songe à quitter Scutari. Les membres du comité allés à Dulcigno ne sont pas retournés. Quelques chefs, au contraire sont venus appelés télégraphiquement par le consul autrichien, probablement sur la prière de Riza pacha. Celui-ci leur a dit qu'ils ne devaient rien craindre des monténégrins ni pour leur religion ni pour leurs propriétés. « Meme la mer est à nous, a-t-il dit; par conséquent vous feriez bien de consigner Dulcigno '>.

V. -E. et sl la premlère partie de ces nouvelles peut étre sujette à cautlon, à cause de la vo!e !ndlrecte par laquelle elles sont parvenues à Durando, la dern!ère partle a toutes !es probab!l!tés d'étre fondée ».

Les chefs ont répondu qu'ils connaissaient parfaitement les monténégrins et qu'ils n'auraient pas cédé leur ville sans sang. En attendant cinquante chrétiens sont aujourd'hui encore partis de Scutari pour Dulcigno. Riza m'a dit que relativement à la sureté des consuls il a répondu à l'amiral Seymour qu'il s'en rendait garant jusqu'à ce que la flotte laissàt Gravosa.

(l) -Cfr. n. 480. (2) -Fin qui 11 telegramma venne comunicato a Costantinopoli e Londra con t. 746 del 25 settembre con 11 seguente comme.n.to: «La gravlté de cette s!tuat!on n'échappera pas à
484

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2170. Berlino, 25 settembre 1880, ore 16,15 (per. ore 18,55).

Le comte de Stirum a reçu hier la méme communication que V. E. m'a télégraphiée (1). Il s'est borné à répondre au chargé d'affaires ottoman que le Cabinet de Berlin avait adopté, de concert avec les autres puissances, la proposition autrichienne et qu'il continuerait à marcher d'accord avec elles. Le Sultan dans son télégramme exposait les trois points mentionnés dans son télégramme d'hier et demandait à l'Empereur d'Allemagne d'interposer ses bons offices auprès des autres puissances pour les faire accepter. Il s'engageait, si ces ,trois points étaient acceptés, à faire immédiatement évacuer Dulcigno. L'Empereur a répondu hier au Sultan en termes très courtois et en lui témoignant ses sympathies, que lié par ses engagements avec les autres cabinets appelés à poursuivre l'exécution du traité de Berlin, décidé à s'associer aux résolutions qui auraient réuni les suffrages des autres grandes puissances, il ne pouvait dans l'intérét mème de la paix générale consentir à prendre vis-à-vis des autres puissances l'initiative demar:dée par le Sultan.

485

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1915. Terapia, 25 settembre 1880 (per. il 4 ottobre).

Ieri Said Pascià, Primo ministro, venne a restituirmi la visita che gli avevo fatta nell'occasione della sua elevazione alla presente carica. Dopo avere scambiati i complimenti d'uso, io dissi a Sua Altezza essere stato oltremodo dolente di trovare nella nota della Sublime Porta del 22 corrente, un'asserzione che riguardava il R. Governo e che era completamente erronea. Era detto nella nota: il Governo Italiano aver creduto opportuno di proporre (nel passato inverno) la stipulazione d'una convenzione che portava la data del 18 aprile, e che era accettata dal Governo Imperiale allo scopo, soprattutto, di mantenere la pace in Oriente; il fatto essere invece che la Sublime Porta aveva interposto

calde preghiere onde il Governo di S. M. il Re interponesse i suoi offici fra d'essa ed il Montenegro onde questo accettasse le sue proposte relative allo scambio, ed il R. Governo, animato dal desiderio di far cosa grata al Governo Ottomano, e di contribuire alla soluzione d'una pendenza che mina.cciava gravi complicazioni per l'avvenire, si era prestato, ed aveva infatti indotto il Montenegro ad accettare le proposte della Turchia. E domandai a Said Pascià sopra qual base la Sublime Porta aveva fondata quell'asserzione. Cui rispose Sua Altezza essere essa conforme alle comunicazioni fatte in quel tempo da Sawas Pacha. Dichiarai allora a Sua Altezza nei termini più categorici, meravigliarmi che Sawas Pascià avesse potuto fare delle comunicazioni che erano contrarie al vero, e gli diedi lettura d'alcuni passaggi de' miei rapporti pubblicati nel Libro Verde, da' quali risultava il R. Governo, nell'intromettersi in questo negozio, non aver fatto che cedere alle calde e ripetute istanze del Signor Ministro degli Affari Esteri. Nè altro aggiungeva il Primo Ministro.

Non credetti opportuno d'entrare, in questa occasione, nel merito della questione Montenegrina, sia perché mi pare che essa sia ora entrata nella fase dell'azione e vano sarebbe ogni discorso, sia per non indebolire il senso della mia dinegazione.

(l) Cfr. n. 481.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI (l)

T. 748. Roma, 26 settembre 1880, ore 13,45.

Le chargé d'affaires britannique vient de me communiquer que Goeschen a télègraphié à l'amiral Seymour que la situation à Constantinople n'est pas changée et que rien ne justifierait la concession d'un délai à la Porte, qui parait décidée à la résistance, excepté que l'an se soumette à des conditions que les puissances ne peuvent accepter. En attendant, Durando télégraphie ce qui suit: « Riza pacha a envoyé déclaration au commandant monténégrin à Antivari qu'il aurait attaqué avec toutes ses forces si les monténégrins avançaient. Riza a ordonné en méme temps à toutes les montagnes albanaises de faire marcher leurs réguliers campés à Medua. On vient de débarquer à Dulcigno quantité de munitions de guerre et de bouche » (2). Il ne s'agirait donc plus maintenant de l'opposition simulée des albanais, mais ce seraU la Sublime Porte qui démasquerait ainsi ouvertement son hostilité.

(A Londra, Pietroburgo, Vienna) Tàchez de savoir quelle est l'impression produite par ces nouvelles sur le Gouvernement auprès duquel vous étes accrédité ( 3).

(l) -Del contenuto di questo telegramma fu data notizia a Costantinopoli con t. 749, pari data. (2) -T. 2169 del 25 settembre. (3) -Cfr. nn. 492 e 493, nota l, p. 349; la risposta da Pietroburgo non risulta dal registro dei telegrammi.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 750. Roma, 26 settembre 1880, ore 23,30.

L'ambassadeur de RusSiie m'a donné lecture d'un télégramme par lequel son Gouvernement exprime l'opinion que toutes les puissances devraient protester unanimement à Constantinople pour rejeter sur le Gouvernement ottoman la responsabilité des conséquences qui peuvent étre le résultat de l'opiniatreté du Sultan. J'ai répondu qu'à mon avis dans la grave situation actuelle, il était plus que jamais :important de maintenir l'accord des puissances et d'examiner ensemble la ligne de conduite à suivre envers la Porte; que, par conséquent, je me serais mis en communication avec les autres Cabinets soit sur l'accueil à faire à la proposition russe soit sur tout autre moyen plus apte à sauvegarder la dignité et les exigences des puissances.

(Omesso per l'ambasciata a Parigi) Tous les renseignements que V. E. pourra donc me faire avoir à cet égard me seront fort utiles (1).

(A tutte le ambasciate) L'amiral Fincati télégraphie que le départ de la flotte pour Dulcigno, qui avait été fixé pour demain lundi est contremandé à cause du désir exprimé par le prince de Monténégro d'avoir une nouvelle entrevue avec l'amiral anglais.

(Omesso per l'ambasciata a Costantinopoli) Le comte Corti mande qu'à la Sublime Porte on continue à ne pas donner le moindre signe de vouloir céder.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL CONSOLE AD ADEN, BIENENFELD ROLPH (2)

T. 751. Roma, 26 settembre 1880, ore 22,50.

Voglia dire al comandante Frigerio che non posso comprendere come siasi addivenuto ad un atto importante come quello di accordare la protezione dell'Italia al Sultano Berehan senza previa esplicita autorizzazione del R. Governo. Per il che, riservando la mia approvazione quando avrò sott'occhio l'annunciata convenzione, voglia raccomandare al comandante Frigerio di non compiere alcun atto che possa impegnare o compromettere l'azione del R. Governo. Intanto per ora si mantenga assoluto silenzio.

(1) Per le risposte cfr. nn. 492 e 493 nota l, p. 349.

(2) Ed. in l'Italia in Africa, vol. cit., p. 136.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2665. Berlino, 26 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

Col telegramma del 25 corrente (l) ho avuto l'onore di riferire a V. E. la risposta data dal Conte di Stirum a questo Incaricato d'Affari di Turchia al riguardo delle tre condizioni poste dalla Porta per la cessione di Dulcigno, ed il senso del telegramma diretto dall'Imperatore di Germania al Sultano sul medesimo argomento. Nel precedente rapporto Politico, n. 2664 (2), facevo notare a tal proposito l'attritudine del Gabinetto di Berlino, intesa a mettere bene in chiaro che il Governo Tedesco non si sarebbe scostato dall'accordo che regnava attualmente fra le Grandi Potenze.

Le impressioni che raccolsi all'infuori delle sfere ufficiali, non sono tuttavia interamente rassicuranti. Non tanto per ciò che riguarda le intenzioni future del Governo tedesco, che ignoro, quanto per i timori ed i sospetti che in esso desterebbe la situazione presente delle cose. Secondo mi fu detto, non si vedrebbe qui senza inquietudine l'accordo che si manifesta nella politica seguita in Oriente dalla Russia e dalla Gran Bretagna. Più o meno apertamente entrambi quei Governi mirano, per la quistione d'Oriente, ad una soluzione che porrebbe termine alla stentata esistenza dell'Impero Ottomano. È vero che qui cesserebbe l'accordo, concertato o fortuito delle due Potenze, e che non tarderebbe a manifestarsi allora di nuovo la incompatibilità delle loro tendenze e dei loro interessi, quando si trattasse di sostituire all'Impero Ottomano un nuovo ordine di cose. Ma intanto, l'azione concorde dei Gabinetti di Londra e di S. Pietroburgo potrebbe, nella eventualità di una crisi, fornire l'occasione di una alleanza della Francia con la Russia e l'Inghilterra, ed avrà in ogni caso un effetto sfavorevole alle aspirazioni dell'Austria-Ungheria, cui la Germania è !ungi dall'osteggiare e che il Primo Ministro Gladstone ha apertamente condannate.

Il Gabinetto di Berlino, soddisfatto dell'accordo che regna ora fra tutte le Potenze, ne seguirebbe con occhio vigile l'ulteriore sviluppo, nutrendo qualche timore che esso degeneri in combinazioni dannose agli interessi suoi particolari, strettamente collegati con quelli dell'Austria-Ungheria. Notò con qualche stupore lo zelo adoperato dal Signor Gladstone per indurre tutte le Potenze ad una dimostrazione navale a Dulcigno, e non si lasciò persuadere senza stento a prendervi parte.

Senza andare troppo oltre nelle congetture, non è però infondato U timore

che il programma attribuito all'attuale Gabinetto Inglese possa in certe even

tualità urtare gli interessi e incontrare l'opposizione dell'Austria-Ungheria e

della Germania unite nel più intrimo accordo.

(l) -Cfr. n. 484. (2) -Non pubbl!cato.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. R. 1352. Vienna, 26 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

Un giornale di Pes,t la Egyetertes pubblicava testè una piccola notizia, in cui si faceva cenno di gravi malumori insorti fra il Conte Andrassy ed il Barone Haymerle. S. M. l'Imperatore stando a quel giornale avrebbe preso parte per il secondo, ed in conseguenza di ciò il Conte si sarebbe tenuto con ostentazione lontano da Sua Maestà in circostanze in cui la sua presenza presso al Sovrano era naturalmente inddcata. La Politische Correspondenz di ieri sera smentisce, sotto la sigla P. C. che dà il carattere ufficiale ai suoi comunicati, quella notizia senza però entrare in ulteriori considerazioni di sorta.

Per conto mio non esito a credere che stando alla lettera delle cose, la smentita della Politische Correspondenz è inappuntabilmente veritiera. Ciò non di meno ho ragione di credere, che come sempre un piccolo fondamento di verità ci fosse nella notizia data dall'Egyetertes. Il Conte Andrassy è stanco della sua inoperosità e d'altra parte non è sodddsfatto del suo successore, da cui si riprometteva maggior deferenza verso la sua persona. Indubbiamente Egli sa tener in petto tali suoi sentimenti, ma gli amici suoi in Ungheria quelli che formavano ben si può dire, la sua camarilla, che da lui s'inspiravano, e per luce riflessa godevano in tal maniera di uno speciale prestigio nei circoli politici di Pest, non sanno egualmente tacere ed aspettare pazientemente il rialzarsi all'orizzonte del loro sole. L'articolo dell'Egyetertes è stato l'eco dei discorsi che si fanno in quei circoli. Molto probabilmente quindi, se il Conte Andrassy non sa

prà o non vorrà imporre silenzio ai suoi troppo zelanti amici, vedremo cominciare al Parlamento e nella Delegazione Ungherese una campagna contro il barone Haymerle. La voce posta in giro dai giornali anche i più influenti di Pest, dl un ritorno alla alleanza dei tre Imperatori, è ai miei occhi un sintomo non indifferente al riguardo.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2173. Costantinopoli, 27 settembre 1880, ore 10,40 (per. ore 11,40).

Merci pour les importantes nouvelles que V. E. m'a communiquées par ses télégrammes. Les ambassadeurs sont convenus d'adresser à leurs Gouvernements le télégramme identique suivant: « Ayant comparé nos instructions et reconnu la nécessité d'une réponse immédiate et collective à la dernière note de la Sublime Porte sur le Monténégro, nous sommes convenus d'adresser au ministère des affaires étrangères une note constatant les décisions des puissances sur les conditions turques, protestant contre les résistances du Gouvernement ottoman et rejetant sur lui toute la responsabilité des conséquences ».

Cette note, signée cette nuit, porte la date d'hier et sera remise ce matin par le drogman allemand. Nous avons pris cette décision surtout en vue de l'urgence des circonstances et àe l'inutil:ité de traiter avec les ministres du Sultan. Cette communication se trouve ètre parfaitement conforme à la proposition russe (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2178/563. Londra, 27 settembre 1880, ore 19,15 (per. ore 21,45).

Lord Granville étant à Balmoral auprès de la Reine, je n'ai pu voir aujord'hui que Tenterden au Foreign Office qui avait reçu des nouvelles identiques à celles que m'a donné V. E. par ses tBlégramme::; du 26 et du 27 (2), relatifs à la résistance de la Porte à la cession de Dulcigno. L'ambassadcur de Russie avait fait également au Cabinet anglais proposition de protestation collective, identique à celle faite à V. E. Tenterden m'a fait lire deux télégrammes qu'il venait de recevoir, l'un du capitain Sale, délégué anglais à Raguse, qui confirme que la Porte a fait prévenir le prince de Monténégro que toute tentative de sa part contre Dulcigno serai.t considèrée camme un casus belli. Prince demande ce que les puissances entendent faire dans une telle éventualité. L'autre télégramme est de M. Goschen qui annonce que les ambassadeurs ont remis à la Porte protestation contre la nouvelle attitude du Gouvernement ottoman en le rendant responsable des conséquences de sa resistance. Toutes ces nouvelles ont été envoyées à lord Granville qui pourra d'ailleurs les lire en grande partie dans les journaux anglais de ce matin. Tenterden pense que la prote• tastion des ambassadeurs n'était peut-ètre pas encore connue à Livadia lorsque la proposition de la Russie a été expédiée aux puissances. Prince Lobanoff doit avoir télégraphié pour savoir ce qu'il en est. Quoi qu'il en soit, cette proposition est, par le fait, implicitement adoptée. Avant de prendre une résolution sur la conduite à ténir, on attend informations de l'amiral Seymour pour mieux connaitre situation. Demain j'irai au Foreign Office pour informations.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 754. Roma, 28 settembre 1880, ore 15,40.

L'amiral Fincati télégraphie que le prince Nicolas a chargé son ministre des affaires étrangères d'apporter à l'amiral Seymour une communication dans

laquelle il déclare que le Monténégro accepte la situation que lui a créé l'intimation faite par le commandant ottoman, mais qu'avant d'entrer dans une action qui le conduira nécessairement à une véritable lutte avec la Turquie il se voit contraint de prier les grandes puissances de vouloir bien lui dire si dans un pareil conflit, il peut compter sur un appui politique et militaire plus efficace de leur part que celui d'une démonstration navale dans ses présentes limi t es.

(Per tutte le ambasciate eccetto quella a Vienna). En meme temps le comte Robilant mande (l) que le Cabinet de Vienne serait, d'après M. de Kallay, pret à aider le prince de Monténégro par le bombardement de Dulcigno si l'amiral anglais l'ordonne, bien entendu cependant que le prince de Monténégro fasse marchcr ses troupes; mais si celui-ci déc!are de ne pas etre dans le cas de marcher, chose qu'à Vienne on croit très possible, alors, selon le Gouvernement autrichien, les flottes n'auraient plus qu'à se retirer, ainsi qu'il a été établi par lss instructions concordes des puissances.

(A tutte le ambasciate). Ce matin le chargé d'affaires de France, dans une visite c1u''J m'ft faite m'a dit qu.e bien qu'il n'eut reçu l'ordre de m'en parler, son Gouvernement lui avait demandé s'il croyait que l'accord existant entre l'Angleterre et l'Italie dans la question monténégrine, se serait maintenu meme si l'Angleterre aurait eu recours à des mo:;ens d'action plus énergiques. Je me suis borné à dire à M. de Reverseaux que la circonstance à laquelle faisait allusion le Gouvernement français ne s'étant pas encore présentée, le Gouvernement du Roi n'avai t eu jusqu'ici occasion de s'en préoccuper (2).

(l) -Cairoli rispose con t. 752, pari data approvando la condotta d! Corti. (2) -Cfr. nn. 4B6 e 487.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2183. Vienna, 28 settembre 1880, ore 17,30 (per. ore 18,55).

J'a,i eu une conversation avec Haymerle sur la question du Monténégro, à laquel1e il a tenu à donner uniquement le caractère d'impressions personnelles. Il a résumé ses idées ainsi qu'il suit: la -éviter que la question de Dulcigno amène des complications entre les puissances; 2° -s'abstenir d'une action militaire que sorte des limites convenues pour la démonstration navale; 3° -ne pas forcer le Monténégro à une action militaire qui pourrait avoir pour conséquence son écrasement sans que l'Europe se trouve en position de l'empecher; 4° -s'abstenir dans toutes les communications diplomatiques d'user des expressions qui soient un acheminement à un état de guerre avec la Turquie.

Je n'ai pas hésité à dire que je ne doutais pas que le Gouvernement du Roi fut de san còté dans le meme ordre d'idées. Haymerle avait télégraphié à Calice de ne pas risquer la dernière note collective adressée par les ambassadeurs à la Porte, s'il en était encore temps, la trouvant compromettante et en tout cas inutile, mais c'était déjà fait; ainsi il n'y a plus rien à dire. J'ai constaté dans le cours de la conversation qu'il trouve que l'amiral Seymour dépasse un peu les limites de ses pouvoirs en menant trop en avant les questions politiques. Du reste, je ne crois pas qu'il fera d'observations à ce sujet. Ayant voulu éclaircir la question du départ de l'amiral autrichien, il m'a dit que la division autrichienne est sous les ordres du capitaine de vaisseau Manta qui a pris le commandement de cette division détachée depuis que Seymour a assumé le commandement de l'escadre. Par conséquent l'amiral n'a rien à voir avec la démonstrat.ion navale et continue pour san compte ses croisières.

(l) -T. 2176 del 27 settembre, non pubblicato. (2) -Tosi comunicò in risposta a quesLo telegramma che St.irum gli aveva detto che !l Governo di Berlino avrebbe continuato a mantenere un cont8gno riservato e si sarebbe limitato ad associarsi alle dech,ioni comuni delie altre Potenze.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R 1354. Vienna, 28 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

Qui compiegata accompagno all' E. V. una corrispondenza più o meno da Roma dell'altamente ufficiosa Montags Revue. II giornale viennese non volle restar indietro del suo collega ungherese il Pester Lloyd nel dichiarare all'Italia, essere una pazzia il voler pretendere dall'Austria-Ungheria un compenso per la nostra alleanza. In verità l'anonimo corrispondente mostrasi assai gentile pel Governo italiano e pel partito parlamentare a cui appartiene,

.. e rivolge tutti i suoi strali pel part;ito di Destra e pel giornale che ne è il principal organo. Evidentemente però, ciò non è che una astuzia del giornale, poiché non è probabile chi scrive abbia la semplicità di credere, vi sia in Italia chi in fatto d'alleanza non professi il do ut des. Ad ogni modo è sempre bene a mio avviso che il Governo Imperiale e Reale velatamente, e l'opinione pubblica clamorosamente nelle due parti della Monarchia, abbiano avuto occasione di spiegarsi sì chiaramente a nostro riguardo. Meritamente poi la lezione colpisce specialmente la Destra, poiché è precisamente in quel partito che anche gli uomini politici più eminenti, non vollero mai intendere che coll'Austria non si può oggi pacatamente ragionare di una volontaria cessione di territorio, qualunque sia il servizio che noi ci mostrassimo disposti a rendergli; che anzi il sollevare quella questione per quanto lo si faccia delicatamente, basta per riunire in un sentimento solo tutti i partiti che esistono in questo Paese, tutte le razze di cui si compone la sua popolazione. Ho più volte fatto notare essere quello il modo eccezionalmente unico di far sparire tutte le diversità d'opinioni, le antipatie anzi che dividono gli animi nell'Austria-Ungheria e questo mio apprezzamento riceve ognor nuova conferma. Sta di fatto che or sono dieci anni si poté ragionare su quel tema, ma mutarono i tempi, e quindi ciò che era possibile allora, non lo è più oggi. Ciò non vuoi dire che le circostanze non muteranno ancora una volta. Come ogni cosa ciò è pur possibile sebbene non facile; ma anzitutto a patto che col nostro prudente silenzio non mai rotto inopportunamente, si dia tempo allo chauvinisme austriaco di raffreddarsi, ed intanto si presenti una costellazione sotto la quale l'Austria non possa a meno d'intendere che nel nostro do ut des ci troverebbe anch'essa il suo tornaconto, e che senza tener conto di quel detto che ben può definirsi un assioma troverebbe difficilmente un governo in Italia abbastanza ingenuo per conchiudere alleanze. Il volere poi precisare fin d'ora cosa sarebbe quella mancia (Friukgeld), che noi pretenderessimo incassare in compenso del nostro sangue, del nostro denaro, e dei pericoli d'ogni genere a cui andressimo incontro, sembrami affatto inutile, solo le circostanze del momento dovrebbero servirei di guida allorché l'occasione opportuna si presentasse.

As.trazione fatta dall'argomento principale quella corrispondenza attirò anche la mia attenzione pel modo preciso col quale in essa viene fatto cenno dei passi da me fatti qui relativamente alla questione della pesca. L'esattezza colla quale ne è tenuto parola, mi convince vié maggiormente che quella corrispondenza fu scritta negli uffici del Ball-Platz.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1356. Vienna, 28 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

In questi ultimi giorni essendosi quasi cessato di parlare del progetto dell'Italia di aderire all'alleanza Germano-Austriaca, sorse come per incanto, poiché precisamente tutte le circostanze fornivano indizi in contrario, la notizia di un ritorno all'Alleanza del Tre Imperatori. Già in un precedente mio rapporto n. 1352 del 26 Settembre (l) ebbi a far cenno della causa a cui devesi addebitare quella voce, oggi poi credo poter assicurare, che realmente essa non aveva fondamento di sorta, e che anzi essenzialmente a Vienna si è più lontani che mai dall'accarezzare simile idea. Devesi quindi esclusivamente attribuire le chiacchiere in proposito dei giornali, ad una tattica escogitata dalla stampa ungherese per nuocere al barone Haymerle nell'opinione pubblica dei due paesi. Non voglio dire con ciò, che non ci si ritornerà mai a quell'alleanza dei Tre Imperatori cotanto osteggiata dagli Ungheresi e dal partito liberale in Austria, ma solo ritengo che il momento non è ancora giunto, e che neppure è prossimo.

(l) Cfr. n. 490.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. Roma, 29 settembre 1880, ore 15,30.

Je comptais répondre par le courrier de Cabinet à votre télégramme du 18 courant (1) et à votre rapport arrivé avant hier (2) au sujet de l'entretien que V. E. a eu avec Haymerle sur la prétendue mission d'un correspondant abominable; mais ne pouvant pas le faire a cause d'un surcroit d'occupations je ne puis tarder plus longtemps à en dire quelque chose à V. E. par le télégraphe. V. E. a répondu avec son tact habituel à Haymerle. Après le démenti qui a été donné aucun doute ne devait exister sur la prétendue mission de cet individu. Les faits se sont p2.;;sés de la manière suivante: ce correspondant qui jouit de la confiance de l'ambassade d'Allemagne et qui camme tant d'autres vient quelquefois à la Consulta, se trouvait à Belgirate au moment de la venue du général Cialdini.. S'étant rendu chez Cairoli, j'ai du le recevoir et je lui ai tenu un langage que je n'aurais pas hésité à tenir devant toute personne tant soit peu de confiance. Camme sans exception tout ce que je lui ai dit n'était que la répétition de discours bien souvent tenus à Keudell, quand l'individu en question m'a demandé s'il pouvait rapporter mes paroles à Berlin, je lui ai dit, qu'avec la discrétion que je me croyais en droit d'attendre d'un homme qui jouissait de la confiance de son ambassade il en éta,it bien le maitre. Voilà la vérité, tout le reste a été de la pure fantaisie et tandis que tout le monde doit savoir à quoi s'en tenir sur cet incident il ne me reste qu'à répéter que si le correspondant en question s'est borné à référer à Berlin ce qu'il a entendu de ma bouche il n'y a aucun danger à ce que cela ait été communiqué mème textuellement à Haymerle. Par lettre je dannerai de plus amples détails à V. E. dès que je le pourrai (3).

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1918. Terapia, 29 settembre 1880 (per. il 4 ottobre).

La mattina del 27 corrente il Primo Dragomanno dell'Ambasciata di Germania presentò al Signor Ministro degli Affari Esteri la nota degli Ambasciatori del giorno innanzi ( 4). S. E. ne prese attenta lettura e poscia osservò la manderebbe all'Ufficio delle traduzioni per comunicarla a' suoi colleghi. Senonchè poco appresso il Segretario generale, avendone preso conoscenza,

corse dietro al Signor Testa, lo pregò di ritornare presso il Ministro ed entrambi lo pregarono di riprendere la nota, non foss'altro che per poche ore durante le quali tutto potrebbe essere aggiustato. Il Signor Testa naturalmente rispose avere avuto l'ordine di lasciare la nota e non di riportarla, e la lasciò. Pare questo documento facesse grande impressione a Palazzo poiché ieri

S. M. il Sultano mandava il Segretario Generale del Ministero agli Affari Esteri all'Ambasciata di Germania coll'ordine di significare a suo nome al Conte Hatzfeld, in qualità di àeeano uegn Ambasciatori, Sua Maestà aveva ordinato a' suoi Ministri di radunarsi munematamente in cons1glio a Jildiz Kiosque onde sciogliere tutte le quistioni dipendenti dal Trattato di Berlino per domenica 3 ottobre, si sospendesse qumdì la dimostrazione navale, e la nostra nota non aveva più alcun scopo. E Artin Effendi insiste,va quindi perché gli Ambasciatori riprendessero la nota. Il Conte Hatzfeld rispondeva comunicherebbe il messaggio a' suoi colleghi, ed aggiungeva la sua opinione essere che era venuto il tempo dei fatti piuttosto che delle parole, nè era d'avviso si poteva riprender la nota. S. E. mi mandava indi il memorandum di cui unisco copia al presente (l).

Questa comunicazione non implicava naturalmente alcuna proposta concreta, epperò non esigeva alcuna risposta. Stamane Artin e.ffendi aveva a tornare all'Ambasciata di Germania, ed alle due pomeridiane seguirà una riunione degli Ambasciatori. E di tutto darò pronto avviso all'E.V.

(l) -T. 2141, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 473. (3) -La lettera non è stata rinvenuta nelle Carte di Robilant. (4) -Cfr. n. 491.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R.R. 1358. Vienna, 29 settembre 1880 (per. il 2 ottobre).

Facendo seguito al mio rapporto del 27 Settembre corrente N. 1353 (l) pregiomi riferirle, che avendo avuto l'onore ieri di essere ricevuto in udienza da

S.M. H Re di Grecia Egli si espresse meco in ordine alla questione della frontiera ellenica in modo assai riservato, mostrando però ben comprendere che le circostanze attuali sono poco propizie per trattare simili argomenti. La Maestà Sua però insistette nel porre in rilievo, che le Grandi Potenze avevano di comune accordo sancito il tracciato che dovrà seguire la linea di confine fra la Grecia e la Turchia, e che egli confida non vorranno considerare come lettera morta quella loro decisione. Dal canto mio mi tenni del pari assai riservato nelle mie risposte, insistendo però nell'accentuare essere anche l'interesse della Grecia, che la questione che la riflette, non venga posta in campo mentre è ancora pendente in modo assai acuto la vertenza montenegrina.

Il Re Giorgio parlommi poi del suo progetto di recarsi a visitare S.M. l'Augusto Nostro Sovrano però senza precisarmi la cosa.

Avendo più tardi veduto il barone Haymerle, ebbi naturale occasione di chiedergli le impressioni che egli aveva riportato dal suo colloquio con S.M. il Re di Grecia. S. E. risposemi averlo trovato personalmente capacitato delle difficoltà del momento, e persuaso anche della convenienza di aspettare un momento più opportuno per risollevare la questione che si vivamente interessa il suo paese. Forse poi Sua Maestà avrà voluto indagare con maggior precisione ciò che poteva attendere dall'Austria poiché il barone Haymerle dissemi ancora aver creduto dovergli dichiarare che, il Gabinetto di Vienna non poteva assumere nessun impegno di un'azione materiale qualsiasi a favore della Grecia, ma che però l'interessamento, i buoni uffici e l'appoggio morale della monarchia Austro-Ungarica non gli avrebbero fatto ddfetto. Difficilmente parmi si sarebbe potuto nelle circostanze presenti tener un altro lingua,ggio, e ciò anche dissi come apprezzamento mio personale al barone Haymerle.

(l) Non pubbllcato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2191/565. Londra, 30 settembre 1880, ore 20,18 (per. ore 23,45).

Aujourd'hui a eu lieu une longue réunion du conseil des ministres après laquelle j'a;i vu Granville qui m'a dit avoir été informé de Constantinople que le sous-sécrétaire d'Etat des affaires étrangères s'était présenté aux ambassadeurs pour les engager au nom du Sultan à retirer leur dernière protestation en mème temps qu'il demandait délai jusqu'à dimanche pour prendre une résolution. L'Autriche était d'avis d'accorder ce délai, mais les ambassadeurs ont refusé de retirer leur note par laquelle ils rendaient le Sultan responsable des conséquences des obstacles qu'H mettait à la remise de Dulcigno. Granville m'a ensuite donné connaissance du télégramme qu'il adresse à Goschen, dont la substance est la suivante: Gouvernement anglais approuve refus de Goschen de retirer note sus dite. Quoique le Sultan n'explique pas motif du délai, le Gouvernement anglais l'accorde néanmoins, dans l'espoir que d'ici là le Gouvernement turc cess·era de s'opposer à l'occupation de Dulcigno par les monténégrins et qu'il donnera à Riza ordre non seulement de ne pas Ies attaquer mais qu'il retirera ses troupes au-delà de la Bojana en évitant ainsi aux puissances la nécessité de recourir à des mesures ultérieures. La France a fait savoir qu'elle s'associait entièrement à l'action des autres puissances. Lundi prochain probablement je reverrai Granville.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 761. Roma, 30 settembre 1880, ore 23,45.

Le chargé d'affaires d'Autriche est venu me dire que son Gouvernement serait d'avis que les ambassadeurs des puissances à Constantinople devraient recevoir l'autorisation de se mettre d'accord pour demander à la Porte si réellement Riza pacha a été chargé de déclarer au prince de Monténégro que si ce dernier passait la frontière, les troupes ottomanes auraient repoussé la force par la force, et pour insister auprès du Gouvernement turc afin qu'il communique aux puissances le texte des instructions qui ont été envoyées à ce sujet à Riza pacha. Les ambassadeurs devraient demander ensuite à la Sublime Porte comment elle entend concorder la déclaration faite au prince de Monténégro avec la note du 18 aoùt, ainsi que les autres déclarations réitérées que la mission de Riza pacha n'avait d'autre but que la remise de DulCiigno au Monténégro, et exiger de suite l'envoi de nouvelles instructions à Riza pacha pour opérer la remise de Dulcigno ou au moins si les puissances s'en contentent, de se retirer immédiatement derrière la Bojana et de cesser de soutenir les albanais. Le chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie m'ayant demandé si le Gouvernement du Roi serait disposé à s'associer à une pareille démarche, j'ai répondu que nous aurions autorisé notre représentant à y adhérer si les autres puissances y consentaa.ent, mais que le comte Corti devait au préalable se mettre d'accord avec l'ambassadeur d'Angleterre pour agir en tous les cas de concert avec lui (1).

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Costantinopoli, 30 settembre 1880.

Tu non mi scrivi più dunque ti scriverò io. Che ne dici dell'imbroglio in cui ci troviamo? Eppure tutto quello che succede era a prevedersi, ed io l'ho preveduto come risulta da' miei rapporti scritti fin dal mese di luglio. Io non ho mai creduto alla consegna di Dulcigno, né alla efficacia della dimostrazione navale la quale era troppo poco. Per dirti il vero io fui nel tempo alquanto meravigliato che il Governo Austro-Ungarico v'acconsentisse, poiché era chiaro che s'avrebbe ad andare più innanzi, oppure si farebbe una triste figura.

Non parlo del nostro che dice amen a tutto, massime a quello che viene dal Tamig1i. Ma ora si presenta una quistione assai più grave, ed è quella di sapere se si adotterà qualche misura più grave. Si capisce che pel Ministero Inglese sia quistione di vita o di morte d'andare flno agli estremi. Ma che faranno gli altri Governi? Seguiranno essi il Gabinetto Gladstone in una via sì pericolosa? Goschen m'indirizzava jeri questa qulstione, ed io gli risposi che se io mi fossi trovato alla Consulta non avni lasciato andare le cose fino a questo punto (ché io sono convinto che se l'Austria avesse trovato un altro Governo che sostenesse attivamente l'inopportunità d'inaugurare una politica d'azione non si sarebbe presa una risoluzione che doveva produrre i presenti risultati). Io dissi adunque che ero contento di non trovarmi nella necessità di dover decidere quella quistione. E vedremo quello che faranno a Roma. E costì come vanno le cose? Le nubi che si so:1.o ammassate in altre parti non hanno avuto per effetto di rischiarare codesto orizzonte? Mi sembra che questo sarebbe logico, se talvolta non si trovasse anche il modo di compromettere la logica. In ogni caso è evidente che la nostra stampa è divenuta assai più assennata a questo riguardo, sebbene anche quella che dovrebbe indicare la retta via, in altre quistioni, invece eli calmare s'è messa ad eccitare l'opinione pubblica. Proprio vero che ben rari sono quelli che non hanno altra guida delle loro azioni che il vero bene del paese. Questi Ambasciatori camminano assai d'accordo, ed avevi ben ragione di fare grandi elogi del barone Calice. Che non abbia seguito la buona idea avesti al suo riguardo? Il solo qui cloque è Nowikoff il quale è si paralizzato dalla timidità e d::;,lla paura che quando c'è da far qualcosa, come per esempio, l'ultima nota, non c'è verso di farlo camminare. E se verranno momenti più gravi, il che è possibile, non so come faremo con questo collega. E del Ministero che te ne pare? Cl1e credi sarà fieramente attaccato al riunirsi della Camera? Finora non ne vedo ancora i segni ne' giornali.

(l) Analogo telegramma venne Inviato a Corti in pari data con !l n. 762 con l'aggiunta delle Istruzioni di cui al n. 503.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

T. 763. Roma, 1° ottobre 1880, ore 0,25.

Le comte Corti télégraphie ce qui suit: «Le Sultan nous a fait connaitre par l'entremise de l'ambassadeur d'Allemagne sa décision de résoudre toutes les questions pendantes avant dimanche et exprime désir de suspendre démonstration navale. Nous avons fait répondre que la question du Monténégro n'était pas actuellement entre nos mains » (l). J'ai répondu (2) que si les puissances

adhèrent au nouveau délai demandé par la Porte, je m'y associerai aussi. Mais j'ai recommandé au comte Corti de se mettre préalablement d'accord avec l'ambassadeur d'Angleterre.

(l) -T. 2189 del 29 settembre. (2) -Cfr. n. 501, nota l.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2193. Costantinopoli, 2 ottobre 1880, ore 10 (per. ore 10,20).

Sur la proposition de l'ambassadeur d'Autriche, hier au soir nous avons envoyé au ministère des affaires ètrangè.res un mémorandum portant que nous prenions acte de la promesse faite par le Sultan de régler les questions pendantes dans le délai qu'on nous indiquc du 3 octobre, avec la confiance que ce règlement comprendrait la cession immédiate de Dulcigno.

505

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 879/712. Londra, 2 ottobre 1880 (per. il 5).

Nella conversazione che giovedì ultimo io ebbi col conte Granville non mancai di partecipargli il telegramma di V. E. in data del 28 settembre ultimo (l) col quale Ella si compiacque d'informarmi che il cav. Zerboni era autorizzato da Riza Pascià a dichiarare che questi aveva già pregato il Ministro della guerra ottomano di considerare come non avvenute e infondate le imputazioni che sotto l'impressione di rapporti inesatti egli aveva inoltrate contro il nostro Console. Il conte Granville non sembrava aver conservato dubbj circa la regolarità della condotta del cav. Zerboni; ma cionondimeno egli si mostrò soddisfatto di quella comunicazione.

Giusta la raccomandazione fatta dall'E. V. non ravvisai opportuno di partecipare al nobile Lo::d il dispaccio di codesto Ministero del 24 settembre ultimo (serie politica n. 967) (2) che attribuisce al malvolere del Console inglese a Scutari le accuse mosse al cav. Zerboni. Tuttavia non tralasciai di far notare al conte Granville come talvolta all'estero vi sono delle rivalità d'influenza che danno origine a voc'i poco benevole, contro le quali è opportuno di tenersi in guardia, e che in conseguenza non bisogna accogliere con troppa facilità.

ZB -Documenti diplomatici -Serie II -'Vol. XIII

(l) -T. 755, non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 777. Roma, 6 ottobre 1880, ore 23,40.

Je dois prévenir V. E. que le chargé d'affaires de France qui, dans la question de Tunis, est comme tous ses compatriotes, a cependant remarqué, d'après ce qui il me résulte, avec quelques-uns de ses collègues que son Gouvernement allait peut-ètre un peu trop loin dans son attdtude envers nous. Quoi qu'il en soit, hier il est venu me dire qu'il avait cru devoir protester contre la violence de langage de quelques journaux sérieux de Paris, notamment des Débats et que du Quai d'Orsay on lui avait répondu qu'on s'en ·serait occupé et que mème on avait déjà commencé à le faire. Il m'a annoncé ensuite que son Gouvernement avait décidé de rappeler de Tunis deux de ses cuirassés et de n'y en laisser qu'un seul disait-il, comme à l'ordinaire. J'ai accueilli cette communication avec la plus extrème froideur. J'ai d'abord fait constater au chargé d'affaires de France que jamais je n'avais exprimé la moindre appréciation à ce sujet, mais que puisqu'il l'abordait de lui-mème, je croyais devoir lui dire que le printemps dernier lorsque le cuirassé ttalien «Rome» avait mouillé accidentellement à Tunis le marquis de Noailles était accouru au ministère pour s'en plaindre et supplier qu'on le fit retirer immédiatement. J'ai ajouté de plus qu'à cette occasion j'avais fait remarquer au marquis de NoaHles le caractère extraordinaire de sa demande en lui disant que si Tunis eut été déjà un port f,rançais, il me semblait que des navires de guerre italiens pouvaient encore avoir le droit d'y entrer. J'a,i enfin fait remarquer au chargé d'affaires que ce fut après cet incident insignifiant que la France, sans aucune espèce de motif, crut devoir remplacer son stationnaire habituel à Tunis par un cuirassé.

J'ai raison de croire que l'intervention amicale de l'Angleterre entre pour quelque chose dans la résolution du Gouvernement français de rédui.re le nombre de ses bàtiments de guerre à Tunis. Le Gouvernement italien n'a cependant sollicité cette intervention en aucune manière et je désire que V. E. n'y fasse aucune allusion mème avec l'ambassadeur d'Angleterre.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2216. Parigi, 7 ottobre 1880, ore 15,40 (per. ore 17,30).

Hier, jour de récept~on habituelle, j'ai été voir moi aussi ministre des affaires étrangères sans lui parler cependant d'aucune question pendante. Tout à l'heure il est venu me voir en chancelerie, ce qui m'a fort surpris. Après quelques mots insignifiants il m'a dit qu'il est embarrassé de la tournure que la démonstration navale avait prise et qu'dl devait reconnaitre avec regret notre complète adhésion aux vues de l'Angleterre. J'ai répondu que nous désirions avant tout le maintien de l'accord des grandes puissances, que j'ignorais si V. E. s'était rapprochée de l'Angleterre, mais que, s'il en était ainsi, la France n'avaH aucune raison de s'en étonner, car moi-mème j'avais jadis proposé à Freycinet de procéder de concert avec nous dans la question d'Orient, mais Freycinet, loin d'agréer cette offre, m'en remercia, ajoutant que la France n'avait aucun puissant intérèt en Orient. Ministre des affaires étrangères m'a paru déplorer et condamncr la réponse de son prédécesseur. D'après ce qu'il me revient, le ministre de France à Athènes serait rappelé pour ètre utilisé dans les nouveaux arrangements du personnel auprès du ministère.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 781. Roma, 7 ottobre 1880, ore 16.

L'ambassadeur de Russie vient de m'informer que son Gouvernement n'hésite pas à adhérer à la proposition du Cabinet de Saint James. La décision du Gouvernement f,rançais n'est pas encore connue. Il en est de mème pour l'Autriche, d'après ce que m'a d1t aujourd'hui le prince de Wrede. Quant au Gabinet de Berlin, il parait que l'Allemagne ne prèterait pas son concours à des mesures qui amèneraient des hostilités directes avec la Turquie, mais elle n'accompagnerait pas de ses méfiances les puissances qui estimeraient devoir y recour,ir et ne se détacherait pas de l'accord européen. Toutefois le Gouvernement impérial ne s'est pas encore prononcé sur la proposition anglaise et l'an ne sait pas encore si l'occupation de Smyrne rentreraU, d'après lui, dans la catégorie des mesures entrainant hostilités directes contre la Turquie.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2669. Berlino, 7 ottobre 1880 (per. il 17).

Le esprimo i m1e1 vivi ringraziamenti per i telegrammi dei 26, 27, 28 Settembre e del lo corrente (l), ai quali risposi per telegrafo il 27 e 29 Settembre ed il lo di questo mese (2). Le notizie che V. E. si compiacque di favorirmi furono per me assai utili, siccome quelle che mi fornirono l'occasione ed il

punto di partenza per qualche colloquio con il Conte di Limburg-Stirum. L'attitudine di questo Governo è sempre tanto riservata, che riesce quasi indispensabile, per entmre con qualche vantaggio in conversazione, di possedere qualche nuovo dato sulla situazione politica, senza aspettare di averne più notizie.

In questo frattempo, perdettero ogni valore tutti gli incidenti attraverso i quali si doveva stentatamente riuscire al componimento della vertenza turcomontenegrina per l'occupazione di Dulcigno. La nota del Governo turco, che

• V. E. mi fece l'onore di comunicarmi il 5 corrente (1), portò la quistione sovra un terreno molto diverso, mettendo in campo tutte le contestazioni sorte fra l'Impero ottomano .e le Grandi Potenze per l'esecuz~one del Trattato di Berlino, e mostrando la Turchia risoluta a rifiutare ogni concessione, qualora non venissero accettate le condizioni da essa medesima dettate in tuono che troppo contrasta con la situazione internazionale dell'Impero. Era evidente che il Governo turco faceva assegnamento sulla indecisione delle Grandi Potenze, sulle reciproche gelosie che non avrebbero tardato a rompere il temuto accordo esistente fra esse.

Riusciva pertanto assai importante di rendersi poss•ibilmente conto della linea di condotta che i varii Governi sa·rebbero per adottare in questa nuova situazione, e la proposta inglese di procedere all'occupazione del porto di Smirne ne forniva immediatamente l'occasione.

Valendomi delle informazioni contenute nel suddetto telegramma, mi recai sollecitamente dal Conte di Limburg-Stirum, prima che fosse interpellato da altri colleghi. Lo informai in termini generali di quanto V. E. aveva risposto all'Incaricato d'Affari britannico, e feci valere l'importanza di conoscere reciprocamente il modo di vedere delle varie potenze, quando appunto era evidente che da taluno si faceva assegnamento sovra una scissione che ponesse termine al concerto stabilito fra esse.

Il Conte di Stirum fu abbastanza cortese per espormi il punto di vista al quale, nella nuova situazione prodotta dalla Nota turca, il Governo tedesco contava di conformare la sua attitudine. La Germania aveva consentito, non senza qualche difficoltà e malgrado considerasse come incerto l'esito finale di una tale misura, ad associarg.i alla dimostrazione navale ed anche ad un bombardamento di Dulcigno. A tal riguardo, importava però di tener conto che si trattava a Dulcigno di rompe·re la resistenza di popolazioni soggette alla Porta, le quali rifiutavano di piegarsi alla volontà del Sultano, consenziente alle esigenze delle Grandi Potenze. La Germania non sarebbe per contro disposta a partecipare a misure le quali fossero per condurre ad una guerra con la Turchia. Qualora altre potenze stimassero necessario di adottarle, la Germania non si mostrerebbe diffidente verso di esse, (il Conte di Stirum si serviva della espressione «ne !es accompagnerait pas de ses méfiances »). Tale era l'attitu:dine del Governo tedesco. Quanto alla recente proposta inglese, di prendere possesso del porto di Smirne, il facente funzioni di Segretario di Stato mi disse che, per rispondere all'Ambasciatore britannico, egli doveva aspettare gli ordini dell'Imperatore e del Cancelliere Imperiale.

Era ev>idente che questa ultima osservazione significava l'intenzione del Governo tedesco di non pronunziarsi per ora, di aspettare la decisione delle altre potenze, sovratutto quella del Gabinetto di Vienna, e la ripugnanza di associare la Germania a nuovi passi di coe.rcizione contro la Turchia. E ciò malgrado il desiderio di vedere mantenuto fra le potenze un accordo, utile sempre in quanto può servire all'occorrenza di freno per ciascuna di esse.

Avrei tuttavia desiderato conoscere se qui si assegnava alla occupazione del porto di Smirne il carattere di una misura la quale poteva condurre ad una guerra contro il Sultano. Il Conte di Stirum non volle pronunciare la sua opinione a tal riguardo.

La stampa tedesca è stata unanime nel biasimare, e nel tacciare quas~ di follia, la nota della Porta che suona quale una sfida indiretta all'Europa. Essa però non è meno unanime nel manifestare sospetti contro la politica inglese, che taccia di inconsideratezza, e nel consigliare al Governo di non più associarsi ad essa e di non lanciare la Germania in imprese avventate e contrarie probabilmente nei loro risultati finali agli interessi dell'Impero Tedesco ed a quelli, si strettamente ad essi collegati dell'Austria-Unghe·ria.

Discorrendo con il Conte di Stirum toccai ad un altro punto, che non voglio tralasciare di men21ionare qui. Mi accadde infatti di accennare incidentalmente allo scacco che tutte le potenze avevano subito davanti a Dulcigno. Il Conte di Stirum osservò che per conto suo, la Germania non aveva di che sentirsene troppo umiliata. Essa non era stata in prima linea, non aveva preso nessuna iniziativa: poco f·iduciosa nella efficacia della dimostrazione navale proposta da altri, vi si era associata quasi per compiacenza, per amore del concerto europeo.

Quest'ultimo modo di vedere, che combattei per conto mio come era facile di farlo, è abbastanza caratteristico per apprezzare l'attitudine della Germania. Essa consisterà nel tenersi all'infuori da nuove imprese, ma nell'evitare al tempo stesso tutto ciò che potrà da parte sua significare diffidenza, e nel dichiarare che il concerto delle potenze continua ad esistere.

Mi riferisco al telegramma che spedii il 6 corrente (l)...

(l) -Cfr. nn. 486, 487, 493 e 501; il t. 753 del 27 settembre non è pubblicato. (2) -T. 2175 del 27 settembre, 2187 del 29 settembre e 2192 del 1° ottobre, non pubbl!cati.

(l) Cfr. n. 506.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2220. Vienna, 8 ottobre 1880, ore 18 (per. ore 19,15).

Haymerle vient de lire à Elliot sa réponse à proposition par rapport à Smyrne. Lecture en sera aussi donnée à V. E. par w.rede. La teneur en est à peu près la suivante: «Cabinet de Vienne admettant proposition angla1se reconnait inutilité d'ultérieures négociations ou autres démarches vis-à-vis de la Porte, accepte occupation de Smyrne, maintenant clause du protocole de désintéressement et sauvegarde intéréts ses sujet. Il propose en outre qu'une partie des

droits de douane que les puissances percevront soit offerte au prince de Monténégro tant qu'on ne lui remet pas Dulcigno. Cependant Cabinet de Vienne ne voulant pas ètre entrainé par l'ultérieur développement à des actes de guerre vis-à-vis de la Turquie, ses bàtiments s'abstiendront de prendre part à l'expédition. Cette attitude est du reste indiquée par les termes mèmes de la note par laquelle Granville avait proposé démonstration pour Duldgno, qui laissait libre aux puissances qui y adhéraient d'y prendre part ou non». J'ai dit à M. de Kallay que je supposais que la réponse de l'Allemagne serait identique. Il m'a répondu qu'il le croyait en effet, mais qu'il ne la connaissait pas encore. M'ayant ensuite demandé si je savais quelque chose de plus des vues de V. E. indiquées dans sa réponse, j'ai répondu que je n'avais plus rien su, mais j'ai cependant fait remarquer que la réponse dli Cabinet de Rome est formulée dans des termes qui permettaient plus d'un mode d'explication y compris mème, éventuellement celui choisi par l'Autriche; que je supposais donc que ce serait ma•intenant que toutes les réponses sont à peu près connues que V. E. prendrait la décision à ce sujet qu'elle jugerait plus conforme à nos intérèts.

(l) T. 2209, non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALISSIMO 2225/571. Londra, 9 ottobre 1880, ore 21,30 (per. ore 2 del 10).

Aujourd'hui Granville m'a fait lire note du baron de Haymerle remise à Elliot en réponse à la nouvelle propo:;ition de l'Angleterre pour l'occupa1iion de Smyrne. En voici la substance: « Autriche considère comme inacceptables les dernières propositions de la Sublime Porte. Elle adhère en principe aux propositions de l'Angleterre, en demandant qu'une partie des revenus des douanes turques qui seraient séquestrées soU remise au Monténégro à titre de dédommagement pour le retard apporté à la cession du territoire qui doit lui ètre faite. L'Autriche demande qu'on renouvelle déclaration de désintéressement de la part de puissances et qu'on sauvegarde les intérèts commerciaux et maritimes de l'Europe. Cependant l'Autriche se préoccupe des conséquences que peut amener la démonstration dont H s'agit et craint qu'elle puisse entrainer une guerre avec la Turquie. En conséquence elle déclare vouloir s'abstenir d'y prendre part avec ses vaisseaux. Granville croit que cette déclaration de l'Autriche sera suivie d'une semblable de la part de l'Allemagne. Il en est de mème de la France qui pour s'abstenir fait valoir ses intérèts en Asie Mineure. Après ces communications, j'ai eu avec Granville une conve·rsation ayant de part et d'autre carac.tère purement académique, car aucwn de nous n'avait pouvoir pour traiter la question qui par suite de l'abstention probable de trois puissances change .entièrement de face. Les trois autres puissances, savoir Angleterre, Russie, Italie agiront-elles camme mandataires de l'Europe, ou bien ag•iront-elles seules et pour leur propre compte pour faire exécuter le traité de Berlin? Dans le premier cas quelle sera la nature du mandat qui leur serait donné, et qu'elles devraient se réserver d'examiner, admettant pour condition préalable que tout ce qu'elles feraient dans le tut susdit devrait étre sanctionné d'avance et que aucune des autres puissances ne pourrait se prévaloir de leur abstention pour se créer des positions spéciales avantageuses. Dans le cas où elles agiraient sans mandat il faudrait se préoccuper de l'attitude des autres puissances. Dans tous le cas il faudra toujours se préoccuper de la résistance que l'an peut rencontrer de la part de la Turquie et par conséquent ne pas lui étre inférieurs en forces sur aucun des points de contact posstbles. Granville m'a demandé de quelles forces nous pouvions disposer. Je n'ai pu lui donner que des réponses vagues. Il m'a dit confid~ntiellement que le Gouvernement britannique s'occupait de la question militaire et que dans une semaine une nouvelle escadre partirait de l'Angleterre pour se rendre dans la Méditerranée. Peu après j'ai vu Gladstone qui se rend bien compte de la position et semble résolu. Il ne veut accepter de mandat des autres puissances qu'après l'avoir murement examiné. Il m'a confirmé les préparatifs militaires qui se font en ce moment, j'ai vu également l'ambassadeur de Russie qui insiste toujours sur la déposition du Sultan. La Russie parait parfaitement d'accord avec l'Angleterre. Ces deux puissances comptent sur l'Italie mais je pense que r·ien ne sera fait sinon après mure réflexion et délibération. L'ambassadeur de Russie semble satisfait de l'abstention des trois puissances qui laissent aux autres les coudées franches.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 785. Roma, 9 ottobre 1880, ore 22.

Le Gouvernement autrichien vient de me fa•ire connaitre la réponse qu'il a donnée à l'Angleter·re relativement à l'o·ccupation de Smyrne. La teneur en est à P·eu près la suivante: (vedasi il dispaccio in arrivo n. 2220, dell'B sera) (1). Par le télégramme n. 570 de V. E. (2) je vois qu'elle aussi se préoccupe justement de la nouvelle phase que le refus de coopération active de la part de l'Autriche, de l'Allemagne et peut-étre aussi de la France va créer. Pour nous la situation devient grave. Notre désir d'appuyer loyalement l'Angleterre et de ne pas l'abandonner ne peut étre mis en doute et je crois que nous pouvons affirmer que notre adhésion immédiate à la dernière proposition de lord Granville a eu une influence directe sur l'adhésion morale que toutes les puissances lui ont donnée. Cepandant il ne faut pas oublier que l'Angleterre nous faisait une proposition subordonnnée à l'accord des puissances. L'accord moral existe, il est vrai, mais non pas l'accord matériel, et dans cet état de choses si nous allions nous exposer à une guerre contre la Turquie notre position devant le Parlement serait délicate, vu que moi méme, dans le derniers jours de la

session, en répondant à des interpellations sur la question d'orient, j'ai déclaré qu'il y avait tout lieu d'espérer d::ms le maintien de la paix, mais qu'en tous les cas je n'aurais pas dérogé aux droits et aux prérogatives du Parlement.

V. E. me dit que lord Granville n'a pas encore pris de décision définitive et je vous prie, par conséquent, de bien mùrir ce que je viens de vous exposer et de me faire connaitre ensuite votre manière dc voir et quelle impression, selon vous, pourrait faire sur lord Granville une semblable communication de notre part car nous tenons aussi beaucoup à conserver dans toute son intégrité l'accord intime avec l'Angleterre et l'amitié de son .gouverneme:nt. Demain à 4 heures s'assemblera le conseil des ministres pour délibérer et comme mes collègues et moi nous donnons le plus grand poids à votre opinion, je vous prie de m'envoyer votre réponse le plus tòt possible O).

(l) -Cfr. n. 513. (2) -Con t. 2222/570 dell'8 ottobre, non pubblicato, Menabrca riferiva la comunicazione di Granville circa il progetto di istruzioni per la flotta delle grandi potenze da inviare a Smirne.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 786. Roma, 9 ottobre 1880, ore 22.

Tous les membres du Cabinet donnent un tel poids au maintien de l'accord avec l'Angleterre pour ses futures conséquences qu'ils inclineraient à le maintenir m~me dans le cas actuel par le concours matériel de notre flotte. Toutefois camme on comprend la gravité d'une semblable résolution on l'a remise au conseil des ministres qui se réunira demain à 4 heures. Je prie V. E. de m'exprimer aussi sa manière de voir le plus tòt possible (2).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2226. Parigi, 10 ottobre 1880, ore 10,20 (per. ore 15,35).

V. E. voudra bien se rappeler que j'ai conseillé de nous rapprocher à la première occasion de l'Allemagne et de l'Autriche-Hongrie, en ayant soin en méme temps de resserrer nos relations avec l'Angleterre. Par conséquent je suis d'avis qu'il faut aujourd'hui accord avec l'Angleterre jusqu'à la dernière limite, à la condition que cela ne risqae pas de nous brouiller avec l'Allemagne et l'Autriche. En ce cas je préfère m'abstenir et ne rien faire.

(l) -Per la risposta cfr. n. 520. (2) -Per le risposte cfr. nn. 517, 518 e 523.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2230. Vienna, 10 ottobre 1880, ore 12,05 (per. ore 13,20).

Evidemment tous les éléments indispensables à appré<:ier parfaitement notre situation en ce moment ne manquent pas au Gouvernement du Roi, tandis que mes renseignements sont fort incomplets. Cependant je ne m'abstiendrai pas, sur la demande de V. E. (l), d'exposer ma manière de voir, basée sur ce qui est à ma connaissance et sur mes impressions. Le concours matériel de notre flotte à l'action anglaise nous enga.ge d'une manière irrévocable à la remorque du Cabinet .Gladstone. Je n'ai pas l'ombre d'un doute que les Cabinets de Berlin et de Vienne qui, avant toute chose, veulent la chute de Gladstone, ne reculeront dev.ant aucun moyen pour faire avorter les entreprises auxquelles nous procéderions de conserve avec lui. Allemagne qui a déjà rétabli les meilleures relations avec la Russie, l'attirera tout-à-fait à elle et saura vaincre résistance de l'Autriche-Hongrie au rétablissement de l'alliance des twis Empereurs, en lui montrant l'Italie alliée à Gladstone qu'elle considère comme son ennemi morte!. Nous resterons donc seuls avec l'Angleterre car la France se tiendra à l'écart. Cette situation assez rassurante sur mer, ne nous garantit nullement sur le continent. Au contraire, nous serions le seul objectif des forces de terre des autres puissances et nous finirions par payer les pots cassés avec la Turquie le jour où Gladstone tomberait. Pour mon compte donc, dans l'état actuel des choses et surtout pour ses futures conséquences je n'hésiterais pas à prendre la mème attitude qu'ont pris l'Autriche-Hongrie, l'Allemagne et évidemment aussi la France. Ce n'est pas le moment de renoncer à la main libre et de s'engager, quand on n'a avec soi que l'Angleterre dont un changement de m1nistère peut changer complètement la politique à la prochaine ouverture du Parlement. Si la France était avec nous, ce serait différent; mais à l'éta~ actuel des choses, les gros canons sont à Berlin et à Vienne et j.e n'exposerais pas l'Italie à s'y trouver seule en face. C'est là mon avis absolu.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. CONFIDENZIALE 787. Roma, 10 ottobre 1880, ore 14,35.

Le comte Corti mande (2) que le ministre des affaires étrangères vient de lui dire que le Gouvernement ottoman a pris la résolution de céder immédiatement Dulcigno au Monténégro et qu'il adressera demain aux ambassa

deurs U::::t·e note dans ce sens. La Porte exprime l'espoir que devant un fait pareil on ne donnera pas suite à ·la démonstration navale. Ce revirement subit diì. à la fermeté de l'Angleterre que nous avons loyalement secondée doit nous conseil'ler pour le moment de ne laisser voir à lord Granville aucun signe d'hésitation de notre part à soutenir sa politique, et par conséquent tout en informant de suite V. E. de l'important changement qui vient d'avoir lieu, je la prie de feindre de l'ignorer avec lord Granville que j'invite V. E. à voir le plus tòt possible.

(l) -Cfr. n. 516. (2) -Con t. 2223 del 9 ottobre.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALE 2229/572. Londra, 10 ottobre 1880, ore 18,09 (per. ore 22,35).

Dernier télégramme de V. E. (l) s'est croisé avec le mien d'hier soir (2), est arrivé cette nuit et n'a pu etre déchiffré que fort tard à cause de sa longueur. Voici maintenant mon opinion que vous me faites l'honneur de me demander sur la nouvelle situation que nous crée le refus de rl'Autriche, qui sera probablement suivi de celui de plusieurs autres puissances, de concourir avec l'Angleterre pour mettre à exécution les dernières propositions de celle-ci relatives à Smyrne. Je pense qu'il faut avant tout tenir compte des motifs qui jusqu'à présent ont maintenu notre accord intime avec l'Angleterre. Nous avions pour but, sans doute, d'aider à l'exécution de quelques articles du traité de Berlin, mais surtout de nous créer sinon une alliance, du moins une union intime avec une puissance qui, arnie, peut nous etre très utile, sans arrière pensée, mais qui, ennemie, peut nous etre funeste. Les autres puissances se montrent, à notre égard, ou indifférentes ou supçonneuses et quelques-unes meme tracassières. L'appui loyal que jusqu'à p::-ésent nous avons prèté à l'Angleterre et qui lui a été fort utile, a déjà porté ses fruits, camme nous l'avons vu, dans les affaires de Tunis et d'Assab, camme nous le v·errons probablement dans celles d'Egypte et autres. Il est certain qu'en abandonnant maintenant l'Angleterre dans le moment où elle a le plus besoin d'etre soutenue, ce serait nous la rendre entièrement indifférente, si non hostile, soit que le ministère actuel reste au pouvoir, soit qu'il soit remplacé par un autr·e. Notre abstention ne lui fera pas au moment actuel atandonner son projet. Il s'y prépare avec activité; il lui suffit pour atteindre le but spécial dont il s'agit d'etre d'accord avec la Russie. Gladstone est induit à agir avec d'autant plus de vigueur qu'il s'agit pour lui de l'existence du Cabinet et que l'on prétend que la résistance du sultan est due à l'espérance dont on aurait nourri celui-ci de faire ainsi tomber le ministère Gladstone qui serait remplacé par un ministère Tory plus disposé à ne pas i:1tervenir dans les affaires turques. Il est bien possible et meme probable que sérieuse démonstration que veut faire l'Ang1eterre avec

des moyens plus efficaces que ceux employés devant Dulcigno produira son effet; elle le produira encore davantage avec notre concours. m sera encore possible qu'elle rencontre quelque résistance, mais un échange de quelques coups de feu ne serait pas toutefois la guerre, comme on l'a vu pour la BosnieHerzégovine, et si guerre il y avait, elle se bornerait à un blocus et serait circonscrite bien plus que la dernière entl"e la Russie et la Turquie. Nous sommes ainsi placés dans la position de devoir choisir entre la perte de l'amitié de l'Angleterre plus l'isolement d'un coté et le danger, de l'autre, d'ètre entrainés da.ns des hostilités que nous avons jusqu'ici tenté d'écarter. Je pense que mème dans cette hypothèse défavorable, les hostilités resteraient limitées; si elles devaient amener conflagration plus générale nous serions nécessairement entrainés dans la lutte, et dans ce cas i:l vaut mieux avoir déjà dès à présent des amis sur qui l'on puisse cornpter. Je ne cache donc pas ma propension à continuer notre accord avec l'Angleterre. Cependant appréciant les justes et prudentes considérations de V. E. j-e pense qu'on pourrait dire que nous sommes disposés à continuer notre accord avec elle mais que comme les conditions sont changées, nous demandons avant de prendre aucun engagement définitif de connaitre ses projets et jusqu'à quelle extrémité elle entend pousser son action. Nous demandons égaJement à connaitre quelle sera l'attitude des autres puissances tandis que nous agirons et quelles garanties elles nous donneront que rien ne se fera pendant ce ternps contre nos intérèts. Ainsi notre Cabinet peut prendre du temps pour plus mure réflexion ce qui ne pourrait ètre désapprouvé, puisque ici mème on ne semble pas encore avoir formulé un projet: on s'y prépare seulement. SanG doute nous n'aurons pas à gagner beaucoup directement dans cette bagarre, mais nous augmenterons notre force morale. En outre, je parle camme militaire et non comme ambassadeur, quand mème on devait échanger quelques coups de canon, il est bon qu'on se souvienne en Europe que nous sommes une nation de bientot 30 millions d'habitants et que nous ne craignons pas l'odeur de la poudre.

(1) -Cfr. n. 515. (2) -Cfr. n. 514.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 789. Roma, 11 ottobre 1880, ore 17.

Le chargé d'affaires d'Angleterre me demande si en adhérant à la propos,ition de son gouvernement pour Smyrne, l'Italie contemple .le traitement en bloc des questions monténégrine, grecque et arménienne, ou bien si elle entend donner son adhés-ion uniquement pour l'arrangement de la première de ces questions. J'ai répondu au chargé d'affaires d'Angleterre qu'il me paraissait difficile de répondre sur le champ à cette interrogation ne connaissant pas encore quelles sont les idées de tous les autres cabinets. D'après ce qu'il me résulte indirectement la France seule aurait manifesté jusqu'à présent l'intention de ne pas séparer ces trois questions. Quant à nous désirant maintenir le plus intimement possible l'accord avec l'Angleterre nous voudrions avant tout connaitre la pensée de lord Granville à ce sujet. Tout ce que je puis dire là-dessus est que le roi Georges qui vtent de passer deux ou trois jours à Rome, m'a dit ouvertement qu'il aurait regretté de voir la question grecque confondue avec les autres, surtout aussi parce que les préparatifs militaires de son royaume ne sont pas encore complétés. Le chargé d'affaires d'Angleterre m'a en outre communiqué confidentiellement les instructions qui sera•ient données à l'amiral Seymour pour Smyrne dont V. E. me résumait déjà la partie la plus importante dans so n télégramme n. 570 (l). Au point où e n sont les choses, il me semble aussi prématuré d'émettre l'opinion du gouvernement du roi, mais cependant je puis dire qu'étant donné que l'on doive recourir à la force, on ne saurait formuler des instructions plus prudentes.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 793. Roma, 11 ottobre 1880, ore 23,30.

S. E. le président du conseil est parti pour Monza afin de conférer avec Sa Majesté. Il me charge de remercier vivement V. E. pout son télégramme

n. -572 (2), qui met une fois de plus en relief les hautes qualités de V. E. Malheureusement ce télégramme ·est arrivé trop tard pour étre communiqué au conseil des ministres. Les nouvelles de Constantinople étant de nature à amener un sursis, les questions sur lesquelles il fallait se prononcer n'ont plus le meme caractère d'urgence. Cependant il serait bon, en prévision de toute éventualité, d'étudier dès à présent les còtés les plus difficiles de la situation. S. -E. le président du conseil paraissait se préoccuper beaucoup des deux points suivants: 1°. de bien définir si l'Angleterre, en proposant l'occupation de Srnyrne exclut toute possibilité d'une véritable guerre ou bien si elle en contempie la possibilité; 2°. de bien se rendre compte des graves embarras dans lesquels on serait placé vis-à-vis du parlement, en se lançant, sans le consulter dans une semblable entreprise. Dans un pays constitutionnel comme l'Angleterre je ne doute pas qu'une telle situation ne présente tout autant de gravité qu'en Italie. Par conséquent tout ce que V. E. pourra faire dans le but d'approfondir les points qui précèdent, pour éclairer le Gouvernement, sera éminemment utile. Dans l'hypothèse d'une guerre .le télégramme de V. E. contient déjà de telles remarques qu'il est superflu d'ajouter d'ultérieures cons.idérabions.

(!) crr. n. 515, nota 2.

(2) Cfr. n. 520.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1926. Terapia, 11 ottobre 1880 (per. il 19).

Ieri ricevetti il telegramma (l) che J'E. V. mi faceva l'onore di rivolgermi la sera innanzi per significarmi tutti ,i membri del Gabinetto dare tanto peso al mantenimento dell'accordo coll'Inghilterra in vista dei futuri effetti ch'essi inclinerebbero a mantenerlo anche nel presente caso mediante il concorso materiale della nostra flotta; essendo tuttavia penetrati della gravità di siffatta risoluzione, essa era stata rimessa al Consiglio dei Ministri che dovevasi tenere l'indomani alle quattro; avessi ad esprimere il mio modo di vedere colla massima sollecitudine.

Risposi immediatamente (2) non avere mai ben compreso la proposta del Gabinetto britannico, va.le a dire se s'intendeva solo di occupare il porto, oppure d'impadronirsi eziandio della città. Sarebbe inoltre utile di conoscere previamente la decisione che sarebbero per prendere l'Austria-Ungheria, la Germania e la Francia, soprattutto le due prime. Risultarmi infatti che queste due potenze declinavano di partecipare all'azione effettiva. Grande essere la differenza che esisteva fra un'azione comune ed un'azione di qualche potenza soltanto; nella seconda eventualità mi sembrerebbe arrischiato per noi d'impegnarci in un'azione che stabilirebbe in Europa un duaJ.ismo poco conforme agH interessi d'Italia. I·n ogni caso ero d'avviso che la comunicazione fattami la sera innanzi dal signor Ministro degli Affari Esteri modificava considerevolmente la situazione.

Non ho bisogno di far rilevare all'E. V. la grande differenza che esiste fra le due interpretazioni della proposta inglese, imperocché per la prima essa si r,idurrebbe ad una mera dimostrazione navale, per la seconda, che sembra essere la vera, si procederebbe ad un atto di guerra cui la Turchia potrebbe resistere colla forza, epperò ne potrebbero derivare delle gravissime conseguenze. Nel se.condo caso era quindi a prendersi in più seria considerazione l'eventuale partecipazione dell'Italia. Lo scopo principale del Concerto europeo era di procedere, nello svolgersi della quistione di Oriente, in modo da evitar.e il pericolo di conWtti fra le potenze. Ma dal momento che alcune di queste si separavano dall'azione, per quanto esse esprimessero sentimenti di simpatia per quelle che procedevano all'esecuzione, sorgevano tuttavia i pericoli che si volevano evitare. Chi può dire infatti che nel progresso degli eventi non sorgerebbero un giorno delle eventualità che alcune delle potenze potrebbeJ o giudicare contrarie ai loro interessi? Potrebbe anche avvenire che nascesse qualche differenza fra due delle potenze impegnate neJl'azione ed in quei casi l'Italia troverebbesi sopra una via nella quale arduo le sarebbe d'indietreggiare o di pronunciarsi fra le parti contendenti. Già s'intende infatti che l'Austria-Ungheria e la

Germania si manifestano avverse a pa:·~ecipare all'azione e se questa si astiene è poco probabile che la •Francia sia per accettare l'inv.ito. Ora, a me non sembra che le nostr·e relazioni coll'Austria-Ungheria e colla Francia s.iano talmente solide e sicure da poterei impegnare a lontane operazioni, mentre queste potenze rimarrebbero completamente libere delle loro azioni. Una complicazirme a Tunisi, un risveglio di quella agitazione per l'annessione di vicine provincie che tanto turbò la penisola da;ll'uno all'altro estremo in tempi non remoti, potrebbero mettere l'Italia in una posizione da avere bisogno di tutte le sue forze. Né gran valore avrebbero, a mio avviso, le garanzie che per avventura fossero fornite, avvegnacché l'Inghilterra onnipotente per mare, non può disporre di poderose forze per terra e la Russia è assai lontana dall'Italia. Al quale proposito conviene rammentarsi eziandio la nuova teoria per la quale le garanzie s'intendono conferire a chi le presta il diritto ma non sempre il dovere di metterle in esecuzione. All'emergenza potrebbesi allegare che l'Italia fu causa del suo male. Arroge che l'Inghilterra e la Russia hanno in Oriente interessi diretti ed assai più gravi dell'Italia, di modo che a quelle naturalmente compete di fare maggiori sacrifizi per sostenerli. Per le quali ragioni io sono d'avviso l'Italia avrelJbe ad andare a rilento ad impegnarsi in lontane operazioni; il che non implichere·bbe tuttavia r.é un abbandono del Concerto europeo, né una separazione da quell-e potenze che sarebbero per così dire incaricate dell'ese·cuzione, che anzi a queste s'avrebbero ad esprimere i più sinceri ,s.entimenti di simpatia e di gratitudine. Ed a me ripugnava di assumere in ogni caso anche una parte della responsabilità di spingere nelle presenti congiunture il R. Governo nella via d'un intervento armato.

Queste sono le impressiond che si affacciarono alla mente nel considerare la posizione dell'Italia innanzi alla pcoposta del Governo britannico. Senonché il Gabinetto di Sua Maestà è solo giudice competente della condotta a tenersi nell'interesse del Re e dell'Italia, impcrocché ad esso soltanto ponno essere noti tutti gli elementi necessari per formarsi un'idea completa della situazione, nonché per deliberare sulla miglior direzione a darsi alla politica estera nelle eventualità a venire.

(l) -Cfr. n. 516. (2) -T. 2231 del 10 ottobre, non pubbllcato.
524

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1361. Vienna, 11 ottobre 1880 (per. il 17).

La Gazzetta di Colonia ebbe a riferire alcuni giorni sono, che S.A.I.R. l'arciduca Rodolfo mentre si trovava a Berlino sarebbesi espresso con un personaggio .inglese, in maniera da far intendere non essere poi soverchiamente difficile trovare il mezzo di conciliare gl'interessi dell'Austria-Ungheria con quelli della Russia nella soluzione della questione Orientale, e siccome pratica soluzione del problema avrebbe indicato il possesso di Salonicco alla prima, quello di Costantinopoli alla seconda.

Come di ragione una smentita ufficiale a quella diceria non tardò di

compardre nei giomali i più autorizzati di Vienna: ciò malgrado è opinione

generale qui, che Sua Altezza Imperiale e Reale abbi~. effettivamente tenuto

il discorso che gli si attribuì, e che corrisponde sufficientemente ad un pro

gramma vagheggiato nelle sfere che determinano la politica estera della

Monarchia.

Intanto è certo, che pel momento le relazioni fra lÌ due Imperi sono meno

tese di ciò che lo erano pochissimo tempo fa. Evidentemente ciò è conseguenza

dell'azione conciliatrice esercitata in tal senso sui due governi dal Gabinetto

di Berlino che a quanto mi si assicura da persone molto competenti, nulla

tralascia per ristabilire su più amichevole piede i suoi rapporti col Gabinetto

di Pietroburgo e contemporaneamente per ottenere che ciò anche si verifichi

col Gabinetto di Vienna. Ma di li al ristabilimento dell'alleanza dei Tre Impe

ratori, corre ancora un gran tratto che persisto a ritenere non possa essere

superato ,in breve tempo a meno che gli evenm ad Oriente o ad Occidente

incalzino. Del resto nei Paesi come questi dove l'opinione pubblica non può

notevolmente influire sull'azione deil Governo ed il Parlamento non esercita

che un limitatissimo controllo sulla politica estera, tutto è sempre possibile.

Però questo cambiamento di scena, potrebbe aumentare di assai le già non

lievi difficoltà che crea alla Monarchia l'attitudine ognor più ostile ahl'Austria

assunta dall'Ungherda.

525

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT (l)

L. P. Costantinopoli, 11 ottobre 1880.

Mille grazie per la tua del 5 corrente (2). Ho anch'io qualcosa a fare nelle presenti congiunture, però non posso resistere al desiderio di rispondere a posta ,corrente ad un paragrafo di quella tua. Tu mi dici che Haymerle ha disapprovato la nota collettiva che dirigemmo alla Porta senza domandare il previo consenso dei rispettivi governi. Questa sentenza mi ha stupito assai poiché fu soprattutto sotto impressione di far cosa grata al Barone Haymerle che quella nota fu fatta. E ci vollero cinque ore d1 discussione per vincere l'opposizione dell'Ambasciatore d1 Russia, che solo vi si opponeva. Il Barone Haymerle aveva infatti telegrafato due giorni innanzi a1l Barone Calice di concertarsi co' suoi colleghi per fare un ultimo tentativo presso la Sublime Porta per indurla a cedere alle Potenze. Il Barone Calice faceva dunque le idonee pratiche presso di noi, e ne seguiva la riunione alla quale si prendeva quella determinazione. Naturalmente noi supponevamo che H Barone Haymerle desiderasse si facesse un serio sforzo per far ravvedere il Governo Ottomano.

29 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

Ora parlare con Assim Pascià è come parlare oogli augelli che volano per l'aere. Né maggior valore poteva avere un colloquio con Said Pascià che evidentemente è l'inspiratore della resistenza. Il solo mezzo d'agire efficacemente, se v'era qualche possibHità, era quello di fare una comunicazione scritta la quale sarebbe immediatamente tradotta e messa sotto gli occhi del Sultano. Noi avevamo tutti più o meno l'istruzione di fare ogni sforzo per condurre la Porta a miglior consiglio, ed agivamo quindi nel senso delle nostre istruzioni. Arroge che le flotte dovevano sa1pare due giorni dopo alla volta di Dulcigno, e non v'era quindi un minuto da perdere. Quantunque non avessimo grande speranza di riuscire, noi fummo quindi d'avviso che mancheremmo ai nostri doveri se non facessimo ancor quel tentativo e per mio conto ero senza dubbio ·convinto che si agiva nel senso dei desiderj espressi dal Barone Haymerle. E quanto al tenore della nota ti confesso che preferisco questa a certe composizioni mandateci belle e fritte dalle nebbiose rive d'oltre mare, che siamo ancora a studiare per capire.

(l) -Questa. lettera. di Corti fu inviata. insieme ad un'altra accompagnatoria della stessa. data che non si pubbllca., con cui Corti chiede di conoscere la risposta di Robllant al n. 516. (2) -Non pubbllcata.
526

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2240/574. Londra, 12 ottobre 1880, ore 18,05 (per. ore 21,45).

Lord Granville m'a annoncé aujourd'hui que la Porte avait remis la note par laquelle le Sultan cède spontanément Dulcigno, en se concertant toutefois préalablement pour les arrangements nécessaires pour cette cession. Sultan espère que cette détermination mettra terme à la démonstration navale. Granville aime à croire que la résolution du Sultan soit sérieuse. Il pense qu'il est mieux d'attendre que l'affaire de Dulcigno soit résolue avant de s'occuper de celles de la Grèce et de l'Arménie. Le noble lord est parti pour la campagne.

527

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 798. Roma, 12 ottobre 1880, ore 23,30.

Voici le texte de la note que le chargé d'affaires de Turquie est venu me communiquer: «La Sublime Porte voulant donner une rnouvelle preuve de sa loyauté et de son bon vouloir, déclare qu'elle cèdera Dulcigno et qu'elle donnera immédiatement des instructions catégoriques aux autorités locales pour la cession de cette localité aux autorités monténégrines par des moyens

pacifiques. Une convention devra intervenir pour régler les conditions de cette cession. Le Gouvernement ottoman qui ne fait ce sacrifice que dans le but d'écarter la démonstration navale espère que par cette mesure la dite démonstration sera complètement mise de còté ». J'ai répondu que sincères amis de la Turquie autant nous déplorions une situation qui pourrait nous mettre contre elle, autant nous sommes heureux d,e constater aujourd'hui que les oonseils de la raison ont prévalu sur une politique de résistance qui aurait produit les plus graves calamités pour l'empire; que cerpendant, au point où en sont les choses, ce n'est pas par des promesses, mais par une exécution immédiate que la Turquie peut se sauver d'une catastrophe.

528

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2671. Berlino, 12 ottobre 1880 (per. il 17).

II Gabinetto di Berlino aveva sin da jeri ricevuto da CostantinopoLi la notizia che il Sultano, in seguito ad un consiglio dei suoi Ministri, aveva marufestata l'intenzione di cedere ora Dulcigno. Interpellato dall'Ambasciatore di Russia, il Ministro Ottomano degli Affari Esteri aveva dichiarato che la cessione sarebbe fatta al Principe del Montenegro.

Nasce naturale il dubbio, se una siffatta decisione, presa pochi giorni dopo una nota che tradiva disposizioni ben diverse nella Sublime Porta, sia sincera, oppure destinata soltanto a distogliere per il momento le Potenze dalla intenzione di occupare il porto di Smirne, riservandosi il Sultano di renderla poi illusoria come al solito mediante nuovi pr.etesti.

Comunque sia, e quantunque si voglia che la Germania sia una delle Potenze che consigliarono alla Sublime Porta questo rimedio in extremis contro il pericolo che la sovras.ta, sarebbe stato interessante di conoscere se il Governo tedesco sarebbe per considerare la cessione di Dulcigno come un atto bastante per disinteressare la Germania neUa situazione che risultò dalle ultime dtchiarazioni della Turchia.

Mi rivolsi a tal uopo al Conte di Limburg-Stirum, ma senza gran frutto. Egli mi ripetè che la Germania era quella fra le Poteni,e i cui interessi si trovavano meno impegnati in Oriente: desiderosa di mantenere l'accordo che esiste, essa si associava volentieri alle decisioni consentite dagli altri Governi: era· ora necessario, prima di emettere una opinione al riguardo del.Ja cessione di DulcignQ, di aspettare che un tal fatto fosse realmente compiuto: certamente esso avrebbe modificata la situazione, ed il Gabinetto di Berlino trovava in ciò una nuova ragione di andare a rilento, prima di rispondere per conto suo alla proposta fatta dall'Inghilterra per la occupazione del porto di Smirne.

In altri termini, questo Governo trova che la situazione è tuttora incerta,

e si rinchiude in un prudente silenzio, tanto in vista dena eventuale cessione di Dulcigno, quanto al riguardo della proposta inglese. Ebbi però la conferma dal Conte di Stirum che l'Austria-Ungheria, come le telegrafai jer l'altro (1), pur astenendosi dal mandare navi a Smirne, approvava siffatta misura.

Per quanto potei sapere, regna tuttora a Parigi la più grande incertezza sulla risposta da dare all'Inghi·lterra, incertezza la quale ha probabilmente per motivo il desiderio del Governo della Repubblica di non isolarsi dalle altre Potenze nel caso di una azione comune di tutte o di alcune di esse, e la brama degli attuali ministri di mantenersi al potere senza esporsi a soccombere agli attacchi dell'OP'POSizione, qualora adottino una politica invisa alla pubblica opinione, quale sarebbe la partecipazione ad una spedizione navale nelle acque turche. So infatti, in modo confidenzialissimo, che ne'lle sue conversazioni particolari il Signor Challemel-Lacour fece valere le difficoltà contro le quali il suo Governo deve lottare, nonché la circostanza del voto parlamentare che sarebbe ne.cessario in Francia per una partecipazione alla spedizione di Smirne, mentre le Camere non siedono, e pregò si trovasse il modo di fare un'altra proposta alla quale il Gabinetto di Parigi potesse aderire s·enza il previo consenso delle Camere e senza allarmare la pubblica opinione in Francia.

·Se, come non dubito, la Porta è informata degli ostacoli che la proposta inglese incontra a Parigi, essa ha buon gioco per affrontare il pericolo che la minaccerebbe in caso di generale accordo. Si rinnoverà quanto accadde per Dulcigno, quando si conobbero a Costantinopoli le esitazioni della Francia e dell'Austria-Ungheria, la condizione di una dimostrazione navale senza truppe di sbarco, e quando si constatò che il concerto delle Potenze era destinato a far prova di inefficacia in caso di resistenza.

529

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2243. Vienna, 13 ottobre 1880, ore 16,40 (per. ore 18,50).

Baron Ca;lic·e a reçu instruction d'exercer pression sur la Porte, afin qu'elle exécute ses promesses. Ce n'est que la remise effective de Dulcigno qui peut influer favorablement sur les puissances à l'égard de la Turquie. Il doit clairement faire entendre que la démonstration navale continue en attendant et que les flottes resteront à Cattaro ou iront ailleurs dans une localité plus incommode à la Turquie, selon les circonstances. Le meme langage très énergique a été tenu par M. de Kallay à l'ambassadeur de Turquie, sans lui dire mot si, après la remise effective de Dulcigno, la démonstration serait dissoute ou non.

(l) T. 2228, non pubbllcato.

530

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1928. Terapia, 13 ottobre 1880 (per. il 19).

Venne testè a mie mani il telegramma (l) pel quale l'E. V. mi faceva l'onore di ragguagliarmi il Governo Britannico avere proposto al Gabinetto di Berlino: 1° che le Potenze che prenderebbero parte aUa dimostrazione ricevano dall'Europa un mandato conforme a quello che era stato confidato alla Francia pel Libano; 2° che i Consoli de•lle Potenze a Smirne ricevano l'ordine di cooperare all'azione della flotta; 3° che tutte le Potenze partecipino alle ulteriori domande a farsi a Costantinopoli. E questo mi sembrerebbe un mezzo assai efficace e conveniente per mantenere, nei limiti del possibile, quel Concerto Europeo che è di tanta importanza per la pacifica soluzione di questa pendenza.

Né la Turchia tralascia frattanto di prepararsi ad ogni evento. M'è riferito da buona fonte che H Seraschierato sta facendo grande incetta di torpedini, e ne avrebbe già un trecento disponibili che manda a~ varie parti dell'Impero. Ha anzi nominata una commissione speciale per questo scopo. E nell'esercito si fanno numerose promozioni fra le quali, come per esempio quella di Hodo Bey, Comandante degli Albrunesi a Tusi, alcuni fra gli ufficiali superiori che maggiormente cooperarono alla resistenza degli Albanesi.

531

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. R. 1363. Vienna, 13 ottobre 1880 (per. il 17).

P,er quanto il linguaggio dei giornali austriaci sia abbastanza esplicito nella sua malevolenza contro il Primo Ministro Inglese, pure devesi constatare che quest'attitudine della stampa non è se non un pallido riflesso del sentimento manifestamente ostile di cui è animato il Governo Austro-Ungari,oo a riguardo del signor Gladstone. È un vero odio che contro di lui si professa qui, e non si cerca neppure di nasconderlo. Io non esito anzi a ritenere che non s'indietreggerà dinanzi a mezzo alcuno per far abortire tutte le combinazioni che quell'uomo di Stato sarà per escogitare onde trovar soluztoni ai problemi intorno ai quali l'Europa si dibatte in Oriente, procurando in tal maniera d'accumulargli insuccessi alla sua politica e di ottenere cosi la sua caduta.

Questo parmi sia, e credo di non andar errato, il principale obiettivo a cui mira attualmente la politica dei Gabinetti di Berlino e di Vienna. Ciò costituisce a mio avviso un fattore da non perdersi di vista dal R. Governo, nell'intricata fase politica che stiamo traversando; ho quindi creduto non dover tacere all'E. V. tal mia impressione che è d'altronde divisa dai molti che fanno voti pel successo della politica dei due Gabinetti alleati, e dai pochi pure che hanno contrarie aspirazioni.

(l) T. 800 del 12 ottobre, non pubblicato.

532

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2246. Berlino, 14 ottobre 1880, ore 15,56 (per. ore 17,10).

Dernièrement le comte de Stirum à qui j.e parlais de la résolution annoncée par la Porte de céder Dulcigno m'avait fait comprendre que le Cabinet de Berlin tout en pensant qu'il fallait attendr.e réalisation de cette intention, il y voyait pour le Cabinet de Berlin une raison de plus de persévérer dans sa réserve, la cession de Dulcigno pouvait en eUet etre un fait de nature à modifier situation et à rendre inutile de se prononcer soit à l'égard de l'occupation du port de Smyrne soi.t au sujet du mandat dont vous parlez dans le dernier télégramme (1). Je sais qu'hier l'ambassadeur d'Angleterre a proposé ici de !aire stationner jusqu'à nouvel ordre les flottes à Cattaro. Il ne me résulte pas qu'à cet égard non plus le Cabinet de Berlin alt fait connaitre jusqu'à présent san intention. Il n'y a pas de doute selon moi que cette attitude du Cabinet de Berlin cache san vif désir de voir cesser le plus tòt possible une situation grace à laquelle l'Angleterre et la Russie poursuivent en commun une politique envisagée à tort ou à raison comme destinée à servir en Orient les intérets et les aspirations de la seconde de ces puissances. Il est dès lors à prévoir que si l'Italie, dans le cours ultérieur des choses, devait éventuellement joindre san action matérielle à celle de l'Angleterre et de la Russie, il en résulterait probablement un certain refroidissement dans ses relations avec l'Allemagne, quoique celle-ci déclare vouloir s'abstenir sans témoigner de la méfiance envers les autres.

533

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 809. Roma, 14 ottobre 1880, ore 23,45.

Lord Granville pense que si les puissances sont disposées à agir en ce moment d'une manière ferme et énergique auprès de la Porte, on pourra

contribuer à ce que la question soit résolue dans un sens favorabl:e au désir des puissances. Lord Granville croit que ce n'est que par une attitude ferme et énergique des puissances que l'on pourra empécher la Turquie de commettre une folie ruineuse pour les intéréts de l'empire. J'a reçu aussi le télégramme suivant de l'ambassadeur du Roi à Vienne: (vedi telegramma in arrivo, 13 ottobre 1880, ore 4,40/6,50) (1). Il est inutile de vous dire que le Gouvernement du Roi attache le plus grand prix à .ce que l'exècution de la cession de Dulcigno ait lieu le plus promptement possible afin d'éviter tout danger de complications ultérieures. Je vous prie, par conséquent, de vouloir bien continuer à vous associer aux démarches que M. Goschen, ainsi que vos autres collègues, sont chargés de faire dans ce sens auprès de la Porte.

(l) Cfr. n. 530, nota l.

534

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1365. Vienna, 14 ottobre 1880 (per. il 17).

Gli eventi si svolsero con una rapidità tale in questi ultimi giorni che quasi non vi si poteva tenerci dietro col telegrafo, di ne,cessità quindi dovetti trascurare di farli risultare in speciali rapporti; parmi però non inutile precisare anche post tacta, e consegnar sulla carta, quei punti principali che a me sembrano rivestire una speciale importanza anche onde trarne norma per l'avvenire.

Non ho malllcato di segnalare a suo tempo telegraficamente all'E. V., il tenore della risposta verbalmente fatta dal barone Haymerle a Sir Henry Elliot intorno alla proposta del Gabinetto di St. James, di trasportare la dimostrazione navale dalle acque di Cattaro a Smirne (2). Notai t in quella risposta, che il Gabinetto di Vienna a malgrado mostrasse di non voler estendere la sua adesione al progetto inglese fino a dargli l'effettiva partecipazione della sua squadra, pure aveva creduto di completare quella proposta, rafforzandola così a mio avviso, coll'indicare che i proventi della dogana di Smirne dovessero in parte essere affettati a risarcire il Principe di Montenegro del ritardato possesso di Dulcigno. Avendo incidentalmente chiesto al barone Haymerle la ragione di quella sua spe.ciale proposta, che non sembravami armonizzare colla molta riserva da lui spiegata in quella circostanza

S. E. risposemi, aver ciò fatto onde ben precisare che la dimostrazione navale ancorché si trasportasse nelle acque di Smirne, pure conservava sempre siccome unico suo objettivo la consegna di Dulcigno al Montenegro.

Ieri poi V. E. compiacevasi telegrafarmi aver avuto conoscenza di tre domande state dirette al Gabinetto di Berlino dal Gabinetto di St. James (3), onde meglio definire la posizione del Concerto Europeo relativamente alla dimostrazione navale, di quelle potenze che non intendevano prendervi ulte

riormente parte attiva. Con mio successivo telegramma (l) già facevo conoscere all'E. V. essermi risultato dalla più attendibile fonte, che il Gabinetto di Vienna in ordine alla prima domanda aveva risposto declinando di dare, a seconda del precedente invocato dell'occupazione del Libano, il mandato per l'impresa di Smirne ad una o più potenze. In quanto alle istruzioni a darsi ai consoli a Smirne, si era protestato pronto ad ordinare a quello austro-ungarico di porgere il suo concorso al Comandante la squadra entro limiti da determinarsi, ma assai larghi però senza ben inteso ammettere che i consoli potessero venir posti sotto la dipendenza del Comandante la squadra. Sul terzo punto rispose, che pel momento ogni ulteriore passo a Costantinopoli sarebbe stato inopportuno, che quindi non era ancora il caso di preoccuparsi ora di ciò che eventualmente si dovrebbe fare di poi. Questa risposta parmi caratterizzare meglio di qualsiasi altra cosa il vero carattere dell'adesione data dal Governo austro-ungarico alla dimostrazione navale nelle acque di Smirne. È però da notarsi che avendo io fatto cadere la conversazione col signor Kallay su quest'argomento egli mi rispose evasivamente che il barone Haymerle non si era ancora pronunciato in proposito, !asciandomi anche intendere che quella questione apparteneva a una fase già oltrepassata quindi senza importanza ora.

Parlando poi col signor Kallay della comunicazione turca in data del 12 corrente, colla quale la Porta assume l'impegno di cedere Dulcigno, egli dissemi, le potenze non potersi contentare di assicurazioni al riguardo ma occorrere fatti, istruzioni in proposito ben precise essere state date al barone Calice «affinché dichiari alla Porta che il solo fatto compiuto potrà esercitare una favorevole influenza sugli intendimenti delle potenze, ma che per intanto deve essere inteso, che la dimostrazione navale continua, e che potrebbe anche portarsi in altri punti del litorale turco tali anzi da recar ben maggior fastidio alla Porta che non le coste albanesi~-Egli soggiungevaml, il barone Cailice aveva ordine di parlare della dimostrazione navale siccome di una azione europea, senza far cenno che l'Austria non intendeva prendervl ulteriormente parte effettiva essendo ciò un fatto al quale la Turchia nulla ha che vedere. Egual linguaggio molto energico dicevami poi aver tenuto ad Edhem Pacha che lo aveva poco prima richiesto del suo auure7.7.R.mento intorno alla determinazione presa dalla Porta di cedere Dulcigno. Non ho mancato di far notare che nello stesso senso si era espresso il Gabinetto di Roma nell'apprezzare coll'Incaricato d'Affari della Turchia la comunicazione da lui presentata. Raggruppando assieme i tre fatti sui quali ebbi l'onore di richiamare l'attenzione dell'E. V. parmi meritevole di osservazione la circostanza, che se l'azione del Gabine,tto di Vienna si mostrò assai fiacca allorché si poteva ritenere probabile un ulteriore sviluppo alla dimostrazione navale, tosto che ciò sembrò eliminato, il Governo austro-ungarico mutò cont·egno, studiandosi di concorrere col suo energico linguaggio ad assicurare il probabile felice risultato, ben dovuto alla pressione esercitata sul Sultano dalla vigorosa iniziativa assunta dall'Inghilterra.

(l) -Cfr. n. 529. (2) -Cfr. n. 513. (3) -Cfr. n. 530, nota l.

(l) T. 2242 del 13 ottobre, non pubbllcato.

535

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 327. Washington, 14 ottobre 1880 (per. il 30).

Jeri sera ricevetti il telegramma che piacque all'E. V. indirizzarmi il giorno stesso (1), col quale mi si comunicava che il Cavaliere Viviani aveva telegrafato che le truppe chilene mettevano a sacco i Dipartimenti nord del Perù sensa rispetto del'le proprietà private, anco appartenenti a stranieri. L'E. V. mi dava quindi ordine di pregare il Governo degli Stati Uniti di volere usare della sua inNuenza, sia per mezzo del suo rappresentante a Santiago sia per mezzo dei Comandanti i legni da guerra, onde impedire la distruzione e la rovina totale della colonia estera sopratutto a Lima ove s'è rifugiata la quasi totalità dei forestieri fuggenti avanti le truppe chilene che commettono i più gravi eccessi.

Questa mattina, 14 corrente, mi recai al Dipartimento di Stato ed ebbi udienza dal Capo di esso. Con mia non poca meraviglia, il Signor Evarts mostrassi ben poco soddisfatto della comunicazione e richiesta che io era incaricato di fargli. Senza quasi volere udirmi mi disse con vivacità e con pertinace insistenza, non essere né necessario né utile il fare raccomandazioni e rimostranze al Governo chileno per prevenire i danni da cui è minac

ciata la colonia estera residente nel territorio invaso dai chileni; il Governo degli Stati Uniti ha già raccomandato ai belCUgeranti il rispetto deHe proprietà private; nuove insistenze a nulla gioverebbero e potrebbero al contrario nuocere; sotto il pre.testo di proteggere le colonie estere non essere giusto impedire ai chileni di fare ciò che è necessario per assicurarsi la vittoria. Il Ghile è Stato sovrano e indipendente, responsabile della propria condotta: non potersi dunque esercitare su di esso una pressione la quale, mentre non porterebbe alcun frutto, sarebbe risentita dal Chile come un'offesa. Le guerre causare necessariamente danni grandissimi, non potersi ragionevo'lmente pretendere che le palle Chilene rispettino persone e proprietà estere.

Durante quasi un'ora il SLgnor Evarts andò ripetendomi con vivacità queste cose e per quanta insistenza io vi mettessi non potei attenerne altra risposta. Finalmente gli chiesi: «dunque io debbo rispond,ere al mio Governo che il Governo degli Stati Uniti si rifiuta a usare della sua influenza a Santiago e a far raccomandare ai comandanti Chileni di risparmiare per quanto lo consentono le necessità della guerra, le persone e le proprietà estere sopratutto a Lima? ».

A questa domanda il Signor Evarts visibilmente irritato rispose ripetendo che i desiderii degli Stati Uniti sul modo di far la guerra erano già noti ai belligeranti, che nuovi passi erano inutili ed aggiunse, cosa di cui non aveva fin qui fatto menzione, che negoziati avevano attualmente luogo sotto gli auspicii degli Stati Uniti in vista della conclusione della pace e che sperava, prima ancora che le truppe Chilene giungano a Lima, ri!cevere notizia della sospensione delle ostilità. Interessato sul punto al quale erano giunti i negoziati, si rifiutò di rispondere, e disse solo che le difficoltà delle comunica

zioni ritardavano i negoziati già difficHi ed ardui pel fatto che niuna vittoria peruviana potevasi contrapporre alle vittorie chilene. Dal complesso delle cose udite intesi chiaramente: lo Che questo Governo non vuole, a nessun patto ed in niuna misura, associare l'azione sua e la sua voce a quella di altre Potenze.

2° Che questo concetto ha attualmente tanta maggior forza in quanto che questo Governo teme che altri possa o voglia partecipare al merito di aver posto termine alla guerra. Questo sentimento traspariva chiarissimo dalle parole e dal tono del Signor Evarts.

3° Infine si teme che osservazioni o rimostranze fatte a Santiago possano nuocere al buon esito dei negoziati in corso.

Per quanto io cercassi di rassicurare il Signor Evarts facendogli chiaramente intendere che il R. Governo non proponeva una azione e tanto meno una mediazione comune; che anzi, lieto che la guerra avesse fine. era dispostissimo a lasciare l'intero merito agli Stati Uniti e che la comunicazione da me fattagli per ordine di V. E. il 14 scorso settembre dove a di ciò convincerlo; che nel caso attuale trattavasi soltanto di scongiurare l'imminente pericolo al quale sono esposte le colonie estere e gli interessi e le proprietà di esteri a Lima sopratutto, ben mi avvidi che a nulla giovavano le mie parole.

L'amministrazione attuale, e con essa il Signor Evarts, destinata a scomparire col cambiamento di Presidente nel marzo prossimo, poco si cura dei danni che possono risentire i privati anche cittadini americani, imperocché la liquidazione delle reclamazioni che sorgeranno spetterà alla nuova amministrazione, ma desidera sopratutto e vivamente potere vantare un successo diplomatico, che lusinghi l'amor proprio del paese, e quindi in ogni parola

o mossa di altro Governo vedono l'intento di volerlo defraudare del desiderato successo.

Inoltre è innegabile che è massima politica di questo Stato il non volere neppure parere agire di accordo con Potenze europee in questioni concernenti il continente Americano.

Nel corso d·ella conversazione il Signor Evarts mostrassi disposto a mandare ordini ai comandanti i legni da guerra americani di dare ogni possibile assistenza e protezione, là ave non fossero legni italiani, ai R. sudditi ett alle loro proprietà. Ed io credetti ben fatto prendere atto di questa amichevole profferta e assicurai il Segretario di Stato che i comandanti i legni da guerra italiani non mancherebbero certo, nelle medesime circostanze di rendere assistenza in caso di bisogno ai cittadini americani.

(l) T. 803, non pubblicato.

536

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2251. Gravosa, 15 ottobre 1880, ore 10,10 (per. ore 12,30).

Je reçois du Gouvernement monténégrin communication suivante: «Amiral anglais et ministre résident autrichien à Cettigne ont communiqué au prince que Riza pacha a reçu ordre de remettre Dulcigno. Les détails de la cession seront réglés entre les commandants militaires monténégrins et tures sur les lieux. On invite le prince de Monténégro à etre coulant et à ne pas élever de difficultés. San Altesse afin de se garantir et d'éviter tout malentendu entre les puissances et le Monténègro prie que les Cabinets veuillent bien autoriser les commandants des escadres unies à envoyer chacun au camp monténégrin un officier lors de la remise. Les officiers seraient là camme simples temoins chargés seulement de constater les faits. On éviterait divergences dans les renseignements en cas de controverse ou d'imprévu.

537

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 813. Roma, 15 ottobre 1880, ore 23,30.

L'ambassadeur de Russie m'a communiqué un télégramme par lequel san Gouvernement exprime la pensée que la conv:ention proposée par la Turquie pour le règlement de la cession de Dulcigno devrait mentionner toute la ligne frontière suggérée par l'Autriche et acceptée par les autres Cabinets. A la suite de l'insistance déployée par l'ambassadeur de Russie, j'ai autorisé le comte Corti à se concerter avec ses collègues (1) pour appuyer le désir du Cabinet de Saint Pétersbourg si M. Goschen partageait sa manière de voir. Je prie cependant V. E. de faire connaitre à lord Granville que nous sommes d'avis qu'il vaut mieux ne pas trop compliquer la qruestion, afin d'en venir au résultat que tout le monde désire, c'est-à-dire d'en finir promptement avec l'affaire de Dulcigno.

538

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2260. Costantinopoli, 17 ottobre 1880, ore 10,45 (per. ore 12).

Le Sultan a envoyé ministre des ruffaires étrangères se plaindre de ce qrue le Monténégro maltraite musulmans à Podgoritza, en alléguant qrue cette conduite en indisposant les albanais, pourrait compromettre l'arrangement Dulcigno. J'ai répondu qu'en tout cas on ne pouvait pas faire dépendre un fait de l'autre; que la ~urquie do i t exécuter ses engagements et les puissances

seraient toujours pretes à faire rendre justice aux musulmans. Les observations de la Russie sur la convention (l) sont évidemment l'effet d'un malentendu. Il ne s'agit pas en ce moment d'une convention diplomatique qui exigerait de longues négociations et qui devra intervenir plus tard, mais d'une convention militaire à conclure sur les lieux entre les délégués des deux parties pour la remise immédiate de Dulci:gno, ce qui constituerait une satisfaction très importante pour les puissances dans les circonstances actuelles.

(l) T. 814 del 15 ottobre, non pubblicato.

539

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 824. Roma, 17 ottobre 1880, ore 17.

Le chargé d'affaires d'Angleterre est venu me dire de la part de son Gouv.ernement qu'il faudrait demander à la Porte quels progrès ont fait les arrangements pour exécuter la cession du district de Dulcigno et si l'a,gent otooman à Cettigne a eu instruction d'adresser une communication au prince de Monténégro à l'égard de cette cession. Le Gouvernement anglais a prié les autres Cabinets d'adresser de semblables instructions à leurs représentants à Constantinople. J'autorise, par conséquent, V. E. à s'associer aux démarches que ses collègues feront dans ce sens (2).

540

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 827. Roma, 17 ottobre 1880, ore 23,05.

Le Cabinet de Saint Pétersbourg abandonne la proposi:tion qu'il avait faite dans le but d'inclure dans la convention directe entre la Turquie et le Monténégro pour Dulcigno aussi toute la ligne frontière, suggérée par l'Autriche et acceptée par les autres Cabinets. Le Gouvernement russe se range maintenant à l'avis exprimé par le Cabinet de Vienne, c'est-à-dire que la convention précitée devra ètre suivie d'une autre à conclure à Constantinople pour fixer toute la frontière et remplacer l'arrangement du 18 avril.

(l) -Cfr. n. 537. (2) -Del contenuto di questo telegramma vennero informate le ambasciate a Londra, Parigi, Berlino, Vienna e Pletroburgo con t. 825, pari data.
541

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 830. Roma, 17 ottobre 1880, ore 23,05.

L'amlral Seymour ayant exprimé l'avis à l'amlral Fincati que les représentants des puissances à Cettigne seraient des personnes plus adaptées à assister à la remise de Dulcigno que des officiers de marine, j'ai télégraphié à Durando (l) que, si cette manière de voir est adoptée, je n'avais aucune difficulté à l'autoriser à prèter son intervention comme simple témoin; mais que je re,gretterais si parml les personnes déléguées par les autres puissances il était le seul possédant caractère diplomatique.

542

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2267. Costantinopoli, 19 ottobre 1880, ore 21,40 (per. ore 23,35).

Par suite des démarches de l'ambassadeur d'Angleterre, ministre des affaires étrangères a déclaré officiellement que la Porte a envoyé à Riza pacha nouvelles instructions de ne pas demander au Monténégro frontière du statu quo. Dans une réunion des ambassadeurs aujourd'hui on a décidé d'attendre instructions des Gouvernements pour ce qui concerne communication faite par le délégué ottoman au sujet de l'évacuation au lieu de la remise de Dulcigno.

543

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A WNDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 835 bis (2). Roma, 19 ottobre 1880, ore 23,30.

Malheureusement la Turquie parait recommencer son jeu habituel. La convention qu'elle propose au Monténégro (3) contient 7 articles dont deux ne peuvent ètre acceptés par le prince. L'un a trait au statu quo à l'est du

lac que la Porte voudrait maintenir l'autre établit certaines conditions pour la marine marchande contrairement aux dispositions du traité de Berlin. En outre la Turquie présente un projet spécial pour l'évacuation de Dulcigno, qui devrait avoir lieu trois jours après la signature et les monténégrins n'y pourraient entrer que trois heures après le départ des ottomans. Cette clause fait concevoir les plus graves soupçons. Je suis d'avis que l'accord ferme et énerg.ique des puissances peut seui empècher des complications regrèttables à tous les points de vue.

(Per Vienna, Berlino e Londra) Veuillez appeler l'attention du ministre des affaires étrangères sur les dangers d'une semblable situation et sur l'intéret commun qu'il y aurait à les conjurer.

(Per Costantinopoli) J'ai télégraphié aux cinq autres ambassadeurs d'appeler l'attention des Cabinets auprès desquels ils sont accrédités sur les dangers d'une semblable situation et sur l'intérèt commun qu'il y aurait à les conjurer. V. E. est donc autorisée à s'associer à toute démarche qui serait faite par ses collègues dans le but d'amener la Sublime Porte à remplir enfin ses engagements d'une manière loyale et sans subterfuges.

(l) -T. 821 del 16 ottobre, non pubblicato. (2) -Stc, ma l telegrammi nn. 834 e 835 sono del 20 ottobre. (3) -Su questa convenzione Durando aveva riferito con t. 2265, pari data, non pubbllcato.
544

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, A GROPELLO (l)

T. Roma, 20 ottobre 1880, ore 19,10.

La ringrazio del suo telegramma (2) e non voglio indugiare ad informarla che il conte Corti annuncia essersi già riusciti a far desistere la Porta dal reclamare lo statu quo per la frontiera della parte est del lago (3). Questa prima vittoria è rilevantissima. Importa ora ottenere che Dulcigno venga rimessa ai montenegrini e non semplicemente evacuata per essere lasciata in balìa agli albanesi, ed è su di ciò che ho rivolto immediatamente l'attenzione dei nostri ambasciatori (4) invitando pure Durando (5) ad esortare il principe di Montenegro a mostrarsi dal canto suo conciliante per quanto è possibile. Ho trasmesso e trasmetto giornalmente a Sua Maestà un sunto delle notizie. Rispettosi saluti.

(l) -Da Carte Cairoli. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 542. (4) -Cfr. n. 547. (5) -Con t. 837, partito il 21 ottobre, non pubblicato.
545

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL CONSOLE AD ADEN, BIENENFELD ROLPH

D. Roma, 20 ottobre 1880.

Le accuso ricevuta dei suoi pregiati rapporti del 24 settembre, 1° ottobre (l) e la ringrazio per le importanti informazioni che Ella mi ha fornito circa gli intendimenti dell'Egitto sul Sultanato di Raheita, nonché sui negoziati che le autorità di Aden avrebbero intavolati col futuro erede di Béréhan.

L'ignoranza in cui mi trovava di queste circostanze fu causa che al ricevere l'annuncio della stipulata convenzione pel protettorato di quel Sultano, io manifestassi la mia sorpresa. Quando poi mi pervennero i precitati suoi rapporti, ho apprezzato i motivi che avevano spinto il Capitano Frigerio a prendere siffatta determinazione che potrebbe però avere serie conseguenze per le nostre relazioni con altri Stati.

Non potendo io adunque pronunciarmi ancora sulla convenzione stessa, significai alla S. V. coi miei telegrammi del 14 ottobre (2), di far conoscere al comandante Frigerio che non abbandonasse i Sultani amici nostri, e li invitasse anzi a protestare formalmente, in caso di aggressioni, senza per ora autorizzarli ad innalzare la nostra bandiera.

Io sono certo che quell'egregio ufficiale superiore, uniformandosi a queste istruzioni, ed a quelle contenute nel mio telegramma del 26 settembre (3) che la S. V. si è affrettata a trasmettergli con un espresso, avrà saputo, occorrendo, trovar modo di impedire che al Sultano Béréhan venisse recata molestia da parte del Governo egiziano, senza però lasciar nulla trapelare dell'accordo progettato.

Attendo, per prendere una definitiva risoluzione, che mi sia pervenuto il testo della Convenzione. È solo dalla lettura di quel documento che il

R. Governo potrà formarsi un esatto concetto delle obb'ligazioni che verrebbe ad assumere, e delle difficoltà alle quali potrebbe andare incontro.

Mi sono espresso in questo senso col cavalier Frigerio nel dispaccio qui unito che prego la S. V. di volergli far pervenire sollecitamente (4).

546

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2676. Berlino, 20 ottobre 1880 (per il 1° novembre).

Ho comunicato oggi al Conte di Stirum, come telegrafai testè a V. E. (5), il telegramma di stamane (6) relativo alle condizioni che la Turchia vuoi im

(-3) Cfr. n. 488.

387 porre al Montenegro per la cessione di Dulcigno, e non ho mancato di far

valere le considerazioni in esso contenute sull'interesse comune di scongiurare

il nuovo pericolo che le esigenze della Porta non mancherebbero di suscitare.

Il Conte di Stirum si mostrò penetrato dello stesso sentimento di inquie·

tudine espresso da V. E. Era giusto, egli mi diceva, di tener conto delle diffi·

coltà che il Governo turco incontra presso le popolazioni albanesi, le qual!

avevano già anteriormente dimostrato di non voler rassegnarsi alla cessione

~i Dulcigno se non quando il Montenegro avesse rinunziato ad altre pretese

territoriali che solleva la quistione tuttora vertente della linea di confine.

Ma ciò non toglieva che, sulle sette condizioni chieste da Riza Pascià, una

sola, la settima, potesse essere accolta senza discussione: tutte le altre erano

di un carattere che non aveva nulla che fare con una convenzione militare.

Il Gabinetto di Berlino si sarebbe associato alle altre potenze nei passi che

queste avrebbero fatti per riuscire ad un ragionevole accordo fra le due Parti

contendenti. Secondo le informazioni più recenti trasmesse qui dal Conte di

Hatzfeld, la Porta doveva già aver rinunciato, in seguito ad istanze fatte

dall'Ambasciatore britannico, alla prima delle condizioni in discorso, a quella

cioè del mantenimento dello status-quo all'est del lago di Scutari, ricono

scendo che siffatta quistione doveva essere discussa ulteriormente con le

Potenze.

Da parte mia ho insistito specialmente sulla necessità di ottenere che

Dulcigno venga consegnato ai montenegrini, e non semplicemente evacuato. n progetto separato dalla Convenzione, che Riza Pascià aveva formulato a tal riguardo, era tale da aprire l'adito alle medesime complicazioni le quali · si erano avverate già altra volta; gli albanesi avrebbero il tempo di occupare la città a loro agio, e la cessione diventerebbe illusoria. Dopo l'esperienza già fatta, la consegna immediata ai montenegrini dovrebbe essere, per le potenze, una conditio sine qua non, e la sola prova del buon volere dal quale

la Porta afferma di essere animata.

Ho l'onore di segnar ricevuta del Dispaccio politico n. 1094, del 13 cor

rente (1). Ringrazio in pari tempo V. E. dei documenti diplomatici che mi

furono recati dal corriere di Gabinetto signor Pozza, e ne restituisco qui

unito, dopo averlo firmato, il foglio di accompagnamento in data del 15 di

questo mese.

(l) -Non pubblicati, il secondo è ed. in L'Italia in Africa, vol. cit., p. 141. (2) -Ibtd., pp. 142-143. Cfr. anche a pp. 137-141 il rapporto di Frigerio del 27 settembre con allegata copia della convenzione col Sultano Béréhan. (4) -Non pubblicato. (5) -T. 2271 del 20 ottobre, non pubblicato. (6) -Cfr. n. 543.
547

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 834. Roma, 21 ottobre 1880, ore 0,15.

Le comte Corti mande ce qui suit: « (vedi telegramma da Costantinopoli,

n. 2267, 19 ottobre 1880, ore 9,40/11,35 sera) (2). Il est de la plus haute importance de réussir à obtenir que le district de Dulcigno soit réellement remis

aux monténégrins et non simplement évacué pour etre laissé à la merci des albanaìs. J'espère que le Gouvernement auprès duquel vous etes accrédité sera aussi du meme avis et qu'il voudra donner ìnstructions à son représentant à Constantinople de tenir un langage énergique à la Sublime Porte.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 542.
548

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 835. Roma, 21 ottobre 1880, ore 0,20.

Je prends acte avec plaisir de la bonne nouvelle que V. E. me donne au sujet des meilleures dispositions manifestées par la Turquie (1). Le Gouvernement du Roì attache la plus haute importance à ce que Dulcigno soit

réellement remis aux monténégrins et non seulement évacué pour etre laissé à la merci des albanais. J'invite par conséquent V. E. à se mettre d'accord avec ses collègues pour faire comprendre à la Porte moyennant un langage énergique que son intéret meme dolt lui conseiller d'accomplir cette cession camme les puissances se croient en çlroit de l'exiger (2).

549

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2276. Pietroburgo, 21 ottobre 1880, ore 21,20 (per. ore 2 del 22).

Baron Jomini m'a fait savoir que le Gouvernement russe est du meme avis que V. E. (3) sur la nécessité absolue que Dulcigno soit non seulement évacuée mais effectivement remise aux monténégrins. Il m'a assuré que les instructions données de Livadia à l'ambassadeur de Russie à Constantinople ne peuvent etre que dans ce sens et que le Gouvernement russe est pret à tenir le langage le plus énergique à la Turquìe. S. E. en conséquence m'a dit confidentiellement que la Russie venait meme de proposer à Londres de renouveler à Constantinople menace démonstration navale, mais Granville n'a pas consenti, car il ne juge pas à propos de menacer sans etre certain qu'on effectuerait la menace. Granville aurait ajouté que dans le cas de nouvelles difficultés, il est plutòt décidé à mettre au pied du mur les puissances les moins disposées à suivre ses conseils, en les invitant à indiquer elles-memes la marche à suivre et leur léguant en tout cas la responsabilité des conséquences (4).

30 -Documenti dtplomattci -Serie II -Vol. XIII

(l) -Cfr. n. 542. (2) -Del contenuto di questo telegramma fu data notizia a Parigi con t. 83(\, pari data. (3) -Cfr. n. 547. (4) -Le notizie contenute nella seconda parte di questo telegramma furono confidenzialmente comunicate « pour votre !nformation toute part!cul!è1·e • !l 22 ottobre a! rappresentanti a Berlino, Londra, Parigi e V!enna con t. 839 e a Costantlnopol! con t. 840.
550

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2278. Costantinopoli, 22 ottobre 1880, ore 9,30 (per. ore 11).

Je viens d'apprendre que le Sultan s'étant préalablement assuré auprès de Riza pacha qu'il pouvait le faire sans effusion de sang, lui a télégraphié de procéder à la remise régulière de Dulcigno dans le terme de quatre ou cinq jours (1).

551

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2285. Berlino, 23 ottobre 1880, ore 16,30 (per. ore 19,40).

Lord Russell ayant obtenu un congé a écrit à Bismarck pour exprimer le désir de le voir avant de se rendre en Angleterre et il a été invité à faire une course à Friedrichsruhe. Bismarck, en causant avec lui, s'est montré animé d'une entière confiance pour ce qui regarde la situation générale et le maintien de la paix, très satisfait de l'accord du Cabinet français avec Berlin et rassuré à l'égard de la France, désireux du maintien du concert européen et pret à s'associer en Orient à toute action diplomatique, mais non à suivre les autres puissances jusqu'aux coups de canon. L'Allemagne, dans ce dernier cas, laisserait faire et se tiendrait en dehors. Bismarck ne se montrerait nullement favorable après Dulcigno à mettre sur le tapis la question grecque. Je vous comunique confidentiellement ces impressions générales que Russell me dit avoir rapportées de son entretien avec Bismarck. Elles concordent avec le langage de Stirum. Ce dernier apprécie, camme il était dit dans votre télégramme du 21 (2), l'importance que Dulcigno so i t remis aux monténégrins et non simplement évacué. Il m'a dit que l'ambassadeur d'Allemagne à Constantinople avait reçu instructions d'appuyer les réclamations très énergiques que l'ambassadeur d'Autriche avait été chargé de faire auprès de la Porte au sujet du nouveau retard et des conditions dont on voulait faire dépendre cession de Dulcigno.

552

L'INCARICATO D'AFFARI m MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2291. Cettigne, 24 ottobre 1880, ore 13 (per. ore 18,10).

Le délégué ottoman vient de refuser catègoriquement projet de remise. Il a réduit terme de l'évacuation à huit j,ours après la signature de la con

vention. Il est parti ce matin du territoire monténégrin, disant qu'il allait demander instructions. En attendant des nouvelles informations confirment sérieux préparatifs de résistance. Le délégué ottoman a dit confidentiellement à l'ofHcier anglais assistant aux négociations que jamais la Turquie n'agirait contre les albanais occupant les montagnes de la Mazura qui sont la clef pour la prise de possession du district de Dulcigno et que non plus elle n'obligerait ses sujets albanais à évacuer le district. En récompense de leurs services, Cunedo bey chef de la résistance, a été fait... {l) et Riza pacha a été avancé au grade de général de division lui qui l'année passée était encore colone! (2).

(l) -Questo telegramma fu comunicato in pari data a Beriino, Londra, Parigi e Vienna con t. 839 e a Pletroburgo e Cettlgne con t. 841. (2) -Cfr. n. 547.
553

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Costantinopoli, 24 ottobre 1880.

Mille grazie per l'interessante tua ultima (3). La risposta che facesti è quella che mi aspettavo, e trovai giustissima l'osservazione che facesti riguardo all'inopportunità di legarci alla sorte di Gladstone che anche a me pare assai precaria. Del resto io credo che a quest'ora più non si pensa a Smirne, e non mi stupirebbe se gli illustri statisti britannici avessero compreso che una alleanza dell'Inghilterra colla Russia e magari coll'Italia contro la Turchia sarebbe stata un osso duro da far trangugiare alla nazione Inglese. In ogni caso noi non ci avressimo fatta che la figura di umilissimi servi in cerca di avventure. Sarei ora curioso di sapere cosa risposero i due Generali dell'Occidente (4). Ti unisco la copia della mia risposta (5) ché il telegramma (6) era breve e non dava che il riassunto di questa.

Delle mie osservazioni sull'opinione del Barone Haymerle riguardo alla nota fai benissimo a non farne uso. Però io te ne scrissi perché tu me ne avevi fatto menzione nella tua. Ed Haymerle autore di certe produzioni che ci fecero fermare come se fossimo tanti burattini, avrebbe potuto risparmiarsi la pena di criticare i nostri atti.

Ho letto con interesse e ti dirò anche con meraviglia la lettera del Dtritto (7). Chi avrebbe detto che, Ministro Cairoli, simili cose avrebbero potuto pubblicarsi nell'organo della Consulta? Del resto quella politica sai che fu quella del mio cuore da più anni ed in modo speciale nel 1878, e la seguii per quanto era possibile nella posizione nella quale mi trovavo. Ma sai tu chi ha scritto questa lettera? Se lo sai, mi faresti cosa gratissima dicendomelo anche in segreto. L'articolo della Rassegna settimanale invece è in tutt'altro

(-5) Cfr. n. 523.

senso, e_ non conforme ai nostri apprezzamenti. Mi fa più l'effetto d'un discorso da caffè di provincia che d'un ragionamento serio. Voglio dire l'articolo intitolato «l'incidente Montenegrino ~ n. 146. Ma già la Rassegna non è mai stata forte in politica estera. Ti mando la presente pel corriere inglese, pel quale mi puoi mandare quel che vuoi.

P. S. -Le notizie dal Montenegro sono deplorevoli, e questi Signori hanno ripetuto a Dulcigno l'istessa farsa che fecero a Tusi nel passato aprile. Per me tutte queste cose non mi stupiscono e le previdi. Scrissi fin da principio che la dimostrazione navale non avrebbe alcun effetto, dissi che Dulcigno non sarebbe dato, e Gladstone non volle credere. A Londra raccomandai a Granville d'intendersi sempre coll'Austria prima di prendere una determinazione se voleva conservare il Concerto Europeo. Seguì questa via per un pezzo, e poi mutò per l'infelice proposta di prendere Smirne. Ed ora che si farà? Suppongo non si parlerà più di Smirne, e probabilmente il Gabinetto inglese inviterà quelli che rifiutarono di andare a Smirne di formolare qualche altra proposta. La sola misura efficace sarebbe quella di mandare le flotte nel Bosforo innanzi a Jildiz Kiosque. Ma saranno i Governi di tale avviso? A me sembra che spira in Europa un'aura di pace la quale impedirà forse di adottare una linea di condotta che non sarebbe scevra di gravi pericoli. In ogni caso un fiasco diviso in sei, è un fiasco minore, tanto più che la parte maggiore tocca a quelli che da più mesi guidarono la politica ,d'Europa e fecero errori sopra errori, mentre gli altri li seguirono soprattutto per fargli piacere.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Ritrasmesso a Londra, Vienna e Costantinopoli con t. 843 del 25 ottobre. (3) -Del 16 ottobre, non pubblicata, con cui Rob!lant comunicava a Corti 11 n. 518. (4) -Per le r~sposte di Menabrea e Cialdini cfr. nn. 517 e 520. (6) -Cfr. n. 523, nota 2. (7) -In una l.p. del 16 ottobre, non pubblicata, Rob!lant aveva attirato l'attenzione di Corti su una lettera relativa alla politica estera pubblicata nel Diritto del 13 ottobre.
554

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2296/580. Londra, 25 ottobre 1880, ore 19,20 (per. ore 23).

Je reviens en ce moment du chàteau de Walmer où j'ai été faire visite à Granville. Voici les nouvelles que j'en rapporte qui confirment celles données par le dernier télégramme de V. E. du 25 (l) sur nouveaux obstacles qui surgissent pour la cession de Dulcigno. Le Cabinet anglais en vue de ces difficultés s'est adressé à Vienne pour connaitre opinion du Gouvernement austro-hongrois sur ce qu'il y aurait à faire si cette cession n'avait pas lieu. Haymerle s'est contenté de répondre qu'il fallait avant de prendre une décision attendre jusqu'au 27, jour où expire le délai fixé pour la remise de cette piace. Dans le cas où cession n'aurait pas lieu dans les conditions établies, Granville est d'avis qu'il faut laisser pour le moment question de Dulcigno et reprendre idée de s'emparer des douanes de Smyrne ainsi qu'il l'avait précédemment proposé. Il a fait prendre informations au sujet des torpilles que les tures, dit-on, ont placées dans ce port. Les officiers anglais

consultés à ce sujet ont répondu que cela ne les arrete pas et qu'il serait facile au besoin de se débarrasser de ces engins. Granville pense qu'il faudra avoir des soldats de marine ou quelque détachement d'infanterie pour occuper aussitòt la douane. Russie pretera dans cette opération son concours actif à l'Angleterre qui compte toujours sur celui de l'Italie, car si les puissances agissantes se réduisent à trois ou à deux seulement, il serait une victoire momentanée pour la Turquie et ouvrirait un nouveau champ à des complications dangereuses pour la paix du monde. L'Allemagne ne s'associera pas à la démonstration active mais a donné ordre à ses consuls de seconder, à Smyrne, les puissances agissantes. On pense qu'il en sera de meme de l'Autriche. On ne dit rien de positif à ce sujet en ce qui regarde la France. Dans le cas où Dulcigno serait remis dans les conditions voulues, il resterait encore à régler les autres questions sur lesquelles l'accord des puissances s'était établi et particulièrement celle des frontières de la Grèce. Camme c'est la France qui a pris l'initiative à cet égard et qu'elle a mis pour condition de son concours en faveur du Monténégro que la solution de la question grecque devra suivre celle de Dulcigno, Granville pense que c'est à la France elle-méme de proposer les moyens qu'elle juge aptes à atteindre le but qu'elle se propose en faveur de la Grèce. En attendant la flotte réunie devrait toujours rester sous les ordres de l'amiral Seymour, mais on devrait permettre aux divisions qui la composent de pouvoir s'éloigner les unes des autres. Cependant ces divisions devraient, selon leurs convenances, indiquer des ports de repère où l'an puisse leur envoyer les instructions nécessaires suivant le cas. Goschen raconte qu'il y a eu une scène violente entre le Sultan et Said pacha, que le Sultan aurait menacé de son pistolet. Mahmoud pacha serait intervenu pour apaiser l'orage. Granville s'est ému de la nouvelle infraction aux délibérations du congrès de Berlin que vient de commettre la Sublime Porte, en faisant appel aux porteurs de titres ottomans pour s'arranger directement avec eux, tandis ,que le protocole 28 annexé au traité de Berlin porte que cette question devrait étre traìtée par une commission spédale internationale. Granville à télégraphié à Goschen pour qu'il réclame exécution du traité. Il espère que des autres puissances en feront autant.

(l) Cf.r. n. 552, nota 2, p. 391.

555

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 846. Roma, 26 ottobre 1880, ore 23,15.

Durando mande (l) que le délégué ottoman écrit de Scutari que Riza pacha commence à adopter des mesures pour la cession pacifique de Dul

cigno, fixée au 28 courant. Prince de Monténégro se fera représenter par son cousin Bojo Petrovich et voudrait que la Porte donnàt instructions à Riza pacha d'aller traiter lui méme personnellement les conditions pour accélérer l'entente. Le prince m'a fait prier d'appuyer ce désir et j'ai autorisé le comte Corti à le faire (1). Le prince m'a aussi renouvelé la demande qu'un officier ,de la division navale assiste aux négociations et à la remise. L'amiral Fincati a par conséquent été chargé de désigner à cet effet un de ses officiers. L'Angleterre a désigné pour cela son délégué militaire. Les autres puissances !Probablement en feront autant. Nous ne pouvions pas suivre cet exemple, )Ilotre délégué n'étant plus au Monténégro depuis plusieurs mois.

(l) Con t. 2295 del 25 ottobre, non pubblicato.

556

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 847. Roma, 26 ottobre 1880, ore 23,50.

Je remercie V. E. pour son important télégramme en date d'hier (2), dont je me suis empressé d'envoyer copie à Sa Majesté et au président du conseil, qui revient à Rome après demain. J'ai donné instruction au comte Corti (l) d'appuyer les démarches que fera M. Goschen pour protester contre l'intention de la Porte de vouloir se soustraire au traité de Berlin, en faisant appel aux porteurs de titres ottomans dans le but de s'arranger directement avec eux.

557

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1938. Terapia, 26 ottobre 1880 (per. il 2 novembre).

Li 22 del presente seppi che il giorno innanzi, in seguito ad una lunga deliberazione seguita a Jildiz Kiosque in presenza di S. M. il Sultano, Said iPascià e Mahmoud Pascià, Sua Maestà aveva fatto tacere le esitazioni che ancora la travagliavano e, dopo avere direttamente interrogato Riza Pascià per telegrafo se era in grado di rimettere Dulcigno senza effusione di sangue e ricevutane risposta affermativa, Sua Maestà gli impartiva l'ordine di eselguire la cessione nel termine di quattro giorni. Questa notizia mi era mandata da Mahmoud Pascià, analogo ragguaglio era comunicato in pari tempo a' miei colleghi, epperò io credetti mio dovere di darne pronta contezza telegrafica all'E. V. (3). Se non che l'esperienza del passato e più ancora la nota

presenza delle bande albanesi sulle alture di Mazura m'inspiravano tuttavia gravi dubbi sui reali intendimenti del Governo Imperiale, od almeno sulla determinazione d'adottare le misure necessarie per la realizzazione di essi. 'E l'indomani vennero infatti a mia conoscenza dei dettagli sui negoziati di Cettigne i quali confermavano quei sospetti. Stimai quindi opportuno di trasferirmi senza indugio presso il Signor Ministro degli Affari Esteri, al quale domandai informazioni sulle istruzioni date a Riza Pascià in ordine all'esecuzione degli impegni assunti. Il linguaggio tenutomi da Assim Pascià in quella congiuntura fu vago, e non mi fece buona impressione. Dal mio canto citai le ragioni che militavano in favore dell'immediata soluzione della quistione ed esposi tutti i pericoli cui andrebbe incontro l'Impero se, anche questa volta, il Governo Ottomano mancasse alla sua parola. S. E. prestava benigna attenzione alle mie parole, ma io debbo esprimere all'E. V. il mio convincimento che le pratiche che noi facciamo presso questi Ministri non hanno alcuna efficacia. Il Ministro degli Affari Esteri non ha alcuna influenza. Il Primo Ministro fu sempre l'inspiratore della politica di resistenza. Tutto dipende dal Palazzo in cui gli improvvidi consigli trovano sempre favore. Converrebbe fal'e una dimostrazione collettiva ma perché essa avesse qualche effetto sarebbe mestieri che fosse accompagnata dalla dichiarazione delle conseguenze sarebbero per venire dalla persistenza nel rifiuto. Ora, questi Ambasciatori non sono d'accordo sul tenore di siffatte comunicazioni, il che non debbe recare meraviglia dal momento che i Gabinetti non sono d'accordo sl'lle misure a prendersi. Al punto in cui siamo non so neppure se si potrebbe far nuovamente balenare la minaccia della dimostrazione navale. Non dubito però che, innanzi ai fatti che l'E. V. si compiacque riferirmi pel suo pregiato telegramma di ieri (l), le Potenze procederanno ad un nuovo scambio d'idee, e mi auguro che esse riescano ad intendersi sulla linea di condotta a seguire.

Ho parimenti ricevuto il telegramma dell'E. V. del 23 corrente (2) pel quale le offro i miei più distinti ringraziamenti.

(l) -Con t. 844, pari data, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 554. (3) -Cfr. n. 550.
558

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 854. Roma, 29 ottobre 1880, ore 23,30.

Le comité exécutif de l'exposition qui doit avoir lieu l'année prochaine à Milan a pris la décision d'admettre le concours des exposants italiens non sujets du royaume qui différemment des nationaux devront nommer des représentants spéciaux. V. E. sait que d'abord le comité exécutif avait exprimé un avis contraire motivé aussi par la crainte d'un trop grand nombre de demandes auxquelles il aurait été impossible d'adhérer, vu l'exiguité des locaux. Mais comme jusqu'à présent il n'y a eu que huit demandes et que le temps

utile pour le concours doit expirer à la fin de novembre, le comité a cru pouvoir adopter la résolutlon susdite. Voici comment se classifient ces demandes: deux sont parvenues de Nice, trois de la Suisse, deux du Trentin et une de Trieste. Cette dernière est formulée par un M. Stella, natif d'Udine. Un des deux exposants du Trentin est le propriétaire des sources de Pejo qui a un.. dépòt dans toutes l es villes principales d'Italie. Cette exposition en -outre a un caractère purement industrie!, sans aucune signification politique; elle est due uniquement à l'initiative municipale et le Gouvernement n'y prend aucune espèce d'ingérence. Le comité enfin est composé par tout ce qu'il y a de plus conservateur à Milan et de plus hostile au mouvement irrédentiste. Le comte Wimpffen est venu me parler de cette affaire à la suite d'un rapport sans doute exagéré de son consul à Milan. L'ambassadeur austro-hongrois m'a dit que, quoiqu'il n'eut aucun ordre de son Gouvernement, celui-ci, comme V. E. le prévoyait par son télégramme du 4 courant (l), n'aurait pas manqué de voir dans cet incident quelque chose de menaçant pour les relations des deux pays. J'ai répondu franchement au comte Wimpffen qu'il fallai't avoir bien de la petitesse pour accorder de l'importance à une pareille question dont on a à chaque instant des exemples à des expositions régionales et nationales, comme par exemple celle oenologique qui a eu lieu à Rome l'année passée. En conclusion j'ai déclaré au comte Wimpffen que s'il désirait de cultiver les bons rapports entre les deux pays aussi vivement que je le désire moi-m~me, il aurait du s'efforcer de dissiper à Vienne les appréhensions qui auraient pu naitre et que rien ne saurait justifier. Mon ministère est accusé aujourd'hui par l'opposition et surtout par Garibaldi d'avoir pour l'Autriche une déférence qui irait jusqu'à faire soupçonner l'intention d'entrer dans une alliance avec elle. Je vo.udrais donc poser la question au baron Haymerle s'il croit que le moment soit bien choisi pour demander au Gouvernement italien de sortir de ses attributions avec la certitude qu'au lieu d'aplanir une difficulté on souleverait une véritable agitation. Je ne doute pas que

V. E. avec les détails que je lui fournis ne sache écarter de l'esprit du baron de Haymerle l'inquiétude et les soupçons que des communications d'agents trop zP.lés y ont fait naitre.

(1) -Cfr. n. 552, nota 2, p. 391. (2) -Cfr. n. 549, nota 4.
559

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. RR. 989. Roma, 29 ottobre 1880.

Mi pregio trasmettere qui unito all'E. V. copia di tre rapporti della R. Legazione in Tunisi, di date recenti, e relativi alle cose di quella Reggenza (2). Come Ella rileverà di leggieri, il crescente prevalere della influenza francese colà è tale un grave fatto da richiamare anche l'attenzione delle altre

{2) R. 253 del 6 ottobre e R 257 del 19 ottobre. non pubblicat.L Il terzo rapporto non è stato identificato.

nazioni che, come l'Inglese, sono interessate a non permettere che il Governo tunisino sia lasciato addirittura in balia della Francia. A questo proposito non posso tacere alla E. V. che a noi reca meraviglia come il Console britannico presso il Bey non abbia peranco riferito al proprio governo quanto sia deplorevole lo stato di cose che deriva dalla sconfinata ingerenza francese negli affari di Tunisi.

Comprendo appieno quanto questo soggetto sia delicato. Ma ciò non pertanto ho dovuto farne cenno a V. E. per sua norma. Che il Governo britannico non si renda abbastanza ragione della piega pericolosa che assume la situazione a Tunisi è purtroppo evidente; io credo però che, anche fatta astrazione dalla cordialità dei rapporti esistenti fra l'Italia e l'Inghilterra, il Governo della Regina abbia un interesse proprio e diretto a non farsi illusione sulle conseguenze funeste che potranno produrre in un non lontano avvenire le vedute ambiziose della Francia.

Sarebbe ormai tempo che l'Europa se ne persuadesse e procurasse di porvi riparo.

(l) T. 2197, non pubblicato.

560

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 855. Roma, 30 ottobre 1880, ore 14,16.

Zerboni communique des nouvelles très peu rassurantes (1). Le 26, Riza pacha s'étant dirigé vers Dulcigno avec deux mille hommes et quelques canons, les insurgés qui occupent cette ville auraient menacé de faire feu s'il osait approcher et l'auraient ensuite suppiié de se retirer afin d'éviter effusion de sang. Riza aurait donné ordre aux siens de se retirer. On a communiqué aux consulats une déclaration envoyée par le comité de défense de Dulcigno dans laquelle on dit qu'on serait résolu de se battre avec les monténégrins aussi bien qu'avec les tures. Les insurgés auraient occupé le pont de Saint Georges abandonné par les réguliers. Grand nombre d'lÌommes armés serait parti pour Dulcigno de Scutari et des montagnes voisines. L'amiral Fincati dans un rapport au ministre de la marine exprime l'avis qu'à en juger par l'attitude de la Porte, elle n'aurait pas du tout l'intention de céder Dulcigno. Cet état des choses me préoccupe vivement et je renouvelle mes instances auprès de V. E. au sujet de la pression continuelle qu'il faut exercer sur la Porte. Je voudrais savoir s'il est exact que Riza pacha soit remplacé par Dervisch pacha, et j'aime à croire que cette disposition ne soit pas seulement une des manoeuvres habituelles pour gagner du temps. Camme presque toutes les puissances chargeront probablement leurs commissaires de délimitation d'assister à la remise de Dulcigno, nous avons donné ordre au colonel Ottolenghi de se rendre à Cettigne dans ce but.

(l) Con t. 2307 del 27 ottobre, non pubbl!cato.

561

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. R. 991. Roma, 30 ottobre 1880.

È insorto ultimamente un incidente che bramo portare a notizia di V. E., non solo per conoscere il suo parere, ma anche per indagare quale impressione i fatti che sto per narrare produrrebbero sul Governo inglese.

Nel mese di agosto scorso il R. Governo avendo deciso, come V. E. sa, di avere in qualche modo un regio funzionario in Assab, doveva anche preoccuparsi della sua posizione rispetto ai Sultani Danakil nostri vicini. Per conseguenza rivolgeva al cavalier Frigerio, comandante la nostra stazione navale, una comunicazione colla quale egli veniva autorizzato a dichiarare ai medesimi che l'amicizia e l'appoggio del Governo italiano sarebbero a loro concessi, sempreché prendessero impegno di non vendere a stranieri, o direttamente o indirettamente, le loro terre, senza il consenso del Governo italiano.

Desiderando che V. E. sia esattamente informata di ciò che si riferisce a siffatta questione, Le acchiudo copia di due rapporti testé pervenutimi dal precitato comandante (1).

Come Ella rileverà da quei documenti, il capitano Frigerio aderendo alle istanze del Sultano Béréhan, che mostravasi animato dalle migliori disposizioni a nostro riguardo, consenti che dal prof. Sapeto, a nome della Società Rubattino, venisse stipulata una convenzione, mercé la quale quel capo indigeno offre la propria sottomissione a S. M. il Re d'Italia, dichiarandosi suo vassallo, e chiede il protettorato del Governo italiano.

Dagli stessi documenti Ella scorgerà pure come il Comandante dell'« Ettore Fieramosca~ sia stato spinto ad una tale determinazione dai tentativi palesi delle autorità britanniche di Aden di acquistare terreni nelle adiacenze dei possedimenti italiani, e dalla minaccia del Governo egiziano di costringere colla forza il Sultano Béréhan ad innalzare bandiera egiziana.

Lgnorando queste circostanze allorché fui informato per telegrafo della stipulazione di una convenzione allo scopo predetto (2), non potei a meno di manifestare al comandante Frigerio la mia sorpresa che egli avesse potuto addivenire ad un atto di tanta importanza, senza la previa autorizzazione del

R. Governo, invitandolo intanto a tener segreto il fatto, fino a che dalla lettura della Convenzione si potesse conoscere precisamente quali obbligazioni avrebbe assunto il Governo (3). Con successivo telegramma (4) raccomandavo di non autorizzare il Sultano Béréhan ad alzare la bandiera italiana, ma di limitarsi ad impedire, in attesa di nuove istruzioni, che dal Governo egiziano gli fosse recata molestia.

Nel giustificare la sua condotta, quell'egregio ufficiale fa rilevare nei suoi rapporti, in primo luogo, come egli non abbia in nulla menomata la

libertà d'azione del R. Governo, il qt:ale ha piena facoltà di approvare o no una convenzione che si riduce ad una semplice promessa del prof. Sapeto di appoggiare il desiderio del Sultano. In secondo luogo, come fosse quello il solo mezzo di impedire che gli estesi ed importanti poss·edimenti di quel capo situati nella immediata vicinanza di Assab, cadessero in mano di chi aspira a stringere la nostra colonia in una cerchia talmente ristretta, da impedirne ogni ulteriore sviluppo.

Queste considerazioni hanno certamente non lieve valore e spiegano i motivi che ispirarono la condotta del Comandante la nostra stazione. Per altro non giova dissimularsi che si tratta di prendere una decisione importante. Da un lato non possiamo non preoccupare! delle conseguenze che potrebbe avere per noi la concessione di siffatto protettorato, ma a questo riguardo non conviene neppure dimenticare che il Sultano Béréhan è perfettamente indipendente, che il Governo egiziano dalla parte di terra non potrebbe mai minacciarlo mentre è poi anche assai dubbio che sul serio lo voglia fare dal lato del mare. Gli obblighi dunque che assumerebbe il Governo italiano sarebbero piuttosto morali e basterebbe forse a sostenerli la presenza del nostro stazionario in certe date circostanze. Sarebbe inoltre questione di pagare un'annualità che, secondo un altro rapporto del comandante Fri.gerio, il quale proponeva di sussidiare anche varii capi indigeni circonvicini, non oltrepasserebbe 600 talleri. Ciò che però maggiormente deve preoccupare il Governo è, come dissi, l'impressione che un simile atto, per avventura desterebbe nel Governo inglese. Sarebbe, infatti, ben doloroso se questi fosse per adombrarsene.

Ciò non pertanto V. E. più d'ogni altro comprenderà quanto in questo momento possa esser grave per noi, per l'avvenire della nostra colonia, il respingere l'amicizia di un capo indigeno come il Sultano Béréhan, le cui possessioni sono immediatamente finitime alle nostre e la cui influenza ci potrà essere utilissima.

D'altronde perché si adombrerebbe il Governo inglese? Lo scopo pacifico e puramente commerciale che abbiamo in mira, non ha bisogno di ricevere qui maggiori assicurazioni e V. E. osserverà qualmente nel progetto di convenzione si sia data una grande importanza alla so•ppressione della tratta degli schiavi, questione che sì eminentemente interessa l'Inghilterra.

Per noi il momento è decisivo. Le circostanze sono propizie. Potrebbe essere fatale il non approfittarne.

Avendo però molto a cuore di evitare qualunque cosa che possa offendere la suscettibilità inglese per il desiderio che sinceramente abbiamo di coltivare sempre più le nostre amichevoli relazioni col Governo della Regina, prima di prendere una determinazione rispetto al protettorato in discorso, gradirò moltissimo l'opinione dell'E. V.

Siccome urge mandare istruzioni al comandante Frigerio, la risposta di

V. E. giungendomi per telegrafo, soddisferebbe anche al bisogno che esiste di adottare senz'altro una risoluzione (1).

(l) Cfr. L'Italia in Africa. vol. cit., pp. 137-142.

(2) -lbid., p. 136. (3) -Cfr. n. 488. (4) -T. 804 del 14 ottobre, non pubblicato.

(l) Per la risposta n. 565.

562

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE S. N. Pietroburgo, 30 ottobre 1880 (per. il 17 novembre).

Col rappO'rto della Serie Politica S. N. in data del 6 settembre -25 agosto p.p. (l) S. E. il Cav. Nigra informò V. E. che il Barone Jomini, per ordine dell'Imperatore Alessandro, stava preparando una risposta ai due articoli pubblicati nel mese di giugno scorso dalla Nouvelle Revue sulla guerra Russo-Turca. Questa risposta dopo essere stata dal Barone Jomini sottomessa all'Imperatore, che vi ha fatto dei mutamenti mitigandone, dicesi, varie considerazioni, venne infatti inserita nell'ultimo fascicolo della suddetta rivista parigina del 15 ottobre corrente. Il Governo russo ha ottenuto, secondo mi si riferisce che la Nouvelle Revue termini qui questa polemica, rifiutandosi di pubblicare qualsiasi controrisposta.

L'articolo del Barone Jomini, sotto un anonimo da tutti conosciuto, è rivestito di quello stile valente che contrassegna la penna di quest'uomo di Stato. Contiene però qualche asserzione che può parere alquanto dubbia, come la seguente: che se all'ultima guerra d'Oriente la Russia fu trascinata dalla volontà popolare, lo si deve al fatto che a questa i governi assoluti sono meno degli altri in grado di opporsi, perché il Sovrano, solo responsabile, vi è intimamente collegato col popolo, del quale, più dei monarchi costituzionali, ode la voce.

L'autore degli articoli a cui replica il Barone Jomini erasi prefisso di censurare vivamente l'Imperatore e il suo Governo, d'innalzare le qualità, e specialmente le militari, del Granduca Nicola, e di fare a questo riguardo delle rivelazioni dei fatti da produrre nel pubblico una specie di «scandalo»; e vi è riuscito.

La confutazione del Barone Jomini era quindi aspettata con ansietà, ma invece, moderatissima nelle allusioni personali, non contrappone altri fatti, poco dice sulle critiche per la parte militare, e difende l'Imperato're da ingiusti attacchi più con semplici parole rispettose, che con argomenti. Sicché per questa parte l'aspettazione pubblica è stata, può dirsi, delusa; ed a molti appare che forse sarebbe stato miglior consiglio il non replicare affatto.

Invece la risposta si dilunga sulla parte diplomatica, e sopratutto nei paragrafi della fine, discorre in genere sulla politica russa. Accenna con parole di lode al progetto, a cui si pensò nel tempo molto seriamente di occupare arditamente Costantinopoli ed ivi di convocare quindi a congresso le potenze europee, anziché fare la pace separata di Santo Stefano. Critica l'opera del Congresso di Berlino che chiama «un replatrage défectueux ~ ed accusa vivamente le altre potenze di non avere, per meschini motivi, edificato un'opera duratura, né risoluta definitivamente la questione d'Oriente. Potevasi nel 1878, dice l'articolo, profittando delle vittorie russe, operare la sepa

razione delle razze e degli interessi nella penisola dei Balcani, e ridurre la Porta ad essere solo guardiana dei Dardanelli. Invece alla gelosia degli altri stati verso la Russia si sono sacrificati il bene della civiltà, dell'umanità e della pace avvenire. Ed oggi stesso l'Europa subisce le conseguenze di siffatta politica.

Conoscendosi da tutti l'origine ufficiale di questo articolo, è innegabile il valore di tali dichiarazioni. Ciò nonostante i giornali occidentali poco ne parlano, e non sembra che abbia fatto molta impressione all'estero. A Berlino ed a Vienna però è tacciato d'imprudente e si giudica come meno conveniente che il Governo russo abbia scelto per fare ciò che sembra ad alcuni una specie quasi di programma, la Nouvelle Revue diretta da Madame Adam. In specie vanno notati due articoli di critica nella National Zeitung di Berlino del 21 e del 23 ottobre, i quali so essere stati subito qui dall'apposito ufficio governativo tradotti e mandati all'Imperatore a Livadia.

Spedisco all'E. V., stante la sua natura riservata, questo rapporto per corriere...

(l) Cfr. n. 444.

563

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2316. Vienna, 31 ottobre 1880, ore 16,40 (per. ore 18).

Je connais trop les tendances qui daminent ici à J'e,gard de l'Italie et la volanté bien arrétée du Gauvernement impérial de couper court, caute que coiìte, à nas aspirations à Trente et Trieste pour ne pas étre persuadé que l'incident relatif à l'expositian de Milan (l) aura canséquences graves pour les relatians des deux pays. Je suis convaincu que taute discussian à ce sujet ne paurra qu'aggraver la chase et camme je ne crais pas que le Gauvernement du Rai ait intentian de provaquer une rupture que le Gauvernement impérial pourrait fart bien trouver de son gout, je m'abstiendrai d'abord, moi, des ex;plications à ce sujet avec Haymerle; et s'il me parle, lui, de c.et incident, je m'efforcerai avant tout de lui enlever toute importance, mettant en évidence que dans un pays camme le nòtre, le Gouvernement n'a aucune ingérence sur une entreprise purement industrielle et due uniquement à l'entreprise d'un municipe. Si mes raisonnements ne le persuaderont pas, ce qui est plus que probable, je lui ferai connaitre, sans lui laisser de doute à ce sujet, que le Gauvernement du Rai désire très vivement entretenir les meilleures relatians avec l'Autriche, mais qu'il n'entend point aller à cet effet jusqu'à lui faire des concessians sur le terrain intérieur, d'autant plus que celles-ci auraient pour conséquence de soulever une agitation dont les suites, dans les circonstances présentes, paurraient très fàcheusement influer sur les

relations ultérieures des deux Etats. Il est du reste évident que je réglerai mon langage d'après le sien, mais il ne faut pas se dissimuler que l'affaire n'en restera pas là, d'autant plus que la résolution prise par le comité de l'exposition sera féconde d'autres incidents successifs.

(l) Cfr. n. 558.

564

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 865. Roma, 4 novembre 1880, ore 15.

Je m'associe entièrement aux vues que V. E. exprime au sujet de l'incident de Milan, dans son télégramme du 31 octobre (l) et j'approuve le langage qu'elle se propose de tenir, le cas échéant, au baron Haymerle. Celui-ci m'a fait communiquer par Wimpffen un télégramme affirmant que les sujets étrangers ne peuvent, d'après la coutume générale, étlre admis aux expositions nationales, !>Oit officiel1es, soit privées, que par l'entremise de leurs Gouvernements respectifs. Dans le cas actuel le Gouvernement austro-hongrois ne saurait autoriser la participation à l'exposition de Milan de ses sujets qui parlent la langue italienne. Le télégramme te>rmine en exprimant l'espoir que le Gouvernement du Roi saura faire respecter par le comité de Milan la règle que dessus. Nous ne voulons pas engager sur cette affaire une discussion avec le Gouvernement austro-hongrois. Nous nous sommes cependant efforcés de mettre le comte de Wimpffen en mesure de donner à son Gouvernement une idée bien claire de l'état de la question. Il y a, d'une part, la volonté bien arrétée de l'immense majorité, parmi nos classes dirigeantes, de maintenir avec l'AutricheHongrie les rapports les plus amicaux et intimes. Il y a, d'autre part, dans notre législation elle-méme, une situation de faveur, consacrée au profit des étrangers appartenant à plusieurs Etats qui ont avec nos populations une communauté de langue; cet te situation privilégiée qui n'a absolument rien à faire avec la politique, n'a rien dont les Etats dont il s'agit aient à se préoccuper, car on ne peut pas sérieusement nous attribuer l'intention de nous mettre mal avec l'Autriche-Hongrie, avec la France, avec la Suisse et avec l'Angleterre. Cette double considération doit, ce nous semble, suffire à caractériser l'incident actuel et à lui enlever toute apparence de gravité. Ceci n'empéche cependant pas que nous n'employons nos bons offices auprès du comité de Milan alfin que celui-ci s'abstienne de tout ce qui pourrait blesser la susceptibilité d'un Etat voisin et ami. Mais il ne faut pas nous demander ce que la loi ne nous autoriserait point à faire vis-à-vis d'une entreprise particulière et soustraite à tout contròle gouvernemental, ni compromettre l'efficacité de nos bons offices par une pression dont le résultat serait diamétralement opposé, en ce moment surtout, aux voeux des deux Gouvernements. J'ai parlé en ce sens

au comte Wimpffen et les mémes choses lui ont été répétées par M. Depretis, avec qui il a eu avant-hier un entretien. M. Depretis a surtout accentué l'impossibilité absolue où il se trouve de faire ce qui ne lui serait consenti par aucune loi du pays.

(l) Cfr. n. 563.

565

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2337/584. Londra, 6 novembre 1880, ore 20,10 (per. ore 24).

J'ai lu avec la plus grande attention l'importante dépéche de V. E. en date du 30 octobre dernier, n. 991 (1), ainsi que l'intéressant rapport du commandant Frigerio, relatif à la situation actuelle de l'établissement d'Assab et à la convention conclue entre le prof. Sapeto, au nom de la société Rubattino et le sultan Berehan, en vertu de laquelle ce dernier se déclare vassal du Rol d'Italie pour son territoir,e contigu à celui d'Assab et demande entre autres conditions de pouvoir arborer drapeau italien. La dépéche de V. E. expose avec lucidité les avantages que présente cette convention, destinée à mettre un frein aux convoitises des anglais qui cherchent à occuper le territoire du sultan Berehan, ce qui serait funeste à notre établissement d'Assab. En outre cette convention mettrait probablement fin aux menaces faites par l'Egypte au sultan Berehan pour le contraindre à reconnaitre la souveraineté du Khedive. Mais d'autre part V. E. ne se dissimule pas les dangers d'une telle prise de possession qui pourrait nous susciter des difficultés avec l'Angleterre. V. E. m'ayant demandé mon avis sur cette question, voici quelle serait mon opinion, autant que je puis me la former, n'ayant pas une connaissance exacte des localités ni de l'extension du territoire concédé à la société Rubattino. Je considère la substance de la convention comme bonne en elle-méme et propre à garantir notre nouvel établissement. Reste à examiner la forme de cette convention. Le titre de vassal du Roi d'Italie que prendrait le Sultan Berehan, l'autorisation qu'aurait celui-ci de hisser le drapeau italien trancheraient par cela méme la questlon de souveraineté du territoire de Berehan, tandis que le Gouvernement du Roi l'a prudemment laissée, pour le moment, indécise pour le territoire d'Assab, où il se contente d'exercer les attributions souveraines dans l'intérét de l'ordre public. Je pense donc qu'il faudrait adopter une semblable réserve et tourner la convention d'une autre manière.

Si nous pouvions devenir propriétaires de tout le territoire de Berehan, la question serait implicitement résolue, si, comme celui d'Assab, le sultan Berehan nous cédait ses droits de souveraineté; mais l'acquisition de ce territoire étant chose impossible ou au moins fort dispendieuse, il faudrait au moins obtenir du sultan un droit de prélation sur tout son territoire à des prix préalablement fixés par unité de surface de terrain à acquérir. Il faudrait en outre acheter dès à présent un droit de co-propriété, qui pourrait se borner

à celui de parcours. Ces deux droits nous donneraient celui d'exercer notre protectorat et suffiraient pour écarter !es concurrents étrangers. Reste la question du drapeau, auquel le sultan semble beaucoup tenir. Comme nous nous proposons de concourir à réprimer la traite des esclaves, on pourrait, pour ce motif, établir un poste militaire d'observation sur un point de la còte du territoire de Berehan, par exemple à Ras Denneirah et là y élever au besoin notre drapeau.

Ce poste militaire devrait avoir à sa disposition une barque à vapeur munie d'une mitrailleuse ou d'un petit canon de campagne. Ce poste institué dans le but de la suppression de la traite des esclaves ne permettrait pas à l'Angleterre d'élever des objections plausibles. D'autre part il n'est pas probable que l'Egypte voudrait tenter de s'emparer par la force d'un te! établissement. Il faudrait relier ce poste d'Assab par un fil télégraphique, si c'est possible, et il pourrait etre considéré comme complément de ce territoire. Il serait, du reste, utile, de consulter !es conventions analogues qu'ont fait !es anglais, au moy.en desquelles ils ont occupé plusieurs territoires sous prétexte de réprimer la traite des esclaves. Quant au titre de vassal que voudrait prendre le sultan Berehan, peut-etre devrait-il se contenter de celui de protégé. Tout cela exigera que.lques dépenses, mais elles sont indispensables si nous voulons maintenir notre position dans la mer Rouge. Je pense qu'il serait inopportun d'informer le Foreign Office de ce projet avant d'avoir sanctionné la convention.

(l) Cfr. n. 561.

566

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2342/585. Londra, 8 novembre 1880, ore 18,50 (per. ore 22,55).

Dans l'entretlen que j'ai eu aujourd'hui avec Granville qui est de retour à Londres depuis hier, je lui ai rappelé que l'Italie avait jusqu'ici été fidèle à son accord avec l'Angleterre dans la question turco-monténégrine et voulait maintenir cet accord mais que toutefois il était nature! que le Gouvernement du Roi désire connaitre !es intentions ultérieures de la Reine au sujet de Dulcigno, du projet de démonstration à Smyrne, ainsi qu'au sujet de la Grèce. Le noble lord m'a répondu qu'il se réservait de conférer à ce sujet avec Gladstone et ses autres collègues. Il m'a en méme temps invité à le revoir mercredi ou jeudi prochain. En attendant il m'a dit que les nouvelles qu'il recevait relativement à Dulcigno étaient contradictoires et qu'il attendait que cette question fiìt vidée d'une façon ou de l'autre pour donner à Goschen des instructions définitives au sujet de la dette turque, d'autant plus que toutes !es Puissances n'ont pas encore répondu à l'interpellation qui leur a été adressée à cet égard.

567

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI. ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

D. 822. Roma, 9 novembre 1880.

Con dispaccio dell'8 giugno scorso, n. 710 (1), trasmisi al Barone Marochetti, che reggeva allora codesta Ambasciata, una memoria nella quale era riassunta in forma completa la questione relativa al filo telegrafico diretto che, per assecondare le vive ed insistenti sollecitazioni della nostra colonia nella Tunisia vorremmo stabilire tra la Sicilia e la capitale della Reggenza. Rispondeva il Barone Marochetti con rapporto 15 giugno scorso n. 637 (2), e mi riferiva di aver consegnato quel documento al Ministro degli affari esteri, il quale aveva espresso il desiderio di esaminarlo prima di impegnarsi con noi in una discussione, e aveva anche assicurato che, quando pure non si fosse trovato d'accordo sul fondo della questione, la sua risposta sarebbe sempre stata amichevole per l'Italia.

Da quel tempo in poi il Governo francese non ci fece più pervenire comunicazione alcuna intorno al presente argomento. Dal canto nostro abbiamo stimato far cosa conforme ai riguardi dovuti a nazione amica astenendoci dal rinnovare le nostre premure presso il C'roverno tunisino, tanto più che questo, in una sua ultima nota in data 8 giugno, smessa ogni reticenza di linguaggio, e rinunciando a schermirsi, secondochè Jn addietro aveva fatto, con più o meno speciosi pretesti, aveva nettamente confessato che la sua riluttanza traeva essenzialmente la sua ragione d'essere d.1 una protesta presentata dal Console di Francia, e dal suo stesso convincimento che gli impegni contratti verso il Governo francese gli vietassero dl concedere ad altra Potenza una linea telegrafica entro il territorio della Reggenza.

La situazione mi sembra oggi notevolmente modificata in confronto di quella nella quale si scambiarono, nella decorsa primavera, col Gabinetto di Parigi le pr,ime spiegazioni circa questo argomento. Il Governo della Repubblica, segnatamente dappoichè il portafoglio degli affari esteri fu assunto dal Signor Barthélemy de Saint Hilaire, non solo ci fu largo di ogni più cordiale dichiarazione di benevolenza, ma si mostrò, per più indizii, proclice a cercare con noi i tevmini di un soddisfacente componimento anche per le cose tunisine, che avevano suscitato fra i due Gabir:etti i più acer::i contrasti. La impressione che un accordo siasi fatto possibile si è siffattamente insinuata negli animi, che già corse voce, a Tunisi, essere state superate le difficoltà che avevano impedito lo stabilimento del teLegrafo italiano; e l'ottimismo della notizia, purtroppo non ancor conforme alla realtà dei fatti, crea per il R. Governo (ben lo comprende V. E.) sopratutto alla vigilia della riapertura delle Camere, la più delicata e spinosa delle posizioni.

Forse l'E. V., in presenza di questo nuovo stato di cose, sarà meco consenziente nell'opinione che abbia cessato d'essere inopportuna, secondochè parec

31 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

chi mesi or sono entrambi stimavamo, la ripresa del negoziato, presso codesto Gabinetto, per giungere ad una favorevole soluzione che ci permetta di ripresentare a Tunisi la nostra domanda con lusinga di un felice risultato. Se veramente tale fosse il pensiero di Lei, io La pregherei di voler iniziare senza indugio acconci uffici presso codesto Signor Ministro degli affari esteri. La memoria annessa al dispaccio dell'8 giugno fornisce ogni più desiderabile evidenza di argomentazione da parte nostra, e mi sembra che l'animo benevolo del Signor de Saint Hilaire dovrebbe facilmente piegarsi alle ragioni nostre. Però, quando pure la questione, che a noi apparisce così chiara, tale interamente non riuscisse agli occhi dell'eminente uomo di Stato, bramerei che V. E. richiamasse l'attenzione sua sopra queste due considerazioni che, all'infuori del terreno strettamente giuridico, dovrebbero essere, a mio avviso, indubbiamente efficaci e decisive: essere poco meno che assurdo parlare di concorrenza a danno dell'attuale rete telegrafica, mentre, ridotta la concorrenza al transito terrestre (il cordone sottomarino non ci è contrastato), lo scapito eventuale, in ragione del movimento attuale di telegrammi tra l'Italia e Tunisi, a mala pena sarebbe di poche diecine annue di lire; non essere conveniente, per la Francia, di opporsi all'effettuazione di un progetto che, in se stesso considerato, mira a soddisfare cosi onesto e legittimo desiderio, qual è quello di

una diretta corrispondenza telegrafica fra l'Italia e la Tunisia.

Noi non pretendiamo che il Governo francese formalmente confessi non fondata la sua anteriore opposizione, o rinunci esplicitamente ai diritti che esso afferma spettargli in virtù della Convenzione del 1861. A noi basta che codesto Gabinetto faccia a questo riguardo atto di amicizia e, lasciando comprendere al Bey la sua intenzione di non persistere ulteriormente nelle antiche proteste, ci ponga in grado di ripigliare con Sua Altezza e di condurre a rapida conclusione la pratica da più mesi interrotta.

Nella fiducia di avere, in V. E., un efficace interpret2 di questi miei pensieri, e con la speranza che la risposta mi possa giungere sollecita...

(l) -Cfr. n. 161. (2) -Non pubblicato.
568

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 985/738. Londra, 9 novembre 1880 (per. il 13).

Io colsi l'opportunità del colloquio ch'io ebbi col Conte Granville per portare la di lui attenzione sullo stato attuale della Tunisia quale risulta dal Dispaccio di V. E. del 29 Ottobre ultimo (1), e dai rapporti annessi del

R. Agente a Tunisi.

Non mancai d'insistere sulla necessità di tutelare i numerosi interessi europei impegnati nella Reggenza, di esercitare, di concerto colle potenze interessate, un'ingerenza più attiva e più efficace nell'amministrazione di quel paese affine di rimediare ai disordini dei quali l'attuale Primo Ministro del Bardo

è principalmente accagionato, e che ~iè1iranno per tornare a vantaggio della preponderanza di una delle potenze che tende evidentemente a dominarvi esclusivamente.

Il nobile Lord prese nota delle mie osservazioni e mi promise di raccogliere le .informazioni necessarie per accertare lo stato delle cose, e vedere quindi in qual modo ed in quale misura sarà d'uopo provvedere.

(l) Cfr. n. 559.

569

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2683. Berlino, 10 novembre 1880 (per. il 17).

Non ho mancato in ogni incontro di informarmi presso il conte di Limburg-Stirum se al Gabinetto di Berlino era per avventura giunta qualche indicazione sull'andamento delle cose al riguardo di Dulcigno. Ma, dacché ebbi a spedire gli ultimi telegrammi di data già remota, non venne a mia notizia nulla che meritasse di essere comunicato a V. E. Il Gabinetto di Berlino aspetta senza troppa inquietudine, in apparenza almeno, che le costanti tergiversazioni della Porta abbiano termine in modo qualsiasi.

L'Ambasciatore tedesco a Costantinopoli telegrafava ieri che il Sultano gli aveva espressa la fiducia di veder appianate entro due giorni tutte le difficoltà le quali ritardarono sinora la cessione di Dulcigno. Questo mio collega britannico aveva egli pure notizia di una dichiarazione consimile fatta da Sua Maestà Imperiale all'Ambasciatore d'Inghilterra. Però il signor Goschen aveva riportato dal suo colloquio l'impressione che mai il Sultano non avrebbe in nessun caso dato l'ordine di far uso delle armi contro gli Albanesi. Se, come pare, questi ultimi sono risoluti a non cedere, è difficile pertanto di prevedere una prossima soluzione della quistione.

L'inazione delle potenze che adoperarono invano le minacce, si ebbero solenni ed inutili promesse, ed assistono ora impassibili ad una simile situazione di cose, è di cattivo augurio per la esecuzione di altre clausole del trattato, e voti del Congresso di Berlino, che attendono tuttora il loro compimento. Essa è il risultato evidente dello screzio che si è manifestato fra le potenze, quantunque queste si dimostrino tutte ugualmente gelose del mantenimento di un concerto limitato in ogni eventualità ad una pura azione diplomatica. E l'attitudine della Turchia prova abbastann quanta sia la efficacia di una siffatta azione.

Se, come non dubito, è esatto quanto disse alle Delegazioni il barone di Haymerle, esistere cioè un completo accordo fra l'Austria-Ungheria e la Germania rispetto alle cose d'Oriente, le dichiarazioni del Ministro austro-ungherese valgono a chiarire anche le intenzioni del Governo tedesco che, fedele alla massima di una somma riservatezza, si astiene dall'entrare nei particolari del suo programma. Risulta dalle spiegazioni fornite dal barone di Haymerle che nessuna potenza deve acquistare una influenza preponderante nella penisola dei Balcani, che è desiderevole un certo equilibrio di forze fra quelle prov.incie,

e che l'Austria-Ungheria deve per qu::-.nto possibile favorirlo, che a tal punto di vista giova tener conto della missione che spetta e fu riconosciuta all'elemento greco, e che col tempo si dovrà, daccanto allo slavo ed al greco, dare il dovuto posto all'elemento albanese. Il barone di Haymerle sarebbe d'accordo con il Gabinetto di Berlino, oltre ai punti suddetti, anche nel pensare che tanto il Trattato come la Conferenza di Berlino non impongono alle Potenze l'obbligo di ricorrere a mezzi di coercizione per ottenere l'adempimento di quelle stipulazioni: i protocolli del congresso e gli atti della conferenza, pur conservando il loro valore, avrebbero il carattere di un tentativo di mediazione e di un consiglio.

La affermazione del barone di Haymerle del perfetto accordo stabilitosi fra i Gabinetti di Berlino e di Vienna, merita di essere tenuta in molto conto. Feci allusione a ciò discorrendo con il conte di Limburg-Stirum, ed osservai che credevo di non andare errato accettando come esatte, per quanto riguarda anche la Germania, le cose dette dal Ministro austro-ungherese. Il conte di Stirum si astenne dall'approvare o dal contestare siffatto giudizio, ma ritengo che esso è fondato. Ne sarebbero prove, se non altro i commenti che fecero questi giornali, considerati come più o meno ufficiosi, del discorso pronunziato dal Ministro austro-ungherese e dei documenti che furono pubblicati nel Libro Rosso. Si rileva pure da tutto ciò che l'Austria-Ungheria può fare assegnamento sull'appoggio della Germania quando sia per accadere che qualche vicino voglia adottare una attitudine diversa dalla sua e quando al Governo austro-ungherese si imponga il dovere di tutelare gli interessi di stato dell'Impero.

Nel segnar ricevuta dei dispacci Politici n. 1102, e 1104 del 27 Ottobre ultimo (1), ho l'onore di restituire firmato il foglio che accompagnava la spedizione di documenti diplomatici in data del 31 dello stesso mese.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1948. Costantinopoli, 9-10 novembre 1880 (per. il 16).

Vaghe e scarse sono le notizie che si hanno riguardo alla quistione montenegrina. L'E. V. conosce come uno dei punti più importanti a definire era quello della disposizione da parte del Governo d'usare, all'emergenza, anche la forza per costringere gli albanesi alla sottomissione. Questa quistione fu vivamente discussa in questi ultimi giorni, né sembrava che la Sublime Porta si mostrasse disposta a dare istruzioni in questo senso al comandante delle truppe a Scutari. Senonchè essendomi incontrato alcuni giorni sono con Musurus Pascià, S. E. m'affermava S. M. il Sultano essere decisa ad usare la forza, se era necessario, per eseguire la consegna di Dulcigno. Analoga comunicazione faceva Musurus Pascià ad alcuni de' miei colleghi, e conoscendo la confidenza

di cui S. E. gode pr.esso Sua Maestà, io ne dava avviso telegrafico all'E. V. (8 Novembre) (l). Ieri poi il signor Ambasciatore d'Inghilterra trasferivasi a Palazzo per presentare il signor Smith a Sua Maestà, la quale gli diceva avere poco innanzi ricevuto da Scutari la notizia quei capi della Lega fra i quali alcune di Dulcigno, avere acconsentito alla cessione di Dulcigno, epperò aspettava da un momento all'altro un telegramma che gli annunziasse la soluzione di quella pendenza. S. E. avendo tuttavia domandato a Sua Maestà quali misure sarebbero prese nel caso le decisioni di quelli albanesi non fossero conformi all'aspettazione, Sua Maestà rispondeva Essa non darebbe mai alle truppe imperiali l'ordine di far fuoco sugli albanesi. La quale dichiarazione, venendo direttamente da Sua Maestà, ha maggior peso delle asserzioni fatte da altri. E di essa diedi stamane avviso telegrafico all'E. V. (2).

Nell'occasione di questa udienza il signor Goschen indirizzava una preghiera a Sua Maestà. Un giornale turco Cerdjiman Hakikat, che passa per essere l'organo di Said Pascià, pubblicava, dieci giorni sono, un articolo oltremodo offensivo per la persona dell'Ambasciatore d'Inghilterra. E l'indomani il giornale era sospeso, senza che fosse intervenuto alcun reclamo da parte del signor Ambasciatore. Ieri il signor Goschen domandava a Sua Maestà che, in omaggio ai principi di libertà della stampa, l'ordine di sospensione fosse revocato. Cui Sua Maestà rispondeva quell'articolo avergli cagionati i più vivi sentimenti d'indignazione, · per le offese conteneva contro l'Ambasciatore e contro la propria persona, epperò non intendeva :1ccordare il chiesto perdono. Questa fu la risposta fatta da Sua Maestà. Però Said Pascià rimase alla testa del Governo, e pare anzi sia ritornato nelle migliori grazie presso Sua Maestà.

Unisco al presente la traduzione in Francese dell'articolo in discorso (3).

10 novembre

P. S. -Le ultime notizie venute da Palazzo rigua1do alla cessione di Dulcigno sono meno propizie. S. M. il Sultano diceva ieri aver mandato l'ordine di mettere Scutari in istato d'assedio, affine di poter allontanare gli albanesi più turbolenti, ed esprimevasi in generale in termine di minore confidenza sulla riuscita della missione affidata a Dervish Pascià.

(l) Non pubblicati.

571

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2357. Tunisi, 11 novembre 1880, ore 13,05 (per. ore 15,25).

Le bey, répondant à mes recommandations pour chemin de fer de la Riana a confirmé avoir accordé à la compagnie française la préférence pour les lignes qu'on jugera convenable de construire en Tunisie et soutient de nouveau malgré

nos protestations et déclarations que dans cela il n'y a rien de contraire au traité. Nous sommes donc réduits à ne plus compter sur la possibilité d'une concession de chemin de fer si nous n'obligeons par Son Altesse à revenir sur un engag.ement si évidemment illégal. Je suis d'avis d'accentuer davantage, en lui répondant, nos protestations. Mais pour leur donner plus d'effet, je considère camme indispensable de prendre une attitude qui démontre notre détermination de l'obliger à respecter le traité. Nous devons ainsi rétablir une situation normale et nous prémunir contre le danger que le privilège accordé pour les chemins de fer soit étendu par des concessions successives à d'autres affaires industriel1es.

(l) -T. 2340, non pubblicato. (2) -T. 2345, non pubblicato. (3) -Non rinvenuta.
572

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2360/587. Londra, 11 novembre 1880, ore 23,30 (per. ore 2,50 del12).

Ainsi que j'en ai prévenu V. E. par mon télégramme n. 585 du 8 courant (1), Granville m'a accordé aujourd'hui une entrevue dans laquelle il a commencé par me remercier des questions que je lui avais posées au sujet de la Turquie et qu'il trouvait fort opportunes. Il m'a dit ensuite qu'une partie de la presse considérait à tort le discours de Gladstone dont j'ai rendu compte hier à V. E. (2) camme exprimant que le Cabinet renonçait à cette politique active qu'il avait déclaré jusqu'ici vouloir suivre, mais qu'il n'en était rien; que le Cabinet avait ses idées arrétées; que jamais il n'avait eu l'intention de brusquer aucune question et qu'il s'appuyait avant tout sur l'accord des puissances qui jusqu'à présent n'a pas encore été rompu. Puis venant aux questions spéciales, le noble lord m'a dit que les nouvelles reçues jusqu'à ce moment ne confirmaient pas encore l'espoir d'une prompte cession de Dulcigno, camme le Sultan lui-méme l'avait annoncée. On attendra encore t:·ois ou quatre jours pour savoir ce qu'il en sera. Granville m'a dit ensuite en toute confidence que passé ce terme le Cabinet anglais s'adresserait aux puissances pour savoir si elles acceptaient un délai indéfini pour la cession de Dulcigno ou bien si elles fixaient un terme à ce délai, et dans ce cas il leur demanderait ce qu'elles entendent de faire. Quant à la Grèce, quelques puissances voudraient pour le moment laisser reposer cette question ainsi que plusieurs autres, si cela se peut. La chose parait un peu difficile à Granville, quoiqu'il ait été un des premiers à donner des conseils de modération à la Grèce, en la dissuadant de faire, dans le but d'une prochaine entrée en campagne, des armements compromettants et ruineux. Mais elle s'est laissée entrainer par les avis de quelques patriotes. La Grèce prétend que d'après ses demandes, les autres grandes puissances avaient retiré leurs conseils de modération donnés précédemment. Une de ces puissances néanmoins a protesté contre cette assertion. Quant à l'Angleterre, elle lui à répondu qu'elle avait donné à la Grèce les meilleurs avis qu'elle avait cru, dans l'in

téret de celle-ci, qui peut-etre ne perdrait rien à les suivr·e. L'Angleterre ne prétend pas imposer sa volonté aux autres puissances, mais elle serait heureuse qu'elles s'unissent à elle pour insister auprès de la Grèce dans le sens de la prudence et de la modération. On a répandu le bruit, m'a de nouveau dit Granville, que le Concert européen était rompu, mais l'Angleterre ne l'admet pas. II subsiste toujours à ses yeux, et à ce propos il m'a rappelé ce qui s'est passé au sujet du Monténégro Iorsque la Turquie a répondu aux demandes des puissances par une note qui contenait des propositions illusoires et était un défi à l'Europe. Alors le Cabinet angiais, dit-il, proposa un pian de démonstration qui fu t approuvé par Ies puissances; trois seulement, à savoir Allemagne, Autriche et France déclarerént ne vouloir pas agir activement lorsque par suite de la résistance des tures à céder Duicigno, l'Angleterre proposa une démonstration contre Smyrne, mais d'après les dernlères promesses du Sultan, cette démonstration n'a plus lieu d'etre. Le. Cabinet anglais ne connait aucune autre proposition venant des puissances; il ne veut pas etre plus impatient qu'elles ne le sont elles-memes. Il attendra qu'elles décident quelque chose. Parlant ensuite de la Russie, Granville m'a dit que cette puissance n'avait pas proposé de faire une démonstration contre Ies Dardanelles ou contre Constantinople, mais avait émis l'avis que la diplomatie étant impuissante contre la résistance de la Turquie, il fallait recourir à d'autres armes plus efficaces. A la fin de la conversation, Granville m'a dit que l'agent anglais en Roumanie se plaignait de nouveau de ce que l'agent italien à Scutari continuait à tenir des discours qui encourageaient les tures à la résistance. Granvme demande s'il ne conviendrait pas de lui donner un congé temporaire, tout en mettant en doute l'exactitude de tels rapports. Je n'ai pu que lui dire que j'en aurais référé à V. E.

(l) -Cfr. n. 566. (2) -T. 2349/5EG, non pubblicato.
573

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

L. P.R. Parigi, 13 novembre 1880.

Ho ricevuto jeri soltanto il di Lei dispaccio del 9 corrente, serie politica

n. 822 (1). Premetto, che trattandosi d'un ordine, procurerò di eseguirlo e farò del mio meglio per riuscire a quanto Ella desidera.

Mi permetta, dopo ciò, di farle amichevolmente alcune rispettose osservazioni. Sono appena due mesi che ci separammo col proposito lungamente discusso e ponderato di non ritornare per molto tempo a porre in campo la quistione di Tunisi, né cosa alcuna che in qualche misura vi si riferisse. Partii per ritornare a Parigi coll'istruzione chiara ed esplicita di non aprir bocca su quel disgraziato argomento, di affettare la massima fr·eddezza ed indifferenza e di mostrare in certa guisa che l'Italia si rass·egnava a vivere senza il concorso amichevole della Francia. In forza di tali istruzioni dal mio ritorno in poi

vidi due o tre volte appena il Signor B. Saint Hilaire ed una sola volta il Signor Gambetta.

Questo contegno nuovo, insolito in me cominciava a produrre i risultati che prevedevamo; ed infatti le gentilezze di questo Signor Ministro degli Esteri e la premura colla quale venne a cercarmi più volte il Signor Gambetta provano che il mutato nostro contegno li aveva colpiti e dava loro che pensare.

Quando dunque si cominciava appena a raccogliere i frutti d'un nuovo e determinato indirizzo, ecco che tutto ad un tratto, senza previo avvertimento, senza ch'io abbia avuto campo di mutar registro e preparar il terreno, mi si comanda di chiedere all'improvviso l'annuenza di questo Governo al vagheggiato progetto d'un cavo sottomarino tra Tunisi e la Sicilia, contro il quale si era formalmente pronunciato il Signor di Freycinet, contro il quale devo ritenere si pronunciasse il Signor Gambetta e tutto il Ministero presente, a cui presiedeva prima il Signor di Freycinct.

Le gentilezze usate all'Italia dal Signor B. Saint Hilaire e le parole cortesi, di cui si è servito a nostro riguardo, spiegano bensì l'indole mitissima dell'animo suo e le benevole simpatie che sente per noi. Ma non indicano punto il proposito deliberato di venire a migliori patti coll'Italia, proposito questo che l'attuale Ministro degli Esteri non avrebbe forza di far prevalere, pur supponendo ch'egli lo nutrisse da vero.

Com'ebbi l'onore di dire all'E. V. nel principio di questa lettera a me altro non resta che eseguire l'ordine ricevuto. Ma crederei mancare all'affetto ed alla stima che ho per Lei, se non le dicessi con tutta schiettezza aver io la profonda convinzione:

1° che non otte:remo niente;

2o che dalla calma attuale rito:_·neremo alle aspre polemiche di due o tre mesi fa;

3° che persuaderemo vleppiù il Governo e gli uomini politici di Francia che il nostro preteso ritorno verso la G:èrmania e l'Austria fallì completamente e che per disperazione torniamo a fare i conti colla Francia la quale è risoluta più che mai a non accordarci nulla sulla costa d'Africa.

Allorquando mi recai a Belgirate ed a Roma se mi fosse stato detto che si voleva ribattere il chiodo ed insistere nuovamente per chiedere ciò che ci fu negato mi sarei veduto nell'imperiosa necessità di rinunciare nuovamente a questa carica, nella quale mi viene assegnato un compito superiore alla mia abilità ed alla mia fortuna. Il cambio d'indirizzo politico che l'E. V. credette di adottare in Francia mi permise di rimanere a posto e di ritornare a Parigi.

Ora, ne son certo, andremo incontro ad un nuovo rifiuto, ad un nuovo scacco. Ella capirà sin d'ora che la mia posizione diventerà impossibiLe e che conviene sin da questo momen~o pensare a rimpiazzarmi.

Forse non riuscirò a vedere il Signor B. Saint Hilaire prima di posdomani lunedì e frattanto andrò pensando bene se non convenga anzitutto parlarne al Signor Gambetta, la cui volontà, in fin de' conti, si impone a quella del Governo. Ad ogni modo, quanto più presto mi sarà possibile, mi studierò di eseguire l'ordL1e ricevuto, spiacente di non poterlo fare con la sollecitudine che

per avventura costì sì brama, né colla fiducia che amerei avere trattandosi d'un ordine del Governo, degli interessi del paese e dei desideri dell'E. V. Checché avvenga prego V. E. di non prendere in mala parte questa mia lettera dettata da un sentimento di onesta franchezza...

(l) Cfr. n. 567.

574

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

L. P. Roma, 16 novembre 1880.

Ricevuta, jeri sera, la lettera particolare che V. E. mi fece l'onore di dirigermi il 13 di questo mese (1), tosto replicai con telegramma (2), porgendole i miei ringraziamenti per lo schietto sentimento che ispirarono le osservazioni di lei, e pregandolo di soprassedere da ogni officio, in relazione col mio dispaccio del 9 novembre, n. 822 (3), in fino a che, con la presente mia, non le fossero pervenuti nuovi chiarimenti circa il pensier mio e sopratutto circa la situazione.

Mi preme, prima d'ogni altra cosa, di qui ripetere ciò che le dissi nel mio telegramma di jeri, cioè che grandemente mi sta a cuore procedere interamente d'accordo con V. E. nella trattazione delle nostre vertenze con la vicina Repubblica e segnatamente nella trattazione di quelle che si riferiscono al delicato argomento delle faccende tunisine. Intr:si, per lo appunto, di esprimere questo mio fermo proposito, quando, nel mio dispaccio del 9 novembre, ebbi cura di subordinare la mia preghiera alla condizione che l'E. V., in presenza di una mutata situazione, fosse meco consenziente nell'opinare che la ripresa del negoziato abbia cessato di essere inopportuna, secondoché entrambi stimavamo parecchi mesi or sono.

Le considerazioni che l'E. V. ha svolto nella sua lettera particolare hanno senza dubbio gravissimo peso e ben volentieri riconosco che, come abbiamo tratto già ottimi risultamenti dal contegno di riserbo assunto da più mesi nei rapporti nostri con la Francia, così non ci conviene di dipartircene ad un tratto. Però non mi era sembrato che avesse ad implicare addirittura una mutazione d'atteggiamento il fatto per cui da noi si chiederebbe al Governo francese, in termini che potrebbero anche essere fr,eddi assai e misurati, una risposta erre da molto tempo ci è dovuta. Non sì t"·att:~, infatti, di chiedere un favore, sibbene di esigere il riconoscimento di un nostro diritto.

Altre considerazioni accorrono pure alla mente, ed io le sottometto francamente al giudizio di lei.

La questione speciale del telegrafo è, per se stessa, dal punto di vista degli interessi francesi, questione di lievissimo momento. Di più il nostro buon diritto talmente si impone con la sua e·videnza che, mentre il Gabinetto Freycinet non seppe trovare una risposta qualsiasi, parrebbe poco probabile che risposta evasiva o scortese debba venirci dal signor de Saint Hilaire, il quale abbonda

nelle sue espressioni di cordialità e di gentilezza. Imperocché, o io m'illudo, o qui si tratta di questione tale che l'amministrazione francese non può, rispetto ad essa, impegnarsi in una amichevole discussione, senza venire necessariamente a riconoscere la bontà delle relazioni nostre.

Ma, quando pure queste fossero previsioni ottimiste, prego V. E. di voler ancora riflettere quanto difficile riuscirebbe la nostra posizione se la presente vertenza si lasciasse nello stato in cui ora è. Tra le interpellanze annunziate, e dal Ministero accettate per la seduta del 24 corrente, sono pure di quelle che si riferiscono alle cose tunisine. Ci vengono esse da persone aventi per studii fatti e anche per soggiorno sui luoghi, incontrastabile competenza; e, come la pubblica opinione, traendo prematuri corollari, dal mutato atteggiamento della Francia a nostro riguardo, già s'indusse a credere risoluta in favore nostro la questione del telegrafo, dobbiamo aspettarci a che le interrogazioni ci vengano, sopra questo punto, rivolte, senza distinzione, da avversarii e da amici. La notizia fu data (né io voglio indagare le intenzioni) da gutorevoli giornali, come, ad esempio l'Opinione. Ci si domanderà se sia vera. Potremo noi, stretti dall'interpellanza, avere tanto animo da confessare che non solo nulla si è in realtà ottenuto, ma neppure se ne fece il tentativo? E non è altresì a temersi che la Camera stessa, non solo disapprovi la nostra inazione, ma ci spinga, con esplicito voto, a fare ciò che non avremmo voluto fare spontaneamente? A me sembra che, tenuto conto segnatamente della imminenza della discussione parlamentare, il più prudente partito, non solo nell'interesse del Ministero (che sarebbe poca cosa), ma sopratutto nell'interesse della buona armonia fra i due paesi, sia quello che ci consenta di poter dichiarare alla Camera tuttora a:perta la questione e in corso di amichevole negoziato.

Ecco tutto il mio pensiero, ecco tutta la situazione e terrei che V. E., prima di nulla fare, mi significasse, a sua volta, col telegrafo (l), l'impressione che Ella ne riporta. Appunto perché si tratta di responsabilità non lieve, Le sarei molto riconoscente se V. E., ponderata sotto ogni aspetto la questione, volesse manifestarmi la opinione sua con quella franchezza che sempre mi riesce cosi preziosa.

(l) -Cfr. n. 573. (2) -T. 885 del 15 novembre, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 567.
575

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA. MENABREA

T. 889. Roma, 18 novembre 1880, ore 17,30.

Les nouvelles que nous recevons sur la marche des affaires et de l'administration à Tunis sont de plus en plus décourageantes. Des admonestations de la part des puissances, paraitraient etre le seul moyen de sauver la situation. Désirant, à cet égard aussi, procéder d'accord avec l'Angleterre, je prie

V. E. d'insister auprès de lord Granvil1e afin qu'il nous fasse connaitre sa manière de voir le plus tot possible (2).

(l) -Cfr. n. 576. (2) -Per la risposta cfr. n. 577.
576

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2381. Parigi, 19 novembre 1880, are 15,20 (per. ore 16,35).

J'ai reçu ce matin lettre particulière de V. E. (l) à la suite de laquelle je me suis rendu chez M. Barthélémy Saint Hilaire. Après avoir longuement parlé, je lui ai donné lecture et laissé copie de votre lettre du 16 courant. Il m'a promis une réponse dans quelquels jours. En attendant il a cherché de me faire comprendre qu'il n'était pas au pouvoir du Gouvernement français de nous accorder ce que nous demandons. La ligne télégraphique tunisienne appartient au bey de Tunis, mais elle est servie par une compagnie française moyennant une convention que la France a le devoir de faire respecter. Or, parmi les différentes conditions de la convention il y a précisément la défense d'accorder à qui que ce soit 1e droit d'établir en dehors de la compagnie française un service quelconque télégraphique sur terre ou par mer. Voilà le point délicat de la question que lui m'a promis d'étudier de nouveau avant de me faire une réponse définitive.

577

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2388/589. Londra, 19 novembre 1880, ore 19,16 (per. ore 22,40).

Le télégramme de V. E. en date du 18 courant (2), relatif à la déplorable condition du Gouvernement de Tnnis ne m'est parvenu qu'après l'entretien que ce jour mème j'avais eu avec Granville, à qui je n'avais pas cru, en cette occasion, devoir parler des affaires de Tunis, vu que je ne croyais pas qu'il e11t encore pu recevoir les informatio:ns qu'il se proposait de recueillir à ce sujet, ainsi que j'en ai prévenu V. E. par mon rapport de 9 courant (3). La première fois que j'aurai une entrevue avec lui, je lui rappellerai la question de Tunis. Toutefois, afin de pouvoir proposer une intervention des puissances dans l'administration de la Régence, ainsi que le désire V. E., il serait nécessaire d'appuyer cette proposition sur un ensemb1e de faits bien constatés et bien explicites qui démontrent sans passion la nécessité d'une telle intervention. Ceci est d'autant plus nécessaire auprès de l'Angleterre, qui, comme je l'ai exposé plusieurs fois, ne semble guère s"intéresser au rég.ime intérieur de la Régence. Les derniers rapports de M. MACCIÒ exposent bien quelques faits qui prouvent le désordre de ce Gouvernement, mais ils contiennent plutòt des appréciations personnelles que des faits d'une nature assez probable ponr décider à la mesure extrème réclamée. Je pense que le ministère pourra me fournir le document

que je désire afin que je me présente armé de toutes peces pour pouvoir vaincre les répugnances du Cabinet anglais qui en ce moment a trop d'affaires sur les bras pour vouloir se crèer une affaire de Tunis, comme me le disait, il n'y a pas longtemps, Granville. Jc dois informer V. E. qu'il me revient de très bonne source que Gambetta a dit dernièrement à Charles Dilke que la France devrait bier1tòt s'arranger avec l'Italie à propos de Tunis et que le mieux serait que ces deux puissances se partagent cette Régence dont le Gouvernement ne peut se soutenir.

(l) -Cfr. n. 574. (2) -Cfr. n. 575. (3) -Cfr. n. 568.
578

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI. CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 900. Roma, 19 novembre 1880, ore 23.

Je remercie V. E. de son télégramme (1). Nous attendons maintenant la réponse de M. Barthélémy Saint Hilaire, V. E. pourrait cependant, en ligne de fait, lui faire remarquer que le réseau tunisien est exploité par l'administration télégraphique gouvcrnementale française et non pas par une compagnie particulière. Le Gouvernement français est donc parfaitement libre de se désister de son opposition. Je dois en outre ajouter quc l'administration française exploite le réseau tunisicn non pas en vertu d'une convention, mais en vertu d'un accord de fait ayant un caractère essentiellement provisoire. D'après les rapports de notre consul, il n'y a jamais rien eu d'écrit. Je pense donc que M. Barthélémy Saint Hilaire est dar.s l'erreur lorsqu'il affirme qu'un article de convention interdit au bey de faire à d'autres une concession télégraphique quelconque par terre ou par mer. Les faits étant ainsi, V. ·E. voi t quelle impression ferait en Italie le refus du Gouvernement français. Elle pourrai.t ne pas le dissimuler à M. Barthélémy Saint Hilai"·e.

579

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (2)

D. R. 999. Roma, 19 novembre 1880.

Ringrazio l'E. V. del pregiato suo telegramma del 6 (3) e del successivo rapporto del 9 corrente n. 739 ( 4), relativi alla Convenzione conclusa fra il prof. Sapeto ed il Sultano Béréhan. Trovai giustissime le osservazioni che l'E. V. si compiacque di espormi in proposito e segnatamente circa l'impressione che potrebte produrre in Inghilterra e altrove il titolo di vassallo del Re

d'Italia che sarebbe stato promesso a Béréhan. Non havvi dubbio infatti che una simile concessione verrebbe a definire la questione della sovranità territoriale anche per quel Sultanato, mentre, com'è ben noto alla E. V., noi abbiamo consentito a che per lo stesso territ::>rio dl Assab si potesse dagli altri Governi considerare come cosa riservata, fatta però esplicita dichiarazione della nostra opinione e dei nostri propositi. Si è quindi adottato il suggerimento dell'E. V. sostituendo alla parola vassallaggio quella di protezione.

La riserva consigliata dalla E. V. su questo punto mi ha però fatto sorgere il dubbio che non si potesse, senza troppo compromettere la questione di sovranità, adottare l'altro provvedimento che Ella mi suggeriva, di stabilire cioè un posto militare sul territorio di Béréhan. L'attuazione immediata di questo progetto, quand'anche avesse per palliativo la repressione della tratta degli schiavi non potrebbe, agli occhi di chi non sia troppo ben disposto verso di noi, non equivalersi ad un vero atto di autorità sovrana, e questo noi vorremmo, per ora, evitare. Ciò non esclude però che si possa procedervi gradualmente e quando la sovranità dell'Italia in Assab sia stata apertamente proclamata e riconosciuta.

Ho quindi creduto conveniente di adottare al n. 2 una dicitura che lasciando in sospeso la cosa non se ne precludesse l'attivazione in futuro.

Lo stesso abbiamo fatt;o quanto alla domanda del Sultano di inalberare la bandiera italiana sul suo territorio. Anche questo ci è sembrato prematuro il concedere adesso, mentre invece potrebbero presto presentarsi delle circostanze in cui occorra di farlo e lo si possa accordare s·enza che faccia nascer.e quelle complicazioni che ora ci giova di evitare. Qui acchiudo copia della convenzione (l) secondo che riuscirebbe modificata nel senso del presente dispaccio. Sono segnati in corsivo i passi modificati.

Tutte quest·e precauz1oni mi sono sembrate tanto più necessarie nel mo

mento attuale, in quanto che, come è già noto a cotesta Ambasciata, presto

potremo attingere nuovi criterii per regolare queste relazioni del possedimento

nostro coi sultanati circonvicini, dall'impressione che produrrà sulla pubblica

opinione in coteste sfere governative la istituzione del Commissariato Civile

sulle basi che già V. E. conosce. Mi pregio anzi informarla che a questo scopo

fu già prescelto un funzionario dcll~' carriera consolare, l'avvocato Branchi,

il quale si recherà nel Mar Rosso investito della doppia. qualità di Commissa

rio Civile per Assa.b e di Console con gimisdizione su tutte le altre coste di quel

mare ad ,eccezione di quella parte che era e resterà sottoposta al Vice-Conso

lato di Suez. Egli partirà pro!:Jabilmente da Roma alla metà di dicembre pas

sando pel Cairo e continuando poi fino a Sucz ove troverà l'« Esploratore » che

lo oondurrà a destino.

Non sarà difficile alla E. V. di rendersi conto delle ragioni che spinsero il

Ministero a riunire nella medesima r;ersona le due qualità sopraccennate. Esse

possono riassumersi nelle relazioni personali che il signor Branchi, come Con

sole, dovrà istituire colle autorità turche e egiziane nel Mar Rosso e nelle mag

giori facilità che esse potranno procacciargli anche pel disbrigo degli affari

di Assab, nelle necessità che quivi eserciti per delegazione funzioni di varia

indole un impiegato della carriera consolare cognito della materia ed abituato all'esercizio della giurisdizione in Oriente e più che altro nella unità di concetto e di azione che, secondo noi, deve presiedere a tutti gli atti del Governo e dei suoi funzionarii per lo sviluppo dei nostri interessi politici e commerciali in quene regioni. È ben inteso però che le due qualità di cui l'avv. Branchi sarà rivestito avranno a rimanere affatto distinte e che sopratutto ad Assab, avrà esclusivamente carattere e attribuzioni di Commissario Civile.

(l) -Cfr. n. 576. (2) -Ed. in l'Italia in Africa, vol. cit., pp. 148-150. (3) -Cfr. n. 565. (4) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicata.

580

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL COMANDANTE DELL' «ETTORE FIERAMOSCA», FRIGERIO (l)

D.R. 19. Roma, 19 novembre 1880.

Non appena mi pervenne il pregiato rapporto della S. V. Illustrissima del 27 settembre u. s. N. 12/A, riservato (2), e la convenzione conclusa fra il prof. Sapeto ed il Sultano Béréhan (3) non mancai di porgervi immediatamente tutta quella attenzione che domandava un così importante argomento. Prima però di prendere una decisione in proposito, parvemi necessario interpellare il nostro Ambasciatore a Londra (3), il quale, già cognito dei precedenti, mi sembrava meglio degli altri in grado di dare 1111 parere a questo riguardo e di conoscere soprattutto quale impressione avrebbe potuto produrre sul Governo inglese la convenzione anzidetta. Questa sola è la ragione per cui indugiai fin qui a risponderle.

Dopo maturo esame, e viste le circostanze speciali del caso, io non esito adunque ormai ad approvare la decisione presa dalla S. V. di acconsentire alla conclusione della convenzione. È fuori di dubbio che era per noi della massima importanza l'escludere l'intervento di qualsiasi altra potenza e segnatamente dell'Inghilterra. A ciò si provvede efficacemente, tanto con le clausole della sottomissione, quanto con quella che io reputo molto importante del diritto di pre.enzione assi.curato al Governo italiano. lo non indugio quindi ad autorizzarla a significare fin d'ora al Sultano Béréhan la ratifica del R. Governo pel protettorato da Lei concessole.

Se non che, a noi giova, specialmente nel momento attuale, in cui stiamo per procedere alla istituzione del Commissariato Civile, di evitare qualsiasi reclamo per parte delle altre potenze e perfino quella meno favorevole impressione che la divulgazione della convenzione, tale quale fu redatta, non mancherebbe al certo di produrre sul Governo ed anche sull'opinione pubblica inglese. È perciò che noi abbiamo introdotto nella convenzione alcune modificazioni che necessiteranno probabilmente una nuova sottoscrizione della medesima da parte dei due contraenti.

I punti che più potevano dar ombra a chi non vede di buon occhio i tentativi puramente commerciali che noi abbiamo intrapresi in coteste regioni,

erano, a nostro parere, due, il titolo C:i vassallo del Re d'Italia che Béréhan si attribuiva e il diritto che gli si concedeva di inalberare la nostra bandiera sul suo territorio. La concessione del primo avrebbe potuto interpretarsi come un'assunzione da parte nostra dell'alta sovranità di quel territorio, ed avrebbe potuto risuscitare una spinosissima questione che, pur facendo esplicita e ferma riserva del nostro diritto, abbiamo voluto finora evitare anche per lo stesso territorio di Assab. Si è quindi adottato il provvedimento di sostituire le parole « chiedere protezione » a quelle «offrire sottomissione » togliendo poi a dirittura la dichiarazione di vassallaggio contenuta nel § I.

Si è pure tolta al § I delle domande di Béréhan la facoltà di inalberare bandiera italiana sul suo territorio in quanto che questa concessione sarebbe stata in opposizione manifesta col desiderio del R. Governo e che già fu significato alla S. V. Illustrissima con antecedente telegramma, che la convenzione stessa rimanga segreta fino a che sia possibile, e almeno fino a tanto che non sia stata proclamata la nostra autorità in Assab mediante l'istallazione del Commissario Civile.

Le espressioni che abbiamo sostituito a questo riguardo lasciano alla S. V. Illustrissima aperto il campo di ricorrere a quei mezzi che si crederanno più opportuni per proteggere quel territorio, non esclusa la concessione della bandiera italiana da farsi a Béréhan quando ciò fosse assolutamente necessario. Ma in frattanto siccome aJnche dai suo1 rapporti risulta non esser probabile che né l'Egitto né l'Inghilterra vogliano procedere a vie di fatto contro di lui, meglio vale procrastinare fino a che il provvedimento non si sia reso in qualche modo indispensabile.

Noi non ci nascondillJmo che con siffatto procedere ci priviamo da parte nostra di quel segno esterno che ci rimaneva unica garanzia della fedele esecuzione della convenzione da parte di Béréham. Per rimediare a questo inconveniente e per rendere al tempo stesso più difficile l'intervento di un'altra potenza il generale Menabrea ci proponeva (l) di stabilire in un luogo della costa appartenente a Béréhan, per esempio al Ras Scimeirah, un posto militare di osservazione, che inalberasse la bandiera italiana. Questo posto avrebbe avuto per iscopo la soppressione della tratta opera contro la quale non si sarebbero potute sollevare, nemmeno in Inghilterra, obiez:oni plausibili. Se non che a noi parve che le medesime ragioni di opportunità (congiunte alla spesa inevitabile per un simile stabilimento) si opponessero alla esecuzione, immediata almeno, di questo progetto. Non abbiamo voluto quindi inserire nella convenzione una clausola precisa a questo riguardo. Ma per !asciarci il campo aperto ad un qualche atto di protezione, qualora esso divenisse necessario, abbiamo aggiunto al § 2 delle offerte una riserva di cui potremo a tempo opportuno valerci.

Ho voluto spiegare diffusamente alla S. V. il concetto che ha guidato il Governo del Re nell'inserire queste leggiere variazioni alla convenzione affinché Ella possa regolare sul medesimo la sua linea di condotta pei casi a venire. Le rinvio intanto lo schema di convenzione con segnate in corsivo le modificazioni accennate nel presente dispaccio.

Quanto alla domanda di Béréhan di un'anticipazione di 2000 talleri sui 6000 di cui è creditore, questo Ministero preferirebbe al certo di aspettare, prima di farne il pagamento, di aver regolarizzata la posizione finanziaria della colonia di fronte al Parlamento. Qualora però Ella creda che occorra fare questa anticipazione per non diminuire in quel Sultano la fede nella leale esecuzione da parte del R. Governo della com·enzione, io La autorizzo fino d'ora a pagargliela ed a valersi anche, a risparmio di tempo, dell'antico mezzo di procurarsi denari in Aden facendo trarre per una corrispondente somma dal R. Console, Rolph.

(l) Ed in l'Italia in Africa, vol. int., pp. 150-151.

(2) -Cfr. ibid., pp. 137-138. (3) -Cfr. n. 561.

(l) Cfr. n. 565.

581

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2391. Parigi, 20 novembre 1880, ore 16,40 (per. ore 18,20).

Tout ce que V. E. me dit dans son télégramme d'hier soir (l) a été nécessairemcnt dit et redit par moi et plusieurs auires choses encore. Evidemment Barthélémy Saint-Hilaire n'est guère au cou:·ant de l'affaire, et il ne faut pas donner imr:;ortance sérieuse à sa réponse. En tout cela, il ne s'agit pas de bonnes raisons ni d'argumentations adioites et subtiles; il s'agit tont bonnement d'un programme politique que la France a adopté et dont elle ne s"écartera pas. L'influence française, chassée d'Europe par Le prince de Bismarck, s'est rabattue en Afrique où elle ne craint pas de se hculter contre l'Allemagne. Nous ne réussirons à obtenir aucune concession de la France par des raisonnements et des agissements diplomatiques. C'est ma conviction depuis longtemps. La république sait fort bien que cette politique nous blesse et nous éloigne. Il faut reconnaitre qu'elle en a pris son parti.

582

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 902. Roma, 20 novembre 1880, ore 22,50.

Merci de votre télégramme conccrnant l'affaire tunisienne (2). J'ai télégraphié à MACCIÒ (3) pour qu'il m'adresse immédiatement un rapport complet et détaillé sur ce sujet. V. E. a certainement appris qu'en causant avec M. Stuart

M. Dilke a parlé de l'entente entre la France et l'Italie pour la question de Tunis comme si c'était un fait déjà accompli gràce aux bons offices de l'Ang1eterre. Le bruit de notre prétendu rapprochement a été mis en circulation par la presse qui, entre autres choses, a annoncé que la France avait enfin résolu en notre faveur la question du télégraphe. Tout rela est une pure invention et nous venons précisément, pour cette question, de faire renouveler par Cialdini (4)

notre demande pour une réponse qui nous est due depuis plusieurs mois. Ceci étant, et la situation entre Rome et Paris n'ayant subi en fait jusqu'ici aucun changement, le Cabinet de Londres devrait ne pas tarder à exercer une action qui ramène la France à des dispositions plus équitables à notre égard pour écarter des complications qu'elle parait craindre.

(l) -Cfr. n. 578. (2) -Cfr. n. 577. (3) -T. 903, pari data, non pubbllcato. (4) -Cfr. n. 567.
583

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, E A PIETROBURGO, ZANNINI

T. 904. Roma, 20 novembre 1880, ore 22,50.

Granville a dit hier à Menabrea O) que, la reddition de Dulcigno étant attendue d'un moment à l'autre, le Cabinet anglais ne croyait pas modifier sa position expectante. Quant à l'affaire grecque, Granville a dit que le Gouvernement britannique maintient son plan de conduite en donnant à Athènes des conseils de modération, et qu'ayant i.nberrogé les autres Cabinets, celui de Vienne avait répondu n'avoir donné aucun conseil. L'accord entre les puissances, a-t-il ajouté, existe toujours et nous sommes bien décidés à ne pas le rompre. Nous laissons à d'autres la responsabilité d'une rupture, si elle avait lieu.

584

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2392. Parigi, 21 novembre 1880, ore 13,55 (per. ore 16,55).

Je viens de recevoir réponse officielle de M. Barthélémy Saint-Hilaire. Laissant de còté tout oe qui est verbiage, elle se résume à déclarer qu'on nous accordera bien volontiers autorisation pour jeter un cable sous-marin entre Tunis et la Sicile, à la condition sine qua non qu'il soit rattaché au réseau télégraphique français de la Tunisie, c'est-à-dire qu'il n'ait pas un fonctionrnement indépendant et autonome.

585

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2686. Berlino, 24 novembre 1880 (per. il 3 dicembre).

Dalla notizia che V. E si compiacque favorirmi col telegramma del 21 corrente (2), risultava doversi attribuire un valore speciale, quello, cioè, di sintomo

32 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

di ulteriori divergenze, alla attitudine che i varli Gabinetti mostrano di voler adottare nella nuova fase in cui la vertenza turco-greca entrfnebbe dopo effettuata la cessione di Dulcigno al Montenegro. Si era già palesato un certo disaccordo fra il Governo Britannico e quello di Austria-Ungheria, mentre il primo di essi si studiava di far udire ad Atene consigli di prudenza e di moderazione, ed il secondo dichiarava di essersene astenuto.

Una siffatta dichiarazione del Gabinetto di Vienna, doveva essa interpretarsi nel senso che anche per l'avvenire l'Austria-Ungheria intende di osservare la medesima attitudine passiva? Esiste a tal riguardo un accordo fra Berlino e Vienna?

L'arrivo del Signor di Radovitz a Atene, mi fornì jeri una occasione naturale di discorrere in tesi generale col Conte di Limburg-Stirum sull'argomento della condotta da tenere nelle attuali difficili circostanze verso il Governo Ellenico. Come in un precedente incontro del quale ebbi l'onore di intrattenere V. E. col rapporto Politico N. 2684 (1), cosi pure in questa occasione il Conte di Stirum persisteva a credere che si poteva fare assegnamento sulla prudenza istintiva dei Greci; egli si limitava perciò a parlare soltanto della riserva nella quale il Governo tedesco si sarebbe tenuto con molta cura. Nel seguito però della conversazione, rispondendo ad alcune osservazioni, lasciò intendere che il Gabinetto di Berlino non avrebbe celato al Governo Ellenico la sua risoluzione di non prestare in nessuna eventualità un appoggio materiale alla Grecia, e di lasciare a quest'ultima la piena responsabilità dei pericoli che essa per avventura stimasse di dover affrontare: se la Grecia trovava presso altri un siffatto appoggio, la Germania non si sarebbe indotta per ciò ad associarvisi: era questo in realtà il miglior consiglio, se lo si vuol prendere come tale, che il Gabinetto di Berlino poteva nelle attuali circostanze far sentire ad Atene.

Se ho ben compreso l'insieme delle cose dettemi dal Conte Stirum nel corso del colloquio, l'attitudine della Germania sarà quella di limitarsi a lasciare alla Grecia la responsabilità della sua condotta, in caso di conflitto armato con la Turchia, senza darle altro consiglio circa il modo nel quale converrebbe al Governo Greco di regolarsi, in attesa di un componimento pacifico che valga a realizzare i voti del Congresso e della Conferenza di Berlino.

(l) -T. 2387/588 del 19 novembre, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 583.
586

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1030/747. Londra, 24 novembre 1880 (per. il 27).

Col suo telegramma (2) giuntomi ieri mattina prima dell'albeggiare, l'E. V. favorisce di informarmi che S. E. il generale Cialdini ha telegrafato a codesto Ministero che, in seguito a nuove istanze da lui fatte presso il Governo francese affinché da questo fossero rimosse le difficoltà finora opposte allo stabl

limento, per parte nostra, di una linea telegrafica indipendente, fra Tunisi e la Sicilia, il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica ha rifiutato nettamente di accondiscendere a tale domanda, dichiarando di non potere recedere dalle opposizioni fatte finora al nostro progetto. L'E. V. considera una tale risposta come un diniego di giustizia ed un atto di malvolere a nostro riguardo, che prova come quel Governo sia tutt'altro che disposto a venire ad un accomodamento con noi per gli affari della Tunisia.

L'E. V. porta opinione che il Governo inglese non debba rimanere indifferente ad un tale incidente che dissipa ogni illusione circa i veri intendimenti della Francia.

Non v'ha dubbio che la recisa negativa data al generale Cialdini è di natura a fare entrare la vertenza in un periodo acuto; ma per paterne apprezzare la portata e farme l'oggetto di una comunicazione a lord Granville sarebbe necessario di avere conoscenza della corrispondenza in quell'occasione scambiata fra il generale Cialdini ed il Ministro degli Affari francese. Inoltre non converrebbe disgiungere quell'incidente dal rapporto che codesto Mi.nistero, col suo telegramma del 20 corrente, (l) m'informa di aver chiesto al cavaliere MACCIÒ sulle condizioni della Tunisia.

Intanto sarebbe forse opportuno di promuovere un'azione più diretta dell'Inghilterra contro le prepotenti pr·etese della Francia. A tal uopo mi si presenta in mente un'idea ed è quella di tentare di costituire in Londra una società Anglo-Italiana per una comunicazione telegrafica fra Tunisi, la Sicilia e Malta. In questo modo l'Inghilterra sarebbe costretta ad addentrarsi nell'esame della privativa telegrafica che la Francia pretende di avere sul territorio della reggenza. Vi ha ancora un'altra quistione che bisogna chiarire prima di fare ulteriori ufficii presso il conte Granville ed è quella delle idee espresse dal signor Gambetta a sir Charles Dilke circa un accordo possibile fra la Francia e l'Italia per la Tunisia, com'io lo riferiva all'E. V col mio rapporto' del 9 corrente n. 738 di questa serie (2). La conversazione sovraccennata fra quei due uomini di Stato ha senza dubbio avuto luogo; ed il Foreign Office ne è informato poiché sir Charles Dilke è Sottosegretario di Stato di quel dipartimento. Bisognerebbe adunque poter dichiarare che il preteso accordo fra la Francia e l'Italia non è stato oggetto di alcuna trattativa, almeno per parte nostra, e che non vi è neppure stata alcuna apertura diretta od indiretta in quel senso od in senso analogo, imperocché, se così non fosse, l'Ambasciatore d'Italia si troverebbe abbastanza imbarazzato di fronte a lord Granville il quale certamente sarebbe già informato di tali negoziati comunque imperfetti, e potrebbe chiedere come avveaga che l'Italia tratti segretamente colla Francia mentre essa richiede l'intervenzione dell'Inghilterra per sottrarre il Governo tunisino all'influenza preponderante e prepotente della Francia.

Tutte queste cose vanno chiarite prima d'intraprendere una nuova campagna diplomatica tuni.sina che possa condurre a qualche risultato definitivo e soddisfacente.

D'altronde nulla preme per ora, imperocché questo Governo ha messo per il momento da parte quasi tutte le quistioni estere, e quella della Tunisia

è una delle meno importanti per esso. Ora egli è tutto intento alla quistione irlandese, la di cui gravità va crescendo ogni dì, e per la quale non pare che si sia ancora trovata una soluzione atta a ricondurre l'ordine e la pace in quel disgraziato paese, la di cui agitazione si ripercuote anche nell'Inghilterra stessa.

(l) -T. 908 del 22 nov~mbre, non pubblicato. (2) -Del 12 novembre, non pubblicato. (l) -Cfr. n. 582. (2) -Cfr. n. 568.
587

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1379. Vienna, 24 novembre 1880 (per. il 3 dicembre).

Il telegramma che l'E. V. si compiacque rivolgerrni in data 22 corrente (l) relativamente alla conversazione avuta da lord Granville col generale Menabrea intorno all'attitudine del Gabinetto inglese a riguardo della questione ellenica, mi porse il mezzo di far discorrere meco su questo argomento il barone Haymerle. S. E. da me interrogato sui suoi intendimenti in proposito della Grecia dissemi che certamente desiderava mantenere il roncerto europeo; ma che precisamente ,perciò non avrebbe potuto accettare di prender parte l!d UJn'azione coercitiva qualunque contro la Turchia, essendo fermamente convinto che questa avrebbe precisamente per risultato di compromettere quel concerto, come lo si era veduto testé nell'affare della dimostrazione navale per Dulcigno. Del resto soggiunse ancora, «l'Austria-Ungheria non intende in maniera alcuna lasciarsi andare a compiere atti di guerra verso l'Impero Ottomano, l'opinione pubblica essendovi contrarissima, come ebbe chiaramente a manifestare nelle recenti Delegazioni. Certamente abbiamo simpatia per la causa ellenica, ma questa simpatia non potrebbe andare ftno a dare alla Grecia un materiale appoggio, cosa del resto che non ho dissimulato al Re Giorgio quando trovavasi a Vienna ».

Chiesemi poi quali fossero in proposito gli intendimenti del R. Governo, dicendomi che non aveva creduto incaricare il conte Wimpffen di interpellare in proposito l'E. V., ma che gli riuscirebbe gradito saperlo da me. Parvemi opportuno non mostrare di veder,e in questa entratura una precisa domanda onde lasciare al Governo piena libiertà di rispondervi o non, e mi limitai a dire che l'E. v. non aveva avuto occasione di farmi conoscere l'attuale apprezzamento del Governo del Re su questa questione, che però tutto m'induceva a credere che se l'Italia professa, come l'Austria, vive simpatie per la causa ellenica, non ritenevo si disporrebbe facilmente a darvi espressione con un'azione materiale: il desiderio di pace non essendo meno vivo da noi che in Austria-Ungheria od ovunque.

Trovandomi cosi a ragionare sulla questione ellenica parvemi propizia la occasione per eccitare il barone Haymerle ad esprimersi su quell'argomento con maggior precisione ed il feci ricordandogli che vi fu un tempo in cui il suo predecessore conte· Andrassy aveva assunto lui l'iniziativa di parlarmi di quella questione dicendomi doversi rafforzare l'elemento ellenico siccome il solo atto a creare un argine in determinate circostanze all'invadente slavismo, gli do

mandai dunque se il Gabinetto di Vienna era ancora dello stesso parere oppure se la simpatia che mostrava professare per la Grecia dovevasi intendere in proporzioni differenti e quindi ben minori.

S. E. nulla rispose al ricordo da me evocato dell'entratura fattami dal conte Andrassy e si limitò a dir.e che certamente se la Turchia dovesse cessare d'esistere non potrebbesi disconoscere che alla Gr·ecia incomberebbe di ragione la sua parte di eredità, ma in quanto al creare coll'ellenismo una diga allo slavismo siccome erami stato accennato dal conte Andrassy, egli evitò di rispondere, ed anzi la forma assai riservata con cui replicò il suo pensiero in proposito lasciavami intendere che trattandosi di innalzare una diga contro lo slavismo non vedeva la necessità di costruirla con materiale ellenico. Rispondendo poi ad una mia più precisa domanda dissemi, che se il procurar il vantaggio della Grecia è nelle intenzioni del Governo austro-ungarico ciò non potevasi più considerare siccome uno dei principali scopi della sua politica.

(l) Cfr. n. 583.

588

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2410. Londra, 25 novembre 1880, ore 18,48 (per. ore 22,20).

Granville étant retenu aujourd'hui par le conseil des ministres qui se prolonge plus que d'habitude, je n'ai pu voir que Tenterden qui m'a communiqué derniers télégrammes reçus de Constantinople et des consuls anglais en Albanie, qui confirment occupation de Dulcigno par Dervisch pacha. Monténégrins occupent, de leur còté, hauteurs qui bordent frontière turque et on aime à espérer qu'incessamment ils prendont possession de Dulcigno et du territoire qui leur est concédé. Au Foreign Office on se montre très satisfait de cette solution qui sera due à l'accordo des puissances qui a élu démonstration navale. On n'hésite pas à attribuer une très grande part du mérite de cette solution à l'Italie, qui par sa constance et sa .fermeté à résister aux pressions qui lui ont été faites pour la séparer de l'Angleterre, a puissemment contribué à empecher rupture de l'accord entre les puissances, rupture qui aurait sans doute amené nouvelles hostilités entre les tures et les monténégrins et entrainé à des complications dangereuses pour la paix de l'Europe.

589

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, AL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI (l)

D. 75. Roma, 25 novembre 1880.

* I pregiati rapporti di lei mi pervennero regolarmente fino al N. 298 della presente serie *.

Le informazioni che Ella mi ha favorito sull'accettazione, per parte dei belligeranti, della mediazione offerta dagli Stati Uniti (l), hanno un particolare interesse anche dopoché i pronostici della S. V., sull'esito finale di quei negoziati, ricevettero purtroppo pronta conferma dai fatti.

I particolari che Ella mi fornisce sulle incursioni dei Cileni nei dipartimenti agricoli del Perù, se attenuarono considerevolmente l'impressione prodotta dal telegramma della S. V. (2), che indusse il R. Governo a protestare energicamente presso il Gabinetto di Santiago (3), non lasciano però alcun dubbio sull'intenzione del Chili di imprimere un più energico andamento alla guerra, nella speranza di costringere il Perù ad implorare la pace.

E siccome, d'altra parte, pare ormai accertato che codesto Governo non s'indurrà ad accettare le condizioni imposte dal vincitore, fino a che riterrà possibile la difesa della capitale, così diventa più che mai urgente l'adozione di provvedimenti atti a tutelare le persone e le sostanze dei neutrali nell'eventualità dell'occupazione della ca:pitale peruviana.

Col suo pregiato rapporto del 13 settembre scorso (4), Ella mi comunicava le proposte che, a tale intento, vennero concertate da codesto corpo diplomatico, e a quest'ora Ella sarà già informata dal suo collega di Santiago come esse non abbiano incontrato l'integrale approvazione di quel Governo, il quale avrebbe voluto limitarsi a confermare al generale in capo gli ordini precedentemente impartitigli, raccomandandogli inoltre di mettersi d'accordo col corpo diplomatico per adottare, sopra luogo, le misure più efficaci.

Non ravvisando in queste semplici raccomandazioni una sufficiente garanzia per gl'interessi stranieri, il Governo del Re e quello di S. M. la Regina d'Inghilterra impartirono, per telegrafo, ai loro rappresentanti a Santiago (5) l'ordine d'insistere energicamente, presso quel Gabinetto, per l'adozione delle misure proposte dal corpo diplomatico di Lima.

Dell'esito di queste nuove pratiche Ella sarà senza indugio informata dal cav. Sanminiatelli.

(l) Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 30, p. 340.

590

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 149. Atene, 25 novembre 1880 (per. il 30).

Il Signor di Radovitz giungeva il 19 corrente in questa capitale, giusto quanto ebbi l'onore di riferire all'E. V. precedentemente, e, due giorni dopo, era ricevuto da Sua Maestà il Re, e dal Signor Comondouros.

Comunque la sua presenza qui, avvenuta quasi repentinamente infra le due missioni di Parigi e di Costantinopoli, preoccupasse varii Gabinetti, e,

non ultimo, quello di Atene sono nullameno in grado di asserire che niun ufficio formale fu fatto fin oggi dal rappr·esentante di Germania, né presso il Sovrano, né presso il Capo di Gabinetto.

Il tema dei suoi colloqui con questi personaggi non è uscito dai limiti dei buoni ed amichevoli consigli che competono ad una Potenza cui la tranquillità in Oriente preme al pari di qualunque altra. Senza poter ripetere i termini co' quali Sua Maestà ebbe a rispondere alle esortazioni del Signor Radovitz, gioverà forse ch'io narri la replica del Signor Comondouros.

L'Inviato Germanico si è dato il compito di dimostrargli quanto dannoso sarebbe per la Grecia il precipitare gli avvenimenti, mentre che l'Europa, -che persiste ad attestare il suo fermo proposito di dare un carattere esecutorio alle decisioni del Congresso di Berlino, continuando nella dimostrazione navale dinnanzi Dulcigno, -avrebbe infallibilmente provveduto a porre in assetto il dissidio Greco-Turco: un divisamento inconsiderato ed intempestivo potrebbe compromettere affatto il successo che è in cuore alla nazione, e scontentare ad un tempo le Potenze che lavorano da due anni in pro della Grecia e della Cristianità. Il miglior partito, dunque, essere il temporeggiare, nella piena fiducia che non si porrebbero in non cale le giustificate e nobili aspirazioni elleniche.

Siffatti ragionari venivano accolti dal Signor Comondouròs con simpatiche dimostrazioni; ma, non esitava egli a rappresentare al suo interlocutore le attuali condizioni essere state dall'Europa stessa create coll'ultimo verdetto di Berlino, condizioni che avevano imposto alla Grecia il dovere di armare e di persistere fino al conseguimento dello scopo agognato e promesso; lo stato finanziario non concedere, d'altronde, un temporeggiamento indefinito, ma esser mente del Governo di esaurire tutti i mezzi possibili prima di giuocare l'ultimo dado.

A me, poi, osservava il Signor Presidente del Consiglio, non credere egli che tali raccomandazioni abbiano da assumere più tardi ed insieme a quelle dell'Inviato di Francia un carattere solenne mentre un ufficio a due toglierebbe molta autorità al concerto generale e farebbe quasi dubitare dell'esistenza di questo. « I cortesi consigli, soggiungevami, non ci tolgono la facoltà di agire, mentre che se si trattasse, un giorno o l'altro, di condizioni e di impegni formali, potremmo attendere pazientemente il nostro corrispettivo ».

Fin oggi, nessuno dei miei colleghi riC·evette l'ordine di associarsi ad un'azione comune dei rapp!'esentanti di Francia e di Germania, comunque, in un telegramma lettomi or ora dal Signor Corbett, Lord Granville lo informi della probabilità dell'ufficio che i Signori di Mouy e Radovitz avranno da eseguire.

Dopo aver discorso col Signor di Radovitz ricevo l'impressione che i Gabinetti di Vienna e di Berlino si siano soverchiamente allarmati: prima di intraprendere qualsiasi movimento verso le frontiere bisogna che l'esercito passi dalla mobilizzazione al ·piede di guerra e venga, per conseguenza, chiamata sotto le armi la riserva composta di soldati addestrati; senza poi tener conto delle artiglierie, munizioni ed approvvigionamenti non ancora consegnati. Anche la marina ha da completare i suoi armamenti e jeri appena fu votata la legge relativa per la sua mobilizzazione.

A stento, dunque, e malamente, si potrà essere in grado di agire in primavera, tanto più che 1e prossime intemperie renderanno impraticabili i sentieri che conducono alla frontiera.

(l) -Dell'accettazione della mediazione degli Stati Uniti da parte dei belligeranti aveva dato notizia anche Sanminiatelli con un rapporto del 5 ottobre ed. in LV 30, p. 339. (2) -T. 2224 del 9 ottobre, non pubblicato. (3) -T. 819 del 16 ottobre, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 454, nota l. (5) -T. 899 del 19 novembre, non pubblicato.
591

IL COMMISSARIO PER LA DELIMITAZIONE DEL MONTENEGRO, OTTOLENGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2420. Antivari, 26 novembre 1880, ore 12,40 (per. ore 4,50 del 27).

Dulcigno occupato dalle truppe montenegrine, venerdì sera, pacificamente.

592

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, TOSI, A PIETROBURGO, ZANNINI, E IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 922. Roma, 27 novembre 1880, ore 24.

Lord Granville nous fait demander par l'ambassade britannique si nous croyons utile de faire procéder à la délimitatio.n immédiate du discrict de Dulc,igno et si nous sommes disposés à donner à notre amiral l'ordre d'entreprendre des croisierès séparées avec des points de ralliement établis d'avance pour y Cihercher, le cas échéant, des i.nstructions ultérieures. J'ai répondu que nous acceptions, .en ce qui .nous concerne, ces deux propositions et que nous attendions, pour les mettre à exécution, que le Cabinet de Londres nous fasse savoir qu'elles sont acceptées par les autres Cabinets. En attendant, notre commissaire pour la délimitation qui .est actuellement à Antivari, a reçu ordre d'attendre sur piace nouvelles instructions.

593

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 925. Roma, 30 novembre 1880, ore 14,40.

En félicitant en mon .nom le Gouverneme.nt britannique pour l'heureuse solution de la question monténégrine qui a failli causer tant d'embarras à l'Europe, je prie V. E. de dire à lord Granville que ce fut avec une véritable satisfaction que j'ai donné lecture hier à la Chambre du télégramme (l) qui annonçait l'accueil favorable fait aux monténégrins par les habitants de pulcigno. Cette nouvelle prouve éloquemment le manque du fondement de l'accusation

d'avoir violé le principe des nationalités par l'adoption du programme anglais, auquel, comme je l'ai déclaré à la chambre dans la séance du 25, l'Italie a fait adhésion spontanément, immédiatement et sans conditions. Ces mots que j'ai textuellement prononcés pour affirmer d'une manière solennelle devant le Parlement notre bonne entente avec la Grande Bretagne ont été omis dans le compte rendu télégraphique qui a été envoyé aux journaux anglais. Je tiens par conséquent à en informer V. E.

(l) T. 2427 di Durando del 28 novembre, non pubblicato.

594

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2431. Berlino, 30 novembre 1880, ore 16,38 (per. ore 16,55) (1).

J'ai parlé au comte de Stirum de la réponse donnée par. V. E. à l'ambassadeur d'Angleterre au suj,et des deux propositions de Granville (2). Le comte de Stirum me dit que l'Autriche-Hongrie pense qu'il vaut mieux retarder encore un peu reprise des travaux de délimitation, pour laisser aux populations le temps de se calmer. Le Cabinet de Berlin partagerait cet avis. Les puissances, dit-H, ne semblent pas toutes disposées à adhérer à la seconde proposition de Granville relative aux croisières des flottes. Le Gouvernement allemand considère, pour sa part, comme atteint, par la cession de Dulcigno, le but de la démonstration navale, et il pense qu'il n'y aurait pas avantage à continuer ainsi cette démonstration sans un but immédiat. Le comte de Stirum pense dès lors que la corvette allemande sera rappelée; quitte pour le Cabinet de Berlin à examiner, le cas échéant, s'il conviendra d'accepter quelque proposition ultérieure qui serait éventuellement faite par quelque puissance.

595

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO

T. 938. Roma, 3 dicembre 1880, ore 15,45.

L'ambassadeur d'Angleterre vient de me dire que, le temps étant favorable et l'ordre étant rétabli, le consul général d'Autriche-Hongrie à Scutari croit possible la délimitation immédiate de Dulcigno si Dervish pacha garantit la tranquillité. Sur quoi le Cabinet de Vienne est prét à faire dans ce sens des démarches à Constantinople et en cas de réponse favorable à donner ordre à

son commissaire de prendre part au travail. Le Cabinet de Londres ne voit pas d'objection et a donné des instructions analogues à son ambassadeur à Constantinople. J'ai répondu à sir Augustus Paget que nous partagions l'av·is de son Gouvernement et que l'ambassade du Roi à Constantinople recevrait des instructions en ce sens.

(l) -Sic nel registro dei telegrammi in arrivo. (2) -Cfr. n. 592.
596

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 940. Roma, 3 dicembre 1880, ore 22,30.

Sir A. Paget vient de m'interroger sur la manière de voir du Gouvernement italien au su.iet de la question grecque. Je lui ai répondu qu'à mon avis n serait peut-ètre bot:. de consulter les autres Cabinets. Les puissanc·es ont clairement exprimé à Betlin en deux occasions solennelles, dans la seconde surtout, les concessions à tair·e à la Grèce qui se prépare aujourd'hui à revendiquer par les armes ce que Lt Turquie déclare hautement ne pas vouloir lui céder. Sur les décisions prises a Berlin l'accord européen a été établi d'une manière unanime et rien n'est venu rompre cet accord. Mais, malgré cela, on se trouve dans l'alternative suiv<.nte: ou laisser écraser la Grèce dans une lutte inégale avec la Turquie, ou bien laisser consommer sa ruine par des armements au dessus de ses moyens, dont l'Europe empécherait de tirer parti en lui donnant des conseils de prudence dictés par la crainte de voir surgir des complications dangereuses pour la paix générale. En pareil état de choses il ne faut pas oublier que la Grèce écoutera seulement la voix des puissances si elle peut avoir l'assurance que son avenir n'est pas compromis. Par conséquent, je le répète, il serait utile de sonder les intentions des autres Gouvernements.

597

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2449. Vienna, 4 dicembre 1880, ore 17,50 (per. ore 19).

Gouvernement impérial attend ordres Empereur pour donner instructions à son amiral à Cattaro conformes à ce que feront autres divisions navales sur formalités de courtoisie pour dissoudre les escadres. Cela accompli dans la rade de Cattaro ou en pleine mer, camme on se mettra d'accord, les navires autrichiens resteront à Cattaro ou se rendront à Pola, selon ce que l'Empereur croira ordonner, mais sans qu'il salt question d'aucun lien quelconque avec la flotte internationale. Au sujet de délimitation Monténégro, Autriche a répondu à Londres ètre prete à y procéder entre le lac et la mer. Quant à la frontière à l'est du lac, le Cabinet de Vienne est d'avis que, comme il y a là des difficultés, il vaut mieux ne pas s'eu occuper pour le moment et attendre que les esprits se soient calmés. Toutes ces informations m'ont été données par M. de Kallay. D'après bruits qui courent ici, Allemagne aurait assuré le Sultan que s'il cède dans l'affaire de Dulcigno, on ne lui aurait plus rien demandé. Par rapport à cession à faire à l'est du lac de Scutari, où l'uti possidetis resterait définitivement, j'ai lieu de croire, d'après quelques paroles que Haymerle m'a dites, que en effet, on est d'accord à ce sujet à Berlin et à Vienne.

598

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. 1003. Roma, 5 dicembre 1889.

L'Ambasciatore di S. M. Britannica, per incarico avutone dal proprio Governo, mi ha rimesso testé promemoria relativo al conflitto sud-americano.

Dopo aver ricordato come la mediazione degli Stati Uniti non avesse approdato ad alcun risultato, si manifesta in quel documento il desiderio del Governo inglese di conoscere se le Potenze europee sarebbero disposte ad associarsi alla Gran Bretagna per impedire la ripresa delle ostilità, mediante un arbitrato internazionale che stabilisca le condizioni di pace.

Per parte nostra noi non possiamo che desiderare vivamente la cessazione della lunga guerra che ha recato sì gravi danni alle nostre colonie, e siamo quindi dispostissimi ad accettare tutte quelle proposte che tendono a quello scopo.

Giova però non dissimularsi che l'opera umanitaria alla quale si accingerebbero le grandi potenze europee, o:L·e alle difficoltà provenienti dalle reciproche pretese dei belligeranti, incontrerebbe non lieve ostacolo nella gelosa suscettibilità del gabinetto di Washington. Qu:xli siano le teorie del Governo degli Stati Uniti circa l'esclusione di ogni ingerenza europea nelle questioni che concernono gli Stati del continente americano non è d'uopo qui rammentare. La condotta tenuta ultimamente dai rappresentanti di quel Governo a Lima ed a Santiago verso ·i loro colleghi europei, dimostra chiaramente come esso non abbia modificato in nulla il suo modo di vedere a quel riguardo. Una prova, anche più evidente, ne abbiamo avuta testé nel contegno del Ministro degli affari esteri dell'Unione verso il R. Incaricato d'affari che lo richiedeva dei suoi buoni uffici presso il ga;binetto di Santiago per ottenere che dalle truppe chilene venissero osservate le prescrizioni del diritto delle genti e le consuetudini in uso presso le nazioni civili.

V. E. potrà convincersene dalla lettura dell'unito rapporto, nel quale il Principe di Camporeale rende conto della conversazione avuta col Signor Evarts (1).

Nori stimiamo debito di schietta amicizia di far conoscere questo stato di cose al Governo della Regina; che, se ciò nonostante esso persistesse a ravvisare conveniente la presa iniziativa, il Governo del Re, mi giova ripeterlo,

sarà lieto di unirsi a tutti quei passi che, nell'intento suaccennato venissero fatti a Santiago ed a Lima.

Io prego V. E. di voler comunicare a Lord Granville il contenuto di questo mio dispaccio e di farmi poi conoscere quale decisione sarà stata presa al riguardo dal Governo britannico (1).

(l) Cfr. n. 535.

599

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 1047/754. Londra, 5 dicembre 1880 (per. il 9).

Col mio telegramma n. 593 del 2 corrente (2) io aveva l'onore di rendere conto all'E. V. della conversazione che il giorno precedente mi si era data l'occasione d'avere col conte Granville per felicitarlo del buon es~to, troppo lungamente sospirato, della questione di Dulcigno e per ringraziarlo delle parole benevole ed altamente onorevoli per l'Italia da lui pronunziate nel suo recente discorso di Hanley (vedere i telegrammi di codesto Ministero in data del 30 novembre (3) e del 1° dicembre) (4).

Il nobile Lord si mostrò sensibile assai pei sentimenti espressi dall'E. V. e mi manifestò di nuovo la sua gratitudine pel costante appogg-io prestato in questa vertenza al Governo inglese dall'Italia la di cui leale e disinteressata condotta dileguerà i dubbi che, anche in Londra, si cercava di spargere sulla sua sincerità.

Io coglieva quell'opportunità per chiedere al conte Granville info,rmazioni sull'accoglienza fatta dalle potenze alle due proposte del Governo inglese riferite nel telegramma di V. E. in data del 28 novembre (5), la prima relativa alla delimitazione della frontiera montenegrina e l'altra riferentesi alla crociera da effettuarsi dalla flotta combinata. Sul primo punto i timori espressi dal signor Gosohen circa la eccitazione degli spiriti in Albania che avrebbe recato ostacoli alla pacifica effettuazione di quella operazione non sembrano confermarsi, a giudicarne dal telegramma di codesto Ministero in data del 3 corrente (6) e dalle comunicazioni fattemi da lord Tenterden ch'io consultava in proposito, in seguito ad altro telegramma di V. E. del 3 corrente (7). Per cui pare che ora si possa procedere senza pericolo alla proposta delimitazione lasciando agli ambasciatori a Costantinopoli la cura di concertarsi per regolarne il procedimento.

Dal telegramma di V. E. in data del 2 corrente (8) risulta che la seconda

proposta dell'Inghilterra non sia stata accettata da tutte le potenz.e, per cui

si sono date le istruzioni occor,renti per prooedere senza indugio allo sciogli

(-6) Cfr. n. 595.

mento immediato della flotta combinata, indicando ad un tempo Napoli come il punto su cui deve dirigersi la nostra divisione. Da quel medesimo telegramma si scorge che la Germania ha semplicemente richiamato la sua nave e che in conseguenza essa sembra voler svincolarsi in fatto di dimostrazioni navali. Se ne potrebbe indurre che non sia senza fondamento quanto sospettava lord Granville e ch'io accennava all'E. V. nel mio telegramma, cioè che la Germania tende ad agire da sola per l'affare della Grecia sperando di scloglierlo senza il concorso delle altre potenze e di riacquistare in tale modo sulla politica europea il proprio predominio che le sembra alquanto scemato dalla soluzione da lei inaspettata della vertenza di Dulcigno. Come io lo accennava all'E. V. nel mio telegramma, il conte Granville non è disposto a credere che la Germania possa facilmente riuscire nel suo intento.

Epperciò scorgo dal telegramma di codesto Ministero in data del 3 corrente (l) che il nobile Lord ha dato a Sir Augustus Paget l'incarico di chiedere all'E. V. il modo di vedere del Governo del Re rispetto alla vertenza greca. Io ravviso molto opportuna la risposta data da V. E. circa la necessità di consultare anzitutto le altre potenze, le prime dalle quali si deve aspettare una risposta essendo quelle che ha:qno al più propugnata l'ampliazione del territorio ellenico e ne hanno fatta una condizione per il concorso navale da esse prestato per sciogliere la questione di Dulcigno.

Io porto opinione che tenendoci su questo terreno non ci esporremo a fare sugger,imenti che dalle altre potenze potrebbero non essere accettati e lasceremo ad esse la cura e la responsabilità d'inoltrare proposte, riserbandoci di esaminarle. Ho luogo di credere che una tale riserva sia anche il sistema prescelto dal Gabinetto inglese, come io ebbi alcuni giomi sono l'occasione d'informarne l'E. V. in seguito ad una conversazione avuta col conte di Granville. Mi sembra anche che questo sia il modo di procedere più prudente e che ci porge un motivo razionale di mantenere il nostro accordo coll'Inghilterra. Lord Granville ess,endo ora in campagna mi sarà difficile in questi giorni di conoscere le sue i.d,ee ulteriori a quel riguardo: però io procurerò di avere qualche informazione in proposito presso lord Tenterden al Foreign Office.

(l) -Cfr. n. 601. (2) -T. 2441/593, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 593. (4) -T. 926, non pubblicato. (5) -Cfr. n. 592. (7) -T. 937, non pubblicato. (8) -T. 931, non pubblicato.
600

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2617. Berlino, 9 dicembre 1880 (per. il 18).

La question de Dulcigno a mis en évidence la politique des Cabinets de Vienne et de Berlin à faire de l'apaisement et de la conciliation dans la Péninsule des Balkans. Ils s'efforcent l'un et l'autre de modérer les allures du Ministère Gladstone trop enclin, selon leur avis, à recourir à des mesures extrèmes, et à precipiter ainsi le cours des événements. Ils se défient à un égal degré de la Russie. Ils ont tous deux le sentiment qu'il convient de temporiser autant que possible jusqu'à ce que les circonstances deviennent plus favorables à des solutions qui entrent dans l'ordre d'idées inauguré par l'occupation de la Basnie et de l'Herzé;?,avine. D'après le pragramme du Cabinet de Berlin, c'est l'Autriche qui devrait, à l'exclusian de la Russie, avoir une large part dans la Turquie d'Europe; tandis que les vues bien cannues de M. Gladstone tendent à créer sur ce territoire des Etats auta[lames, qui sachent se saustraire aux campétitlians et aux canvaitises étrangères.

Dans cette directian camme dans l'autre, le terrain n'est pas encore assez préparé à la réussite de ces plans. Il est danc explicable que du còté de l'Allemagne, camme de celui de l'Autriche-.Hangrie, an s'applique à écarter les difficultés qui paurraient campramettre le statu quo au prafit des prajets de la palitique des libéraux. anglais. Les Cabinets de Vienne et de Berlin suivent la méme 1igne de canduite, nammément paur les affaires Grecques, et désarmais avec plus de chances depuis le valte-face de la Fr2.nce qui semble avair jeté par-dessus bard, l'initiative prise au Cangrès et à la Canférence de Berlin. Paur les questians arientales, le Gabinet de Paris a passé avec armes et bagages dans le camp de son ancien adversaire. Il joue un peu le role de vassal, ~.:e qui dispense l'Allemagne de prendre ostensiblement en main le bàton du commandement. Elle a maintenant à Paris comme à Vienne, des instruments, qui agiront à son gré sans que le reste de l'Europe remarque trop qui les met e n mouvement. L' Allemagne ne désire pas moins maintenir le concert européen toujours utile, ne serait-ce que pour servir de frein à telle au telle autre Puissance, qui viserait à une action séparée.

Les rapparts du Chevalier 'Tosi ont rendu compte d'entrètiens récents des Ambassadeurs de l'Angleterre et de France avec le Prince de Bismarck. Je suis à meme de fournir là-dessus quelques détails.

Le Comte de St. Vallier dit avoir trouvé le Chancelier de l'Empire très optimiste sur la situation. La paix était assurée au moins jusqu'au printemps. Il fallait espérer que, d'ici là, on parviendrait à faire tr,iompher à Athènes les canseils de la prudence. Le Prince continuerait à marcher d'accord avec la France et appuierait toutes ses démarches sur le terrain diplamatique. Mais il n'irait pas au délà si elle jugeait à prapos de recaur,ir à une médiatian armée. Il ne la blàmerait pourtant pas. Au reste, le Camte de St. Vallier me laissait entendre qu'il n'existe aucun indice que son Gauvernement se lance dans cette voie, car l'opinion publique est tellement «affalée de paix , que tout Ministère qui voudrait ag,ir à l'encontre de ces aspirations si manifestes, serait renversé du pouvoir.

Un langage analogue avec quelques nuances pourtant, a été tenu à l'Ambassadeur Britannique. Le Chancelier de l'Empire attachait un gran prix à l'entente européenne, comme étant le meilleur gage pour la conservation de la paix génerale. Il travaillait lui aussi à l'exécution fidèle du Trait!'> de Berlin. Chacun était d'accard dans ce but. Il n'y avait peut-ét:e des divergences que sur les meilleurs moyens de l'atteindre. Des complications n'étaient pas à prévoir avant le printemps. Mais parviendra-t-on dans l'intervalle, à faire entendre raison à la Grèce? Elle raisonne probablement ainsi: « ou nous remporterons la victoire, ou nous subirons une défaite. Dans le premier cas, la cause de nos nouvelles frontières est gagnée définitivement; dans le second cas, lei,; Puissances ne permettront à la Turquie ni d'envahir, ni de morceler notre territoire actuel. Il naus convient donc de ne pas nous attarder et d'engager la question qui menace de s'embourber ». Si la diplomatie échouait dans sa tache pacifique et que l'Angleterre se décidait à préter assistance matérielle au Royaume hellénique, le Prince de Bismarck ne ferait pas opposition. « Vous auriez, ajoutait-il, mes prières, mais rien de plus ». Lord Odo Russell lui demanda s'il s'abstiendrait alors d'accorder un appui aux tures; «Je vous le promets » répondait Son Altesse.

Je me souviens que Iorsque l'Empereur Alexandre se préparait à déclarer la guerre à l'Empire Ottoman, le Prince de Bismarck me disait que, sa bénédiction était acquise aux armées Russes, mais qu'il n'exposerait pas la peau d'un seui soldat poméranien pour cette cause. Cette bénédiction n'a pas empéché le Oabinet de Berlin de faire opposition au Traité de S. Stefano, et de favodser l'Autriche aux dépense de la Russie. Il ne :faut pas oublier d'ailleurs que le Ministère Gladstone est ici très suspect à cause de son éloignement pour l'Antriche, et des vues qu'on lui prete d'uri rapprochement toujours plus intime avec la Russie.

Il déclare cependant qu'une action avec cette Puissance seule n'entre pas dans ses projets. Si !:es autres Puissances désirent amener une solution déiinitive .en Ori.ent, l'Angleterre ne restera pas en arrière, mais elle n'agira qu'autant que les autres Etats agiront également.

601

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2514/594. Londra, l0 dicembre 1880, ore 18,50 (per. ore 21,35).

Granville étant à la campagne, j'ai communiqué à lord Tenterden le contenu de votre dépéche politique n. 1003 (1). Il m'a dit que la France avait accepté de se joindre à l'Angleterre pour de bons offices ou un arbitrage destiné à mettre fin à la guerre entre le Chili et le Pérou. mais que l'Allemagne avait refusé. Cabinet anglais se propose maintenant de demander au Cabinet de Washington d'adhérer de son còté à la tentative projetée mais une décision formelle à cet égard n'est pas encore prise.

602

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI. ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. 1008. Roma, 14 dicembre 1880.

Stimo utile di comunicare confidenzialmente a V. E. copia di un rapporto del R. Agente e Console Generale in Egitto, relativo alle cose di Assab (2).

Vedrà l'E. V. che mentre il Governo vicereale dichiara, in forma abbastanza esplicita, di considerare la questione territoriale siccome esaurita in nostro favore, il signor Malet invece persiste a volerla riguardare come tuttora aperta.

Il signor Malet, che abbiamo avuto opportunità di conoscere e di apprezzare quando fu per parecchio tempo primo seg,l'etario dell'Ambasciata britannica in Roma, sembra avere, della prevalenza inglese in Egitto e nelle regioni che stanno oltre il Canale di Suez, un concetto che non è, a giudizio nostro, né conforme alla realtà delle cose, né corrispondente agli intendimenti dell'Amministrazione presieduta dal signor Gladstone. Sotto il Gabinetto Disraeli il signor Malet fu zelante assai nel praticare quella politica che ci contrastava in Egitto la nostra legittima parte d'influenza, e, nel nascente stabilimento di Assab, .ravvisava, per singolare aberrazione, una minaccia a danno dei dominii e degli interessi britannici.

Noi non possiamo credere che il signor Glad~tone e lord Granville partecipino a simili giudizii e siamo sicuri invece di non errare pensando che la loro fiducia nell'amicizia leale dell'Italia deve far loro desiderare la cooperazione dell'Italia nell'opera di salutare riordinamento che si è intrapresa in Egitto, e farli ad un tempo persuasi che il nostro modesto tentativo di sviluppo economico, in Assab, nulla ha che possa m:momamente dar ombra all'Inghilterra.

L'argomento è delicato in quanto che, rispettando il riserbo in cui codesto Gabinetto vuole mantenersi circa l'affare di Assab, noi non intendiamo provocarne espUcite dichiarazioni, e ci basta che non si rinnovi l'atteggiamento sospettoso che da principio si era appalesato da parte sua. Però V. E. avrà forse il modo di conseguire che il signor Malet riceva, anche solo in termini generici, comunicazioni tali che lo facciano persuaso del desiderio di entrambi i Gabinetti che nessun'ombra venga ad offuscare la reciproca cordialità in cui sono e vogliono rimanere.

(l) -Cfr. n. 598. (2) -Non pubblicato.
603

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2529/596. Londra, 15 dicembre 1880, ore 18,50 (per. ore 23).

J'ai de nouveau entretenu aujourd'hui Granville de la question du Pérou qui est objet de mon télégramme 594 (1). Lui ayant rappelé contenu de la dépéche de V. E. (2) et du rapport du chargé d'affaires à Washington qui s'y référait (3), Granville m'a répondu qu'il n'admettait pas prétention du Gouvernement des Etats Unis d'Amérique d'exclure les Gouvernements européens de toute ingérence dans les affaires qui concernent les autres Gouvernements américains. Toutefois le Gouvernement anglais n'a pris encore aucune détermination au sujet de savoir s'il doit encore demander concours des Etats Unis d'Amérique pour mettr.e fin à la guerre entre le Chili et le Pérou et protéger les inté

rets des neutres dans ce pays. Il faut, dit-il, avant tout sonder le terrain, car si une telle démarche venait à échouer, la question serait compromise, puisqu'une des parties pourrait se prévaloir de cette divergenoe entre les puissances européennes et l'Amérique pour émettre des prétentions propres à alimenter la guerre et à compromettre les intérets qu'on veut sauvegarder. Plus tard, il me fera connaitre les déterminations du Cabinet anglais à ce sujet.

(l) -Cfr. n. 601. (2) -Cfr. n. 598. (3) -Cfr. n. 535.
604

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 962. Roma, 16 dicembre 1880, ore 17,35.

Le chargé d'affaires de Turquie m'a remis copie d'une circulaire télégraphique de san Gouvernement concernant la question héllénique. La Sublime Porte constate la loyauté avec laquelle elle a exécuté 1e traité de Berlin à l'égard du Monténégro. Les intentions ne sont pas moins loyales à l'égard de la Grèce. Rappelant le tracé qu'elle a offert par la note du 3 octobre, la Sublime Porte espère que les puissances y donneront leur assentiment et l'imposeront au Gouvernement hellénique. La circulaire dénonce aux puissances les préparatifs qui se font en Grèce. La Turquie ne prendra pas, à san tour, une attitude provocatrice, mais elle est bien résolue à se défendre, et fait appel, en attendant, aux puissances afin que celles-ci exercent une action efficace sur le Cabinet d'Athenes pour le faire renoncer à ses desseins belliqueux et l'engager à renouer av,ec la Porte les négociations pour le règlement de ses frontières. J'ai répondu à Misak effendi que nous allions nous mettre, à l'égard de cette circulaire, en communication avec 1es autres Cabinets.

(Alle ambasciate). Je prie maintenant V. E. de me faire connaitre le plus tòt possible l'impressio n du Cabinet auprès duquel elle est accréditée (l).

605

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 966. Roma, 17 dicembre 1880, ore 23,55.

Des nouvelles d'une gravité extreme nous arrivent de Tunis. Prenant prétexte du refus, par le Bey, de mtifier le contrat passé entre Khereddine et la société marseillaise pour l'achat de l'Enfida, la France parait concentrer des troupes sur la frontière de la rég,ence, en mème temps que le langage de san

33 -Documenti diplomatici -Seri~ II -Vol. XIII

représentant devient de plus en plus menaçant. Nous ne saurions admettre que le Gouvernement de la Reine veuille laisser le Bey dans la triste alternative, ou de céder devant toutes exigences, légitimes ou non, de la France, ou bien de subir un acte de violence. Une démarche amicale de l'Angleterre et de l'Italie, prouvant au Bey qu'il n'est pas tout-à-fait abandonné, pourrait seule améliorer la situation. Quant à nous, dans le cas où la France ferait à Tunis quelque chose de contraire à notre dignité et à nos intérets, nous ne pourrions certes pas rester spectateurs impassibles d'une pareille éventualité. Une rupture des rapports diplomatiques entre l'Italie et la France serait peut-etre inévitable. Je ne pense pas qu'il convienne à l'Angleterre de laisser se produire, entre les deux puissances, une complication que son attitude pourrait assurément conjurer. Je prie V. E. d'avoir, le plus tòt possible, une conversation avec lord Granville, sur ce grave sujet.

(l) Non si pubblicano i telegrammi di ri3posta degli ambasciatori (t. 2536, 2537, 2540 e 2541 del 17 dicembre e 2551 del 19), tutti interlocutori.

606

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 160. Atene, 18 dicembre 1880 (per. il 24).

Già prima che la circolare telegrafica del 15 corrente, della quale l'E. V. si compiacque darmi un sunto ieri stesso (2), fosse diramata ai Rappresentanti ottomani presso le maggiori Potenze, aveasi qui sentore di alcune novità relativamente alla controversia turco-ellenica. Taluni parlavano di mediazione europea e di novello arbitrato, altri di ufficii imminenti della Sublime Porta per comporre pacificamente il dissidio.

Interrogato, anzi, simultaneamente, dal Signor Radovitz e da me sulla attendibilità di siffatti rumori, il Signor Comondouros rispose sorridendo non poter egli ammettere che ,l'Europa ritorni su di una decisione suprema, e dopo che erasi esclusa qualsiasi discussione colla Sublime Porta, alla quale si era fatto palese il carattere irrevocabile della sentenza emanata a Berlino.

In quanto ai passi, diretti o indiretti, del Governo turco, per riannodare con la Grecia i negoziati interrotti a Prevesa ed a Costantinopoli, il Gabinetto di Atene non dovea preoccuparsene, avendo già preso atto delle decisioni arbitrali delle Potenze, la cui azione avea posto termine de jure e de facto alle trattative fra i due contendenti. Il tracciato della nuova frontiera, determinato dopo lungo e maturo studio, e solennemente notificato alla Grecia, non essere più suscettibile di modificazione. «On nous a assigné », conchiudeva, «Janina, Metzovo, Trikala e Larissa; qu'on nous les donne, ou bien, nous essayerons de les prendre ».

Il tenore poi della circolare turca, il cui sunto gli è stato trasmesso nella scorsa notte dal Signor Papparigopoulos non ha valso a modificare questo linguaggio. Avendo avuto occasione di vederlo poco fa, gli ho udito a dire, non

lasciarsi egli intimidire dalle minacce e millanterie della Sublime Porta; essere fermamente deciso a proseguire nei suoi propositi, e persuaso che l'Europa non teuebbe in conto la pretesa ottomana di considerare come non avvenuta la sentenza di Berlino, per riproporre una linea di frontiera affatto derisoria e già stornata. Rappresentandogli quindi i pericoli di una lotta aperta contro la Turchia, tanto più che, in quel caso, le simpatie delle Potenze potrebbero far difetto alla Grecia, mi ha risposto, molto confidem:ialmente: « Nous ne pouvons pas vivre de conseils amicaux de résignation E::t de prudence, et d'assurances bienveillantes. Si l'Europe essayait de nous fixer à nous et à la Turquie un délai déterminé, tout en s'engageant formellement à faire respecter, par tous les moyens, sa volonté inébranlable. aucun Gouvernement en Grèce ne pourrait se soustraire à donner son consentement à une révision du tracé fixé à Berlin ». * Mi raccomandava in seguito la maggior discrezione per siffatta confidenza, facendomi intendere pure non potere la Grecia sperare più favorevole soluzione della controversia *.

Riconosco, poi, per mio conto, quanto importi che gli ufficit che saranno forse per farsi qui dalle Potenze sieno identici e collettivi, mentre un'azione isolata o non .comune, avrebbe poca probabilità di successo *. Il GoveJ:no ellenico diffida seriamente della Germania, e dell'Austria-Ungheria, alle quali attribuisce il suggerimento dell'ultima circolare ottomana, non che il consiglio di trasfeJ:ire gli abitanti Turchi di Dulcigno a Prevesa *.

Ho riassunto, poco fa, telegraficamente all'E. V. (l), l'impressione prodotta dalla circolare in discorso sull'animo del Signor Comondouros.

* Pongo infinite grazie all'E. V. per i dispacci segnati coi nn. 56, 57 e 58 (2), ai quali risponderò col prossimo corriere ... *

(l) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi e con alcune varianti. In LV 31, pp. 26-27. (2) -Cfr. n. 604.
607

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 974. Roma, 19 dicembre 1880, ore 15,35.

M. MACCIÒ télégraphie que d'après ses informations les troupes concentrées sur la frontière à Souk-Aras se montent déjà au nombre de huit mille hommes. Ce fait enlève toute valeur aux démentis de Paris. S.M. le Roi a qui j'ai dans l'audience de ce matin, fait connaitre la situation, s'en montrait vivement préoccupé. Je crois que V. E., vu l'urgence d'une résolution, devrait écrire à Granville lui demandant permission d'aUer le voir à son chàteau qui n'est pas loin de Londres. Il n'y a pas à se faire d'illusions sur les conséquences qu'un fait accompli en Tunisie, de la part de la F'rance, aurait forcément sur notre attitude et sur notre politique future. Un rapport qui m'arrive à l'instant de Tunis porte que le différend concernant l'Enfida a pris un nouveau caractère, un sujet anglais ayant fait présenter par son consulat au bey et au consulat

de France une demande formelle pour exercer le droit de préemption qui d'après la loi du pays lui appartient en sa qualité de propriétaire de biens contigus à l'Enfida. M. MACCIÒ suppose que Roustan voudrait enlever la situation avant que le Foreign Office n'intervienne en suite des rapports du consul britannique.

(l) -T. 2544, non pubblicato. (2) -Non pubblicati.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 977. Roma, 19 dicembre 1880, ore 23,55.

Nous avons tenu jusqu'ici le général Cialdini au coumnt de la situation, mais nous n'avons pas cru, vu l'état de nos rapports avec la France au sujet du Tunis de le charger d'une démarche à laquelle on ferait probablement accueil évasif ou désagréable. Si la France a des desseins sur la Régence, il n'y a, pour l'empeche.r de les réaliser, qu'un seul moyen, à savoir une attitude ferme et résolue, prise en commun par l'Angleterre et l'Italie. V. E. pourrait, en parlant avec Granville, lui suggérer l'idée de faire paraitre à Tunis deux cuLrassés anglais avec deux cuirassés italiens. C'est, d'après MACCIÒ, la seule manière d'empecher une complication redoutable. Mais il n'y. a pas de temps à perdre (1).

609

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2564/603. Londra, 21 dicembre 1880, ore 22,17 (per. ore 2 del 22).

Malgré la distance de Walmer Castle qui exige environ quatre heures de voyage pour s'y rendre et autant pour en revenir, j'ai pu aujourd'hui aller voir Granville et etre ce soir de retour à Londres. J'ai exposé au noble lord un résumé des faits référés dans les télégrammes de V. E. relatifs à Tunis (2). Il ne semble avoir reçu aucun rappo.rt à ce sujet et meme il n'avait pas encore connaissance du télégramme du Times de ce matin où la question est exposée à peu près comme elle résulte des télégrammes de V. E. Il avait seulement oui parler d'une réunion de troupes françaises sur la frontière tunisienne que le Gouvernement français aurait fait expliquer par la presse en disant qu'il ne s'agissait que de travaux ou d'exercises du génle militaire. Granville m'ayant demandé si je connaissais le nom du sujet anglais qui avait protesté en vertu de son droit de préemption contre vente de l'Enfida faite à une compagnie française, je lui ai répondu qu'il n'a pas été indiqué, mais que télégramme du Times disait qu'il se nomme Lévy. Je n'ai pas manqué de faire remarquer

combien les pressions qu'on exerçait sur le Bey étaient de nature à susciter des complications entre les puissances qui avaient des intéréts engagés en Tunisie et combien il était par conséquent nècessaire qu'elles s'entendissent pour mettre un terme à un tel désordre. Granville a pris note de ces considérations, et comme en partant j'insistais de nouveau pour qu'il prtt la chose à coeur, il m'a promis d'y penser. En résumé, Granville n'avait pas l'air de se préoccuper beaucoup de ce nouvel incident de Tunis. Je n'ai pas cru devoir lui paJ:le,r de la démonstration navale suggérée en dernier lieu par MACCIÒ, car une telle mesure qui ressemblemit bien plus à une menace qu'à la démarche amicale indiquée dans le télégramme de V. E. du 18 courant, ne pourrait étre adoptée qu'en cas de danger r,econnu imminent, ce qui ne semble pas etre, du moins en ce moment, l'opinion de l'Angleterre.

(l) -Per la risposta cfr. n. 609. (2) -Cfr. nn. 605, 607 e 608.
610

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 986. Roma, 21 dicembre 1880, ore 23,55.

L'ambassadeur de France m'a communiqué télégramme de son Gouvernement nous demandant notre avis sur arbitrage des six puissances, qui devrait naturellement étre préalablement admis par Turquie et par Grèce. J'ai répondu qu'en ce qui nous concerne, nous étions favorables à cette idée et que sauf à régler les détails, nous étions préts, le cas échéant, à nous interposer, avec les autres Cabinets, comme arbitre entre les deux parties intéressées (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 983 (2). Roma, 22 dicembre 1880, ore 11,25.

Si nous avons, hier, accepté sans hésiter la proposition française, c'est que, d'une part, on nous demandait avec insistance une réponse immédiate et que, d'autre part, nous ne pouvions pas douter non plus du consentement de l'Angleterre. La proposition d'un arbitrage est de celles qui ne peuvent pas se refuser. La difficulté est d'obtenir, d'abord, l'adhésion préalable des intéressés, sans laquelle il n'y a pas d'arbitrage, et de se mettre ensuite, entre les Cabinets constituant l'arbitrage, d'accord sur le fond de la question. Je prie

V. E. de dire à lord Granville que nous avons grandement à coeur de nous tenir, pour ce double objet, en communication intime avec le Cabinet britannique.

(l) -Con R. 608 del 22 dicembre, non pubblicato, Nigra comunicò l'adesione russa alla proposta francese di arbitrato. (2) -Sic, ma la numerazione nel registro del telegrammi in partenza è errata e vi è la seguente annotazione: «Si trasporti dopo il n. 9816 » cfr. n. 610).
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2568/605. Londra, 22 dicembre 1880, ore 16,30 (per. ore 20,35).

Hier à Walmer Castle j'ai eu occasion de parler de la question grecque au comte de Granville à qui j'ai communiqué le contenu des deux télégrammes de V. E. l'un du 16 (l) et l'autre du Hl (2) courant. Le noble lord avait reçu une communication analogue à celle du premier télégramme de V. E. et meme il m'a fait lire les deux notes de la Turquie, l'une du 14 et l'autre du 15 courant relatives à la question turco-grecque. Il n'avait enco.re rien reçu concernant les dispositions de la Grèce à se soumettre à un second arbitrage comme il est indiqué dans le second télégramme de V. E. Dernier télégramme (3) de V. E. d'aujourd'hui confirme ce que Granville m'a dit hier au sujet de la France qui a ainsi pris initiative d'un arbitrage pour cette meme question. Il a fait au Gouvernement fraaçais une réponse analogue à celle de

V. E., mais il veut avant tout que la Turquie aussi bien que la Grèce s'engagent à se remettre sans résistance aux délibérations des arbitres. Il ne semble pas néanmoins vouloir assumer responsabilité d'une action coercitive dans le cas où ces deux puissances ou une d'elles ne remplissaient pas un tel engagement, ainsi que cela est arrivé pour le Monténégro. L'Allemagne semble exiger que cette question de coercition soit réglée avant de prendre part à l'arbitrage qui aurait lieu par l'intermédiaire des puissances et dont les délibérations seraient valables à la majorité de quatre voix. Je vois par le deux derniers télégrammes (4) qui me parviennent en ce moment que, en substance,

V. E. est d'accord avec l'Angleterre, voire meme avec l'Autriche, sauf, relativeinent à cette dernière, en ce qui concerne la coercition pour laquelle elle veut conserver sa liberté d'action, tandis qu'Angleterre sans en vouloir assumer la responsabilité semble néanmoins reserver son opinion. J'ai interprété par avance intention expérimée paér V. E. dans san avant dernier télégramme en disant à Granville, au moment de quitter, que le Gouvernement du Roi nourrissait toujours le meme désir de maimenir san accoérd avec celui de la Reine.

613

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1975. Costantinopoli, 21-22 dicembre 1880, (per. il 27).

Li 18 del presente ebbi l'onore di riceve il telegramma (2) che l'E. V. si compiaceva rivolgermi per ragguagliarmi il signor Comondouros aver detto al signor Curtopassi sarebbe disposto a prestare orecchio a' consigli dell'Europa

ed a sottomettersi ad un secondo arbitraggio a condizione che la nuova decisione implicherebbe un termine per l'esecuzione di essa, non che l'impegno formale di obbligare la Turchia con ogni mezzo a conformarvisi; egli era d'avviso che la circolare turca era stata suggerita dalla Germania e dall'Austria, le quali avrebbero eziandio consigliato alla Sublime Porta di trasportare a Prevesa i mussulmani di Dulcigno.

Queste comunicazioni venendo dal Capo del Governo ellenico, stimo mio dovere di sottomettere all'E. V. in ordine ad esse le seguenti considerazioni, le quali serviranno inoltre a mettere meglio in chiaro la posizione delle cose. Il signor Comondouros si sottometterebbe a certe condizioni ad un secondo arbitraggio delle potenze. Ma quando mai seguì il primo arbitraggio? Al Congresso di Berlino le potenze espressero un voto. Aila conferenza esse confermarono questo voto e comunicarono analogo invito alle parti interessate. Ma d'arbitraggio non fu mai discorso, poiché pel Trattato di Be.rlino le potenze si riservarono la facoltà d'offrire la mediazione allo scopo di facilitare i negoziati fra le due parti, ma non fu questione d'arbitraggio. E quanto alle condizioni che dal Governo ellenico si vorrebbero imporre per l'accettazione dell'arbitraggio mi sembra, che esse riguardino interessi talmente vitali per l'Europa che difficilmente le potenze si deciderebbero ad accettarle. Se non che quelli che propongono d'applicare l'airbitraggio alla soluzione della questione greca credo si facciano una grande illusione riguardo alle disposizioni del Governo ottomano. Questo è infatti convinto non esistere titolo legale che obblighi la Turchia a cedere due provincie alla Grecia. Esso dichiara bensì voler concede.re a questa una rettificazione di frontiera per deferenza all'Europa, ma pretende di limitarla secondo le convenienze dell'Impero. Come puossi dunque supporre che 1a Sublime Porta sarebbe per accettare l'arbitraggio il quale costituirebbe per essa ipso facto l'obbligo giuridico che mancava ai precedenti atti? E gli arbitri sarebbero quelle stesse potenze che già si pronunziarono pel protocollo XIII del Congresso di Berlino, e nuovamente alla conf.erenza e che difficilmente si dipartirebbero da quelle decisioni? Qui s'intende infatti che se la proposta d'arbitraggio fosse fatta alla Sublime Porta, essa

o la rifiuterebbe, o l'accetterebbe alla condizione che la irelativa decisione non oltrepassi determinati limiti, i quali sarebbero naturalmente conformi alle precedenti offerte di essa. Le quali considerazioni saranno da aversi presenti nel d·eliberare sulla risposta a farsi alla circolare turca.

Né alcun fondamento può avere l'asserzione del signor Comondouros che la Germania e l'Austria abbiano suggerito l'invio della circolare. È da qualche tempo invalso l'uso di attribuire una grande influenza a' consigli della Germania a Costantinopoli. Esiste bensì da parte di S. M. il Sultano un manifesto desiderio di fM credere che quel Governo prenda un maggiore interesse nelle cose d'Oriente, e forse una certa illusione di procacciarsi le simpatie di esso. Ma nel fatto la Germania non s'è mai dipartita dalla sua regola di condotta di seguire l'Austria in queste quistioni, il che è tanto vero che l'ambasciatore, conte Hatzfeld, ha testé ricevuto un congedo e travasi ora assente. Né v'era bisogno dell'intervento dell'Austria per consigliare l'invio della circolar.e in discorso. Io già ebbi l'onore di riferire all'E. V. come la ragione precipua della cessione di Dulcigno da parte della Turchia fosse quella di assumere indi un atteggiamento pm energico in ordine alla questione greca. .l:!:ra naturale che composta quella pendenza, ed innanzi alle dichiarazioni del Governo ellenico di prepararsi ad attaccare il territorio dell'Impero per eseguire le decisioni delle potenze, la Sublime Porta s'indirizzasse a queste per provocare un'esposizione dei rispettivi intendimenti in ordine alla presente situazione.

L'idea infine che la Germania e l'Austria avessero a consigliare alla Sublime Porta di trasportare a Prevesa i Musulmani di Dulcigno è troppo assurda per occuparsi di essa.

22 dicembre.

P. S. -Stamane comparve il telegramma (l) pel quale l'E. V. si compiace annunziarmi che il Governo francese ha fatto la proposta di sottomettere la quistione greca all'arbitraggio delle potenze. Né questo fatto diminuisce di valore alle considerazioni per me precedentemente svolte, senonché, siccome da cosa nasce cosa, così esso potrà per avventura condurre a qualche risultato pratico.

(l) -Cfr. n. 604. (2) -T. 973, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 610. (4) -Cfr. n. 611 e il t. 987, pari data, non pubblicato.
614

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 1393. Vienna, 22 dicembre 1880 (per. il 25).

Fin dal primo momento in cui i giornali di Londra e Parigi, ebbero a porre innanzi l'idea d'un arbitraggio onde comporre la vertenza relativa al confine turco-ellenico, pensai di tener parola di siffatto argomento col signor Kallay, chiedendogli se ciò aveva già dato luogo a conversazioni diplomatiche, ovvero se fosse semplicemente rimasto nel campo delle dicerie dei giornali. Alla mia domanda così formolata il prefato capo sezione rispose, trattarsi unicamente di supposizioni gLornalistiche; ciò non gl'impedì però di discorrerne o per meglio dire di commentare quella supposizione ed il fece in modo da farmi comprendere che il Gabinetto di Vienna non sarebbe stato favorevole ad una proposta di quel genere ove veni,sse formolata da una qualche potenza non ravvisandola pratica essenzialmente, a quanto egli mi diceva, in considerazione che la Porta non si piegherebbe alle decisioni di un arbitrato. In quel giro di giorni poi, i giornali austriaci combatterono unanimi assai vivamente, l'applicazione dell'arbitraggio al caso di cui si tratta, * e mi risulta che nel ciò fare, abbiano avuto l'impulso del Press Bureau.* Fui parecchie volte in procinto di riferire all'E. V. ciò che qui sopra ho detto, ma me ne

astenni, avendo una certa intuizione che gl'intendimenti del Gabinetto di Vienna al riguardo non erano ancora definitivi e quindi potevano mutare a seconda delle risoluzioni a cui s'appiglierebbe il principe di Bismarck.

Ieri poi un telegramma di Berlino avendo riferito un articolo della Nord Deutsche Zeitung da cui risultava che una proposta sarebbe stata fatta dalla Francia alla Germania intorno all'arbitraggio, chiesi al barone Haymerl'e quanto vi fosse di vero in quella notizia e quale fosse il pensiero suo al riguardo.

S. E. senza negarmi né confermarmi il contenuto del precitato telegramma dissemi non essere alieno in principio dall'accettare la proposta di risolvere la questione del confine ellenico mediante un arbitraggio ma doversi anzitutto subordinare la cosa all'esplicito impegno delle due potenze di sottomettersi a quel verdetto; essere pure indispensabile che le negoziazioni a condursi fra le potenze fossero tenute sommamente segrete onde evitare che i giornali avendone conoscenza le compr<>mettesser<> con inopportuni apprezzamenti. Nel discorrere più a lungo di questo argomento il barone Haymerle volle ancora accentuarmi che ad ogni modo però il Gabinetto di Vienna intendeva esplicitamente riservare per qualunque evenienza la sua completa libertà d'azione affinché non gli si potesse un giorno accampare la necessità di addivenire a misure coercitive sotto pretesto che l'on<>re delle potenze trove.rebbesi impegnato; «anzitutto, dicev.a egìi, ho gli interessi dell'Austria da tutelare».

Allorché il Ministro tenevami quel linguaggio, egli s'aspettava bene ad una comunicazione in proposito da parte del Gov.erno francese, ma questa non era ancora stata fatta, il conte Duchàtel dovendo entrare da lui dopo di me.

L'Ambasciatore di Francia nel suo uscire dall'udienza volle gentilmente farmene conoscere l'esito, ed a conferma del mio telegramma di ieri O) pregiomi riferire all'E. V. quanto il precitato mio collega ebbe a dirmi in proposito.

Il barone Haymerle si sarebbe mostrato disposto ad accettare in principio l'idea dell'arbitraggio, subordinandone l'applicazione anzitutto al fatto che la richiesta ne sia avanzata dalla Turchia e dalla Grecia, ed inoltre all'antecedente formale impegno dei due Stati di sottomettersi al verdetto che ne uscirebbe. Avrebbe, come il principe di Bismarck posto anche la condizione che le deliberazioni si dovessero prendere a maggioranza di voti escludendo la necessità dell'unanimità. Finalmente avrebbe pure esternato il desiderio che i negoziati preliminari fra le potenze abbiano a condursi con molta prudente lentezza onde evitare che per troppa solerzia, d'altronde inutile nelle circostanze quali si presentano, si avesse a comprometterne l'esito.

Non mancherò di tener ben informata l'E. V. di tutto quanto sarà per risultarmi intorno a si grave questione al cui riguardo d.evo per ora !imitarmi a fare constare i fatti, astenendomi dall'emettere previsioni che sarebbero premature •a f,ronte di un'accettazione che, se fu premurosamente cortese nella forma, non può a meno nella sua sostanza di lasciare serii dubbi per le molte riserve che l'accompagnarono tanto a Berlino quanto a Vienna.

(l) -Cfr. n. 610. (2) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, In LV 31, pp. 30-31.

(l) T. 2563, non pubblicato.

615

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 991. Roma, 23 dicembre 1880, ore 13,25.

L'Angleterre accepte l'arbitrage, mais elle veut avant tout que les deux intéressés s'engagent à se soumettre sans résistance aux délibérations des arbitres. Le Cabinet britannique ne parait pas vouloir assumer responsabilité d'une action coercitive dans le cas où cet engagement ne serait pas rempli. D'après un télégramme du général Menabrea (1), l'Allemagne semble exiger que cette question de coercition éventuelle soit réglée avant de prendre part à l'arbitrage dont les décisions se.raient valables à la majorité de quatre voix.

616

L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2572. Cettigne, 23 dicembre 1880, ore 16 (per. ore 19,20).

Commissaire anglais me dit de la part du colonel Ottolenghi que la Sublime Porte adhère à la délimitation immédiate pour Dulcigno et a mandé à son délégué de se joindre aux autres. V. E. par télégramme du 20 courant (2) m'a chargé de remplacer le colonel à la commission. Je prie V. E. de m'instruire (3) si c'est définitivement ou simplement pour faire acte de présence jusqu'à l'arrivée d'un nouveau délégué, sans que je sois obligé de suiv.re la commission sur le terrain.

617

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2573. Berlino, 23 dicembre 1880, ore 19,52 (per. ore 20,35).

Ainsi que jé l'ai mandé à V. E., Cabinet de Berlin ne met que deux conditions à so n adhésion à l'arbitrage: l o soumission préalable et inconditionnelle des deux intéressés; 2° l es décisions prises à la majorité de quatre voix lient aussi la minorité. Il voulait tout d'abord, et il n'en a pas fait mystère, mettre troisième condition dans le sens à peu près indiqué par le télégramme

Menabrea (1), mais le GOuvernement impérial s'en est désisté pour ne pas susciter des obstacles à la tentative d'arbitrage. Toutefois, si on cherchait plus tard à l'entraineir vers une attitude plus accentuée en alléguant que son honneur d'arbitre est engagé à aUer jusqu'au bout dans l'exécution de l'arrét européen, il se refuserait en rappelant que sa dignité à été déjà mise à couvert par une manière de voir manifestèe dès le commencement et dont chacun avait eu connaissance.

(l) -Cfr. n. 612. (2) -T. 979, non pubblicato. (3) -Con t. 997 del 24 dicembre, non pubbl!cato, Cairoli comunicò a Durando che il suo incarico aveva carattere definitivo.
618

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2577/607. Londra, 23 dicembre 1880, ore 23,02 (per. ore 3,15 del 24).

Télégramme d'aujord'hui (2) par lequel V. E. me demande pour demain avant midi avis du Cabinet anglais et à défaut le mien personnel sur l'opportunité d'appuyer proposition de la France d'inviter la Turquie et la Grèce à demander elles-mémes arbitrage, ne m'ayant été remis que ce soir à 9 heures et demi, il serait impossible d'avoir l'avis du Foreign Office à ce sujet pour demain; car c'est la veille de NoiH, les bureaux sont déserts et tout le monde s'échappe de Londres. Quant à mon avis personnel, le voici: puisque l'Angleterre, avec laquelle nous tenons à étre d'accord, a accédé elle-méme, en principe, à l'arbitrage, il me parait que nous ne pouvons nous refuser de conseiller l'acceptation de la proposition français qui d'ailleurs ne préjuge aucune des questions ultérieures.

619

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)

R. 163. Atene, 23 dicembre 1880 (per. il 27).

In data de' 22 corrente l'E. V. compiacevasi informarmi pel telegrafo (4) esser,e stato comunicato da cotesto Ambasciatore di Francia un telegramma del suo Governo col quale gli si chi,edeva quale fosse la nostra opinione intorno ad un arbitrato che le sei maggiori Potenze sarebbero forse chiamate ad esercitar,e nella vertenza della frontiera turco-ellenica, previo il consenso delle due parti interessate. Mi soggiungeva ella aver risposto, essere noi favorevoli a siffatta idea e pronti, salvo a regolare le questioni secondarie, ad interporci insieme agli altri Gabinetti come arbitri fra Turchia e Grecia.

" Con successivo telegramma della stessa data (l) l'E. V. mi faceva palese quanto Le veniva riferito dal R. Ambasciatore a Vienna, cioè a dire, avere il Barone di Haymerle accettato in principio il progetto di un novello arbitrato, a condizione che questo abbia luogo dopo un impegno categorico di uniformarvisi da parte dei due Stati contendenti e il Ministro austro-ungarico raccomanda, inoltre, molta circospezione, ed esclude qualsiasi misura di coercizione riserbando su questo argomento la sua libertà d'azione.

Il mio telegramma del 18 corrente (2) rispondeva in anticipazione ai due surriferiti messaggi dell'E. V., e quello di jeri (3) riassumeva le disposizioni del Signor Comondouros dopo avuto contezza del progetto di arbitrato che si va ventilando. Nel suo pensiero, un ritorno al passato, o, meglio, una revisione delle decisioni prese solennemente due volte a Berlino, non potrebbe riescire che a vantaggio esclusivo della Turchia, e non sa poi spiegarsi come l'Europa possa indursi. attuandolo, a riconoscere implicitamente che il suo operato fu un errore *che vuole ora emendare*. La notizia averlo oltremodo i.rritato, e, forse sotto l'impero della prima impressione, dichiaravami esplicitamente essere egli fermamente deciso a respingere qualsiasi proposta relativa àd ammettere un novello arbitrato che suonerebbe naturalmente rinunzia ad una parte e, probabilmente considerevole, delle terre assegnate.

Comunque io non avessi mandato per tenere un linguaggio che si addice a chi fa entrature * o passi * pure, valendomi dell'intimità che godo presso il Signor .Comondouros, non esitai a rappresentargli che un rifiuto assoluto potrebbe irritare qualche Potenza, e compromettere se.riamente il componimento del dissidio, dover egli tener conto delle difficoltà di mantenere l'accordo tra le Potenze e del pericolo di vederlo naufragare. Quali sarebbero allora le conseguenze per la Grecia'? Un isolamento probabile ed una lotta ineguale. La considerazione ben anche di porre in repentaglio la pace europea dovergli stare sommamente a euore, non che una grave responsabilità verso il proprio paese e le popolazioni cristiane sottomesse ancora al Sultano.

Alquanto scosso dalle mie amichevoli pa·role, davami il Presidente del Consiglio la seguente replica: «Non è possibile che io accetti ciecamente di sottopormi ad un secondo arbitrato dopo che le decisioni del primo ci furono formalmente notificate. Il sottometterei oggi ad altra sentenza equivale per noi ad una rinunzia a parte considerevole delle terre attribuiteci; e quale autorità abbiamo noi di disporre di popolazioni i cui diritti alla fusione alla madre patria vennero riconosciuti? Non mi dissimulo i pericoli ed i sacrificii che dovremo cor.rere e sopportare, ma cosa dobbiamo fare se le Potenze non trovano modo di costringere la Turchia all'ubbidienza? Finora, abbiamo ascoltato rispettosamente i consigli di prudenza e di pazienza, sperando sempre nella cooperazione efficace dell'Europa per veder realizzate le nostre aspettative, vi facciamo ancora assegnamento, ma ove quella si facesse ulteriormente attendere, è dover nostro di agire con le nostre sole risorse, non potendo più a lungo sopportare una inazione costosissima, dannosa agli interessi del paese. La Provvidenza ci aiuterà nella lotta suprema e forse se non tutta una parte

dell'Europa ci serberà le sue simpatie. L'arbitrato puro e semplice, dunque, è inaccettabile. *Dia, invece, l'Europa una forma più concreta alle sue nuove proposte, impegni la sua possente azione pel caso in cui la Sublime Porta resista pure ad altre decisioni, determini anche una data e non si nasconda la probabilità per noi di mostrarsi arrendevoli e longanimi » *.

Ho voluto riferire testualmente i termini di questa conversazione perché l'E. V. sappia esattamente quale sia il pensiero del Governo ellenico, * al quale basterà di fare esplicite e formali promesse per indurlo a smettere progetti guerreschi ed accettare una revisione delle concessioni territoriali. *

(l) -Cfr. n. 612. (2) -T. 992, non pubblicato. (3) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi, In LV 31, pp. 33-34, (4) -Cfr. n. 610, (l) -T. 987, non pubblicato. (2) -T. 2544, non pubbl!cato. (3) -T. 2569, non pubblicato.
620

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN.

T. 998. Roma, 24 dicembre 1880, ore 15.

L'ambassadeur de France m'a communiqué télégramme de son Gouvernement, annonçant que toutes les puissances ayant accepté, en principe, l'idée de l'arbitrage il y a lieu, maintenant, de s'occuper de la réaliser. MM. Tissot et de Motiy ont déjà reçu instructlons d'engager les deux parties intéressées à fo.rmuler demande de l'arbitrage. Il serait utile d'après le Gouvernement français, que les autres puissances fissent parvenir à la Grèce et à la Turquie les conseils les plus aptes à les décider à prendre une résolution qui seule peut assurer le maintien de la paix en orient et les préserver elles-mèmes de maux encore plus grands. J'ai répondu au marquis de Noailles que nous partagions l'avis du Gouvernement français et que nos représentants à Constantinople et à Athènes recevraient immédiatement instructions de se joindre à leurs collègues pour appuyer la démarche du représentant français.

(Per Costantinopoli ed Atene) La présente dépèche vous donne à cet effet l'autorisation nécessaire. (Per tutti) La F.rance nous recommande le plus grand secret.

621

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2579. Atene, 24 dicembre 1880, ore 22,50 (per. ore 2,15 del 25).

Ministres de France et d'Autriche, sans faire des démarches officielles, ont été chargés, chacun pour son compte, d'entretenir Gouvernement grec sur le projet d'arbitrage, le premier d'une manière plus pressante. Comunduros leur a répondu que la Grèce ne peut pas s'écarter du tracé de Berlin, qui du reste a été déclaré à la Turquie camme étant irrévocable: <<A quoi vise un arbitrage, a-t-il ajouté, si ce n'est sur le plus ou moins de ligne de territoire assignée? Comment pourrait-on accepter aveuglement des délibérations qui porteraient nécessairement une grave atteinte aux droits, si non acquis, au moins conférés? Enfin quelle serait la garantie qui assurerait accomplissement loyal d'une nouvelle décision? ». Il s'est borné ave c mes collègues à ces seules observations; mais il m'a répété tout à l'heure et tout-à-fait confidentiellement que tout en étant hostiles à un arbitrage pur et simple lui, ainsi que le Roi et les autres hommes d'état de la Grèce, il désirerait que les Puissances fissent une proposition acceptable et dont l'exécution serait garantie par elles. Je considère peu profitable toute action isolée et j'attribue à cette drconstance, qui n'a pas échappé à Comunduros, le mauvais accueil fait aux ouvertures de mes collègues de France et d'Autriche. En attendant, il poursuit les armements et demain un colone! partira pour Naples, cha.rgé de l'achat de mille mulets. Je reçois à l'instant télégramme de V. E. d'aujourd'hui (1). Ministre d'Angleterre n'a pas reçu d'instructions pour une démarche quelconque et il ne me résulte pas que les autres en aient reçu. Dois-je attendre que tous mes collègues soient autorisés à faire démarches que vous me prescrivez pour exécuter ordres, ou bien dois-je agir conformément au représentant de France? Je ne cesse de répéter qu'il faut provoquer une dérnarche identique et des six puissances, si l'an veut obtenir une réponse catégorique. C'est ma conviction intime. Représentant anglais à Constantinople mande que Sublime Porte serait disposée à accepter arbictrage si la Grèce le refusait.

622

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2583. Atene, 25 dicembre 1880, ore 17,10 (per. ore 23).

Ministre de France ayant formulé nettement sa démarche, c'est-à-dire, que la Grèce ai t à demande.r arbitrage,, Comunduros a trouvé la chose inadmissible et impraticable et lui meme reconnait la difficulté d'amener surtout la Grèce à prendre une pareille initiative et il est d'accord avec mai sur la nécessité d'une action collective des six puissances. Il est aussi fort étonné de ce que tous mes collègues n'avaient point encore reçu des instructions de se joindre à ces efforts. Le ... (2) irréflechi, prodigieux qui règne parmi les représentants étrangers ne laisse pas d'etre remarqué par le Gouvernement grec, ce qui enlève toute autorité à la proposition française. Je pense, en outre, que pour assurer le but que l'an poursuit il faudrait avant tout traiter une suspension dont une demande d'arbitrage serait la conséquence. M. Tricoupis se montre encore plus intransigeant car il pousse Comunduros à tenir bon.

Le retour du premier au pouvo1r rendrait dans les circonstances actuelles bien plus diffidle la tache des puissances. J'a,ttends les ordres demandés hier au soir (l) pour régler ma conduite (2).

(l) -Cfr. n. 620. (2) -Gruppo lndeclfrato.
623

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)

R. 1977. Costantinopoli, 25 dicembre 1880 (per. il 3 gennaio 1881).

Ieri ebbi l'onore di pranzare da S. M. il Sultano. Erano presenti tutti i Ministri ,ed i Dignitari della Corte di Sua Maestà né altri stranieri che l'Ambasciatore di S. M. il Re ed il Primo Dragomanno dell'Ambasciata. Dopo H pranzo seguU Sua Maestà nel suo Gabinetto col Primo Dragomanno del Divano ed il Cavalier Vernoni. Si parlò primieramente di cose d'arte, e poscia Sua Maestà disse volermi intrattenere di cose meno piacevoli, vale a dire di politica, e mi domandava l'avviso del R. Governo sulla presente fase della questione greca. Risposi non avere ricevuto recenti notizie da Roma sopra di essa però dover credere che le opinioni del R. Governo sulla questione ellenica erano conformi a quelle che avevano formato il soggetto delle comunicazioni fatte per lo passato alla Sublime Porta. Cui Sua Maestà soggiungeva: * «I Greci sono gente rapace, dal primo Ministro fino al calzolaio vorrebbero venire a Santa Sofia in men di quindici giorni.* Io sono desiderosissimo di sciogliere questa questione e di contentare le Potenze entro i limìti del giusto e dell'onesto, ma ho eziandio dei doveri verso il mio popolo e saprò tutelarli ». Replicai sarebbe infatti conforme all'interesse dell'Impero di rimuovere questa costante minaccia di complicazioni, pel quale scopo sarebbe certamente opportuno di fare qualche sacrifizio. Né Sua Maestà entrò in ulteriori dettagli.

Prima del pranzo ebbi occasione d'intrattenermi col Primo Ministro al

quale domandai quali erano le disposizioni della Sublime Porta riguardo alla

proposta di sottomettere la questione greca ad un arbitrato delle Potenze.

Sua Altezza rispose il trattato di Berlino contenere un desiderio, l'arbitrato

implicare un obbligo. Né altro potei trarre dalla bocca di Sua Altezza.

Il Ministro degli Affari Esteri si limitò a dire la Sublime Porta aver rice

vuto contezza degl'intendimenti delle Potenze da' suoi rappresentanti all'e

stero, e dalle vaghe parole da S. E. aggiunte s'intendeva essere essa avversa

alla proposta in discorso.

E stamane comparve il telegramma (4) pel quale l'E. V. mi faceva l'onore

di significarmi i rappresentanti di Francia a Costantinopoli e ad Atene aver

(-4) Cfr. ri. 620.

ricevuto l'istruzione di invitare le due parti interessate a domandare l'arbitrato, avessi ad appoggiare le pratiche dell'Ambasciatore di Francia.

Risposi senza indugio all'E. V. (l) m'intenderei col mio collega sulle pratiche da farsi, però da colloqui avuti il giorno innanzi risultava la Sublime Porta non sarebbe per aderire all'invito, od almeno vi metterebbe tali condizioni che il carattere dell'arbitrato ne verrebbe pregiudicato.

La ripugnanza che il Governo Ottomano dimostra a sottomettersi all'arbitrato di cui si tratta non avrebbe del resto a meravigliare i Gabinetti che già due volte pronunziarono il loro giudizio sulla questione ed oca avrebbero a sedere in qualità di arbitri. *Né il recente conferimento a S. M. il Sultano della più alta onorificenza di cui dispone il Governo Francese è atto ad ispirare alla Sublime Porta sensi di sottomissione, poiché l'esperienza d'ogni tempo ha provato che i Turchi cedono al timofl'e non ai vagheggiamenti. *

(l) -Cfr. n. 621. (2) -Con t. 1001, pari data, non pubblicato. Cairoli raccomandò a Curtopassl di non agire isolatamente e di attendere che Il collega Inglese ricevesse istruzioni. (3) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi, In LV 31, pp. 39-40.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1112/769. Londra, 25 dicembre 1880 (per. il 30).

L'E. V. avendomi con un telegramma d'oggi (2) autorizzato a comunicare per iscritto a lord Granville ch'é sempre a Walmer Castle le ultime informazioni a Lei pervenute da Tunisi e menzionate nel suo telegramma d'ieri (3), io ho poc'anzi ind,ir,izzato a S. S. la lettera particolare della quale mi pregio d'inviarle qui unita una copia.

Le osservazioni che dopo la sua ultima conversazione col Conte Granvme questo R. Ambasciatore fece nel suo rapporto del 23 corrente (4) intorno ai supposti attuali progetti dei Francesi rispetto a Tunis,i m'impegnano a procedere con cautela: epperò, prima di fare una nuova comunicazione per iscritto su quest'argomento a Lord Granville, mi parve necessario di chiedere l'espresso assenso dell'E. V.

ALLEGATO

RESSMAN A GRANVILLE

L. P. CONFIDENZIALE. Londra, 25 dicembre 1880.

Lors de la récente visite que M. le général Menabrea a eu l'honneur de faire à V. E. à Walmer Castle, il a appelé votre attention sur la pression que la France parassait vouloir exercer sur le Bey de Tunis, dans le but de lui arracher des concessions qu'il refusait de faire. •

Aux faits que l'Ambassadeur du Roi a signalés à V. E. je dois maintenant ajouter que, d'après des télégrammes pervenus au Gouvernement Royal, les troupes françaises

se trouvent sur la frontière tunisienne avec seize canons, ce qui ne semble point confirmer les explications de leur mouvement ou les démentis donnés par la presse française. On insiste en meme temps auprés du Bey pour l'affaire de la banque ainsi que pour l'amener à réclamer le protectorat de la France.

J,e viens d'etre expressément chargé d'en informer V. E., le Gouvernement du Roi étant d'avis qu'il est urgent de prévenir des complications et comptant à cet effet sur la coopération amicale du Gouvernement de S. M. la Reine, dont je Vous serai très obligé de vouloir bien me faire connaitre l'opinion.

(l) -T. 2580. non pubblicato. (2) -T. 1000, non pubblicato. (3) -T. 994 non pubblicato. (4) -R. confidenziale 11051766, non pubblicato.
625

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

D. Roma, 26 dicembre 1880.

Facendo seguito al mio dispaccio del 14 corrente (1}, mi pregio di farle conoscere, per Sua informazione confidenziale, che ieri sera è partito alla volta di Assab l'avvocato Branchi, designato in qualità di Commissario civile per quel possedimento.

L'E. V. conosce quali siano gli intendimenti del R. Gove-rno a tal riguardo; ond'é perfettamente in grado di porgere, qualora ne fosse richiesto, ogni opportuna spiegazione. Assodato oramai da parte nostra, che il territorio di Assab sta sotto la sovranità italiana, era indispensabile di provvedere con l'invio di un Commissario alle esigenze di una convivenza civile in quella località. Né tale necessità può essere contrastata neppure da coloro che, intorno al nostro titolo di sovranità sòpm Assab, avessero ancora dei dubbi.

Naturalmente non sarà il caso che l'E. V. pigli, rispetto a questo delicato argomento, l'iniziativa.

626

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2705. Berlino, 27 dicembre 1880 (per. il 2 gennaio 1881).

Le prince de Bismarck était, de prime abord, fort peu enclin à accepter l'idée d'un arbitrage européen. Son espli'it est trop pratique pour attacher de la valeur eux efforts de la diplomatie, lorsque les Puissances, en grande majorité du moins, reculent devant l'emploi de moyens coercitifs, dont lui-mème déclare vouloir s'abstenir, parce que les intérets spéciaux de l'Allemagne ne sont que d'une nature secondaire en Orient. Il avait applaudi à la réunion du congrès de 1878, parce qu'il fallait sauvegarder la paix générale très sérieusement menacée à cette époque. Mais il avait trouvé que la conférence vers l'été dernier était de

34 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

trop, car l'offre d'une médiation pour une délimitation arrétée dès le début entre l'Italie, la France et l'Angleterre n'avait pas de chances d'étre agrée par la Turquie. D'ailleurs les moyens d'action mis au service des résolutions communes étaient à peu près nuls et dès lors sans effet. Aussi le Chancelier avait-il eu l'occasion de dire qu'il ne se preterait que à contre coeur à une nouvelle conférence pour le règlement des frontières helléniques.

Sur ces e.ntrefaites, le Cabinet de Paris a pris l'initiative de l'arbitrage des Puissances. Il était difficile au Gouvernement impe.rial d'opposer un refus, et cela pour deux motifs:

l o Il s'était e.ngagé, lors du Congrès, à marcher dans cette question en plein accord avec la France et à l'appuyer dans toutes ses démarches sur le terrain de la diplomatie. Il entre en effet dans son programme de faire acte d'une certaine complaisance enve["s ses voisins de l'Ouest pour les détourner du còté de l'Angleterre et surtout de la Russie.

2° En déclinant les ouvertures de Paris, il aurait eu l'air de ne pas se montrer assez soucieux du maintien de l'accord européen. Il se serait exposé au reproche d'avoir fait échouer une combinaison tendante à prévenir un conflit entre la Grèce et la Turquie, dont le contre-coup pourrait se faire sentir ailleurs.

Le prince de Bismarck a do.nc accepté la proposition. Mais, si je suis bien renseigné, il ne croit pas au succès. La Grèce estime, à tort ou à raison, qu'elle peut courir l'aventure sans risquer sa propre existence: Elle se flatte qu'en cas de défaite, elle trouvera des alliés pour empécher le vainqueur de morceler son territoire. Elle .n'écoutera donc pas les conseils de l'Europe à moins d'acquerir la certitude que son verdict lui assure le tracé de frontières déjà établi par la conférence de Berlin. D'autre part, la Turquie ne se résignera pas sans lutte à voir restreindre ses frontières en Epire et en Thessalie. Telle est l'impression rapportée de Constantinople par le Comte de Hatzfeld, au moins en ce qui concerne Janina.

Le Chancelier, malgré son assentiment, prévoit ainsi que la tentative dont il s'agit n'aboutira pas. Au reste les conditions énoncées pour le concours de l'Allemagne sont plutòt faites pour créer des obstacles. Son Altesse croit si peu à une reussite, qu'il a déjà un argument tout prét dans le cas où, d'un còté ou d'un autre, on ferait appel à son honneur d'arbitre pour le pousser à une inteavention armée. Il se préparerait dès-à-présent à tirer son épingle du jeu.

Il serait intéressant de savoir au juste quel a été le mobile de la France pour se remettre aujourd'hui en première llgne après avoir en quelque sorte donné aux autres le signa! de la retraite quand elle pensait s'ètre elle-mème trop avancée. J'ai entendu émettre l'avis que son Gouvernement, fatigué des observations qui lui venaient surtout de Londres d'avoir déserté une cause qu'il avait tout d'abord patronnée avec tant d'ardeur, aurait voulu maintenant se dégager de cette f·ausse position en mettant sur le tapis une combinaison dont il ne saurait ètre très édifié dans son for intérieur, mais qui lui servira pour rejeter sur la Grèce ou sur la Turquie ou sur les deux, l'insuccès de la tentative due aux efforts de la France.

Il est vrai que ces efforts, de mème que ceux des autres Puissa.nces, ne sont que platoniques et dès lors stériles. Quand on pense que pour déllvrer la Bulgarie, il a fallu le déploiement de" ressources militaires de la Russie et une lutte acharnée poussée à fond; que pour occuper des provinces Turques en vertu d'un mandat du congrès, et pour triompher d'une résistance purement locale, l'Autriche a dft mettre en jeu des forces considérables et subir des pertes très sensibles; quad on songe à la mauvaise foi montrée par la Turquie pendant plus de deux années pour éluder ses engagements envers le Monténégro, engagements qu'elle n'a remplis que devant une démonstration navale, sachant bien que, bon gré mal gré, la fiotte combinée ne baisserait pas pavillon; en présence, dis-je, de ces faits, il serait assez naYf de présumer que sans une sanction matérielle, la sentence arbitrale aurait gain de cause. Au reste n'est-ce pas une fatalité historique que les remaniements territorlaux, à peu d'exceptlons près, ne s'opèrent pas sans effusion de sang et sont exclusivement du domaine de la force? En attendant, la Diplomatie joue un singulier ròle. A tort ou à raison, le Congrès s'intéressait au sort de la Grèce; à tort ou à raison, la Conférence de Berlin lui assignait une frontière reconnue par les experts comme offrant des conditions acceptables par les deux parties directement en cause, et aujourd'hui les Gouvernements, après avoir approuvé leurs plénipotentiaires, semblent vouloir revenir sur leurs pas, au lieu de signifier catégoriquement et unanimement à la Turquie qu'ils n'entendent pas se déjuger et se départir de leurs résolutions.

On suppose à Londres que le Prince de Bismarck viseralt à mettre à profit les rapports devenus assez amicaux entre l'Allemagne e,t l'Empire Ottoman, depuis que le Comte Hatzfeld occupe le poste de Constantinople, pour préparer une solution en dehors du concert européen. Le fait est que ces <rapports sont tels que le Chancelier ne saurait songer à prendre une attitude ouvertement hostile à la Turquie.

Quoiqu'il en soit, la plupart des Puissances, tout en acceptant parce qu'elles estiment ne pouvoir faire à moins, et pour ainsi dire par simple acquit de conscience, les ouvertures reçues de Paris, manifestent une tendance à se ménager une porte de retraite en cas d'insuccès presque certain. Gette attitude ne pronostique rien de rassurant, en vue des complications qui risquent fort de surgir, l'année prochaine, en Orient.

En tout cas, nous ne saurions manoeuvrer avec trop de circonspection, et bien nous rendre compte jusqu'oft nous voulons aller sans que nos propres intérets, qui doivent tout primer, souffrent des dommages dans un moment surtout oft nous sommes occupés d'une question si impor,tante pour notre crédit public.

(l) Cfr. n. 602.

627

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 2611 Parigi, 31 dicembre 1880, ore 16 (per. ore 17,55).

J,e tramsmets aujourd'hui le texte d'une dépeche que Barthélémy Saint Hilaire a adressé le 28 courant au ministre de France à Athènes et que S. E.

vient de me communiquer après avoir déclaré qu'à Berlin 1es puissances n'ont pas donné une sentence exécutoir,e et que la Grèce n'a pas le droit de faire usage de la fo,r,ce. Le ministre des affaires étrangères démorntre le caractère extrèmement conciliant et pacifique de la conciliation et déclare qu'une agression de la part de la Grèce serait une atteinte au droit des gens. Il conseille l'arbitrage et la soumission à la sentence des arhitres en rappelant l'affaire de l'Alabama. Puis Barthélémy Saint Hilaire laisse entrevoir que la sentence d'arbitrage qu'il peint sous le jour le plus séduisant ne réduirait guère de plus de deux à trois mille kilomètres carrés l'agrandissement de vingt mille kilomètres prévu par la conférence de Berlin. Il va sans d1re que dans l'esprit de Barthélémy Saint Hilaire, Janina et Metzovo seraient exclus des territoires à concéder, la Turquie ne voulant pas les céder. Ceci répond, du reste au langage que ... (l) Barthélémy Saint Hilaire et l'ambassadeur de Turquie. Le document termine en laissant à la Grèce la lourde responsabilité des événements. La communication de Barthélémy Saint Hilaire est confidentielle (2).

628

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 12. Atene, 3 gennaio 1881, ore 16,40 (per. ore 20,30).

Mon collègue d'Angleterre et moi nous avons exécuté ce matin, chacun pour son compte, les ordres reçus en appuyant démarche française dans le sens de l'arbitrage. Je n'ai pas manqué de faire ressortir tous le avantages que la Grèce tirerait en acceptant proposition des puissances. Comondouros ne m'a pas opposé un refus formel, mais il m'a déclaré que ni lui ni le Roi, ni aucun homme d'état ne pourrai,t faire à cet égard une réponse cathégorique sans recevoir des éclaircissements sur les trois points qu'ils m'a formulés:

«Si la Grèce accepte et la Turquie refuse l'arbitrage, que ferait-on? Quelle serait la base de l'arbitrage dans le cas où un arbitrage aurait li eu? Quelle serait la garantie de son exécution? ».

Il a ensuite ajouté que le ... (l) lui imposerait le devoir de repousser toute proposition, l'expérience lui ayant démontré que les déclarations déjà faites par les puissances à la TurquLe en réponse à sa note du 3 octobre de regarder les délibérations de la conférence de Berlin comme irrévocables n'ont aucune valeur. Aussi il ne saurait plus se [contenter] de promesses sans engagement solenne!. Comoundouros a répondu dans les mèmes te1·mes aux représentants d'Angleterre et d' Allemagne. MM. de Mouy et Corbe t vont télégraphier à leurs Gouvernements r;espectifs notre démarche de ce matin. Présidemt du conseil, tout en reconnaissant toute impossibilité pour l'Italie d'agir isolément, se plaint vive

ment de l'attitude de la France qui semble aujourd'hui la plus acharnée contre la Grèce. J'estime qu'une proposition concrète de la part des six cabinets ne serait pas refusée, le contraire si l'on voulait se borner à des promesses indéterminées sur le quantum et sur l'exécution (1).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -n contenuto di questo telegramma fu comunicato da Cairoli ai rappresentanti a Londra, Pietroburgo, Berlino, Vie:ma, Costantinopoli ed Atene con t. l del 1° gennaio, per informazione personale e riservata.
629

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 1982. Costantinopoli, 4 gennaio 1881 (per. il 10).

Pel mio rapporto del 29 dicembre u.s. n. 1980 (3), ebbi l'onore di riferire all'E. V. quello era seguito in ordine alla proposta di arbitrato da applicarsi alla questione Ellenica. Venne indi a mia conoscenza che l'Incaricato d'Affari di Germania in obbedienza di ordini ricevuti dal suo Governo, in conformità a desiderio espresso dal Governo Francese, aveva appoggiato presso la Sublime Porta la proposta fatta dal Signor Tissot. Li 2 del presente l'Incaricato d'Affar-i d'Inghilterra riceveva analoga istruzione da Londra, cui dava esecuzione il giorno istesso. E l'Ambasciatore di Russia, avendo udito che tutti i suoi colleghi erano d'accordo, mandò pure in giornata il Primo Dragomanno dell'Ambasciata alla Sublime Porta con analogo incarico. La sera del 2 stesso ricevetti avviso che l'indomani mattina i Rappresentanti delle Potenze avrebbero a radunarsi all'Ambasciata di Francia in seguito ad invito del Signor Tissot. Questi ci dava primieramente lettura d'un telegramma ch'egli aveva ricevuto il giorno innanzi dal suo Governo, e pel quale gli era caldamente raccomandato di mantenere il carattere collettivo alle pratiche pendenti in ordine all'arbitrato, e S. E. conchiudeva proponendo s'indirizzasse alla Sublime Porta una nota verbale in proposito. Ne seguiva una lunga discussione sull'opportunità di fare una comunicazione collettiva dopo che erasi, per le pratiche separate, fatto constare in modo pos~tivo ed officiale che la SublJme Porta rigetterebbe la proposta. L'Ambasciatore di Russia fra gli altri dichiaravasi decisamente avverso alla comunicazione scritta. Se non che prima di procedere innanzi io pregai i Rappresentanti di Austria-Ungheria e di Germania d'esporre la posizione in cui si trovavano rispetto alla presente questione. II Barone Calice riferiva il suo colloquio con S. M. il Sultano, ed aggiungeva il Signor Ministro degli Affari Esteri essere v'enuto a vederlo il giorno in cui erasi recato all'Ambasciata di Francia per portarvi la r'isposta relativa alla proposta d'arbitrato, che era un rifiuto categorico, ed avergli detto che il telegramma ai rappresentanti della Sublime Porta di cui aveva fatto menzione Sua Maestà non era ancora stato spedito.

*Ripresi, S. E. aver citato un fatto di grandissima importanza per fissare l'ordine de' presenti negoziati, epperò desiderava sapere in qual giorno era seguita quella visita di Assim Pascià; cui S. E. rispondeva il 31 dicembre. Feci allora constatare l'importante fatto che in quel giorno il Signor Ministro degi,i Affari

t. -11 del 4 gennaio.

Esteri aveva comunicato al Signor Ambasciatore di Francia il rifiuto della Sublime Porta d'ottemperare al Consiglio di domandare l'arbitrato*.

L'Incaricato di Affari di Germania dimostravasi avverso a qualunque ulteriore comunicazione dopo quello erasi fatto. I rappresentanti d'Austria-Ungheria e d'Inghilterra erano disposti a fare una comunicazione verbale. Io mi dichiarai pronto ad aderire alla proposta *per far cosa grata all'Ambasciatore di Francia*. Ed in via di transazione si convenne che tutti i rappresentanti anderebbero in giornata a fare analoga comunicazione al signor Ministro degli Affari Esteri. E di quello seguiva diedi senza indugio contezza telegrafica all'E. V. (1).

Io ne conferii quindi con Assim Pascià, il quale mi rispose alla prima proposta la Sublime Porta aveva già risposto negativamente, alla seconda risponderebbe tosto che il Consiglio de' Ministri avrebbe deliberato sopra di essa.

* -Ho l'onore di accusare ricevuta all'E. V. del Suo riverito dispaccio di questa Serie -N. 1158 -in data del 26 dicembre u.s. (2) ... P. -S. Ho ricevuto i telegrammi dell'E. V. delli l (3) e 4 (4) del presente, pei quali La prego d'aggradire i miei più distinti ringraziamenti. *
(l) -Il contenuto di questo telegramma fu comunicato da Maffei alle ambasciate con (2) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi, in LV 31, pp. 43-44. (3) -Non pubblicato.
630

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 20. Atene, 5 gennaio 1881, ore 13,30 (per. ore 15,40).

Représentant de Russie s'est associé ce matin à la démarche française sur l'arbitrage, bien que ceux d'Allemagne et d'Autriche se soient bornés à recommander modération et soumission à la volonté de l'Europe. Comoundouros ne considère pas moins comme collective demande d'arbitrage. Répondant aux télégrammes par lesquels mon collègue de France rendait compte à son Gouvernement du résultat de la démarche faite lundi par le ministre d'Angleterre et moi,

M. Saint Hilaire télégraphie au comte de Mouy qu'il ne s'agit pas de présenter au Cabinet d'Athènes une proposition concrète, mais seulement d'insister sur ce que celui-ci ait à formuler demande d'arbitrage. De Mouy renouvellera aujourd'hui méme ses efforts, mais il n'est pas douteux que Gomoundouros insiste sur ses conditions avant de répondre.

631

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 15/775. Londra, 5 gennaio 1881 (per. il 9).

Come già ebbi l'onore di riferirlo all'E. V. telegraficamente li 28 dicembre p.. (5) Lord Granville alla mia lettera particolare statale da me trasmessa

in copia col rapporto di questa serie n. 769 (l) aveva risposto ch'egli erasi affrettato a far prender informazioni sullo stato delle cose nella Tunisia e sui movimenti delle truppe francesi al confine della Reggenza il giorno stesso in cui S. E. il generale Menabrea gliene aveva tenuto discorso a Walmer Castle. Nella conversazione che jeri ebbi col Conte Granvme al Foreign Office,

S. E. mi di:sse che Lord Lyons, l'ambasciatore della Regina a Parigi, s'era intrattenuto circa le voci corse ne' giornali relativamente alla Tunisia col Signor Barthélémy-Saint Hilaire.

Il Ministro degli Affari Esteri di Francia dichiarò che la Repubblica non aveva niuna velleità di attentare allo stato attuale delle cose nella Reggenza e di annettersela. Sul confine tunisino si sarebbero negli ultimi tempi aggiunte non più di due compagnie di soldati del genio a quelle che già in precedenza vi si trovavano al solo scopo di compiere alcuni lavori. La Francia d'altronde non avrebbe tampoco l'intenzione di mettere ostacoli alle imprese commerciali ed industrdali delle altre colonie europee nella Tunisia; ma chiederebbe che si tenesse conto della necesità in cui essa si trova di proteggere i propri nazionali e di non negare il giusto appoggio alle compagnie francesi che lo invocano. Con ciò, il signor Barthélémy Saint-Hilaire sarebbesi querelato dell'azione che talvolta l'Italia sembra vole·r esercitare in Tunisia « mettendo innanzi con mire speciali certi individui~ (2).

(l) -T. 8 del gennaio, non pubbUcato. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 627, nota 2, p. 456. (4) -Cfr. n. 628, nota l, p. 457. (5) -T. 2600/610, non pubbUcato.
632

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 27. Atene, 6 gennaio 1881, ore 16 (per. ore 19,10).

Le Roi et le conseil des ministres ont approuvé hier réponse donnée par Comoundouros aux représentants étrangers à propos de l'arbitrage et ont exhorté président du conseil à ne pas fléchi.r dans la ligne de conduite qu'il a adoptée. Si tous les moyens de persuasion échouent, il serait fort à désirer que dans l'intéret de préservation de la paix toutes les puissances tinssent ici un langage uniforme et plus énergique; o n éviterait ainsi les dangers d'une conflagration générale et on rendrait en meme temps un grand service à la Grèce qui ne perd pas une minute pour se preparer à des aventures d'un résultat fort problématique. Un veto formel de l'Europe à toute action belliqueuse dégagerait aussi Comoundouros de toute responsabilité vis-à-vis de l'opinion publique et du parlement. Mes collègues d'Angleterre et d'Allemagne, pénétrés tout autant que mai de cette vérité télégraphient aujourd'hui dans ce sens à leurs Gouvernements respectifs. Le décret qui rappelle la réserve et la garde nationale sous les armes est tout prèt et l'an n'attend qu'un sympt6me alarmant pour le publier. Le comte de Mouy a reçu ce matin la dépèche en date du 28

décembre et il n'a pas manqué de présenter à Comoundouros tous les arguments théoriques et politiques qu'elle contient pour l'encourager à déférer à la volonté des puissances. Quant à la garantie éventuelle à laquelle le président du consei! a fait allusion dans la réponse qu'il nous a donnée, M. de Mouy lui a fait remarquer que cette garantie se trouve.rait implicitement entendue dans la demande d'arbitrage que les deux parties intéressées formuleraient (1).

(l) -Cfr. n. 624. (2) -Con t. 1028 del 19 gennaio, non pubblicato, Maffei manifestò 11 compiacimento del Governo italiano per le notizie riferite da Ressman.
633

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 28/613. Londra, 6 gennaio 1881, ore 18,17 (per. ore 23,40).

Parlement a été ouvert aujourd'hui. Discours de la Reine constate les bonnes relations avec les puissances et l'arrangement de la question monténégrine. Il dit que les puissances sont maintenant engagées dans des communications ayant eu vue de déterminer frontière entre la Turquie et la Grèce, sans ajouter un seul mot exprimant espoir d'une prompte solution. La Reine constate ensuite que d'autres importantes parties du traité de Berlin restées si longtemps sans effet, forment l'objet de son attention. Après avoir fait un tableau très sombre de la condition sociale de l'I,rlande, la Reine annonce intention de demander immédiatement des pouvoirs exceptionnels pour protéger la vie et les propriétés des citoyens. Discours royal met ensuite en vue d'autres projets de loi pour l'amélioration de la loi agraire et de l'administration en Irlande.

634

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 168. Atene, 6 gennaio 1881 (per. il 10).

Ebbi l'onore di riassumere con telegramma del 3 corrente (3) il risultato dell'ufficio fatto quel giorno stesso presso il Signor Comondouros, da me e dal mio collega d'Inghilterra per raccomandargli l'accettazione dell'arbitrato che tutte le maggiori Potenze hanno oramai acconsentito ad esercitare allo scopo di comporre pure una volta la controversia turco-ellenica.

Compio oggi al dovere di narrare all'E. V. distesamente la conversazione

occorsa in quella occasione fra il Presidente del Consiglio e me.

Dopo di avere eseguito il mandato commessomi *per facoltà conferitami col riverito telegramma del 25 dicembre* (1), mi adoperai, come meglio seppi, a far emerger'e i vantaggi che la Grecia trarrebbe, se si mostrasse pi,eghevole alla volontà dell'Europa, ripetendogli tutti quelli argomenti de' quali m'era già valso ne' nostri colloquii amichevoli e scevri affatto di carattere ufficiale; insistetti, quindi, sulla pratica utilità che l'arbitrato assicurerebbe alla Grecia, mentre una guerra contro il volere delle Potenze potrebbe se~iamente compromettere il conseguimento dello scopo pel quale quella si combatterebbe. Nella ipotesi, pure, che le sorti delle armi arridessero alla Grecia, a quale prezzo si otterrebbero siffatti risultati, e quante piaghe si avrebbero, dopo il trionfo, da medicare? La riduzione dunque di qualche migliajo di chilometri quadrati sulle terre assegnate troverebbe ampio compenso nei sacrificii che sarebbero evitati, ed assicurerebbe la pace e la tranquillità tanto necessarie e benefiche n'ei territori che sarebbero definitivamente annessi.

Passando nel campo teoretico, non esitai a far osservare al mio interlocutore che la Grecia andava troppo oltre nella interpretazione delle deliberazioni prese a Berlino. Il Congresso avea previsto la mediazione, e la mediazione fu esercitata nella Conferenza dopo che Turchia e Grecia esaurirono a Prevesa ed a Costantinopoli ogni mezzo per intendersi; ma, una mediazione, nel diritto delle genti, non implica esecuzione da parte degli arbitri, né conferisce a questi l'obbligo di fare eseguire le loro decisioni. Il carattere irrevocabile del verdetto di Ber.lino, significato alla Sublime Porta dalle Potenze nel luglio scorso, debbesi riferire alla cosa giudicata e non mai ad una azione coercitiva di cui non si assunse mai l'obbligo. Or dunque, non si può riconoscere alla Grecia il diritto di ricorrere alla forza per po.rre In atto la sentenza degli arbitri che ebbero a pronunziarsi sul merito, è vero, del dissidio, ma non già intorno ai mezzi di esecuzione. E la partecipazione eseguita dalle Potenze a Costantinopoli e ad Atene, dopo la Conferenza di Berlino, non riveste altro carattere all'infuori di una notificazione uffici?Je del parere degli arbitri alle parti interessate.

I miei ragionamenti sembrarono impressionare il Signor Comondouros, ma, non pe.rtanto risposemi egli, che, né lui, né il Re, né alcun uomo politico della Grecia sarebbe in grado di dar.e una risposta categorica senza prima ottenere

seguenti schiarimenti:

lo Se la Grecia accettasse, e la Turchia rifiutasse l'arbitrato, cosa farebbero le Potenze?

2° Quale sarebbe la base dell'arbitrato?

3° Ove l'arbitrato venisse accettato, quale sarebbe la guarentigia pel suo adempimento?

Non avevo autorità né cogmzwne alcuna per sciogliere siffatti dubbi, di guisa che mi limitai a r,eplicargli che avrei riferito le sue parole all'E.V. Nei seguito del colloquio ebbi a udire da S.E. che una proposta indete.rminata come quella fattagli dai Rappresentanti delle sei Potenze gli imporrebbe

11 dovere di respingerla, l'esperienza avendogli provato quale assegnamento fa.rs.i sulle dichiarazioni benevole e sulle promesse dell'Europa·, senza contare la grave responsabilità che aveva egli assunto verso il Parlamento ed il paese.

Comunque il linguaggio suaccennato non corrisponda all'aspettativa delle Potenze, la ipotesi di una offerta concreta e con impegno solenne parmi sorridere al Signor Comondouros, alla cui perspicacia non deve al certo isfuggire quanto sia preferibile un tantum sicuro ad un tutto molto problematico.

A questa sola condizione ascolterà egli la voce nostra, a meno che, esauriti i mezzi di persuasione per indurlo a formulare una domanda di a'rbitrato, l'Europa non ravvisi oppor,tuno di ricorrere a termini autorevoli per impedire che la Grecia venga a turba,re la pace generale. E gravissimo è il pericolo se l'azione còncorde e decisa dell'Europa indugia a mostrarsi. I nostri ufficii non hanno prodotto alcuna sosta negli allestimenti militari.

Fra giorni sarà aggiudicato l'approvvigionamento per l'esercito lungo la frontiera, ed il Decreto che chiama sotto le armi la r.iserva e la guardia nazionale non attende che un sintomo d'insuccesso nei negoziati pendenti, o di provocazione turca per essere pubblicato.

* La stampa locale, e quella ottomana entrano già in quella fase che suoi precedere la rottura delle ostilità; invettive, recriminazioni, ingiurie, baldanzose sfide ed accuse reciproche di provocazione *.

I miei colleghi di F,rancia, di Inghilteua e di Germania convinti al par di me della imminenza del pericolo, e, per conseguenza, delle utilità di provvedere energicamente a tutelare la pace, han telegrafato anch'essi oggi stesso in questo senso ai loro rispettivi Governi.

(l) -Il contenuto di questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna con t. 21 del 7 gennaio. (2) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi e con alcune varianti, in LV 31, pp. 45-46. (3) -Cfr. n. 628.

(1) Cfr. n. 620.

635

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 37. Parigi, 10 gennaio 1881, ore 14,40 (per. ore 15,40).

Barthélémy Saint Hilai.re me communique confidentiellement une dépéche du 7 janvier complétant les deux précédentes. Elle explique le vrai sens du protocole XIII du congrès de Berlin sur lequel la Grèce s'appuie pour justifier 1es rev,endications et ses armements. Voici les principaux arguments: C'est dans l'intérét de la tranquillité de la Turquie et de la paix durable que le congrès proposait une rectificati:on de frontière en invitant la Sublime Porte et la Grèce à s'entendre directement. La médiation n'était qu'un moyen éventuel de faciliter les négociations. Jamais l'Europe n'a eu l'intention de octroyer des territoires qui ne lui appartiennent pas. La conférence de Berlin n'a rien modiné aux intentions et stipulations du cong.rès et ne pouvait le faire à aucun titre. Barthélémy Saint Hilaire ajoute que 1e langage méme des représentants helléniques au congrès prouve que rien ne confère à la Grèce un droit de revendication violente. J'envoie paJ: courrier demain ce document à

V. E.

636

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 39/614. Londra, 10 gennaio 1881, ore 18,30 (per. ore 22,25).

Ayant eu aujourd'hui un entretien avec Dilke qui a été dernièrement en France, il m'a dit que M. Feny, M. de Courcel, M. Léon Say, de méme que ici Challemel Lacour lui ont déclaré que le Gouvernement français ne voulait point s'emparer de la Tunisie et ne pensait méme pas du moins quant à présent réclamer le protectorat de la Régence; seulement la France ne voulait pas permettre a l'Italie de s'implanter elle-méme en Tunisi,e ni d'y prendre influenoe qui menacerait les intéréts français. Dilke m'a dit aussi que le Bey avait appelé l'attention du Gouvernement anglais sur sa situation sans préciser cependant des faits ou des griefs spéciaux.

637

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFAR.! A LONDRA, RESSMAN

T. 24. Roma, 11 gennaio 1881, ore 12.

Curtopassi nous a envoyé hier (l) les mémes renseignements que Dilke vous a donné sur l'intention du Roi de Grèce de faire avancer prochainement ses troupes vers la frontière. Dans cet état de choses, Curtopassi exprime l'opinion que le seui moyen de conjurer de séri:euses complications serait une action unanime et énergique des puissances qui imposeraient la soumission aux deux parties. L'avis de Curtopassi est partagé par tous les représentants à Athènes et ils ont conseillé à M. de Mouy d'en référer à son Gouvernement.

M. Barthélémy Saint Hilaire a accueilli favorablemenrt l'idée d'une démarche collective des puissances auprès du Gouvernement grec avec le caractère officieux qui convient à la mesure d'un arbitrage. M. de Noailles est par oonséquent venu me demander si le Gouvernement du Roi serait disposé à s'y associer. La démarche aurait pour objet d'affirmer soiennellement aux yeux du Roi Georges et de ses ministres l'accord absolu de toutes 1es puissances pour recommand.e,r à La Grèce de la façon la plus pressante l'adoption de la politique de paix et de raison caractérisée par le système de l'arbitrage. Ayant accepté, ainsi que 1es autres puissances, la proposition première de la France, cette seconde proposition nous pa,raitr.ait devoir étre acceptée comme en étant la suite natur,elle. J'ai cependant pris du temps et je vous prie de me faire connaitre immédiatement l'avis du Cabinet britannique (2).

(l) -T. 36, in realtà del 9 gennaio, non pubblicato. (2) -Con t. 43 dello stesso 11 gennaio, non pubblicato, Ressman rispose che Granville aveva dato istruzioni a Corbett di associarsi al passo proposto dalla Francia dichiarando però espressamente che l'Inghilterra non intendeva rinunciare ai principi che avevano ispirato a Berlino l'azione delle Potenze in favore della Grecia.
638

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 25. Roma, 11 gennaio 1881, ore 15.

Les nouvelles d'Athènes (l) portent que si rien ne survient, le mouvement de l'armèe vers la frontière va commencer du 20 au 30 janvier. Il rrésulte, d'autre part, à M. Curtopassi, d'une manière positive, que Comundouros lui meme ne voit pas d'autre moyen pour conjurer de sérieuses complications qu'une action unanime des 'PUissances qui imposerait aux deux paTties la soumission à leur ferme volonté. Dans ces conditions les représentants des puissances à Athènes ont été tous d'accord à penser qu'une démar,che collective serait opportune. Le ministre de Franoe en a immédiatement télégraphié a son Gouvernement.

639

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 26. Roma, 11 gennaio 1881, ore 17.

L'ambassade de France m'annonce que son Gouvernement, déférant à l'opinion dont M. de Mouy s'est fait l'organe au nom aussi de ses collègues, accepte l'action de l'Europe s'exerçant sous une forme collective sur le Gouvernement grec. La démarche conserverait le caractère officieux qui oonvient à la nature d'un arbitrage. L'objet de la déma,rche serait d'affirmer solennellement aux yeux du Roi Georges et des ministres grecs l'accord abso1u de toutes les puissanoes pour recommander à la Grèce de la façon la plus pressante l'adoption de la politique de paix et de raison caractérisée par le système de l'arbitrage. L'ambassadeur de France ayant demandé notre adhésion à la démarche projetée, je me suis réservé de lui répondre après avoir pris les ordres du président du conseil actuellement à Palerme. Il est évident toutefois qu'on doit considérer la proposition actuelle camme le corollaire nature! de la proposition originaire f.rançaise que nous avons acceptée avec toutes les autres puissances {2).

(l) -Cfr. n. 637, nota l. (2) -Con t. 29 dello stesso 11 gennaio, ore 22,20 Maffel autorizzò Curtopassl a partecipare al passo proposto dalla Francia purché tutti l colleghi vi prendessero parte. Di questa autorizzazione fu data notizia a Londra con t. 27 e a Berlino, Costantinopoli, Parigi, Pietroburgo e Vienna con t. 28, pari data ed ora.
640

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 2713. Berlino, 12 gennaio 1881 (per. il 18).

Je remerete V. E. des trois télégrammes (2) qu'elle a bien voulu m'adresser hier relativement à l'action de la diplomatie auprès de la Grèce. Ges nouvelles démontrent que nous sommes encore fort é1ojgnés d'un revirement favorable au projet d'arbitmge. Dès lors les représentants des Puissances ont tous été d'accord à penser qu'une démarche serait opportune pour prévenir un co.nflit. Cette pensèe a couru à Paris et ailleurs sur les ailes du télégraphe.

M. de Radowitz n'ayant pas mis la mème hàte, c'est par le comte de Saint Vallie'r que le comte de Stirum a été informé que la France déférait à une opinion qui dans l'intervalle se transformait en proposition de sa part. Elle demande que les Cabinets adhérent à une démarche collective sans caractère officiel «recommandant de la manière la plus press,ante l'adoption de la politique de paix et de raison caractérisée par le système de l'arbi,trage ». C'est de la sorte qu'on affirmerait so1ennellement l'acoord absolu de toutes les Puissances!

Le Secrétaire d'Etat, que je pressentais sur les dispositions de son Gouvernement, ne semblait pas très convaincu du succès d'une semblable combinaison. Mais 1e Cabinet de Berliln ne voulant pas se tenir à l'écaTt quand on lui demande de s'associer à des tentatives ayant en vue le maintien de la paix, a répondu, camme nous, que son Ministre à Athènes ne rnanquerait pas de prendre part à la démarche, quand il se serait préalablement assuré que ses collègues avaient tous la mème autorlsation. M. de Radowitz recevra des instructions dans ce s.ens.

A cette occasion, M. de Sti·rum me .répétait que son Gouvernement s'abstenait avec soin de toute initiative dans une question où les tntérets spéciaux de l'Allemagne n'étaient pas engagés. D'ailleurs s'il s'est rallié au projet d'arhitrage, il avait, en faisant des réserves, dégagé sa responsabilité et sa dignité pour le cas où l'on irait au devant d'un insuccès.

*-Je ,ne reviendrai pas sur les considérations émises dans mon rapport n. -2712 (3). Je me borne à dire que tant qu'on ne se décidéra pas à lmposer la volonté de l'Europe, ce ne sera point par des simples conseils, par des recommandations, ou .des exhortations platoniques qu'on parviendra à un règlement des f.rontières. En attendant, il semble qu'on use de plus de ménagements à Gonstantinople qu'à Athènes. Et cependant si l'an veut que le Traité de Berlin fonde un état de choses suffisamrnent durable dans la péninsule des Balkans; si l'an veut que la Turquie, déjà si menacée du còté de la Rournélie Orientale et de la petite Bulgarie, ne risque pas d'ètre prise un jour entl'e deux feux; si l'an veut lui procurer dans sa vieUlesse quelques jours de repos avant l'heure de l'inévitable chute, il faut l'amener à se plier à la fatalité

en donnant à la Grèce une frontière réunissant !es conditions requlses du point de vue défensif. Ce serait le meilleur moyen pour l'Empire Ottoman de diminuer le nombre de ses ennemis, de retarder la crise future où son existence en Europe sera mise en jeu *.

En me référant à mon télégramme de ce jour (1) ...

(l) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 31, pp. 48-49. (2) -Cfr. nn. 638, 639 e 639, nota 2. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1399. Roma, 12 gennaio 1881 (per. il 18).

Il signor d'Oubril AmbasciatO're di Russia che si era recato per alcuni giorni a Pietroburgo chiamatovi dal suo Sovrano, ha testè fatto ritorno a Vienna. I giornali accertano ch'egli ricevette l'incarico di portare qui le migliori assicurazioni dei concilianti e pacifici intendimenti della Russia, nonché delle cordiali ed amichevoli disposizioni dello Czar per S. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe.

Il linguaggio che il signor d'Oubril tenne meco in proposito confermerebbe le informazioni dei giornali.

S. E. n Barone Haymerle a cui pure io feci parola di ciò si espresse in maniera da persuadermi che effettivamente l'Ambasciatore Russo si è con lui espresso al suo ritorno da Pietroburgo in maniera analoga a quella sopra rifemta: egli aggiungevami però, non avere fondamento g.li ulteriori commenti su ciò fatti dalla stampa nonché la voce corsa che il signor d'Oubril fosse latore di un autografo del Suo Sovrano per S. M. l'Imperatore.

Per ora quindi altro non vi ha se non dei sintomi di un possibile riavvic~namento fra i due Imperi, di cui certamente conviene tener conto; ma che dipenderà dalle circostanze abbiano o non conseguenze ulteriori. Ad ogni modo si può dire, ehe per intanto vi sarà una sosta negli attriti, che quasi costantemente si manifestavano in questi ultimi tempi fra i due Stati.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 1400. Vienna, 12 gennaio 1881 (per. il 18).

Ebbi Jen propizia occasione di scandagliare il barone Haymerle sui suoi apprezzamenti intorno alla fase in cui travasi attualmente la questione del

(2} Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi, In LV 31, pp. 49-50.

l'arbitraggio fra la Turchia e !a Grecia, *e ciò prima che l'Ambasciatore di Framcia gli facesse la comunicazione identica a quella ch'ebbe a fare all'E. V. il marchese Noailles di cui è cenno nel telegramma pervenutomi jeri sera* (1).

S. E. che non fu mai caldo partigiano dell'idea dell'arbitraggio, non si espresse meco in maniera da farmi credere abbia mutato sentimento. Egli accentuavami del resto il suo proposito di dare alla Francia tutJto l'appoggio a cui si era impegnato accettando le sue prime proposte, mostravasi però poco propenso a concorrere a dichiarazioni collettive, tanto a Costantinopoli quanto ad Atene dicendo doversi simili dimostrazioni riservarsi siccome, «ultima ratlo ,. Il suo linguaggio sembrava indicare ch'egli crede che la Grecia sia meno aliena della Turchia ad accettare la soluzione oggi vagheggiata dalla diplomazia, ed a questo proposito mi raccontava che l'Incarricato d'Affari di Grecia lo aveva interpellato intorno all'eventuale linea di frontiera che le potenze avrebbero in mente di stabilire siccome base dell'arbitrato. Alla qual domanda egli aveva risposto di non potere entrare in simile discorso anzitutto perché precisamente il principio dell'arbitraggio esclude l'idea di comunicazioni del genere di quella di cui lo si richiedeva: del resto egli dicevami avere ancora soggiunto al signor Argyropoulos, che le potenze avevano lasciato alla Francia che aveva preso l'iniziativa in questa facc.ernda, la cura di condurre essa gli occorrenti negoziati limitandosi per intanto gli altri gabinetti a porgergll quel concorso di cui potrebbe rich1ederli. Nel circolo dei miei colleghi coi quali come di rag.ione si tiene soventi discorso su questo argomento di g.rande attualità, esiste l'Jmpressione, che la Grecia non sarebbe cosi lontana, come vorrebbe mostrarlo, dall'accettare l'arbitrato e sottometteJ:"visi: ma si ritiene invece che le difficoltà grosse esistano da parte della Turchia, che non saprà piegarsi ad ammetteJ:"e concessioni che troppo s'allontanino da quelle indicate nella sua nota del 3 ottobre.

*A questo proposito mi fu assicurato, che è essenzialmente il Sultano che sarebbe personalmente contrada all'arbitrato, che avrebbe anzi qualificato siccome un'iniquità a suo dguardo tn una conversazione ch'egli ebbe col signor Tiss:ot. Del .resto poi stando sempre alle impressioni nostre qui non vi sarebbe grande assegno da fare pel successo della proposta francese sull'efficace concorso della Germania e dell'Austria. Pel Gab~netJto di Berlino infatti, a quanto emerg·erebbe dal linguaggio di alcuni dei suoi rappresentanti l'aTbitraggio avrebbe fin d'ora completamente fallito e non si avrebbe più ad attendere risultato pratico qualsiasi. Il Gabinetto di Vienna per quanto a me risulta, non si esprime in cosi esplicita maniera ma pur tuttavia mostrasi, a mio avviso in ogni sua manifestazione conseguente ai scettici apprezzamenti al 'l"iguardo che non s'era fatto difetto di svolgere prima che la Francia avanzasse la sua formale proposta.

Ai miei occhi tutta la diff.icoltà sta precisamente nella indifferenza per la riuscita, che direi quasi affettano i gabinetti di BeTlino e di Vienna attitudine questa che ce.rtamente non può sfuggire all'attenzione della Sublime Porta e che non può se non incoraggiarla alla resistenza *.

(l) T. 48, non pubbllcato.

(l) Cfr. n. 639.

643

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 53. Parigi, 13 gennaio 1881, ore 14,20 (per. ore 16).

J'ai vu Barthélémy Sa.int Hilaire qui venait d'avoir un long entretien avec l'ambassadeur de Turrquie. Le ministre m'a paru assez découragé; il eroi t bien qu'au fond la Turquie n'osemit pas assumer la responsabilité de refuser l'arbitrag•e si la Grèoe consentait à s'y soume.ttre; mais malheureusement la soif de paix qu'a l'Europe semble l'encourager à ne vouloir céder pas meme un lambeau de territoire à une puissance plus faible et contre laquelle elle a des chances d'obtenir des succès de guerre. De son coté, le Gouvernement hellénique qui subit l'influence de la piace, ne pourrait pas renoncer à la guerre sans obtenir de sérieuses concessions. Voilà les considérations qui attristaient hier Barthélémy Saint Hilaire.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, E IN MONTENEGRO, DURANDO.

T. 38. Roma, 14 gennaio 1881, ore 23,55.

L'ambassadeur d'Angleterre m'annonce que la Turquie propose pour la délimitation de Dulcigno un tracé que les Cabinets de Vienne et de Londres acceptent et que la majorUé des commissaires serait également portée à accepter. Un arrangement immédiat serait ainsi possible. J'ai dit à sir A. Paget que notre commissaire reçoit instruction d'admettre ce tracé si tous ses collègues en font autant.

(A Gravosa) Le tracé proposé suivrait, depuis la mer, la rive droite de la Bojana ainsi que la rive droite de l'émissaire du lac de Sass, ensuite le torrent Megured jusqu'au point n. 9 de la carte du capitaine Sale, d'où il se dirigerait au lac de Scutari pa•r la ligne du capitain Sale. Ottolenghi croit que cette proposition est assez avantageuse au Monténég.ro, car d'après l'arrangement de Constantinople, ce dernier devraJt avoir pour frontière, au lieu de l'émissaire du lac de Sass, une ligne directe laissant en dehors des territoires fertiles et importants.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 1401. Vienna, 14 gennaio 1881 (per il 18).

Il mio rapporto del 12 corrente (2) che trasmetto con questo stesso corriere. faceva pr,esagirre la poco favorevole accoglienza che l'azione ufficiosa bensì, ma pure collettiva (ammesso che quest'ultima forma non sia in contraddizione colla prima) delle Potenze ad Atene proposta dalla Francia, avrebbe trovata a Vienna. Già del resto un mio successivo telegramma (3) riferiva all'E. V. le prime dichiamzioni fatte in proposito dal Barone Haymerle all'Ambasciatore frrancese.

Oggi poi il Conte Duchatel comunicava al Ministro Imperiale degh Affari Esteri la seconda proposta del suo Governo, che fino a questo momento non conosco se non ben imperfettamente. Il Barone Haymerle che poco prima aV'eva ricevuto l'Ambasciatore Germanico, r.ispondeva all'Ambasciatore francese a seconda di quanto ebbe a dirmi il Signor Kallay che oggi stesso avrebbe mandato o:·dine al ministro d'Austria ad Atene di secondare i passi che il suo collega di Francia farebbe presso il Governo ellenico, onde Lndurlo ad astenersi da tutto dò che potrebbe aven~ conseguenze bellicose, e persuaderlo a decidersi ad accettare l'arbitraggio. Avendo io chiesto se tali istruzioni fossero state concordate nei loro termini col Governo francese, il Signor di Kallay risposemi negativamente. Non si tratta dunque più d'un'azione collettiva, ma semplicemente parmi di una nuova conferma di quel concorso che le Potenze hanno promesso di dare alla FTancia in ques·ta faccenda. A questo proposito giovami notare, a quanto ebbe a dirmi il Signor d'Oubril, che anche la Russia si era astenuta dal dare una precisa risposta alla prima proposta francese, riservando di decidere dopo più maturo riflesso e più chiare spiegazioni. Evidentemente l'E. V. avrà avuto cognizione di ciò; ho nondimeno creduto doverne far cenno, tutti i giornali avendo rirferito che il Gabinetto di Pietrohurgo aveva aderito immediatamente al pari di quelli di Londra e Roma.

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L'INCARICATO D'AFFARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 69. Cettigne, 16 gennaio 1881, ore 14,11 (per. ore 15,20).

Le Monténégro accepte en principe la propostition turque pour la délimitation de Dulcigno. Il est à prévoir que l'arrangement sera bientòt définitif.

35 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) -Ed., in LV 31, p. 50. (2) -Cfr. n. 642. (3) -T. 51 del 12 gennaio, non pubblicato.
647

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN.

T. 46. Roma, 17 gennaio 1881, ore 22,35.

Le chargé d'affaires de Turquie m'a communiqué une circulaire télégraphique de son Gouvernement. L'attitude menaçante de la Grèce est dénoncée aux puissances comme un défi à leurs sentiments de droiture et d'équité et comme situation des plus dangereuses. La Sublime Porte reste dans son attitude pacifique, résolue cependant à accomplir son devoir si elle était attaquée. En attendant, elLe propose pour arriver au règlement de la question une négociation entre ses représentants et ceux des six grandes puissances à Constantinople. Je me suis borné à remercier le chargé d'affaires de Turquie de sa communication, au sujet de laquelle nous tenons tout d'abord à échanger nos vues avec cel1es des autres Cabinets.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 49. Roma, 18 gennaio 1881, ore 15,50.

Je vous confirme au sujet du télégraphe pour chemin de fer, les instructions que j'ai données à Reybaudi. Il ne nous convient évidemment pas, dans notre nouvelle situation à Tunis, et pour une si petite affaire, ni de nous créer un 1ncident avec le Bey, ni d'obliger celui-ci à s'en créer un avec la France. Nous devons, au contraire, traiter la chose avec un esprit franchement amicai pour le Gouvernement du Bey, l'aidant de nos conseils, lui faisant comprendre que nous avons toute confiance dans sa bienveillante équité, et meme en lui suggérant les termes de la réponse qu'il doit fatre à la sommation française. Le Bey peut faire remarquer qu'il n'existe pas de chemin de fer sa;ns un télégraphe affecté à son service et que dans de pareiUes conditions la ligne que Rubattino construit pour l'usage exclusif du chemin de fer n'a rien à faire avec la question de concurrence que la France a soulevée et qui peut, par conséquernt, demeurer entièrement réservée. Si, après la réplique du Bey, M. Roustan persistait dans son opposition, nous verrions, d'accord toujours avec le Gouvernement tunisien, ce qu'il nous resterait à faire. L'opposition de M. Roustan est tellement absurde que nous avons tout à gagne·r en ne précipitant rien et en nous abstenant de fournir, comme question de procédure, à 1a France une apparence de ·raison qu'elle ne saurait avoir dans le fond de la question.

649

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 77. Berlino, 18 gennaio 1881, ore 16,10 (per. ore 17,50).

J'ai parlé hier soir avec Haymerle de la circulaire ava;nt d'avoir reçu télégramme de V. E. (1). La première impression en est satisfaisante. Il semble trouver qu'on pourrait entrer en pourparle,rs sur la forme et le fond des négociations que la Porte propose, sans pour cela renoncer à ,recourir à l'arbitrage. En dernier lieu, il a apprécié nouvel engagement que la Turquie prend de ne pas attaquer. Il m'a dit avoir Heu de croire qu'en définitive, la Porte consent~ra à céder Larissa, ce qui pourcrait donner le moyen d'ardver à une solution. Il n'a du reste encore fait aucune réponse à l'ambassadeur de Turquie et se réserve, cela va sans dire, de s'entendre avec Berlin.

650

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 2718. Berlino, 18 gennaio 1881 (per. il 22).

J'ai appris aujourd'hui par le Secrétaire d'Etat que le Cabinet de Berlin s'était réservé, comme nous, de se prononcer à l'égard de la dernière circulaire télégraphique turque, lorsque il aurait échangé ses vues avec les autres Cabinets. En attendant, ce fonctionnaire ne me donnait aucune indication sur son attitude ultérieure. Il se bornait à dire que le projet d'arbitrage, qui ne savait ni vivre ni mourir, venait cependant de succomber à son vice origine!. Le Gouvernement impérial n'avait jamais attaché grand espoir à ce mode d"arrangement. Ce n'avait été qu'un coup d'épée dans l'eau. Il savait que le Gouvernement frança~s avait retiré sa proposition, en dégageant ainsi sa responsabilité d'initiative.

En sortant du département des Affaires Etrangères, je rencontrais mon collègue britannique. Il me confiait que, dans la matinée, il avait envoyé au· Comte de Stirum la copie d'un télégramme de lord Granville avec prière de la communiquer au Chancelier de l'Empire. Le Secrétaire d'Eta,t anglais demandait si le prince de Bismarck, maintenant que l'arbitrage était écarté, n'aurait pas à suggérer quelque projet de solution. Sa haute position, le prestige qui l'entoure en Europe, ménageraient des chances de succès à une combinaisan mise par lui sur le tapis. M. de Bismarck faisait répondre qu'il ne saurait présenter aucune proposi,tion offrant quelque probabilité de succès, tant qu'il n'y aurait pas à l'arrière pian (hintergrund) des moyens coercitifs éventuels.

Or pour ce qui concernait l'Allemagnc, son Parlement ne serait point d'hu

meur à consentir à l'emploi de tels moyens. Il semblait cependant à Son Altes

se que la proposition récente de la Sublime Porte pou:rait etre accueillie, pour

ne pas fermer la voie aux pourparlers, en vue d'un règlement, des frontières

turoo-helléniques.

Lord Odo Russell s'est empressé de télégraphier cette réponse à Londres

où très probablement on adoptera l'avis du prince de Bismarck.

* L'Autriche-Hongri,e dira amen. La Russie, qui tend à se rapprocher de Vienne et de Berlin, parcequ'elle a un grand intéret à une politique pacifique, qui lui est imposée par ses finances et ses conditi:ons intérieures, ne se refusera pas à suivre l'exemple de ses ci-devant a.lliés. La France, qui a manoeuvré plus ou moins habilement pour tirer son épingle du jeu, se replacera dans l'alignement. L'Italie a maintes raisons, elle aussi, pour ne pas faire bande à part *.

Il y a donc tout lieu de présumer que nous allons entrer dans la phase des négociations à Constantinople. On se rendra à l'invitation du Gouvernement Ottoman, lors méme qu'elle ne soit accompagnée que d'indications assez vagues sur ses * prétendues * dispositions concihantes. Peut-étre continuera-t-il à se piacer sur la base de la circulaire du 3 octobre dernièr. Il faut bien en convenir, ,J.a Turquie a beau jeu en présence des répugnances si marquées de l'Em·ope à imposer sa volonté aux parties en litige. *Le fait est qu'après de longs circuits, ou reviendrait au point de départ d'un cercle vicieux *. L'absence d'une sanction matérielle risque fort de continuer à ètre la pierre d'achoppemont dcs nouvelles tentatives de la diplomatie. * Dans ce cas il ne restera d'issue que pour une guerre qu'on se flatte encore de parvenir à localiser *.

En remereiant V. E. de ses deux derniers télégrammes (l), et e n me référant à celui que j'ai expédié ce soir (2) ...

(l) -Cfr. n. 647. (2) -Ed., ad eccezione del brani fra asterischi, in LV 31, pp. 56-57.
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L'INCARICATO D'AF'FARI IN MONTENEGRO, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 82. Cettigne, 19 gennaio 1881, ore 14,40 (per. ore 17).

Prince Nicolas me dit que la ligne turque enlevant au Monténégro le thalweg de la Bojana le priverait de l'umquc port où peuvent en hiver se réfugier les bàtiments de Dulcigno. Le prince ne peut à tout prix consentir à cette modification. Il vient de rappeler à Lo:1dres les conditions dans lesquelles il avait accepté l'échange du district de Dulcigno au lieu du territo~re de la convention d'avril, et il s'est plaint contre le commissaire anglais qui par une lettre officielle et péremptoi,re l'a invité à accepter la ligne turque. Etant donné les modifications que celle-ci apporte à l'échange, le Gouve·rnement monténég;:in se tient strictement au tracé anglais, sauf la modification déjà consentie autour de Dinosi. Son Altesse prie le Gouvernement du Roi de l'appuyer dans ces justes demandes.

.472

(l) -Cfr. n. 647 e il t. 43 del 15 gennaio, non pubblicato. (2) -T. 80, non pubblicato.
652

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 81. Atene, 19 gennaio 1881, ore 14,50 (per. ore 15,25).

Le président du conseil vient de me dire qu'il va lancer une circulai:·e télégraphique dans laquelle après avoir rèsumé l'historique du différend turco-grec et exposé les conditions actuelles de la Grèce, il segnalera aux puissances l'impossibilité d'attendre plus longtemps. Il fera appel enfin aux sentiments d'équité et de bienveillance des six Cabinets pour provoquer le moyen de résoudre la question. Il serait peut-ètre avantageux d'attendre une réponse, si réponse il y aura, à celle de la Sublime Porte du 16 courant que V. E. a bien voulu me communiquer (1).

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 85. Pietroburgo, 19 gennaio 1881, ore 16,40 (per. ore 18,40).

Voici la réponse de M. de Giers à l'ambassadeur de Turquie qui lui a communiqué la dernière circulaire du Gouvernement ottoman:

«Le Cabinet de Saint Pétersbourg prend acte des sentiments pacifiques de la Sublime Porte dont elle donne un gage en proposant de nouvelles négociations, mais il se réserve de se prononcer sur la proposition, après l'avoir examinée de concert avec Ies autres puissances ».

654

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROL!

R. 1992. Costantinopoli, 19 gennaio 1881 (per. il 2:i).

Facendo seguito al mio rapporto di ieri n. 1991 (2) m'occorre di ragguagliare l'E. V. che il Signor Ministro degli Affari esteri, interpeLlato ieri della ragione per cui nella nota della Sublime Porta del 14 corrente non erasi fatto menzione dell'arbitrato, rispondeva la relativa proposta essergli stata fatta verbalmente nè era d'uopo rispondere per iscritto però avevasi ad intendere che quella proposta era definttivamente respinta dalla Sublime Porta. E iersera comparve

il telegramma (l) pel quale l'E. V. mi fece l'onore di significarmi che il Governo Francese aveva completamente ritirata la proposta :Ln discorso.

Il contenuto della nota della Porta fece piuttosto buona impressione in questi circoli diplomatici, sia per la moderazione della forma, sia per la possibilità che essa possa condurre ad un risultato pratico. Ed ora sta alle Potenze, di trame il miglior profitto, il che dipenderà in parte dalla direzione che sarà data all'azione da esercitarsi da quelle. Converrebbe per tale scopo che uno de' Governi prendesse energicamente l'iniziativa dei nuovi negoziati, ed a mio avviso dopo quanto occorse nelle passate fasi e per ragioni facili ad intendersi, quello di Germania sarebbe il più atto a condurre la nave a buon porto.

(l) -Cfr. n. 647. (2) -Non pubblicato.
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L'INCARICATO D'AB'FARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 80/788. Londra, 19 gennaio 1881 (per. il 25).

Con un telegramma del 17 corrente l'E. V. (3) mi fece l'onore d'informarmi d'avere ricevuto dall'Lncadcato d'Affari di Turchia comunicazione di una circolare telegrafica, colla quale il Governo ottomano proponeva di addivenire ad un regolamento deJla questione dei confini greci mediante negoz.iati da tenersi in Costantinopoli fra i suoi proprii ed i rappresentanti delle 6 grandi potenze.

Un altro telegramma (4) di V. E. in data del di seguente annunziava esserle stato dall'Ambasciatore di Francia comunicato che il Gabinetto di Parigi ritirava la sua proposta d'arbitrato.

Lord Granville ritenuto dall'eccezionale rigore del tempo Ln casa ove poc'anzi mi ha ricevuto, mi disse che il signor ChaJ.lemel-Lacour, ambasciatore di Francia gli aveva fatto ieri l'altro in nome del proprio Governo una comunicazione analoga a quella fatta all'E. V. dal Marchese di Noailles circa il ritiro della proposta d'arbitraggio.

Il signor Chal1emel-Lacour dichil:11rava in pari tempo che la Francia, malgrado tale sua desistenza, deside,rava contribuire al mantenimento del Concerto europeo ed era pronta ad esaminare ed accettare qualsiasi altra proposta che fosse messa innanzi nell'intento d'arrivare ad una soluzione pacifica.

La comunicazione dell'Ambasciatore era accompagnata da attestati dei più amichevol-i sentimenti del Governo francese verso l'Inghiltena.

In seguito a ciò il Conte Granville telegrafò all'Ambasciatore di S. M. Britannica a Berli:no per incaricarlo di chiedere a quel Gabinetto, se nello stato di cose creato dal ritiro della proposta francese egli volesse fare alcuna proposta nuova.

Lord Granvme mi disse che i rappresentanti delle altre grandi potenze, che egli confidenzialmente aveva informati di questo invito diretto al Governo germanico, avevano espresso un avviso approbativo.

All'Ambasciatore ottomano che gli aveva comunicato la circolare della Sublime Porta chiedente l'apertura di nuovi negoziati a Costantinopoli per l'assestamento della questione dei confini greci, lord Granville rispose come l'E. V., che cioè anzitutto egli doveva intendersi co gli altri Gabinetti, né disse di più, sebbene Musurus Pascia gli avesse manifestato il desiderio di conoscere il suo pa,rere.

(l) -T. 51, non pubblicato. (2) -Ed. in LV 31, p. 63. (3) -Cfr. n. 647. (3) -Cfr. n. 654, nota l, p. 474.
656

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 616. Pietroburgo, 19 gennaio 1881 (per. il 26).

Con telegramma del 17 corrente (l) l'E. V. mi comunicò l'ultima ci'rcolare telegrafica della Sublime Porta, colla quale dopo aver segnalato l'attitudine bellicosa della Grecia e le conseguenze che ne possono derivare, il Governo del Sultano propone che nuovi negoziati siano intavolati a Costantinopoli tra i rappresentanti della Turchia e quelli delle sei grandi potenze all'oggetto di pervenire alla soluzione della quistione di frontiera fra la Turchia e la Grecia.

II Gabinetto di Pietroburgo ha ricevuto per mezzo di questo Ambasciatore di Turchia comunicazione della medesima circoiare ed ha formolato la sua risposta presso a poco nei termini seguenti: «II Governo russo prende atto dei sentimenti pacifici, che la Sublime Porta ha espresso nella circolare e dei quali essa dà un pegno col proporre nuovi negoziati, ma si riserva di pronunciarsi su questa proposta dopo che l'avrà esaminata d'accordo colle altre potenze».

Conversando però con Chakir Pascià, il Signor de Giers, mentre gli fece complimento del tenore pacifico della circolare e l'assicurò che tutte le potenze agivano ad Atene in un medesimo spirito di pacificazione gli diresse altresi alcune osservazioni. Notò anzitutto, quantunque il suo interlocutore lo contraddisse a questo proposito, che la proposta di nuovi negoziati fatta dalla Turchia implicava il concetto che la Porta stessa ri-conosceva l'insufficienza della sua precedente offerta del 3 ottobre 1880. Osservò poi che la Turchia nella sua proposta, escludeva dai negoziati la Grecia, mentre questa, secondo l'avviso di esso Signor de Giers, doveva necessariamente essere intesa, trattandosi di una quistione che la tocca direttamente e che ha per essa un interesse di primo ordine.

657

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 92. Vienna, 21 gennaio 1881, ore 4,45 (per. ore 5,31).

La lettre de Garibaldi dù t•r janvier au comité de Trieste, que la Gazette de Cologne et autres feuilles allemandes ont publiée, est vivement commentée

par les journaux ici. Cette nouvelle campagne de l'« Italia irredenta ~ que le vieux général prend sous ses auspices, fait peu d'honneur à ceux qui l'inspirent mais pour.ra nous causer de graves embarras. Je prie vivement V. E. de m'autoriser à tenir ici, le cas écheant, le langage le plus explicite sur la ferme résolution du Gouvernement du Roi de prévenir toute démonstration qui pourrait étre contraire à nos devoLrs internationaux (l).

(l) Cfr. n. 647.

658

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI. A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 54. Roma, 21 gennaio 1881, ore 15,50.

Noailles me fait part que l'ambassadeur de France à Constantinople a reçu instruction de chercher à amener la Porte à formuler d'une manière plus précise ses intentions à J'égard de la question hellénique. M. Tissot doit cependant s'abstenir de tout ce qui pourrait faire supposer que les démarches se réfèrent à la dernière circulaire ottomane, ainsi que de tout ce qui pourrait préjuger autres combinaisons éventueUes. La Flrance croit que des démarches analogues, mais n'ayant pas caractère collectif, pourraient ètre oppurtunes de la part des autres représentants. Mais nous pensons que, sauf le cas où toutes les puissances croiraient accepter le conseil de la France, il vaut mieux, pour nous, de ne rien faire jusqu'à ce que nous puissons voir plus clair dans la situation. Tout ceci, bien entendu, est strictement confidentiel.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 98. Atene, 22 gennaio 1881, ore 13 (per. ore 17,45).

Ministre de Grèce à Constantinople mande que France, Allemagne, Autriche sont tombées d'accord pour sonder la Sublime Porte dans le sens de votre télégramme d'hier(2). En présence de ces dispositions tout-à-fait favorables à la Turquie et qu'il envisage plus nuisibles aux intéréts grecs qu'un arbitrage, Comoundouros va expédier une autre circulaire par laquelle il appelle l'intention des puissances sur le tort énorme qui résul<terait pour la Grèce si l'an venait à prendre camme base de la solution de la question un principe impliquant une révision du tracé fixé par la conférence. Président du conseil, répondant ce matin

aux nouvelles sollicitations du ministre d'Allemagne qui ne cesse de recommander patience et modération, lui a exprimé dans des termes assez vifs son ressentiment pour les dispositions peu favorables du Cabinet de Berlin et lui a déclaré qu'il n'hésiterait pas à aUer de l'avant si l'Europe ne savait pas trouver le moyen d'arreter les tergiversations de la Sublime Porte. M. de Radowitz que j'ai vu immédiatement après son entrevue avec le président du conseil m'a paru très impressionné du langage de ce dernier et bien convaincu qu'il faut offrir quelque chose de sérieux à la Grèce, si l'on veut conjurer le danger que tout le monde redoute.

(l) -Per b risposta cfr. n. 661. (2) -Cfr. n. 658.
660

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALISSIMO 99. Atene, 22 gennaio 1881, ore 17 (per. ore 17,55).

Avant que les efforts des différentes puissances n'arrivent à établir une entente pour le règlement de la question de la frontière, Comoundouros prie vivement V. E. d'user de son influence pour obtenir que toute délibération nouvelle ait un caractère obligatoire et exécutoire, sans quoi il serait impossible à la Grèce de se soumettre à la volonté des puissances.

Il sai-t d'une manière positive que dans les négociations qui vont probablement s'ouvrir, une des puissances, en effet la Russie, insistera pour que Janina soit cédé à la Grèce. Dans ce cas, il ne saurait assez solliciter appui de l'Italie, en se permettant de faire observer que si cette ville restait à la Turquie, elle ne manquerait pas d'y piacer le foyer de tous les éléments albanais qui ainsi groupés finiraient nécessairement et dans un avenir peu éloigné, par se ra:ng,er du cote de l'Autriche. S. E. ose compter sur les sentiments d'amitié dont le Gouvernement du Roi n'a jamais cessé de donner des preuves à la Grèce, pour lui ouvrir toute sa pensée et voir accueillir favorablement la prière dont je me fais l'interprète fidèle.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 60. Roma, 23 gennaio 1881, ore 15,30.

Dès le jour où la Capitale a publié la lettre de Garibaldi, le comte Wimpffen étant venu m'en entretenir, j'ai eu avec M. Depretis une conversation à l'occasion de laquelle ce dernier m'a déclaré bien nettement que le Gouvernement ferait, envers une puissance arnie, camme l'Autriche-Hongrie, tout son devoir. -Il ajoutait seulement que tant qu'il ne s'agit que de publications et d'autres manifestations par Jes journaux, il ne convenait guère d'intervenir, car, au défaut d'une sanction positive de la loi, tout acte de saisie ou de procédure n'aboutirait, par l'acquittement inévitable, qu'à discréditer l'autorité du Gouvernement. Tout cela à dejà été dit par moi au comte Wimpffen. M. Depretis m'a répété, en présence de votre télégramme (l) que je me suis empressé de lui soumettre les m~mes assurances et explications dont V. E. peut librement faire usage a.uprès du baron Haymerle. Nous appréc1ons hautement le maintien des bonnes relations avec l'Autriche. Rien ne sera donc négligé, dans les limites des lois et des pouvoirs du Gouvernement, pour assurer ce résultat.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE. LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2719. Berlino, 23 gennaio 1881 (per. il 28).

A propos du meeting pour le suffrage universel qui sera prochainement tenu à Rome, et dans lequel le Général Garibaldi accepte le mandat de représenter Trieste et le Trentina, la Nord-Deutsche Allgemeine Zeitung publie aujourd'hui un article dont je n'envoie pas le texte puisque le Ministère ·reço.it ce journal, mais que je signale à l'attention de V. E.

Des gazettes libérales, comme la Koelnische Zeitung et la National Zeitung, jetten aussi le cri d'alarme au sujet de ces provocations à l'adresse de l'Autriche. En parlant d'un prétendu pian d'attaque contre Trieste vers le printemps prochain, la National Zeitung va jusqu'à dire: « l'Italie n'a aucun motif pour étendre ses vues dans cette direction. Par contre un intérét vital de l'Autriche et de l'Allemagne son alliée, se rattache à la possession de Trieste. Nous la plaçons instinctivement en parallele avec Strasbourg. Gelui qui voudrait toucher à Trieste, s'exposerait certainement à de graves dange.rs ».

Ce n'est pas la première fois que l'on exagère à l'étranger l'importance de l'.irrédentisme. On devrait cependant montrer plus de confiance dans l'attitude du Gouvernement du Roi, si on voulait bien se souvenir des déclarations si loyales et si catégoriques faites à la Chambre, en mars dernier (2), par V. E., et par S. E. le Ministre de l'Intérieur. Vers la m~me époque, j'avais été chargé de tenir ici un langage analogue.

Il n'est pas moins très facheux que les comités de l'Irredenta, cherchent à nous créer si souvent des embarras, et à nous mettre en suspicion aux yeux de l'Europe dont les aspirations sont au plus haut degré pacifiques. V. E. sait quelle est ma manière de voir sur le droit d'association que nos lois règlent d'une manière si défectueuse, et sur la nécessité de combler les lacunes. Sur le terrain du droit international, nous ne saurions d'ailleurs exciper de notre législation intérieure pour répondre, le cas échéant, aux réclamations du Cabinet

de Vienne. Quofqu'il en soit, les tentatives incessantes de semer la division entre deux pays qui doivent au contraire s'appliquer, surtout dans les conjonctures actuelles à vivre en bons termes, prouvent que les instigateurs manquent de justes notions sur le sage exercice de la liberté. L'exercice de la liberté ne consiste pas à pousser la logique jusqu'à ses dernières limites, au risque de nous en faire payer chèrement les effets, si l'on ne mettait pas un terme à ces menées.

Certains esprits trop absolus dans leurs principes entendent faire partout de la politique à outrance, comme s'i la politique qui n'est pas encore tout-àfait une science, mais qui a toujours été le plus difficile et le plus complexe de tous les arts, ne rentrait point par exccllence dans le domaine des choses que l'on ne conduit à bonne fin qu'à force de prudence, de ménagements, et de mesure. Et quant au gouvernement de Sa Majesté, il ne serait point de sa part faire oeuvre de réaction que de continuer à vouer tous ses efforts à faire prévaloir les saines notions de l'autorité et de la subordinatiorn des irntérets particuliers aux droits supérieurs de l'Etat.

J'ai l'honneur d'accuser réception des dépeches de V. E. n. 1121, 1122, 1123 et 1124 (l) ainsi que de l'expédition confiée au Maréchal des Carabiniers M. Bianchi, arrivé ici le 20 janvier, et reparti le landemain pour St. Pétersbourg. Je joins en meme temps ici le récépissé des documernts diplomatiques dont le courrler était porteur.

(l) -Cfr. n. 657. (2) -Cfr serle II, vol. XII. nn. 784 e 786.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 103. Vienna, 24 gennaio 1881, ore 19,57 (per. ore 20,45).

L'a,rticle de la Nord-Deutsche Zeitung sur <<l'Italia irredenta '> est vlvement commenté par tous les journaux de Vienne d'ajourd'hui, et l'an ne nous ménage pas les ave,rtissements les moins polis. Il est certain que le parti radical en Italie crée au Gouvernement du Roi. de sérieux embarras, 'mais il n'est pas moins vrai qu'à Berlin on se plait à exagérer les choses, à souffler sur le feu pour Uer t<>ujours plus J'Autriche à l'Allemagne, en vue des périls dont on lui fait voir les dangers. Tant que rien n'est arrivé, abstenons-nous de faire à l'Autriche des déclarations qui peuvent devenir compromettantes par la suite et qui, en tout cas, nous placent vis-à-vis d'elle dans una regrettable infériorité, mais évitons absolument de devoir etre dans l'obligation de faire des démarches bien autrement pénibles. Je supplie le Gouvernement du Roi de prévenir, d'empe,cher, autant que les lois le permettent, toute démonstration hostile à l'Autriche, car le moment pourrait etre revenu qu'orn cherche un prétexte pour brusquer la situation avec nous.

(l) Non pubblicati.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 2722. Berlino, 24 gennaio 1881 (per. il 28).

Par un de ses télégrammes du 21 J1.nvier (2), V. E. me parle de l'échange de vues qui a lieu entre Londres et Berlin. Dès le 18, je vous avais télégraphié (3) et expédié un rapport sur ce sujet (N. 2718) (4). Voici des nouveaux détails, que je viens de résumer dans un télégramme d'aujourd'hu1 (5).

Lord Granville rép1iquant au Prince de Bismarck, qui se montrait favorable aux suggestions de la Turquie pour l'ouverture à Constantinople de pourparlers avec les six Puissances, demandait si Son Altesse pourrait indique1· une base pour ces pourparlers. Le Chancelier a fait .répondre que, dans l'inte.rvalle, deux propositions s'étaient produites: l'une française, tendante à induire la Sublime Porte à formuler d'une maniere plus précise ses intentions à l'égard des frontières helléniques (deuxième télégramme de V. E. du 21 Janvier) (6), et l'autre autrichienne moins accentuée. Il donnait la préférence à celle-ci, parce qu'elle ne visait pas à mettre de si près la Turquie en demeure de se prononce.r tout d'abord, au risque d'ameneT de sa part une fin de non recevoir. Il importait d'éviter tout ce qui pourrait couper court à l'oeuvre de la médiation. Dans le cours des négociations une solution acceptable se fera peutetre jour. Il ne conviendrait donc pas de trop insister sur la question préalable.

Depuis lors on a été saisi d'une trosième propoS'ition d'origine russe, d'après la quelle il serait répondu à la Sublime Porte que les Puissances prenaient acte de ses dispositions conciliantes impliquant que ses concessions iraient au delà de sa circulaire du 3 Octobre, et qu'il serait déféré à son désir par l'envoi des instructions nécessaires aux Ambassadeurs à Constantinople.

En effet la dernière circulaire du 14 Janvier exprimait indirectement que le Sultan ·incline à des concessions, puisque s'il ne voulait pas abandonner l'ancien point de vue du 3 Octobre de nouvelles négociations deviendraient superflues. Le Cabinet de Saint Pétersbourg, se rapprochant ainsi de l'avis du Cabinet de Vienne, estime qu'il n'est pas besoin d'attendre de nouvelles communications de Constantinople pour entrer en négociations, lesquelles ont d'ailleurs précisément pour but de s'expliquer avec la Porte sur les concessions à faire.

Le Prince de Bismarck trouve que la proposition russe est également préférable à celle de la France.

Tout porte à croire que la proposition autrichienne ou la proposition russe sera acceptée ici. Mais jusqu'à ce jour, il n'y a pas encore eu d'assentissement formel et définitif.

Telle est en ce moment la situation.

La médiation aura-t-elle un meilleur sort que rarbitrage? Camme l'Europe est en train de se déjuger, de passer l'éponge sur les conclusions de la Conférence de Berlin, d'abandonner la Grèce après l'avoir encouragée, et que la France renonce non seulement au role diregeant mais tient, par l'organe de son Ministre des Affaires Etrangèrcs. nn langage diamétralement opposé à la note conective des Puissances en date du 25 Aout dernier, dans ces conditions la Turquie a trop beau jeu pour ne pas le continuer jusqu'au bout. L'indiscrétion commise par la publicatiorn des dépèches de M. Barthélémy Saint Hilaàre du 24 et 28 Décembre échu, n'a certes pas sNvi les intérè,ts de la Grèce.

(l) -Ed., ad eccezione del brano tra asterischi, in LV 31, pp. 75-76. (2) -T. 56, non pubbl!cato. (3) -Cfr. n. 650, nota l, p. 472. (4) -Cfr. n. 650. (5) -T. 107, non pubblicato. (6) -Cfr. n. 658.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 739. Cairo, 25 gennaio 1881 (per. il 31).

Da fonte, che posso garantire sicurissima, sono informato segretamente, che la Suùlime Porta ha trasmesso a questo Governo una relazione dettagliata del Governatore Generale dello Yemen sulla nostra occupazione di Assab, dal primo arrivo della R. Corvetta «Esploratore» in quelle acque sino ad oggi, chiedendogliene spiegazioni. Il Governo egiziano, confermando tutte le notizie date dal Governatore Generale, conchiude col dire di non aver potuto né fare opposizione, né prendere nessuna riserva, perché il territorio d'Assab, ed altri cinconvincini, non sono compresi nei Governatorati di Massawa e di Zeila, che la Sublime Porta ha riuniti al ViceReame d'Egitto.

Ne risulta da ciò che il Governo egiz1ano non metterà innanzi nessuna pretesa in quel terri,torio, e che si ritira dall'arringo, e ciò di certo perché non più spinto ed appoggiato dall'Inghilterra. Portata la questione a Costantinopoli, se questione potrà insorgere, non credo che la Porta vo,rrà aver pretensioni a dei diritti ch'essa stessa dichiarò al conte Barbolani non essere sostenibili dall'Egitto.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 1994. Costantinopoli, 25 gennaio 1881 (per. il 1° febbraio).

Ho avuto l'onore di ricevere i tre telegrammi (3) che rE. V. compiacevasi rivolgermi li 21 del presente relativamente alla questione Ellenica, e per essi mi pregio offrirle i miei più distinti ringraziamenti.

* L'un d'essi trattava della comunicazione fatta all'E. V. dal Marchese di Noailles circa l'istruzione conferita al signor Tissot, di cercare di condurre il governo Ottomano a specificare in modo più preciso i suoi intendimenti sulla quistione. Il signor Tissot non fece menzione ad alcuno dei suoi colleghi delle pratiche da esso fatte in ordine a quelle istruzioni, se esse furono eseguite, la Sublime Porta non ne fece gran caso. Né alcuno dei miei colleghi ricevette l'ordine di agire i:n quel senso. Non si comprende infatti come, mentre tutti 1 Governi sono informati delle pratiche che si stanno facendo presso il Principe di Bismarck, per indurlo ad assumere l'iniziativa dei nuovi negoziati, e mentre la Sublime Porta aspetta, non senza ansietà, la risposta alla sua proposta, si avrebbero ad ini2Jiare trattative, le quali non avessero a riferirsi né all'uno né all'altra, di queste pendenze. Quale sia il maximum possibile ad attenersi dal Governo senza l'impiego di mezzi di coercizione sarebbe precisamente l'oggetto principale delle nuove trattative*.

Alla Sublime Porta s'intende frattanto che il Govemo Imperiale ha ricevuto informazioni favorevoli ctrca la recente proposta da tutti i Governi, all'eccezione di quello d'Inghilterra, sulle disposizioni del quale regna qualche inquietudine. * E le parole pronunziate dal Sir Charles Dilke nella Camera dei Comuni, li 17 del presente, grandemente contribuiscono a mantenere questo stato d'apprensione, il cui effetto immediato è quello di aUrettare sempre più i preparativi di guerra*. Io sono infatti fermamente d'avviso che, se si vuole evitare il conflitto, s'hanno ad inizia,re senza indugio nuovi negoziati, fonda:ti sull'unanime accordo delle Potenze. Per la Grecia non esiste attualmente che il tracciato della Conferenza di Berlino, né essa sarà per retrocedere, se non che quando le Potenze avranno pronunziata un'altra sentenza. *E l'astensione d'una sola fra le Potenze da questo accordo costitutrebbe un positivo incoraggiamento alla ,resistenza per la Grecia*. La Turchia, dal suo canto, non accorderà la linea di Berlino che quando sia costretta dalla forza.

* I Governi, che si attengono tutt'ora a questa linea non fanno quindi opera di pace, né avrà la Grecia ragione per essere ad essi riconoscente, a meno che siano pronti ad accorrere in suo aiuto quando fossero per venire i giorni dell'avve,rsità.

Ho l'onore di segnare all'E. V. ricevuta dei suoi ossequiati dispacci di questa serie dal n. 1162, in data dell'11 gennaio 1881, al n. 1166 in data del 17 gennaio 1881, non che del dispaccio S. N. in data dell'l! gennaio 1881 (l)*.

(l) Ed., in l'Italia in Africa. vol. Cit., p. 169.

(2) -Ed., ad eccezione dei brani tra asterischi, in LV 31 pp. 79-80. (3) -Cfr. n. 658 e i t. 55 c 5b, non pubbllcatl.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 115/634. Londra, 26 gennaio 1881, ore 19,40 (per. ore 23,40).

Granville m'ayant fait demander vient de me confkmer plus explicitement ce qu'H m'a laissé comprendre pendant ses négociations avec Berlin et Vienne

et que j'ai relaté dans mon télégramrr.e n. 629 (1). Il a fait répondre au baron Haymerle que l'Angleterre ga,rde la position acquise à Berlin, qu'elle ne veut quitter que pour une altermative réelle d'entente. Toutefois le Cabinet anglais n'empèchera pas une solution satisfaisante à laquelle toutes les autres puissances seraient disposées à concourir pour leur part. Il aurait préféré adopter les vues de Bismarck et s'assurer avant tout des intentions actuelles de la Sublime Porte. Mais il est prét à adhérer à la proposition autrichienne dans le cas où le Cabinet de Vienne aurait reçu, quant à ces intentions une assurance confidentielle du Gouvernement ottoman et aurait été informé des concessions que celui-ci veut faire et de la compe.nsation qu'il offrira à la Grèce en échange du territoire que par la note du 3 octobre il avait refusé. GDanville, p!lir contre, proposerait de répondre à la de;rnière note du Gouvernement ottoman que les puissances prennent acte des assurances données par la Turquie et qu'elles examineront toute proposition que celle-ci leur fera et décideront ensuite si ces propositions offrent une base pour négocier. Granville est d'avis qu'il convtendrait ensuite de mener les négociations par des pourparlers entre les ambassadeurs à Constantinople et de ne pas réunir à cet effet une conférence fo.rmelle qui p!liraitrait déplacée aprés celle de Berlin. Je lui ai demandé si l'Angleterre ne prendrait aucune précaution pour la prompte exécution de l'arrangement auquel on arriverait par les nouvelles négociations. Il m'a ;répondu que l'Autriche, l'Allemagne et la France ne veulent pas agir, mais que l'Angleterre ga·rderait sa liberté d'action camme ce serait le cas, pensait-il, pour la Russie et l'Italie. D'ailleurs le Sultan ne serait point aussi enteté qu'on l'a dit. La Turquie aurait un bien sér1eux désir d'éviter la guerre et la menace d'un coup de main sur Smyrne, après la démonstration navale, l'aurait déjà une fois fait plier à l'instant. Mais lord Granville m'a prié de considérer cette partie de notre conversation comme purement académique.

(l) Non pubblicati.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 111. Berlino, 26 gennaio 1881, ore 20 (per. ore 20,15).

Ambassadeur de Turquie a été prévenu confidentiellement par le sec;rétaire d'Etat que le CabLnet de Berlin, pour autant que les autres puiss!l!nces se prononcent de la méme manière, adhérera au projet de nouvelles négociations à Constantinople. Le comte de Stirum me dit que la France a retiré sa proposition prélilninaire et que le Gouvernement impé;rial acceptera 1ndifféremment proposition autrichienne ou russe, à savoir celle qui, sans trop préjuger le fond de la question, ralliera suffrage des ootres Cabinets. Le secrétaire d'Etat me dit, en autre, que Bismarck serait d'avis qu'il conviendrait de s'occuper aussi de la localisation de la guerre dans le cas où pourparlers à Constantinople n'écarteraient pas conflit entre Grèce et Turquie (2).

(l) -T. 105/629 del 24 gennaio, non pubblicato. (2) -Per la risposta cfr. n. 672.
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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 117. Atene, 27 gennaio 1881, ore 16,15 (per. ore 17,50).

Voici la teneur d'une lettre ad:-es3ée hieJ' au soir par Comorundouros indisposé au ministre d'Angleterre en réponse à communication du télégramme de lord G:·anville, dont il est question dans mon télégramme précédent (l): « La cause du retard d'une entente générale sur la circulaire de la Porte est p.robablement le manque de base qui puisse servir de point de départ. La Russie et l'Ita1ie paraissent disposées à sui v re l'Angleterre; ce serait à celle-ci de devenir le pivot d'une action efficace, en s'appuyant sur l'accord des puissances, sur la communication collective des décisions de la conférence, sur leur réponse du 25 juillet à la Sublime Porte et sur la décisio.n de continuer la démonstratio.n navale de Dulcigno. Angleterre exerçant dans ce sens son influence, les autres puissances ne sauraient s'isoler. L'accord de l'Europe n'étant que négatif, l'expédient d'une nouvelle conférence ne provoque.rait que de nouvelles pertes de temps. J''ai raconté dr.ns mon rapport 179 (2) qui partira demain une conve.rsaUon que j'ai eue bier avec le Roi, dont le langage est identique à celui de la lettre sus-énoncée.

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L'INCARICATO DI AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)

T. 121/635. Londra, 27 gennaio 1881, ore 18 (per. ore 24).

Ce n'est qu'avec une légère surprise que je reçois de Granville une lettre officielle par la quelle il déclare qu'après un nouvel examen de la question de souveraineté à Assab, le gouvernement anglais s'est raffermi dans l'opinion que nous a fait exprimer Salisbury, et ne peut a.rriver à d'autres conclusions si ce n'est qu'à la Sublime Porte d1rectement comme Souveraine et au Khédive, sous la suzeraineté de la Sublime Porte, doit appartenir le territoire d'Assab. Granvme ajoute que le gouvernement de la Re<ine p.rend acte avec satisfaction de la déclaration catégorique et péremptoire faite par V. E. dans la note à Paget en date du 19 avril dernier (4), à savoir que le gouvernement italien ne formera jamais à Assab un établissement ayant un caractère militaire et que jamais il n'y entretiendra ni troupes ni fortifications. Je vous envoie cette note par la poste. Depuis quelque temps déjà pas un mot n'a été dit au sujet d'Assab, ni par le général Menabrea ni par moi. Jusqu'à nouvel ordre de V. E. je me bornerai à accuser purement et simplement réception de la lettre. A

( 4) Cfr. serie II, vol. XII, n. 876.

mon sens, 1e moment actuel ne serait pas le mieux choisi pour rouvrir la discussdon et je su1s d'ailleurs convaincu qu'il sera bien difficile de fatre changer le gouver.nement anglais d'avis.

(l) -T. 116, pari data, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 671. (3) -Ed., in l'!talta 1n Africa, vol. cit., pp. 169-170.
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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 179. Atene, 27 gennaio 1881 (per. il 1° febbraio).

Avendo chiesto ed ottenuto jeri un'udienza Reale al fine di esprimere a Sua Maestà i miei ringraziamenti pe,r l'alta onorificenza testé conferitami, mi faccio premura di esporre qui appresso le cose dettemi dal Sovrano intorno all'argomento essenziale del giorno.

Sua Maestà più che rimpiangere l'atteggiamento assunto dal Governo francese, e mns,istenza con la quale il Signor di Saint Hilaire ha preso a dimostrare la non obblig·atorietà delle decisioni della Conferenza di Berlino, deplora profo.ndamente il tacito consenso che dalle altre Potenze vien dato a siffatta teoria, mentre citandomi il protocollo di detta Conferenza, la notifica solenne, eseguita ad Atene ed a Costantinopoli, della linea di frontie·ra, e finalmente la ;replica degli Ambasciatori del 25 agosto in risposta alla Nota della Sublime Porta del 26 lug1io, non riesce Essa a persuadersi come la sentenza dell'alto Consesso non abbia ad essere definitiva ed esecutoria.

Ricusando i Rappr.esentanti delle Potenze dn quest'ult1ma comunicazione, contLnuava il Re, «di accettare qualsiasi ulteriore discussione in ordine alla linea di confine, e dichiarandosi autorizzati soltanto ad esaminare quelle proposte dirette ad effettuare l'evacuazione delle terre attribuite, e la loro successiva consegna alle Autorità elleniche, da quale criterio si fanno guidare i sei Gabinetti per arrecare una modificazione al loro supremo deliberato? Gli armamenti della Grecia avrebbero dovuto alla,rmare l'Europa puisque nous n'avons jamais prétendu qu'on nous donne les deux Provinces sur un plat ), osservavami Sua Maestà, e non sarebbe d'uopo che delle simpatie e dell'appogio morale delle sei Potenze pe'r facilitare una campagna d'occupazione.

Comunque, nel mio pensiero, stia di fatto, esse.rsi l'Europa impegnata, almeno moralmente, in favore della Grecia, mi sono permesso di obbiettare al mio Augusto interlocutore che, precisamente, nella Nota degli Ambasciatori del 25 agosto 1880, è detto che le Potenze mediatrici attenendosi, è vero, alle delibeifazioni della Conferenza non possono che «raccomandarla di bel nuovo alla Sublime Porta, perché conforme al Trattato ed al protocollo di Berlino». Onde apparisce chiaramente osservato affatto il carattere della mediazione ed esc~uso il dovere per le Potenze di costringere con la forza la Sublime Porta, ed il diritto per la Grecia di attuare ciò che non fu che un parere col concorso delle armi.

Condotta la conversazione su di un terreno più pratico, cioè a dire sulla fase che attraversa attualmente la quistione, confidavami il Sovrano sperar poco nei negoziati che si van proseguendo a Costantinopoli, ove, l'azione indecisa di alcune Potenze dà coraggio al Sultano di perseverare nel sistema dei rifiuti e

36 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

delle tergiversazioni. Benché non fosse parola di riduzioni dlele terre attribuite mi lasciava intendere Sua Maestà, come già altre volte il Signor Comondou~os, poters~ fare assegnamento sul buon volere del Gabinetto di Atene qualora l'Europa @ mostri seriamente decisa a farsi obbedire. Essere certamente nell'interesse delle Potenze che la pace non sta turbata, a tal uopo, a suo parere, ba:sterebbe tene-re un linguaggio energico a Costantinopoli, e, all'occor.renza, fare un seconda dimostrazione navale nelle acque dei Dardanelli. Senza di che la Turchia, speculando sul debole accordo che regna fra i Gabinetti non cesserà mai dall'opporre rifiuti ed ostacoli alle varie combinazioni che saranno tentate, e cadrà su di essa tutta la responsabiLità di una lotta inevitabile.

Sarebbe utile, soggiungeva Sua Maes•tà che in mezzo a tante incertezze l'Inghilterra assumesse l'iniziativa di un'azione efficace, e, in tal caso, esprimeva la fiducia che l'Italia sarebbe per seguirla, constatava, quindi, il suo compiacimento nel vedere che il Governo del Re non si affrettava punto ad aderire alla recente Circolare Turca, comunque riconoscesse essergli impossibile di isolarsi se gli altri cinque Gabinetti venisse-ro ad un acco,rdo. «C'est une question d'honneur pour l'Europe », concludeva v et je ne saurais admettre qu'elle puisse nous abandonner :..

672

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 70. Roma, 28 gennaio 1881, ore 22.

En réponse au dernier télégramme de V. E. (l) je m'empresse de lui dire qu'évidemment nous adhérerons aux négociations que les puissances décideront de -rouvrir en définitive à Consta:ntinople et mon Iangage avec les ambassadeurs a toujours été en ce sens. Mais en présence d'une fo.rmule française qu'on a depuis écartée, d'une formule russe qui seule jusqu'ici a pris le caractère d'un fait accompli, des formules autrichienne et allemande et enfin de l'attitude encore indécise de l'Angleterre, nous avons préféré ajourner une résolution définitive. Ce retard s'explique, d'ailleurs, par le fait que, rentré ce matin à Rome, j'ai voulu tout d'abord me faire une idée exacte de la situation dans son ensemble.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 73. Roma, 29 gennaio 1881, ore 18,31.

L'ambassadeur d'Angleterre me fait part, d'après un télégramme qu'i.l vient de recevoir que sur la foi des assurances donnés par le ministère ottoman des

affaires étrangères à l'ambassadeur d'Autriche-Hongrie, le Gouvernement br1tannique charge son représentant à Constantinople de dire à la Sublime Porte qu'aprés s'étre consulté avec les autres puissances, le Gouvernement de la Reine prend acte des dispositions conciliantes manifestées dans la circulai.re du 14 et que dans l'attente que la Sublime Porte aie l'intention de fai.re des ouvertures d'un caractère plus encourageant que celles présentées dans sa note du 3 octobre, il a instruction de recevoir toutes propositions que la Porte pourrait offrir, de :sorte que le Gouvernement de la Reine puisse, de concert avec les autres puissances, considérer si ces propositions fournissent en vue d'un arrangement une base qui encouragerait la continuation de la négociation.

(Per Costantinopoli) N otre manière de voi'f étant absolument identique à celle du Cabinet de Londres, Je pJ'ie V. E. de vouloir bien s'approprier les instructions que le chargé d'affaires britannique reçoit de son Gouvernement.

(Per gli altri R. Rappresentanti) Notre manière de voir étant entièrement identique à celle du Cabinet de Londres, j'ai prié l'ambassadeu;r de Sa Majesté à Constantinople de s'approprier les instructions que le chargé d'affaires britannique ~reçoit de son Gouvernement.

(Per tutti) D'après la communication faite par sir A. Paget, il ressort très clairement que le Cabinet de Londres ne veut pas d'une conférence et pense qu'on doit se borner à des pourparlers. Nous sommes, sur ce point aussi, du mème avis.

(l) Cfr. n. 668.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

D. 357. Roma, 29 gennaio 1881 (1).

Il ~rapporto del comandante F,rigea:io di cui qui acchiusa una copia (2), indica in qual modo sia venuto a conclusione il negoziato col sultano Berehan per l'assetto dei suo ~rapporti collo stabiLimento di Assab. È annessa al rapporto stesso copia della convenzione stipulata a tale oggetto tra Berehan ed il professore Sapeto.

In modo speciale però debbo richiamare l'attenzione di Lei sulla parte di quel rapporto, che si riferisce ad una visita fatta in Assab dal governatore egiziano delle coste del mar Rosso. Questi al· momento di partire faceva consegnare al prof,essore Sapeto una formale protesta contro il contratto da lui stipulato, che egli dichiara dover considerare nullo e non avvenuto.

Dalla lettura della protesta del governatore egiziano, Ella rileverà come Riza Pascià non faccia che ripetere, in una nuova forma le riserve precedentemente fatte dal Governo vicereale con la nota del 25 aprHe scorso che Ella mi trasmetteva con suo rapporto del 26 stesso mese (3).

La S. V. conosce esattamente quale sia, a questo riguardo, il pensiero del R. Governo.

Pur ritenendo al tutto priva di fondamento la pretesa dell'Egitto all'assoluta sovranità su tutte le coste del mar Rosso, non intendiamo per questo di considerar la questione come risoluta, a>nche per il Governo vicereale, in nostro favore.

Intanto pe,rò noi crediamo di poter confidare che il Governo di Sua Altezza il Kediv,e si vorrà astenere da ogni atto che mutando la condizione di cose attualmente esistente, possa pregiudicare i nostri interessi e turba-re le amichevoli relazioni felicemente esistenti fra d due paesi.

Lascio alla S. V. illustrissima la cura di giudicare, se ed in qual modo sia opportuno di far conoscere a Sua Altezza i nostri intendimenti. Il presente dispaccio Le servirà di norma, in ogni modo, per H caso in cui Le fosse tenuta parola di questo argomento.

Sopratutto è indispensabile che dal nostro silenzio non possa argomentarsi che da noi si attribuisce all'attuale protesta di Riza Pascià efficacia maggiore e diversa da quella che ebbero, agli occhi nostri, le precedenti riserve di codesto governo.

(l) -Ed. in LV 34, pp. 53-54. (2) -R. 16 del 31 dicembre 1880, ed. in l'Italia in Africa, vol. c!t., pp. 161-162. (3) -Non pubbl!cato nel vol. XII delia serle II.
675

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 134. Atene, 31 gennaio 1881, ore 22,35 (per. ore 2,15 del 1° febbraio).

Aujourd'hui rentrée de la Chambre. Comoundouros expose toute la phase proposition arbitrage jusqu'à son abandon, annonçant avoir appris que des négociations se poursuivaient à Constant.inople pour amener Turquie à fatre des propositions au delà de la circulaire du 3 octobre. Il déplore la prise en considération de la cinmlaire du 14 janvier, qu'il considère pire que l'arbitrage. Répondant ensuite à M. Tricoupis qui voudrait pousser le choses à bout pour ne point laisser à une conférence le temps de se prononcer, le président du conseil a promis de présenter bientòt un état complet de l'armée, déclarant que dans le moment actuel, il est fort utile de procéder avec prudence et modération.

676

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 294. Tunisi, 31 gennaio 1881 (per. il 6 febbraio).

Nel conversare col Console Generale della Gmn Bretagna intorno alle difficoltà nelle quali versa il Governo del Bey per causa dell'attitudine persistentemente ostile e violenta dell'Agente francese, e delle manovre che questi impiega onde intimidirlo, il signor Reade, ha confidenzialmente alluso ad una comunicazione assai importante fattagli or sono pochi giorni dal Foreign Office. Questa consiste nella copia trasmessagli da lord Granville di un rapporto dell'Incaricato d'Affari a Costantinopoli in data dell'H gennaio, nella quale Sua Signoria viene informata dell'arrivo nella capitale ottomana di un personaggio tunisino che si dice mandato a chiedere l'appoggio del Sultano per scongiurare i pericoli da cui S. A. il Bey si sente minacciato.

L'individuo in questione, che non si manifesta chi sia, non avrebbe negato a chi ebbe occasione di avvicinarlo di avere una missione da parte del Bey, ma si sar·ebbe tenuto nella più gl'an r~se,rva a causa dell'ambasciatore f~rancese, il quale non vol'rebbe che la Porta prendesse una ingerenza negli affari tunisini.

Il signor Reade nel prevenire il Ministro degli Affari Esteri della Regina di aver .ricevuto quel documento lo informava che :reputò necessario d'interpellare il Governo di Sua Altezza ci.roa alla verità della cosa, e che in risposta gli venne dichiarato nel modo il più positivo, essere interamente contraria al vero; poiché il Bey non ha mandato nessuno a Costantinopoli per questo o per altri oggetti.

Il mio interlocutore non esitava a crederlo, ed a ravvisare in tali notizie sparse ad a:rte, contrassegni del sistema che vediamo da;i Francesi applicato ogni giorno, quello cioè di attribuire a Sua Altezza l'intenzione di cercare appoggi o simpatie a Costantinopoli ed altrove, per trarne motivo, primieramente a recriminare sulla di lui condotta, in secondo Luogo a fargli sentire che mentre non si. soffrirebbero interventi Turchi, il Bey deve cercare la proprJa sicurezza soltanto nel protettorato della Fra:ncia.

Io non esito a divJdere l'opinione del mio collega d'Inghilterra, e credo che tutti gli intrighi messi oggi in opra tendano a questo risultato, a cui si cerca inoltre di giungere coll'insinuare, che gli Stati del Bey sa,rebbero per tal modo garantiti anche dai sinistri disegni di altre Potenze, intendendo con ciò di fare allusione all'Italia, la quale ad onta delle più rassicuranti dichiarazioni fatte ripetutamente dal Governo di Sua Maestà si vorrebbe veder tenuta dal Bardo in sospetto.

677

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, E A PARIGI, CIALDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 78. Roma, 1° febbraio 1881, ore 14,30.

MACCIÒ telegraphie ce qui suit: «Aujourd'hui le consul français a informé le Bey qu'en considération de l'état actuel des choses en Tunisie, la Sublime Porte est décidée de le destituer et d'envoyer Kheredine administrer le pays. La France étant absolument contraire se trouve obligée de faire une démonstration navale et comme cela donnerait lieu dans l'assemblée à des interpellations désagréables, il convient que Son Altesse demande l'envoi d'une escadre à la Goulette. Le Bey a répondu qu'il se refuse de croire au projet attribué à la Sublime Porte, qu'il ne croit pas devoir exprimer à la France le désir de la démonstration dont il s'agit et qu'il n'a aucun conseil à lui donner à ce sujet. C'est Son Altesse elle meme qui a désiré que je vous rapporte ce qui précède ~. Signé MACCIÒ (1). Notre vice consul à Toulon nous télégraphie, a son tour (2) que le cuirassé «Friedland » et a viso «Hirondelle ~ sont partis hier pour Tunis avec mission secrète. L'escadre d'évolution toute entière se tient prete et fait vivres.

(Per Parigi) Je crois indispensable que V. E. vaie immédiatement M. de Saint Hilaire pour lui demander éclaircissements et lui signaler toute la gravité de la décision que, si ces nouvelles se confirment, la France aurait pris.

(Per Londra) Veuillez voir immédiatement lord Granville et lui demander ce que le Gouvernement britannique pense faire en présence d'une pareille situation.

(Per Costantinopoli) Nous nous sommes mis immédiatement en communication avec Londres, mais je vous prie de voir le ministre des affaires étrangères, lui signaler la gravité de cette situation et lui demander éclaircissements au sujet de l'intention que M. Roustan a pretée à la Sublime Porte (3).

678

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 149. Parigi, 2 febbraio 1881, ore 14,50 (per. ore 16,10).

Dans l'entretien d'hier au soir avec M. Barthélémy Saint Hilaire je n'ai

pu douter un moment de sa sincérité. C'est un brave homme qui ne sait pas

mentir, et il m'a assuré que l'escadre d'évolution n'avait aucun ordre, mais

qu'une erreur télégraphique rectifiée de suite pouvait avoir fait supposer autre

chose. Il m'a assuré que le départ du «Friedland » et de « l'Hirondelle » n'avait

d'autre but que celui d'exercer pression sur le Bey et mieux encore sur ses

ministres au sujet de l'affaire de l'« Enfida » afin d'obtenir une décision favo

rable à la société marseillaise avant que le Gouvernement anglais s'en mèle.

Quant aux prétendues menaces de la part du Sultan de remplacer le Bey

par Kheredine, Barthélémy Saint Hilaire dit que c'est une fable ancienne dont

la presse s'est occupée pendant deux jours, il y a cinq ou six semaines. Il se

peut que M. Roustan en ait parlé alors au premier ministre camme d'une

nouvelle quelconque. Mais il nie de la façon la plus péremptoire que Roustan

en ait parlé au Bey meme ces jours-ci pour faire pression sur lui. La menace de

le remplacer par Kheredine est trop ridicule pour etre prise au sérieux à Tunis.

Sur mon observation que Roustan, emporté par son zèle, pourrait bien avoir agi de son chef, afin d'amener le Bey à solliciter protectorat français, ce qui serait un grand triomphe pour lui, Barthélémy m'a répondu qu'il n'hésiterait pas un instant à destituer Roustan, s'il se permettait des fantaisies semblables.

Ainsi que je viens de vous le dire, je crois M. Barthélémy Saint Hilaire très sincère. Mais il se pourrait qu'on exerce à Tunis une influence supérieure à la sienne, et qu'on y suive une toute autre politique en déhors et à l'insu de lui. On parle avec insistance de sa démission et les journaux de Gambetta le battent en breche.

(l) -T. 138 del 31 gennaio. (2) -T. 139 del 31 gennaio, non pubblicato. (3) -Per le risposte cfr. nn. 678, 679 e 681.
679

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 86. Roma, 2 febbraio 1881, ore 23,55.

Le comte Corti télégraphie (l) que le ministre des affaires étrangères lui a déclaré que la Sublime Porte n'a jamais eu la moindre intention de destituer le Bey ni de confier à Keredine l'administration de la Régence. M. MACCIÒ va maintenant nous dire si Bey persiste à soutenir que M. Roustan lui a tenu le langage reproduit dans mon télégramme de hier matin (2).

680

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (3)

R. 2000. Costantinopoli, 2 febbraio 1881 (per. l' 8).

La posizione rispettiva dei Rappresentanti delle Potenze a Costantinopoli in ordine alla quistione ellenica, mentre sto scrivendo queste linee, è la seguente. L'Ambasciatore di Russia ha l'istruzione che l'E. V. conosce, epperò è pronto ad iniziare i nuovi negoziati tostoché i suoi colleghi abbiano ricevute le idonee istruzioni. Quello d'Austria-Ungheria ha l'istruzione generale di partecipare ai negoziati quando gli altri Rappresentanti abbiano ricevuto la relativa autorizzazione. L'Ambasciatore di Francia non ha ordini positivi in proposito, ma dal tenore delle comunicazioni da S. E. ricevute risulta chiaramente che il suo Governo è disposto a prender parte ai negoziati. L'Incaricato d'Affari di Germania non ha ricevuto alcuna istruzione d'agire, ma è

evidente che egli avrà quella di associarsi alle pratiche dell'Ambasciatore austro-ungarico. Le istruzioni ricevute dall'Incaricato d'Affari d'Inghilterra non sono assai chiare, imperocché dal tenore di esse apparirebbe il Governo britannico avere l'intenzione di domandare alla Sublime Porta quali sarebbero le proposte di essa prima d'aprire i negoziati. Senonché siccome all'ultimo paragrafo è detto che siffatte proposte avrebbero a mettere il Governo in grado di giudicare se esse sono atte a fornire una base per la continuazione dei negoziati, si può supporre che questi negoziati abbiano frattanto ad essere iniziati onde ricevere quelle proposte. Perloché io sono d'avviso che non sarebbe difficile di stabilire fra noi un accordo sulla base delle rispettive istruzioni onde ne risulti un'azione comune da parte delle Potenze. Io m'auguro quindi che questo accordo sia per intervenire imperocché come assai opportunamente dichiarava or non ha guarì il Primo Ministro d'Inghilterra nella Camera dei Comuni, non havvi che il concerto delle Potenze che possa condurre le presenti difficoltà ad una soluzione soddisfacente. E la più eloquente manifestazione di quell'accordo è l'azione collettiva di questi Rappresentanti, mentre un dualismo fra di essi non potrebbe che paralizzarne l'azione.

Quanto al modus pnocedendi pei negoziati in discorso non s'intese mai fra noi che si trattasse di conferenze propriamente dette. Senonché siamo d'unanime avviso che le trattative avrebbero a seguire in presenza dei sei Ambasciatori e del rappresentante del Governo ottomano, imperocché non si comprenderebbero dei negoziati condotti separatamente dai sei Ambasciatori colla Sublime Porta, alla quale sarebbe facile maneggiarsi fra gli uni e gli altri, né dei negoziati condotti da un Ambasciatore a nome dei colleghi. Però le riunioni predette avrebbero un carattere privato, né ci sarebbero protocolli. Questo, secondo l'unanime avviso de' miei colleghi, sarebbe il mezzo più pratico ed efficace per giungere ad un risultato. Ed il Ministro degli Affari Esteri s'espresse nel medesimo senso con uno de' miei colleghi.

Le notizie che io trassi da buona fonte in questi giorni circa le disposizioni del Palazzo in ordine alle concessioni a farsi dalla Sublime Porta sono più favorevoli. Il Consiglio di guerra conchiuse consigliando a S. M. il Sultano di fare tutte concessioni possibili allo scopo d'evitare la guerra. E Sua Maestà raccomandò a' suoi ministri di condurre i negoziati in modo da dar soddisfazione alle Potenze, il che s'intende sig:JJficare d'accordare in estensione il territorio dalla parte della Tessaglia fino alla Selimbria e forse qualcosa di più. Ma tutti sono d'avviso di fare la guerra piuttosto che cedere alcuna parte dell'Epiro, si trattasse anche solo di Prevesa, poiché ne temerebbe·ro una rivolta dell'Albania. Delle quali cose io ebbi l'onore di dare all'E. V. avviso pe' miei telegrammi di ieri ed avant'jeri (1).

Ed all'ultimo momento compare il telegramma di jersera (2), pel quale l'E. V. si compiace esprimermi concetti che sono perfettamente conformi alle impressioni da me più sopra esposte. E per questa comunicazione ho l'onore di offrire i miei distinti ringraziamenti all'E. V ...

(l) -T. 148 del 2 febbraio, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 677. (3) -Ed., in LV 31, pp. 85-86. (1) -T. 135 del 31 gennaio e t. 143 del 1° febbraio, non pubblicati. (2) -T. Rl, non pubblicato.
681

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 135/808. Londra, 2 febbraio 1881 (per. il 6).

Il telegramma che V. E. mi fece l'onore d'indirizzarmi jeri per informarmi delle notizie a lei pervenute da Tunisi e da Tolone (1) mi giunse in un'ora nella quale non potei più trovare Lord Granville al Foreign Office. V. E. avendo espresso il desiderio che il nobile Lord fosse reso immediatamente consapevole del colloquio tra il Bey di Tunisi ed il signor Roustan riferitole dal commendator MACCIÒ, nonché de' preparativi navali che il R. Vice Console annunziava da Tolone, io mi recai nella sera a casa di Sua Signoria che subito mi ricevette e cui diedi contezza di quelle gravi nuove

Il Conte Granville se ne mostrò molto sorpreso. Per parte sua egli non aveva nessuna informazione simile. Mi disse che il giorno prima aveva ricevuto la visita dell'ambasciatore di Francia, signor Challemel-Lacour, ritornato allor allora da Parigi, e che questi avevagli soltanto parlato dell'affare Levy, a proposito di questioni tunisine, querelandosi dell'intercessione del Console britannico in Tunisi a favore d'un individuo ch'egli qualificò di fantoccio (homme de paille) spinto innanzi per combattere la compagnia marsigliese.

Lord Granville gli rispose che dopo i rapporti avuti egli erasi limitato a domandare più ampie informazioni al Console, non potendosi egli sottrarre al dovere di proteggere, se fosse il caso, gl'interessi d'un suddito inglese, ma che agiva senza voler disconoscere ciò che un grande paese qual è la Francia deve alla tutela di quelli d'una delle sue importanti compagnie.

(Questa risposta di Lord Granville al signor Challemel-Lacour era il giorno stesso confermata da una dichiarazione fatta nella Camera dei Comuni dal signor Charles Dilke. Un deputato, il signor Guest, interpellò il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri se la sua attenzione si fosse rivolta ad un telegramma da Roma nel Times del 26 gennaio relativo alla condotta del Console generale di Tunisi nel voler usurpare una giurisdizione spettante alle Corti di giustizia tunisine a danno di sudditi britannici; se una corrispondenza fosse stata a tale proposito scambiata tra il Governo ed il Console inglese a Tunisi e se la si volesse presentare alla Camera.

Sir Charles Dilke rispose che tanto da Parigi quanto da Tunisi informazioni circa quell'incidente erano state ricevute dal Governo, ma che si aspettava un ulteriore rapporto e che frattanto sarebbe sconveniente di presentare la corrispondenza alla Camera nella sua presente fase. Ed aggiunse che sarà meglio in grado di rispondere a tali inchieste quando il Governo conoscerà appieno il caso).

Il Conte Granville ricordò poscia le dichia·razioni ch'erano state fatte dal Ministro degli Affari Esteri di Francia, che cioè la Repubblica non intendeva

né occupare la Reggenza né impadronirsene, e che non voleva impedire lo sviluppo del commercio e delle industrie delle altre colonie nella Tunisia, alle quali dichiarazioni corrispondevano quelle fatte dal Governo italiano. Egli non poté che constatare queste ,reciproche disposizioni.

Feci osservare a Lord Granville che se fosse vera la notizia dell'invio d'una squadra francese nelle acque di Tunisi, essendo gi;ì schierate sul confine tunisino truppe francesi in buon numero, la presa materiale di possesso della Reggenza per parte della Francia non sarebbe più che uno scherzo e potrebbe compiersi da un'ora all'altra dietro un cenno venuto da Parigi. A ciò rispose che ad ogni modo eravamo stati indotti in errore circa la forza delle truppe francesi che supponevamo trovarsi al confine tunisino e che in fatto non eccedeva tre compagnie. Egli lo sapeva per sicure informazioni particolari, di sorgente non francese.

E in appresso notai che le parole dette dal signor Roustan al Bey farebbero intravvedere un labirinto d'intrighi e giustificherebbero perfino la supposizione che le variazioni dell'atteggiamento della Francia verso la Turchia nelle ultime vertenze si rannodino a qualche segreto disegno concernente la Tunisia.

Lord Granville, colpito anch'esso, come dissi, dalle notizie recate dal teleg,ramma di V. E., replicò che invero non parrebbe inammessibile una simile ipotesi e ch'era stato ei pure sorpreso dal linguaggio tenuto dal Gabinetto di Parigi nell'ultima fase della questione greca. Però aggiunse che difatti nella politica orientale v'erano sempre a temersi intrighi, e credo, sebbene non l'avesse detto esplicitamente, che con ciò volesse alludere anche ad un dubbio sulla veridicità del Bey.

Da ultimo, Lord Granville mi pregò di comunicargli ogni altra notizia che fosse per giungere all'E. V. sugli affari di Tunisi e promise di informarsi dal suo lato.

(l) Cfr. n. 677.

682

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 300. Tunisi, 2 febbraio 1881 (per. il 6).

Nel ricevere dal Bardo la comunicazione verbale che motivò il mio telegramma del 31 Gennajo (1), osservai che in cosa di tanta importanza il Governo avrebbe dovuto far redigere un riassunto del colloquio avuto dal signor Roustan col Bey onde evitare ogni possibile inesattezza od equivoco. Lo stesso consiglio venne dato dall'Agente di S. M. Britannica.

Il Bey riconoscendo giusto il suggerimento, ordinò al signor Conti suo primo interprete di preparare quel lavoro ed infatti niuno lo avrebbe potuto fare meglio di lui il quale servì d'interprete durante tutta l'udienza. Ho appena il tempo materiale di estrarne copia prima della partenza del corriere e di trasmetterla confidenzialmente all'E. V. come confidenzialmente mi è stato permesso di prenderla (1).

Omessa ogni altra considerazione che non può aver la debita importanza ave prima non venga posto in chiaro se veramente il Primo Ministro abbia iniziato a Costantinopoli le pratiche a lui attribuite, mi sembra risultarne un fatto importantissimo, quello cioè che la Francia assume la parte di protettrice unica ed energica dell'autonomia della Tunisia. Con ciò ella tende a conseguire vantaggi speciali ed a porre sempre più il Bey sotto la sua dipendenza, ma in ogni caso le resterebbe il merito di aver sola voluto o saputo salvar la Dinastia. Non parmi che l'Italia possa restarvi indifferente, e perciò sono di opinione che convenga di associare senza indugio le forze navali di Sua Maestà a quelle della Francia, le quali secondo il cenno datamene da

V. E. (2) sono di già in moto, come pure è del massimo interesse di ottenere il concorso di quelle della Gran Bretagna. Di già l'iniziativa della Francia ed il merito di aver penetrato i segreti disegni del Sultano, dà uno speciale rilievo all'attitudine da lei presa; quindi tornerebbe a nostro grande svantaggio se dovesse sembrare che siamo stati indifferenti quando si è trattato di salvare la R.eggenza da un colpo di mano della Sublime Porta.

(l) Cfr. n. 677.

683

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATOR.E A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 87. Roma, 3 febbraio 1881, ore 11,50.

Merci de votre télégramme concernant Tunis (3). Le ministre des affaires étrangères de France nie à san tour d'avoir autorisé Roustan de tenir le langage que le Bey lui attribue. Ayant !alt part de cette déclaration à

M. MACCIÒ, celui-ci me télégraphie ce qui suit: «Malgré la déclaration du ministre des affaires étrangères français, il est positif que Roustan a déclaré au Bey étre chari?J par san Gouvernement de l'informer que la Sublime Porte se dispose à faire un coup de main contre la dynastie et l'indépendance du pays. Roustan a ajouté que Son Altesse pourrait se procurer de Constantinople la confirmation de ces tristes nouvelles et que c'est ceci qui a amené la France à venir arborer san pavillon dans les eaux tunisiennes :~> (4).

{4) Il telegramma di Macc!ò (t. 154 del 2 febbraio) fu ritrasmesso anche a Londra e Parigi con t. 88 dello stesso 3 febbraio.

(l) -Non si pubblica. (2) -T. 77 del 1° febbraio, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 679, nota l.
684

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 157. Costantinopoli, 3 febbraio 1881, ore 22,22 (1).

Dans une réunion des représentants des puissances (2) aujourd'hui on a prié le chargé d'affaires d'Angleterre de constater auprès de son Gouvern.ement si d'après ses instructions le représentant anglais serait autorisé à entrer conjointement avec ses collègues en pourparlers avec le ministre des affaires étrangères afin d'obtenir par une pression commune le maximum des concessions de la Porte en faveur de la Grèce. Il est nécessaire d'éclaircir ce point puisqu'on a l'impression à la Porte que l'intention du Gouvernement britannique est de demander des propositions préalables et que la formule du projet de note se preterait à cette interprétation; sans un accord complet sur cette question on ne peut pas adresser la note à la Porte.

685

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 301. Tunisi, 4 febbraio 1881 (per. l' 8).

Coll'ultimo piroscafo di Malta giunsero qui il 31 gennajo il barone de Billing ed il conte d'Herisson allo scopo, secondo che dissero, di occuparsi di studj e delle antichità d'Utica.

Il barone che fu già qui per breve tempo Console Generale di Francia ed ha molte conoscenze in paese, cercò subito di riannodarle, mostrandosi tuttaltro che amico del signor Roustan e ben disposto a suo riguardo. Il 1° febbrajo mi fece manifestare il desiderio di essere da me ricevuto e l'indomani venne a trovarmi. Mi disse tosto, esser partito da Parigi ove occupa un posto nel Ministero degli Affari Esteri con un permesso di qualche settimana; che il signor Barthélémy di Saint Hilaire l'aveva incaricato di cogliere l'occasione per rendersi conto dello stato delle cose a Tunisi; che passando da Roma ne tenne lungamente proposito col signor Conte Maffei suo intimo amico e col Marchese di Noailles, che di già dalla capitale d'Italia diresse

un rapporto a Parigi circa alle buone disposizioni del Governo del Re, e che di qui ne spedirebbe altri, giacché oramai da molti riscontri e cose intese da varie persone era persuaso che di tante difficoltà sopravvenute a Tunisi ne era causa il solo rappresentante della Francia; che la Repubblica del resto apprezzava l'amicizia dell'Italia e la convenienza di mantenerla, e che il signor Gambetta aveva riguardo alla Tunisia pronunziata una frase molto signifi

cativa cioè che bisogna « chloroformiser la question tunisienne et la laisser dormir pendant au moins quatre ans ~. Si diffuse quindi in altri discorsi analoghi, .e tutti aventi lo stesso significato di simpatia, e del desiderio di viver con noi in buoni termini.

Non ebbi difficoltà a rispondergli che come interprete del pensiero del Governo di Sua Maestà ed anche come individuo, io ebbi sempre in mira di mantenere col Consolato francese i più cordiali rapporti; che feci di tutto onde l'amicizia esistente in Soria fra me ed il signor Roustan divenisse anche più stretta in questo paese; che disgraziatamente non ero stato da lui corrisposto, ma non avevo nulla da rimproverarmi, e sarei stato sempre proclive a mantenermi negli antichi sentimenti quante volte a lui fosse piaciuto di far lo stesso, che per altro egli fu sempre altrettanto corretto nei rapporti ufficiali, quanto parve studioso di cessare poco a poco da ogni relazione personale, ciò che impediva spesso di intendersi intorno a molte questioni, e faceva, secondo me, cattivo effetto in paese, non avendo io mai riconosciuto alcuna utilità che al prestigio del Consolato di Francia giovasse il far credere alla necessità di un antagonismo col Consolato d'Italia.

Sebbene non mi fosse noto con quali poteri ed a quale scopo il signor de Billing veniva in Tunisia, e si procurava un colloquio meco, mi parve che in ogni caso dal fargli quelle dichiarazioni non ne sarebbe mai derivato alcun inconveniente. Non andai però più oltre, ed evitai di entrare in qualsiasi delle questioni pendenti, cioè telegrafo, Banca del signor Renault, Enfida, e comunicazione fatta al Bey dal signor Roustan intorno ai disegni del Sultano sulla Reggenza.

Il barone de Billing venne jeri a vedermi una seconda volta per presentarmi al suo compagno conte d'Herisson. Egli era stato nella mattina dal Bey senza il signor Roustan e si era espresso per quanto ho potuto sapere tutt'altro che favorevolmente sul di lui conto, facendo intendere a Sua Altezza come il Governo della Repubblica fosse lungi dall'aver autorizzate certe pressioni e certe esigenze del Console così riguardo al noto affare Sancy ormai ·vecchio, come agli altri che a brevi intervalli egli ha propugnato con la più sgradevole insistenza. Da qualche parola del conte d'Herisson potei capire che egli pure non è favorevole al signor Roustan, e che molte cose conosciute a Parigi e confermategli a Tunisi, lo hanno assai male impressionato. Io non ebbi a secondare questi discorsi che in termini molto generici e con la più gran riserva, ma mi consta che con altre persone e collo stesso Primo Ministro i colloqui sono stati oltremodo espansivi, e che né l'uno né l'altro non si sono trattenuti dal biasimare l'Incaricato d'Affari di Francia senza ritegno. Il conte d'Herisson sarà dimani presentato al Bey col capitano Le Cardinal comandante della corazzata « Friedland '>, quindi egli partirà col barone de Billing per Utica, ove rimarranno più giorni.

Ancora quando voglia ammettersi che il Governo francese cominci a riconoscere che la condotta del suo Rappresentante non merita di essere approvata, e che abbia dato al Barone de Billing l'incarico di assumere informazioni, l'attitudine ostensibilmente da questi presa verso il signor Roustan mentre è tuttora in carica, è cagione ad ognuno di una certa meraviglia quindi ad evitare per quanto può concernermi di cadere in errore io stimai opportuno di pregare V. E. ad indicarmi qual persona egli fosse, qual grado occupava, di qual credito gode e con qual missione è qui venuto. Se vero è che trovasi in intimi rapporti col signor Conte Maffei e col Marchese di Noailles, non sarà difficile che per loro· mezzo si conosca la verità; ad ogni modo ciò che l'E. V. mi potrà rispondere per telegrafo mi sarà utilissimo (1). Debbo aggiungere che anche al Bardo sono assai incerti intorno al conto in cui debbono tenere le espansioni del signor de Billing e timorosi di compromettersi, sia coll'accordargli che col ricusargli piena fiducia.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (2) -Non si pubbllca !l R. 2002 del 4 febbraio con cui Corti riferl più ampiamente su questa riunione.
686

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 166. Parigi, 5 febbraio 1881, ore 14,57 (per. ore 16,30).

Les derniers télégrammes de MACCIÒ que V. E. a bien voulu me communiquer (2) me jettent dans un grand embarras. Il ne parait guère possible que le Gouvernement français ait recours à des menaces aussi grossières et absurdes pour amtmer le Bey de Tunis à invoquer le protectorat de la France. Les informations que vous avez reçues du comte Corti coincident avec les déclarations de M. Barthélémy Saint Hilaire et nous prouvent que la Sublime Porte n'a pas sur Tunis les projets que quelqu'un se plait à lui ·preter. On saura bientòt si l'escadre d'évolution est allée oui ou non dans les eaux de la Goulette. On saura si le départ du cuirassé «Friedland » a été décidé à cause de la question de l'Enfida ou par toute autre raison. Nous saurons donc bientòt à quoi nous en tenir et nous pourrons agir alors en pleine connaissance de cause. Pour le moment, il ne semblerait pas convenable d'insister davantage et d'aUer répéter les nouvelles persistantes de MACCIÒ. Cela pourrait bien avolr l'air d'une politique de commérage qui finirait par òter tout caractère d'importance et d'autorité à nos démarches et à nos revendications. Je prie V. E. de me dire ouvertement ce qu'elle en pense et de me donner ses ordres en conséquence (3).

687

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 95. Roma, 5 febbraio 1881, ore 23,10.

Après les déclarations de M. Saint Hilaire et le télégramme Corti (4) nous admettons que ni la Sublime Porte ni le Gouvernement français n'entrent

pour rien dans le langage que M. Roustan a tenu au Bey. Dans toute circonstance ordinaire ce serait rendre service à un Gouvernement que de lui signaler les écarts de son agent dès que ceux-ci paraissent positivement établis. Je reconnais cependant la spécialité du cas actuel et je laisse, par conséquent, à V. E. de juger s'il est convenable de communiquer à M. Saint Hilaire les détails fournis par M. MACCIÒ (l).

(1) -Cfr. n. 695. (2) -Cfr. nn. 677 e 683, nota 3. (3) -Per la risposta cfr. n. 687. (4) -Cfr. nn. 678 e 679.
688

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 96. Roma, 5 febbraio 1881, ore 23,10.

L'ambassadeur d'Angleterre m'a communiqué ce que suit: «Le chargé d'affaires de la Reine ayant mandé que les ambassadeurs désirent connaitre si le représentant anglais serait par ses instructions autorisé à entrer en pourparlers conjointement avec ses collègues avec le ministre ottoman des affaires étrangères, en vue de vérifier par une pression continuée le maximum des concessions que la Porte serait amenée à faire, le Gouvernement de la Reine aimerait à connaitre sur ce point les vues du Gouvernement italien. Avant d'avoir connu à cet égard les vues des différents Cabinets, le Gouvernement de la Reine ne pense pas devoir aller au delà des termes des instructions qu'il a d'abord données à son chargé d'affaires ~. J'ai répondu à slr A. Paget que nous nous mettrions en communication avec les autres Cabinets et désirerions surtout connaitre l'avis du Cabinet britannique. J'ai ajouté qu'en principe nous étions favorables à tout ce qui pourrait hàter une solution de la question.

689

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 180. Vienna, 8 febbraio 1881, ore 17,20 (per. ore 20).

Goschen est arrivé ce matin, il a fait une visite de 40 minutes à Haymerle et part à 6 heures pour Trieste. Je l'ai rencontré au ministère; il s'est montré satisfait de sa visite à Berlin. Sans entrer en détails il m'a parlé du besoin de la paix commun à toutes les puissances mais qui pour étre réalisé nécessite une conduite très énergique surtout si l'on veut sauver Roi de Grèce dont

il croit la situation très menacée. Haymerle que j'ai vu bientòt après, a été très reservé disant ignorer ce qui s'était dit à Berlin. Nous avons parlé en termes généraux de l'idée de donner des compensations à la Grèce et il a nommé l'ile de Crete, combattant cette idée contre laquelle du reste on s'exprime ici depuis longtemps d'une manière très accentuée. Il a répété ce qu'il récemment déjà m'avait dit, que c'est la seule province turque qui marche bien, que son organisation a été présentée au congrès de Berlin comme un modèle à imiter pour les autres, qu'il n'y aurait donc pas de raison de la détacher de l'empire ottoman. Mon impression du reste est qu'on considère surtout ici la visite de Goschen à Berlin comme l'expression du besoin senti par le Cabinet de Saint James de se mettre en meilleurs rapports avec l'Allemagne, de la rassurer sur les intentions des whigs, et on s'en montre assez satisfaits (l).

(l) Cfr. n .. 677 e 682.

690

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 107. Roma, 8 febbraio 1881, ore 23,50.

L'Ambassadeur d'Angleterre nous fait part que le chargé d'affaires britannique doit s'abstenir de toutes démarches concernant la question hellénique attendant arrivée de Goschen. Dans le cas cependant où les autres représentants conviendraient de répondre à la circulaire ottomane du 14 janvier, il est autorisé à adresser simultanément à la Porte une note conçue d'après ses instructions précédentes. L'ambassadeur du Roi à Costantinople (V. E.) doit en ce cas imiter le représentant anglais.

691

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. CONFIDENZIALE 2732. Berlino, 8 febbraio 1881 (per. il 12).

Sans attendre une interpellation, le Secrétaire d'Etat a bien voulu, hier, me faire connaitre le résultat de la seconde conférence entre M. Goschen et le chancelier de l'empire (Rapport n. 2731) (3).

Son Altesse serait d'avis que les ambassadeurs, à Constantinople, tout en se montrant prets à recevoir des communications ultérieures sur les intentions de la Sublime Porte, devraient eux-memes ou les Gouvernements respectifs se concerter pour combiner un tracé de frontières plus acceptable, pour la Grèce que celui indiqué dans la circulaire ottomane du 3 pctobre, et pour la Turquie que celui fixé par la Conférence de Berlin. On ne saurait se dissimuler que la situation s'est modifiée depuis l'année dernière. On peut, entre autres, se demander, aujourd'hui, si l'annexion au royaume hellénique de populations mixtes ou albanaises ne constituerait pas, pour lui, un élément de faiblesse plutòt que de force. D'un autre còté, il y aurait à examiner s'il ne conviendrait pas de chercher à lui obtenir une certaine compensation, l'ile de Crete par exemple, en échange de ce qui serait retranché de la ligne de la Conférence. Les points contestés sont Prevesa, Metzovo, Janina et Larissa. Mais le prince de Bismarck n'entend rien préciser. Les vues qu'il exprime ne sont pas des propositions, mais de simples suggestions. C'est l'ébauche d'un compromis de nature à recueillir peut-ètre les suffrages des autres Puissances, animées, comme l'Allemagne, du sincère désir de ne rien négliger pour amener une solution pacifique.

Lorsque les divers Cabinets seraient tombés d'accord sur un compromis, il conviendrait de s'adresser, en première ligne, à la Gréce pour lui représenter l'utilité et mème la nécessité d'une acceptation. Il ne faudrait pas cependant trop la heurter de front, exercer une pression trop forte de crainte de dépasser le but et de produire un effet contraire à celui que chacun désire. En un mot, les négociations, à Athènes comme à Constantinople, devraient etre conduites de façon à exercer la pression nécessaire sans amener d'aucun còté une rupture.

Ce ne serait qu'après un assentiment préalable de la Grèce, qu'on agirait, auprès de la Porte pour gagner aussi son adhésion.

Le chancelier croit qu'en agissant de la sorte, il y aurait plus de chances de réussite, car le Sultan ne voudrait probablement pas céder sans que la Grèce prit les devants, et lui donnàt le sentiment d'ètre enfin délivré du cauchemar de cette question.

Dans deux ou trois jours, le cabinet de Berlin adressera, par l'entremise de ses ambassadeurs, et par la voie ordinaire de la poste, une circulaire aux puissances pour leur communiquer sa manière d'envisager les choses.

J'ai remercié le comte de Stirum de cette communication verbale, en exprimant l'espoir que, grace à l'ascendant du prince de Bismark, on parviendrait à écarter les nombreux obstacles à un arrangement satisfaisant. Le gouvernement du Roi ne manquerait pas de prendre en sérieuse considération les suggestions du chancelier, et de continuer à preter son concours à tout ce qui rentre dans l'ordre d'idées de la paix et de la conciliation. Si d'une part tant qu'une autre solution que celle indiquée en juin dernier n'a pas été acceptée, les résolutions de la conférence de Berlin conservent leur valeur, d'autre part ce ne serait pas sans doute le cabinet de Rome qui s'opposerait à une nouvelle combinaison qui, tout en accordant une compensation à la Grèce, tiendrait compte des intérèts des populations albanaises. Lors de la

37 --Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

conférence, j'avais déjà cherché à recommander ce point de vue. Quant à l'ile de Candie, je demandais au comte de Stirum si l'Angleterre consentirait. n m'a répondu qu'il avait lieu de le sup.poser. Je formais ensuite des voeux pour que la Sublime Porte, maintenant surtout qu'elle se sent mieux épaulée en suite de la défection de la France, ne continuat pas à se jouer de la diplomatie européenne par ses procédés dilatoires, pour ne pas dire plus. Pour mon compte, je persiste à me montrer très sceptique à cet endroit.

Chacun se demande ·pourquoi le Prince de Bismarck qui, récemment encore, répondait par un refus aux sollicitations de la France et de l'Angleterre de se mettre au premier rang dans la direction de l'affaire turco-hellénique, a changé d'attitude. Qu'il s'agisse de simples suggestions, il n'est pas moins vrai qu'il prend une initiative et méme on nous déclare que c'est proprio motu. Aurait-on reçu ici d'Athènes et de Constantinople quelques indices d'après lesquels on pourrait admettre la probabilité d'un arrangement? A-t-il la juste ambition de chercher à réussir là où d'autres ont échoué? A-t-il voulu river à son char le Cabinet Gladstone pour se mettre à l'abri des écarts de sa politique, jugée ici comme un peu aventureuse? A-t-il voulu fortifier le Ministère français en l'appuyant dans sa volte-face, qui malgré les critiques auxquelles elle donne lieu, s'explique cependant par le motif louable de complaire à une opinion publique avide de paix? A-t-on ici le sentiment qu'il importe à tout prix d'empécher l'avènement au pouvoir de M. Gambetta qui a déjà contribué à la chute de MM. Waddington et de Freycinet, parce que ces hommes d'Etat marquaient quelque déférence envers l'Allemagne, et voudrait maintenant évincer M. Barthélémy St-Hilaire? On estime ici que M. Gambetta, qui personnifie la revanche, n'attende que la retraite du prince de Bismarck pour accentuer une politique hostile à l'Allemagne. Dans le discours prononcé par Son Altesse, le 4 février, devant le landtag prussien, on a beaucoup remarqué ce passage: «Il y a deux ans, je voulais me retirer à cause de ma santé et parce que je ne trouvais pas chez mes collègues l'appui nécessaire. Je crois utile de déclarer que j'ai totalement renoncé à cette idée. J'y suis, j'y reste. Je ne quitterai la place que lorsque Sa Majesté le trouvera bon. Ce qui a contribué à me faire prendre ce parti, c'est que j'ai reconnu ceux qui se réjouiraient de mon départ, et que j'ai cru pouvoir étre encore utile à mon pays :..

Ce sont là des suppositions qui se rapprochent peut-étre un peu de la

vérité. Quoiqu'il en soit, il serait très désirable que ces nouvelles tentatives

d'arrangement fussent couronnées de succés. En ce qui concerne un équivalant

à attribuer à la Grèce, j'avais mentionné au Comte de Stirum un agrandisse

ment vers la Macédoine, mais il se tenait sur la réserve, sachant probable

ment que le vote de l'Autriche serait difficilement acquis à une semblable

combinaison. Au reste nous ne pourrions qu'applaudir, si l'ile de Crete en

passant à la Grèce se trouvait ainsi soustraite aux compétitions d'autres

Puissances.

Dans le langage qui m'a été tenu par le Comte de Stirum, il n'a pas été

question de localisation éventuelle de la guerre. C'est là une question qui

d'ailleurs reviendra sur le tapis, dans le cas où les Puissances ne parvien

draient pas à amener une entente entre les deux parties d.irectement intéressées.

P. S. -Le comte de Hatzfetd partira pour Constantinople à la fin de cette semaine.

(l) -Questo telegramma fu comunicato alle altre ambasciate e alla legazione ad AtenP con t. 106, pari data. (2) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 31, pp. 89-90. (3) -Non pubblicato. Non si pubblicano neanche i t. 172 e 173, rispettivamente del 6 e 7 febbraio con cui Launay aveva riferito sui due colloqui Bi&marck-Goschen.
692

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 185. Parigi, 9 febbraio 1881, ore 16,30 (per. ore 17,20).

Suivant indication exprimée par télégramme de V. E. du 5 courant (1), j'ai parlé de nouveau à Barthélémy Saint Hilaire du langage tenu au Bey par Roustan et de la pression exercée pour l'amener à demander protectorat de la France contre le prétendu projet de destitution attribué au Sultan. Il m'a répondu que Roustan aurait mal fait de parler de la sorte, mais qu'il n'en était rien et que nous étions fort mal renseignés à cet égard. Il m'a annoncé en sui te qu'on allait rappeler le cuirassé «Friedland ». Après cela il s'est engagé dans un long discours pendant lequel je l'ai surpris en contradiction avec ce qu'il m'avait dit dernièrement. Ce défaut de mémoire, fréquent chez les vieillards, cacherait-il, par hasard, la mauvaise foi du ministre? C'est ce que je me demande et ce que je vais tacher d'éclaircir. L'ambassadeur de Turquie me parait se préoccuper de ce qui se passe à Tunis et le protectorat français n'est pas de nature à plaire à Constantinople. En attendant la question de l'Enfida n'est pas encore résolue et l'interpellation qui a lieu à Londres à ce sujet donne à penser ici.

693

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 179/820. Londra, 10 febbraio 1881 (per. il 14).

Ringrazio l'E. V. dei due telegramm.i ch'Ella mi faceva l'onore d'indirizzarmi in data dell'8 e del 9 corrente (3) e che contenevano le notizie, telegrafate dagli ambasciatori di Sua Maestà in Berlino ed in Vienna dopo il passaggio del Signor Goschen in quella capitale.

Lord Granville che vidi iersera al Foreign Office mi diede informazioni concordanti appieno con quelle che furono riferite all'E. V. dal Signor Conte De Launay (4). Egli mi disse che il principe di Bismarck, cedendo al desi

derio che con approvazione del Governo italiano egli gli aveva fatto esprimere, si decise a fare una proposta pel regolamento della questione pendente tra la Grecia e la Turchia. Tale proposta sarà formulata in una circolare del principe cancelliere ai Rappresentanti della Germania presso le grandi Potenze. Lord Granville non sapeva ancora in quali precisi termini il principe di Bismarck la esporrà. Ma secondo le idee da questi manifestate, converrebbe anzitutto che gli ambasciatori a Costantinopoli cadessero d'accordo per tracciare una linea di confine che fosse il più possibile favorevole alla Grecia e fosse per la Turchia più accettabile di quella indicata dalla conferenza di Berlino. Una nuova linea essendo così stabilita in via di transazione, si avrebbe anzitutto cura d'ottenere per essa l'assenso della Grecia, che s'inviterebbe a tener conto delle difficoltà cogli albanesi. Avuto questo assenso, le Potenze eserciterebbero una pressione sulla Sublime Porta per farla consentire alla sua volta.

Ringraziai lord Granville di queste informazioni e senza fare cenno delle altre notizie recatemi dai telegrammi di V. E., tentai di conoscere il suo pensiero circa l'eventuale cessione dell'isola di Creta alla Grecia. Gli dissi che, a quanto m'era noto, a Berlino tale cessione non sarebbe probabilmente oppugnata, ma che il Governo austro-ungarico non vi si mostrava favorevole. Lord Granville mi rispose che prima era stata anzi l'Austria cui pareva si dovesse cercare nella cessione dell'isola di Creta un compenso per la Grecia e che un argomento contrario, quello dell'essere l'isola la meglio amministrata provincia turca fu sostenuto dall'Inghilterra, cui non pareva che un'isola fosse sufficiente compenso per una minor concessione di territorio continentale. Il nobile Lord non mi espresse nessun preciso concetto intorno alla natura ed all'estensione dei compensi ch'egli vorrebbe ottenere per la Grecia, ma era chiaro che molto se ne preoccupava. Mi ripeté che l'iniziativa e la precedente azione delle potenze costituivano, infatti un impegno morale verso i greci e che non giovava negarlo. Gli pareva strano che alle spalle di sei grandi potenze dovesse troppo pesare il riconoscerlo, e con accento di rimprovero ricordò, ch'era stata la .B'rancia la prima che aveva sì vivamente insistito per ottenere Janina ai Greci.

Informai in appresso lord Granville che l'E. V. aveva dato all'Ambasciata del Re a Costantinopoli l'istruzione di agire in piena conformità col rappresentante britannico nel caso in cui gli altri rappresentanti delle grandi potenze convenissero di rispondere alla circolare ottomana del 14 gennaio prima del ritorno del signor Goschen. Il conte Corti fu in tale caso autorizzato, come l'Incaricato d'Affari d'Inghilterra, ad indirizzare alla Sublime Porta simultaneamente una nota stesa secondo le sue precedenti istruzioni.

Lord Granville non nascose la sua soddisfazione per questa nuova prova del desiderio di V. E. di procedere in accordo con lui e mi disse che il signor Goschen dopo il suo arrivo a Costantinopoli non s'affretterà ad entrare in discorso col Ministro degli Affari Esteri ottomano, ma tratterà anzitutto la questione con i suoi colleghi.

(l) -Cfr. n. 687. (2) -Ed., in LV 31, pp. 92-93. (3) -Cfr. nn. 689, nota l, p. 500 e 690. (4) -Cfr. n. 691 e nota 3 allo stesso.
694

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2007. Costantinopoli, 11 febbraio 1881 (per. il 17).

Stimo mio debito di sottomettere al sapiente giudizio dell'E. V. le seguenti osservazioni sul modus procedendi indicato nel riverito telegramma di essa delli 8 del presente (l) e da applicarsi alla questione Turco-Ellenica.

È ivi detto che questi Ambasciatori mentre si mostrerebbero pronti a ricevere le comunicazioni della Sublime Porta riguardo agli intendimenti di essa, avrebbero a concertarsi per fissare una linea più accettabile della Grecia di quella del 3 Ottobre, e dalla Turchia di quella della conferenza di Berlino. Il risultato di questa deliberazione avrebbe ad essere comunicato primieramente alla Grecia, affine di far bene comprendere l'utilità, e dopo avere ottenuta l'adesione di quella, esso sarebbe presentato alla Sublime Porta. E questo sarebbe il procedimento suggerito dal Principe Bismarck sebbene io dubiti che la seconda parte, vale a dire quella che riguarda l'ordine dei negoziati, sia dovuta all'iniziativa di Sua Altezza.

Io temo che questo modo di procedere non presenti dei gravi inconvenienti. Questi Ambasciatori avrebbero dunque ad accordarsi sopra una nuova linea di frontiera. Il che può farsi sotto due punti di vista. Od il nuovo tracciato sarà convenuto secondo le ragioni politiche delle Potenze, nel qual caso nessuno delli Ambasciatori vorrà rimanere addietro da quegli che proporrà la più ampia linea in favore della Grecia. Questa linea sarebbe quindi accettata da questa, e secondo ogni probabilità rifiutata dalla Turchia, dimodoché la quistione si troverebbe nuovamente nello stadio in cui fu in seguito alla conferenza di Berlino. Oppure si vorrà trovare una linea che possa essere accettata dalla Sublime Porta. Ma chi può conoscere a priori gli ultimi limiti ai quali questa giungerebbe, se non intervengono previamente negoziati diretti con essa? L'esperienza ha dimostrato quanta forza di resistenza il Governo ottomano dimostri quando si tratti di quistioni territoriali, e non sarebbe che per negoziati diretti e per una pressione continuata e collettiva che si potrebbe trarlo a concessioni ragionevoli. Il risultato di questi negoziati costituirebbe la nuova decisione delle Potenze, da presentarsi indi al Governo ellenico, la quale appoggiata dall'unanime avviso delle Potenze, avrebbe grande probabilità di essere accettata da esso. E questo procedimento avrebbe un altro vantaggio, e sarebbe quello di profittare, iniziando senz'altro le trattative colla Sublime Porta, delle buone disposizioni che esistono in questo momento presso di essa, e che hanno grandi probabilità di mutarsi quando saranno più avanzati i grandi preparativi militari che si stanno facendo. Queste considemzioni io credo dovere del mio officio di sottomettere all'E. V., poiché dal modo di procedere può dipendere il successo dei nostri negoziati, epperò il

mantenimento della pace in Oriente. Ma naturalmente all'arrivo del Signor Goschen m'intenderò con esso e seguirò quell'ordine che sarà fra noi convenuto a seconda delle sue istruzioni, e delle proposte che, a quanto sembra, il Principe Bismarck avrebbe consentito a presentare.

(l) T. 100, partito alle 23,45 del 7 febbraio, non pubol\cato.

695

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 112. Roma, 13 febbraio 1881, ore 16,35.

En réponse à votre rapport du 4 courant (l) je ne saurais assez vous recommander d'etre sur vos gardes avec M. de Billing. Je ne crois pas qu'il ait officiellement une mission, mais il est hors de doute qu'il a été chargé par M. Gambetta de lui communiquer ses impressions sur le véritable état de choses à Tunis. Le ròle agressif et envahissant que M. Roustan avec ou sans instructions fait jouer à son Gouvernement est trop évident pour que vous disiez un simple mot là dessus. Ce qui doit faire notre force à Tunis est notre modération. Vous devez répondre avec la plus parfaite courtoisie aux avances de M. de Billing avec qui je vous conseille d'avoir la plus grande cordialité. Vous devez ne pas cesser de lui déclarer que l'Italie n'aspire qu'au maintien du statu quo et au respect du droit de tous. Quant à la conduite de M. Roustan vous devez laisser qu'elle se fasse juger par elle-méme. La seule question sur laquelle, si l'occasion se présente, vous pourriez causer avec M. de Billing est celle du télégraphe, et à ce propos je vous autorise, le cas echéant, à lui dire confidentiellement que certes la non opposition de la France à la réalisation d'un projet pour lequel nous avons un droit incontestable, serait un acte qui produirait la meilleure des impressions en Italie et prouverait la sincérité des déclarations de la France à notre égard.

696

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Berlino, 14 febbraio 1881.

Je ne trouve pas de traces dans les documents diplomatiques des déclarations faites au Comte Wimpffen par notre nouveau Marquis au sujet de l'Irredenta. Je regrette pour notre Roi et pour notre Pays que Maffei ainsi que vous me l'écrivez par votre dernière lettre (l) ait manqué de mesure et de dignité. Gela ne pourra qu'encourager l'Autriche à revenir, au besoin,

à la charge, et par notre faiblesse ou imprévoyance nous risquons de nous laisser acculer à position au bout de laquelle nous n'aurons le choix qu'entre un acte de folie ou un acte d'humiliation. En attendant je vois du moins avec satisfaction qu'au dire des journaux, le Comizio dei comizi a fait un fiasco à peu près complèt.

Je pense aussi camme vous que d'après le programme de Berlin nous sommes désignés à servir d'épouvantail à l'Autriche pour la convaincre de plus en plus de la nécessité de ne chercher son salut qu'ici. J'espère que peu à peu le Cabinet de Vienne ouvrira les yeux sur ce machiavellsme, mais pour cela il importe que de notre còté nous évitions de preter le flanc.

Dans quelques jours vont commencer les pourparlers à Constantinople. Depuis la volte-face de la France, il manquait un maitre de chapelle dans le concert européen. De Paris et de Londres on avait vainement cherché à induire l'Allemagne à prendre le premier ròle. Ces efforts n'ont été couronnés de succès que lors de la mission Goschen. Le Prince de Bismarck a consenti à sortir de sa réserve et à faire des suggestions ou propositions qui ont été transmises aux différents Gouvernements sous forme de circulaire dont vous connaissez le texte. On indique un modus procedendi; il y a là des questions de forme qui emportent le fond, puisqu'elles impliquent l'abandon de la ligne de la Conférence. Quelle explication donner à la décision inattendue du Prince de Bismarck? Divers motifs l'ont probablement engagé à se poser en Deus ex machina: l'ambition de réussir où d'autres ont échoué; des indices segrets qui lui seraient parvenus sur des meilleures dispositions de la Porte. Mais j'estime que ce sont les agissements de Gambetta qui ont le plus contribué au changement d'attitude. On a le sentiment ici que ce dernier travaille à brouiller les cartes en Europe au profit de ses arrière-pensées de revanche. La question hellénique serait un dissolvant pour le concert européen. Or le chancelier s'il ne se ferait aucun scrupule de semer la discorde à son propre avantage, n'entend pas que d'autres lui gatent son jeu. Il combat dane de son mieux les tendances belliqueuses de M. Gambetta en Orient de crainte d'un contre-coup en Occident etc. etc.

Je me demande seulement s'il n'est pas un peu trop tard pour prendre en main la conduite de cette affaire. Tout en désirant que le Sultan se prete à des compromis, j'avoue que si j'étais turc je retirerais meme les concessions minimes faites par la circulaire ottomane du 3 octobre. Du moment où les Puissances ont jeté par dessous bard les résolutions de la conférence en lui enlevant toute valeur juridique, du moment où les Puissances se déjugent et manifestent d'ailleurs hautement qu'elles ne brùleront pas une amorce pour cette rectification de frontières, la Sublime Porte a beau jeu, et elle est assez habile pour en profiter.

A la date du 28 janvier, j'étais d'avis de proposer à Rome toute autre combinaison que l'envoi d'un Prince de notre Famille Royale pour le mariage du Prince Guillaume de Prusse. Mais j'ai su depuis lors que la Cour du Prince Impérial vermit avec plaisir que le Roi se fit ainsi représenter. Il m'en a un peu couté de mettre un instant en oubli que nos relations politiques ici laissent à désirer, une certaine indifférence à notre égard; néanmoins tout bien calculé j'ai pensé que mieux vaiait r.e pas laisser échapper cette occasion de marquer nos sympathies pour le Prince Impérial qui lui aussi nous témoigne les siennes en chaque circonstance. Il convenait de nous ménager l'avenir surtout quand nous pouvions le faire avec dignité puisqu'on me laissaìt entendre que la présence d'un de nos Princes serait vivement appréciée. Il m'a paru èn outre que l'Italie monarchique ne devait pas surtout dans les temps qui courent manquer au rendez-vous des Maisons Souveraines. J'ai dane écrit le 30 Janvier dans ce sens (1), et le Roi a décidé la mission du Due d'Aoste. Il arrivera ici le 25. J'ai pris note de ce que vous m'écrivez pour le cas où il exprimait l'intention d'aller à Vienne.

(l) -Cfr. n. 685. (2) -Non rinvenuta.
697

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. CONFIDENZIALE 1410. Vienna, 15 febbraio 1881 (per. il 20).

Fui oggi a far visita al barone Haymerle, essendo giorno del suo consueto settimanale ricevimento. Come di ragione, si parlò della comunicazione diretta dal principe di Bismarck ai vari Gabinetti sulla questione turco-ellenica, * che i miei colleghi già conoscono nel suo testo, ma che finora io non ho ancora ricevuto*.

S. E. dissemi aver già risposto verbalmente al conte Hatzfeldt, e riservarsi di rispondere anche per iscritto nel senso seguente. Accettar cioè egli con soddisfazione l'iniziativa che il Gabinetto di Berlino ebbe ad assumere, e riconoscere pure la convenienza che la Germania, siccome la potenza meno direttamente interessata nella questione, prenda l'alta direzione dei negoziati in proposito. Sembrargli però, che le proposte quali già furono formolate dal principe di Bismarck, non escludano che i rappresentanti a Costantinopoli rispondano anzitutto alla nota turca del 14 gennaio nel senso già concertato fra le potenze, non fosse altro che per prendere solennemente atto degli intendimenti concilianti manifestati dalla Porta. Si dovrebbe poi aspettare la nuova risposta che il Governo ottomano sarà per fare, potendo essa fornire una base per le ulteriori trattative. Ciò dicevami S. E., non esclude che intanto gli ambasciatori nella retro-scena (derrière les coulisses) studino un tracciato da proporsi eventualmente all'accettazione della Grecia e della Turchia, se quello che questa indicherebbe non fosse riconosciuto conveniente.

* Essendo poi venuti a parlare della possibile compensazione a darsi alla Grecia, indicata coll'isola di Creta, ho notato che S. E., a differenza del linguaggio tenutomi altra volta, non si è più pronunciato così recisamente contrario a quella cessione: dissemi però doversi essenzialmente procurare di ottenere a favore della Grecia un buon acquisto di territorio sul continente,

una sicura frontiera, anche onde eliminare la necessità di ricorrere ad una compensazione. L'occasione parvemi propizia per chiedergli ciò ch'egli intendesse per quella buona linea di frontiera di cui parlava, cioè se a suo avviso dovesse questa comprendere per intiero i due golfi di Volo e di Arta, Prevesa inclusa. A tal mia domanda egli rispose senza esitare affermativamente, dicendo che senza il possesso di Prevesa i Greci non potrebbero avere un sicuro confine, e che d'altronde il possesso di quella posizione diverrebbe inutile pei Turchi dal momento ch'essi perderebbero il rimanente golfo.

Volendo io ancora scandagliare meglio il pensiero del barone Haymerle intorno alla questione di Creta, gli chiesi cosa pensasse dello scopo che il principe di Bismarck ebbe in mira mettendo innanzi l'eventuale cessione di quell'isola alla Grecia. E soggiunsi anzi, . onde invitarlo a manifestarmi il suo pensiero, esser mia impressione che quell'idea era piuttosto stata posta in scena per esercitare ave d'uopo un'eventuale pressione sulla Porta, in una parola per far rappresentare a Candia la parte che Smirne sostenne con quella di Dulcigno poiché, se una o pm potenze finissero per risolversi ad addivenire a misure coercitive, non vi ha dubbio che Candia potrebbe essere utile e pratico obiettivo.

S. E. seguì con attenzione il mio ragionamento senza entrare però in discussione al riguardo, limitassi a dirmi, la mia ipotesi essere possibile.

A sua volta il barone Haymerle chiesemi se già conoscessi gli apprezzamenti dell'E. V. a riguardo delle comunicazioni del principe di Bismarck di cui è caso. A tal domanda io risposi non aver fino ad oggi ricevuto cenno qualsiasi in proposito dall'E. V.*.

(l) -Non pubbl!cata. (2) -Ed., ad eccezione dei brani, fra asterischi, in LV 31, p. 95.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 117. Roma, 17 febbraio 1881, ore 23,35.

D'après instructions en date 8 février qui lui sont aujourd'hui arrivées, par courrier l'ambassadeur d'Allemagne est venu me communiquer confidentiellement les idées de san Gouvernement au sujet de la procédure à suivre pour résoudre la question hellénique. Les ambassadeurs à Constantinople devraient d'abord chercher à s'entendre sur une ligne de frontière ayant chance d'étre admise par les deux parties intéressées. Une fois l'entente établie entre les ambassadeurs, on présenterait la ligne adoptée en premier lieu à Athènes pour amener le Cabinet grec à l'accepter. Après l'acceptation du Cabinet grec la ligne serait présentée à la Sublime Porte en vue de l'amener elle aussi à l'accepter. Quant au fond de la question le Cabinet de Berlin pense qu'il y a lieu de ne pas trop donner à la Grèce de territoires où l'élement albanais prédomine, et de lui chercher une compensation dans l'ile de Candie. M. de Keudell, tout en faisant remarquer qu'il ne s'agit pas d'une proposition formelle, mais simplement d'un échange d'idées destiné à éclaircir la question, a exprimé le désir de connaitre notre sentiment. Il a ajouté que, d'après une dépeche en date du 13 que le meme courrier lui a apporté avec celle du 8, le Gouvernement français qui avait reçu plus vite la communication s'est déjà prononcé dans le sens d'une pleine adhésion. J'ai répondu à l'ambassadeur d'Allemagne qu'il pouvait également faire part à Berlin de notre entière adhésion.

(Per Londra). J'ai d'autant moins hésité à répondre aff.irmativement, que la communication actuelle n'est que le résultat des pourparlers de Berlin entre Goschen et Bismarck.

699

HIRLING AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI (l)

L. P. Roma, 17 febbraio 1881.

Essendo io stato autorizzato, ed anzi incaricato rispondere confidenzialmente in nome del Barone Haymerle e del Barone Techenberg alle amichevoli confidenze di cui Ella mi ha onorato prima della mia partenza per Vienna, non trovo difficoltà di ripetere, naturalmente sempre in stretta confidenza, in iscritto ciò ch'io già ebbi l'onore di riferirle a voce.

Avendomi V. S. Illustrissima fatto l'onore di dichiararmi che sono stato fedelissimo interprete delle sue parole, dei suoi sentimenti e dei. suoi desideri, presso i summentovati personaggi, ed avendo perciò riportato coscienziosamente tutto ciò che Ella mi disse in proposito, trovo superfluo di ripetere ciò che già a questo riguardo ebbi l'onore di riferirle a voce, e passo perciò subito alle risposte avute, assicurandola, che avendo preso i relativi appunti in presenza, anzi direi sotto la dettatura del Ministro, sparisce ogni dubbio che quelle risposte non siano da me ripo::-tate con somma fedeltà e scrupolosa esattezza.

Il Ministro, adunque, e il suo ad latus ravvisano nelle idee della S. V. Illustrissima un pensiero da vero uomo di Stato, ed una base fertile di completo accordo per la conclusione di un trattato di reciproca neutralità, e credono facile un pratico risultato. *Fatta naturalmente astrazione dalla Bosnia e dall'Erzegovina, da un eventuale cambiamento del diritto di Stato e di So

vranità, e dalle relative pratiche col Sultano riguardo all'avvenire di quei paesi, 'l'Austria-Ungheria dichiara di rispettare scrupolosamente lo Statu quo in Oriente e di non ,aver nessunissima idea di oltrepassare menomamente la linea tracciatale da detto trattato.

Oltre i sovraccennati eventuali, e per ora poco probabili cambiamenti nel diritto di Stato e di sovranità nella Bosnia e nell'Erzegovina, i quali potrebbero eventualmente compiersi senza violare menomamente lo statu qua dell'Oriente, o le determinazioni del trattato di Berlino, e restano perciò fuori di discussione, l'Austria-Ungheria non intende menomamente seguire una politica d'espansione in Oriente; non pensa menomamente ad avanzarsi a Salonicco o in Albania, e mantiene scrupolosamente lo statu qua territoriale. In questo riguardo si è pronti a dare tutte le assicurazioni necessarie per dimostrare il fermo proposito dell'Austria-Ungheria di rispettare scrupolosamente i limiti assegnatile dal trattato di Berlino, e di astenersi da ogni politica di espansione.

Le relative dichiarazioni del Ministro e del suo alter ego non lasciano nulla a desiderare, a mio parere, in lucidità e decisione, e la base di ulteriori negoziati per la conclusione d'un trattato di neutralità sarebbe perciò, secondo me, trovata.

I Baroni Haymerle e Techenberg credono che le circostanze generali non offrono alcuna seria difficoltà di natura a opporsi alla conclusione d'una sincera ed intima amicizia fra l'Italia e l'Austria-Ungheria. L'Austria-Ungheria fu ed è sempre pronta ad apprezzare i legittimi interessi dell'Italia come potenza grande e marittima, e segue con simpatia i suoi passi; perciò non metterà verun ostacolo, anzi vedrà con simpatia l'accrescimento della sfera del poteri dell'Italia nel Mediterraneo, ben inteso che resti intatto lo Statu qua nell'Adriatico, e che questo non diventi un lago italiano.

Guidata da questo punto di vista, l'Austria-Ungheria accetterà volentieri ogni 1accomodamento favorevole agl'interessi Italiani per la questione Tunisina ed eventualmente per l'acquisto di Tripoli. Inspirandosi allo stesso punto di vista d'un accrescimento dei legittimi interessi dell'Italia nel Mediterraneo, l'Austria-Ungheria ha respinto la proposta russa di compensare la Grecia coll'isola di Candia, l'idea dell'Austria-Ungheria essendo, senza naturalmente assumere sin d'ora decise garanzie in proposito, che Candia potrebbe essere data all'Italia, precisamente per rafforzare la sua posizione nel Mediterraneo.

I Baroni Haymerle e Techenberg conchiusero colle più vive proteste di simpatia per l'Italia e il suo Governo, e sarebbero felici d'addivenire ad un accordo che guarentisse l'imperturbata coltivazione d'una vera ed intima amicizia fra i due paesi. Essi attendono, dunque, le ulteriori proposte della S. V. Illustrissima, e lasciano libera a Lei la scelta, se per i futuri negoziati debba venir qualcheduno da Vienna a Roma, o s'Ella creda preferibile di delegare a Vienna una persona di sua fiducia * (l).

Ecco, onorevolissimo Signor Conte, ciò che in proposito posso riferirle, pregandola, dopo avere fatto uso conveniente di questo mio scritto, di restituirmelo (1) ...

(l) Da ACS, Carte Crispi (Deputazione di Storia Patria Palerrao). Il mittente non è ind:kato ma è Identificato con sufficiente precisione da A. F. PRIBRAM, The secret Treaties oj Austria-Hungary 1879-1914, vol. II, New York, 1967, pp. 8-9 e, su questa base, da W. L. LANGER, L'Europa in pace, 1871-1890, vol. I, Firenze, 1955, p. 365. Per la documentazione francese e tedesca cfr. Documents Diplomatiques Français, l'"' Série, vol. II, nn. 369, 440, Die Grosse Politik der Europaischen Kabinette 1871-1914, vol. III, n. 535.

(l) I brani fra asterischi di questa lettera e di quella pubblicata alla nota l, p. 512, sono editi in F. CRISPI, Politica Estera, Memorie e documenti ·raccolti e ordinati da T. Palamenghi Crispi, Mllano, 1912, pp. 95-98.

700

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL COMMISSARIO CIVILE AD ASSAB, BRANCHI (2)

D. 7. Roma, 18 febbraio 1881.

Ella agì saviamente astenendosi dal redigere nel giungere ad Assab un processo verbale o dal fare qualsiasi atto che potesse interpretarsi come una presa di possesso da parte del Governo del Re. Per noi infatti, è fuor di

<< Riferendomi alla conversazione ch'ebbi l'onore d'avere con V. E. negli ultimi giorni dello scorso mese, ed ossequente al desiderio da Lei espressomi, mi pregio rimettere in mano sua una lettera scritta nel febbraio 1881 da una persona che il Barone Haymerle, già ambasciatore austro-ungarico a Roma, e poscia Ministro degli Affari Esteri, aveva accreditato ufficiosamente, per tutte quelle comunicazioni d'indole riservatissima che poteva accorrerei di fargli, in ordine ai primi tentativi di intelligenze fra l'Italia e l'Austria.

Sta di fatto, che fin dal 1880 io, autorizzato daii'On. Cairoli, intrattenni confidenzialmente il Signor Keudell • circa la convenienza di dare ai rapporti fra l'Italia e la Germania un carattere più intimo, e avviarsi a una vera e propria alleanza*. E rammento che nella state del 1880, essendo il Signor Keudell sul punto di partire da Roma in congedo, io formalmente lo pregai di richiamar su di ciò l'attenzione del Principe di Bismarck, dnl eu! animo m'auguravo non fossero del tutto cancellati i ricordi dell'alleanza antica coll'Italia.

Di ritorno da Berlino, E Signor Keudell m'attestò la soddisfazione colla quale Il Principe di Bismarck aveva accolto queste prime aperture. L'ambasciatore tedesco mi disse d'aver ripetuto testualmente le stesse parole mie al Gran Cancelliere, il quale, ragionando colla massima gravità, lo aveva incaricato di rispondermi ch'egli non aveva dimenticato la nostra passata alleanza; ch'era pronto a farla rivivere: ma *che la via per arrivare a Berl!no era quella di Vienna, e che anche colà dovevamo stabilire ottil11e relazioni, se volevamo rinnovare gli antichi legami colla Germania*.

Questa procedura, invero, si presentava assai difficile, in quanto che dieci anni or sono (prima che la Francia colla sua iniqua aggressione a Tunisi avesse scavato un abisso tra lei e l'Italia) la pubblica opinione non solo, ma anche la grandissima maggioranza de' nostri uomini politici, non avrebbe accettato un'alleanza con l'Austria -alleanza che doveva avere inevitabilmente per suo preliminare un'esplicita, assoluta rinunzia ad ogni possibile eve'1tualità che potesse permettere all'Ita1ia di completare i suoi confini.

Insieme all'On. Cairoli era allora nel Ministero l'On. Depretis, il quale, oltre a dividere gli scrupoli e le esitazioni del primo, nell'entrare in una viE!, che ci allontanava dal!a Francia irremissibilmente, creava al1'Italia, almeno da principio. una posizione subordinata, ma si dichiarava recisamente avverw ad un'alleanza coll'Austria.

Ciò non di meno, io non dividevo le idee ottin1iste sul contegno della Francia a nostro rir;uardo, e mi adopera\ vivamente perché non si lasciassero cadere le probabilità che presentavansi d'addivenire convenientemente a un'intelligenza intin1a con la Germania, sia pur trattando con Vienna. Tanto più ch'era allora Ministro degli Affari Esteri il Barone Haymcrle, col quale io e lo stesso Onorevole Cairoli avevamo cordialissimi rapporti personali, e che ci aveva dato prove delle sue concilianti intenzirni, quando, essendo egli a1nbasciatore a Roma, fra l'Italia e l'Austria erano sorti n1a1un:.ori a.:;....1.-:::.i gravi.

Era questo il punto al qua:e il Principe di Bisma;·ck ci voleva, per attirarci nella sua crb!ta?

Il fatto è che il Signor Keudell, reduce del suo congedo, esternò il parere (protestando esser semplicemente un'idea sua, ma di cui era fnctle scmgere l'o:-iginc) che a Berlino produrrebbe ottimo effetto la stipulazione d'un accordo segreto tra i due Capi del Governo Italiano e dell'Austriaco, a termini del quale entrambi s·impeg:>crebbero ~ mantener la pace fra i loro rispettivi paesi, rinnovando il patto d'anno in anno. Appena questo fosse conchiuso, la Germania ci avrebbe formulato delle proposte, circa il miglior modo di stabilire con noi un'alleanza per la reciproca tutela de' nostri interessi.

* Suggerii allora all'Onorevole Cairoli di !asciarmi tastare il terreno in via riservatissima e direi quasi personale, servendomi de;l'agentl! che il Barone IIaymerle designato m'ave\'f\ come un intermediario d\ sua intera fiducia. L'oppor'cunità d'impiegar un tal mezzo fu poco dopo riconosciuta.

Inutile osservare che il Signor Keutleèl veniva spesso a interrogarmi sul risultato delle mie \stanze, di cui era tenuto sempre a giorno. Egli approvava il divisamento di condurre le prime trattative in forma strettamente confiuenziale. Ho il convincimento eziandio che il Barone Haymerle era da Berlino posto al corrente <li tutto questo. che vi faceva plauso, e aspettava con in1pazienza il noto messo. Autorizzatovi al fine. io lo mandavo a Vienna nel gennajo 1881. Io non gli davo nu:Ja in iscritto. Le mie istruzioni furono verbali. Il punto pacifico da stabilirsi era tal quale lo ave,·a indicato il Principe di Bismarck per bocca del Signor Keudell, e se io prendevo necessariamente per base il rispetto dei trattati esistenti,

dubbio, come, del resto, Ella nota benissimo nel Rapporto N. I (3), che la sovranità di codesto territorio è passata di diritto e di fatto nel Governo italiano fin da quando la Compagnia Rubattino ne fece l'acquisto.

Insisto su questo punto perché recentemente non son mancati giornali i quali hanno fatto apparire l'arrivo in Assab di un Commissario civile, come se fosse un atto formale di possesso per parte dell'Italia e perché non saprei raccomandare abbastanza a V. S. d'evitare tutto ciò che possa dar troppo negli occhi ed urtare le suscettibilità di qualche potenza.

(l) Il testo di questa lettera fu comunicato da Maffei a Ctispi allegato alla seguente !.p.r. confidenziale del 5 luglio 1888:

701

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (4)

R. 2742. Berlino, 18 febbraio 1881 (per. il 23).

En suite du télégramme de V. E. transmis dans la nuit du 17 au 18 courant (5), je me suis empressé de porter à la connaissance du secrétaire d'Etat notre adhésion au sujet des idées émises par le Cabinet impérial sur la procédure à suivre pour résoudre la question de frontières entre la Grèce et la Turquie.

M. de Keudell n'avai t point encore télégraphié la réponse de V. E. Aussi le comte de Stirum très-satisfait de cette communication, me chargeait-il, au nom de son Gouvernement, d'en remercier V. E. Le retard dans l'expédition des

1ni avvantaggiavo anche di questo arg::nnento por e.:-igere cile l'Austria egualmente amulCttesse, nel modo più solenne, l'obbligo suo di non vio;are le stipulazioni di Berlino, con una eventuale maggiore espansione nella penisola Balcanica a danno dell'Italia, e in !specie per ciò che concerne U litorale Adriatico.

Io dicevo, in sostanza, all'uomo di fiducia del Barone Haymerle: 'l'Italia vuole, bensì, essere amica dell'Austria, e osservare i suoi dovel'i. Ma, a condizione che l'Austria ne faccia altrettamto. Bisogna che H Governo Imperiale s'immedesimi de' nostri interessi, della nostra situazione; che tenga conto del nostro sentimento pub>J!ico, il quale si rivolterebbe se un allargamento dell'Austria ancora avvenisse in prossimità del Mare Adriatico'.

In questo particolare io non potevo essere né più preciso né più esigente, e ne feci uno dei cardini del negoziat o *.

Ciò detto, non mi rimane che apporre sott'occhio di V. E. la lettera di1·ettami il 17 Febbraio 1881 per darmi i ragguagli dell'abboccamento col Barone Haymerle e col Barone Techenberg, suo collaboratore e confidente al Ministero Imperlale degli Affari Esteri.

Tanto l'Ambasciatore Austriaco che il suo collega Germanico venivano a informarsi da me se intendevasi fare nuovi e definitivi passi, che erano vivamente desiderati. Ma il precipitar degli avvenimenti non diede tempo ad alcuna conclusione. Due anni dopo io mi trovavo in congedo a Londra, ov'era il Conte Erberto di Bismarck in qualità d'Incaricato d'Affari. Appena si seppe il mio arrivo s'affrettò a cercarmi, e mi dosse in termini cortesi, che teneva ad essicurarmi non dimenticarsi a Berlino quanto avevo tentato in momenti difficili per produrre un riavvicinamento, destinato a divenire più tardi la base della politica estera italiana.

Mi sia concesso ripetere che senza la cinica aggressione consumata dalla Francia a Tunlsi nessuno sarebbe stato capace in Italia a rendere accetta un'alleanza coll'Austria, cui allora la Germania subordinava la sua amicizia. Se l'invasione della Tunisia fu un'atroce ingiuria per noi, essa servì ad aprir gli occhi degli Italiani, sui sentimenti della Francia a loro riguardo. Il Governo repubblicano nel compiere quell'atto brutale, da lunga mano preparato col consenso e molto probabilmente colla spinta del suo peggior nemico, non si curò di recare una mortale offesa all'Italia, la quale non ambiva che il mantenimento dello statu quo e quella giusta parte d'influenza, cui le dava diritto la sua numerosa e fiorente

colonia. .

Ma, forse non è lontano il giorno nel quale la Francia s'accorgerà dell'errore da essa commesso, quando calpestò in modo così inqualificabile le più legittime aspirazioni del popolo ltaliano >>.

instructions y relatives pour l'ambassadeur d'Allemagne à Rome, provenait du service des feldjager partant dans diverses directions à des époques fixes, époque qui, en ce qui concerne le voyage de Rome, arrivait quelques jours après le 8 février, date de la circulaire allemande.

Ainsi que me le disait M. de Stirum, l'assentiment des autres puissances est aussi parvenu à Berlin, et tous les ambassadeurs, se trouvant aujourd'hui réunis à Constantinople, vont se concerter dans le sens de leurs instructions, et du modus procedendi, déjà accepté par les Gouvernements respectifs.

* Le secrétaire d'Etat, d'après sa manière personnelle de voir, ne semblait pas très rassuré sur les chances de réussite des nouvelles tentatives.

Pour me servir d'un mot devenu maintenant à la mode, la Porte se montrera obstructioniste, mettra tout en oeuvre pour trainer les choses en longueur, pour défendre le territoire qu'on voudrait lui enlever en sus des concessions, si minimes qu'elles soient, déjà faites par sa circulaire du 3 octobre dernier. Au reste, si on se p1ace au point de vue de la Turquie, qui a lieu de se croire garantie contre toute coercition matérielle de la part des Puissances, on ne devra pas s'étonner si elle continue à leur opposer des fins de nonrecevoir.

D'un autre còté, il est difficile d'admettre qu'un homme d'Etat aussi habile que le prince de Bismarck n'ait pas dressé d'avance son plan de campagne en oas d'insuccès à Athènes ou à Constantinople, et qu'il se contente de dire: << je m'en lave les mains ».

En me référant a mon télégramme de ce jour * (l) ...

(2) -Ed., in l'Italia in Africa, vol. cit. p. 171. (3) -Ibid., pp. 165-166. (4) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 31, p. 96. (5) -Cfr. n. 698.
702

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 2010. Costantinopoli, 20 febbraio 1881 (per. il 1° marzo).

Oggi seguì la prima riunione delli Ambasciatori, allo scopo di trattare della questione Turco-Ellenica e, per una mia indisposizione, essa fu tenuta a questa R. Residenza.

Fu primiemmente deciso d'indirizzare domani la risposta alla nota della Sublime Porta del 14 gennaio. L'E. V. conosce pe' miei precedenti rapporti quali fossero le istruzioni che i miei colleghi avevano ricevute dai rispettivi Governi, riguardo al tenore di questa risposta. Gli Ambasciatori di Russia e d'Austria-Ungheria avevano ad indirizzare alla Porta una Nota contenente la dichiarazione che essi erano pronti ad entrare in negoziati con Essa. Quello di Francia doveva dar lettura al Ministro degli Affari Esteri del dispaccio del Signor Barthélémi di Saint-Hilaire e !asciargliene copia. Quello d'Inghilterra aveva istruzioni meno categoriche circa la disposizione di quel Governo

d'aprire nuovi negoziati. L'Amb-asciatore di Germania si manifestava pronto ad indirizzare alla Sublime Porta una Nota conforme alle istruzioni austro-ungariche. Ed io avevo a conformarmi a quelle del Governo britannico. Né queste istruzioni erano state mutate in seguito.

Senonché era nell'intervallo sopravvenuto un fatto che modificava alquanto la situazione. Il Governo germanico avendo accettato l'incarico di farmolare il modus procedendi, faceva una proposta la quale sembrava escludere la facoltà d'intavoLare regolari negoziati colla Sublime Porta. Ne nacque quindi una discussione sulla redazione della comunicazione a rivolgersi a quella. E si veniva alla conclusione, doversi tuttavia indirizzare quelle Note secondo le istruzioni ricevute imperocché era pur nella natura delle cose che s'avesse in qualche modo a trattare colla Sublime Porta, se non altro per riceverne le comunicazioni che essa avrebbe a farci. Unisco al presente copia di quella che io rivolgerò ad Assim Pascià a nome del R. Governo, ed essa porterà la data del 21 corrente (1).

Le istruzioni impartite agli Ambasciatori d'Austria-Ungheria, di Francia e di Germania portavano inoltre che questi avessero a prendere atto della promessa, contenuta nella Nota della Sublime Porta del 14 Gennaio d'astenersi da qualunque aggressione. E gli altri Ambasciatori acconsentirono alla introduzione d'analogo paragrafo nella Nota, essendo esso conforme allo spirito delle relative istruzioni.

L'Ambasciatore di Germania propose indi di suggerire ai rispettivi Governi

di notificare al Gabinetto di Atene l'inaugurazione delle nuove trattative, e

d'invitarlo a non procedere, pure dal suo canto, ad atti d'ostilità, mentre esse

rimarrebbero pendenti. E la proposta essendo stata adottata all'unanimità si

convenne di un telegramma identico da indirizzarsi ai nostri Governi, il che.

feci poco appresso (2).

Si passò infine a deliberare sul linguaggio che si avrebbe a tenere coi

Ministri del Sultano, in ordine alle comunicazioni a farsi alla Sublime Porta.

E qui incominciarono a farsi giorno ~e gravi difficoltà che avremo ad incon

trare per la via prescritta.

Io proposi si facesse innanzi tutto intendere che la differenza di forma

fra le varie comunicazioni non aveva alcuna significazione, un completo ac

cordo essendo intervenuto fra le Potenze sulla questione. E tutti aderirono a

questa proposta.

Si presentò poscia il quesito quale sarebbe la risposta a farsi al Mini

stro degli Affari Esteri se domandasse come s'intendeva che i negoziati aves

sero a condursi. Ne segui una lunga discussione sui limiti entro i quali

avremmo a restringere le nostre trattative col Governo ottomano. Secondo

il modus procedendi suggerito dal Governo germanico, non avremmo invero

che a ricevere la comunicazione della nuova proposta ottomana, e se questa,

come era assai verosimile, si trovasse insufficiente, gli Ambasciatori avrebbero

a tracciare una nuova linea. Ma l'impressione generale e fra l'altre quella

dell'Ambasciatore germanico, fu tuttavia che sarebbe opportuno nell'interesse della riuscita dei negoziati d'adoprarsi almeno per mer.zi ufficiosi, confidenziali, allo scopo di farci un concetto, per quanto fosse possibile esatto, del maximum a trarsi dalla Sublime Porta, senza l'impiego dei mezzi coercitivi. Imperocché questo concetto avrebbe pure a costituire un importante fattore nel determinare la nuova linea di frontiera, sopratutto per le Potenze cui sta a cuore di evitare un conflitto che potrebbe riuscire pregiudizievole agli interessi di quelle, fattale alla Grecia stessa. Queste gravi questioni furono soltanto sfiorate. E si conchiuse frattanto che, se la predetta domanda ci fosse indirizzata dal Signor Ministro, si rispondesse che o la Sublime Porta farebbe le sue comunicazioni per iscritto, oppure S. E. intervenisse ad una riunione delli Ambasciatori per farla verbalmente.

(l) -T. 221, non pubblicato. (2) -Ed., !n LV 31, pp. 98-99. (l) -Non si pubbJica. (2) -Cfr. n. 703.
703

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, E ALL' ICARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 124. Roma, 21 febbraio 1881, ore 22,25.

Le ambassadeurs à Constantinople ont hier convenu d'adresser aux Gouvernements respectifs le télégramme suivant: « Notre première réunion a eu lieu aujourd'hui. Nous remettrons demain lundi à la Porte réponse à la note du 14 janvier. Nous y prenons acte de sa promesse de s'abstenir de toute agression. Nous cwyons essentiel que les puissances notifient sans retard au Cabinet d'Athènes l'ouverture des négociations en l'invitant à s'abstenir également de tout acte d'hosti'lité pendant la durée de nos travaux » (1).

(Alle ambasciate) Je viens de télégraphier à Curtopassi de se mettre d'accord avec ses collègues pour donner suite imrnédiate à la démarche suggérée par la réunion des ambassadeurs.

(Ad Atene) Veuillez vous mettre d'accord a vec vos collègues pour donner suite etc.

704

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 125. Roma, 21 febbraio 1881, ore 22,25.

L'ambassadeur de Fran:::e me dit que l'Angleterre propose à son Gouvernement et au nòtre d'offrir notre médiation entre le Chili et le Perou. J'ai

répondu au M. de Noailles qu'aucune proposition ne nous est jusqu'ici parvenue de Londres, mais que notre adhésion est dès aujourd'hui acquise à tout ce qui peut hater la pacification dans ces contrées.

(l) T. 231 del 20 febbraio.

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L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, DI CAMPOREALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 332. Washington, 21 febbraio 1881 (per. il 12 marzo).

Mi affretto ad inviare all'E. V. un esemplare dei documenti recentemente presentati al Congresso e jeri pubblicati concernenti la azione mediatrice di questo Governo Federale nell'America del Sud.

Questi documenti comprendono la corrispondenza del Dipartimento di Stato con i Ministri degli Stati Uniti nel Chile nel Perù e nella Bolivia, e la corrispondenza di questi agenti fra di loro e con i tre Governi presso i quali sono rispettivamente accreditati. Essi offrono tutti, a varii punti di vista, tanto interesse che sarebbe vano il volere qui farne un'analisi.

Nondimeno mi permetto segnalare quel brano della Relazione del Segretario di Stato (pag. l e 2) nel quale cerca giustificare il rifiuto opposto dagli Stati Uniti di cooperare con quelle Potenze Europee che gliene fecero invito, in vista di porre un termine alla guerra o almeno di moderarne gli eccessi. Per altro, in tutta questa corrispondenza è a notarsi la preoccupazione costante che le Potenze Europee singolarmente o collettivamente offrano o impongano ai belligeranti la loro mediazione (pag. 38), e la determinazione di asteggiarla quando si verificasse (pag. 46). Richiamo pure l'attenzione all'E. V. sui due rapporti del Ministro Christiancy iJ1.. 39 e 40 (pag. 51 e 54).

Per quanto mi è stato dato sapere, dopo l'insuccesso dei negoziati di Arica, questo Governo non ha fatto altri tentativi di mediazione, ed il Segretario di Stato col quale ne tenni accademicamente parola giorni sono, mi disse che egli se ne era lavato le mani e che il suo successore farebbe dopo il 4 Marzo quanto crederà di poter fare. Mi risulta, nondimeno, che i Ministri qui accreditati del Perù e della Bolivia, hanno in questi ultimi tempi avuto frequenti colloqui col Segretario di Stato e ciò è tanto più notevole inquantoché l'uno e l'altro abitano Nuova York e vengono appositamente a Washington.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 243/659. Londra, 22 febbraio 1881, ore 22,30 (per. ore 1,40 del 23).

Déchiffrez vous méme. Granville vient de me prier de faire savoir à V. E. en vaie particulière et entièrement secrète ce qui suit: Etant pressé de plusieurs còtés de se

38 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

mettre en rapport avec le Vatican il se pourrait qu'il le jugeait en effet utile. Granville a rèflèchi à la meilleure voie qu'il faudrait suivre dans ce but. n n'a pas songè un seul instant d'un agent officieux spècial auprès du Pape comme celui qui fut rappelè par Derby, et il a repoussè ègalement la suggestion de recourir à l'intermèdiaire de l'archevéque de Paris. Or il demande si le Gouvernement du Roi verrait quelque inconvènient à ce qu'il fit parvenir une communication au Saint Père par l'entremise de l'ambassade d'Angleterre à Rome, bien qu'il ne sache pas si le Pape actuel sera aussi rigoureux que Pie IX et acceptera une communication faite par un ambassadeur accrèditè auprès du Roi d'Italie (1). Granville m'ayant priè de lui dire mon avis à ce sujet, j'ai rèpondu que je n'osais point prèjuger opinion de V. E. mais que je le remerciais de la loyautè de son procedè et que je pensais qu'il y aurait d'autant moins d'objections de notre part que V. E. saurait tenir compte des exigences de la politique du Cabinet en Irlande et reconnai.trait le caractère amicai d'une pareille demande, lorsque rien n'eut empéchè le Gouvernement anglais de faire au Vatican des communications à notre insu. Granville a be,aucoup insistè pour que cela reste secret. La raison de son instance saute aux yeux.

(l) Ed., con varianti, in LV 33, p, 20.

707

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 2011. Costantinopoli, 22 febbraio 1881 (per. il 1° marzo).

Jeri furono presentate dai Signori Ambasciatori al Ministro degli Affari Esteri le note relative alla questione turco-ellenica. La mia fu portata a S. E. dal Primo Dragomanno, non potendo io uscire di casa. Assim Pascià disse in questa occasione al Signor Vernoni che la proposta della Sublime Porta di iniziare dei negoziati non essendo stata formalmente accettata, e domandandosi invece a quella di formolare una nuova proposta, egli non poteva che sottomettere la comunicazione a' suoi colleghi, affine di provocare una deliberazione sopra di essa.

Gli Ambasciatori si radunarono indi in questa residenza per procedere ad uno scambio d'idee sulla situazione. L'Ambasciatore di Germania proponevasi soprattutto di stabilire, per quanto fosse possibile, un accordo. fra noi sul minimum che avrebbe a considerarsi come accettabile dalLa Sublime Porta, onde esso potesse, all'emergenza, servire di norma nelle pratiche a venire. Egli si faceva quindi a domandare l'avviso de' suoi colleghi sopra una serie di linee che avevano a condurre all'estremo limite. Una linea che comprendesse la Tessaglia fino all'Olimpo, e l'isola di Candia in compenso per l'Epiro, era da tutti considerata come soluzione soddisfacentissima.

La Tessaglia e Prevesa senza Giannina e Metzovo e senza Candia non era accettata che da alcuni. La Tessaglia fino al Peneo e l'isola di Candia era da tutti considerata, con diverso grado di soddisfazione, come soluzione accettabile. Fu infine proposto il quesito se, nel caso la Turchia non potesse essere indotta a cedere Candia né alcuna parte dell'Epiro, la Tessaglia fino all'Olimpo avrebbe ad essere accettata; sopra la quale quistione non poté stabilirsi l'accordo. *Gli Ambasciatori d'Austria-Ungheria e di Germania dichiararono che, quando fossero venuti al convincimento essere questo l'estremo limite al quale la Turchia potrebbe essere tratta all'infuori della guerra, essi darebbero ai rispettivi Governi l'avviso di accontentarsene, ed avrebbero la fiducia che la transazione essendo consigliata da tutte le Potenze sarebbe accettata dalla Grecia. L'Ambasciatore d'Inghilterra dichiarava invece che siffatta soluzione avrebbe in ogni caso ad essere respinta. Interpellato in proposito, io dissi trovare che la concessione sarebbe assai scarsa, ma che quando ci trovassimo innanzi al dilemma dell'accettazione di essa o della guerra io non prenderei certamente la responsabilità del rifiuto, ma crederei mio dovere di sottoporre il quesito al R. Governo*. Si entrò allora in discussione sul vero carattere della missione che ci era affidata dai nostri Governi. Abbiam noi da seguire il procedimento della conferenza di Berlino e definire una linea atta a soddisfare le Potenze, indipendentemente dalla possibilità d'attenerne la realizzazione senza l'impiego della forza? Oppure è nostro officio di trovare una linea che sia accettabile dalle due parti, eziandio dalla Turchia che è quella che deve fare la cessione? Non v'ha dubbio che per le Potenze cui sta a cuore il mantenimento della pace la prima versione non può essere la vera, imperocché in quel caso non si scorgerebbe lo scopo de' nuovi negoziati, né è supponibile l'intendimento dei Gabinetti essere quello di affidarci un incarico il cui risultato sarebbe di mettere le potenze nella stessa posizione in cui si trovarono dopo la conferenza di Berlino. E per quanto mi riguarda, le istruzioni impartitemi pel telegramma dell'E. V. del 18 corrente (l) in seguito alla comunicazione fattale dall'Ambasciatore di Germania, contengono le parole, «linea che abbia la probabilità d'essere accettata dalle due parti interessate». Si aveva quindi per noi da fare tale officj per cui si potesse venire ad un concetto riguardo agli estremi limiti oltre ai quali la Turchia farebbe la guerra. E questa tesi fu in modo più o meno categorico ammessa da tutti gli Ambasciatori. Non si venne dunque ad alcuna conclusione positiva, ma la discussione servì a gettar molta luce sia sul carattere della nostra missione, sia sul modus procedendi.

*Per quanto il consentono le rispettive istruzioni si cercherà dunque di scandagliare le disposizioni della Sublime Porta. Ma io non posso a meno di ripetere come, nell'interesse della pace, sarebbe stato desiderabile d'intavolare immediatamente regolari negoziati affine di profittare delle presenti tendenze della Sublime Porta alla conciliazione, e di spingerli affine di fissarla in modo concreto, mentre che quando un esercito di 110.000 uomini si troverà schierato lungo la frontiera Ellenica, un corpo di riserva sarà

pronto, centinaja di bocche di fuoco saranno sui luoghi, l'entrata del golfo di Volo sarà munita di grosse artiglierie, l'ardore bellicoso si sarà risvegliato, sarà assai più arduo ottenere ragionevoli concessioni.

Nel segnare ricevuta all'E. V. de' suoi ossequiati dispacci sotto la data delli 9 e 15 corrente mese, n. 1176, 1177 e 1178 di questa serie (l) ... *.

(l) -Per la risposta cfr. n. 710. (2) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 31, p. 100.

(l) Cfr. n. 698.

708

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 130. Roma, 23 febbraio 1881, ore 16,15.

Vous etes autorisé à accepter pour la démarche à faire auprès du Gouvernement hellénique toute forme dont vos collègues conviendraient. Continuez d'ailleurs à vous régler de préférence d'après votre collègue anglais. Le chargé d'affaires de Grèce m'a communiqué un télégramme cherchant à expliquer les dernières mesures militaires. Toute discussion à ce sujet me paraitrait inopportune, car c'est dans le sentiment de son propre intéret que la Grèce devrait puiser la force de résdster à un entrainement fàcheux qui troublant l'oeuvre entreprise par les puissances pourrait lui faire perdre bien des sympathies.

709

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 132. Roma, 23 febbraio 1881, ore 16,15.

L'ambassadeur britannique m'a officiellement annoncé que le Péru ayant demandé la médiation de l'Angleterre, celle-ci est prete à l'assumer à la condition toutefois qu'elle soit également demandée par le Chili et qu'elle ait à s'exercer sous la forme de bons offices exclusivement destinés à faciliter la conclusion de la paix sur des bases raisonnables. Le Cabinet de Londres desirant nous voir nous associer, le cas échéant, à son oeuvre, j'ai répondu que nous étions également disposés à exercer la médiation aux conditions indiquées par le Foreign Office.

710

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 136. Roma, 24 febbraio 1881, ore 10.

Nous apprécions hautement le sentiment amicai qu'à dicté à lord Granville sa démarche confidentielle (2). Nous n'avons aucune objection à ce que sir

A. -Paget devienne l'intermédiaire officieux de la communication que le Gouvernement de la Reine se propose de faire au Vatican. Nous ne saurions d'ailleurs évidemment pas concevoir la moindre préoccupation au sujet d'une action destinée à rapprocher le Vatican d'une nation aussi profondément libérale que l'Angleterre. Veuillez remercier lord Granville l'assurant du secret le plus absolu.
(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 706.
711

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. CONFIDENZIALE 2014. Costantinopoli, 24 febbraio 1881

(per. il 3 marzo).

Jeri fu tenuta una riunione degli Ambasciatori. *Quello di Germania disse esservi due metodi a seguire nella trattazione della pendenza Turco-Ellenic,a: l'uno, d'aspettare le proposte della Sublime Porta, se queste non erano fatte oppure non si trovavano sufficienti, gli Ambasciatori traccerebbero una linea di frontiera e la SQttometterebbero ai rispettivi Governi; l'altro, d'aspettare la risposta della Sublime Porta, la quale evidentemente non poteva essere soddisfacente né l'ultima sua parola, e poi iniziare negoziati affine di trarla a migliori consigli. S. E. aveva ragguagliato il Principe Bismarck la maggioranza degli Ambasciatori manifestarsi propensa al secondo metodo, ed aveva domandato l'avviso di Sua Altezza in proposito. Cui il Cancelliere Germanico aveva risposto non avere mai inteso di prescrivere i dettagli del modus procedendi, gli Ambasciatori dover agire in conformità del loro giudizio a questo riguardo. Il Conte Hatzfeld dichiaravasi infine pel secondo sistema, vale a dire pei negoziati. Gli Ambasciatori d'Austria-Ungheria, di Francia e di Russia esprimevano parimenti il loro fermo avviso in favore dei negoziati. L'Ambasciatore d'Inghilterra faceva allora osservare il sistema dei negoziati non essere conforme alle istruzioni formolate dal Principe Bismarck, epperò esitava a darvi la sua adesione. Ne nacque una discussione nel corso della quale* furono citati i seguenti argomenti in favore dei negoziati. Se questi fossero esclusi, gli Ambasciatori avrebbero a designare la linea, ma secondo quali criterj dovrebbe questa linea essere scelta? Se la nuova linea si tracciava indipendentemente dalla disposizione della Turchia ad accettarla, essa sarebbe portata ad Atene, e ritornando a Costantinopoli sarebbe rifiutata dalla Sublime Porta. In questo caso si sarebbe ripetuto il procedimento della conferenza di Berlino, che nelle presenti congiunture renderebbe la guerra inevitabile. La Turchia è quella che ha a dare, e la Grecia ha da ricevere; di più la prima si tiene sicura della vittoria, la seconda evidentemente ne dubita, ed esistono anzi degli indizj tendenti a dare l'impressione che questa non sarebbe aliena dal lasciarsi alquanto forzar la mano piuttosto che incorrere i pericoli del conflitto, epperò era più conve

niente d'accertarsi primieramente degli ultimi limiti cui posso giungere le concessioni della Turchia. Di più tutte le Potenze desiderano il mantenimento della pace, ed è quindi a seguirsi il sistema che a questa può condurre, tanto più che la guerra potrebbe riuscire fatale alla Grecia, e l'intervento di alcune Potenze, supponendo . che alcune di esse avessero l'intendimento d'intervenire, potrebbe suscitare complicazioni di cui sarebbe difficile di prevedere le proporzioni e gli effetti. *L'ambasciatore d'Inghilterra s'arrendeva a questi argomenti e* veniva quindi deciso che, quando la Sublime Porta avesse risposto alle nostre note, g'li Ambasciatori si dichiarerebbero disposti ad iniziare negoziati per la soluzione della quistione. Della quale decisione io ebbi l'onore di dare jeri avviso telegrafico all'E. V. (1).

(l) Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi, in LV 31, p. 102.

712

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 194. Atene, 24 febbraio 1881 (per. il 1° marzo).

Mentre il mio telegramma del 21 (3) correva a cotesta volta per informare l'E. V. delle istruzioni ricevute dal mio collega francese, il di Lei riverito messaggio della stessa data (4) confermandomi identiche facoltà veniva a mie mani. Ci tro\Tiavamo così autorizzati il Conte di Motiy ed io ad intenderei con gli altri rappresentanti delle maggiori Potenze per eseguire senza indugio l'ufficio suggerito dai sei Ambasciatori a Costantinopoli, dì, cioè, notificare al Governo ellenico l'apertura colà dei negoziati, e d'invitarlo ad astenersi da qualsivogli:a atto di ostilità mentre duravano le trattative.

Volli immediatamente accertarmi se gli altri colleghi avessero ricevuto analoghe direzioni e, dopo averli visti tutti, compii al dovere di riferire telegraficamente (22 corrente) (5) essere ciò avvenuto pel Ministro di Russia, avere que1li d'Austria e d'Inghilterra avute le notizie di quanto era occorso nella riunione degli Ambasciatori di domenica, ma, esclusivamente a titolo di informazione, ed essere finalmente privo affatto di comunicazione, il Rappresentante di Germania.

Nell'esporre siffatte cose, chiesi all'E. V., se, all'occorrenza, potessi associarmi ad un ufficio per iscritto, soggiungendo ravvisare questo modo di procedere preferibile ad una comunicazione verbale; e ciò, non solo pel maggior carattere di solennità da dare all'ufficio, come pure per precisare con esattezza i termini della nostra domanda, e non incorrere nei dubbi e nelle incertezze avveratesi non ha guari in occasione dell'arbitrato.

Con telegramma di jeri (6) l'E. V. si è compiaciuta darmi facoltà di accettare qualsiasi forma che sarebbe prescelta dai miei colleghi seguendo di prefe

(-4) Cfr. n. 703.

renza il Rappresentante britannico, e mi faccio premura di porgerlene i miei devotissimi ringraziamenti.

Ignoro se, e quando, avremo a compiere il noto ufficio, tre dei miei colleghi essendo privi delle necessarie istruzioni ma, ove eiò avvenisse, non so davvero, dopo che fu richiamata la riserva, quale significato potrà avere la nostra richiesta: gli atti di ostilità che la Turchia con saggio consiglio non ha voluto fin ora ravvisare tali sono presto che esauriti, e poco rimane a fare prima di una dichiarazione di guerra. Né prudente mi parrebbe di accennare al valico del confine, eventualità, a mio parere, che non dovrebbe essere menomamente ammessa o discussa.

(l) -T. 249, non pubblicato. (2) -Ed. In LV 31, p. 101. (3) -Non pubblicato; per er·rore privo d! numero nel registro dei telegrammi in arrivo. (5) -T. 240, non pubblicato. (6) -Cfr. n. 708.
713

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 260. Atene, 26 febbraio 1881, ore 23,20 (per. ore 1,08 del 27).

Nous avons aujourd'hui tous le représentants des six 'puissances médiatrices exécuté successivement le démar·che suggérée par les ambassadeurs à Constantinople, en laissant en méme temps à Comoundouros un aide mémoire identique ainsi conçu: «De nouvelles négociations relatives à la rectification des frontières turco-grecques ayant été commencées à Constantinople, le ministre d'Italie a été chargé par son Gouvernement de notifier au Cabinet d'Athènes l'ouverture des pourparlers entre les ambassadeurs des six puissances médiatrices; la Sublime Porte ayant annoncé l'intention de s'abstenir de toute agression envers la Grèce, les ambassadeurs ont pris acte de cette promesse, en conséquence le Gouvernement de S. M. le Roi d'Italie invite le Cabinet d'Athènes à s'abstenir également de tout acte d'hostilité envers la Turquie pendant la durée des négociations ». Quelques heures après le président du conseil nous à fait remettre la réponse suivante également identique. «Le Gouvernement du Roi se conformera, comme il l'a fait toujours, au désir des grandes puissances. II s'abstiendra de toute entreprise hostile contre l'Etat limitrophe dans l'espoir que Ies négociations entamées à Constantinople aboutiront très prochainement au règlement définitif de l'exécution des décisions de l'Europe.

J'ai cru rendre par. télégraphe au comte Corti cette réponse.

714

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, RESSMAN

T. 142. Roma, 26 febbraio 1881, ore 23,45.

L'ambassadeur de France est venu me dire que l'Angleterre et la France ont déjà, donné instmctions à leur représentants à Lima et à Santiago d'offrir aux bélligérants leurs bons offices pour le rétablissement de la paix.

Le marquis de Noailles m'ayant demandé si des instructions identiques von'L etre données à nos représentants je lui ai répondu que nous avions d'abord pensé, camme l'Angleterre, qu'il valait mieux de s'assurer au préalable de l'adhésion du Chili, mais que du moment où les Cabinets de Paris et de Londres ont déjà expédié leurs instructions nous n'hésitions pas à autoriser nos représentants à Lima et à Santiago à s'associer à la démarche de leurs collègues. Un télégramme (l) ainsi conçu vient d'ètre expédié à Lima et à Santiago.

715

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (2)

D. 1048. Roma, 28 febbraio 1881.

Con rapporto del 27 gennaio scorso (3) il cav. Ressman mi faceva conoscere il tenore di una nota che Iord Granville aveva diretto, il giorno innanzi, a codesta R. ambasciata rispetto alla questione di Assab.

Il primo segretario deUa Regina per gli affari esteri dichiara, in quella nota, che un ulteriore esame dell'argomento ha confermato il Governo britannico nell'opinione che il territorio di Assab appartiene alla Porta, come potenza sovrana, e al Khedive d'Egitto sotto l'alta sovranità della Porta. Soggiunse Sua Signoria che, intanto, il Governo britannico prende nota con soddisfazione della nostra dichiarazione categorica e perentoria, contenuta nella mia nota del 19 aprile 1880 (4): che, cioè, non sarà fondato mai, in Assab, alcuno stabilimento avente un carattere militare, e che, in verun tempo, non saranno mantenute truppe o fortificazioni, sia in terraferma, sia nelle isole che fronteggiano la baia.

Ebbi, durante il recente soggiorno di V.E. in Roma, l'opportunità di manifestarle ben chia•ramente tutto il mio pensiero rispetto alla presente questione; e però l'E.V. è perfettamente in grado di porgere a lord Granville ogni più ampia e soddisfacente spieg•azione degli intendimenti nostri.

Noi reputiamo che, nel fatto, lord Granville debba essere con noi consenziente nel ravvisare superflua la continuazione, tra i due Gabinetti, di una controversia la quale, nei .rapporti tra l'Italia e l'Inghilterra, non può avere, praticamente, una importanza qualsiasi. I due Governi, tratti dai loro studi e conclusioni diverse in quanto concerne la questione teorica della sovranità territoriale, in Assab, si trovano però, mi piace di constatarlo, in una piena conformità di tdee in quanto riflette il lato veramente concreto del problema. Imperocché, dal momento che al Governo della Regina sta soltanto a cuore che Assab non possa mai assumere il carattere di uno stabilimento militare, ogni ragione di dissidio è senz'altro eliminata, essendo noi disposti a rinnovare,

a questo proposito, le nostre dichiarazioni in quella forma che possa, agli occhi di codesto Governo, avere ogni maggiore efficacia. Dal canto nostro, poi, confidiamo che non sarà per mancare la benevolenza del Governo della Regina e dei suoi funzionari ad un tentativo che, nel campo commerciale, può recare qualche beneficio agli interessi italiani, senza punto ledere menomamente gli interessi britannLci.

Una assicurazione che V. E. potesse, a questo riguardo, raccogliere da lord Granville, mentre sarebbe una riconferma degli intimi rapporti che con la più schietta soddisfazione vediamo ogni di più rassodarsi tra i due paesi, ci riuscirebbe più particolarmente preziosa mentre stiamo adoperandoci a dotare 1a nascente fattoria di Assab di quelle istituzioni che si fanno indispensabili per le esigenze di ogni civile consorzio.

Confido che V. E. saprà, con l'autorità della sua paro!la, e mercè la benevolenza dimostrataci sempre dagli uomini che reggono ora ,la cosa pubblica in Inghilterra, farci agevolmente ottenere il nostro intento.

(l) -T. 141, pari data, non pubblicato. (2) -Ed. in LV 34, p. 55-56. (3) -Non pubblicato ma cfr. n. 670. (4) -Cfr. serie II, vol. XII, n. 876.
716

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA (l)

D. 1049. Roma, 28 febbraio 1881.

L'altro mio dispaccio d'oggi (2), anche esso, come il presente, relativo alla questione di Assab, fu redatto in termini tali da potersi, quando così paia opportuno a V. E., comunicare testualmente a Lord Granville, affinché questi poss?" attingervi, circa la lealtà dei nostri intendimenti, quel convincimento che è nostro interesse di infondere nell'animo suo. *Mi preme però di qui aggiungere alcuna considerazione confidenziale, a riconferma di ciò che ebbi a dirle di viva voce nella occasione della sua dimora a Roma.

Istituire, in Assab, qualcosa che si assomigliasse ad un reggimento civile, dopo •Che da oltre un anno quel possedimento è stato di bel nuovo occupato, era necessità manifesta; anzi ricordo con compiacimento le esortazioni e i savii suggerimenti che mi vennero, in proposito, da V. E. Riusciva, d'altronde, impossibile di negligere la continuazione, anche solo in limiti modesti, di quelle opere, senza le quali non si potrebbe nemmeno compiere quell'esperimento che gli stessi dubbiosi della riuscita consentono doversi animosamente condurre innanzi. Infine, si fa ogni giorno più urgente di provvedere ad una regolare liquidazione delle spese finora occorse. alle quali si fece fronte con espedienti provvisorii.

Per queste ·ragioni varie è affatto indispensabile di chiamare il Parlamento a deliberare gli occorrenti stanziamenti in bilancio. Ma a noi sta grandemente a cuore, nel giorno in cui debbasi discorrere di Assab nelle due Camere, di potere assicurare che la nostra intrapresa non ha da temere ostilità

dall'Inghilterra, e sopratutto ci preme che, mentre a Roma si discuta, non abbia a giungere da Londra alcuna manifestazione officiosa di propositi avversi. A questo duplice scopo mirano sostanzialmente gli offi!Cii di cui V. E. riceve incarico con l'altro mio dispaccio d'oggi; ed ogni nostro voto sarà soddìsfatto quando Ella abbia potuto o.ttenere da Lord Granville alcuna dichiarazione, preferibilmente scritta, che ci premunisca contro quei pericoli. -Naturalmente noi non faremmo uso di simili dichiarazioni che nel caso soltanto in cui la cosa divenisse assolutamente necessaria; ed, in ogni ipotesi, sapremmo contenerci in tali limiti di riserbo e di riguardi; da evitare ·che Lord Granvil~e abbia menomamente a pentirsi d'averci, nella attuale contingenza, dato novella prova della sua oramai antica e costante benevolenza*.

Qui acchiudo, per informazione strettamente personale e confidenziale di

V. E.. copia delle istruzioni impartite al commissario civile di Assab quando, nello scorso gennaio, muoveva per la sua destinazione. Affinché i ragionamenti di Lei abbiano più sicura efficacia, io La autorizzo ad estrarre da quelle istruzioni e comunicare letteralmente a Lord Granville il passo che si riferisce ai nostri rapporti coll'Inghilterra. Questo passo comprende i quattro primi capoversi del capo III (v. l'annesso estratto) (1).

Dopo quanto Le dissi in Roma, e quanto qui venni accennando, non è mestieri che io spenda altre parole a raccomandarle il presente argomento, che commetto, con intiera fiducia, all'alta intelligenza ed allo zelo della E. V.

(1) -Ed., ad eccezione del brano fra asterischi, in LV 34, p. 57. (2) -Cfr. n. 715.
717

IL MINISTRO RESIDENTE A LIMA, VIVIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. R. 341. Lima, 6 marzo 1881 (per. il 14 aprile).

Il Signor Ministro Plenipotenziario di Francia mi annunciò jeri avere ricevuto da Parigi un telegramma, col quale il suo Governo gli ordina d'intendersi con Sir Spencer Saint John e con me, per offrire al Perù, onde agevolare Ia conclusione della pace i buoni uffici de' nostri rispettivi Governi.

Il sopradetto telegramma parti da Parigi il 25 febbraio. Giunto ad Arica per la via di Santiago fu da quivi spedito per posta al destinatario.

Il Ministro di S. M. Britannica non ha ricevuto finora ordine alcuno. Non occorre aggiungere ch'io sono nelle stesse condizioni. Ma quando anche fosse altrimenti, nella condizione attuale delle cose, l'ordine sarebbe ineseguibile. A persuadersene basterà avvertire che mal si saprebbe risolvere a quale fra due Governi, esistenti oggi nel Perù, dovessero offrirsi i buoni uffici, se a quello del Signor Garcia Calderon, tuttora non costituito, ovvero a quello individuato nel Signor Pierola, e, benché morto di fatto, persistere ad affermarsi in vita (Rapporto N. 339) (3).

(l} Non si pubblica. Cfr. LV 34, pp. 57-58.

Non è dubbio che la nostra ingerenza, sotto forma di buoni uffici, sarebbe utilissima, come quella che ci porgerebbe il modo indiretto di assicurare i nostri interessi dai pericoli che corrono. Ma è vero ch'essa non sarà consentita dal Chile, il quale, inorgoglito *oltre misura* da una vittoria, *tanto poco sperata al principio della guerra, quanto, fu piena ed intera, e dama impunità ginora goduta*, respingerà qualunque intromissione di terzi per restare interamente padrone della situazione.

(2) -Ed.. ad eccezione del brano fra asterischi. In LV 33, p. 38. (3) -Non pubblicato.
718

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 284. Costantinopoli, 7 marzo 1881, ore 23,15 (per. ore 23,50).

Telégramme collectif. Dans notre première réunion qui a eu lieu aujourd'hui, les délégués ottomans ont offert la ligne de Pénée. La frontière laisserait Trikala à la Turquie et passant au sud de Metzovo, descendrait le cours de l'Arta. En ce qui concerne la Thessalie, nous avons demandé la ligne de la conférence de Berlin. Quant à l'Epire, nous avons insistè sur l'importance de Metzovo, de Janina et surtout de Prevesa. Sur le refus des délégués tures,. nous avons, tout en réservant notre appréciation définitive sur la ligne entière, suggéré l'opportunité d'une compensation. Les délégués ottomans ont déclaré qu'ils n'étaient pas autorisés pour aujourd'hui à aller au delà de la ligne offerte, mais qu'ils se concerteraient avec le conseil des ministres et qu'ils répondraient dans la prochaine séance fixée pour après demain. Nous nous sommes réciproquement engagés à conserver le secret le plus absolu (l).

719

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 150. Roma, 8 marzo 1881, ore 22,30.

Les ambassadeurs à Constantinople ont décidé, dans la réunion qu'ils ont tenu le 23 février, de ne pas suivre la méthode qu'avait été concertée à Berlin entre Bismarck et Goschen. C'est l'ambassadeur d'Allemagne qui, après avoir consulté le prince de Bismarck, s'est prononcé le premier pour l'ouverture immédiate de pourparlers avec Ia Sublime Porte. Les ambassadeurs d'Autriche

Hongrie, de France et de Russie ont appuyé cet avis. L'ambassadeurs d'Angleterra ayant fini pour se rendre aux arguments de ses collègues, le comte Corti ne pouvait évidement pas insister seul pour la méthode primitive. V. E. recevra bientòt avec la série imprimée des pièces diplomatiques, un rapport du comte Corti expliquant tout ceci (1). Je vous prie en attendant de déclarer encore une fois à lord Granville que nous sommes toujours bien résolus à marcher d'accord avec l'Angleterre méme pour les détails, et que nos instructions au comte Corti continuent d'étre en ce sens.

(l) Rltrasmesso a Berlino, Londra, Parigi, P!etroburgo, Vienna e Atene con t. 151 dell'O marzo.

720

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. CONFIDENZIALE 274/851. Londra, 8 marzo 1881 (per. il 12).

Confermando il mio telegramma n. 664 in data d'ieri (3), ho l'onore d'informare l'E. V. che, in quello stesso giorno, io ebbi alcuni momenti di conversazione col conte Granville, che m'intrattenne della questione greca e mi espresse il timore che gli indugi che si frappongono ad una pronta soluzione della medesima possano condurre a delle ostilità, imperocché, avvicinandosi l'epoca anniversaria della liberazione della Grecia dal giogo ottomano, è da supporre che le passioni di quel popolo, già vivamente eccitate, possano fare esplosione in quel momento. Egli si lamentò perché gli ambasciatori in Costantinopoli avevano consentito che la Porta proponesse essa stessa le ,concessioni ch'era disposta a fare alla Grecia; il quale processo era di natura a prolungare indefinitamente le trattative, atteso il sistema temporeggiatore innato di que'lla potenza; mentre era più pratico che gli ambasciatori si fossero concertati per proporre essi stessi le concessioni giudicate più importanti sulle quali si sarebbe all'uopo stabilita una discussione. Così la maggioranza degli ambasciatori si era scostata dalla proposta del principe di Bismarck, aJla quale l'Inghilterra aveva aderito siccome quella che sembrava più atta a condurre ad una pronta soluzione delle vertenti difficoltà. Nell'esprimersi in quel senso, il nobile Lord avendomi lasciato travedere il sospetto che l'Italia anch'essa non agisse conformemente a queste viste, credei di dovermi valere dena comunicazione verbale fattami dall'E. V., poco prima della mia partenza da Roma, assicurando il conte Granville che il nostro Ambasciatore a Costantinopoli aveva per istruzione di procedere concordemente coi suo collega d'Inghilterra. Egli si mostrò molto lieto di questa dichiarazione e, mentre ne porgeva i suoi ringraziamenti all'E. V., mi incaricò di pregarla di rinnuovare, all'uopo, tali istruzioni al conte Corti.

(l) -Cfr. n. 711. (2) -Ed., con alcune varianti. in LV 31, pp. 105-106. (3) -T. 283/664, non pubblicato.
721

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 290. Berlino, 9 marzo 1881, ore 15,50 (per. ore 18,20).

Secrétaire d'état s'est abstenu à énoncer jugement sur la ligne offerte par la Turquie (l); le modus procedendi suivi par les ambassadeurs à Constantinople n'est pas celui indiqué par Bismarck et auquel nous avions adhéré; delà un froissement qui se traduit ici par une extrème réserve. Est-il vrai que le comte Corti a été un des promoteurs d'un mode d'agir en désaccord avec notre entière adhésion aux idées du Cabinet de Be•rlin? Proposition faite par la Turquie est d'après mon opinion inacceptable.

722

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 291/665. Londra, 9 marzo 1881, ore 18,21 (per. ore 21,20j.

Déchiffrez vous mème.

J'ai vu aujourd'hui Granville qui m'a dit avoir reçu ·le télégramme collectif des ambassadeurs à Costantinople que V. E. m'a communiqué hier (2). Je lui ai fait lire l'autre télégramme de V. E. du mème jour (3) qui se réfère à la méthode suivie par les mèmes ambassadeurs pour les propositions relatives à la question turco-hellénique. Le noble lord à ce propos m'a fait lire en toute confidence un télégramme de Goschen duquel il résulte, d'après celui-ci, que le comte Corti aurait été le membre le plus actif pour faire écarter le système de Bismarck. Il aurait insistè sur ce point, qu'il était impossibile de faire aucune proposition de frontière avant de savoir si Sublime Port·e l'aurait acceptée, et que par conséquent le mieux était de lui en 1aisser l'iniziative. L'ambassadeur d'A:llemagne n'aurait cédé que lorsqu'il aurait vu que majorité de ses ·Collègues étaient contre lui; celui-ci prétend que le comte Corti a agi spécialement sous l'influence de l'ambassadeur de France. Granville m'a dit que le prince Bismarck n'a pas changé d'avis; il pense que le meilleur système à suivre est que la conférence des ambassadeurs fixe elle-mème les frontières, que l'an fasse ensuite accepter ce projt par la Grèce et qu'en fin on agisse rigoureusement auprès de la Sublime Porte pour qu'elle s'y soumette; autre

ment on n'arrivera à rien. En attendant GranviHe craint que les hostilités n'éclatent s'il y a encore quelque retard; il voit dans la conduite de cette affaire une question de paix ou de gue.rre; c'est pourquoi il m'a chargé de

nouveau d'insister auprès de V. E. pour qu'elle veuille bien donner au comte Corti !es instructions !es plus explicites pour qu'il se joigne à l'Angleterre et à l'Allemagne pour amener prompte solution. GranviHe m'a encore dit une chose... (l) c'est que Musurus Pacha trouve lui-meme que la majorité des ambassadeurs a fait fausse route et qu'il fallait présenter à la Sublime Porte une solution toute faite.

(l) -Cfr. n. 718. (2) -Cfr. n. 718, nota l. (3) -Cfr. n. 719.
723

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 292. Costantinopoli, 9 marzo 1881, ore 19,20 (per. ore 20,50).

Dans la réunion d'aujourd'hui, délégués tures ont déclaré ne pas pouvoir discuter une extension quelconque de la ligne offerte avant hier sans connaitre la nature des compensations réclamées en principe, et nous on prié de Jes préciser. Nous avons laissé entendre que la Crète pourrait etre une compensation pour !es territoires qui seraient retronchés de la ligne de la conférence. Tout en faisant des réserves sur des points importants, notamment sur Prevesa, !es délégués ottomans ont fait observer que la Porte ne peut admettre que des cessions continentales ou insulairr'es, mais non !es deux à la fois. Cependant après s'etre concertés entre eux, il nous ont demandé si nous exigions en principe une rectification de frontière sur le continent, Crète ne servant que d'appoint. Sur notre réponse affirmative ils nous ont demandé si nous admettions que dans l'hypothèse de ia cession de la Crète, la ligne du Penée offerte avant hier peut é1Jre reculée vers le sud. Nous avons fait entendre que nous ne pourrions recommander pour nos Gouvernements une réduction de cette ligne. Prochaine réunion a été fixée à samedi.

724

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 155. Roma, 10 marzo 1881, ore 22,50.

Déchiffrez vous meme.

Je reçois à la fois de Londres et de Berlin des télégrammes (2) vous attribuant un ròle principal dans la délibération que !es ambassadeurs ont prise le 23 février de ne pas suivre la méthode concertée d'abord, entre Bismarck et Goschen. De Launay ajoute que ce changement a froissé le Cabinet allemand et lui fait adopter une réserve extreme. Lord Granvitle a, de son còté, dit à Menabrea que Bismarck n'a pas changé d'avis et il pense

toujours que le meilleur systéme est que la conférence des ambassadeurs fixe elle méme les frontières, que l'an fasse ensuite accepter ce projet par la Grèce et qu'enfin on agisse vigoureusement auprès de la Porte pour qu'elle s'y soumette. J'apprécie les considérations qu'on a fait valoir dans la réunion du 23 février (1). Mais à nos yeux les points ayant une efficacité décisive sont :les trois suivants: 1° ayant adhéré au programme Goschen-Bismarck nous nous considérons camme strictement engagés à le suivre tant que les Cabinets de Londres et de Berlin n'ont pas formellement changé d'avis; 2° nous estimons qu'il est de la plus haute importance de conserver au concert européen l'avantage du ròle principal que l'.&llemagne avait accepté; 3° nous devons et voulons rester à tout prix fidéles à notre promesse de ma;rcher d'accord avec l'Angleterre, méme pour les détails. Cela étant, je prie V. E. de vouloir bien déclarer à ses collègues d'Angleterre et d'Allemagne que s'ils veulent revenir purement et simplement au programm de Berlin, elle est tout disposée à y adhérer, et que, en général, elle a pour instruction positive de se maintenir constamment d'accord avec eux soit sur le fond de !la question, soit sur le modus procedendi (2).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. nn. 721 e 722.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 157 (3). Roma, 10 marzo 1881, ore 22,50.

Camme je l'ai dit avant hier à V. E. (4) et ainsi qu'il résulte de la correspondance du comte Corti (1), nous devons supposer qu'il y a eu malentendu et que celui-ci n'a pas pris l'iniziative qu'on lui attribue. Je 1lui ai toutefois expédié, à toute bonne fin, le télégramme suivant que je vous prie de porter confidentiellement à la connaissance du comte Granville: (vedi telegramma a Costantinopoli n. 155) (5).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2752. Berlino, 10 marzo 1881 (per. il 18).

Dans un des mes rapports précédents (6), j'ai parlé de l'entrevue àe Monseigneur le Due d'Aoste avec le Chancelier de l'Empire qui évitait

d'aborder avec Son Altesse Royale le terrain de la politique étrangère. Il n'a pas agi autrement avec le Prince de Galles, :lors mème que celui-ci à trois reprises cher,chait à le pressentir sur quelques questions à l'ordre du jour, entre autres sur les affaires de la Grèce. Vu les liens de parenté du Roi Georges avec la Cour d'Angleterre, le prince de Bismarck aurait eu cependant mauvaise gràce à ne pas manifeste'r un certain intérèt à ce souverain. Son Altesse a donc dit à son auguste interlocuteur: « Nous ne laisserons pas tomber votre beau-frère ».

L'Archiduc Charles-Louis, le Grand Due AJexis et l'héritier de la couronne de Suède ont aussi prévenu 1e Prince de Bismarck dans leur visite. J'ignore quel a été le sujet des entretiens; mais tout porte à croire qu'ils ont roulé sur des généralités, le Chancelier ayant la sage habitude de détourner les interpellations lorsqu'elles s'appliquent à une situation trop incertaine pour risquer un jugement. Il a d'ailleurs le don de la parole et il sait l'employer à merveille pour ne toucher qu'aux points strictement à sa convenance. Ce qui n'exclut pas que, dans le cercle de ses intimes, il ne s'exprime sans détours.

Voici à cet égard quelques détails confidentiels de très bonne source et venant à l'appui de ce que j'ai mandé par mon rapport n. 2751 en date d'hier (1).

Il se montre très irrité du manque d'unité dans les vues et l'attitude des ambassadeurs à Constantinople. Au lieu de s'en tenir à la procédure indiquée d'ici et unanimement acceptée par les Puissances, M. Tissot sous l'impulsion, on ne sait au juste, de M. B. Saint-HiJaire ou de M. Gambetta, pròne un autre programme et trouve l'appui de notre Ambassadeur. Tout cela en opposition avec le plan du Cabinet de Berlin, plan fidèlement soutenu par le comte de Hatzfeld et par M. Goschen. L'Autriche-Hongrie est assez tiède pour le fond de la question, mais ne soulevait pas d'objections sur le modus procedendi. Quant à la Russie, tout récemment encore le Cabinet de Saint Pétersbourg a donné ici les assurances les plus formeUes de son entier concours. Le fait est que gràce à l'opposition ou aux hesitations de queJques représentants on s'est engagé dans une voie contraire à l'avis exprimé par le Oabinet de Berlin.

Le Prince de Bismarck faisait à ce propos cette observation: «que la diplomatie française influencée par M. Gambetta, se livre à des tels écarts, qu'on peut jusqu'à un c,ertain point le comprendre, mais que l'Italie joue le mème jeu, et se mette en opposition vis-à-vis de moi, cela est inexplicable ». Il ajoutait que l'Allema;gne avait bien raison de ne compter que sous bénéfice d'inventaire avec une puissance qui modifiait ainsi du jour au lendemain sa politique, et prouvait une fois de plus les préférences françaises.

Je suis convaincu qu'il ne s'agit que d'un malentendu dont je ne tarderai pas à recevoir l'explication. Il n'est pas moins fàcheux que cet incident surgisse juste au moment où la présence de Monseigneur le prince Amédée avait produit ici la meilleure impression.

En attendant que V. E. veuille bien me donner le mot de ce que j'appellerai une énigme, notre position est devenue assez fausse ici, ensuite de la contradiction manifeste entre le plein assentiment que nous avons donné aux vues du Cabinet de Berlin, et notre attitude à Constantinople. Mais je persiste à croire que les apparences ne répondent en aucune manière à la réalité, et que notamment nous ne nous sommes pas séparés de l'Angleterre avec laquelle nous marchions jusqu'ici d'accord.

Lorsqu'au Congrès nous nous associons à la France en faveur de la Grèce; lorsqu'à la Conférence de Berlin nous nous montrions conséquents à cette attitude en appuyant une nouvelle ligne de frontières, nous n'avons pour autant jamais entendu aglr de concert avec la France en dehors du concert européen. Depuis lors les évolutions, les changements à vue de sa politique dans ·cette méme question, son antagonisme dans maintes affaires qui nous touchent de plus près, peut-étre méme en ce qui concerne aussi nos istitutions monarchiques, devraient nous mettre toujours plus en garde contre cette puissance.

(l) -Cfr. n. 711. (2) -Corti rispose con t. 295 dell'll marzo che avrebbe conformato strettamente la sua condotta alle istruzioni ricevute. (3) -Analogo telegramma venne inviato a Berlino col n. 156. (4) -Cfr. n. 719. (5) -Cfr. n. 724. (6) -R. 2744 del 3 marzo, non pubblicato.

(l) Non pubbl!catu.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 288/854. Londra, 10 marzo 1881 (per. il 14).

Avendo ricevuto i due dispacci dell'E. V. in data del 28 febbraio ultimo, Serie Politica n. 1048 e 1049 (2), relativi ad Assab, ho partecipato jeri al conte Granville, giusta la datami auto,rizzazione, il contenuto dei primo dispaccio e gli ho accennato i quattro oapoversi delle istruzioni per il Commissario governativo presso queLlo stabilimento che si riferiscono più particolarmente al contegno da tenersi cogl'Inglesi.

Non mancai di far notare al nobile Lord come trattandosi di un semplice stabilimento commerciale di una società privata che non doveva assumere alcun carattere mi'litare, desso non poteva destare alcun sospetto circa le ulteriori intenzioni del Governo italiano. Sog.giunsi che probabilmente l'E. V. avrebbe l'opportunità di fare al Parlamento dichiarazioni consimBi a quelle contenute nel dispaccio n. 1048 * allorché dovrà domandare l'assegnamento di fondi per l'impianto del Commissariato *, e che intanto era a desiderare ch'Ella fosse messa in grado di dichiarare in quell'occasione che non solamente l'Inghilterra non avversava il nostro stabilimento, ma che lo avrebbe sostenuto almeno moralmente, essendo ch'esso è unicamente diretto a beneficio dei naviganti che frequentano la poco ospitale costa occidentale del mar Rosso.

Il eonte Granville mi parve accogliere favorevolmente questa comunieazione verbale e mi domandò di ri1asciargli in iscritto un riassunto della mede

39 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

sima per poterne conferire con lord Tenterden che si occupa specialmente ·di quell'argomento. In conseguenza rassegnai al conte Granville il chiesto riassunto, accompagnato da una lettera della qurue trasmetto all'E. V. una copia qui unita (1).

La conversazione essendosi alquanto protratta sopra Assab, C'redei opportuno di maggiormente rassicurare il nobile Lord sulle intenzioni del R. Governo, ricordando come desso avesse rifiutato il vassallaggio offertogli dal Sultano Berehan, circostanza della quale Sir Augustus Paget doveva già essere informato.

*Incidentalmente accennai di volo al conte GranviJle che avevamo avuto notizia dell'acquisto, recentemente fatto presso Aden dall'Inghilterra, di due villaggi*.

(l) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti, in LV 34, p. 59. (2) -Cfr. nn. 715 e 716.
728

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2753. Berlino, 11 marzo 1881 (per. il 18).

E n me prévalant du télégramme expédié, la nuit dernière, par V. E. (2), j'ai donné au Secrétaire d'Etat l'assurance que non seulement le gouvernement du Roi, comme personne n'en pouvait douter, maintenait son entière adhésion au programme concerté entre le prince de Bismarck et M. Goschen, mais que vous veniez de télégraphier au Comte Corti pour confirmer de la manière la plus catégorique ses précédentes instructions. On ne saurait d'ailleurs attribuer à ce diplomate une initiative dans le changement du modus procedendi suggéré de Berlin.

Le Comte Stirum témoignait de toute sa satisfation de pareils éclai["cissements, qu'il s'empresserait de communiquer au chancelier. De son cote, le Cabinet de Paris protestait de ses meilleures dispositions à appuyer l'Allemagne dans ses efforts de paix et de conciliation. Il ne restait pas moins inexplicable que l'Ambassadeur de France en Turquie prit sous sa responsabilité de contrevenir aux nrdres de son gouvernement et trouvat un instant quelque appui, au moins indirect, chez son collègue d'Italie. Les Ambassadeurs allégueront peut-etre qu'en suivant cette voie, ils croyaient mieux pénétrer les vues de la Porte sur les concessions à faire à la Grèce. Mais ils auraient pu obtenir ces indications en sondant le terrain par de simples pourparlers. Donner en quelque sorte à ceux-ci le caractère de conférences, de discussions, en présence des délégués tures, présentait plus d'un inconvénient qu'il s'agissait prècisément d'éviter. Aussi la question a-t-elle été mal engagée. Néanmoins on ne tardera pas, vu l'unité de vues des différents Cabinets, à entrer dans la méthode primitivement convenue, à savoir que les ambassadeurs nantis des données requises préparent eux-memes un tracé de frontières à soumettre

aux Puissances. Camme de droit, il ap:r;artiendra à ces dernières de modifiell" au besoin le projet, de donner ou de refuser leur approbation. Il leur appartiendra aussi de charger les représentants à Athènes d'y faire accepter la nouvelle combinaison, et de prescrire ensuite aux agents à Constantinople d'user de toute leur influences pour que ,JJa Porte s'y soumette à son tour.

Le Comte de Hatzfeld avait, camme le Comte Corti, transmis le second télégramme collectif (l) rendant compte de ce qui s'est passé à la seconde réunion des ambassadeurs et des délégués tures. Le Secrétaire d'Etat s'abstenait de formuler un jugement sur le fond de ~a question.

Pour en revenir au défaut d'entente qui s'est manifesté tout d'abord entre les Ambassadeurs à Constantinople sur le modus procedendi, il me tarde de recevoi:r les pièces diplomatiques annoncées par V. E. Jusque-Jà j'en suis réduit aux conjectures. MM. de Hatzfeld et Goschen, en montrant peut-etre, dès 1e début, quelque indécision, ont-ils contribué eux-memes à amener un désaccord regrettable, si passager qu'il soit? M. Tissot au11ait-il attribué au Prince de Bismarck l'arrière-pensée de travailleit" moins à la conservation de la paix, qu'à une guerre entre la Turquie et la Grèce, dans le but d'aboutir à quelque combinaison ténébreuse? Mais alors, au lieu de chercher à contrecarrer ces desseins par une attitude de défiance, il convenait pJutòt de s'appliquer soigneusement à maintenir toutes les Puissances, et l'Allemagne surtout, dans le meme alignement, pour prévenir un conflit. Ou bien l'Ambassadeur de France a-t-il voulu jouer au plus fin avec la Turquie? Si tel a été le calcul, la Sublime Porte a montré, à son point de vue, plus d'habileté, en ce sens qu'en nommant deux commissaires pour entrer en négociations avec les représentants européens et cela sans susciter d'objections au moins pour la phase des préliminaires, elle se ménageait un terrain propice à sa politique de subterfuges et de moyen dilatoires.

Quoi qu'tl en soit, le télégramme de V. E. est arrivé fort à propos pour réduire à leur juste valeur les doutes qui planaient sur notre attitude, qu'on voulait identifier avec celle de la France, ainsi qu'il résulte de l'article sous le titre Frankreich in Constantinopel inséré dans le N. 119 de la National Zeitung d'aujourd'hui. Je me permets de signaler à Votre attention cet article de source évidemment officieuse, lor meme que le journal le déclare écrit par san correspondant spécial de Constantinople.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 725, nota 3.
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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 627. Pietroburgo, 13-14 marzo 1881 (per. il 20).

Un nuovo attentato, e questa volta con esito fatale, fu commesso oggi contro la vita dell'Imperatore Alessandro II. Sua Maestà aveva assistito nel

mattino, come usava faTe tutte le domeniche, ad una rassegna di truppe nel maneggio del palazzo degli ingegneri. Uscito in carrozza dopo la rassegna, per rientrare al palazzo d'inverno, l'Imperatore percorreva la via del canale di Santa Caterina, presso tl giardino del palazzo Michele seortato da cosacchi a cavallo e seguito in altro equipaggio da un ufficiale di gendarmeria. Dinanzi al ponte della scuderia una bomba fu lanciata contro l'equipaggio imperiale. Lo scoppio della bomba ferì mortalmente due cosacchi che caddero a terra, e cagionò ferite più o meno gravi ad altre persone deUa scorta ed a semplici passeggeri che si trovavano vicini. La carrozza imperia'le ricevette una parte delle scheggie del proiettile, ma l'Imperatore non fu ferito. Sua Maestà visti cadere i soldati della sua scorta, fece fermare la carrozza, malgrado le osservazioni, a quanto si dice, dell'ufficiale di gendarmeria che lo seguiva e dello stesso suo cocchiere, e scese a terra per rendersi conto dello stato dei caduti e per interrogare uno degli autori dell'attentato che era stato subito arrestato. Quando fu per tornare alla carrozza e prima di giungervi, l'Imperatore fu colpito da una nuova bomba che gli scoppiò tra i piedi. Cadde a term colle gambe fracassate e dilaniate. Posto nell'equipaggio dell'ufficiale di gendarmeria, che lo seguiva, l'Imperatore fu condotto al paLazzo d'inverno, accompagnato dal personale sopravvivente della scorta, e dal granduca Michele che era giunto sul luogo subito dopo lo scoppio. Lo scoppio delle bombe ebbe luogo alle ore 1 e 45 minuti circa dopo mezzodì. Al giungere al palazzo l'Imperatore aveva perso molto sangue ed era svenuto. I medici Botkin, Bodganowsky, Golovine e Krouglewsky, chiamati in fretta, giudicarono immediatamente lo stato di Sua Maestà come disperato. Difatti alle ore 3 e 35 minuti, meno di due ore dopo l'attentato, l'Imperatore spirava, dopo aver preso la santa Comunione. Dal momento in cui fu trasportato al Palazzo, fino alla morte, J'Imperatore non parlò più e non ricuperò nemmeno i sensi, eccetto per breve istante, al momento della Comunione. Tutti i membri della famiglia imperiale presenti a Pietroburgo, assistevano il moribondo e presero poi parte nella sera alle preghiere che secondo la consuetudine furono recitate intorno alla salma.

Appena ebbi notizia dell'attentato ne diedi avviso per telegrafo Cl) in cifra all'E. V. e mi recai quindi verso le ore 2 e mezzo in uniforme al Palazzo d'Inverno. Penetrato nel corridojo che dà accesso alle camere di abitazione dell'Imperatore, vi trovai molte persone, funzionarii civili e militari, Dame di Corte e della città ed alcuni dei miei col'leghi, fra cui gli Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra che stavano tutti in ansiosa aspettazione delle notizie dell'Augusto moribondo. Lungo il corridojo apparivano visibili e frequenti le tracce del sangue che le larghe ferite lasciarono grondare durante il trasporto. Finalmente un po' prima delle ore 4 pomeridiane fu data agli astanti la notizia della morte dell'Imperatore.

Rientrai, pieno di tristi pensieri, all'Ambasciata per mandare a S. M. il Re, per mezzo dell'E. V., la grave notizia in via telegrafica (2) e per contromandare un pranzo ufficiale che avevo preparato per l'occasione dell'anniversario della nascita del Re nostro Augusto Sovrano.

Nella sera poi mandai in tutte lettere all'E. V. un terzo telegramma (l) concernente i particolari dell'evento quali erano stati pubblicati dal Messaggiere Ufficiale.

14 marzo

Questa mattina 14/2 marzo, con lettera speciale, mi resi interprete, presso il Signor de Giers, dei sensi d'orrore di cui le loro Maestà il Re e la Regina ed il Govel'no itaUano erano compresi in presenza dell'esecrabile attentato che aveva posto fine alla nobile vita dell'Imperatore Alessandro II. Nel pregare il gerente del Ministero Imperiale degli Affari Esteri .di far pervenire l'espressione di tali sensi a notizia del nuovo Imperatore Alessandro III, aggiunsi voti sinceri perché Dio accordi al giovine Czar le consolazioni di cui è meritevole, e lo inspiri e lo guidi pel bene del popolo russo e per la consolidazione della pace del mondo.

Oggi pure 14/2 marzo fu pubblicato il manifesto del nuovo Imperatore, in data di jeri, col quale S.M. Imperiale Alessandro III annuncia il suo avvenimento al trono dell'Impero di Russia, e del Regno di Polonia e del Granducato di Finlandia ·che ne sono inseparabili, ed ordine a' suoi sudditi il giuramento di fedeltà a sé ed a suo figlio primogenito i1 granduca Ereditario Nicola Alessandrovitch.

Unisco al presente dispaccio una copia di questo manifesto nella traduzione francese data dal giornale di Pietroburgo in bollettino straordinario (2).

Oggi verso l ora pomeridiana i funzionarii civili e militari, i capi dell'esercito e della flotta, le cariche di Corte e tutti i dignitari della Corona presenti in Pietroburgo furono invitati a rendersi al Palazzo d'Inverno per prestare omaggio al nuovo Imperatore. L'artiglieria della fortezza salutò alla stessa ora collo sparo dei suoi cannoni l'avvenimento al trono di Alessandro

III. La città di Pietroburgo è tranquilla e non giunse dall'interno o dalle estremità dell'Impero nessuna notizia di torbidi, giungono invece alle lo·ro Maestà Imperiali numerose e premurose le congratulazioni dei governatori generali e delle altre autorità di provincia pel loro avvenimento al trono.

Nessuna disposizione è ancora stata annunciata relativamente alla data ed alle cerimonie della sepoltura del defunto Imperatore. Avrò cura d'informare l'E. V. d'ogni cosa che si riferirà a questo oggetto.

M'astengo dal fare in questo momento commentarli sul grave e tristissimo fatto che troncò la .vita dell'Imperatore che era s~ato acclamato dai suoi popoli col nome di Czar Liberatore. Sussistono intiere e si aggravano le considerazioni che ebbi occasione d'esporre all'occasione degli attentati precedenti, relativamente alle condizioni interne di questo vasto Impero. M'astengo ugualmente dal far pronostici su modificazioni della politica estera deHa Russia" a cui potrà o non potrà dar luogo l'improvviso cambiamento del Sovrano. Tali modificazioni, se pure accadranno, sono il secreto dell'avvenire. Avrò cura di segnalame gl'indizi secondo che si produrranno. Per ora una cosa sola devo qui

constatare, cioè che il nuovo Imperatore ha carattere serio e profondamente onesto ed è animato da intenzioni pacifiche.

P.S. Poco si sa ancora, nel pubblico, di quello degli autori dell'attentato che fu subito arrestato sul luogo. Ha dichiarato chiamarsi Russakoff. Era allievo esterno della scuola della missione. Da poco tempo aveva lasciato la scuola e viveva col falso nome di Griasnoff. Era vestito in borghese con soprabito nero abbottonato e calzoni neri. Risponde alle interrogazioni senza turbarsi e con cinica calma. Dichiarò che aveva complici, ma che non li avrebbe nominati mai.

(l) Cfr. n. 723.

(1) -T. 305, non pubblicato. (2) -T. 306, non pubblicato. (l) -Non inserito nel registro dei telegrammi in arrivo perché In chiaro. (2) -Non si pubblica.
730

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 321. Costantinopoli, 15 marzo 1881, ore ... (1).

Revenant sur la promesse qu'ils avaient faite hier, délégués ottomans nous ont offert Crète avec un agrandissement qu'ils se sont d'ailleurs refusé à préciser de la zone de 4 kilomètres proposée dans la précédente réunion. Nous leurs avons fait observer qu'une proposition aussi vague ne pouvait pas fournir un élément suffisant de discussion, que nous devions en conséquence insister sur d'importantes cessions en Thessalie; que camme ils avaient prévu eux mèmes deux combinaisons possibles l'une comprenant Orète et une zone continentale, l'autre purement continentale nous les invitions à nous dire dans le terme convenu leur dernier mot sur l'une et l'autre de ces solutions. Nous désirions, avons nous ajouté, tenir compte autant que possible de ces dernières communications dans les propositions que nous serions à soumettre à nos Gouvernements. Délégués ottomans consulteront les ministres et nous ont promis une réponse pour après demain.

731

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2755. Berlino, 15 marzo 1881 (per. il 19).

A peu près au moment où partait le courrier porteur de mes rapports

N. 275~ 2753 et 2754 (2), arrivait ici la nouvelle foudroyante que l'Empereur Alexandre succombait à un horrible attentat. C'était le sinistre couronnement d'une suite d'autres tentatives.

Il serait superflu d'ajouter que cet attentat a produit la plus vive impression. On dirait qu'un pouvoir occulte enlace la société russe. C'est la désoIante conspiration du régicide erigée en dogme et recrutant des fanatiques. Or le fanatisme ne se Iaisse arréter par aucun scrupule. Si la responsabilité de cette série de crimes retombe en premier lieu sur le nihilisme, une bonne part en revient aux vices de l'administration et à la situation tout entière de la Russie profondément troublée, progressivement aUérée. Les conspirateurs agissent à Ieur aise au sein d'une société terrorisée et ébranlée, sous un gouvernement aux ressorts affaiblis par des abus invétérés.

Sans vouloir faire de la politique conjecturale, soulever le voile qui couvre l'avenir, il est évident que la disparition d'Alexandre II Iaisse dans Ies relations entre la Russie et l'Allemagne un vide qu'il sera difficile de combler. Il en personnifiait Iui-méme et presque seui l'union. Dans Ies deux dernières guerres de la Prusse contre l'Autriche et la France, il exerçait une neutralité plus que bienveHlante et recevait à cette occasion le titre du meilleur ami de l'Allemagne. Si Ies panslavistes n'ont pas réussi depuis 1878 à entrainer l'Empire à des hostilités ouvertes contre l'un ou l'autre de ses voisins, on le doit tout d'abord et peut-étre exclusivement à l'amitié personnelle des trois Empereurs.

Le Tsar Alexandre III (tant qu'il était Cesarewitch, n'a témoigné des mémes sentiments ni à l'égard de l'Allemagne, ni à l'égard de l'Autriche. Quoiqu'il ait tout d'abord déclaré, assue-t-on, vouloir suivre la politique de feu son Père envers la Cour de Prusse, il est possible qu'il lui reste quelquesunes de ses précédentes impressions. Le petit neveu sera peut-étre moins influencé par des liens de parenté au quatrième degré, et par le respect pour un ascendant qu'il n'a pas eu l'occasion de voir et d'apprécier camme son prédécesseur. Ce ne sera certes pas l'influence de la nouvelle Impératrice, s'il y est accessible, qui le poussera dans le camp des conquérants d'une partie du Danemark. Ses sympathies pour le Roi de Grèce sont connues. Il faudra en tenir compte plus que dans le passé, pour le règlement des frontières helIéniques.

On pourrait porter ce jugement sur le changement de règne. A l'intérieur, il en résultera peut-étre les heureuses conséquences qui suivent parfois l'exces du mal s'il n'est pas encore devenu incurable. A; l'exterieur, ou ne saurait se dissimuler que la mort d'Alexandre II enlève au maintien de la paix générale une garantie sur laquelle on savait de pouvoir compter. Une guerre a éclaté, il est vrai, en Orient, mais on savait aussi que ce Monarque y avait été entrainé après avoir épuisé touts ses efforts pour détourner une crise violente.

Cepéndant, il ne faut pas oublier, que la situation intérieure impose ,encore à la Russie une prudence très grande, quelles que soient ses aspirations. S'il y a des complications à craindre, il est dès Iors .permis d'espérer qu'elles ne se produiront pas dans un avenir trop prochain.

Quant à l'Allemagne, ce ne sera certes pas elle qui provoquera la crise. Elle ne négligera rien de ce qui sera de nature à faciliter, sous le nouveau règne, le maintien de l'intimité entre l'Empereur et le Tsar; mais elle devra plus que jamais vouer ses efforts à conserver l'étroite alliance autrichienne, pivot de sa politique depuis 1878, dans le but de se ménager un appui le jour où elle courrait le risque d'étre prise entre deux feux. Cette attitude va étre, à mon

avis, une des conséquences de l'attentat de Pétersbourg, car l'AHemagne ne doit pas se dissimuler que l'espoir d'une revanche peut aisément etre ranimé en France par le fait de la disparition de l'allié le plus ancien et le plus fidèle de l'Empereur Guillaume.

(l) -Per un evidente errore il telegramma risulta dal registro dei telegrammi in arrivo spedito alle 22,06 e arrivato alle 22. (2) -Cfr. nn. 726 e 728; il R. 2754 non è pubblicato.
732

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1419. Vienna, 15 marzo 1881 (per. il 18).

Fui oggi alla solita udienza settimanale del Ministro. S. E. il barone Haymerle mi diede conoscenza del telegramma identico degli ambasciatori a Costantinopoli in data di jeri 14 (1). Egli mostravasi poco soddisfatto della piega presa dai negoziati che dicevami trovar meno buona che nei giorni passati.

S. E. lasciavami pur capire che il modus procedendi adottato dagli ambasciatori non sembravagli il più opportuno. Presi da ciò occasione per far cenno delle voci corse nei giornali, che la linea di condotta seguita nei negoziati sarebbe stata prescelta in seguito ad un accordo fra i signori Tissot e Corti contrariamente a:l modo di vedere dei loro colleghi. Non gli nascosi l:a mia meraviglia al riguardo, anzitutto perché non saprei intendere come una minoranza di due avrebbe potuto imporre il suo modo di vedere ai quattro altri.

Soggiunsi poi a-nche che d'altronde il sistema che vedevo seguito e ch'io non intendevo apprezzare, era precisamente quello suggerito dal Gabinetto di Vienna nel rispondere alla proposta del principe di Bismarck.

Il barone Haymerle nulla rispose alla mia prima abbiezione, ma in quanto alla seconda credette dover rettificare come segue la mia citazione: « J'ai dit» dissemi egli « qu'on devait demander à la Porte de faire une proposition, mais en meme temps, derrière les coulisses, se mettre d'accord sur une ligne que les Gouvernements auraient à faire prévaloir par une pression diplomatique, si le tracé proposé par la Porte ne satisfaisait pas ~

All'infuori di questa dichiarazione che mi parve conveniente far risultare nella mia corrispondenza coll'E. V., il Ministro non aggiunse parola sulla questione speciale di cui avevo fatto cenno.

Dal linguaggio però poco dopo tenutomi dall'Ambasciatore di Germania risulterebbemi che l'attitudine seguita Ln questa circostanza dai rappresentanti d'Italia e Francia a Costantinopoli avrebbe assai dispiaciuto a Berlino essendo al dire del principe Reuss un'opposizione colla formale accettazione della proposta del principe di Bismarck che tutti i Gabinetti avevano esplicitamente accettata.

Gli elementi necessarii per emettere un giudizio sulla questione mi fanno completamente difetto. Ciò non di meno non ho creduto dover tacere all'E. V. quest'informazione incidentalmente pervenuta a mia conoscenza e di cui il

R. Ministro sarà meglio di me in grado di apprezzare il valore.

(l) T. 315, non pubbUcato.

733

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE, A TUNISI, MACCIO' AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. R. 321. Tunisi, 16 marzo 1881 (per. il 21).

Nella scorsa estate alcuni francesi avevano deliberato di offrire un presente al loro Console, come attestato di soddisfazione per l'energia coUa quale propugnava i loro interessi. L'oggetto, consistente in una coppa d'argento, essendo ora pronto, fu deciso che il 14 corrente gli verrebbe rimesso.

Vuolsi che il signor Roustan sugg.erisse a qualcuno di valersi della circostanza per consegnargli un indirizzo nel quale, lamentando il preteso disfavorevole col quale al Bardo sono trattati gli affari francesi si chiedesse al Governo della Repubblica di agire vigorosamente verso il Bey. L'idea fu subito tradotta in atto ed erasi preparato uno scritto nel quale, oltre al denunziare le autorità locali come ostili alla Francia, si alludeva all'influenza malevola su di loro esercitata dai Rappresentanti d'Italia e d'Inghilterra. Il signor Roustan che volle prima aver comunicazione di quel documento, fece sopprimere le frasi relative agli agenti di altri governi, ma le rimanenti vennero mantenute, quella compresa che i cittadini francesi non si sentono troppo sicuri nelle loro persone nella Reggenza. Così preparate le cose, alcuni si incaricarono di farlo sottoscrivere, e per quanto vi fosse a cui ripugnava il farlo, i più non osarono rifiutarvisi per timore di essere mal notati dal loro console. Quelli però che sorpassando ad ogni considerazione di questo genere ebbero il coraggio di astenersene furono l'Ispettore di Finanza De Pienne, l'Ingegnere Grand al servizio del Governo tunisino, ed il signor Rocca membro francese del comitato di controllo presso la Commissione finanziaria. Venuto il giorno fissato, la colonia si riunì per la pre<;entazione della coppa d'argento, e poi fu data lettura della memoria in discorso. Il signor Roustan, facendo sembiante di non conoscerne il contenuto, dopo aver intese le accuse che si muovevano al Governo del Bey, volle darsi il merito di dire che la situazione non parevagli tanto sfavorevole quanto veniva descritta, aggiunse di essere certo dei benevoli sentimenti di Sua Altezza verso la Francia, e sperare che tutte le questioni pendenti avrebbero un esito soddisfacente.

Coloro che in questo caso hanno maggiormente influito nel determinare la colonia francese a secondare il Console, sono l'Agente delia Società Marseillaise per causa dell'affare dell'Enfida, ed il Rappresentante della Bona Guelma per quello della ferrovia di Hammam El Enf. Così invece di lasci8r ad ambedue le quistioni il carattere, che dovrebbero avere, di contestazioni fra privati, si cerca di dar loro l'importanza di incidenti politici e di dominare il Bey col timore. Infatti Sua Altezza ed il Primo Mtni.stro sono molto impressionati dell'attitudine assunta dai francesi e dei commenti che ne fanno tutti coloro i quali obbedendo ad una parola d'ordine vaticinano che ne deriveranno i più grandi guai per la Tunisia. Mustafà Ben Ismail pensava di trovare in una comunicazione confidenziale del suo Sovrano al Presidente della Repubblica, il rimedio a sì increscevole stato di cose. Ma da un lato calcola le

spiacevoli conseguenze che ne nascerebbero, se la sua determinazione non ottenesse l'effetto desiderato, e dall'altro non sa fidarsi dell'Agente tunisino a Parigi signor Jules De Lesseps del quale sospetta, che incaricandolo di una riservata comunicazione al signor Barthélémy di Saint Hilaire, ne darebbe tosto notizia al signor Roustan. E' facile il presumere di quanti inconvenienti sono causa tali perplessità. Mancando fra i personaggi ufficiali uomini di sapere e di carattere, nessuno sa decidersi a prendere una determinazione, e così la Tunisia deve all'attitudine del Consolato di Francia di trovarsi da varj mesi nel più dannoso stato di incertezza e di preoccupazione, senza nemmeno poter prevedere quando e come potrà uscirne. Ciò rende sempre più necessario un accordo fra le Potenze, onde sia risoluta la cosidetta questione tunisina, la quale non ha nessuna speciale ragione di essere, e cesserebbe appena il Consolato di Francia pur_ sostenendo i suoi diritti, volesse adattarsi a rispettare quelli degli altri.

734

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 333. Berlino, 17 marzo 1881, ore 2,20 (per. ore 6,25).

Agence télégraphique Wolff annonce nomination Nigra et envoi à Petersbourg d'un amiral, je me permets de communiquer à V. E. une observatton que je désirerais soumettre au Roi. Du moment où les grandes puissances monarchiques se font représenter par un prince de maison régnante et qu'il s'agit d'une solidarité entre elles en présence d'une attaque dirigée contre le principe monarchique, ne serait-il pas de bonne politique pour l'Italie d'etre aussi représentée à Pétersbourg par un prince de la maison de Savoie? Je ne sais si à cet égard il existe chez nous un empechement absolu, sans cela, le

temps ne farait pas défaut, car les funérailles n'auront lieu que le 27 mars. Il est vrai que lors de la mort du Roi Vietar Emmanuel la Cour de Russie n'a délégué à Rome qu'un général, mais l'Empereur Alexandre m'a dit à moi meme qu'il n'aurait pas manqué d'envoyer un de ses flls si ceux-ci n'avaient pas été retenus sur le théàtre de la guerre en Turquie. Je tiens à faire remarquer que l'observation que je télégraphie ne m'a été suggérée par personne. Le prince

impérial a remis au 24 son départ de Berlin. Je crois à propos d'ajouter aussi que les cérémonies du couronnement n'ont généralement lieu que plusieurs mois après l'avènement au tròne O).

735

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 179. Roma, 17 marzo 1881, ore 13,30.

V. E. a sans doute remarqué, depuis queiques jours, un redoublement d'aigreur de la part des journaux français à propos des affaires tunisiennes. On

cherche à impressionner la bourse par des télégrammes parlant d'une question italo-française. Des bruits, que le Gouvernement français fait, il est vrai, démentir, mentionnent l'adoption prochaine de mesures énergiques. Je pense que V. E. devrait s'assurer que cette nouvelle phase de la situation n'échappe point à l'attention du Cabinet britannique. Nous n'avons en ce moment sur le tapis, à Tunis, d'autre affaire pouvant intéresser la France en dehors de celle que les journaux français cherchent à dénaturer. Il s'agit du tracé pour la ligne française projetée entre Tunis et Souse. La compagnie française voudrait faire passer ce tracé par Rhades et réaliser ainsi d'une manière détournée la ligne Tunis Rhades dont on a, il y a quelques mais, établi l'inadmissibilité à cause de la concurrence indue qu'elle ferait à la ligne italienne Tunis-Goulette. Le Gouvernement tunisien voulant respecter l'art. V de la concession Rubattino, n'a pas donné san approbation au tracé du tronçon et, sans la refuser a déclaré vouloir différer toute décision jusqu'à ce qu'on lui soumette le tracé de la ligne entière jusqu'à Souse. Il n'y a là évidemment pas de quoi la France puisse former contre nous le sujet d'une plainte fondée.

(l) Per la risposta cfr. n. 738.

736

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 180. Roma, 17 marzo 1881, ore 13,30.

Je remercie V. E. de ses télégrammes (1). On veut évidemment, à Paris, recommencer une campa;gne contre nous. Des télégrammes de bourse arrivés ici aujourd'hui parlent ouvertement d'une question italo-française. Nous en sommes à nous demander l'explication d'une pareille attitude que rien ne justifie. V. E. sait que, par un esprit de conciliation, nous avons laissé dormir les quelques différends qui nous divisaient de la France. Il n'y a maintenant sur le tapis qu'une seule question au sujet de laquelle je vais incessamment communiquer à V. E. un rapport de M. MACCIÒ (1), afin qu'elle puisse, le cas échéant, en parler en pleine connaissance de cause. Il s'agit du tracé pour la ligne française projetée ... (V. telegramma precedente n. 179 a Londra (2) sino alla fine) .

737

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 337. Tunisi, 17 marzo 1881, ore 20,05 (per. ore 10 del 18).

Le rapport que j'adresserai par la poste à V. E. prouve que la suspension des travaux du chemin de fer est la conséquence de l'engagement que la

compagnie Bona-Guelma a pris et n'a pas tenu de présenter avant de les commencer les plans de la ligne entière de S.ouse. Quant à mai, je me suis borné à appeler, bien avant que les travaux commencent, l'attention du Gouvernement sur la convenance de ne pas résusciter une question de Rhades, alors que pour aller à Souse, on peut passer partout ailleurs en abrégeant le chemin.

(l) -R. 317 dell'S marzo, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 735.
738

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 181. Roma, 17 marzo 1881, ore 22.

Le due d'Aoste n'était après san retour de Berlin, en mesure d'entreprendre le voyage de Saint Pétersbourg. C'est cette constdération décisive qui a empeché le Roi de le désigner comme son représentant aux funérailles de l'Empèreur Alexandre. La Cour de Russie à laquelle nous avons fait connaitre cette circonstance, ainsi que l'intention du Roi de se faire représenter par son auguste frère aux cérémonies du couronnement, a cordialement apprécié la double décision de Sa Majesté. Merci de votre télégramme (l) dicté camme tous les actes de V. E. par une pensée de patriotisme et de dévouement à notre monarchie.

739

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2023. Costantinopoli, 17 marzo 1881 (per. il 24).

Stamani ebbi l'onore di ricevere il telegramma (2) che l'E. V. si compiaceva rivolgermi per significarmi, i giornali aver fatto allusione all'atteggiamento speciale assunto da me e dal mio collega di Francia ne' primordj di questi negoziati; l'E. V. avere formalmente smentite siffatte voci.

Io prego l'E. V. d'aggradire i miei ringraziamenti per avere smentite quelle asserzioni che non corrispondono al vero. E sebbene l'E. V. abbia potuto rilevare da' miei rapporti come le cose si siano passate, pure credo opportuno di sottometterle le seguenti osservazioni.

L'E. V. conosce come il programma di Berlino non sia mai stato formalmente comunicato a questi Ambasciatori. La versione dell'uno non corrispondeva del tutto a quella dell'altro, alcuni ne erano affatto privi. Però ne risultava in generale che aveansi dapprima a ricevere le pro~oste della Sublime Porta, poscia a procedere alla definizione della linea, la quale sarebbe pre

sentata al Governo Ellenico ed indi a quello del Sultano. D'altra parte gli Ambasciatori di Francia, di Russia e d'Austria-Ungheria avevano poco innanzi ricevuto dai rispettivi Governi l'ordine di significare alla Sublime Porta che erano pronti ad iniziare con questa i negoziati proposti per la Nota Turca del 14 gennajo ultimo. Quando tutti gli Ambasciatori furono presenti, venne deciso d'indirizzare una nota alla Sublime Porta, ed il Conte Hatzfeld dichiarava per la sua essere pronto ad entrare in quei negoziati. I soli Ambasciatori d'Inghilterra e d'Italia non facevano menzione di negoziati nelle loro note. Fu quindi discusso nelle nostre riunioni private sul carattere di questi negoziati che il Conte Hatzfeld, anche dopo avere consultato il Princi(pe Bismarck, dichiarava non essere esclusi dal suo programma. Nacque allora il dubbio se siffatte trattative avessero ad essere condotte in modo da spingere la Sublime Porta alle estreme concessioni in modo da stabilire sopra di esse, se fosse possibile, un accordo che, servendo poi di base alla determinazione della nuova linea, fosse per assicurare il mantenimento della pace, oppure se ci dovessimo limitare a ricevere semplicemente le comunicazioni dei delegati Ottomani. E senza che questo dubbio fosse definitivamente sciolto furono iniziati i negoziati in discorso. Sopravvennero poco appresso nuove istruzioni all'Ambasciatore di Germania, per le quali egli mutò d'atteggiamento, significò non potersi prolungare le trattative, e doversi indi fissare la nuova linea da sottomettersi ai nostri Governi. Nessuno s'o[pponeva all'adozione delle proposte del Conte Hatzfeld, e così si rientrava nel programma di Berlino secondo la definitiva interpretazione fornita dall'Ambasciatore di Germania. I negoziati coi delegati Ottomani saranno probabilmente interrotti nella giornata d'oggi. Si procederà indi senza indugio alla fissazione della nuova linea di frontiera, per la quale io m'associerò a quella che sarà convenuta fra gli Ambasciatori d'Inghilterra e di Germania. Questa linea sarà indi presentàta al Governo Ellenico, e ritornerà poscia a Costantinopoli. Né io voglio avventurarmi a fare pronostici sul risultato di questa procedura, la quale corrisponde di fatto ad un vero arbitrato, meno la previa accettazione delle parti interessate.

(l) -Cfr. n. 734. (2) -T. 176 del 16 marzo, non pubblicato.
740

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 634. Pietroburgo, 18 marzo 1881 (per. il 24).

Il Signor de Giers, gerente il Ministero Imperiale degli Affari Esteri, diresse in data di jeri l'altro alle missioni della Russia all'Estero una circolare, pubblicata nell'odierno numero del giornale di Pietroburgo, che ha per oggetto di esporre sommariamente il programma del nuovo Impero nella politica interna ed estera.

La circolare comincia col dichiarare che l'Imperatore Alessandro III accetta, nella sua integrità, l'eredità di tradizioni consacrata dal tempo, dagli atti dei suoi antecessori e dai fatti che costituiscono la storia della Russia. Afferma

poscia che la Russia, avendo raggiunto il suo sviluppo normale, non ha nulla ad invidiare o a chiedere a chichessia, non le rimanendo altro compito che quello di consolidarsi, di proteggersi contro ogni pericolo dal di fuori, e di sviluppare all'interno le sue forze morali e materiali, i suoi mezzi e la sua prosperità. La politica dell'Imperatore, prosegue la circolare, sarà dunque anzitutto consacrata ai lavori interni richiesti dal progresso della vita civile e degli interessi economici e sociali. All'estero essa sarà essenzialmente pacifica. La Russia rimarrà fedele alle sue amicizie, alle sue simpatie tradizionali, prestandosi ad ogni reciprocità di buon procedere verso tutti gli Stati. Senza rinunciare ad occupare il posto che le spetta nel concerto delle Potenze, ed a vegliare al mantenimento dell'equilibrio politico, in quanto i suoi interessi possono esserne toccati, essa si crede solidaria della pace generale fondata sul rispetto del diritto e dei trattati.

La circolare conchiude in questi termini:

« La Russia si deve anzitutto a se stessa e non si lascerà distrarre dai suoi lavori interni se non per la difesa del suo onore e della sua sicurezza. Lo scopo dell'Imperatore sarà di renderla forte e prospera pel suo proprio bene e senza far male a nessuno~.

Questa circolare è la prima espressione, resa pubblica, del pensiero del nuovo Imperatore intorno alla politica interna ed esterna della Russia. A questo titolo essa merita una piccola attenzione. La deduzione generale che risulta dalla lettura di questo documento è che l'Imperatore Alessandro III accetta interamente la successiva politica dell'Augusto suo genitore, e segue lo stesso programma sia nella politica estera che nell'interna. Difatti l'indirizzo dei pubblici affari adottato dopo l'ultima guerra d'Oriente dal defunto Imperatore era una politica di pace all'estero, e di progresso morale e materiale all'interno nulla toccando per ora alla costituzione dell'Impero fondata sulle antiche tradizioni del paese. La circolare del Signor de Giers conferma e ribadisce questo programma. Non v'è parola nella circolare che accenni ad una modificazione nelle istituzioni dello stato. Non v'è parola che indichi uno spostamento qualsiasi nelle tendenze della politica estera della Russia. La circolare afferma anzi la fedeltà della Russia alle sue amicizie e simpatie tradizionali, ed è questo uno dei punti più significativi di questo documento. Un altro punto importante, che riscuoterà l'approvazione ed il plauso generale in Europa, è quello in cui si constata apertamente che la Russia seguirà una politica essenzialmente pacifica e rivolgerà tutti gli sforzi suoi verso i lavori fecondi richiesti dal progresso della vita civile e degli interessi sociali ed economici del paese.

Raccoglimento; sviluppo civile economico-sociale; pace all'estero senza rinunciare all'influenza legittima ed agli interessi della Russia; fedeltà alle amicizie e simpatie tradizionali; nessuna indicazione di modificazioni nelle istituzioni dell'Impero. Tale è il programma. Dal lato della politica estera (ed è il solo che mi spetta di esaminare qui) non potrebbe essere né più rassicurante né più degno d'approvazione.

Quanto alla politica interna quale è delineata nella circolare, non mi arbitro d'esaminarla per ora. In questi momenti, e sotto l'impressione tuttora vivissima dell'orribile misfatto che troncò la vita d'uno dei più benemeriti monarchi della Russia temerei che il mio giudizio non fosse abbastanza ponderato e sicuro. D'altronde i programmi e specialmente quelli della politica interna acquistano il loro vero valore dall'applicazione che se ne fa. Converrà quindi aspettare prima di pronunciarsi su cose di così grave importanza.

Le intenzioni del nuovo Imperatore sono buone, sincere ed oneste, come buono, sincero ed onestissimo è il suo carattere. La sua condotta e la sua attitudine in questi per Lui dolorosissimi e gravissimi momenti è piena di dignità e di fermezza ed ispira la simpatia generale.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ,ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 323/867. Londra, 22 marzo 1881 (per. il 27).

Come ebbi l'onore d'informarne l'E. V. col mio telegramma n. 669 (1), io ebbi jeri l'opportunità di parlare della quistione tunisina al Conte Granville che mi fece leggere una lettera del signor Barthélémy Saint Hilaire comunicatagli da quest'Ambasciatore di Francia a cui eu diretta.

In quella lettera il signor Barthélémy Saint Hilaire dichiara, in modo esplicito, che le voci sparse di una prossima occupazione della Reggenza per parte della Francia erano false. Quel governo non ha altro scopo se non quello di proteggere gl'interessi de' suoi nazionali e di guarentire la loro sicurezza. Si spera raggiungere quello scopo coll'agire presso il Bey colla sola persuasione.

Colsi quest'occasione per spiegare al Conte Granville la questione della ferrovia da Tunisi a Susa che fu oggetto del telegramma di codesto Ministero in data del 17 corrente (2) e d'un dispaccio d'uguale data n. 1058 di Serie Politica (3). Spiegai come la società francese concessionaria volesse far passare per Rades quella linea ferroviaria, eludendo in tal modo il privilegio esistente per la ferrovia della Goletta che non ammette la concorrenza di quella da Tunisi a Rades, la quale quistione fu già oggetto di una deliberazione (giuridica, se non erro) in favore della Società Rubattino.

Il nobile Lord sembrò prendere in attento considerazione la esposizione ch'io gli feci di quell'incidente.

Parlai ugualmente dell'affare dell'Enfida del quale i giornali inglesi si OCClliPano assai da qualche tempo. Il Conte Granville mi disse che al Foreign Office si era prima pensato che quella questione dovesse essere sciolta dal tribunale consolare inglese a Tunisi, oppure dai tribunali locali. Ma i giureconsulti della Corona avendo più attentamente esaminata la cosa, il Lord Cancelliere d'Inghilterra emise il parere che spettasse alla parte difendente di scegliere il Tribunale, o quello consolare del proprio paese, o quello locale. Nel caso attuale la società francese è la parte difendente. Ad ogni modo la

questione sarà regolata giuridicamente, e non in via eccezionale, come sembrava tentarlo la detta società.

A questo proposito io devo informare l'E. V. che jeri ebbi la visita del signor Broad, giureconsulto del Consolato inglese in Tunisi e avvocato del signor Levy nella questione dell'Enfida. Egli mi diede su quell'affare molti ragguagli che devono già essere noti a cotesto Ministero per mezzo del signor Santillana con cui il signor Broad è in corrispondenza. Egli ha pubblicato un opuscolo France and Tunis del quale mando qui uniti alcuni esemplari all'E. V., oltre parecchi articoli di giornali rassegnatimi dallo stesso Broad che raccomanda specialmente il giornale The East destinato a propugnare gl'interessi mediterranei e pubblicato sotto la sua ispirazione dal signor Blanchard-Genald, 27, Victoria Street 15. W. London. Egli mi fece leggere una serie d'interpellazioni sugli affari di Tunisi che mi disse sarebbero fatte nella Camera dei Lord da Lord Delaware, ed in quella dei Comuni dal signor Guest, probabilmente quest'oggi, a quanto egli asseriva. Dovevano avere luogo jeri, ma le due Camere furono occupate della questione di Candahar che non lasciò campo per le altre.

Quel signore che mi pare molto attivo ed intelligente, si dice avvocato del Bey di Tunisi che lo ha incaricato della difesa della propria indipendenza contro le pretese della Francia. Per dare coraggio al Bey, egli vorrebbe che anche l'Italia mandasse a Tunisi un bastimento da guerra, per dimostrare che l'Italia non lo abbandona. Ma mi limito a notare quel suo suggerimento. senza discutere la opportunità di attendervi.

(l) -T. 349/669, pari data, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 735. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. CONFIDENZIALE 326/868. Londra, 22 marzo 1881 (per. il 26).

Col mio rapporto del lO corrente Serie Politica n. 854 (2), io aveva l'onore d'informare l'E. V. della conversazione ch'io aveva avuta col conte Granville intorno ad Assab. Per conformarmi al desiderio espresso da V. E. nel Suo dispaccio del 28 febbraio ultimo, *Serie Politica n. 1049 (3), di ottenere da Lord Granville qualche dichiarazione, preferibilmente scritta, che nel giorno in cui nelle nostre Camere, si dovrà discorrere di Assab, ci premunisca contro qualche manifestazione che potesse giungere da Londra di propositi avversi alla nostra occupazione di quella rada*, io scrissi al nobile Lord la lettera confidenziale di cui mandai una copia all'E. V. affine di provocare da esso una risposta ugualmente scritta. Finora io non ebbi ancora quella risposta benché più volte gli abbia ricordata la mia domanda. In una precedente conversazione egli mi disse che la questione era stata sottoposta al Principale Segretario di Stato per le Indie, siccome quello che vi era il più interessato.

*Ieri gliene parlai di nuovo ed egli subito mi accennò un articolo del Pall Mall il quale dava la notizia che il nostro Commissario aveva solennemente preso possesso di Assab a nome del R. Governo come territorio italiano; però il nobile Lord soggiunse che ulteriori informazioni provavano che la notizia non era del tutto fondata. Io credei opportuno di rettificare tale erronea asserzione del Pall Mall, valendomi del dispaccio di codesto Ministero in data del 18 febbraio ultimo, diretto al R. Commissario in Assab (l) (vedi documenti stampati n. 73, XXIII) *.

Rilasciai anche privatamente al Conte Granville un estratto di quel dispaccio che dimostra come sia coerente codesto Ministero colle dichiarazioni ripetutamente fatte in di lui nome, che nulla dall'Italia si avesse intenzione d'intraprendere che potesse destare i sospetti dell'Inghilterra, dando alla fattoria Rubattino ad Assab qualsiasi caratte,re di stabilimento militare.

*Il nobile Conte mi parve più rassicurato a quel riguardo e sulla mia insistenza mi fece sperare che mi avrebbe data la desiderata risposta la quale dipende in parte da quella che avrà dal Dicastero delle Indie. Ma io credo di accorgermi che, mentre il conte Granville è desideroso di fare una dichiarazione soddisfacente per noi, egli è contrastato dalle tradizioni del Foreign Oftice il quale, amo a crederlo, non darebbe una risposta contraria, ma preferirebbe astenersi di pronunciarsi in una questione che eccita la suscettibilità degli Inglesi, ognora gelosi di qualsiasi particella di terra che da altri si voglia occupare in riva al mare*.

(l) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti, in LV 34, p. 60. (2) -Cfr. n. 727. (3) -Cfr. n. 716.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 360. Costantinopoli, 23 marzo 1881, ore 19,30 (per. ore 19,45).

Télégramme identique. Les délégués tures ont paru à notre réunion aujourd'hui et ont proposé une nouvelle solution exclusivement continentale ajoutant à la ligne du Penée une superficie de deux mille trois cent kilomètres carréa ce qui ag,randirait en tout la frontiere actuelle de la Grèce de quatorze mille kilomètres carrés. Nouvelle ligne partant de la mer Egée à quatre kilomètres au sud de Plutomona suivrait une série de hauteurs au nord du Pénée jusqu'au mont Krachovo d'où elle rejoindrait l'Arta dont elle suivrait le thalweg jusqu'à son embouchure laissant ainsi à la Grèce Larnavoka et Arta. Nous avons accepté cette communication simplement en déclarant encore une fois aux délégués ottomans que nous pensons soumettre à nos Gouvernements, il n'y aura dane plus de réunion avec eux. Notre but de recevoir les propositions de la Porte rempli, nous nous réunirons de nouveu demain pour continuer notre travail (2).

40 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

(l) -Cfr. n. 700. (2) -Questo telegramma fu ritrasmesso alle altre ambasciate e alla legazione ad Atene con t. 190, pari data.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. RR. 362. Costantinopoli, 23 marzo 1881, ore 23,40 (per. ore 2,15 del 24).

Notre discussion sur la ligne à soumettre à nos Gouvernements ne marche pas. Ambassadeur d'Angleterre continue à souteni-r cession de Crète, avec la Thessalie jusqu'au Pénée. Les ambassadeurs d'Allemagne, d'Autriche et de Russie sont plutòt pour donner en Thessalie seulement la ligne du 3 octobre, mais le sentiment général étant que l'une et l'autre de ces lignes amenerait la guerre, on n'ose prendre aucune décision. Ambassadeur d'Angleterre serait maintenant d'avis qu'une solution exclusivement continentale semit plus facile à obtenir des tures et agréable aux grecs, mais l'ambassadeur d'Allemagne ayant déclaré qu'il renoncerait à son initiative si on sortait du programme qui suggérait solution mixte, personne ne veut prendre la responsabilité de proposer solution continentale. Certains ambassadeurs s'abstiendront voter si un accord préalable n'intervient point entre les ambassadeurs d'Angleterre et d'Allemagne. Il est donc douteux que les ambassadeurs parviennent à s'entendre sur une ligne. De mon còté je garde une réserve absolue, mais quand je serai obligé de me prononcer, je me rangerai du còte de l'ambassadeur d'Angleterre.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 336/872. Londra, 24 marzo 1881 (per. il 28).

Io ebbi occasione di parlare della questione di Assab con lord Tenterden cui dessa è specialmente affidata al Foreign Office. Gli dissi ch'egli in seguito alle mie comunicazioni doveva essere rassicurato circa le intenzioni pacifiche dell'Italia nel Mar Rosso. Il nobile Lord mi rispose, prima sche·rzando un poco, che la questione dipendeva alquanto dal successore di Maometto che aveva diritto di imperare sulle rive di quel mare. Ma poi parlando sul serio, egli mi disse che le preoccupazioni del Governo inglese non si riferivano a noi di cui esso riconosceva la lealtà, ma bensì ad altre Potenze che seguendo il nostro esempio vorrebbero anch'esse occupare qualche punto sulle sponde del Mar Rosso, ed accennava di volo fra altre la Francia. L'Inghilterra, diceva egli, ha interesse a mantenere la neutralità e la libertà del Canale dì Suez e del Mar Rosso e sarebbe da temere che tale scopo venisse a fallire ove altre potenze volessero

stabilirvisi. Mi pare che le conseguenze di un tale fatto sarebbero forse diverse da quelle paventate da lord Tenterden; ma senza entrare in discussione al riguardo io terminai col dirgli che ad ogni modo vi era prescrizione per qualsiasi rivendicazione al nostro rigua,rdo, rinnovando le assicuranze che l'Inghilterra nulla a v eva a temere dalle nostre ambizioni dominatrici nel Mar Rosso, alla quale dichiarazione il mio nobile interlocutore mi sembro fare migliore accoglienza che non per l'addietro.

(l) Un breve estratto di questo documento è edito in LV 34, p. 60.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 2762. Berlino, 25 marzo 1881 (per. il 30).

Dans une entretien récent avec une personne qui ne veut pas ètre nommée le prince de Bismarck énonçait le jugement qui suit sur l'affaire turco-hellénique.

Lorsqu'il consentait à émettre quelques idées favorablement accueillies par les autres puissances, son intention n'avait pas été, ne se croyant pas infaillible, de recommander une transaction définitive en remplacement de la frontière élaborée par la conférence de Berlin. Il s'agissait plutòt d'un mode de procéder moyennant lequel une solution pacifique pourrait étre obtenue avec chances de succès. Le moyen qui lui semblait le mieux indiqué pour attendre le but, consistait en ce que les ambassadeurs à Constantinople prépareraient eux-mèmes la combinaison qu'ils estimeraient la plus acceptable aux parties en litige. Sans exclure qu'ils cherchassent à se rendre compte des dispositions de la Sublime Porte, le Chancelier pensait qu'à cet effet il serait inopportun d'ouvrir tout d'abard avec elle des conférences. Il y voyait plus d'un inconvénient. Aussi avait-il insistè pour que le nouveau tracé fùt présenté en premier lieu à Athènes, en y exerçant une pression pour son acceptation. Quand celle-ci aurait été acquise, on serait arrivé à Constantinople en tenant un langage qui aurait pu se traduire en substance par ces mots: «Nous menons les grecs en laisse, nous vous les lancerons entre les jambes si vous n'acceptez pas nos propositions, déjà souscrites à Athènes ».

Ce programme ayant été interverti dès le début, le Comte de Hatzfeld rece

' vait aussitòt l'avis de garder une extrème réserve. De leur còté, les délégués tures ont recouru à leur fertilité habituelle d'expédients. On leur a méme demandé, ce qui n'était pas habile, leur dernier mot.

M. Goschen voudrait aller plus loin que se collègues, en invoquant l'accord arrété à Berlin dans ses conversations avec Son Altesse, qui cependant s'était borné à des indications générales, sans prétendre fixer lui-méme une frontiere. Au reste, le Comte de Hatzfeld ne tardait pas à s'apercevoir que M. Goschen visait moins à soutenir son collègue d'Allemagne, qu'à étre soutenu par celui-ci. Bref on flottait indécis, et cette indécision, ce manque d'unité, sans doute remarqués par le principal intéressé, n'étaient guère de nature à predisposer le Sultan à la conciliation. Il a néanmoins fait certaines concessions. M. Goschen, entre autres, les juge insuffisantes. Mais il ne faudrait pas perdre de vue que, si les Puissances voulaient atteindre le maximum de leurs désirs, la guèrre deviendrait inévitable en présence de la résistance de la Turquie, tandis qu'on parviendrait à èviter le conflit, si les puissances et la Grèce se contentaient mème de la ligne du 3 octobre avec la Crète comme compensation pour l'Epire.

Le comte Stirum, que j'ai rencontré hier, s'exprimait avec mois dans un sens assez analogue. Il ne se .prononçait pas encore sur la dernière proposition dont il avait aussi connaissance, et qui avait été communiquée par les délégués ottomans à la réunion des Ambassadeurs en date du 23 mars (Télégramme de v. E. de la nuit dernière) (1). Il disait lui aussi que le Comte de Hatzfeld avait l'instruction de rester dans la réserve, de s'abstenir de toute initiative, et de se rallier, le cas échéant, à la majorité de ses collègues.

Tout porte à supposer que le Cabinet de Berlin adoptera la mème attitude quand les représentants à Constantinople soumettront aux Gouvernements respectifs le tracé qui leur a été demandé. Le fait est que, gràce à un regrettable concours de circonstances dont on décline ici toute responsabilité, l'Allemagne rentre dans ses anciennes allures de réserve, ce qui ne facilitera certes pas un résultat satisfaisant. Les adversaires du Chancelier de l'Empire lui imputent déjà l'arrière-pensée de vouloir laisser cette question ouverte sauf à la reprendre au gré de ses propres convenances. Pour mon compte, j'ai le sentiment que l'Angleterre et l'Italie sont les seules puissances qui se préoccupent sincèrement de la Grèce, dont les aspirations un instant encouragées ont été plus tard refoulées avec tant de cynisme par certains Cabinets.

Le Comte de Saint Vallier avait engagé son Gouvernement à rappeler à r.ordre M. Tissot. De dernier a répondu pour sa justification, que sa conduite avait été influence par celle du Comte de Hatzfeld, peu ou point conforme à l'accord établi à Berlin entre le Prince de Bismarck et M. Goschen.

Quoi qu'il soit, il saute aux yeux que, tant que -les Gouvernements reculent devant une sanction matérielle pour l'exécution de ce qu'ils estiment juste et convenable, la Turquie a beau jeu pour ne pas les prendre au sérieux. Et quant aux diplomates, s'ils doivent nécessairement concourir à la solution de la question, leur oeuvre est condamnée d'avance lorsqu'il n'existe pas entre les Cabinets une entente préalable pour forcer au besoin le main à qui leur oppose résistance.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 381. Parigi, 26 marzo 1881, ore 14,26 (per. ore 16,30).

M. Barthélémy de Saint Hilaire que je viens de voir à l'instant m'a déclaré que l'entrée d'un corps dans la Tunisie est une nouvelle fabriquée par le Figaro complètement fausse et que le Gouvernement a fait démentir par les journaux républicains de hier au soir et de ce matin, ce qui est

exact. Hier j'ai envoyé à V. E. une lettre reservée (l} dans laquelle je lui explique ma pensée à cet égard. Il me revient de différents còtés que la nouv,elle campa,gne de la presse française au sujet de la Tunisie pourrait bien etre une manoeuvre financière pour créer des conditions moins avantageuses au prochain emprunt italien. On ajoute meme que la maison Rothschild ne serait pas étrangère à cette intrigue.

(l) Cfr. n. 743, nota 2.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 200. Roma, 26 marzo 1881, ore 16,05.

Je prie V. E. de demander à lord Granville son opinion sur la dernière ligne proposée par la Turquie (l). A Paget qui me parlait tout-à l'heure de cette question j'al répondu que si la proposition de la Sublime Porte ne me paraissait pas telle encore à pouvoir ètre prise pour base, elle témoignait cependant l'intention sérieuse d'en venir à une solution. Une ligne suffisante en Thessalie avec Prevesa et Candie me ferait l'effet d'etre la meilleure des solutions. En Grèce on accorde beaucoup d'importance à Prevesa pour laquelle Goschen insiste et l'Allemagne après en avoir émis l'idée tient aussi à ce qu'on cherche une compensation en Candie. Voulant comme toujours que notre accord soit complet avec l'Angleterre, je désire connaitre les vues du Cabinet de Londres pour donner des instructions identiques à notre ambassadeur à Constantinople (3).

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IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 385. Bucarest, 26 marzo 1881, ore 19,10 (per. ore 22,55).

Les deux chambres viennent d'approuver à acclamation projet d'initiative parlamentaire attribuant au souverain titre de Roi de Roumanie. Je pense que suivant principe que nous avons invoqué pour nous et Ies traditions constantes de notre Gouvernement, nous ne pouvons pas tarder à annoncer reconnaissance du nouveau titre. Il serait peut-etre habile de ne point attendre que des tiraillements diplomatiques surgissent. Je prie V. E. de me télégraphier ses instructions (4). Si, ainsi que je le pense, reconnaissance de notre part est immédiate, il faudrait m'envoyer nouvelles lettres de créance, et m'autoriser à en annoncer l'expédition.

(l) -Non rinvenuta. (2) -Cfr. n. 743. (3) -Per la risposta cfr. n. 752. (4) -Per la risposta cfr. n. 758.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Berlino, 26 marzo 1881.

Merci de votre lettre du 17 mars (1).

C'est une heure après le départ du dernier courrier que j'ai appris l'effroyable catastrophe de Pétersbourg. C'est plus qu'un attentat contre la personne d'un Souverain, c'est un avertissement de plus que les nihilistes, les internationalistes, les socialistes, les démagogues en veulent à mort au principe monarchique. A ce point de vue quand les agences télégraphiques annonçaient que Nigra représenterait le Roi comme Ambassadeur ad hoc aux funérames de l'Empereur Alexandre, j'ai cru devoir aussitot télégraphier à Rome (2) en insistant sur la haute convenance que pareille mission fut confiée au Due d'Aoste. Les dynasties régnantes devaient prendre part à une contre-démonstration. Il m'a été répondu (3) que telle avait été l'intention de Sa Majesté mais que Son Altesse Royale pour motif de santé ne se trouvait pas en mesure d'entreprendre un aussi long voyage, mais qu'il était déjà convenu que le Prince Amédée assisterait au couronnement à Moscou. Je ne regrette pas moins l'empéchement, car l'occasion était indiquée où chaque Prince doit faire son métier. Je suis sùr que vous partagez mon avis.

Je n'ai pas besoin de dire qu'ici l'événement a causé una profonde émotion, car il ne peut manquer d'avoir de graves conséquences pour la politique générale. En attendant on échange entre Berlin et Pétersbourg les assurances les plus cordiales de fidélité à l'amitié traditionnelle. Le Prince de Bismarck en marque sa satis.faction et y voit un gage précieux pour le maintien de la paix européenne et pour les intéréts de l'Allemagne. Mais ses prévisions ne vont guére au delà de quelques mols, car personne ne peut encore savoir au juste ce qui arrivera dans six mois ou une année.

Le fait est que dans Ies assurances données, surtout à la parenté, devant un cercueil encore ouvert, il faut faire la part d'une certain exagération de Iangage. L'avenir seui nous dira son secret. En tout cas nous aurions besoin plus que jamais d'une direction habile pour notre politique étrangère. Malheureusement elle fait défaut. Comme vous j'en suis à peu près réduit aux documents diplomatiques. Avec de nombreuses lacunes.

Pour un certain temps les affaires intérieures en Russie prendront le pas sur les affaires étrangères. Je ne vois pas trop comment on parviendra à extirper le mal. Il faudrait remonter bien haut dans les classes de la société, et descendre bien bas pour arracher avec le scalpel le cancer qui ronge la Russie.

Vous aurez vu par les télégrammcs de Corti à quel point se trouve la question de frontière entre la Turquie et la Grèce. On persiste à dire que les ambassadeurs à Constantinople ont mal enmanché l'affaire; dès lors le Comte Hatzfeld a reçu l'ordre de se tenir sur une extreme réserve. M. Tissot a été rappelé à l'ordre par son Gouvernement. Les anciennes instructions ont été confirmées à Corti. M. Goschen a continué à se tenir sur la base de ce qu'il avait cru comprendre à Berlin. Le Comte Hat2lfeld a eu le sentiment au contraire que son collègue d'Angleterre voulait moins le soutenir qu'ètre soutenu par lui Hatzfeld. De là manque d'unité de vues, et de direction, des conférences formelles avec la Turquie à laquelle on allait jusqu'à demander naìvement son dernier mot. Le programme de Berlin a été interverti. On ne se prononce pas encore ici sur la dernière proposition de la Porte. L'Ambassadeur d'Allemagne a l'instruction de s'abstenir de toute initiative et de se ranger le cas échéant à l'avis de la majorité. Le Cabinet de Berlin prendra évidemment la meme attitude quand il sera en possession de la ligne de frontiere que les Ambassadeurs ont été chargés d'élaborer.

Nos Gouvernements font jouer un bien triste ròle à la diplomatie. Ils ne peuvent s'entendre sur une coercition matérielle pour l'exécution de ce qu'ils estiment juste et convenable, et laissent potasser leurs agents dans un cercle vicieux. Il est possible que l'un ou 1'8 utre de ces Cabinets aient un intéret à laisser la-question ouverte avec l'arrière-pensée de s'en servir à leur convenance et à l'heure qui conviendra.

La mission qui se joindra à l'ambassade extraordinaire de Nigra, a passé ici. Elle n'a pas l'intention de rentrer en Italie par la voie de Vienne.

(l) -Non rinvenuta. (2) -Cfr. n. 734. (3) -Cfr. n. 738.
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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 393. Atene, 27 marzo 1881, ore 13 (per. ore 15,45).

Comoundouros vient de m'annoncer qu'il va envoyer à Rome en mission extraordinaire M. Antoine Ricaki député influent de son parti. Comte Maffei connaissant parfaitement ce personnage, je m'abstiens d'en énumérer les qualités. Je crois etre dans le vrai en attribuant à cet envoyé la mission de tacher de persuader au Gouvernement du Roi de s'unir étroitement à l'Angleterre dans la solution de la question turco-grecque que dans la pensée de Comoundouros une entente parfaite entre l'Italie et Grande Bretagne au~ait l'avantage fort appréciable de peser sur les décisions des quatre autres puissances. Toute cela ne peut que donner de la valeur aux bruits qui courent sur un appui éventuel de l'Angleterre si la guerre venait à éclater, ou tout au mois témoinier de la confiance qu'on a ici dans Cabinet de Saint James. M. Ricaki partira vendredi prochain par le postal italien pour Brindisi.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 396/675. Londra, 27 marzo 1881, ore 16,25 (per. ore 18,30).

Peu après avoir reçu dernier télégramme de V. E. de hier au soir (1) j'ai vu Granvil1e qui en avait eu analogue de Paget. Il m'a dit qu'il s'associait entièrement aux pensées de V. E. pour la frontière turco-hellénique et qu'il avait télégraphié à Goschen de s'entendre avec Corti à ce sujet. Il ne considère néanmoins point cette proposition comme un ultimatum, et si elle ne pouvait etre acceptée il désire que Goschen et Corti continuent à procéder d'accord pour arriver à une solution quelconque qui puisse etre agréée par toutes les puissances et que les deux parties intéressées, surtout la Grèce, soient obligées d'accepter à fin d'éviter que celle-ci ait recours aux hostilités, car le grand but à atteindre c'est d'éviter guerre. Granville serait par conséquent désireux que V. E. donne à Corti instructions dans ce sens.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 397. Atene, 27 marzo 1881, ore 18,20 (per. ore 21).

Président du cons,eil vient de recevoir plusieurs télégrammes de différents provinces de Crète par lesquelles on le sollicite à accepter cette ile, dont les sacrifices en maintes occasions lui créent un titre suffisant pour aspirer à sa réunion à la Grèce. Dans le cas d'un refus on fait responsable le Gouvernement grec des conséquences qui pourraient s'en suivre. Comoundouros tout en me priant d'exposer ce qui précède à V. E. et au comte Corti m'a déclaré qu'il verrait avec un plaisir extrème figurer Crète dans une combinaison d'arrangement. Il va aussi télégraphier à ses agents de faire connaitre aux six Cabinets médiateurs que l'annexion de cette ile est vivement désirée par la Grèce entière. On ne doute pas aujourd'hui qu'une combinaison comprenant la Thessalie, peut-etre meme la ligne du Pénée avec Crète, serait acceptée par le Cabinet d'Athènes.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 399. Costantinopoli, 27 marzo 1881, ore 22,20 (per. ore 23,35).

Télégramme identique: «Les ambassadeurs des puissances médiatrices chargés de s'entendre sur une nouvelle rectification des frontières entre la

Turquie et la Grèce se sont mis d'accord sur la ligne suivante. La nouvelle frontière partant de la mer Egée à quatre kilomètres au sud de Platamona suivrait une série de hauteurs au nord du Pénée jusqu'au mont Pratschabo d'où elle rejoindrait l'Arta dont elle suivrait le thalweg jusqu'à son embouchure. Punta et son territoire doivent «'!tre cédés à la Grèce. Toutes les fortifications du còté de Preves·a et de Punta doivent etre désarmées et la libre navigation du golfe assurée. Les ambassadeurs sont aussi d'avis de rappeler à l'attention de leurs Gouvernements les quatre premiers artieles de l'annexe C du cinquième protocole de la conférence de Berlin. D'après les nouvelles qui leur parviennent d'Athènes et qu'ils recueillent ici il Ieur parait nécessaire dans l'intérc'!t d'une issue pacifique que les Cabinets s'ils approuvent cette solution la communiquent en premier lieu et sans retard au Gouvernement hellénique comme une décision unanime de l'Europe, comme ils le feront plus tard à la Porte. Ils croient enfin que l'acceptation de la Grèce serait facilitée si les Cabinets jugeaient convenable de déclarer que les cas échéant ils pourvoiraient à l'exécution de l'accord ».

(l) Cfr. n. 748.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 206. Roma, 27 marzo 1881, ore 23,55.

Ayant hier matin dit à Paget ce que j'ai simultanément télégraphié à

V. E. (l) au sujet de la meilleure solution du di,fférend hellénique, l'ambassadeur d'Angleterre est venu me communiquer un télégramme de Granville en date d'hier ainsi conçu: « Nous partageons la manière de voir du Gouvernement italien et avons instruit aujourd'hui M. Goschen en cas d'insuccès de faire de son mieux mais de ne pas fermer la porte à un accord général ». Maintenant l'accord s'est fait entre les ambassadeurs ces derniers ayant formulé à l'unanimité la concluslon que j'ai textuellement mandée à V. E. (2). Il est pour nous de la plus haute importance de connaitre l'avis de lord Granville car nous tenons à continuer de marcher étroitement d'accord avec lui. Dans un télégramme confidentiel (3) Corti ajoute que l'idée de Candie a été abandonnée en suite de nouvelles instructions de Bismarck autorisant Hatzfeld à se rallier à la base d'une solution purement continentale et que l'ambassadeur d'Angleterre a été le premier à reconnaitre que la dernière proposition ottomane fournissait le meilleur point de départ pour une solution pacifique.

t. -209 del 28 marzo.
(l) -Cfr. n. 748. (2) -Cfr. n. 754 ritrasmesso a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna e Atene con (3) -T. 391, pari data, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

R. 2034. Costantinopoli, 27 marzo 1881 (per. il 5 aprile).

Jeri fummo convocati per iniziativa del Signor Ambasciatore di Germania. S.

E. ci significava che il suo Governo, preoccupato delle difficoltà che si incontravano nella definizione della linea, e desiderando rimuovere qualunque incaglio che, potesse venire dalla parte di esso, lo aveva autorizzato ad associarsi a quella soluzione che fosse dagli Ambasciatori giudicata più atta a fornire un mezzo di pacifico componimento della pendenza. Né alcuno prendendo la parola per fare una proposta, l'Ambasciatore d'Inghilterra suggeriva si mettesse in deliberazione l'ultima proposta fatta dai delegati Ottomani. Fu primieramente sottoposta la questione se si avesse ad aggiungersi la cessione di Prevesa, però nessuno espresse un avviso favorevole, ché tutti erano convinti quella condizione costituirebbe un casus belli per la Turchia. Si sostituiva ad essa la cessione di Punta alla Grecia, il disarmo dei forti di Prevesa e di Punta, la libera navigazione del golfo di Arta. Si passava indi alla discussione della frontiera al nord della Tessaglia. L'Ambasciatore d'Inghilterra esprimeva l'avviso, la proposta Turca dando ai greci una frontiera strategica di grande valore, non convenire d'arrischiare il pacifico scioglimento della questione per includervi qualche pascolo di più, epperò s'avesse ad accettare quella linea quale era stata offerta. Tutti gli Ambasciatori, penetrati della dif.ficoltà d'ottenere dalla Turchia quei pascoli, che nella buona stagione sono frequentati dagli Albanesi d'altre provincie, aderirono all'opinione manifestata dal Signor Goschen.

Era per tal modo intervenuto un completo accordo sulla linea da sottomettersi ai nostri Governi, e si convenne di darne senz'altro un avviso preliminare ai rispettivi Governi. Fu quindi redatto il telegramma identico (2) che ebbi l'onore di spedire all'E. V., e nel quale credemmo opportuno di aggiungere una raccomandazione di segreto, poiché ci parve che una prematura divulgazione dei dettagli del nostro accordo ad Atene potrebbe suscitarvi una commozione che era bene di evitare.

Questa soluzione potrà da taltl'1i essere stimata insufficiente. Ma i Governi ci avevano affidato un arduo incarico, e le nostre coscienze rifuggivano dalla idea di raccomandare ad essi una soluzione che avrebbe indubbiamente condotto alla guerra. Ci arrestammo a quella che ci parve pratica e la migliore per la Grecia nei limiti di un componimento pacifico. Starà ora alle Potenze a far comprendere a questa come un ingrandimento sì considerevole del territorio del Regno sia di gran lunga preferibile ai pericoli d'una guerra che potrebbe avere per essa le più funeste conseguenze.

{l) Ed., con varianti, !n LV 31, p. 126. {2) T. 387 del 26 marzo, non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT.

T. 212. Roma, 29 marzo 1881, ore 10,15.

M. Comoundouros ayant reçu de Condouriotis une version presque textuelle des conclusions prises à Constantinople par les ambassadeurs (1), a chargé

M. Paparigopoulos de venir me dire que jamais la Grèce n'accepterait une pareille combinaison. Sans entrer dans les détails de la question, j'ai tenu au chargé d'affaires hellénique un langage ferme appelant son attention sur les dangers auxquels la Grèce s'expose en prenant une attitude de résistance envers l'Europe toute entière.

(Per Londra) Je prie V. E. de voir Granville et de lui demander ce qu'il pense devoir faire pour empecher que la Grèce ne s'engage plus loin dans une voi e où l'oeuvre bienveillante de l'Europe deviendrait inefficace (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI

T. 214. Roma, 29 marzo 1881, ore 10,50.

Le Gouvernement romain qui connait nos sentiments et n'a pas oublié notre initiative à l'occasion de la reconnaissance officielle ne saurait douter de la sympathie avec laquelle nous avons maintenant appris la délibération des deux chambres et la decision du souverain. Mais un acte de notre part, anticipant sur les formes usitées en pareil cas et devançant meme la notification du nouveau titre pourrait, sans profiter le moins du monde à la jeune nation, se preter à des commentaires fàcheux. Certes, au point de vue du fond de la question personne n'y aurait à redire, mais on pourrait trouver dans l'exagération de notre empressement le motif ou le pretexte pour prendre, à notre égard, une attitude de mauvaise humeur qui, surtout dans le circonstances actuelles, serait extremement désagréable. Je me suis, depuis avant hier, mis en communication pour le modus procedendi, avec l'Angleterre (3) et je serai bientòt en mesure de vous donner instructions. Ce que nous voulons, à tout prix éviter, c'est de faire une politique isolée.

(l) -Cfr. n. 754. (2) -Per la risposta cfr. n. 760. (3) -T. 208, in realtà del 28 marzo, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 215. Roma, 29 marzo 1881, ore 17,20.

L'ambassadeur d'Ang!eterre me communique en ce moment un télégramme de lord Granville à M. Goschen air.si conçu: «Le Gouvernement de Sa Majesté a toujours été de l'opinion que la décision de la conférence de Berlin étant une interprétation du Xiii! protocole visé dans l'article 24 du traité de Berlin avait une grande importance. Ceci a été unanimement admis dans la note du 25 aout. Le Gouvernement de Sa Majestè ne se dissimule pas le changement des circonstances qui a rendu impossible de mettre à exécution cet arrangement sauf moyennant une guerre victorieuse de la Grèce contre la Turquie. Mais il a constamment décliné d'abandonner la position prise par les représentants de l'Europe à moins qu'une substitution avantageuse ne fut possible. V. E. avec habilité, sagesse et énergie singulières s'est appliquée à atteindre le but désiré par le Gouvernement de Sa Majesté, à. savoir que cette substitution fut de nature à satisfaire raisonnablement l'attente de la Grèce fondée sur ce qui s'est passé depuis trois ans. lJe Gouvernement de Sa Majesté ne saurait prétendre que l'arrangement arrèté entre les représentants des puissances est tel qu'ils l'auraient accepté dans le cas mème où ils auraient travaillé seulement entre eux. Mais, considérant les graves dangers d'une guerre pour la Grèce, pour la Turquie et indirectement pour l'Europe ainsi que l'importance permanente de maintenir intacte l'action concertée des puissances, il approuve entièrement que, indépendamment de la déférence due à l'opinion des autres représentants, vous ayez consenti à donner une adhésion provisoire aux propositions que vous nous avez transmises, et il est prèt à donner son adhésion définitive dans la conviction qu'il y aura accord général entre les puissances pour insister auprès de la Turquie et de la Grèce afin qu'elles exécutent l'arrangement immédiatement et complètement ».

Sir A. Paget ayant été chargé de s'informer de nos vues, je lui ai répondu que nous nous associons aux considérations et aux conclusions du Cabinet britannique et que par conséquent notre adhésion définitive peut dès aujourd'hui ètre considérée comme acquise à la combinaison formulée par les ambassadeurs à Constantinople.

L'ambassadeur d'Angleterre ayant confidentiellement ajouté que des pourparlers se poursuivent en ce moment, quant au modus procedendi entre Londres et Berlin, j'ai dit, à mon tour, que nous en attendrons l'issue pour donner les instructions nécessaires à notre ministre à Athènes où la démarche devrait selon le programme Bismarck-Goschen, ètre faite en premier lieu.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CA[.ROLI

T. 413/676. Londra, 29 marzo 1881, ore 17,20 (per. ore 19,10).

Hier au soir Granville m'a dit qu'il avait approuvé adhésion que Goschen avait donné au projet concerté entre les ambassadeurs à Constantinople pour la nouvelle frontière turco-hellénill.ue (l) parceque c'était celle qui s'éloignait le moins du tracé pwposé par la conférence de Berlin et qu'elle présentait le plus de probabilité d'etre acceptée par la Turquie, voir meme par la Grèce, quoique celle-ci éprouverait sans doute une déception. Il pense qu'en agissant fortement et unanimement auprès de cette dernière on l'obligera à se résigner à cette solution en évitant ainsi la guerre qui autrement serait à craindre.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 417. Atene, 29 marzo 1881, ore 21,20 (per. ore 7,21 del 30).

La ligne des ambassadeurs n'est plus un mystère pour personne ainsi que sa présentation aux six Cabinets. L'effet produit est déplorable et l'on considère la guerre inévitable. Comondouros a dit ce matln à mes collègues d'Angieterre et d'Allemagne que les propositions des ambassadeurs n'étaient pas acceptables et qu'il les représenterait comme telles au parlement qui sera convoqué aussitòt après notre démarche. Il a ajouté qu'il ne doutait pas du rejet de la proposition par les Chambres et par le Roi. Nous sommes tous les six d'accord pour recommander à nos Gouvernements la pius grande fermeté si l'on veut avoir des chances sérieuses de réussite. Une démarche qui consisterait dans la répétition de la notification du 15 juillet d~rnier donnerait à Comoundouros beau jeu. Il n'hésiterait pas à nous rèpondre qu'il préfère la première.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 221. Roma, 30 marzo 1881, ore 13,45.

La suggestion que M. Broadley vient de faire à V. E. (2) nous était également arrivée par l'entremise de M. MACCIÒ. Celui-ci avait, cependant, déjà

sagement répondu au ministre tunisien que l'attitude résolue d'un Gouvernement a autant et plus d'efficacité que la présence d'un navire. Je ne puis à cet égard dissimuler à V. E. que la réponse donnée avant hier aux Communes par M. Dilke à M. Rylands a fait ici l'impression d'avoir été trop évasive. Je crains d'etre interpellé à mon tour là dessus à la Chambre et je laisse à la sagesse de V. E. d'apprécier s'il est, pour elle, possible et convenable d'obtenir de lord Granville quelques assurances plus positives dont je pourrais, le cas échéant, me servir dans un intéret d'a.paisement.

(l) -Con t. 410 del 29 marzo, non pubblicato, Robilant comunicò l'adesione austriaca alle proposte degll ambasciatori a Costantinopoli. (2) -Con t. 415/678 del 29 marzo, non pubbllcato, Menabrea aveva riferito che l'avvocato del Bey di Tunisi, Broadley aveva suggerito qualche dimostrazione anglo-italiana per evitare l'accettazione da parte del Bey del protettorato francese.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 426/679. Londra, 30 marzo 1881, ore 21,15 (per. ore 1,15 del 31).

Aujourd'hui j'ai fait part au comte Granville des deux derniers télégrammes de V. E. relatifs à la Grèce (l); il vous remercie de l'adhésion que vous avez donnée à la déclaration du Cabinet anglais. Il m'a dit en meme temps qu'Autriche y avait accédé avec empressement. Ambassadeur de France lui avait déclaré qu'il ne doute pas de l'adhésion de son Gouvernement. Ambassadeur d'Allemagne pourtant ne serait peut-étre pas d'avis que l'on aurait pu faire mieux en faveur de la Grèce. Chargé d'affaires russe a également déclaré qu'il croyait assentiment de son Gouvernement assuré. Reste maintenant le modus procedendi. Granville a fait prier Bismarck de formuler lui méme un projet à ce sujet soit pour participer au Gouvernement grec décision des ambassadeurs soit pour sauvegarder responsabilité du Roi de Grèce, car ayant lui-meme provoqué la conférence de Berlin il a fait naitre dans l'esprit de son peuple espoir fondé que les délibérations de cette conférence seraient réalisées. Ministre de Grèce à Londres a tenu à Granville langage analogue à celui de Comoundouros relaté dans I'avant dernier télégramme de V. E. Ministre de Grèce, tout en regrettant collision qui peut naitre de l'état actuel des choses déclare qu'il le croit inévitable. Granville pense que les grecs s'agiteront jusqu'au moment d'agir, mais qu'ils finiront par céder à la pression morale de toutes les puissances réunies et qu'ils se résigneront à accepter territoire qui leur a été alloué par la dernière délibération des ambassadeurs.

764

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 425/680. Londra, 30 marzo 1881, ore 21,15 (per. ore 1,15 del 31).

Avant que me parvint dernier télégramme de V. E. relatif à Tunis (2) j'avais déjà aujourd'hui meme parlé à Granville du Bey qui effrayé par les menaces

de Roustan semblait disposé à accepter protectorat français, j'ajoutais que puisque Angleterre avait intérét à maintenir indépendance du Bey, peut-étre enverrait-elle quelques navires de guerre à Tunis pour rendre courage à ce faible souverain. Le noble lord me répondit qu'il était informé des faits susdits et que deux bàtiments de guerre angìais avaient eu ordre de se rendre à Tunis. Je pense que s'il en est ainsi, nous ne pouvons pas nous dispenser d'en faire autant afin de ne pas perdre tout prestige auprès de ces populations qui ne croyent qu'à la force, et pour ne pas laisser, camme en Egypte, aux seuls français et anglais une influence que nous avons tout au moins le droit de partager avec eux. Je doute qu'il soit dans l'intérét du Cabinet anglais de permettre que Tunis passe sous la domination de la France. Cette question se discute en ce moment dans le pays et donnera encore lieu à de nouvelles interpellations dans le Parlement. Je ne pense pas qu'au moment où opposition reproche au ministère d'avoir abandonné Kandahar et le Transwaal, il puisse faire bon marché de Tunis.

(l) -Cfr. nn. 757 e 759. (2) -Cfr. n. 762.
765

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 424. Berlino, 30 marzo 1881, ore 22,06 (per. ore 23).

Cabinet de Berlin se réjouit de l'accord établi entre les ambassadeurs à Constantinople et sans prononcer son jugement sur leur combinaison, il ne se re,fusera certainement pas dans un intérét de conciliation et du maintien du concert européen à se rallier à cette combinaison quand elle aura obtenu assentiment des autres Puissances. Mon collègue d'Angleterre a demandé si le Gouvernement impérial avait quelque idée à émettre sur la marche à suivre envers la Grèce; il lui a été répondu que d'ici o n ne prendrait aucune initiative à cet égard, mais qu'on était disposé à recevoir des puissances plus intéressées toute communication sur ce point et à se rallier à l'avis qui prévaudrait chez elles.

766

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 223. Roma, 30 marzo 1881, ore 22,30.

Je vous remercie de vos télégrammes et rapports concernant l'affaire roumaine (1). Nos principes, nos précédents à nous, l'opinion unanime, à cet égard, de nos personnalités les plus marquantes dans la chambre où des

lnterpellatlons s'annoncent déjà de plusleurs còtés, nous rendraient bien difficile de différer notre reconnaissance dès que la notification officielle nous serait faite. Le comte TornieUi mande que la Belgique a déjà signifié sa reconnaissance et que .le ministre d'Angleterre a déjà reçu instruction d'en faire de meme aussitòt que quelques uns de ses collègues en recevraient l'ordre. Gela étant, je tacherai encore de m'entendre avec l'Angleterre pour une reconnaissance simultanée (1), mais je prie V. E. de vouloir bien dès aujourd'hui préparer à Vienne les esprits à un acte dont le caractère amica! envers la Roumanie n'aurait certes dans notre pensée rien de blessant pour l'AutricheHongrie.

(l) T. 392 del 27 marzo e t. 411 deJ 29 marzo, R. 1424 del 26 marzo e R. 1425 del 27 marzo. non pubblicat.i; il Governo di Vienna vedrebbe di cattivo occhio troppa premura da parte Italiana nel riconoscere il Regno di Romania.

767

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 225. Roma, 31 marzo 1881, ore 11,35.

Me faisant part de l'impression que l'affaire roumaine a produite à Vienne (2) le général Robilant admet qu'après ne pas avoir témoigné d'un empressement excessif, nous ne saurions nous empecher de reconnaitre le fait accompli, surtout si nous nous trouvions en cela d'accord avec le Cabinet de Saint James. Nos principes, nos précédents à nous, l'opinion unanime... (vedi telegramma n. 223 (3) fino alle parole: «m'entendre avec l'Angleterre pour une reconnaissance simultanée ~); mais je prie V. E. de vouloir bien dès aujourd'hui préparer à Berlin les esprits à un acte qui, pour nous a tous le caractère d'une nécessité politique et parlementaire.

768

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 428. Vienna, 31 marzo 1881, ore 15 (per. ore 15,45).

Je remercie V. E. pour son télégramme d'hier soir (3) concernant affaire roumaine. Je partage entièrement son avis à ce sujet. Je n'aurais pas trouvé convenable pour nous l'empressement qu'a mis la Belgique, l'Italie ayant des devoirs envers les autres grandes puissances, surtout dans les questions qui touchent à l'Orient, que la Belgique n'a pas. C'est uniquement la reconnaissance avant toute notification que je trouve peu convenable pour nous et de nature à froisser l'Autriche. Mais vu aussi la tournure que cette affaire a prise ici

je regrette taute hésitatian. Si naus pauvans pracéder d'accard avec l'Angleterre, tant mieux; mais camme naus n'av.ons pas prls part camme le Cabinet anglais au fameux pratocalle d'Aix la Chapelle que l'an évaque avec peu d'à prapas, je trouve que naus devans aller de l'avant, paur ne pas naus laisser devancer par une autre grande puissance. V. E. ~eut campter que je ne laisserai pas échapper l'accasian de préparer le terrain et que je ne manquerai pas de mantrer, au besain, au Cablnet de Vienne que l'Italie n'avait pas d'autre ligne de canduite à suivre, et que, en taus cas, ce que naus faisans ne peut, dans natre pensée avair rien de blessant pour l'Autriche-Hangrie.

(l) -Con t. 224, pari data, non pubblicato, Cairoli incaricò Menabrea di fare una proposta in tal senso a Granville. (2) -Cfr. n. 766, nota l. (3) -Cfr. n. 766.
769

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CMROLI

T. 429/681. Londra, 31 marzo 1881, ore 15 (per. ore 18).

V. E. dait avoir reçu man télégramme 677 d'avant hier (l) par lequel je l'infarmais que Granville avait donné au ministre anglais à Bukarest lnstruction de se canfarmer à ce que feraient ses collègues paur la recannaissance du titre rayal assumé par le prince de Raumanie. Le dernier télégramme de V. E. (2), de cette nuit, canfirme cette méme nauvelle qui lui est également venue de Bukarest. II me parait donc qu'il ne peut y avair d'hésitatian à l'égard de la recannaissance formelle de natre part. Quant au modus procedendi, je tàcherai de voir aujourd'hui Granville, puisque V. E. le désire, dans le but de pracéder d'accard avec l'Angleterre dans cette farmalité. Tautefois mon avis serait de reconnaitre, sans ultérieur délai, la nouvelle royauté.

770

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 226. Roma, 31 marzo 1881, ore 16,30.

Le chargé d'affaires de Grèce est venu me cammuniquer un télégramme de

M. Comoundouros exprimant espoir que les puissances ne ratlfleront par les conclusions des ambassadeurs à Constantinople qualifiées camme identiques aux propositions de la Porte, avant d'avoir entendue la Grèce et murement

41 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

examiné la question. J'ai répondu à M. Paparigopoulos que les Puissances s'étant mutuellement engagées au secret le plus absolu, je ne pouvais, d'abord, pas discuter l'appréciation que son G<>uvernement fait des conclusions prises par les ambassadeurs. J'ai ajouté que ces conclusions étaient désormais déjà sanctionnées par nous et qu'elles l'étaient également, ou allaient l'etre, par les autres Puissances. Dans cette situation le meilleur conseil d'amis que nous pouvions donner à la Grèce c'était de ne pas aggraver les difficultés par des résolutions prématurées, d'attendre les communications officielles que les Puissances vont bientòt lui faire et d'examiner, dans son propre intéret ces communtcations avec calme et avec le sentiment de la responsabilité qu'elle assumerait en prenant envers l'Europe toute entière, unanime à ne pas vouloir de complications ni de guerre, une attitude ~e résistance (1).

(l) -T. 414/677, non pubbllcato. (2) -Cf['. n. 766, nota l, p. 564.
771

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 431/682. Londra, 31 marzo 1881, ore 19,41 (per. ore 21,50).

En l'absence de Granville qui est indisposé, j'ai vu Tenterden à qui j'ai demandé comment il entendait procéder à la reconnaissance du nouveau royaume de Roumanie. Il m'a répondu que la reconnaissance de la part du G<>uvernement britannique n'était pas douteuse et qu'on avait télégraphié en ce sens aux deux représentants anglais à Bukarest et à Constantinople. Quant à la forme de l'acte de reconnaissance on s'en remettrait probablement à ce que feraient Allem!llgne et Autriche principalement intéressés dans la question. J'ai saisi l'occasion pour demander à Tenderden si Bismarck s'était chargé de la communication à faire à la Grèce de la déliberation des ambassadeurs à Constantinople. Il m'a répondu que le prince de Bismarck ne paraissait pas vouloir assumer cette mission et semblait désirer qu'une autre Puissance s'en charge.

772

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI

T. 228. Roma, 31 marzo 1881. ore 23.55.

Je vous prie d'annoncer au Gouvernement roumain qu'aussitòt que nous recevrons notification of.ficielle de nouveau titre pris par le Souverain de la Roumanie nous en ferons l'objet d'un acte formel de reconnaissance. Je vous

prie également d'accompagner cette communication par l'expression des sentiments bien sincères que notre sympathie pour la jeune nation roumalne nous inspire dans la présente clrconstance (1).

(l) Con t. 427 del 31 marzo, non pubblicato, Curtopassi aveva preannunziato 11 passo dell'incarlcato d'affari di Grecia e comunicato che Comondouros si proponeva di trattare l'acquisto di Creta per una somma fra i sessanta e gli ottanta m1lloni di franchi.

773

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

T. 229. Roma, 31 marzo 1881, ore 23,55.

Je viens d'autoriser notre ministre à Bucarest (2) d'annoncer au Gouvernement roumain qu'aussitòt que nous recevrons notification officielle du nouveau titre pris ,par le Souverain de la Roumanie nous en ferons l'objet d'un acte forme! de reconnaissance.

(Per Londra) V. E. voit que j'ai sui vi le conseil contenu dans son télégramme d'aujourd'hui (3). Nous tiendrions cependant beaucoup à ce que notre exemple ne tarde pas à etre suivi par l'Angleterre.

(Per Parigi e Pietroburgo) Nos principes et nos traditions ne nous permettaient pas d'hésiter devant un fait accompli que toutes les Puissances vont sans doute reconnaitre.

(Per Vienna e Berlino) C'est le général Menabrea qui nous confirmant que l'Angleterre a déjà donné à son représentant à Bucarest instructions impliquant la reconnaissance, nous a engagé à rompre toute hésitation.

774

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI

D. 46. Roma, 31 marzo 1881.

Il telegramma che oggi Le ho spedito (2), e quelli che in questi ultimi giorni ebbi a scambiare con la S. V., Le hanno fatto aperto l'animo nostro circa il rtconoscimento del nuovo titolo testè assunto dal Sovrano di Rumenia.

Certo nessuno avrà potuto dubitare, in Rumenia, come di certo nessuno ha dubitato, in Italia, della sincera simpatia con cui abbiamo accolto l'annunzio ·Che la giovane nazione aveva voluto, con la dignità regia attribuita al suo principe, riaffermare l'indipendenza valorosamente rivendicata. Però noi

abbiamo stimato che nelle regioni officiali, in Rumenia, e presso la pubblica opinione stessa di codesto paese, si desiderasse, nella presente circostanza, non tanto la manifestazione, da parte nostra, di sentimenti già anticipatamente conosciuti, quanto un solenne e formale riconoscimento della risoluzione adottata dalle Camere di Bucarest e dal Principe sancita. Ci pareva, infatti, che, se avessimo seguito senz'altro un impulso quasi istintivo, e della trasformazione costì avvenuta ci fossimo affrettati a pigliare atto prima ancora che la notificazione officiale ce ne fosse pervenuta, noi avremmo, in certo modo, attenuato l'importanza dell'avvenimento, riducendolo ad una mera opportunità di scambiare dimostrazioni di reciproco affetto. Il signor Kretzulesco, con cui ebbi occasione, due giorni or sono, di intrattenermi di questo soggetto, e al quale dissi schiettamente il nostro pensiero, mostrò di giustamente apprezzarlo, ed io credo che, riferendone al suo governo, avrà potuto dissipare qualunque ombra che, intorno ai veri intendimenti nostri, avesse potuto costì formarsi.

Risoluto, adunque, di procedere in questa circostanza secondo le norme del diritto diplomatico, in quanto queste fossero applicabili alla mutua situazione dell'Italia e della Rumenia, siamo venuti, dopo maturo esame, alla deliberazione che col mio telegramma d'oggi Le ho significato.

Tra gli atti formanti il diritto pubblico europeo è il protocollo 12 ottobre 1818 di Aix-Le-Chapelle, col quale le potenze rappresentate in quella conferenza convennero di non ammettere, senza previo accordo fra loro, alcun mutamento di titolo per i Sovrani e Principi d'Europa. Non so se tutti gli Stati che figurarono come parte contraente in quel protocollo vorranno attenersi rigorosamente al suo tenore letterale. Certo, però, l'ossequio nostro ai trattati, cui siamo avvinti, non poteva costituire, nella attuale circostanza, un impedimento per noi che non siamo da considerarsi tra le parti contraenti del protocollo 12 ottobre 1818, e che di quel protocollo non stimammo di dover tener conto quando, nel 1861, instauravasi il reame d'Italia. Bastava adunque, per noi, di indagare, anzitutto, che l'atto nostro non sarebbe riuscito in dissonanza col concerto europeo in cui, par ragioni d'ordine maggiore, sia. ben risoluti a volerei mantenere, e di fissare, indi, tale un metodo di procedimento che potesse sfuggire, dal lato formale, a qualsivoglia appunto.

Le informazioni assunte da più parti, e fornitemi anche da Lei in quanto concerne alcuni Stati, mi hanno tosto convinto che non si sarebbe fatta obiezione, da veruna tra le grandi potenze, al riconoscimento del nuovo titolo assegnato al Sovrano rumeno. Consta anzi che il rappresentante britannico a Bucarest ha già ricevuto istruzioni imp_licanti quel riconoscimento, rimanendo solo in sospeso la quistione di forma, la quaLe, agli occhi nostri, non potrebbe essere ragione di indugio ulteriore. E, per quanto concerne il procedimento da seguirsi, ci è sembrato corretto quello che indicai col mio teLegramma di og,gi, e che qui confermo: che, c.ioè, il governo rumeno abbia a notificarci officialmente il titolo regio attribuito oramai al Sovrano; in seguito di che tosto si procederà da parte nostra, nei termini consueti, ad atto formale e solenne di riconoscimento. La spedizione di nuove lettere credenziali, per Lei

e per il signor di Kretzulesco, sarebbe la naturale ed immediata conseguenza del riconoscimento.

La S. V., nel porgere a codesto governo la comunicazione che col telegramma d'oggi Le commisi, avrà saputo, io non ne dubito, aggiungere, siccome Le ne feci invito, la espressione di quel compiacimento che i legami di antLca affinità, una tradizione di amicizia costante, e gli ottimi rapporti tra i due paesi dovevano, in questa contingenza, farci vivamente provare.

(l) -Per la risposta cfr. n. '178. (2) -Cfr. n. 772.

(3) Cfr. n. '169.

775

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. 230. Roma, 1° aprile 1881, ore 14,30.

Le comte de Wimpffen est v,enu me demander ce que nous pensions faire à l'egard de la Roumanie. Je n'ai pas cru devoir lui cacher les instructions qui venaient d'etre données, à cet ègard, au comte Tornielli (1). Le compte Wimpffen m'a paru parfaitement apprécier notre situation et il n'a eu rien à objecter du moment que notre reconnaissance se f,era alors seulement que le nouveau titre pris par le prince de Roumanie nous sera régulièrement notifié.

776

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 433. Berlino, 1° aprile 1881, ore 17,20 (per. ore 18,45).

J'ai rempli les instructions que V. E. m'a télégraphiées au sujet de la Roumanie (2). Le sous-secrétaire d'état s'est abstenu de critiquer décision de notre Gouvernement. J'ai fait valoir les considérations énoncées dans votre avant dernier télégramme (3). Le sous-secrétaire d'état n'a cependant pas su s'abstenir de faire remarquer que l'Italie s'isolait dans cette occasion. Pour autant qu'il me résulte Cabinet de Londres se serait jusqu'ici borné à répondre à son ministre à Bucarest qui demandait des instructions qu'il l'autorisait à se joindre à ses collègues si ceux-ci au quelques uns d'entre eux félicitaient le nouveau Roi. Pourquoi le Cabinet de Londres n'agit-i! pas dès à présent ocmme notre Gouvernement? Si cet acte doit indisposer l'Autriche nous serons la première des grandes puissances et dès lors les seuls à provoquer son mécontentement. Il me par11t préférable que les Gouvernements italien et anglais eussent reconnu en meme temps (4).

(l) -Cfr. n. 772. (2) -Cfr. n. 773. (3) -Cfr. n. 767. (4) -Per la risposta cfr. n. 779.
777

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, (l) AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 366/881. Londra, 1° aprile 1881 (per. il 5).

Nell'ultimo colloquio ch'ebbi col conte Granville gli domandai nuovamente la

risposta desiderata dall'E. V. relativa al nostro possesso di Assab. Il nobile

Lord mi espresse il desiderio che non si fosse maggiormente insistito al ri

guardo dovendo bastare che il Governo inglese si fosse limitato a prendere

atto della nostra dichiarazione che Assab non era che un semplice scalo di

commercio e che non entrava nel pensiero del nostro Governo di formarne uno

stabilimento militare. *Egli mi disse che non gli conveniva di pregiudicare

alcuna questione, imperocché si aspettava di essere interpellato al Parlamento

intorno a quel nostro stabilimento e non vorrebbe che il nostro esempio po

tesse trarre a conseguenza ed indurre qualsiasi altra potenza, fra le quali la

Francia, ad occupare qualche punto della costa del Mar Rosso.

Dal compiesso del suo discorso mi parve risultare che non tema le con

seguenze del nostro possesso di Assab quanto paventi qualche tentativo con

simile per parte della Francia. Codesto Ministero deve ricordarsi che, tosto

tre anni or sono, prima che da noi si occupasse di nuovo Assab, si temeva un

tale tentativo per parte della Francia, e che avendo io, dietro invito del Mi

nistero, interpellato in proposito il marchese di Salisbury, allora capo del Fo

reign Office, egli mi rispose che la cosa non era possibile giacché in vista d'un

trattato ch'egli diceva conchiuso col Kedive, questi era obbligato coll'Inghil

terra a non cedere ad alcuna potenza qualsiasi punto della costa occidentale

del Mar Rosso*.

Sul fine della mia conversazione col conte Granville, io dissi al nobile

Lord che la mia insistenza per avere una risposta in iscritto al mio quesito

*mirava particolarmente ad evitare nel nostro Parlamento discussioni intem

• pestive intorno alle pretese od ai diritti del Governo egizio, *ma che intanto noi eravamo i legittimi proprietari e padroni di Assab prima che si credesse, neppure in Inghilterra, alla importanza che avrebbe assunto il Canale di Suez; che allora non fu fatta alcuna opposizione al nostro acquisto; e che ora ci siamo e ci resteremo senza però voler uscire dai termini di un semplice stabilimento ,commerciale; che non vogliamo intavolare, come non lo vuole neppure il conte Granville, una controversia sul diritto di sovranità relativa a quel luogo; ma che però, ove il Governo egizio volesse rivendicare una tale sovranità, non eravamo disposti a concederlo senza discussione e senza far valer,e i nostri diritti.

Tutte queste cose io le dissi colla massima calma ed urbanità al conte Granville che si mostrò sempre benevolo verso di noi anche in questa questione; ma ho pensato che il rappresentante di una nazione di tosto trenta

milioni di abitanti poteva prendere sopra di sé di tenere un linguaggio al_quanto fermo, tanto più che tutte le ragioni di diritto stanno in nostro favore.

* Per altra parte è d'uopo apprezzare giustamente la riserva del conte Granville in quest'occorrenza imperocché, come lo dissi più volte all'E. V. egli ha da reggere contro le tradizioni del · Foreign Office che non sono in genere ·favorevoli agli stabilimenti stranieri in riva al mare, sovratutto in vicinanza di quelli inglesi; egli inoltre in un momento in cui l'opposizione rimprovera al Ministero l'abbandono di Kandahar e la pace coi Boeri senza che le truppe inglesi abbiano potuto prendere una rivincita della loro ultima disfatta, ·egli, dico, non vorrebbe essere tacciato in Parlamento di trascurare gli interessi inglesi nel Mar Rosso e di lasciare una porta aperta alle ambizioni della Francia che già travasi in Egitto in istato di rivalità coll'Inghilterra. *

(l) Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi e con alcune varianti, In LV 34, p. 61.

778

IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 132. Bucarest, 1° aprile 1881 (per. il 6).

In esecuzione dell'ordine telegrafico che V. E. mi ha spedito ieri sera (1), ho annunziato quest'oggi al signor Boerescu, Ministro per gli Affari Esteri, che il Governo italiano, appena avrà ricevuto la notificazione ufficiale del nuovo titolo assunto dal sovrano della Rumania, né farà il soggetto di un atto formale di riconoscimento. In conformità delle istruzioni impartitemi, ho nel tempo stesso espresso al signor Boerescu i sentimenti di simpatia sincera che questa circostanza c'inspira per la Rumania.

Il signor Boerescu mi ha incaricato di far conoscere a V. E. i suoi ringraziamenti per la comunicazione da me fattagli e si è espresso in termini che non lasciano dubbio sulla reciprocità dei sentimenti amichevoli che sono stati sempre la base delle relazioni della Rumania con l'Italia.

779

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 232. Roma, 2 aprile 1881, ore 11,45.

Notre situation parlementaire ne nous permettait pas d'hésiter davantage pour l'affaire roumanie. Les instructions données par l'Angleterre à son représentant à Bucarest impliquent d'ailleurs déjà la reconnaissance. Ce n'est pas sur une simple question de forme là où sur le fond tout le monde est d'accord, qu'on peut nous reprocher de nous Hre isolés. J'ai eu hier un entretien avec

l'ambassadeur d'Autriche qui a parfaitement apprecié notre attitude et n'a eu rien à redire du moment que notre reconnaissance se fera après la notification officielle du Gouvernement roumain.

(l) Cfr. n. 772.

780

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 234. Roma, 2 aprile 1881, ore 18,15.

Ainsi que je le prévoyais, la réponse de M. Dilke à M. Rylands ayant paru ici assez évasive, MM. Massari et Rudinì vont me poser à la Chambre une interrogation bien nette au sujet des accords qui se seraient passés entre l'Angleterre et la France en vue de l'occupation éventuelle, par cette dernière, de la Tunisie. Comme il s'agit d'un point sur lequel on ne se contentera pas bien certainement de demi-mots je me propose de dire textuellement: « que je ne partage pas l'appréciation de ceux qui trouvent évasive la réponse de M. Dilke et que, d'ailleurs, ayant été tout dernièrement encore, en communication avec le Gouvernement anglais à l'égard des affaires tunisiennes, les déclarations que le Cabinet de Saint James nous a faites, excluent formellement que l'Angleterre ait jamais consenti à ce que la France occupe la Tunisie ». Je prie

V. E. de me faire connaitre immédiatement son avis ainsi que celui de lord Granville, avec lequel je désire me trouver entièrement d'accord. Je crains que l'interrogation ne puisse pas etre différée au delà de demain (1).

781

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 443/683. Londra, 3 aprile 1881, ore 12,10 (per. ore 13,45).

Par un heureux hasard hier au soir aussitòt après avoir reçu télégramme de V. E. (2) j'ai pu voir lord Granville chez qui était M. Dilke qui m'a dit que Waddington avait répété à plusieurs personnes qu'au congrès de Berlin Salisbury lui avait offert la Tunisie pour la France mais qu'il n'avait pas accepté, et que la proposition n'ayant été soumise au conseil des ministres, on ne peut dire que le Cabinet de Saint James ait offert Tunis à la France. Granville a confirmé les paroles de Dilke, puis il m'a dit confidentiellement que par suite des bruits sur une prochaine occupation de Tunisie, de la part de la France, il avait interpellé le Gouvernement français qui avait répondu qu'il n'aspira à aucune prépondérance sur Tunis, mais simplement à y exercer

la légitime influence qu'un Gouvernement civilisé a droit d'avoir sur le gouvernement demi-barbare d'un pays voisin; que d'ailleurs il ne veut pas porter atteinte ni aux droits, ni à la position des autres puissances à Tunis. V. E. pourra sans doute obtenir de Paris la confirmation de ces déclarations.

(l) -Per la risposta cfr. n. 781. (2) -Cfr. n. 780.
782

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI.

T. 236. Roma, 3 aprile 1881, ore 14.

Le ministre de Roumanie m'a remis note contenant notification officielle. Je lui réponds aujourd'hui par note annoçant notre reconnaissance. S. M. le Roi a également reçu aujourd'hui par l'entremise du ministre roumain et la mienne, la lettre par laquelle le Souverain de la Roumanie lui fait part du titre royal qu'il a assumé.

783

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 237. Roma, 3 aprile 1881, ore 14,50.

L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie me communique dépeche de son Gouvernement proposant de présenter à la Grèce les conclusions des ambassadeurs à Constantinople par une note identique dont la formule serait à peu près ainsi conçue: «Les Puissances ayant unanimement reconnu cette ligne comme la seule qui puisse assurer à la Grèce un large accroissement de territoire par une solution pacifique, unique but de leurs efforts, en recommandent l'adoption à la Grèce de la manière la plus formelle, en promettant d'user de toute leur influence sur la Porte afin que la cession de ces territoires soit effectuée pacifiquement et sans retard. Par contre les Puissances déclarent que si la Grèce refusait cette solution, elle se mettrait par là en contradiction avec l'unanimité de l'Europe et qu'elle porterait à elle seule la conséquence d'une guerre».

Nous serions, quant à nous disposés à admettre cette formule. J'ai promis de répondre le plus tòt possible.

(Per Londra) Veuillez me télégraphier immediatement si, comme je le pense, nous pouvons adhérer avec certitude de nous trouver d'accord avec l'Angleterre (l).

(l) Menabrea rispose con t. 464/634 del 4 aprile, non pubblicato, che Granville aderiva al progetto di nota proposto dall'Austria, salva alcune leggere modifiche.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Costantinopoli, 3 aprile 1881 (per. l'8).

Non posso resistere al bisogno di felicitarmi teco ed anche di ringraziarti per quel che scrivesti li 15 marzo al R. Ministero (documento diplomatico N. 4794 S. LX.) (1). In mezzo a tante scempiaggini pubblicate dai giornali e, mi dispiace il dirlo, scritte d'altre parti, tu brilli come un sole di verità. Come potevano due ambasciatori far camminare gli altri quattro secondo il loro capriccio? E nota che quei due si riducono poi ad uno, perché Tissot prese sempre pochissima parte alle discussioni. Ed avesti perfettamente ragione d'aggiungere che la via seguita era precisamente quella che era stata suggerita dal barone Haymerle, e credo fosse questa conforme alle prime impressioni del principe Bismarck. Il fatto vero è che quando Goschen e Hatzfeld si trovarono in presenza non erano affatto d'accordo sulla linea da proporsi. Il primo insisteva sopra una soluzione che avrebbe senza dubbio condotto alla guerra che egli contemplava con perfetta indifferenza. Il secondo non aveva un'idea definita sulla linea però non la voleva di guerra. E quando io domandai perché trattandosi di una linea arbitraria non l'avevano fissata a Berlino, mi fu risposto che a Berlino non avrebbero mai potuto mettersi d'accordo. Noi credemmo certamente che avevamo da far qualcosa di serio e non era che intendendo i Turchi che si poteva· far comprendere a Goschen che si metteva sulla via della guerra, soprattutto di fargli sentire la responsabilità che assumeva. Ma v'ha di più. Secondo il nostro programma (Goschen-Bismarck) noi avevamo pure da ricevere le proposte dei Turchi, né erasi detto in qual modo queste proposte avevano ad essere fatte. Le prime non potevano evidentemente essere le vere. Non era dunque nostro dovere di trarne le ultime? E se queste ultime erano infine da noi considerate come accettabili, non si sarebbe fatto un gran passo nella via d'una soluzione pacifica? E così avvenne infatti, ché se i Greci resistono alle furie d'Averno che sembrano volerei trarre nell'abisso ed accettano le nostre proposte, avranno quasi raddoppiate le risorse dell'Impero, i Turchi avranno fatto un bel sacrificio e la pace d'oriente sarà assicurata per qualche anno.

Per quel che mi riguarda personalmente io t'assicuro che sono convinto d'aver fatto il mio dovere, e che gli stessi Bismarck e Granville finiranno per riconoscerlo. Vi sono delle posizioni nelle quali basta incrociarsi le braccia e lasciare andar l'acqua al mulino, il che è più facile che di far qualcosa. Ma ve ne sono di quelle in cui si ha il sentimento di poter giovare alla cosa pubblica, ed in questi casi quelli che hanno la coscienza del dovere agiscono secondo i dettati di essa. Una guerra turco-ellenica nelle presenti congiunture sarebbe stata una calamità per l'Italia. Fra non molto ci saremmo trovati innanzi al duro dilemma in cui ci trovammo l'anno passato quando fummo invitati alla conquista di Smirne. E che avrebbe fatto allora il R. Governo? Il minore dei mali che avremmo subito in quella contingenza sarebbe stato di mandare a monte l'importante operazione finanziaria nella quale siamo impegnati, e che debbe consolidare il credito d'Italia per

l'avvenire. E che Bismarck non abbia poi si cattiva opinione di questi ambasciatori malgrado il morbus consularis da cui si dissero affetti, è provato dal fatto che, i Gabinetti non mettendosi d'accordo sulle comunicazioni da farsi ad Atene, Sua Altezza si decise a domandare a noi di redigere il relativo progetto di nota, e, malgrado le divergenze di cui fummo accusati in breve ore. vale a dire jeri mattina facemmo la nota e la telegrafammo prima del cader del sole. Il fatto è che questi sei ambasciatori agirono in tutto con un meraviglioso accordo, ed io credo d'aver grandemente contribuito a comporre quelle divergenze che ripetutamente si manifestarono fra gli ambasciatori di Inghilterra e di Germania. I dettagli di questi negoziati non saranno forse mai conosciuti, perché la parte più delicata si passò fra le quinte. Ma quel che ti dico ti basti per comprendere il resto. Questa narrazione ti farà eziandio capire se sarebbe stato possibile definire fin da principio, fra le quinte come dice il barone Haymerle, la linea di frontiera. Basta, io sono convinto che noi abbiamo fatto il meglio che si poteva fare nelle presenti congiunture. Se riusciamo avremo reso un servizio all'Europa. Altrimenti accuseremo la fatalità d'essere stata più forte di noi. Naturalmente il mio congedo è compromesso poiché in caso di pace vi saranno tuttavia ardui negoziati per fissare i Turchi con una .regolare convenzione ed in caso di guerra converrà rimanere al posto. Ne ho il compenso che è pure interessante di prender parte a questo high sport diplomatico, il quale sarà una delle più palpitanti rimembranze de' miei vecchi giorni.

Gli affari di Tunisi si f,anno ogni giorno più gravi. Quanto avevamo ra;gione di deplorare quella politica che spinse i francesi ad andare innanzi! E che faranno ora i Maffei, Menabrea, ecc. che la consigliarono? Io non vedo che possa fare l'I1lalia sola se i francesi andassero magari fino a Tunisi, a meno che il governo inglese non prenda in mano la cosa. Vedremo. (l)

Il primo nodo dell'imbroglio turco-ellenico sta sciogliendosi in questo momento ad Atene, ma tanti ne resteranno ancora a sciogliere anche nella migliore ipotesi che non dubito ti sarà possibile godere quest'estate del tuo congedo siccome speravi. Per mio conto ho preso in affitto una buona villa a Modling e mi ci trasferisco ai primi di giugno.

Intanto abbiamo la crisi a Roma ed assai seria anche. La prima volta che mi si tenne parola dell'affare tunisino onde avere da me un consiglio conforme all'opportunità parlamentare del momento, non mancai di darlo diametralmente opposto a quello desiderato, prevedendo fin d'allora e chiaramente dichiarando fin d'allora ciò che o~! succede. Ora ci siamo, e non vedo come se ne uscirà senza una poco decorosa ritirata che già è incominciata con una rottura di collo del Ministero.

Il marchese Maffei in data del 29 scorso mi scriveva: "Van benissimo parmi le cose nostre. Non sei tu pure di quel parere? Non per vantarmi, ma in omaggio al vero, faccio quel che posso! ", Come capirai non gli ho risposto, ma la Camera si è incaricata di rispondere per me che proprio le cose nostre non vanno benino affatto. S'egli faceva quel che poteva, vuoi dire che poco può. Ma come ne sortiremo? Un Ministero Depretis senza Cairoli, ma ciò non aggiusta la questione tunisina e poco parmi modificherebbe la situazione parlamentare.

A Crispi, libera nos Domine! Sella? Ma avrebbe egli una maggioranza?

Colla Legge elettorale in corso di discussione è inutile pensare a sciogliere la Camera per riconvocarla colla Legge vecchia. Insomma peggior imbroglio non si potrebbe immaginare. Compiango profondamente il Re. Parmi poi difficile che questa crisi trovi una prossima soluzione tanto più che intanto gli affari si faranno sempre più gravi a Tunisi e quindi sempre più arduo sarà trovare chi voglia accettare simile eredità.

Goditi caro amico le delizie del Bosforo ed abbi qualche compaziente pensiero per le Crispazioni che forse mi sovrastano qui ~.

(l) Cfr. n. 732.

(l) Robnant rispose 1'8 aprile cc•n la seguente I.p.: <<Ricevo in questo punto la tua lettera del 3 corr. e non voglio tardare a ringraziartene. Sono lietissimo che tu sii stato contento di me. Gli elogi di un provetto diplomatico quale tu sei non possono a meno di lusingare l'amor proprio di un diplomatico "amateur" quale sono io. A dir n vero fui assai meravigliato nel trovare n mio rapporto N. 4794 della raccolta comparire fra quelli che n nostro Ministero dirama alle nostre Missioni all'Estero. Tutto ciò che io so in oggi su quell'incidente che si direttamente t! riflette, accresce ancora il mio étonnement di quella pubblicazione. Ma lasciamo li quella questione su cui proprio non conviene discorrere più a lungoaffidando le mie confidenze alla posta.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 463. Atene, 4 aprile 1881, ore 16,30 (per. ore 12,25 del 5).

Mon devoir m'impose de confirmer à V. E. mes appréciations sur la situation actuelle des choses qui ne laisse d'étre hérissée de perils; aussi je me permets de considérer le projet de note identique présenté par le Cabinet de Vienne (l) tout à fait... (2) et je m'étonne fort de cette rédaction après le tableau bien sombre transmis par le prince de Wrede sur !es choses d'ici. Toute communication se bornant à une recommandation formelle d'accepter la ligne concertée et faisant tomber sur la Grèce la responsabilité d'un refus n'aboutirait absolument à rien, ainsi que d'après la suggestion des ambassadeurs une déclaration de... (2) qui n'aurait pas plus de valeur. Si l'Europe veut sérieusement empécher des complications et sauver à la fois ce pays, elle doit employer un langage d'une fermeté extréme et, au besoin, menaçant. A cette condition seulement on pourra arréter les grecs sur le penchant fatai des aventures. Il est en outre .fortement à regretter le retard que l'on apporte à la notification des conclusions de Constantinople, retard que l'on attribue à la difficulté de se mettre d'accord sur les moyens à employer pour se faire écouter. J'apprends à l'instant que mes collègues de Russie et d'Allemagne vont aller jusqu'à suggérer à leurs Gouvernements l'opportunité d'imposer par une démonstmtion navale la ferme décision de l'Europe. Il me revient de très bonne source que le général Bourbaki a refusé l'offre de deux millions pour prendre le commandement en chef de l'armée et que l'on négocie aujourd'hui avec le général Campbell.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 456. Costantinopoli, 4 aprile 1881, ore 17,40 (per. ore 21).

Identique. Me référant aux considérations indiquées dans notre télégramme identique d'hier (3), et persuadés que notre initiative, justifiée par la gravité des circonstances et dans une certaine mesure par le précédent de la conférence de Berlin, peut offrir l'avantage d'abréger les retards qu'entrainent nécessairement les communications de Cabinet à Cabinet, nous soumettons ci-dessous à nos Gouvernements respectifs le projet de la note collective à remettre au Gouvernement hellénique: «Les soussignés ministres de etc. près

de S. M. le Roi des Hellènes ont l'honneur de remettre à S. E. le ministre des affaires étrangères de Grèce la note ci-après, d'ordre de leurs Gouvernements.

«Le conclusions consignées dans l'acte final de la conférence de Berlin n'ay·ant pas eu, par la force des choses, l'exécution pacifique que les Cabinets avaient en vue, les Puissances médiatrices ont prescrit à leurs représentants à Constantinople de rechercher et d'arrèter entre eux la ligne frontière qui leur paraitrait répondre aux nécessités de la situation. Après avoir mùrement étudié les différentes solutions qui pouvaient etre proposées, les représentants des Puissances à Constantinople ont été unanimes pour recommander à leurs Gouvernements le tracé et les stipulations suivantes: (suit le texte du procès verbal commençant par les mots: «La nouvelle ligne frontière » jusqu'aux mots «la libre navigation du golfe d'Arta sera assurée ». Continuer et finir par «la Grèce devra donner des garanties spéciales en faveur des musulman§ des provinces annexées, au double point de vue de la liberté du culte et du respect de la proprieté »). Les Gouvernements de etc. ayrant approuvé les propositions de leurs représentants à Oonstantinople font savoir au Gouvernement de Sa Majesté Hellénique [quel les conclusions ci-dessus énoncées sont désormais formellement substituées par eux à celles de l'acte final de la conférence de Berlin et qu'ils entendent, dans l'intérèt de la paix générale, s'arrèter à cette solution qui doit ètre considérée dès lors comme une décision de l'Europe. Ils invitent donc le Gouvernement de S. M. le Roi des Hellènes à accepter l'arrangement indiqué dans le ,Présent document et expriment la confiance que le Cabinet d'Athènes ne voudra pas, en refusant d'y s'inserire, s'aliéner les sympathies de l'Europe pour encourir l'immense responsabilité que les puissances médiatrices feraient retomber sur lui, et s'exposer au complet isolement qui serait la première et inévitable conséquence de son refus. Si, comme elles l'espèrent fermement, la Grèce, tenant compte des exigences de la situation et du voeu unanime de l'Europe, dont l'a volonté bien arrètée est de maintenir la paix, accepte la solution adoptée par les Cabinets, les Puissances médiatrices s'engagent à en surveiller l'exécution, afin de faciliter au Gouvernement hellénique l'acquisition pacifique des territoires compris dans la nouvelle frontière » (l).

(l) -Cfr. n. 783. (2) -Gruppo lndeclfrato. (3) -T. 441, non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 136. Bucarest, 4 aprile 1881.

Pare che il Governo francese abbia repentinamente mutato di opinione circa la condotta da seguire nell'affare del riconoscimento del titolo regale assunto dalla Rumania e dal suo Sovrano. Il Gabinetto di Parigi non aspira più alla parte di chi si propone di procacciare aderenze. Aderisce egli stesso

ed il rappresentante della Repubblica, appena avuta la notizia telegrafica di tale adesione, si è affrettato di chiedere al re Carlo I un'udienza per felicitarlo nell'occasione dell'assunzione del nuovo titolo.

Con delicato riguardo la Maestà Sua ed i suoi ministri mi fecero esprimere questa mattina il desiderio che i rappresentanti delle Potenze, che hanno riconosciuto il recente titolo, si presentassero nell'ordine stesso nel quale essi ebbero ad annunziare l'adesione dei loro Governi. Al rappresentante italiano sarebbe spettata la priorità e sarebbe dispiaciuto che altri la pigliasse. Uguale comunicazione veniva fatta al Ministro d'Inghilterra il quale acconsentiva a presentarsi oggi al re Carlo I, prima del collega francese.

Io aveva ricevuto nella notte il telegramma (l) con il quale V. E. mi significava che ieri il signor Kretzulesco era stato ammesso a presentare alla Maestà del Re, Nostro Augusto Sovrano, la lettera reale di notificazione del nuovo titolo della Corona di Rumania. V. E. soggiungeva che Ira risposta ufficiale alla circolare del Governo di Bucarest, sopra lo stesso soggetto, mi era già stata spedita (2). Risposi dunque che era mio stretto dovere di cogliere ogni occasione per attestare alla Rumania ed al suo Sovrano le simpatie sincere dell'Italia, che se io non avea chiesto finora di presentarmi al re Carlo I, ciò dipendeva unicamente da non aver io creduto di poter abusare del tempo di Sua Maestà, alla quale dovrei chiedere, fra altri pochi giorni, un'udienza solenne per avere l'onore di deporre nelle sue mani la risposta del mio Augusto Sovrano. Quest'ultima mi pareva l'occasione più opportuna e più solenne ,per presentarmi al Re. Ma, dappoiché altri miei colleghi avevano stimato dover chiedere fin d'ora un'udienza, io non poteva considerare altrimenti che come un delicato riguardo l'avviso che a me ne era dato, né avrei certamente voluto che della mi,a astensione si potesse dare erronea interpretazione.

Fui dunque avvisato nel corso stesso del colloquio che Sua Maestà mi riceverebbe oggi alle 16,30, prima dei miei colleghi d'Inghilterra e di Francia.

Avendo io riservata l'udienza solenne per il momento in cui potrò presentare al re Carlo la lettera del nostro Augusto Sovrano, mi lusingo che V. E. approverà che io non abbia stimato conveniente il rifiutarmi a seguire l'esempio dei colleghi inglese e francese, dando per tal guisa motivo o pretesto ad interpretazioni che non sarebbero state conformi alle intenzioni del R. Governo né in armonia con la politica nostra tradizionale.

(l) Ritrasmesso alle altre ambasciate e alla legazione ad Atene con t. 247, pari data.

788

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 469. Parigi, 5 aprile 1881, ore 14,10 (per. ore 18).

V. E. à cette heure-ci connait par les dépeches de l'agence Hawas la déclaration que le Gouvernement français a faite sur les tribus tunisiennes qu'il

se propose de chatier et de mettre dans l'impossibilité de renouveler leur agression. Barthélémy de Saint Hilaire vient de me déclarer à son tour que les troupes françaises de la province de Constantine, chargées de la répression vont recevoir des renforts que l'on fait partir de Toulon en toute hàte ne pouvant pas abandonner l'Algérie dans les circonstances actuelles. Il a ajouté qu'on n'envoie pas de flotte et que pour le moment tout se borne à la représsion usitée des tribus insurgées et à la protection du chemin de fer français de Bona à Tunis qui parait menacé. Le Gouvernement français ensuite prendra conseil des événements.

(l) -Cfr. n. 782. (2) -In rea.ltà fu spedita 11 6 aprile (d. 47, non pubblicato).
789

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 249. Roma, 5 aprile 1881, ore 14,45.

Merci de votre télégramme concernant question tunisienne (1). Veuillez demander à Granville et me télégraphier d'urgence ce qu'il compte faire dans le cas où le territoire tunisien serait envahi. MACCIÒ mande (2) que les colonies étrangères sont fort excitées et désirent présence de navires de guerre. Veuil-. lez également me télégraphier (3) ce que le Gouvernement britannique se propose de faire à cet égard.

790

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 470. Parigi, 5 aprile 1881, ore 15,25 (per. ore 18,15).

Je n'ai pu voir Saint Hilaire qu'aujourd'hui à une heure et par ma dépéche précédente (4) j'ai informé V. E. des déclarations qu'il m'a faites. L'opinion publique ici est surexcitée et le langage de la presse en général très violent. La répression que la France va exercer parait justifiée d'avance par l'agression armée des tribus tunisiennes. Cependant cela pourrait bien étre le commencement d'une occupation militaire qui serait suivi du protectorat que l'on cherche à imposer depuis quelque temps. L'Angleterre peu à peu pourrait arréter la France dans le chemin où elle va s'engager, mais il est permis de croire que l'Angleterre laissera faire.

(l) -Cfr. n. 781. (2) -T. 460 del 4 apr!le, non pubblicato. (3) -Per la risposta cfr. n. 800. (4) -Cfr. n. 788.
791

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MAOCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 480. Tunisi, 5 aprile 1881, ore 16,05 (per. ore 16,40 del 6).

Hier consul français donna lecture à Mustafa Ben Ismail deux dépeches du ministère des affaires étrangères en réponse à la communication du Bey du 24 mars qui témoigne des dispositions bienveillantes du Cabinet français, ce matin il s'est servi d'un télégramme Rawas qui parle d'interpellation au Sénat et réponse donnée par Ferry pour faire pressentir au Bardo que des mesures effectives vont ètre prises contre tribus tunisiennes; ceci ne pouvant se faire sans passer frontières où les arabes excités par des menaces continuelles ont prise une attitude de défense. Le Bey a protesté auprès de Roustan de l'inopportunité des dispositions projetées surtout après que des forces ont été envoyées sur les lieux par Son Altesse et que d'autres vont les suivre. Camme Roustan en a connaissance le Bey désire que les grandes puissances en soient informées et décline toute responsabilité de l'inquiétude qui se propage dans le pays et dont toutes les colonies se préoccupent vivement.

792

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI.

T. 250. Roma, 5 aprile 1881, ore 16,20.

Dans le désir de hater autant que possible une entente dont l'urgence nous parait extreme. (Per Atene) Je vous autorise.

(Per gli altri) J'ai autorisé notre ministre à Athènes à souscrire toute formule qui serait admise par l'unanimité de vos (ses) collègues pour la présentlation à la Grèce de la formule de Constlantinople (1).

793

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 477/688. Londra, 5 aprile 1881, ore 18,25 (per. ore 3 del 6).

Le Times d'aujourd'hui contient lettre de Paris qui constate ,grande impression que l'article du Times d'hier sur Tunis a produit en France. D'après

correspondant parisien Allemagne encouragerait France à chercher des satisfactions d'amour propre en Tunisie. Autriche et la Russie laisseront faire; attitude menaçante de l'Angleterre inquiète seule les français et le correspondant attribue cette attitude autant au dépit que le Gouvernement anglais a ressenti en voy,ant la France changer de politique dans la question grecque qu'à l'influence de l'Illalie qui dans cette question a fidèlement suivi le Cabinet anglais. D'après correspondance Gouvernement français enverrait six batiments de guerre avec charbon, vivres et objets d'équipement et campement dans les eaux tunisiennes.

(l) Cfr. n. 786.

794

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 251. Roma, 5 aprile 1881, ore 22,30.

Les nouvelles tunisiennes excitent ici les esprits au plus haut de.gré. Je serai fortement attaqué demain mercredi à la Chambre. Il me serait indispensable de recevoir, avant midi, des indications sur les déclarations que la France aurait faites à l'Angleterre ainsi que sur les intentions de cette dernière si les opérations militaires assumaient le caractère d'une occupation (1). Répondant à Cialdini M. de Saint Hilaire a purement et simplement confirmé les déclarations faites hier par le ministère aux deux Chambres.

795

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 478. Atene, 5 aprile 1881, ore 23,30 (per. ore 3 del 6).

Télégramme identique: «Le ministre d'Italie nous ayant donné confidentiellement lecture du projet de note au Gouvernement grec élaborée par les ambassadeurs, nous croyons d'un commun accord devoir soumettre à l'appréciation de nos Gouvernements les considérations suivantes: nous pensons que le projet offre en effet les éléments d'une communication qui serait de nature à faire impression à Athènes; nous nous permettrions cependant de suggérer dans l'intérèt de la réussite de nos e,fforts, qu'il serait très utile d'abord pour mieux déterminer le caractère de la décision d'intercaler entre les mots: « décision ~ et «de l'Europe ~ le mot «supreme». Secondement après les mots «le Gouvernement de S. M. le Roi des hellènes à accepté » les mots: « dans le plus bref délah. Troisièmement: de substituer... dernier mot « expriment la confiance » les mots «sont convaincus »: Nous croyons que mème

42 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

cette communication ne donne pas au Gouvernement hellénique assez de force pour résister de l'opinion surexcitée et nous ne pouvons... (l) laisser à nos Gouvernements le soin d'apprécier s'il ne serait pas opportun d'accompagnar ou de faire suivre au besoin la remise de cette note, d'une déclaration verbale et identique relative aux dispositions que prendrait éventuellement l'Europe pour faire respecter sa volonté de maintenir la paix ». Je reçois à l'instant v otre télégramme d'aujourd'hui (2), je n'hésite pourtant pas à transmettre le télégramme qui précède; mes collègues manquant absolument d'instructions et la féte nationale de demain nous empéchant d'agir.

(l) Per la risposta cfr. n. 800.

796

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 253. Roma, 6 aprile 1881, ore 15,30.

Reçu télégramme identique (3). Quant aux amendements de rédaction, je vous renouvelle autorisation de souscrire toute formule qui, d'après instructions de leurs Gouvernements, tous vos coUègues admettront. Quant à la déclaration verbale nous préférons que l'initiative soit prise par autre puissances et alors tous nous prononcerons. Cependant nous ne serions pas éloignés de l'admettre si vous avez lieu de croire que ce moyen de pression coYncide avec le pensée intime du Gouvernement hellénique.

797

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 486. Parigi, 6 aprile 1881, ore 16,40 (per. ore 18).

M. Barthélémy Saint Hilaire vient de me répéter que l'envoi d'un corps considérable de troupes françaises tirées de France et débarquées à la Galle n'a d'autre but que d'étre en mesure de punir les tribus de la frontière tunisienne sans dégarnir l'Algérie. Il m'a déclaré de nouveau que le Gouvernement français ne pense ,aucunement à une occupation militaire permanente et moins encore à l'annexion de la Tunisie. Nous saurons bientòt à quoi nous en tenir sur le mérite de ces déclarations. Sachez, en attendant, que l'on craint un soulèvement général tout le long de la còte d'Afrique qui pourrait comprendre la Tunisie, l'Algérie et le Maroc. Il faut donc éteindre l'étincelle avant qu'elle ne devienne incendie. Vohlà la situation et le mot d'ordre du moment.

(l) Gruppo !ndec!frato.

(2) -Cfr. n. 792. (3) -Cfr. n. 795.
798

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 256. Roma, 6 aprile 1881, ore 18,12.

Les déclarations que j'ai faites aujourd'hui à la Chambre n'ont pas satisfait les auteurs de l'interrogation qui ont présenté un ordre du jour de blame. Cet ordre du jour sera discuté demain. J'ai dit, en ce qui concerne l'Angleterre, qu'ayant été avec elle en communication cordiale à l'égard aussi de la question de Tunis, j'ai pu me convaincre qu'elle a, à ce sujet, des vues identiques aux nòtres. Il serait d'une extreme importance pour moi de recevoir de V. E. la confirmation immédiate de mon affirmation (1). Il serait également très important de savoir si la France a fait actuellement, spontanément ou à la suite d'une démarche anglaise, des déclarations au Cabinet britannique, ainsi que de connaitre les sens de ces déclarations.

799

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 257. Roma, 6 aprile 1881, ore 18,12.

Les déclarations que j'ai faites aujourd'hui à la Chrambre n'ont pas satisfait les auteurs de l'interrogation qui ont présenté un ordre du jour de blame. Cet ordre de jour sera discuté demain. J'ai communiqué à la Chambre que, par l'organe de M. de Saint Hilaire le Gouvernement français avait déclaré à V. E. son intention de réprimer les troubles à la frontière mais non pas d'occuper le territoire tunisien. J'ai pu cependant m'apercevoir que si les troupes françaises franchissent la frontière, meme avec le prétexte de protéger le chemin de fer, ce fait serait considéré ici comme le prélude d'une véritable occupation. Cette impression déterminerait le vote et ce vote déciderait non pas seulement du sort du ministère, mais aussi de la politique future de l'Italie vis-à-vis de la France. Sur ce point ll n'y a le moindre doute. Pour conjurer les graves complications qui pourraient s'en suivre, il n'y a qu'un seui moyen, une bien franche et bien nette déclaration du Gouvernement français. C'est cette déclaration que je prie V. E. de demander immédiatement au Gouvernement français (2).

(l) -Per la risposta cfr. n. 800. (2) -Per la risposta cfr. n. 801.
800

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 496/692. Londra, 7 aprile 1881, ore 13,40 (per. ore 22).

En réponse à l'avant dernier télégramme de V. E. (l) parvenu la nuit dernière, voici l'état de la question de Tunis. Il résulte ici: 1° L'Angùeterre comme l'Italie a intéret à l'indépendance de Tunis. 2° A la suite de pourparlers la France a déclaré à l'Angleterre que l'expédition actuelle n'avait pour but que de chatier des sauvages et de protéger les intérets français, mais que la France n'aspire ni à annexion ni à prépondérance sur Tunis au détriment des autres puissances. 3° Cette déclaration est confirmée par la dépeche du ministre des affaires étrangères dont l'ambassadeur de France a ilaissé copie à Granville qui m'en a donné connaissance, voir mon télégramme n. 669 du 21 mars dernier (2). 4° Il ne convient pas de citer publiquement cette dépeche qui m'a été communiquée confidentiellement. 5° Conformément à mes télégmmmes n. 689 et n. 690 d'hier (3), j'ai adressé à Granville une lettre dont copie est expédiée à V. E. avec tmduction de la réponse Granville (4). V. E. verra que mes demandes ont été très catégoriques. Granville s'est borné à confirmer déclarations pré·cédentes de la France, sans dire ce que Cabinet anglais fera si la France dépasse limites de ses déclarations. Cette éventualité étant encore hypothétique il est dans ses principes de ne pas faire connaitre ses intentions avant que les faits ne le contraignent. 6° Le Cabinet anglais veut menager le Gouvernement français surtout à cause du traité de commerce, mais il n'est pas indifférent à la question de Tunis. 7° La presse anglaise s'en occupe sérieusement. Le Times de ce matin contient une correspondance de Paris, il y est question de Cialdini, dont un autre article le Times répond aux critiques faites en France à son précédent article, il fait remonter au congrès de Berlin les prétentions de la France sur Tunis. Il laisse supposer que, sans discuter pour le moment, l'Angrleterre ne permet pas que question soit résolue sans sa participation. so Voici maintenant une suggestion dont V. E. sera juge; vu que MACCIÒ est préjugé dans cette affaire, pourquoi, sans déplacer celui-ci, notre Gouvernement n'enverrait-il pas avec un navire de guerre un personnage calme, prudent et intelligent pour s'enquerir de l'état et des intérets de notre colonie de Tunis?

801

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 489. Parigi, 7 aprile 1881, ore 14,05 (per. ore 16,30).

Pour la trisième fois M. Barthélémy Saint Hilaire vient de me répéter les memes déclarations; savoir que le Gouvernement français se propose uni

quement de punir les tribus de la frontière tunisienne de leur agression sur le territoire de l' Algérie sans l'arrière pensée d'une occupation militaire, ni d'une annexion de la Régence. Mais M. de Saint Hilaire a soin d'ajouter qu'une fois la lutte engagée, il est impossible de savoir effectivement ce qu'on pourra etre dans la necessité de faire. Il revient donc à la phrase qui terminait mon télégramme du 5 (1), c'est à dire que le Gouvernement français prendra conseil en suite des événements.

(l) -Cfr. n. 794. (2) -T. 349/669, non pubblicato, ma cfr. n. 741. (3) -T. 482/689 e 485/690, non pubblicati. (4) -R. confidenziale 385/890 del 6 aprile, non pubblicato.
802

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MAOCIÒ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 500. Tunisi, 7 aprile 1881, ore 18,45 (per. ore 4,30 dell' 8).

Le Gouvernement français a fait prévenir le Bey d'avoir pris la détermination de faire franchir à ses troupes la frontière pour agir contre les tribus tunisiennes étendant ses opérations à la vallée de la Medgerda et demande le concours des forces de Son Altesse. Le Bey a répondu qu'il considérait ce fait comme une violation de ses droits souverains et qu'il refuse y consentir, ayant déjà pris toutes dispositions nécessaires pour assurer la tranquillité de la part de ses sujets et étant fermement décidé de remplir ses devoirs avec ses propres moyens. Il m'a donné, ainsi qu'aux consuls anglais et allemand, communication de sa note pour la faire connaitre au Gouvernement du Roi, et il espère que les puissances ne permettront pas l'exécution d'un plan qui n'a d'autre but que de le réduire à la dernière extrémité pour l'obliger d'accepter le protectorat de ses voisins. Il parait devenir de jour en jour plus évident que les tribus tunisiennes loin d'avoir motivé mesures de répression ont été attaquées par les algériens et bien maltraitées, ce qui infirme complètement le motif allégué par la France pour justifier ses résolutions. L'émotion est très vive dans le pays aussi bien parmi les indigènes que parmi les étrangers non français. Nos nationaux se plaignent de ne voir en rade aucun navire qui puisse leur accorder protection. Le Gouvernement est lui-m~me anxieux de connaitre les imtentions des puissances amies. Si V. E. m'adresse des télégrammes je vous prie de me les répéter par Cagliari ou Marsala car, devant passer par le fil français, il pourraient lltre retardés ou altérés.

803

IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 141. Bucarest, 7 aprile 1881 (per. il 12).

Da due giorni il conte Hoyos, Ministro di Austria-Ungheria ed il conte Wesdhelen, Ministro di Germania, avevano ricevuto istruzione dai loro Go

verm di porgere al Sovrano ed al Governo rumeno le felicitazioni per l'assunzione del titolo regale, tosto che al rappresentante d~lla Russia fossero pervenute uguali istruzioni. Ciò si sapeva in Bucarest, poiché era logico e naturale che, dal ritardo stesso nel riconoscere il nuovo titolo si curasse, da chi vi aveva interesse, di trarre il migilior partito possibile. Vi fu infatti nei telegrammi che il conte Hoyos ricevette giornalmente un crescendo di premurose espressioni per la Rumania che lasciava manifestamente intendere che se il Gabinetto di Vienna indugiava, l'indugio era tutto a benefizio dello Stato rumeno che così sarebbe stato riconosciuto in una sol volta dai tre Imperatori. Così volgevasi a totale benefizio della politica austriaca la perplessità nella quale metteva questi governanti iù contegnoso silenzio del Gabinetto di Pietroburgo, perplessità che qui male si dissimulava, ancor più che nelle parole, negli atti stessi, come lo attestavano i provvedimenti che, non nell'ordine amministrativo soltanto, ma nello stesso ordine legislativo, si andavano frettolosamente prendendo.

Finalmente ieri mattina il principe Ouroussov ricevette l'ordine telegrafico del suo Governo di porgere le congratulazioni al Re di Rumania aggiungendovi l'espressione della speranza che il nuovo Regrno abbia ad essere una guarentigia dippiù d'ordine e di rispetto delle obbligazioni internazionali.

Nella giornata stessa i rappresentanti dei tre imperi venivano pertanto ricevuti dal re Carlo I e compivano presso la Maestà Sua quegli stessi atti preliminari di riconoscimento che le loro istruzioni comportavano. Il signor Boerescu poteva nel tempo stesso annunziare alle Camere che la lista degli Stati che avevano riconosciuto il nuovo titolo era ormai completa.

Ne.! contegno del Governo russo in questa circostanza sarebbe forse prematuro il voler vedere la continuazione di quel sistema sul quale ebbi, in parecchie occasioni, l'opportunità di chiamare l'attenzione del R. Governo, e che consiste nell'abbandonare al predominio della influenza austriaca queste regioni danubiane. Sarebbe tanto più prematuro un simile giudizio in quanto che un concorso di circostanze eccezionali ha certamente potuto influire sulla condotta del Gabinetto di Pletroburgo già da tempo messo sull'avviso della esistenza di qualche centro nlchilista specialmente in Moldavia. È naturale infatti il supporre che nelle condizioni nelle quali si apre i:l regno dello czar Alessandro III, questa circostanza potesse essere di qualche peso nelle deliberazioni del Gabinetto imperiale in riguardo alla Rumania e che almeno essa richiedesse lo scambio di qualche preliminare informazione resa anche più lenta e difficile dalla grave malattia alla quale or sono due giorni soccombeva il generale Ghika rappresentante rumeno in Pietroburgo. Ma queste circostanze non saranno da molti avvertite e per la generalità di coloro che si fermano volentieri alla prima apparenza delle cose, l'impressione sarà questa che il Gabinetto di Vienna ha rimorchiato quello di Pietroburga nell'atto di riconoscimento, rimanendo indifferente fra i due quello di Berlino.

Da questa situazione di cose, sulla quale, lo ripeto, forse più che la intenzione del governo russo ha potuto influire un concorso di circostanze speciali, là Gabinetto di Vienna ha potuto ricavare due vantaggi: l'uno per

rassodare il predominio della sua influenza in queste contrade; l'altro per affermare nel presente, in vista dell'avvenire, la massima stabilita nel convegno di Aquisgrana e consegnata nell'atto delll 12 ottobre 1818 che, negli ultimi tempi, la Cancelleria viennese ha frequentemente ricordato nelle sue comunicazioni, mostrando di dimenticare che la deliberazione presa allora per ricusare all'Elettore di Assia il titolo che egli voleva assumere, non fu di ostacolo a che nel 1866, quello stesso Elettore, senza che intervenisse alcun accordo dei Principi o de' Governi, fosse spossessato, non del soilo titolo, ma anche dei suoi territori. Non è cosa l)c:· noi desiderabile, come ebbi già l'occasione di scrivere in questo mio carteggio, lo aprire la discussione sul valore che, dopo i gravi rivolgimenti politici compiutisi in Europa senza l'intervento del concerto delle maggiori potenze, possono ancora conservare anche per i Gabinetti che non hanno mutato la base e la tradizione della. loro po:litica, certi atti che contrastano con i principii del nuovo diritto internazionale. Ma ciò non toglie che sia importante anche per noi lo avvertire 1o studio con il quale alcuni Gabinetti non trascurano circostanza alcuna per ridonare nuova vita agli atti anzidetti, e ristabilire cosi, sull'esempio del passato, una politica d'intervenzione, ché tale è in fatto la politica di quei Governi che nell'accordo europeo riconoscono la sola sanzione deg'li avvenimenti e dei mutamenti politici che si compiono.

Sotto questo rispetto, pare a me cosa di cui dobbiamo grandemente rallegrarci, l'improvviso mutamento avvenuto nelle risoluzioni che sul principio avea prese il Gabinetto di Par1gi. La Francia riunendosi all'Italia ed all'Inghilterra per notificare alla Rumania l'immediato riconoscimento del nuovo titolo assunto da questo paese e dal suo Sovrano, ha permesso che, nella presente occasione si affermasse dalle tre potenze Occidentali il diritto pubblico moderno professando il quale esse continuecranno a trovare, nella simpatia e nell'appoggio della pubblica opinione e deg~li uomini liberali di tutti i paesi, vantaggi sicuri e durevoli che le compenseranno in larga misura di quelli che si possono momentaneamente ottenere da un sistema politico che non conosce altra base ed altro limite che la compensazione degli interessi.

(l) C!r. n. '188.

804

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 657. Pietroburgo, 8 aprile 1881 (per. il 18).

Secondo il commovente rito della Chiesa Orienta;le, alla sepoltura dell'Imperatore Alessandro II, gli assistenti tutti furono ammessi a spargere la terra sulla bara dell'Augusto defunto. Uscendo dalla Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo ove riposano le salme dei Cesari Russi da Pietro il Grande in poi, io dissi al Vice-Ammiraglio Martin-Francklin ed agli ailtri membri della missione qui spedita da S. M. il Re: «si ricordino, Signori, che oggi hanno sparso la terra sulla tomba dell'ultimo forse degli Imperatori autocrati~.

È difatti poco probabile che il nuovo Regno, sorto con auspicii così funesti pel giovane czar Alessandro III, possa continuarsi a compiersi senza che le basi della costituzione politica dell'Impero russo siano profondamente mutate. Oramai è reso evidente da fatti talmente gravi, che la Storia non può ricordarne altri di maggiore gravità, come il sistema di governo fin qui praticato in Russia non possa più rimanere a lungo in vigore. Quindi le voci di prossimi cambiamenti nel sistema governativo dell'Impero vanno diffondendosi ogni giorno più. Io non credo che queste previsioni si avverino così presto. Oltrecché le diUicoltà sono gravissime, e grandissimi i pericoli in cambiamenti inconsulti o precoci, v'è nell'Imperatore e nei suoi Consiglieri una natura;1e ripugnanza nello aver l'apparenza di far concessioni sotto il coltello, per dir cosi, degli assassini.

D~altra parte più tempo passa, e più crescono le difficoltà, i pericoli, le ripugnanze. Né io vedo intorno al giovine Monarca, che ha da re,ggere tanta parte d'Europa e d'Asia, un uomo di Stato di mente superiore e d'animo pari 81ll'opera, che sappia o voglia suggerire le necessarie riforme ed abbia poi l'autorità e la tenace fermezza d'eseguirle e metterle in opera.

Non mancano invece e sono anzi frequenti i consiglieri, che possono dirsi Accademici, di nuove costituzioni, sia nella stampa, sia nelle riunioni private. Benché la cosa possa essere prematura, tenterò di accennare qui brevemente ed in sostanza le idee principali che hanno qui corso intorno alla questione.

I programmi possono ridursi a tre. Vi sono anzitutto i reazionarii, avversi ad ogni concessione, che in fatto di cambiamenti non ammetterebbero che il ritorno a violente repressioni, di cui è piena la storia dell'Impero russo. Questo partito è molto potente per aderenze, per ricchezze, per alte posizioni sociaH. Ma comunquè esso tenti di accaparrare in molte guise l'animo dello Czar, non è probabile che riesca nel:l'intento.

Un programma più serio, benché anch'esso gravido di pericoli, è quello che può chiamarsi moscovita, perché specialmente preconizzato dal partito liberale russo che ha il suo centro ed i suoi organi principali in Mosca. Il detto partito vorrebbe mettere accanto dell'Imperatore, il quale conserverebbe intatta la sua onnipotenza, un'assemblea consuùtiva ed unica, eletta per voto popolare, più o meno diretto, più o meno ristretto. Quest'Assemblea che non avrebbe voce deliberativa, ma soltanto consultiva, lascerebbe, come notai, all'Imperatore il suo potere assoluto. Il pericolo di una tale costituzione consisterebbe nell'inevitabile ed immediato antagonismo che si produrrebbe fra il Principe r.esponsabile ed assoluto e la rappresentanza nazionale, senza che vi sia un organo intermediario qualunque che valga ad evitare gli attriti e

diminuire la responsabilità, come sono, per esempio, nelle costituzioni occidentali le Camere Alte ed i Gabinetti solidarii e responsabili.

Infine vi sono i propugnatori delle Costituzioni occidentali più o meno modificate ed adattate allo stato sociale presente deil popolo russo. Questi sono certo i più colti, e credo, i più savii, ma non sono i più numerosi né i più ascoltati. Da qualche tempo la reazione contro ogni cosa che viene dall'Occidente va pigliando piede in Russia e cresce visibilmente. È un fatto

deplorevole, ma reale, e conviene tenerne conto per giudicare delle difficoltà che circondano il nuovo regno.

Basterà per ora l'aver dato questi brevi cenni intorno alle idee che hanno corso qui rispetto ai cambiamenti che si sperano o si temono. Quando queste si diseg·neranno meglio, sarà allora più opportuno e più utile il tornare sull'argomento.

805

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 510. Parigi, 9 aprile 1881, ore 16,05 (per. ore 18,40).

V. E. voudra se rappeler que mes télégrammes du 5 et 7 courant (l) lui rapportaient les déclarations de Barthélémy Saint Hilaire à sujet de l'expédition contre les tribus insoumises de la Tunisie qui se terminaient par «le Gouvernement français ensuite prendra conseH des événements ». Or le compterendu de ce que V. E. a dit à la Chambre ne faisant guère mention de cette dernière clause paraitrait établir un engangement pour la France de ne pas passer outre si une fois la lutte engagée, les circonstances exigeaient de pousser les opérations militaires plus loin de ce qu'on avait pensé tout d'abord. Je viens d'apprendre que M. Barthélémy Saint Hilaire va faire paraitre dans le Mémorial diplomatique une rectification dans le sens de bien établir que la France entend garder sa liberté d'action et que le mi,nistre des affaires étrangères a bien voulu donner des explications à l'ambassadeur d'Italie à titre de renseignement mais qu'il n'avait aucune déclaration à lui faire. Ce ton inutile et hautain témoigne à mon avis de l'irritation qu'on ressent à notre ègard et de la conviction qu'on a acquise que les grandes puissances laissent faire à la France ce qu'elle veut à Tunis.

806

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 521. Tunisi, 10 aprile 1881, ore 18 (per. 1,10 dell' 11).

La situation telle que, d'après nos journaux allant jusqu'au six parait avoir été comprise, n'est pas entièrement exacte. Entre les assertions françaises relativement aux faits qui se sont passés à la frontière et la version tunisienne H y a complet désaccord. Les tribus se sont armées non pas pour attaquer les français, mais pour se défendre. Après qu'on a tant parlé d'invasion, elles restent encore dans un état de calme relatif. Le chemin de fer n'est pas

menacé, néanmains le Gauvernement c.::dant aux alarmes de emplayés français a pris des mesures de surveillance. Si par canséquent l'armée française ne franchit pas la frontière le Bey paurrait avec ses prapres moyens danner satisfactian aux réclamatians contre les Kraumirs et l'affaire avoir une solutian satisfaisante. Au cantraire dans le cas d'une marche en avant, naus assisterans à des événements très regrettables. Les papulatians de taute la Régence sont très excitées. Des cavaliers avancent des endraits les plus éloignés et les traupes du Bey seraient elles-mémes en danger si elles ne s'unissaient pas aux tribus paur cambattre les envahisseurs. Malheureusement les événements paraissent voulair précipiter. Le cansul de France a natifié aujaurd'hui au Bey en réponse à sa lettre du 7 mentionnée dans mon télégramme du dit jaur Cl), qu'an ne tiendra pas campte de ses observatians et que les cammandants des troupes régleront leur conduite sur celle des soldats tunisiens, les rendant responsables des conséquences d'un canflit. Le Bey va lui répondre que ses traupes se sont mises en mouvement pour arriver à rétablir à la frontière un état de chases régulier et non pas paur entrer en hostilité avec l'armée française. Mais si celle viole le territaire, les tribus se trauverant attaquées chez elles et pourraient s'y opposer ma~gré sa défense et ses efforts pour les en empécher. L'essentiel est donc que la frontière algérienne ne sait pas outrepassée par les français et il n'y en aurait vraiment pas besoin pour avoir raison des Kroumirs, car le Bey est décidé à rendre justice à la France et les mesures adaptées le prauvent suffisamment.

(l) Cfr. DD. 788, 789 e 801.

807

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 524/698. Londra, 11 aprile 1881, ore 20,45 (per. ore 24).

Le Times de ce matin publie une correspandance de Paris évidemment inspirée. La France, y est-il dit, n'a jamais indiqué aucune limite à son actian en Tunisie tant que son but ne sera pas atteint, tout en pratestant qu'elle ne veut ni s'annexer la régence ni la piacer saus san pratectarat. Cette correspondance contient en outre une lettre de SaUsbury à Lyans, communiquée par celui-ci à Waddington de la quelle il résulte clairement qu'au congrès de Berlin les plénipotentiaires anglais laissèrent à la France les coudées franches pour agir en Tunisie camme eae le voudrait, méme au risque de vair disparaitre le Gouvernement du Bey. Cette lettre semble passablement en contradiction avec assertions récentes de Salisbury à la Chambre des lords. D'après une conversatian qui m'a été référée hier, il paraitrait que l'idée actuelle de la France serait d'avoir à Tunis un Gouvernement qui lui soit entièrement dévoué. Les journaux continuent à s'occuper de cette questian; les uns dans un sens apposé aux prétentions de la France, les autres, et, il faut le dire, c'est le plus grand nombre, dans un sens, sinon favorable, de mains indifférent à ce que fera

cette Puissance en laissant entendre que !es intérets de l'Angleterre en Tunisie sont presque nuls. Le Times parait entrer dans cet ordre d'idées et le ton général qu'on tend à imprimer à l'opinion est qu'après avoir abandonné Candahar et le Transwaal il ne convenait pas de se compromettre pour Tunis et je pense aussi pas meme pour la Grèce. Il y a en ce moment trop de questions à l'intérieur pour que l'Angleterre veuille les rendre plus difficiles avec des complications extérieures et le Cabinet ne semble pas avoir en ce moment des idées beilliqueuses. J'ai cherché aujourd'hui à voir Granville, mais il est parti pour la campagne jusqu'après Pàques; il en est de meme des principaux sous secrétaires d'état qui ont laissé Foreign Office entre les mains de sir Pauncefote.

(l) Cfr. n. 802.

808

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2777. Berlino, 11 aprile 1881 (per. il 18).

Ainsi que je l'ai écrit maintes fois, le programme du Cabinet Impérial envers la France consiste à appuyer celle-ci dans sa politique étrangère en tant que les intérets de l'A:llemagne ne s'y trouvent pas directement en jeu. Sous ce rapport cette dernière verrait avec une certaine satisfaction la république s'engager dans des aventures en Afrique comme dérivatif aux arrièrepensées de revanche. Ce serait en outre un moyen de ,la mettre mal avec nous, et d'écarter pour longtemps toute combinaison d'alliance entre nous et la France.

Il fallait donc s'attendre à ce que le mot d'ordre donné à la presse allemande, serait de juger favorablement l'action de la Franoo vers Tunis. Ici la plupart des journaux s'appliquent à faire envisager son e&pédition de troupes comme une mesure de légitime défense. Pas un mot pour rappeler que, au point de vue italien de meme qu'au point de vue général, i'l exis.te de sérieux motifs pour que rien ne soit changé au statu quo dans la Règence.

Je sais que le Prince de Bismarck incUne à croire que de cette affaire il ne surgira de graves complications ni de la part de l'Italie, ni de la part de l'Angleterre. Il pense aussi que le vote du 7 avril à notre chambre des députes n'a pas de signification en ce qui concerne la po.litique extérieure. Celle-ci n'aurait été qu'un prétexte pour renverser un Ministère par une coa;lition de partis dont les uns convoitent la succession, et dont les autres avaient intéret à en précipiter la chute pour des raisons se rattachant surtout à la situation intérieure.

Au dire de quelques journaux français, le général Pittié chef de la Maison Militaire du Président de la République qu'il a représenté aux obsèques de l'Empereur ALexandre II aurait, à son passage à Berlin, recueilli de la bouche meme du Chancelier ,l'assurance que l'Allemagne ne verrait aucun inconvénient à ce que la France fit valoir, comme il lui conviendrait, ses droits lésés dans la régenoo. On va jusqu'à attribuer au Prince des assurances plus catégoriques qui rentrent évidemment dans le domaine de la phantaisie. Il est trop habile, trop maitre de ses pensées pour tenir des propos compromettants. Il se sera borné, en termes généraux, à des protestations de bon vouloir conformes au reste à son désir de vivre aussi longtemps que possible en termes amicaux avec son voisin d'au-delà des Vosges.

J'ai parlé du mot d'ordre reçu par les journaux de ce pays. Ils ne sont pas aussi adroits que .J.eur maìtre, et je dois constater qu'en plus d'une occasion ils imputent à l'Italie la faute du moindre désaccord soit avec l'Autriche-Hongrie, soit avec la France. Ils dépassent la mesure au risque de provoquer à Paris aussi bien qu'à Vienne le soupçon que ce beau zèle de noircir son prochain a pour mobile secret d'une part de lancer la France dans quelque expédition qui la paralyse, et d'autre part de persuader per tas et netas à l'Autriche que pour elle il n'y a de sa.lut qu'à Berlin.

En attendant que les yeux s'ouvrent sur ces manoeuvres, elles le font à notre désavantage. Elles ont pour conséquence de nous isoler sur le continent, et de nous réduire à une alliance avec l'Angleterre, alliance qui certes à les bons cote, mais qui est insuffisante pour notre sécurité.

Cette considération viendrait à l'appui de ce que je mandais par mes rapports n. 2760 et 2768 (l) sur l'utilité de nous ménager aussi l'amitié de l'Autriche-Hongrie.

Il a été fait allusion, dans les débats de nos Chambres, à des prétendus accords entre le précédent Ministère britannique et la France relativement à la Tunisie. Je me permets de rappeler une conversation que j'ai eue ·avec Lord Salisbury dans les derniers jours du Congrès, et l'avis donné par mon collègue d'Angleterre que le Gouvernement du Roi devrait aviser pour ne pas se laisser surprendre par les événements (rapport confidentiel n. 2135 du 11 aout 1878 (2) que je prie V. E. de se faire soumettre). D'un autre còté, Je Times déclare que le Prince de Bismarck offrait à M. Waddington une compensation en Syrie ou dans la Tunisie. Le Ministère se souviendra qu'avant la réunion du Congrès le Chancelier me faisait dire que nous ne trouverions pas l'Allemagne sur notre chemin si nous dirigions nos vues vers l' Albanie ou Tunis. S'il a voulu induire en tentation M. Waddington, il avait usé précédemment du méme procédé à notre égard en se montrant généreux du bien d'autrui.

En accusant réception des dépéches n. 1143, 1144, 1145, 1146, 1147 et 1148,... (3).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (4)

R. 2719. Berlino, 12 aprile 1881 (per. il 18).

Moins réservé dans son langage que le Sous Secrétaire d'Etat, le Prince de Bismarck prévoit une solution pacifique pour le règlement des frontières entre

la Turquie et la Grèce. La pression diplomatique est trop forte pour qu'elle ne finisse point par obtenir le but désiré. Le Cabinet d'Athènes pourra chercher à prolonger les négociations. Il ne vise désormais qu'à masquer une retraite inévitable, car en définitive il devra céder. Il doit se rendre compte qu'abandonné à ses pro;pres ressources il succomberait, tandis qu'en acceptant les propositions de la Porte avec les quelques modifications suggérées par les Ambassadeurs à Constantinople, i<l gagnera sans coup férir 15,000 kilomètres carrés d'un riche territoire.

Selon les calculs de la raison, nul doute que le meilleur parti à prendre serait celui de se soumettre à la volonté de l'Europe, lors méme qu'ehle se soit modifiée depuis * que la France a fait acte de contrition en abjurant la cause dont elle revendiquait l'initiative * (1). Mais le chancelier est-il bien sur que la froide raison l'emportera sur les passions surexcitées à Athènes et qu'on voudrait refouler aujourd'hui?

Nous saurons au reste bientò.t à quoi nous en tenir, car M. Comoundouros ne peut tarder à répondre à la note collective qui Jui à été remise le 7 de ce mois.

En attendant, voici un détail que j'apprends en voie confidentielle. M. Gladstone dont le philhellénisme est connu, interpellait Lord Hampthill pour savoir si, d'après la manière d'envisager les ehoses à Berlin, la Grèce aurait, en cas de conflit, des chances de tenir en échec les troupes ottomanes. La réponse a été qu'en présence des forces aguerries de la Turquie, de l'inégalité du nombre chez les adversaires, de leur inexpérience, de l'infériorité du commandement et du désavantage des positions stratégiques, les autorités militaires compétentes ne croyaient pas que les troupes grecques fussent en mesure de remporter des succès.

M. Gladstone se bornait à répliquer que les généraux les plus habiles se trompaient parfois dans leurs jugements.

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. Serie Il, vol. X, D. 413. (3) -Non pubblicato. (4) -Ed., ad eccezione dei brani fra asterischi, in LV 31, p. 147.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2044. Costantinopoli, 13 aprile 1881 (per. il 18).

Gli avvenimenti relativi aLle relazioni fra la Francia e la Tunisia hanno grandemente preoccupata la Sublime Porta ne' passati giorni. Si temeva di toccare a siffatta quistione imperocché sta assai a cuore al Governo Ottomano di non alienarsi le simpatie della Francia nelle presenti congiunture. Epperò la stampa officiosa nel trattare di essa usò un linguaggio assai moderato e tenne una giusta misura fra gli interessi della Francia e quelli dell'Italia. Innanzi alle gravi risoluzioni testé prese dal Governo Francese era tuttavia difficile per la Sublime Porta di non fare intendere la sua voce. M'è ora riferito

da fonte autentica che il Primo Ministro indirizzò un telegramma al Bey di Tunisi per invitarlo a prendere le misure necessarie per impedire alle tribù finitime coLl'Algeria di commettere nuove depradazioni, ed a prevenire ogni cosa che potesse produrre complicazioni colla Francia. E di questa comunicazione fatta a Sua Altezza, il Signor Ministro degli Affari Esteri ha dato contezza alle Potenze per una circolare, nella quale fa intendere che la ripetizione di quei fatti potrebbe turbare le relazioni fra la Turchia e la Francia.

(l) In LV 31, invece del brano fra asterischi c'è: <<la conférence de 1880 ».

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 542. Tunisi, 14 aprile 1881, ore 13,20 (per. ore 16).

Aujourd'hui consul français a été voir le Bey pour lui dire qu'il désire se concerter pour opérations contre les Kroumirs. Son Altesse lui exprimant ses meilleurs sentiments envers la France, a dèclaré qu'il ne pouvait accepter sa proposition pa·r les raisons indiquées dans les notes échangèes avec lui, et qu'il est pret à rendre justice à ses réclamations si on lui en laisse la liberté; que son frère ainé part demain avec d'autres troupes muni de pleins pouvoirs et que la tranquillité dont on jouit à la frontière devait etre un sùr garant de sa ferme volonté de complir son devoir. M. Roustan a cherché alors d'obtenir son consentement au tracé d'une li:gne de démarcation que les troupes françaises ne dépasseraient pas, mais Son Altesse a aussi décliné cette o·ffre l'engageant vivement à persuader le Gouvernement de la République à ne pas insister et à le laisser agir tout seui. Le consul ayant alors demandé ce que les soldats tunisiens feraient si les colonnes françaises entraient, le Bey a répondu qu'ils se retireraient, son intention étant de ne commettre aucune hostilité contre la France et de maintenir avec elle les meilleurs rapports. M. Roustan a été, dans son entretien avec Son Altesse très calme et convenable. Il a tàché avec les meilleures manières de convaincre le Bey et celui lui a expliqué avec la meme courtoisie les motifs qui l'empechent d'adhérer à ces demandes. L'entretien a fini avec la pr·omesse de Roustan qu'il rendra compte à Paris du désir exprimé par Son Altesse sans toutefois lui garantir qu'il servira à modifier l'attitude du Gouvernement français.

812

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1432. Vienna, 14 aprile 1881 (per. il 18).

La fase acuta in cui è entrata la questione di Tunisi, dà luogo da parte dei giornali austriaci ad apprez'3amenti se non assolutamente ostili almeno poco simpatici per l'Italia. In verità non mancano qui persone, che giudicando le cose spassionatamente vedono con rincrescimento gli attriti prodottisi fra l'Italia e la Francia, poiché questi non possono se non accrescere la preponderanza in Europa della Germania, e quindi costringere sempre più l'Austria a subire la volontà del Cancelliere tedesco: ciò non di meno l'intima soddisfazione di vedere l'Italia in un mal passo è il sentimento che predomina generalmente, e quindi come dissi il giornalismo austriaco se ne rende interprete, ripetendo le .più sciocche accuse contro il R. Governo ed i suoi Agenti che le menti francesi immaginano; ed eccitando ben si può dire la Francia a compiere l'annessione della Tunisia. Nulla vi ha in questo fatto che abbia a causarci meraviglia, mi limito quindi a constatarlo senza farvi commenti.

Essendo andato ieri dal signor Kallay per avere conoscenza della risposta del Gabinetto d'Atene aHa Nota collettiva delle Grandi Potenze che sapevo arrivata il giorno prima, gli chiesi incidentalemnte se il conte Duchatel che mi aveva preceduto nel suo Gabinetto, gli avesse per avventura dato comunicazione di una circolare del suo Govern·o sulla questione tunisina di cui i giornali parlano da alcuni giorni. A tal mia domanda egli rispose, che il Gabinetto di Parigi né a mezzo del suo Ambasciatore a Vienna né altrimenti aveva fin qui fatto cenno di sorta a•l Governo imperiale della questione tunisina « et comme vous comprendrez -aggiungevami -nous nous sommes bien gardés de lui en demander des nouvelles ».

Anche questa risposta nulla ha che ci debba recrure meraviglia. L'Austria che si è presa la Bosnia e l'Erzegovina, ed intende alla prima buona occasione annettersele unitamente a qualche altro buon pezzo di terra dell'Impero Ottomano, eviterà certamente d'intavolare discussioni colla Francia sulla questione di Tunisi, creando così precedenti di principii che meglio g.U conviene eliminare. In nessuna eventualità quindi potremmo contare su di un'amichevole assistenza del Gabinetto di Vienna in questa faccenda: tanto più poi, che non è malevola insinuazione l'ammettere che in queste sfere ufficiali, si divide il sentimento a cui s'ispira la stampa a nostro riguardo nelle presenti circostanze. Anche a questo proposito quindi dobbiamo limìtarci a constatare il fatto senz'altro.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 554. Costantinopoli, 15 aprile 1881, ore 19,40 (per. ore 19,55).

Télégramme identique. En nous référant à notre télégramme identique d'hier (l) nous vous soumettons le projet de note coUective à remettre à Athènes: «Les soussignés ministres de etc. s'empressent de transmette à leurs Gouvernements la note que S. E. M. le ministre des affaires étrangères de

Grèce leur a fait l'honneur de leur adresser le 1/13 avril en réponse à la communication que les puissances avaient faite au Cabinet d'Athènes en vue du réglement de la question des frontières turco-grecques. Les soussignés viennent de recevoir de leurs Cabinets l'ordre de faire au Cabinet d'Athènes la communication suivante: «Les puissances médiatrices constatent avec satisfaction que le Gouvernement hellénique animé du désir de contribuer au maintien de la paix et de déférer aux conseils de l'Europe se déclare prèt à entrer en possession des territoires spécifiés par la note du 7 avril et à donner aux populations mussulmanes toutes les garanties nécessaires au double point de vue de la liberté du culte et du respect de la propriété. Les puissances médiatrices pens.ent comme le Gouvernement hellénique que leur décision doit recevoir une prompte et pacifique exécution; aussi sont-elles fermement résolues à ne rien négliger pour assurer ce résultat de la manière la plus efficace; elles vont en conséquence charger leurs ambassadeurs à Oonstantinople de notifier également leur décision à la Sublime Porte èt de l'inviter à entamer incessamment avec eux des négociations en vue d'assurer par un acte forme! le règlement définitif de la question des frontières, ainsi que de fixer les conditions de l'exécution. Elles auront soin de stipuler le plus bref délai possible pour le transfert pactnque des territoires. Les Puissances feront d'ailleurs immédiatement connaitre au Gouvernement hellénique les arrangements qu'elles auront pris dans ce but avec la Sublime Porte. En cas d'approbation nous vous suggérons d'envoyer télégraphiquement ce texte à Athènes en invitant notre représentant à le signer aussitòt que ses collègues auront reçu la mème autorisation (1).

(l) T. 539 del 14 aprile, non pubblicato, con cui gli ambasciatori comunicavano di aver ricevuto la risposta greca e di aver convenuto di con3iderarla come un'accettazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 294. Roma, 15 aprile 1881, ore 23,30.

Le chargé d'affaires de Grèce m'a communiqué un télégramme de Comoundouros constatant que sa réponse (2) devait etre considérée seulement comme ne contenant pas un refus, que le Gouvernement grec avait exposé les défauts de la ligne et qu'il déclarait ne pouvoir abandonner hellènes exclus. J'ai dit à M. Paru>arLgopoulos que nous n'avons pas, surtout nous trouvant en crise, à apprécier les explications de M. Comoundouros, mais que les Puissances et notamment les ambassadeurs à Constantinople, s'accordaient à considérer la réponse grecque comme une acceptation.

(l) -Cfr. n. 813, nota l. (2) -Ritrasrnesso a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vlenna e Atene con t. 298, pari data.
815

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 557. Costantinopoli, 16 aprile 1881, ore 10 (per. ore 23,30).

Télégramme identique. Nous soumettons à .l'appréciation de nos Gouvernements le projet d'une note collective que nous adresserions à la Porte pour lier sans retard la Tul'quie et presser en meme temps l'acceptation de la Grèce. « Les soussignés ambassadeurs etc. ont reçu de leurs Gouvernements l'ordre de faire à la Sublime Porte la communication suivante: "Les puissances médiatrices ayant chargé leurs représentants à Constantinople de rechercher et d'arreter entre eux la ligne Jrontière qui paraitrait le mieux répondre aux nécessités de la situation, les ont autorisés dans ce but à recevoir les ouvertures que la Sublime Porte pouvait avoir à leur faire. Après mur examen, les représentants des Puissances à Constantinople ont reconnu à l'unanimité que les propositions formulées en dernier lieu par les delégués ottomans pouvaient moyennant quelque clause additionnelle fournir les bases d'une solution. Ils ont en conséquence recommandé à leurs Gouvernements le tracé et les stipulations suivantes (Suit le texte du procès verbal camme dans la note du 7 avril). Les Puissances médiatrices ayant approuvé les propositions de leurs représentants à Constantinople, ont chargé les soussignés d'informer la Sublime Porte que ces conclusions sont désormais formellement substituées par elles à celles de la conférence de Berlin et qu'elles entendent dans l'intéret de la paix générale, s'arreter à cette solution qui doit etre considérée dès lors camme une décision de l'Europe. Pareille notification a été d'ailleurs faite en leur nom au Gouvernement hellérique par leurs représentants à Athènes. Les Puissances ne doutent donc pas que le Gouvernement de S. M. le Sultan ne souscrive définitivement et sans retard à cette solution, et dans cette conviction elles ont autorisé leurs représentants à conclure avec la Sublime Porte une convention précisant les termes et les modes d'exécution de l'arrangement à intervenir. Les soussignés ont à cet effet l'honneur de prier S. E. M. le ministre des affaires étrangères de S. M. le Sultan de prende les mesures nècessaires pour entamer entre eux les négociations qui doivent conduire à la prompte conclusion de cet acte "». Si cette note est approuvée nous nous considérerions comme autorisés à entrer immédiatement en négociations avec la Porte.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 570. Tunisi, 16 aprile 1881, ore 16,10 (l).

Par une nouvelle note consul français exprime Bey regrets de ne pas vouloir accepter ooopération troupes françaises et dit que son Gouvernement

43 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

déterminé décision prise; il t.:roit que t.:ela e:;t d'aut<.tnt plus nécéssaire après avoir appris que soldats tunisiens partis jeudi pour frontière, exprimaient conviction d'aller pas pour agir contre kroumirs, mais pour se bat.tre contre français. Cette opinion serait aussi selon M. Roustan celle des européens de Tunis. Il n'est pas nécéssaire de démcntir des pareilles absurdités inventées évidemment pour forcer Cabinet français à ne plus temporiser. Les nouvelles de la frontière sont que la tranquillité continue à y régner. On n'a signalé jusqu'à présent aueun mouvement de troupes françaises en avant ni aucune disposition prise pour le faire incessamment.

(l) L'ora d'arrivo non è indicata.

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IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 569. Atene, 16 aprile 1881, ore 11 (per. ore 24).

Je remercie V. E. pour !es telégrammes de ce matin (1), le dernier desquels m'autorise à signer la nouvelle note collective. Jusqu'à cette heure aucun de mes collègues n'a meme pas reçu le texte proposé par les ambassadeurs. Après !es dernières explications présentées p:u R. Paparigopoulos et repétées aux autres Cabinets il n'est bicn sur que les termes de la nonvelle note collective à remettre suffisent pour obtenir ì'acceptation formelìe de la part du Gouvernement hellénique. Je crains qu'au contraire ils ne viennent aggraver la situation. Cumour,douros quc j'ai vu tout-à l'heme m'a déclaré très ouvertement que si la réponse à sa !Jote du :n mars (12 avril) ne venait rien ajouter aux concessions connues il ne pourrait en aucune manière se prononcer et devr'ait par conséquent convoquer le Parlement. Si au contraire les puissances formulaient de nouveaux avantages en faveur des epirotes, il assumerait à lui seul la responsabilité d'une acceptation. On ne saurait se dissimuler depuis quelques jours un profond... (2) de dècouragement chez Comoundouros justifié peut-étre par l'attitude menaçante de l'opinion publique. Aussi dans la crainte d'étre tout-à fait débordé, s'avise t--il donner officiellcment et par la presse une interprétation bien exagéTée à la rédaction de sa réponse. La violence de la presse de l'opposition dépasse toutes !es bornes. Les menaces amonymes ne cessent pas et l'an annonce pour demain une démonstration importante dirigée entre autres par plusieurs professeurs de l'université.

(l) -Cfr. n. 813, nota l, p. 596 c li t. 2fl9 del 16 aprile, r.on pubblicato, eou cui Cairoli autorizzava il n1inistro ad Atene a firn1cu'J la Nota collett1va ~tppena i suoi colleghi 111~ avessero ricevuto l'istruzione. (2) -Gruppo indecifrato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 566/704. Londra. 16 aprile 1881. ore 19,S8 (per. ore 22,45).

Ambassadeur de France est allè aujourd'hui au l!'oreign Office déclarer que la France ne reconnaissait pas la suzeraineté du Sultan sur la Tunisie. Elle n'admet qu'une suprématie rdigieuse. Il parait que l'Angleterre est d'un avis cuntraire, ear on pense qu·une truisième puissance n'a rien à voir dans un contrat bilatéral par lequel le Bey de Tunis se déclare vassal du Sultan qui de son coté y consent. On met en doute la légitimité des prétextes invoqués par la France pour ~on exp(·ùition et l'un trouve que .iusqu'ici le Bey a agi avec habileté.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (l)

H. 2781. Berlino. 16 aprile 1881 (per. il 20).

·' Durant les solenlllltés de Ja semaine ~ain te. je n'ai pas réussi ù rencontrer le Sous Secrètaire d'Etat*.

C'est aujourd'hui seuìement, que J eu pu recueillir l'avis du Cabinet de Berlin sur la réponse du Guuvernement hellénique à la note eollective du 26 mars échu. De prime abard cette répom;e avait été trouvée rude. sèche et donnant Jieu à d'autres critiqnes. Mais eette impression a été de beaueoup atténuée par d es explieaUons ultérieures. e n tre autres pa r celle que le document dont il s'agit devait étre eonc;u dans des termes propres à ménager dans une certaine mesure les sentiments cles Ci1ambres et de la galerle. Le Gouvernement Impérial a done fini jJar se ranger à l'opinion des ambassadeurs à Constantinople, de t:onsidérer comme acquise racceptation de la Grèce et d'en prendre acte. Il était d'ailleurs assez naturel que celle-ci dPmandàt des assurances puur une remise il bref délai et sans eHusion de sang, et qu'elle recummandàt à l'équité et à Lt oienveillance de l'Europe !es populations helléniques, primitivement eomprises dans le tracé de la Conférence de Berlin, et laissées maintenant sous la domination ottomane. Quant au premier point, l'article XXIV <lu traité du 13 juillet 1878 autorise les Puissances à continuer l'oeuvre de la médiation, si des difficultés survenaient pour la prise de possession des nouveaux territoires. Et, quant au second point, le § 2 de l'article XXIII du traité précité stipule. pour !es parties de la Turquie d'Europe dans lesquelles

une organisation particulière n'a pas été prévue, des réglements analogues à ceux introduits dans l'ile de Crete. Tel serait le cas nommément pour l'Epire et l'Albanie. Des règlements auraient déjà été élaborés par des commissions et attendent leur application. Il appartiendrait à telle ou telle autre Puissance qui le jugeraient à propos, d'en réclamer la mise en vigueur.

Le Prince de Bismarck avait, comme nous, connaissance, soit du projet de réplique à la Grèce, soit du projet de note collective à adresser à la Sublime Porte, dont le texte a été préparé par les Ambassadeurs à Costantinople. Sauf approbation de l'Empereur, le Chancelier était pret à y souscrire, pourvu que les autres Puissances manifestent le meme assentiment.

J'ai dit à M. Busch que le Gouvernement du Roi s'était prononcé de la meme manière. Il reste à savoir si la résistance sérieuse ne va pas commencer du còté de la Turquie, qui n'a pas encore accepté les quelques modifications apportées par les Puissances à ses dernières propositions, aprés qu'on lui avait demandé son dernier mot.

En accusant réception des onze télégrammes que V. E. m'a transmis à partir du 7 jusqu'au 16 avril, et en me référant à ma dépeche télégraphique d'aujourd'hui... (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 312. Roma, 18 aprile 1881, ore 23,55.

Le Roi n'ayant pas accepté la démission du Cabinet, je suis, en restant à mon poste, aujourd'hui en mesure de vous donner les instructions que vous m'aviez demandées depuis quelques jours, à plusieurs reprises. Nous avons maintenant, à Tunis, deux intérets urgents: faire tout le possible pour empecher une atteinte au statu quo; pourvoir à la sécurité de notre colonie que le contrecoup des complications militaires pourrait exposer aux effets du fanatisme indigène. Il est évident que nous devons pour ces deux points continuer de marcher étroitement d'accord avec l'Angleterre. En ce qui concerne la question politique, il est évident qu'une action isolée de notre part n'aurait envers la France, aucune efficacité et qu'elle ne ferait que précipiter les événements qu'on redoute. L'Angleterre ainsi que je vous l'ai télégraphie (2) est allée jusqu'à recommander au Bey de preter sa coopération aux troupes françaises. Nous ne voulons certes pas insister là dessus du moment surtout que le Bey a déjà formellement déclaré qu'il s'agit, pour lui, d'une impossibilité morale. Mais nous croyons, qu'après avoir fait, par sa protestation, une réserve expresse de ses droits princiers, le Bey doit maintenant s'appliquer avec soin à se soustraire, par une conduite ferme et rigoureusement correcte,

au soupçon qu'il veuille créer indirectement des embarras à la France ou entraver ses opérations. C'est ainsi qu'H pourra le miex atteindre le but d'empecher que la France étende et prolonge son occupation au delà des limites strictement né·cessaires pour les exigences de la répression. Pour ce qui concerne la sécurité des colonies, il n'esrt pas douteux que le jour où celle-ci serait sérieusement menacée, les puissances interéssées ont le devoir de faire parattre sur les lieux leur pavillon. Nous avons déjà pris, à cet effet, des mesures préparatoires et nos cuirassés pourront, au moment du besoin, arriver à la Goulette en quelques heures. Mais nous devons en attendant éviter que la présence prématurée de nos navires ne fournisse à la France elle meme un prétexte pour faire à Tunis acte de présence, avec des forces bien supérieures aux notres, ou bien pour nous attribuer, auprès du Bey, un ròle que nous n'avons jamais songé à jouer. C'est pourquoi le plus sage, pour nous, est à cet égard aussi de nous en tenir à ce que l'Angleterre va faire. Je me suis mis, dans ce but, en communication avec le Cabinet britannique dont la sollicitude pour sa propre colonie ne saurait etre mise en doute. Je suppose d'ailleurs que votre collègue anglais ne manquera point de signaler à son Gouve'l"nement le cas de nécessité absolue aussitòt qu'il se produise. Je me flatte qu'en suivant cette ligne de conduite, en soutenant, d'un còté, le moral du Bey, en calmant de l'autre, les excitations, de quelque part qu'elles se produisent, en évitant enfin, dans cet intervalle, toute occasion de nouveaux conflits, nous aboutirons à la fin de la crise actuelle, sans que la dignité, ni les intérets de notre pays aient à en souffrir. Nous aurons, en tous cas, la conscience d'avoir scrupuleusement rempli notre devoir.

(l) -T. 269 del 10 aprile, non pubblicato. (2) -T. 560, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 313. Roma, 18 aprile 1881, ore 23,59.

Je remercie V. E. de sa lettre particulière 0). La volonté du Souverain m'ayant maintenu à mon poste, je compte d'une manière spéciale, aujourd'hui camme pour le passé sur la coopération zélée et patriotique de V. E. J'ai cru ne pas tarder, la crise étant terminée, à donner à notre consul à Tunis les instructions qu'H m'avai t, à plusieurs reprises, demandées. V. E. en trouvera le texte ci après; nous tenons tout particulièrement à continuer de marcher d'acford avec l'Angleterre pour l'affai:re tunisienne, camme pour les autres questions du jour. Je prie V. E. de vouioir bien communiquer confidentiellement nos instructions à lord Granviùle. Nous verrions avec plaisir ces instructions appréciées par lui et des instructions analogues données au consul britannique. Un point impo·rtant est celui qui concerne la présence éventuelle

des deux pavillons à Tunh; pour la sf:curitè de nos culonies. Nous attacherions beaucoup de prix a etre immédiatement informés des décisions que le Cabinet anglais prendrait à cet. égard. Voici maintenant les instructions que je viens de télégraphier à M. Maceiò: ~ Nous avons, à Tunis, deux intérèts urgents: faire etc." (vedi telegramma n. 31:: al R. Hgente a Tunisil Cl).

(l) Non pubblicato.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 586. Tunisi, 19 aprile 1881. ore 18 (per. ore l,05 del 20).

Les instructions que V. E. m'a bien voulu donner par son télégramme d'hier (l) correspondent à la ligne de conduite que j'ai observée jusqu'ici. J'ai la certitude que le consul anglais a sollìcité à plusieurs reprises envoi de forces navales dans un but de protection de sa colonie. Quand mème nos cuirassés soient prèts à arriver ici en quelques heures, il fr~ut pour le cas de besoi.n s'assurer mo:;ren de communication avec no,, ìles moyennant un bateau qui peut-etre un bàteau de commerce cl1argé de rester en permanence à la Goulette. Si les opérations militaires commencent et des désordres ont lieu le télégraphe sera coupé et alors il deviendra impossible de signaler danger et de demander que les navires soient expédié,;. Hien de nouveau aujourd'hui de la frontiére; ma1s plu;.; le moment d'une invasion cle la part des français enfin approché, et plus l'exit.ation des indigènes augmente. On remarque beaucoup surtout au Bardo un télégramme Hawas d'aujourd'hui qui annonce destitution du Bey et nomination Keredine à sa place. Son ~\!tesse est anxieux de savoir quel crédit merite eettc nouvelle.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

D. 1082. Roma, 19 aprile 1881.

Con telegramma di ieri !2) feci conoscere a V. E. le istru:doni che avevo, poco clianzi, impartito, per telegrafo al R. Agente e Con:sole generale a .Tunisi (1). Qui accludo copia di un dispaccio diretto, in data d'o~i al cav. MACCIÒ, nel quale quelle istrmioni sono riprodotte con QWllehe maggior sviluppo (3).

(-1) Cfr. n. 820.

(::• Cfr. n. 8~cJ.

Quali siano i nostri interessi in Tunisia, e quali procedimenti ci siano finora sembrati più acconcii, ben conosce l'E. V. con cui ebbi, più d'una volta, a scambiare, in proposito, carteggi confidenziali. Un punto fondamentale, agli occhi nostri, è questo: che, mentre non è neppure concepibile la efficacia di un'azione isolata dell'Italia. esiste, d'altra parte, tra l'Italia e l'Inghilterra, rispetto alle cose tunisine, tale una identità di interessi, che un'azione concorde dovrebbe essere quasi il portato naturale della situazione. A conseguire, praticamente, una siffatta conformità di azione diplomatica hanno sempre mirato, come V. E. ben sa, i nostri sfo:·zi; e noi vorremmo che la comunanza di idee assumesse. ora, una forma concreta, di fronte a complicazioni che potrebbero farsi anco più gravi.

I telegrammi di V. E. ci hanno chiaramente fatto comprendere che il Gabinetto britannico è restio a pronunciarsi, fin d'ora, intorno a ciò che esso farebbe in determinate eventualità; e noi non vogliamo punto provocarne dichiaraziolli che potrebbero essere o parergli tali da pregiudicare l'avvenire. Però a noi preme di essere ini'urm~~!;i. in tempo utile, di ciò che il Governo della Regina si accinga a fai·e. m::m mano cne gli eventi si verranno svolgendo. Le istruzioni che, rispetto al contegno da tenersi verso il Bey, abbiano impartito al R. Agente e Console Genera~e. sono così temperate, che noi confidiamo di vederle favorevolmente apprezzate da lord Granville. Sopratutto ci sarebbe gradito di udire che istruzioni analoghe siano state impartite all'Agente britannico. Se, poi, mentre le due potenze si adoperano presso il Bey per trattenerlo da qualsivoglia passo od atto che possa essere, per la Francia, motivo o pretef;to a non ]dù contenersi nei limiti della divisata repressione, paresse al Governo ctellH Rc'gina espediente di fare, per lo stesso intento, alcun officio presso il Governo francese, noi saremmo lieti di potervisi associare, essendo nostro convincimento che. ben !ungi dall'essere atto ostile verso la Francia, sarebbe invece atto amichevole e salutare quello che valesse a trattenere il Governo della RepHIJblica clall'eccedere un programma oltre il quale le complicazioni sarebbero inevitabili, né facilmente valutabili in tutte le loro conseguenze.

L'invio dì navi da guerra nelle acque tunisine è un punto sul qua;le, nel mio telegramma di ieri, richiamai in modo speciale l'attenzione di V. E. La colonia italiana ha già fatto istanza per la presenza immediata di navi da guerra della reale marina, eù ho ragione di credere che analoga istanza sia stata rivolta al Gabinetto britannico. I due Governi, saviamente a mio avviso, si sono limitati a provvedimenti preparatori. Vi sono oramai, a sufficiente prossimità di Tunisi, navi italiane e navi inglesi, che, quando ne sorgesse il bisogno, in poche ore potrebhero trovarsi presenti sui luoghi. La apparizione prematura di legni itali.ani, siccome spiegai nel mio dispaccio al cav. MACCIÒ, avrebbe inconvenienti gravi, che vogliamo cansare ad ogni costo. D'altra parte, però, è, per noi. questione di grave responsabilità che l'indugio non si protragga di soverchio. La tranquillità è ora perfetta nella Reggenza; ma uno sco])pio di fanatbmo può essere la conseguenza improvvisa delle operazioni militari ;; cui hì Francia ~i accinge Se i legni nostri non si trovassero al loro posto, nel mon,erJto del bisogno, e segnatamente qualora fossero preceduti da legni di altra bandiera, il Governo si esporrebbe a giusta censura. Non potendo quindi dubitare, né della sollecitudine del Governo britannico per la sua colonna tunisina, né della rapidità con cui il suo agente lo informa delle successive vicende nella Reggenza, la prego di voler fare in modo che ci giunga pronta notizia delle decisoni che saranno prese, a questo riguardo, dal Governo deLla Regina.

V. E. avrà probabilmente avuto, ancor prima che le giunga questo mio dispaccio, l'opportunità d'intrattenersi con lord Granville degli affari di Tunisi in base al mio telegramma di ieri. Le maggiori spiegazioni qui contenute la porranno in grado di meglio dimostrare a Sua Signoria quanto sia il nostro desiderio e quanto la nostra fiducia di potere, anche rispetto a Tunisi, mantenerci in perfetto accordo con codesto Gabinetto.

(2) -Cfr. n. 821.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

D. 99. Roma, 19 aprile 1881.

Sopravvenuta la crisi ministeriale provocata dal voto parlamentare del 7 aprile, mi trovai, negH scorsi giorni, nella impossibilità di porgerle le istruzioni di cui la S. V. m rivolgeva ripetuta richiesta dopo che la situazione venne facendosi, in Tunisia, eccezionalmente grave e delicata.

La volontà del Sovrano mi ha, ieri, riconfermato nel mio ufficio; ed io mi affrettai a riassumere, nel telegramma che tosto ebbi a spedirle (1), il pensiero del R. governo, rispetto alla questione tunisina, affinché Ella ne avesse precisa norma e direzione.

Quali siano i concetti fondamentali a cui ci siamo costantemente ispirati nel trattare deùle cose tunisine, non è mestieri che io qui ripeta minutamente.. Ricorderò solo, a guisa di sintesi, che, ben lungi dall'avere mai concepito quei disegni ambiziosi di cui talvolta si volle mettere innanzi il sospetto, noi abbiamo sempre pensato che lo statu qua, in Tunisia, fosse quello che meglio convenisse ai nostri interessi, e l'azione diplomatica nostra, a Tunisi, non ebbe mai altro obbiettivo all'infuori della legittima tutela delle ragioni spettanti ai nostri connazionali.

A:nche oggi, mentre i casi della frontiera algerina e gli intendimenti manifestati dal governo francese hanno creato, a Tunisi, uno stato di cose che richiama tutta la nostra attenzione, noi stimiamo che la condotta nostra non debba punto cessare di trarre norma da quei criteri fondamentali.

Il governo francese, secondoché consta, sia dalle dichiarazioni fatte, per bocca dei ministri, alla Camera ed al Senato, sia dahle spiegazioni fornite in via diplomatica, è risoluto a procedere, tra i Krumiri, a una rigorosa repres

sione che premunisca l'Algeria contro nuove aggressioni. Le operazioni militari che, per quella repressione, si rendono necessarie dovranno, fu detto, svolgersi anche nel territorio tunisino, senza che però esse implichino l'idea di una occupazione permanente; bensì le risoluzioni u1teriori dipenderanno dalla piega degli avvenimenti, e segnatamente drull'atteggiamento del Bey, al quale fu fatto invito di cooperare, con le sue truppe, all'impresa.

Di fronte a simili propositi non potrebbe essere dubbio il nostro contegno.

Qualunque sia l'apprezzamento che recar si voglia circa i torbidi occorsi alla frontiera algerina, noi non abbiamo certo la volontà, e neppure il diritto di muovere abbiezione contro il governo francese. La sola preoccupazione nostra, il solo obbiettivo per cui ci spetti un titolo eventuale d'intromissione, è che, dai casi presenti, non abbia a derivare una ailterazione dello statu quo nella Reggenza. A questo intento voghamo e dobbiamo convergere ogni nostro sforzo, prefiggendo alla nos,tra azione diplomatica tali limiti, ed imprimendole tale carattere, per cui, mentre rimanga interamente soddisfatta ogni esigenza di responsabilità, si eviti il pericolo di spiacevoli complicazioni.

E' evidente, a questo riguardo, la convenienza, per noi, di non disgiungere, per tale scopo, la nostra azione da quella delil'Inghnterra. Le due potenze hanno, in Tunisia, interessi affatto identici, e lo scambio di recenti comunicazioni ci ha fatti persuasi anche di una conformità perfetta di intendimenti. Oltre di che, è ben manifesto che, se l'azione nostra non fosse corroborata da quella dell'Inghilterra, riuscirebbe doppiamente inefficace: anzitutto perché, dato che la Francia (locché non vogliamo ammettere) abbia disegni contrari al mantenimento dello statu quo a Tunisi, non è a presumere che voglia arrestarsi di fronte alia nostra azione isolata; ed in secondo luogo perché il fatto stesso che alla nostra azione non fosse associata quella dell'Inghilterra potrebbe giovare a chi intenda revocarne in dubbio il valore.

Sollecita di non impegnarsi, senza necessità assoluta, in una azione diplomatica di cui non è facile misurare anticipatamente le conseguenze, l'Lnghilterra ha finora mostrato di voler abbondare nel senso della temperanza e della conciliazione. Le comunicai, pochi giorni or sono, per Sua informazione, le prime istruzioni che il conte Granville aveva impartito all'agente britannico in Tunisi: il governo della Regina stimava che il Bey avrebbe operato saviamente facendo concorrere le sue truppe alla repressione intrapresa dalle truppe francesi. Dipoi il Bey ha formalmente dichiarato che ciò gH sarebbe riuscito impossibile senza compromettere il proprio prestigio presso le popolazioni; né sarebbe, ora, animo nostro di insistere presso il Bey affinché si induca a cosa che dichiara contraria alla sua dignità e alla sua coscienza. Ma, poiché Sua Altezza ha oramai fatto piena e valida riserva di ogni suo diritto, quale principe della Tunisia, mercé la nota officiale del 9 aprile, rimessa al signor Roustan e comunicata a tutti i consoli esteri, noi crediamo porgergli un consiglio schiettamente amichevole, esortandolo a volgere ogni suo studio a che non si possa neppure concepire il più lontano sospetto che voglia suscitare indirettamente degli imbarazzi alla Francia o rendere meno agevoli le operazioni militari. Il contegno suo dovrebbe, a questo riguardo, essere ben fermo e risoluto, e le istruzioni impartite ai suoi generali essere concepite in forma cosi cate

gorica da nDn lasciare adito a dubbiezza alcuna. Questo è manifestamente, per Sua Altezza, il migliore e più efiicace partito che. nelle circostanze presenti, egli possa adottare per il duplice intento di riconfermare la Francia nell'obbligo suo di rispettare. secondoché ha dichiarato. lo statu quo politico, e di impedile che si inoltri nella Turilsht o protra~:ga l'occupazione oltre lo stretto indispensabile.

La S. V .. come apparisce dal StiO carteggio. già a più riprese, e fin du principio. incoraggiò il Bey a prendere efficaci misure e tali da mostrare come egli potesse, con le sole sue forze. ripristinare l'ordine sulla frontiera e guarentirlo anche per l'avvenire. Furono assennati consigli. pei quali Le significo la mia piena approvnzione. Ma. poiché Lì Fmncia non ha, ciò malgrado rinunciato alla divisat:1 open1zione. né questa suscita abbiezione da parte di alcuna altra potenza, è chiaro che il Bey mal provvederebbe agli interessi suoi, che sono. n questo riguardo. identici a quelli delle potenze sollecite, come l'Italia e l'Inghilterra, di veder mantenuto lo statu quo nella Reggenza, qualora lasciasse insinuarsi la credenza che i Francesi abbiano ~~ lottare, non solo contro l'aperta resistenza dei Krumiri. mn anche contro la segreta ostilità dei funzionarii od agenti tunisini.

Accanto all'interesse politico che. come dissi. si riassume, per noi nel man-tenimento dello statu quo. altro interesse che attrae tutte le nostre cure è la condizione della nostra colonia. nella Tunisia. in presenza delle contingenze che possono minacciarne la quiete.

La S. V .. facendosi interprete dei voti dei nostri connazionali, e trasmpttendomene apposito indirizzo. chiedeva che non si indugiasse a far comp<Hi:·e. in rada di Goletta, alcune nostre navi da guerra che giovassero, con la loro presenza, a rinfrancare gli animi e fossero quasi esplicita affermazione della sollecitudine del R. governo. L'invio di legni da guerra. quando veramente le colonie estere corressero pericolo, sarebbe. per le potenze interessate, non solo un diritto. ma un dovere. Però fino R questo momento non abbiamo indizio di seria minaccia. e la S. V .. nei suoi recenti telegrammi. afferma che la tranquillità continua ad essere perfetta. In tale stato di cose, l'apparizione di legni nazionali potrebbe riuscire inopportuna ed intempestiva. Essa potrebbe creare l'erronea opinione che il governo del Re voglia sostenere, presso il Be.v. una parte che non è punto negli intendimenti nostri. La nostra lea;ltà, il desiderio vivissimo che noi abbimno di vedere il governo tunisino uselre, senza danro e senza sfregio. dalla presente crisi. ci vietano di htsciare accreditare. contro le nostre intenzioni, la supposizione che da noi si voglia incoraggiare i.l Bey a rinchiudersi in un atteggiamento di resistenza assoluta. Né è vana preoccupazione il presumere che la pre,;enza di nostri legni da :mena. quando non f0sse ancora giustificata òa palese eò imminente pericolo pei nostri connazionali, non avrebbe praticamente altro effetto che di richiamare nelle acque tunisine nn maggior numero di navi francesi: e forse ad altro non riuscirebbe che ad affrettare quelle contingenze ehe da noi si vocrebbero scongiurare.

Noi abbiamo. in questo momento, parecchie navi da guerra, pronte al primo eenno. in ì'Orti abbnst:mza prossimi alla Tnnisia per potervi giungere i'l poche ore, quando il bisogno ne occorra. Intanto ci siamo messi in comunicazione col gabinetto britannico. che non può essere meno di noi sollecito della sorte etei suoi connazionali, e che certamente sarebbe tosto avvertito da codesto suo console se la preserza di navi da guerra. a tutela delle estere colonie, si facesse nece:.;sari&. Non può quimli dubitare la S. V. che, al momento opportuno, tosto comparin~bbe costi la nostra bandiera; e, comparendo essa simultaneamente con la britannica. la missione sua, d'indole puramente umanitaria, avrebbe tanto maggiore efficacia inquantoché sarebbe affatto escluso il sospetto di intendimenti d'altra indole.

Questi. che qui venni svolgendo. sono i eoncetti che ho riassunto nel mio telegramma di ieri. Mi lusingo che siano rettamente intesi ed attuati dalla

S. V. che. in difficili circostanze, seppt' dar prova di animo calmo e prudente.

A noi importa che il Bey. conscio del suo buon diritto, in quant.o non ne ecceda l giusti limiti. c.l mantene;a in un atteggh-,mento fermo bensì. ma conciliante, e quale si conviene alle esigenze dei]]a presente situazione. A noi importa che la colonia nostra si mostri. quale fu sempre.. pacata e fidente nella sollcitudine del R. governo. A noi importa, infine. che si eviti, nel periodo critico che attraversiamo, ogni ragione di attrito, ogni pretesto a provocazioni che possano aggiungere nuove compli('azioni alle già esistenti. Procedendo per questa via, possiamo confidare ehe la fase attuale della questione tunisina abbia a chiudersi senza detrimento al prestigio e agli interessi del nostro paese. Ad ogni modo, secondoché conclusi il mio telegramma di ieri, avremo il conforto di aver fntto tutto il nostro dovere. (' non altro che il nostro dovere.

(l) Cfr. n. 820.

825

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 318. Roma. 20 aprile 1881, ore 14,10.

Je remercie V. E. de so n télégramme (l). J'attendrais l es lettres qu'elle m'annonce mais j"aime dès aujourd'hui à compter sur la continuation de sa collaboration. V. E. n'ignare pas les détails de la crise que vient da se terminer. Après la d!'>mission d n Cabinet IPs hommes l es plns marquants de la gauche. y compris ceux qui avaient voté contre nous. ill(~ pressaient de consentir à me laisser charger de former un nonveau ministère où j'aurais gardé la présidence et le portefeuille de8 affaires étrangères. Des considérations constitutionnelles m'ont paru me défendre en présenee du vote du 7 avril de me prèter à une pareille combinaison..J'ai c:epend~Hlt cllerché à aider <'l la formation d'un nouveau ministère coneiliant les fractions de la gauche. La tentative n'a pas abouti, M. Depretis qui c>tait chargé ayant déclaré qu'il ne pouvait pas se passer de ma participation. C'est alors que le Roi a Jait appeler M. Sella. Celui-ci qui a eu plu::;ieurs entrevues avec Sa Majesté avait dès le debut posé le dilemme cntre

q) COJ1 t. 581 lk~ 1~1 aprile. lHJll }JUIJ•JllCUtu, c:~t'dir:·i iO\'~?U. tdU.lUllCÌatu elle· ;l' 'tl( cUsnh·· t3i•Jtli sartbUetu ;3tH h· !a coùs{:'~uenz~1 n a~ !ll'Rì~· deìlt· tUmi::;t>iUlli (Ù'l ;\'lin.htr_·rn.

un ministère de droite et le refus d'accepter J.a démission de mon Cabinet. Au dernier moment M. Sella a reconnu que la seconde alternative répondait seule aux exigences de la sltuation. Le Rol qui m'a aussitòt mandé a été irrémovlble à ne pas accepter nos démissions et nous avons cru, mes cohlègues et moi, dans la conscience de notre devoir et tenant compte aussi du sentiment qui s'était manifesté dans le pays et dans les régions parlementaires, obtempérer à la -;olonté du Souverain. Je ne comprends maintenant pas pourquoi le Gouvernement français ne verrait pas d'un oeil favorable la confirmation d'un ministère libéral dont le tort, devant la chambre, a été d'avoir témoigné, envers la France d'un esprit de conciliation que nous persistons de notre còté à consi:dérer comme répondant également aux intérèts bien entendus des deux pays. Quant à M. MACCIÒ les accusation qu'on formule contre lui sont désormais d'une exagération telle qu'elles ne sauraient avoir, à nos yeux, une valeur sérieuse. Il nous répugne de penser que M. de Saint Hilaire veuille se fonder sur des bruits calomnieux pour faire, auprès de nous, une démarche aussi insolite que blessante.

826

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 597. Parigi, 21 aprile 1881, ore 15 (per. ore 17).

II me revient q ue dans le conseil d es minis<tres de mardi dernier o n aurait mis sur le tapis le projet d'un débarquement à la Goulette et de l'occupation immédiate de Tunis. Cinq ministres auraient voté pour l'exécution du projet, quatre se seraient prononcés pour la suspension. Le nouveau refus du Bey de s'associer à la répression des Kroumirs et la conviction acquise que l'Angleterre et :l'Allemagne laisseront à la France toute liberté d'action, me font craindre que dans le conseil des ministres de ce matin le Gouvernement français ait adopté cette résolution décisive. Cet étalage de force et de mépris à notre égard a pour but d'étourdir la France et de flotter son amour propre toujours en vue des prochaines élections.

827

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PHESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 602/711. Londra, 21 aprile 1881, ore 15 (per. ore 22).

Voici la substance de la réponse à ma communication du 29 courant que Granvil1e vient de me donner par lettre confidentielle: «Je regrette beaucoup que le Bey se refuse de coopérer avec la France, car il lui donne une excuse plausible de se faire justice elle mème. Je conviens que notre conduite doit avoir pour but d'induire le Bey à agir avec autant de prudence que possible, et des conseils à cet effet donnés par les gouvernements d'Italie et d'Angleterre ne peuvent pas manquer de produire quelque bon résultat. Quant à l'envoi d'un navire de guerre à Tunis, il y en a un à Malte pret à partir pour Tunis d'un moment à l'autre. Toutefois il est certain que les français aussitòt qu'iJs auront appris l'arrivée à Tunis de navires italiens ou anglais ou des deux puissances ensemble, y enverront aussi leurs bàitimeillts de guerre. Il est hors de doute que cette mesure doit etre prise, s'il est nécéssaire de protéger la vie ou la propriété de nos sujets respectifs, mais ainsi qu'il résulte de nos informations, ce n'est pas le cas, bien que depuis le commencement, le consul anglais nous ait demandé une force navale et les sujets résidant à Tunis soient sur le point de nous envoyer une pétition à cet effet. Je ne manquerai pas de vous faire connaitre toute décision que nous pourrions prendre à cet égard et j'espère que vous en ferez de meme. Je serais d'avis de suggérer au Gouvernement italien d'informer le Gouvernement français que le cas pourrait se présenter de devoir envoyer à Tunis des batiments de guerre pour protéger les sujets italiens contre le fa;natisme des mussulmans sans attendre que le moment soit venu de prendre cette résolution » (1).

828

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 600. Tunisi, 21 aprile 1881, ore 16,55 (per. ore 20,40).

Bey communique officiellement agents étrangers réponse faite à la note du consul français qui déclarait Son Altesse et ministres personnellement responsables du ma;l arrivé aux français et demandai't a'bandon des fortifications de Tabarca pour etre immédiatement occupées par forces françaises. Son Altesse expose qu'il fait tous ses efforts pour garantir sécurité publique mais qu'il ne peut-etre responsable de l'effervescence générale qui serait la conséquence de la violation de son territoire. Il ajoute qu'il ne peut ordonner d'évacuer for<tifications, mais si un point de ses états sera occupé par la violence, ses so1dats ne devront pas combattre les troupes françaises, proteste pour sauvegarder ses droits et ceux de la Sublime Porte, et demande que sa note soit portée télégraphiquement ~ la connaissance des Gouvernements respectifs. L'espr~t des arabes est arrivé désormais à un point d'exa:ltation dans la crainte d'une occupation, que si elle a lieu, je crois un conflit inévitable. Toutes armes et munitions sont recherchées et achetées à des prix exsorbitants et il arrivera un moment où les précautions du Bey et des ministres ne serviront plus à rien. Il dépend donc des français de produire une horrible catastrophe en avançant ou de l'empecher en négociant avec le Bey pour la punition des Kroumirs sans leur concours militaire. Les kroumirs sont disposés à se soumettre aux sacrifices que Son Altesse voudra leur infliger. Il est très regrettable qu'aucune puissance n'ait jusqu'ici recherché moyen de résoudre divergence.

(l) Questo telegramma fu comunicato a Tunisi ~on i. 330 del 22 aprile.

829

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, E A PARIGI, CIALDINI

T. 328. Roma. 21 aprile 1881. ore 23,45.

L'ambassadeur de Turquie qui m'avait il y a quelques jours, communiquè un télégramme adressé par la Sublime Porte an Bey de Tunis approuvant les me,;ures par lui prises et l'encourage<lnt à ècarter tout motif de conflit avec la France, est venu me demandrr aujourd'hui, <lU nom de son Gouvernement. ce que j'en pensais. Je lui ai dit que nous trou\'ions nature! J'intérèt de Ja Sublime Porte puur la Tunisiè. ce pays dant vis-à-vis du Sultan d<ìns une situation polit.ique particulière, et que nous étions d'autre part heureux de . constater que les conseils de modèration et de sagesse donnt~s au Bey p:u le

Gouvernement ottoman coincidaient entièrement avec les nòtres.

830

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLlO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, E A PARIGI, CIALDINI

T. 131. Roma, 22 aprile 1881, ore 2.

Après avoir reproduit la note du Bey communiquée officiellement aux agents étrangers par laquelle Son Altesse déclare ne pas accepter responsabilité des conséquences de l'invasion française, M. MACCIÒ ajoute dans un télégramme d'aujord'hui (l) ce qui suit: ,, L'esprit des arabes est arrivè désormais à un état d'exaltation dans la cl'ainte d'une occupation. Si elle a lieu je crois inévitable un conflit. Toutes armes et rnunitions sont recherchées et achetées à de~ prix exorbitants. Il arrive;·~1 un moment où les précautions du Bey et des ministres ne serviront plus a rien. Il dépend donc des français de produire une horrible eatastrophe en avançant ou de l'empècher en négociant. avec le Bey pour la punition des Kroumirs sans leur concours militaires >>.

(Per Parigi) Nous sommes depuis quelques jours en cornmunication avec le Cabinet britannique en vue de l'envoi de bàtiments pour la sauvegarde des nationaux respectifs. Lord Granville pense (2) qu'il serait convenable sans attendre le dernier instant d'informer le Gouvernement français de cette intention éventuelle. Je laisse cependant à V. E. de juger si une pareille démarche est opportune dans un moment conune celui-ci. Je prie en tous ìes cas V. E. de me dire son opinion (3).

l l) élr Il. 8~8. !2) Cfr. n. 827.

(~0 PN· Ja rispo1-1t~t cfl'. n. 83:.!.

831

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 333. Roma, 22 aprile 1881, ore 12,40.

Il arrive de Tunis une roule de tèlèg;ramme::; demandant envoi de notre escadre. M. Ravasini entre autres dénonce l'abandon dans lequel, dit-il, le Gouvernement laisse notre colonie. Ces messieurs devraient cependant comprendre que si le Gouvernement du Roi ainsi que le Gouvernement anglais dont l'honneur et la responsabilité ne sont pas moins engagés que les notres, ne croient pas devoir procéder à l'envoi immédiat de l'escadre, c'est que nous avons la conviction que la présence de nos bàtiments aurait pour conséquence inévitable l'arrivée de l'escadre fmnçaise et probablement méme l'occupation de Tunis. Ce serait vouloir précipiter la eatastrophe. Nous admettons que la possibilité d'un éclat de fanatisme crée chez les colonies étrangères une inquiétude lègitime. Mais on doit savoir que nos bàtiments ainsi que les bàtiments anglais sont à proximité. et qu'en quelques heures ils pourront, au moment du besoin arriver à la Goulette. Il n'y ~ donc pas lieu ni de s'alarmer outre mesure ni de erier à l'abandon. Ces télégrammes exerçant sur l'opinion publique une influenee fàeheuse, et cherchant à arracher du Gouvernement des résolutions qui pourraient avoir les plus graves conséquences. sont hautement d!'~plorables. Veuillez faire appel au patriotisme de ees messieurs et user de votre autorité pour qu'on se tienne dar1:; l'attitude ca,lme qui seule peut préserver notre colonie et l'Italie elle-meme d'une complication redoutable. Si jamais j'ai compté sur votre zèle et sur votre sagesse, c'est surtout dans les conjonetures actuelles, où le sang froid et ia prudence sont exceptionne!lement indispensables.

832

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 604. Parigi, 22 aprile 1881, ore 12,40 (per. ore 14,45).

Mon opwwn scrait d'envoyer nus batiments de guerre pourvu que I'Angleterre envoie aussi les siens ayant soin de faire arriver les nòtres quelques heures après les anglais, mais je ne serais pas d'avis que nos navires allassent tous seuls dans le cas où Anglcterre s'abstiendrait. Il parait que le conseil des mir1istres d'llier n'a rien décidé encore au sujet du débarquement à la Goulette et de l'occupation militaire à Tunis. Peut-étre on hésite à prendre une détermination aussi grave. peut-étre on feint d'.hèsiter pour agir de surprise (l).

833

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 334. Roma, 22 aprile 1881, ore 12,45.

Déchiffrez vous-meme.

Les télégrammes dont je parle dans l'autre dépeche (l) me laissent sous l'impression que ces messieurs ne se refusent pas à l'idée d'une intervention de l'Halie dans le différend entre le Bey et la France. S'il en est ainsi, sachez que, d'après des indices surs, une pareille attitude de notre part aurait comme conséquence très probable une guerre dont personne ne voudrait certes accepter la responsabilité. Nous sommes bien résolus à ne pas laisser nous entrainer dans cette voie. Je compte d'une manière spéciale sur votre coopération pour qu'on cesse de faire oeuvre antipatriotique par l'agitation que créent -les télégrammes adressés au Roi, aux députés, et à tout le monde.

834

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 335. Roma, 22 aprile 1881, ore 15,55.

Le conseil des ministres s'est occupé aujourd'hui des affaires de Tunis. Mes collègues on été unanimes à approuver la ligne de conduite que je vous ai tracée. Les deux points fondamentaux sont ceux-ci: 1° Nous ne devons à aucun prix, et dans aucune hypothèse nous exposer à entrer en conflit avec la France; 2° Nous ne devons rien faire qui puisse détacher notre a.ttitude de celle de l'Angleterre. Si la crise ne nous avait pas empeché de vous donner au premier moment des instructions plus positives, mes collègues n'auraient pas hésité à opiner qu'il y avait opportunité à nous associer au co,nseil du Cabinet britannique que Granville regrette maintenant de ne pas avoir vu suivi par le Bey. Il est en tous cas bien essentie1l que rien dans votre langage ni dans votre attitude autorise le Bey à penser que notre avis eut différé, à cet égard, de celui de l'Angleterre. En ce qui concerne la sécurité de la colonie, le conseil a ratifié les mesures déjà prises. Deux avisos sont prets à prendre la mer l'un à Trapani et l'autre à Cagliari. Deux cuirassés sont à Gaeta. Ces précautions devraient, ce me semble, écarter toute appréhension exagérée. Si nous allions plus loin nous risquerions de voir notre conduite désavouée par l'Angleterre elle meme. Je compte toujours sur votre énergie et sur votre sagesse pour qu'on ne s'abandonne pas à une panique et qu'on laisse le Gouvernement libre de puiser conseil dans le sentiment de sa responsabilité.

(l) Cfr. n. 831.

835

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 610. Atene, 23 aprile 1881, ore 14,35 (per. ore 15,40).

Mes collègues d'Allemagne et de France sont autorisés à donner communication au Gouvernement grec, si toutefois les quatre autres recevaient égales instructions, de la note remise par les ambassadeurs à la Sublime Porte. Peux-je m'associer dans le cas d'unanimité? Le Cabinet d'Athènes attache un grand prix à la connaissance de cette pièce (1).

836

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 616. Tunisi, 23 aprile 1881, ore 17,25 (per. ore 24).

Chargé d'affaires français a, par une note verbale, offert au Bey de faire débarquer pour sécurité européens, compagnie du stationnaire français et des r.anons. Son Alltesse a répondu qu'il ne voit pas la nécessirté de ce débarquement et qu'il n'y consent pas. Alors Roustan a notifié ce refus par une note au corps consulaire. La démarche faite auprès du Bardo me parait outrepasser toutes limites. Malgré appréhension dèterminée par la crainte des suites de l'invasion de la frontière, la ville est tranquille sous l'active surveillance de toutes autorités. Faire savoir aux arabes qu'on pense de débarquer une centaine d'hommes pour se garantir de leurs excès, c'est les exciter à les commettre sans avoir la force de les réprimer, car on ne peut songer à contenir 50 ou 60 miale mussulmans avec d'aussi faibles moyens. D'un autre còté, c'est semer la panique de vouloir avec l'excuse de protéger mille français, exposer quatorze mille européens entre italiens et maltais, à un véritable danger. S'il doit en étre ainsi, il vaut mieux que la Fra.nce déclare la guerre et fixe un délai pour que ceux qui voudront s'en aller puissent quitter le pays, mais il ne doit pas etre admis qu'on cherche de compromettre par des manifestations si imprudentes la sécurité de toute una population et tous ses intérérts. En présence de l'attitude si dangereuse du consul de France, je pense que V. E. voudra se concerter avec Cabinet de Saint James pour parer aux malheurs inévitables que des nouvelles démarches du genre de celle-ci at,tireront sur les étrangers résidents à Tunis et dans les autres villes de la régence.

44 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) Cairoli rispose affermativamente con t. 344, pari data, non pubblicato.

837

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANTE AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. CONFIDENZIALE 343. Roma, 23 aprile 1881, ore 22,45.

Le chargé d'affaires britannique est venu m'entretenir d'un projet d'après lequel le territoire attribué à la Grèce serait d'abord transféré à l'Angleterre qui le passerait à la Grèce. Lord Granville pense qu'un transfert de facto avec occupation effective souleverait bien des objections, mais qu'un transfert de jure selon le précédent de la Vénétie en 1866 ne serait pas considéré par l'Angleterre camme étant hors de question si toutes les autres puissances l'agréent. J'ai répondu au chargé d'affaires que j'entendais parler pour la première fois d'un pareil projet, mais que du moment où le Gouvernement de la Reine, sauf l'agrément des autres puissances, se déciderait à l'accepter il pouvait, en ce qui nous concerne, compter sur notre assentiment.

838

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 462/911. Londra, 23 aprile 1881 (per. il 28).

In conferma del mio telegramma n. 712 in data d'oggi (1), ho l'onore d'informare l'E. V. che non ho mancato di partecipare al conte Granville il contenuto dei telegrammi di V. E. in data del 21 e 22 corrente (2), che si riferiscono alle condizioni della Tunisia in seguito alla spedizione francese, ed ieri ancora ho nuovamente insistito presso il nobile Lord per avere una risposta circa l'invio di navi da guerra a Tunisi per proteggere e rassicurare gli europei minacciati dal fanatismo musulmano, non che circa la destinazione d'Avvisi per mantenere una corrispondenza fra la Goletta e Marsala, stazione telegrafica più vicina all'Africa, nel caso probabile che il telegrafo e la ferrovia fra Tunisi ed Algeri fossero interrotti.

Lord Granville, che travasi tuttora indisposto a Walmer Castle, non mi ha finora risposto; ma ieri, al Foreign Office mi venne confermato che ordini erano stati dati a navi da guerra in Malta di tenersi apparecchiate per recarsi a Tunisi al primo segnale telegrafico. Si è parimenti scritto all'Ammiragliato per avere in pronto un Avviso destinato eventualmente al servizio di corrispondenza fra la Goletta e Marsala. Mi fu detto inoltre che il Console inglese a Tunisi non è meno inquieto del signor MACCIÒ, ed insiste affinché vi siano mandate navi da guerra per la protezione dei sudditi inglesi.

Mi Sono preso la libertà di chiederle se, giusta il suggerimento di lord Granville, l'E. v. avesse informato il Governo francese che il nostro potrebbe trovarsi eventualmente nel caso di dover spedire qualche nave da guerra alla Goletta per tranquillare i nostri connazionali che si credono minacciati. Una tale entratura sarebbe forse utile per sciogliere i dubbi emessi dal generale Cialdini circa l'opportunità di mandare navi da guerra a Tunisi, come l'E. v. me ne dava informazione coi suoi due telegrammi del 22 e del 23 corrente (1).

Nel suo dispaccio del 19 corrente, politico n. 1082 (2), giuntomi avant'ieri sera, l'E. V. opportunamente enumera le ragioni che dovrebbero indurre l'Inghilterra ad agire concordemente con noi. Ciò è vero se si esamina la quistione tunisina isolatamente.

L'Inghilterra ha tutto interesse a mantenere l'indipendenza del Bey tunisino contro Ia preponderanza di qualsiasi potenza europea, e non potrebbe vedere di buon occhio che la Francia, che già possiede Tolone, venisse a s,tabilire a Biserta una nuova stazione navale che potrebbe essere di grave pericolo per le sue comunicazioni colle Indie. Ma io le scrissi più volte che l'Inghilterra è costretta a sottostare all'influenza di altre considerazioni non meno importanti per lei, fra le quali una delle prime è la quistione del Tratta;to di commercio colla Francia, che a lei preme immensamente; per cui, in questo momento specialmente, essa tiene a non far nulla che possa compromettere i suoi buoni rapporti con quella potenza.

lnoltre l'linghilterra è, ora assai meno che per l'addietro, in grado di esporsi ad una lotta con qualche grande potenza.

Essa è più debole di quanto si crede; ed in questo momento fa grandissimo senso un articolo pubblicato nel numero di aprile corrente della Nineteenth Century, intitolato «The military impotence of Great Britain ». Quest'articolo è firmato Alexander Kichkammer, Captain in the Generai Staff Imperia! Regal Austrian Army.

(Alcuni credono che questo sia un pseudonimo). Gli apprezzamenti contenuti nell'articolo sono forse alquanto esagerati in male per l'Inghilterra; ma pure vi ha molto del vero, e questo Governo che ha coscienza di ciò che può e di ciò che non può, non vuole lasciarsi indurre a nessuna complicazione che possa distrarlo dal riordinamento delle sue cose interne, fra le quali primeggia-no quelle riflettenti le sue forze militari di terra e di mare.

Inoltre fa capolino un'altra idea ed è quella di abbandonare intieramente Tunisi alla Francia, purché ques,ta lasci l'Inghilterra completamente libera in Egitto. A questo proposito si trovava nell'Observer del 17 aprile ultimo una lettera di un pubblicista assai pregiato, Edward Dicey, la quale conchiudeva in questi termini:

« tn short, we should act with France in Tunis in order to be free, if need be, to act without her in Egypt. This is the policy at which British diplomacy should aim :..

Chiamo l'attenzione di V. E. sopra questa idea, e non mi sorprenderebbe se si facesse strada in Inghilterra. Sarebbe pure importante di sapere se tale idea alligna egualmente in Francia e se questa sarebbe disposta a rinunziare alla sua influenza Ln Egitto per concentrarla nella Tunisia.

Ho esposto queste considerazioni all'E. V. non certo per giustificare l'Inghilterra se dessa non sposa caldamente la causa dell'indipendenza della Tunisia, ma per fare vedere da quali ra-gioni essa può essere dominata per dimostrarsi più riservata in quella vertenza.

(l) -T. 614/712, non pubbl!cato. (2) -C!r. nn. 829 e 830. (l) -Cfr. n. 832, nota 1 e 11 t. 340 del 23 aprile, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 823.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 623. Costantinopoli, 25 aprile 1881, ore 14,55 (per. ore 15) (1).

Télégramme identique. Nous avons des raisons de croire que la Porte veut attendre la réponse de la Grèce à la seconde note collective avant de nous répondre elle méme, afin de ne pas se lier si le Gouvernement hellénique persistait dans ses demandes ou en formulait de nouvelles. Nos collègues à Athènes ayant tous été autorisés à donner des assurances verbales au sujet des epirotes une réponse du Gouvernement hellénique n'a plus de raison d'étre. Il serait par conséquent urgent d'inviter le Gouvernement grec de renoncer à toute réponse et de nous informer aussitòt que possible de cette renonciation, afin que nous puissions insister ici avec succès sur la conclusion immédiate de la convention. Le remplacement subi par le ministre de Grèce à Constantinople par un chargé d'affaires dont la mission semble étre d'insister sur les nouvelles concessions, nous fait craindre qu'il ne tienne à la Porte un langage nuisible, toute action séparée de la notre ne pouvant que compromettre les résultats de la part de la Grèce, pourrait etre un prétexte pour le Gouvernement turc de continuer à temporiser ou méme de se dégager ».

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 638. Tunisi, 26 aprile 1881, ore 14,30 (per. ore 19,10).

L'interruption des communications télégraphiques avec l'Europe s'est vérifiée comme je l'avais prévu, à peine les troupes françaises sont entrées dans le terri.Jtoire tunisien. La nouvelle de leur marche sur le Kef est non seulement confirmée, mais on annonce qu'une autre colonne aborde le pays des Krou

mirs. Six navires de guerre sont réunis à Tabarca où l'on craint que blentòt un débarquement aura lieu. Ces mouvements ont été exécutés sans aucun avis préalable au Bey qui, par conséquent, n'y a pu transmettre aucun ordre à son frère qui va se trouver cerné avec les Kroumirs. Le Kef n'était pas jusqu'icl compris dans le programme des opérations à faire contre Ies dites tribus, ce qui Iaisse penser qu'on veut se porter au coeur de la Tunisie dans un bien autre but que celui de chàtier quelques pillards. On prétend, en effet, qu'à peine ce mouvement exécuté on invitera Son Altesse à accepter le protectorat, en cas de refus on marchera sur Tunis d'où on le chassera en proclamant Bey le prlnce Sidi Taieb auprès du quel des personnes qui reçoivent Ieur inspiration du consulat de France, intriguent beaucoup depuis quelque temps. Le cuirassé « Reine Bianche» est attendu du Pirée et l'on parle d'autres navires français qui iront à la Goulette. Tout le monde est ici très agité, Ies étrangers aussi bien que Ies indigènes ne savent prévoir ce qui va arriver, et le manque de tout moyen de protection a jeté notre colonie e't la colonie maltaise dans un état d'anxiété extréme qui se propage, non sans raison chez tous Ies européens résidant dans la Tunisie. Plusieurs familles cherchent de se sauver partant pour l'Europe. À ce moment on a nolisé un paquebot pour envoyer des dépéches à Marsala. Je profite de l'occasion pour informer V. E. de cet état de choses qui me semble de nature à devoir étre pris en considération par le Gouvernement du Roi, pensant au sort auquel se trouvent exposés plusieurs milliers de nationaux ainsi que Ieurs familles.

(l) Sic.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 640. Tunisi, 26 aprile 1881, ore... (l) (per. ore 5 del 27).

Le Bey de Tunis prie V. E. de mettre sous Ies yeux de S. M. le Roi et du Gouvernement italien la communication suivante: « Malgré les protestations que nous avons faites en notre nom et au nom de notre Suzerain le Sul:tan de l'Empire Ottoman, malgré Ies preuves que nous avons données de notre capacité de réprimer Ies excès de la tribu frontière des Kroumirs qui auraient pu étre sujet de plainte, et d'occuper par les troupes commandées par notre frère et héritier cette partie de no·tre territoire occupée par cette tribu, le Gouvernement [français] a fait occuper par ses troupes notre pays et non content d'entrer sur la partie occupée par !es Kroumirs a fait occuper une autre partie du territoire éloigné de la localité en question et n'ayant aucune connexité avec elle. Les protestations reitérées que nous avons faites en notre nom et au nom du Sultano ont été méconnues et notre territoire a été envahi sans une déclaration de guerre soit à nous soi·t à la Cour suzeraine; tout cela sans égard pour Ies règles usuelles et pour !es prescriptions à observer en pareilles circonstan

ces par les lois nationales. Nous ne pouvons nullement comprendre les raisons pour lesquelles nous sommes traités [ainsi] par un Gouvernement grand et puissant avec lequel nous avons été toujours dans les meilleurs rapports et dont les intéréts dans cette régence ont été l'objet de notre constante sollicitude. Nous sommes très étonnés des mesures qui ont été déddées contre nous puisque le représentant de la République n'a pas rompu ses relations avec nous et puisque, il y a deux jours seulement de cela, il nous avait assuré que le Gouvernement de la République étant en paix avec nous, un débarquement de troupes sur nos còtes ne pouvait avoir lieu qu'avec notre consentement et notre concours. Par suite de ces circonstances nous faisons appel à notre auguste allié S. M. le Roi d'Italie aussi bien qu'à toutes les grandes puissances signataires du traité de Berlin pour entrer comme intermédiaires entre nous et le Gouvernement de la République. Nous faisons cet appel de la manière la plus pressante, parce que le pays que nous gouvernons é>tant une partie intégrante de l'Empire ottoman, nous donne le droit à la protection qui découle de la convention de Berlin. Nous sommes _préts à soumettre sans réserve tous les griefs portés contre nous à leur jugement amicai. Nous avons l'espoir que les grandes puissances de l'Europe prendront en considération les traités qu'elles ont conclus avec nous et avec nos prédécesseurs et qu'elles n'i.gnorent pas nos constants efforts pour garantir un traitement égal et une justice impartiale aux sujets européens résidant dans notre pays. Dans cette heure de détresse nous implorons les grandes puissances d'employer leurs bons offices en notre faveur. Nous pensons que le bon droit est de notre còté mais nous laissons la considémtion de notre situation aussi bien que nos propres intéréts et ceux de la Sublime Porte à la justice, à l'impartialité et à la générosité des grandes puissances. Mohammed Es Sadek ~.

(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2055. Costantinopoli, 26 aprile 1881 (per. il 3 maggio).

Jeri il Signor Ministro degli Affari Esteri m'intrattenne lungamente sugli affari di Tunisi. S. E. mi diede lettura dei telegrammi che il Bey aveva indirizzati al Primo Ministro per chiamare la seria attenzione di Sua Altezza sull'imminente invasione del territorio da parte delle truppe francesi, malgrado le garanzie formite della preS'ente e futura tranquillità in quelle regioni. Il Primo Ministro aveva risposto rinnovando la raccomandazione d'evitare qualunque cosa che potesse fornire alla Francia il menomo pretesto di reclami. Il Governo ottomano erasi in pari t·empo diretto alle Potenze onde sostenere le prerogative di S. M. il Sultano, però non aveva fatta alcuna comunicazione speciale alla Francia. Mi riferiva, ,n proposito, la risposta fatta da V. E. a codesto Ambasci~tore di Turchia, avere essa preso atto delle dichiarazioni fatte dal Governo francese. Da Londra non aveva ancora potuto avere alcuna risposta, poiché Lord Granville era assente dalla capitale; ed il Signor Goschen sembrava poco al fatto della quistione. Il Governo francese persisteva nella posizione assunta, la sovranità del Sultano sulla Tunisia non essere che spirituale, né comprendeva S. E. in che consistesse la sovranità spirituale, mentre tutte ie Potenze avevano sempre riconosciuta la sovranità politica di Sua Maestà sulla Tunisia. Conchiudeva S. E. la Sublime Porta non manche:rebbe di rinnovare le sue rimostranze qualora la Francia andasse più oltre nell'impresa, né parlò finora di proteste. Mi domandò indi che farebbe in questa eventualità il Governo di S. M. il Re. Risposi essere questa una quistione gravissima, la quale non cessava certamente di occupare l'attenzione del

R. Governo. Però era seguita in questi ultimi giorni una crisi la quale non poteva naturalmente a meno di avere sospese in parte le deliberazioni del Consiglio, non potevo quindi che riferirmi alla risposta che l'E. V. aveva fatta a.ll'Ambasdatore di Turchia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 477/914. Londra, 26 aprile 1881 (per. il 1° maggio).

Ho l'onore di confermare e di ampliare i miei telegrammi nn. 714, 716, 717 e 718 in data d'ieri e d'oggi (1).

Col primo d'essi io comunicava all'E. V. che, contrariamente alle previsioni di codesto ministero, il conte Granville non essendo ancora ritornato a Londra, lo aveva trasmesso per lettera a Sua Signoria, per poterml conformare ai telegrammi dell'E. V. del 24 corrente (2), la sostanza del suddetti telegrammi, relativi alle notizie date dal cavalier MACCIÒ circa la domanda pello sbarco a Tunisi delle truppe francesi, ed i pericoli che soprasterebbero alle colonie straniere nella reggenza se quello sbarco avesse luogo.

Feci notare al nobile Lord, a tenore del medesimi dispacci telegrafici, che il momento era venuto, per i Governi d'Italia e d'Inghilterra, di pigliare una risoluzione circa le misure da adottare per la sicurezza dei rispettivi nazionali nella reggenza. Mi riferii al suggerimento da lui aa.to, per mio mezzo, al R. Governo di prevenire, cioè, il Governo francese che !'<Italia potrebbe trovarsi eventualmente nel caso di mandare a Tunisi navi da guerra per rassicura;re la colonia italiana; accennai pure alla previsione, anche contenuta nell'ultima lettera di Sua Sig,noria, della probabilità che, se l'Italia e l'Inghilterra, avessero mandato navi da guerra a Tunisi, la Francia avrebbe fatto altrettanto. Se da un lato, io scriveva al nobile Lord, ci dobbiamo preoccupare dei pericoli ai quali sono esposte le colonie europee a Tunisi, bisognerà, d'altra parte, egualmente pensare alle complicazioni che potrebbero nascere dall'incontro in uno stesso porto delle navi di tre nazioni delle quali una è, per cosi dire, in guerra col Bey.

!ll'lr'

In questo stato di cose, lo pregai di volermi manifestare la sua opinione; e gli feci notare che nell'evento in cui l'Italia e l'Inghilterra piglierebbero la determinazione di mandare navi da guerra a Tunisi dandone anticipatamente avviso al Governo francese, questa pratica dovrebbe essere fatta simultam~amente dalle due potenze.

Lo pregai finalmente d'informarmi, a tempo debito, di qualunque determinazione il Governo inglese stimasse pigliare al riguardo, affinché il Governo italiano potesse procedere, per quanto era possibile, d'accordo con esso.

In risposta a questa comunicazione, lord Granville mi spedì da Walmer CaSitle, in data d'ieri, la lettera privata e confidenziale, che ho avuto l'onore di comunicarle col mio telegramma n. 717 in data d'oggi. Questa lettera è del tenore seguente: (traduzione)

«Mille ringraziamenti per la sua lettera di quest'oggi e per l'allegato.

In conseguenza delle informazioni ch'ella volle comunicarmi, e dei timori espressi dal Console d'Inghilterra presso il Bey che le linee telegrafiche di Tunisi potessero essere interrotte, noi abbiamo, come il Governo irtaliano, dato istruzioni affinché un Avviso si rechi a Tunisi.

Lord Lyons ha prevenuto il Governo francese che noi saremmo stati probabilmente obbligati di mandare navi da guerra per proteggere i sudditi britannici contro il fanatismo musulmano.

Qualche tempo fa il nostro Console a Tunisi ci ha espresso dei timori relativamente alla sicurezza degli stranieri in Tunisi, ma i suoi ultimi telegrammi sono rassicuranti.

L'incontro delle navi da guerra italiane, inglesi e francesi produrrebbe un g,rande eccitamento e potrebbe creare serie complicazioni. Sarebbe meglio evitare questa misura se non fosse dettata da un urgente bisogno».

Prima ch'io ricevessi la suddetta lettera m'era tntanto pervenuto il telegramma dell'E. V. del 25 corrente (1), nel quale ella m'informava che «a tenore d'un telegramma del generale Cialdini parrebbe che la flotta francese, ancorata nel golfo Juan abbia ricevuto ieri l'ordine di recarsi nelle aeque della Goletta», onde io mi ero recato a premura, (com'ebbi l'onore d'informarla col mio telegramma n. 716), di spedire al conte Granville, (tuttora indisposto nel suo castello), per mezzo del Foreign Office, un sunto telegrafico di quel telegramma manifestandogli il desiderio del Governo italiano di prendere, d'accordo coll'Inghilterra, quelle misure che una simile eventualità avrebbe reso necessarie, e pregai il nobile Lord d'una pronta risposta a .quel riguardo.

Com'ella scorgerà da ciò che precede (e com'ebbi l'onore di farle notare col mio telegramma n. 718 in risposta a quello di V. E. in data d'oggi (2), io mi sono limitato a riferire al conte Granville la notizia del generale Cialdini nella forma dubitativa da lui impiegata, e non ho asserito come certo un fatto il quale, com'ella fa supporre nel suo ultimo telegramma, non è stato ancora confermato.

(l) -T. 631/714 e t. 632/716 del 25 aprile, t. 636/717 e 639/718 del 26 aprile, non pubblicati. (2) -T. 344 e 345 del 24 aprile, non pubbUcati. (l) -T. 353 del 25 aprile, non pubblicato. (2) -T. 356, non pubblicato.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 355. Tunisi, 26 aprile 1881 (per. il 1° maggio).

La spedizione fatta dal Bey allo scopo di render giustizia ai reclami della Francia, poté giungere senza ostacoli fra i Kumix. Aly Bey fratello di Sua Altezza che la comanda vi fu ricevuto con piena sottomissione lo che rende assai più facile il suo compito, e contraddice le previsioni del Governo di Parigi il quale mobilizzò la propria armata e decise di invadere il territorio tunisino ,nella persuasione che il Governo locale non potrebbe esercitare veruna autorità in quelle contrade.

In conformità delle istruzioni ricevute, Aly Bey si pose tosto in comunicazione col campo francese, onde invitare il Comandante ad esporgli tUJtte le lagna.nze della Francia per darvi la più completa soddisfazione. Contemporaneamente S. A. il Bey regnante dirigeva allo stesso scopo all'Incaricato d'Affari di Francia la nota qui annessa in copia (1). Il Signor Roustan non vi ha ancora dato riscontro. Il Generale fracese invece, dopo aver trattenuto il messaggero inviatogli 24 ore rispose che i suoi ordini gli imponevano di agire contro i Kumir e le altre tribù non sottomesse della frontiera, per cui gli eseguirebbe; aggiungeva però che il suo Governo essendo in pace col tunisino, nulla farebbe per of{.enderlo. Tale ultima dichiarazione dovrà parere assai singolare di fronte alle proteste colle quali Sua Altezza si è costantemente opposto alle decisioni della F,rancia di agire nel suo territorio considerandole come lesive dei suoi diritti sovrani.

845

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT.

T. 359. Roma, 27 aprile 1881, ore 10,45.

Le Bey de Tunis nous a adressé hier ainsi qu'aux autres grandes puissances un télégramme (2) exposant la situation, signalant l'entrées des troupes français sur son territoire, faisant appel aux signataires du traité de Berlin pour qu'ils s'interposent entre lui et la France, se déclarant pret à soumettre les griefs portés par la France contre lui à leur jugement amicai et s'abandonna.nt enfin, avec confiance à la justice, à l'impartialité et à la générosité des grandes puissances.

(-2) Cfr. n. 841.

(Per tutti meno Londra, Costantinopoli e Parigi) Je prie V. E. de me faire connaitre les plus tòt possible l'accueil que le Cabinet de... va faire à l'appel du Bey.

(Per Costantinopoli) Je me suis mis en communication avec les autres Cabinets pour connaitre l'accueil qu'ils feront à l'appel du Bey. Nous attacherions du prix à etre fixés le plus tot possible sur l'attitude que la Sublime Porte va prendre en cette occurrence.

(Per Londra) Tenant plus que jamais à procéder d'accord avec l'Angleterre en cette question, je prie V. E. de me télégraphier le plus tòt possible, soit la réponse que le Gouvernement britannique va faire au Bey, soit Ies démarches qu'il croirait faire en suite de l'appel que celui-ci vient d'adresser aux grandes puissances (l).

(l) -Non si pubblica.
846

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 650!721. Londra, 27 aprile 1881, ore 18,16 (per. ore 21,15).

Voici la traduction littérale de la Iettre privée et confidentielle en date d'aujourd'hui que je reçois de Granville. «J'ai ce matin reçu une dépeche de Lyons qui rapporte une longue converf'ation qu'il a eu dans l'après midi du 25 avec M. Barthélémy de Saint Hilaire dont le langage était entièrement inconsistant avec les informations reçues par Cialdini à l'effet que le Gouvernement français avait envoyé la flotte à la Goulette; la seule intention paraitrait etre que la «Reine Bianche» devrait relever la «Jeanne d'Are» maintenant stationnée à Tunis. J'ai télégraphié hier pour demander à Lyons s'il n'y avait aucune intention d'envoyer la flotte; je n'ai pas encore reçu sa réponse, il pourrait considérer qu'il a déjà répondu à ma demande. Signe: Granville». Granville est toujours indisposé à son chàteau et ne parle pas encore de son retour à Londres, je vais lui communiquer dernier télégramme de V. E. (2) qui me fait part de l'appel du Bey de Tunis aux puissances. Aussitòt que j'aurai reçu réponse, je m'empresserai de vous la transmettre.

847

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 654. Atene, 27 aprile 1881, ore 19 (per. ore 23).

Télégramme identique. Nous avions ce matin par l'organe de notre doyen obtenu avec peine d'avoir la promesse qu'il se conformerait au désir exprimé

par les ambassadeurs en renonçant à donner une réponse écrite à notre seconde note collective. Nous nous sommes rendus cet après midi chez le premier ministre. Nous avons commencé par lui faire la déclaration verbale suivante: «Nous sommes autorisés à ajouter à notre note collective du 19 avril l'assurance que les Puissances médiatrices prendront iJJ.tért\t au sort des populations chrétiennes laissées en dehors du tracé de la nouvelle frontière hellénique ~. Nous lui avons ensuite remis copie de la note des ambassadeurs à la Sublime Porte en date du 19 avril. Le président du conseil a pris acte de la communication et sur notre demande nous a autorisé à faire savoir à nos Gouvernements respectifs que le Cabinet d'Athènes prenant en considération le désiil' des Puissances, renonçait à donner une réponse à notre seconde note collective. Il a cependant très vivement insistè sur l'urgence d'une solution aussi prompte que possible nécéssitée par la situation actuelle du pays; pour gagner du temps nous avons répété ce télégramme à Constantinople. Cette renonciation a été obtenue avec beaucoup de difficultés. Si la Turquie retardait maintenant la solution de la question ou si l'on voulait exiger de la Grèce de nouvelles concessions les dispositions conciliantes du Cabinet d'Athènes pourraient subir de facheuses modifica tions.

(l) -Cfr. n. 845. (2) -Per le risposte cfr. nn. 846, 849, 850, 852 e 853.
848

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 656. Pietroburgo, 28 aprile 1881, ore 14. (per. ore 15,45).

J'ai demandé hier à M. de Giers s'il avait reçu quelque communication de la part du Gouvernement français au sujet de Tunis. S. E. m'a répondu qu'il n'avait rien reçu du Gouvernement f,rançais, mais qu'il avait reçu la circulaire turque que V. E. connait. Je vais lui demander quel accueil le Gouvernement russe entend faire au télégramme du Bey (l).

849

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2789. Berlino, 28 aprile 1881 (per. il 3 maggio).

La réponse du Secrétaire d'Etat à mon interpellation au sujet de Tunis, n'a rien qui doive nous surprendre. Il résulte suffisamment de ma correspondance que le Cabinet de Berlin ou évitera de se prononcer, ou que s'il le fait ce sera dans un sens conforme à son attitude passive et en somme plutòt favorable à la France. Il s'inspire d'une politique qui tend à faire dériver

loin des frontières allemandes le besoin d'expansion, l'esprit de chauvinisme de son voisin à l'ouest. Il voudrait que la France cherchat en Afrique des compensations pour les pertes territoriales subies en Europe. Plus l'entreprise serait ardue et exigerait des sacrifices de temps et d'argent, plus les projets de revanche passeraient à l'arrière-plan.

Sans aborder le fond de la question, il m'a paru cependant utile de dire au Comte de Stirum que je ne doutais pas que le Consul Impéàial à Tunis renseignait exactement ici. Le Cabinet de Berlin devait dès lors savoir, entre autres, combien étaient injustes et odieuses les accusations répandues sur notre agent consulaire dans la Régence. Son langage et son attitude avaient toujours été corrects et conformes aux instructions transmises de Rome, d'après lesquelles il n'avait cessé de recommander au Bey la conciliation, et d'éviter surtout de donner lieu au moindre soupçon que celui-ci voulut susciter méme indirectement des embarras à la France dans ses opérations militaires pour chatier des tribus pillardes. Si le Département impérial des relations extérieures est édifié sur la situation, la presse allemande fait fausse route dans ses raisonnements et dans la propagation de fausses nouvelles. Il m'était pénible de constater que dans chaque question où nos intérets ne semblaient pas converger avec ceux de la France et de l'Autriche, cette méme presse se montrait indifférente ou hostile à l'égard de l'Italie. Sans vouloir le crier sur les toits, j'en devinais le motif. Certaines exagérations de langage finiraient par produire un eUet contraire à celui que l'on avait en vue. On s'étonne peut-étre déjà à Vienne et à Paris de ce que l'Allemagne plaide parfois les intéréts de l'Autriche et de la France plus chaleuresement que celles-ci ne le font elles-mémes. Je n'imputais nullement au Gouvernement impérial une semblable attitude. Il est assez malaisé à un gouvernement quel qu'il soit de diriger les journaux. Il n'est pas moins vrai que leur conduite en ce qui nous concerne se met en opposition avec les sentiments d'amitié qui devraient subsister entre les deux pays. On ne saurait d'ailleurs nous faire un grief de viser au maintien dans la Régence d'un statu-quo qui dans certaines conjonctures profiterait méme aux convenances de l'Allemagne.

Le Comte de Stirum n'avait pas remarqué le fait que je lui signalais, des écarts de la presse sur laquelle au reste l'action gouvernementale était presque nulle. Quelques-uns de nos journaux se permettaient aussi des observations parfois peu bienveillantes pour l'Allemagne. Pour ce qui avait trait spécialement à Tunis, c'était là entre la Régence et la France une simple querelle provoquée pa.r les déprédations commises vers les frontières de l'Algérie.

Sans les définir autrement, j'ai dit qu'à cet incident se rattachaient des éventualités qui pourraient assumer un caractère de quelque gravité si l'on n'y prenait pas garde en Europe. Quant à notre presse, il était assez naturel qu'elle ripostat aux attaques; mais elle modifierait certainement ses allures du jour ou elle rencontrerait plus d'impartialité chez autrui; tandis que si l'opinion publique s'égarait en Allemagne il deviendrait fort difficile, lorsque les circonstances l'exigeraient, de la ramener sur une meilleure voie.

Il était de mon devoir d'appeler sur ce point l'attention du Secrétaire d'Etat. J'ajoutais qu'il n'y avait de ma part aucune aigreur dans ces observations faltes de mon propre mouvement. Elles n'étaient que l'expression de mes regrets de voir, sans qu'il y eiì.t faute de notre part, surgir des difflcultés passagères dans Ies rapports d'amitié et de confiance que je m'appliquais à maintenir entre les deux Etats.

Après avoir Iu attentivement les documents diplomatiques apportés par le Courrier on a le sentiment que cette affaire de Tunis n'est qu'un coup monté par la France désireuse de faire quelque chose pour essayer ses forces. Peut-ètre se rapproche-t-on beaucoup de la vérité, en attribuant à des agents provocateurs de Paris l'équipée des Kroumirs.

Je remercie spécialement V. E. de sa dépèche n. 1153 du 20 avril (l) par laquelle je reçois communication de deux documents du plus haut intérét.

(l) C!r. n. 841.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 665. Londra, 29 aprile 1881, ore 13,16 (per. ore 15,30).

Hier à la Chambre des communes en répondant aux questions faites par le baron Worms, M. Guest et sir Wolf sur les affaires de Tunis, sir Charles Dilke a expliqué camme quoi le Gouvernement avait pris des mesures d'accord avec le Gouvernement italien pour la protection de leurs sujets. Il dit aussi que le 9 courant le Gouvernement français avait assuré à lord Lyons que lef! opérations militaires se seraient limitées à puntr les tribus de la frontière. Quant à la médiation il assura que le Gouvernement ne saurait l'initier à lui seui, à moins d'en étre requis des deux parties et qu'il n'y avait pas eu le temps de connaitre l'opinion des Puissances au sujet de l'appel qui avait été adressé au Gouvernement par le Bey.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 606. Tunisi, 29 aprile 1881, ore 8,25 (per. ore 11,23).

Les français continuent à avancer sans rencontrer opposition. Outre la prise de possesston de Kef, ils ont bombardé les environs de Tabarca, probablement en vue d'un débarquement. Général Forgemol répondant prince Ali bey a déclaré entrer dans territoire tunisien en vertu d'un accord intervenu entre le Bey régnant et le Gouvernement français. Son Altesse proteste contre ce prétendu accord qui n'a jamais existé, comme le prouvent les actes devenus publics par lesquels il a toujours formellement nié de consentir à l'occupation

d'une partie quelconque de ses états. Il parait qu'aussitò.t l'armée f.rançaise arrivée à Beja va inviter le Bey à souscrire un traité déjà préparé qui pose comme première condition le protectorat avec interdition au Bardo de n'avoir aucun rapport direct avec les autres puissances. Entre autres il y aura aussi la demande de faire un port à Biserta et de la rectification des frontières qui comprendra l'annexion du pays des Kroumirs avec Tabarca à l'Algérie. Tout cela n'est pas très rassurant pour le maintien du statu qua. Si le Bey refuse de se soumettre, on croit qu'il sera déclaré déchu avec son frère ainé Ali bey et qu'on proclamera à sa piace le frère cadet Taieb bey (1). On exigera aussi la destitution d'un grand nombre d'employés supérieur. Il serait à désirer que Son Altesse connaisse l'opinion des puissances relativement au protectorat et à la cession d'une partie de son territoire, car si elles croient qu'un tel arrangement leur convient et qu'il ait en meme temps l'agrément de la Sublime Porte qui par le firman de 1871 s'est réservé expressément d'approuver tout ce qui peut regarder une question politique de guerre ou de frontière, il pourra mieux juger de la conduite qu'il aura à suivre.

(l) Non pubblicato, con cui si comunicavano i nn. 823 e 824.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2056. Costantinopoli, 29 aprile 1881 (per. il 5 maggio).

Avant'jeri ebbi l'onore di ricevere il telegramma che l'E. V. si compiaceva di rivolgermi relativamente alle cose di Tunisi (2). E jeri mi trasferii alla Sublime Porta afHne di raccogliervi precisi ragguagli sugli intendimenti del Governo Ottomano in proposito.

Il Signor Ministro degli Affari Esteri mi .diceva la Sublime Porta avere ricevuto dal Bey di Tunisi copia della protesta che Sua ALtezza aveva indirizzata alle Potenze e la sera innanzi un altro telegramma nel quale era detto correre voce che le forze francesi da Kef si dirigerebbero sopra Tunisi, affine di imporle il protettorato della Francia, ed esprimeva la fiducia che la Sublime Porta prenderebbe d'urgenza le misure necessarie in favore della Reggenza per far fronte alle presenti diffico1tà. Proseguiva S. E., la Sublime Porta manderebbe in giornata per telegrafo una no,ta all'Ambasciatore a P.arigi da comunicarsi a quel Governo, allo scopo di insistere sui diritti della Sublime Porta sopra quello stato, e per proporre di sottomettere la differenza alle altre Potenze oppure di comporla direttamente colla Francia. E di questa nota il Governo Ottomano darebbe conoscenza ufficiosa a tutte le Potenze. Se il Governo francese non prestasse benigno orecchio a questa ~omunLcazione, la Sublime Porta procederebbe ad interporre una formale protesta contro atti che considerava come una aperta violazione dei trattati esistenti e riconosciuti da tutte le

Potenze. Le ulteriori risoluzioni di quella dipenderebbero dall'atteggiamento che prenderebbero gli altri Governi e sopratutto, quello della Gran Bretagna.

Domandai a S. E. in qual senso avessero risposto le Potenze alle precedenti comunicazioni della Sublime Porta sulla materia. Cui esso rispondeva la Francia persistere nella posizione assunta, S. M. il Sultano non avere che una sovranità spirituale sulla Tunisia; la Germania aver fatto intendere che aveva bensì riconosciuto il Firmano del 1871, ma le cose di Tunisi non riguardavano quel Governo; l'Austria-Ungheria aveva risposto in analoghi termini; l'Ambasciatore di Russia avea significato la Russia essere ben lontana dal teatro di quegli avvenimenti ed il Governo Britannico, malgrado le ripetute istanze s'era finora astenuto dall'esprimere alcuna opinione sull'argomento. Né altro io trassi da

S. E. M'era d'altra parte riferito nel modo più confidenziale essere corse in questi giorni delle trattative affine di far passare le proprietà dell'Enfida sotto n nome di certe case bancarie di Galata, dietro le quali sarebbe S. M. il Sultano, ma di questa notizia, né s'intende bene il concetto, né io potrei garantire l'autenticità. Però di tutto diedi jeri avviso telegrafico all'E. V. (1).

Ho l'onore di segnare all'E. V. ricevuta dei suoi ossequiati dispacci di queste serie n. 1195, 1196, 1197 in data del 17, 20 e 22 aprile 1881 (2).

(l) -Fin qui Il telegramma fu ritrasmesso a Parigi e Londra con t. 369 del 29 apr!le. (2) -Cfr. n. 845.
853

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1439. Vienna, 29 aprile 1881 (per. il 2 maggio).

Pervennemi ieri l'altro a sera il telegramma (3) col quale l'E. V. mi richiedeva di farle conoscere quanto più presto possibile, l'accoglienza che il Gabinetto di Vienna farebbe all'appello diretto dal Bey di Tunisi alle potenze firmatarie del Trattato di Berlino, affLH;hé s'interpongano fra lui e la Francia.

Non essendo ieri giorno di ricevimento del barone Haymerie, mi diressi di buon mattino al signor Kallay pregandolo d'indicarmi l'ora in cui avrei potuto trovarlo al ministero e gli feci al tempo stesso cenno dell'oggetto della mia visita, affinché potesse procurarsi in antecedenza istruzioni in proposito dal ministro. Mi recai quindi da lui alle 4 pomeridiane ora ch'egli mi aveva

indicato.

S. E. dissemi tosto che tutto ciò che aveva da dirmi in risposta alla mia doma.nda era niente e tutto al tempo stesso; e quindi pronunciò le seguenti parole che ripeto testualmente: «Nous n'avons pas répondu au télégramme du Bey, nous ne savons pas si nous y répondrons, en tout cas nous ne nous sommes pas du tout occupés de la question >>. A scanso d'equivoci egli mi ripeté

una seconda vorta le stesse parole. Essendomi poi parsa veramente eccessiva l'asserzione che il Gabinetto di Vienna non si fosse ancora affatto occupato della questione di Tunisi, me ne mostrai incredulamente meravigliato, facendo l'osservazione che non riuscivo ad intendere come il Console Generale austroungarico a Tunisi tenesse il suo Governo al bujo di ciò che colà succede. Ma il signor Kallay, evitando di rilevare questo mio rimarco, mi rispose in modo da farmi chiaramente intendere che il Gabinetto di Vienna vuole ignorare gli eventi che attualmente si svolgono nella Reggenza, o per lo meno non ~ngerirsene affatto. A dire il vero la constatazione di questo fatto non mi riuscì nuova, i miei precedenti rapporti in proposito già facendo fede che la linea di condotta che in oggi il Gabinetto di Vienna segue, non è se non la continuazione di un preconcetto sistema. Acquistai però il convincimento che sarebbe assolutamente inutile ed anche poc<J decoroso per noi il volere insistere maggiormente onde fare prevalere qui un apprezzamento sulla questione tunisina più imparziale e maggiormente corrispondente alla verità dei fatti. Credetti quindi più opportuno astenermi dallo svolgere quelle considerazioni che l'argomento facilmente mi avrebbe suggerito e di cui d'altronde l'E. V. favorivami gli elementi col suo dispaccio del 20 corrente n. 1142 (l); e non aggiunsi parola di sorta limitandomi a ringraziare della risposta datami che dissi avrei riferita al mio governo.

Tanto pregiomi fare conoscere all'E. V. a conferma del mio telegramma di ieri (2). Unisco poi al presente rapporto il Fremden-Blatt d'oggi il di cui primo articolo è chiara pr<Jva che nella vertenza tunisina la Francia non può avere timori di sorta che il Gabinetto di Vienna le crei imbarazzi.

(l) -T. 65'7, non pubblicato. (2) -Non pubbl!catl. (3) -Cfr. n. 845.
854

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. uu. 679/726. Londra, 30 aprile 1881, ore 22 (per. ore 1,45 del 1° maggio).

Je viens de recevoir de Tenterden une lettre dont voici la traducti<Jn: «Confidentiellement Granville me charge de vous informer que des informations réitérées de Tunis relatives aux dangers imminents que courent les colonies européennes à la cause de l'anarchie, obligent le Gouvernement anglais à envoyer un batiment de guerre à Tunis, mais que Gouvernement britannique n'enverra qu'un seul batiment afin de ne pas dépasser le nombre des navires français dans les eaux tunisiennes. Lyons a été chargé télég,raphiquement de communiquer au Gouvernement français cette détermination du Gouvernement de la Reine ».

(l) -Non pubblicato. (2) -T. 658, non pubblicato.
855

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT.

T. 371. Roma, 30 aprile 1881, ore 22,45.

L'ambassadeur de Turquie m'a communiqué un télégramme que la Porte a adressé à son ambassadeur à Paris insistant sur les droits du Sultan à l'égard de Tunis s'offrant à traiter la question tunisienne soit avec les puissances, soit avec la France directement, exprimant enfin l'espoir que la France s'abstiendrait d'exercer une pression sur le Bey pour lui faire accepter le protectorat. J'ai répondu à Mussurus bey que je n'avais quant aux rapports entre la Sublime Porte et le Bey rien à ajouter à mes déclarations précédentes et que quant au reste il ne nous paraissait pas sage, ni opportun de prendre pour règle de notre attitude actuelle une présomption contraire aux assurances officielles et ·réitérées du Gouvernement français. J'ai encore ajouté que nous nous trouvions d'ailleurs en ce moment en communication avec les autres Cabinets en suite de l'appel que le Bey avait fait aux puissances.

856

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 684. Tunisi, 1° maggio 1881, ore 18,50 (per. ore 0,30 del 2).

Débarquement a été effectué par troupes françaises à Biserta. Le télégramme reçu par Gouvernement sur combat mentionné dans mon télégramme de ce matin (1), dit que français ont tué beaucoup d'arabes, mais surtout ont exterminé femmes enceintes et enfants et ont commis les actes les plus sauvages. Ces nouvelles et l'occupation de Biserta en mème temps ont produit une grande émotion tanrt parmi les arabes que parmi les étrangers; ils craignent avec raison pour leur sureté. Au Bardo on ·est aussi vivement impressionné et on se prépare à lancer une protestation qui démontre à l'Europe les cruautés qu'on reproche

aux envahisseurs. De tout ce qu'on voit il résulte qu'on cherche d'occuper le pays entier et réduire le Gouvernement au désespoir afin de l'obliger à se soumettre complètement à tout ce que la France voudra lui imposer.

45 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) T. 682, non pubblicato.

857

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 374. Roma, 1° maggio 1881, ore 23,55.

Lord Granville a fait savoir à Menabrea (l) qu'en suite des instances pressantes du consul anglais, un bàtiment de guerre allait etre envoyé à Tunis pour la protection des sujets britanniques et que lo,rd Lyons avait été chargé d'en donner avis à M. de Saint Hilaire. Il nous est di.fficile maintenanlt de ne pas en faire autant pour le méme but, soit à cause des exigences de l'opinion publique, soit à cause de notre situation vis-à-vis de l'Angleterre avec la quelle nous tenons à marcher parfaitement d'accord. Nous laisseront cependant que le bàtiment anglais soit sur le point d'arriver à Tunis avant de donner au notre l'ordre de départ. Ainsi toute idée de démonstration va étre écartée et on verra que notre bàtiment ne va faire, dans les eaux tunisiennes que tout exactement ce que les bàtiments de l'Angleterre et de l'Espagne ont mission de faire. Je me réserve avant de faire partir le bàtiment de prier V. E. d'av.ertir amicalement le Gouvernement français de notr.e décision .et du motif qui nous la dicterait.

858

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2790. Berlino, 2 maggio 1881 (per. il 6).

Il m'a paru superflu d'interpeller une seconde fois le secrétaire d'Etat au sujet des affaires de la Tunisie. Il était évident que le Cabinet impérial ,ne ferait rien qui pourrait venir à l'encontre de la politique française. Il la voit s'aventurer dans ces régions africaines avec autant de satisfaction que l'AutricheHongrie dans la Bosnie et l'Herzegovine. C'est une diversion aux idées de revanche; en y comprenant la garnison en Algérie, c'est un total de près de cent mille hommes à défalquer des forces mililtaires disponibles de la France sur le continent. En outre, dans les cercles compétents, ici, on a remarqué bien des imperfections dans le fonctionnement pour l'entrée en campa;gne contre un ennemi peu sérieux. Que serait-ce s'il s'agissait de mobiliser l'armée entière pour une guerre vers le Rhin? Somme toute, les désirs d'une invasion en Allemagne sont ajournés et méme découragés par des mouvements qui jusqu'ici ne s'appellent que des grandes manoeuvres avec un adversaire simulé. Les intérèts du Cabinet de Berlin sont si bien servis par cette promenade militaire ou cette équipée que, par d par là, on entend dire qu'il en a été l'instigateur incessant. C'est aller trop loin dans les suppositions. Tout au plus le prince de Bismarck

aurait-il laissé entendre, à l'époque du Congrès, qu'il ne susciterait aucun obstacle à la F,rance si elle tournait ses aspiraUons vers Tunis. II est vrai qu'il n'en fallait pas davantage pour donner, tòt ou tard, un nouvel aliment aux convoitises d'une occupation, d'un protectorat ou d'une annexion.

Quoi qu'il en soit, il fallait s'attendre à ce que le Gouvernement impérial ferait la sourde oreille à la requéte du Bey pour amener une médiation des Puissances. II me résulte, en effet, que le Secrétaire d'Etat a dit hier à un de mes collègues que la demande du Bardo serait mise ici ad acta. II en sera de meme en ce qui concerne la démarche de la Turquie, dont V. E. me donnait avis par son télégramme en date du 30 avril échu (1).

J'évite de m'aboucher avec le Comte de St. Vallier, mais je sais qu'il prend le verbe très haut, en exprimant le regret que son Gouvernement n'ait pas entàmé plus tòt cette question. L'honneur de la France est engagé à poursuivre avec rigueur le redressement de ses griefs. D'après le langage de ce diplomate, on devrait méme supposer que l'armée française entrera à Tunis pour dicter ses condiJtions.

Quant à l'Ambassadeur d'Angleterre, il n'a été jusqu'ici chargé d'aucune communication, et il s'abstient soigneusement de toucher à ce sujet dans ses entretiens au Département Impérial des Affaires Etrangères.

Les vues ambitieuses de la République seraient bien de nature à porter ombrage à l'Angleterre, qui ,ne saurait envisager de bon oeil une extension de la France sur la còte africaine de la Méditerranée. Sous ce rapport, nos intéréts s'accorderaient dans une certaine mesure avec ceux du Cabinet de Londres, pourvu qu'au dernier moment il ne nous fausse pas compagnie par une réculade. Nous ne saurions nous montrer trop prudents.

Quand il aura le sentiment que l'emploi seui de la force retiendrait la France, il n'est pas à présumer qu'il engagerait la Iutte. II cherchera plutòt à s'assurer comme correspectif des avantages en Egypte pour une plus grande liberté d'action et de contròle sur l'isthme de Suex, la voie la plus directe pour ses possession dans Ies Indes.

(l) C!r. n. 854.

859

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

L. P. Parigi, 2 maggio 1881.

L'egregio Signor Maraini le recherà le notizie qui raccolte (3) e le dirà le impressioni che ha ricevuto, i criteri che si è formato.

II Signor Gambetta ispiratore inflessibile della spedizione contro la Tunisia, parve seco lui declinarne ogni responsabilità e mostrarsi desideroso sempre di buoni rapporti coll'Italia.

Ciò vuol dire che lasciando ad altri l'odiosità di fatti presenti. Egli si riserba il diritto di condannarli tardi o tosto, qua-ndo a Lui possa convenire il farlo. Felicito nuovamente l'E. V. della splendida votazione ottenuta dalla Camera e la ringrazio delle lusinghiere pa.role che volle spendere a mia difesa.

(l) -Cfr. n. 855. (2) -Da Carte Cairoli. (3) -Non sl pubbllcano.
860

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 688. Costantinopoli, 3 maggio 1881, ore 12,30 (per. ore 13,40).

Télégramme identique. Nous venons de recevoir de la Porte la note suivante: «Le ministre des affaires étrangères a l'honneur d'informer les ambassadeurs que la Sublime Porte accepte les .conclusions de la note que LL.EE. ont bien voulu, d'ordre de leurs Gouvernements, lui adresser en date du 19 avril dernier concernant la délimitation des frontières helléniques conclusions qui sont définitivement substituées à celles de la conférence de Berlin. Sublime Porte vient de charger ses délégués Server pacha, Alì pacha, Mouktar pacha et Tiern effendi de se mettre en rapport avec les représentants des grandes Puissances pour arreter une convention énonçant les condirtions nècéssaires ». La Turquie et la Grèce ont donc accepté toutes deux. Il nous semblerait utile que nos Gouvernements voulussent bien notifier sans retard au Cabinet d'Athènes l'acceptation pure et simple de la Turquie et constater que la question est ainsi définitivement réglée en principe et lui annoncer que nous allons procéder dans les plus bref délai possible à la conclusion de la convention destinée à arreter les détails de l'exécution.

861

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 699. Tunisi, 3 maggio 1881, ore 20 (per. ore 0,30 del 4).

Après occupation de Biserta par les français et manifestation de l'intention d'étendre leur occupation à d'autres points importants, Son Altesse a fait ajourd'hui par voie du télégraphe de Malte un nouvel appel aux Puissances. Se voyant perdu il a cru devoir recourir une dernière fois aux Cabinets pour en avoir leurs conseils. Le découragement est désormais arrivé dans les sphères officielles à un te·l point que si dans deux ou trois jours on ne verra d'aucun còté une lueur d'espoir le Bey acceptera le protectorat et toute autre condition qu'on voudra lui imposer. Si V. E. a quelque conseil à lui faire donner, je vous prie de ne pas tarder à m'en avertir, car la catastrophe est imminente. J'ai des raisons de croire qu'on fera répondre par l'agence Havas que notre interprète serait allé vers la fin de mars au camp d'Al bey. C'est une nouvelle et odieuse calomnie qu'il importe démentir.

862

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 707. Atene, 4 maggio 1881, ore 21 (per. ore 1,50 del 5).

Tous mes collègues sont autorisés à exécuter notification suggérée par le dernier télégramme des ambassadeurs (1). Je me suis joint à eux pour adresser aujourd'hui à M. Comoundouros la note collective dont le te~e suit: «Les soussignés etc. ont l'honneur, d'ordre de leurs Gouvel'nements de notifier au Gouvernement de S. M. le Roi des Hellènes l'acceptation pure et simple par la Sublime Porte des conclusions consignées da.ns la note des ambassadeurs à Constantinople en date du 19 avril dernier, concernant la délimitation des froilltières turco-helléniques, et constatant que la question est ainsi dé.finitivement réglée en principe, et les soussignés sont chargés d'annoncer à S. E. M. le président du conseil ministre des affaires étrangères de Grèce, que les ambassadeurs des Puissances médiatrices vont procéder dans le plus bref délai possible à la conclusion de la convention destinée à arreter les détails de l'exécution. Les soussignés saisissent cette occasion pour renouveller à S. E. etc.». Le président du conseil, après en avoir écouté la lecture, a itérativement exprimé le voeu de voir le plus tòt possible s'effectuer meme partiellement la cession des territoires cédés. Les questions de détail, peuvent, à son avis, etre réglées ensuite. S. E. a ajouté qu'elle n'est guère rassurée sur la sincérité de la Sublime Porte.

863

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. CONFIDENZIALE 504/922. Londra, 4 maggio 1881 (per. il 9).

Confermando i miei telegrammi n. 727 e n. 729 del 2 e del 3 corrente (2), ho l'onore di riferire a V. E. la conversazione che ieri l'altro io ebbi col conte Granville circa le cose di Tunisi. .&nzitutto il nobile Lord si lamentò delle contraddizioni esistenti tra i rapporti provenienti da Tunisi e le notizie date dalla stampa francese anche da quella che sembra dovrebbe essere la meglio informata, per cui riesce difficile di formarsi un giusto cri<terio sul vero stato delle cose che, forse, non si conosce neppure nella città di Tunisi stessa, dove sembra che la gente si lascia tal volta trasportare dalla immaginazione. Intanto egli esaminò a quale delle tre seguenti ipotesi vorrà fermarsi il Governo francese cioè: a) a limitarsi a punire i Krumiri e ad occupare il loro territo!·io

per prevenire ulteriori ingiurie per parte loro; (b) ad estendere questa occupazione fino a Biserta compresovi il porto; c) a stabilire il protettorato francese sulla Reggenza.

Il conte Granville esclude l'idea della annessione della Tunisia all'Algeria che forse non sarebbe negli interessi stessi della Francia. La repressione dei Krumiri avendo avuto luogo è da temere che la Francia voglia appigliarsi agli altri partiti, però prima di portare un tale giudizio, il nobile Lord mi domandò quale necessità, sotto il riguardo delle operazioni militari iniziate, vi ha per la Francia di occupare Tabarca e Biserta. A tal quesito io risposi che i Francesi volendo estendere le loro operazioni nella Tunisia era necessario per loro, sotto il punto di vista militare, di avere una base sul mare, imperocché più essi si allontaneranno dall'Algeria, più saranno in pericolo le loro comunicazioni per terra, e specialmente in un paese difficile e popolato da tribù ostili; per cui era naturale che essi si appoggiassero al mare, dove troverebbero all'uopo una linea di ritirata e donde sarebbe loro più facile il procurarsi viveri e munizioni. L'occupazione di Tabarca era dunque dettata dalle prime regole del mestiere e sarebbe bastante ove i Francesi volessero semplicemente limitarsi a castigare i Krumiri ed occupare temporaneamente il loro territorio per mantenerli in rispetto. Ma l'occupazione di Biserta accenna a progetti più estesi ed indica l'intenzione d'invadere, se non tutta, almeno una gran parte della Tunisia. Se poi estendessero la loro base marittima fino alla Goletta ed oltre sarebbe indizio che essi hanno progetti assai più estesi di quelli accennati dalle dichiarazioni fatte a lord Lyons.

Non mancai di far rilevare a lord Granville le conseguenze che avrebbero per la libertà del commercio del Mediterraneo l'occupazione di Biserta ed il prote1Jtorato francese in Tunisia. E' bensì vero che Biserta essendo ora infangato ci vorrebbero forti spese per ridurlo a porto militare; si parla di cento milioni di franchi per tale trasformazione; ma quand'anche la spesa dovesse raggiungere quella somma, essa non sarebbe troppo onerosa per la Francia che in pochi anni è in grado di provvedervi coi mezzi del bilancio ordinario. Una volta trasformato Biserta in porto militare, e con Tolone sulla sponda opposta del Mediterraneo è chiaro che mediante la sua potente marina, la Francia padroneggerà la comunicazione tra Gibilterra ed il Canale di Suez, per cui la principale via dell'Inghilterra al suo Impero delle Indie, sarebbe in balia di quella nazione. Si noti che Biserta si trova in assai migliori condizioni che non Malta imperocché quest'isola non offre mezzi di vettovagliamenti, mentre Biserta è in contatto con una delle regioni più fertili e ricche dell'Africa del Nord, 'per cui la Francia sarà naturalmente indotta a formarvi un gran stabilimento marittimo. Se poi questa potenza avesse il protettorato della Reggenza, ne verrebbe per conseguenza che tutti gli affari della Tunisia cadrebbero in mano dei speculatori francesi, che non sembrano estranei alle cause che hanno destato l'attuale vertenza. Le prime vi1Jtime del protettorato sarebbero i nostri nazionali e quelli inglesi che vi esercitano molteplici industrie le quali verrebbero compromesse dalle esigenze dei francesi.

Il conte Granville mi domandava inoltre di che utilità potrebbero essere le nostre 'navi da guerra alla Goletta per proteggere i nostri nazionali a Tunisi, visto la distanza che separa quella città dalla Goletta. Io risposi che, certamente, i cannoni delle nostre navi non avevano portata sufficiente per colpire Tunisi, ma che quelle navi oltre all'essere un appoggio morale ai nostri nazionali erano un avvertimento a chi li avesse molestati che eravamo pronti a sostenerli e vendicarli e di più quelle navi assicuravano una ritirata ed un rifugio a coloro che avessero dovuto abbandonare la città. Il nobile Lord esprimeva il timore che la presenza delle nostre navi alla Goletta potesse eccitare le popolazioni alla resistenza contro i francesi. Io risposi che se tale fosse il timore del Governo della Reg~na la cosa più semplice a .fare era di dare ai nostri Consoli le istruzioni opportune affinché a Tunisi non si facessero illusioni sulla natura dell'appoggio che intendevano dare. Domandai al conte Granville qual caso il Governo della Regina avrebbe fatto della protesta del Bey contro la spedizione francesè e della dichiarazione della Sublime Porta che reclamò il suo diritto di alto dominio sulla Tunisia.

Egli mi disse che l'argomento non era stato ancora esaminato; poi mi fece osservare che, tempo fa Cnel 1871 salvo errore), la questione di alto dominio della Porta venne discussa in una conferenza alla quale intervenivano i rappresentanti della Francia, dell'Italia e dell'Inghilterra e che mentre questa riconosceva l'alto dominio del Sultano sul Bey di Tunisi, le altre due, cioè Francia e Italia, erano di parere opposto. Per cui l'Italia poteva ora difficilmente valersi di questo argomento per porre un ostacolo ai progetti della Francia. Egli mi chiedeva ad un tempo cosa il Governo del Re intendesse di fare nelle diverse eventualità che potevano presentarsi. Siccome codesto Ministero non mi ha finora fatto conoscere i suoi intendimenti ulteriori, io dovei tenermi sulle generali e credetti interpretare il pensiero del R. Governo rispondendo al conte Granville che, nel momento attuale, noi intendevamo procedere d'accordo coll'Inghilterra fintantoché questa, nell'interesse del suo commercio e dei suoi nazionali, mirasse a mantenere la indipendenza del Governo della Tunisia. Speravamo che essa non avrebbe abbandonato quel pensiero e che noi non avevamo altre ambizioni all'infuori di quelle di vedere assicurati l'ordine, la libertà e la giustizia nella Tunisia. Per mettere fine alle difficoltà insorte io esponeva al conte Granville, come idea mia propria, e non del mio governo, il suggerimento di deferire ad una mediazione delle potenze, la causa tunisina, in base ai principi stabiliti, se non erro, nel congresso internazionale del 1856.

Sopra tutti questi vari argomenti il nobile Lord teneva la sua consueta riserva, e come egli mi disse che il pubblico non sembrava molto commuoversi per la Tunisia, io gli feci osservare che se alcuni, poco informati della importanza della questione, si mostravano indifferenti, molti altri che l'avevano studiata, se ne preoccupavano. Che tali preoccupazioni si erano già manifestate nel parlamento ed erano penetrate sino nella City, come ne era prova la polemica di parecchi giornali fra i quali l'East Weekly Journal degli interessi mediterranei, che il nobile Lord mi disse non conoscere, per cui io gli mandai uno degli ultimi numeri che mi erano pervenuti. Intanto il conte Granville si attiene sempre alle dichiarazioni fatte dal signor Barthélémy de St. Hilaire a lord Lyons, per sperare che i francesi si manterranno nei limiti in esse accennati, tuttavia egli non è lontano dal sospettare che in queste dichiarazioni vi sia qualche riserva bizantina.

Epperciò io crederei utile che si potessero conoscere le dichiarazioni che senza dubbio, il Governo francese avrà fatto al nostro, affine di poterle paragonare con quelle fatte a lord Lyons. Per altra parte io mi accorgo che al Foreign Office si sarebbe desiderato sapere quali siano le viste del R. Governo per lo scioglimento di quella complicazione tunisina. Mentre noi ricorriamo ognora a quello della Regina per conoscere i suoi intendimenti, sarebbe utile di scambiare con esso le nostre proprie idee a titolo di reprocità.

Nel porre fine a questo rapporto io chiamo l'attenzione di codesto Ministero sopra una corrispondenza pubblicata nel giornale Les Débats di ieri e nella quale, non solo il nostro console MACCIÒ, ma anche il R. Governo sono accusati assai apertamente di mala fede e di provocazione contro i francesi in Algeria a proposito del giornale il Moskatel.

Questa lettera unita alle altre precedenti insinuazioni di simil genere hanno prodotto una certa sensazione in Inghilterra e dà luogo a motivo per diminuire l'interesse che si prendesse ai nostri giusti reclami. Io ravviserei perciò opportuno che si provocasse nel parlamento qualche dichiarazione esplicita al riguardo affinché finiscano una volta per sempre tali ingiuriose supposizioni.

P. S.-Io stava per chiudere questo rapporto al mio ritorno dal Foreign Office, quando ricevei il telegramma di V. E. (l) che mi trasmette il compendio di quelli spediti dal generale Cialdini in seguito ad una conversazione avuta col signor Bal1thélémy de St. Hilaire. Io vedo da questi telegrammi che l'illustre generale esprime un giudizio analogo al mio circa al pericoloso effetto delle accuse sopra accennate, apertamente fatte contro gli agenti del Governo e più esplicitamente esposte nella lettera dei Débats di ieri. Il solo mezzo di uscire da tale imbroglio è di provocare una interpellanza nel parlamento in proposito e se per avventura (ciò che io spero non è) vi ha qualche colpevole, questi non venga risparmiato, perché importa di non lasciare pesare sul R. Governo la taccia di non aver agito in questa circostanza, colla lealtà che deve distinguere il Governo di una nazione incivilita. Non bisogna dissimularci che noi abbiamo molti invidiosi, ed essi sono lieti di cogliere ogni occasione, come lo fanno attualmente, di spargere contro di noi calunnie con qualche apparenza di ragione. È d'uopo assolutamente di toglier loro questa soddisfazione.

Al For·eign Office io, come già lo riferii a V. E. col mio telegramma d'oggi

n. 731 (2), vidi lord Granville il quale mi disse di avere nuovamente chiesto informazioni a lord Lyons sui veri intendimenti del Governo francese. Intanto egli crede che questi non cerchi la occupazione della Tunisia, neppure il protettorato nominale della Reggenza ma che vorrebbe imporre al Bey un trattato che lo v]ncolasse strettamente e lo metta in balia della Francia. Il conte di Granville soggiunse che, ciò non astante, sperava che gli interessi che l'Inghilterra ha in Tunisia non saranno vulnerati. Replicai che molte altre potenze e principalmente l'Italia avevano pure degli interessi analoghi e perciò, se l'Inghilterra sembrava disposta a non tralasciare i proprii diritti, il meglio sarebbe che essa stessa pigliasse l'iniziativa di una azione comune delle potenze affine di dare

alle cose della Tunisia un assettamento tale da porgere la legittima soddisfazione a chi di diritto; da tutelare gli interessi che vi hanno le diverse nazioni, e da assicurare un retto governo nonché la indispensabile indipendenza del Principato.

Espressi questa idea come mia propria, il nobile Lord, senza acconsentirvi, mi disse però che vi avrebbe portato la sua attenzione. Epperciò la sottopongo alla V. E., e qualora ella la credesse accettabile, mi sembrerebbe opportuno che il R. Governo proponesse egli stesso al Governo inglese di prendere la detta iniziativa, affine, almeno, d'indurlo ad esprimersi palesemente intorno ai suoi definitivi intendimenti riguardo alla Tunisia.

(l) -Cfr. n. 860. (2) -T. 686/727 e t. 695/729 del 3 maggio, non pubblicati. (l) -T. 389, non pubblicato. (2) -T. 706/731, non pubblicato.
864

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 60. Parigi, 4 maggio 1881 (per. il 9).

Mi son recato ieri da S. E. il sig. Barthélémy Saint Hilaire per informarlo che il Governo del Re spediva una corazzata nelle acque della Goletta affine di proteggere i nostri connazionali nell'eventualità di qualche possibile disordine. Ed avendomi egli osservato che tale eventualità sembrava ormai scongiurata io soggiunsi che lo sarebbe senza dubbio se le truppe francesi spingessero ftno a Tunisi come ne correva la voce. A questa mia osservazione mossa dal fermo proposito di sorprendere le segrete intenzioni del Governo francese rispetto alla occupazione militare di Tunisi rispose il sig. Ministro degli Esteri in guisa tanto imbarazzata, e confusa che dovei concluderne essere l'occupazione di Tunisi questione decisa e da eseguirsi al più presto.

Dalle informazioni confidenziali che ho potuto raccogliere sarebbe intendimento della Francia d'imporre al Bey, secondo gli uni, il protettorato francese, secondo altri un trattato che gli toglierebbe ogni libertà d'azione vietandogli di corrispondere direttamente con qualsiasi altro stato. Oltreciò si vorrà esigere una rettificazione della frontiera che separa l'Algeria· dalla Reggenza di Tunisi, rettificazione dettata da un criterio militare nello scopo di premunirsi contro le agressive operazioni dei Krumiri. Non so poi con qual diritto o con qual pretesto si pensi pur anche a colpire il Bey con una forte indennità di guerra, allorché la Francia non mosse guerra al Bey, né questi alla Francia. Ma si accusa il Governo del Bey di mala fede o di assoluta importenza a reprimere le escursioni dei Krumiri. In ogni caso sembra conveniente di punirlo severamente della sua poca docilità alle esigenze francesi e conviene d'altronde far sopportare al Bey, anziché alla Francia, le spese della spedizione militare.

Nella rettificazione della frontiera si cercherà di annettere all'Algeria tutta la zona montagnosa occupata dai Krumiri, ricca non solo di forti posizioni militari, ma benanche di miniere di rame e di piombo, taluna delle quali scoperta e fruita nell'epoca romana. Ritengo come cosa assai probabile che la Francia cercherà di conservarsi Biserta e V'i riuscirà, se l'Inghilterra non vi si oppone risolutamente. Ma com'ebbi a dire parecchie volte all'E. V. ho ragione di credere che l'Inghilterra non farà nulla che possa riuscire spiacevole alla Francia. Frase assai significativa a me detta e ripetuta da lord Lyons.

Stimai opportuno di approfittare di quel colloquio per protestare con accento indignato contro le inqualificabili accuse che la stampa francese spargeva contro il Console italiano sig. MACCIÒ, accuse che qualche giornale si permise di far risalire fino al Governo italiano. Il sig. Barthélémy S. Hilaire rispose subito che la stampa essendo libera il governo non aveva su di essa potere alcuno, argomento posto in campo anche da noi a proposito del giornale arabo pubblicato in Sardegna. Questa osservazione del sig. Ministro degli Esteri ci condusse molto lontano e di passo in passo rifacemmo la storia della Questione di Tunisi. Dal canto mio dimostrai nuovamente la tenuità e la ragionevolezza delle 1nostre pretese e le posi a confronto degl'i-nflessibili rifiuti della Francia, che intese esercitare nella Tunisia un'influenza omnimoda ed esclusiva.

Il sig. B. S. Hilaire restrinse le sue risposte ai soliti argomenti, dei supremi interessi dell'Algeria e della sicurezza della sua frontiera. Ma rtrovò modo di farmi intendere che le cose non sarebbero giunte al punto in cui sono senza le nostre recenti provocazioni. Finì col dirmi: «la faccenda della ferrovia Rubattino fu un guanto di sfida che la Francia non poteva a meno d1 raccogliere).

865

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 368. Tunisi, 4 maggio 1881 (per. l' 8).

Il 1° di questo mese tre corazzate francesi ed un avviso si presentarono davanti Biserta, e come io ebbi l'onore di informarne l'E. V. (l) l'Ammiraglio Conrad domandò alle autorità locali di àasciargll occupare la citrtà ed i forti, senza di che gli avrebbe bombardati. II Governatore rispose non potervi acconsentire, ma essere intenzione del Bey di evitare conflitti colle truppe francesi; quindi rimarrebbe passivo e se lo sbarco fosse effettuato non vi si opporrebbe.

A mezzogiorno le operazioni vennero Incominciate; i francesi posero piede a terra senza ostacolo, ma la popolazione era agitatissima. I consigli dci funzionarj tunisini servirono ad impedire che nascessero disordini, e così poco a poco rinacque una certa calma, che di poi ritengo non sia stata turbata, quantunque io mamchi di recenti notizie atteso il disordine avvenuto in questi giorni nelle ordinarie comunicazioni con queilla città.

La occupazione di Biserta, del Kef e di Begia, dimostra che la Francia non intende limitarsi soltanto ad agire contro i Krumiri, ma vuoi prendere una posizione stabile in paese. Ciò sta in armonia a quanto ha più volte annunziato la

stampa di Parigi. Qui si va ora ripetendo che oltre alla cessione della parte della Reggenza confinante colla riva sinistra della Megerda sarà imposto al Bey il protettorato con la condizione di pagare una vistosa indenn«;à di guerra, e di proscrivere non pochi dei migliori funzionarj e inoltre che per garanzia dell'adempimento di tali obblighi e dell'esercizio del protettorato medesimo, si porranno guarnigioni a Tunisi ed a Susa.

È facile l'arguire qual deve essere in questo momento lo stato d'animo del Bey e dei suoi consiglieri. Essi. considerano e forse non a torto, come tutto perduto, né sanno a qual risoluzione apprendersi di fronte ai tentativi che persone devote al Consolato di Francia, fanno continuamente per indurli ad una completa sottomissione.

Se Sua Altezza non riceverà da'i Gabinetti d'Europa o da Costantinopoli incoraggiamenti a ricusare di prestarsi alle esigenze della Francia, io credo che in brevi giorni egli acconsentirà a tutto ciò che gli si domanda, considerando sempre meno disastroso per se stesso il perdere una parte del suo territorio e della sua Indipendenza, anziché il tutto.

Unisco copia delila lettera che dal Bardo mi è srtata diretta insieme a quella della protesta per il possesso preso del Kef e di Biserta (l) con preghiera di comunicarle al Governo di Sua Maestà.

(l) T. 683 del l o maggio, non pubblicato.

866

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 393. Roma, 5 maggio 1881, ore 13.

Je vous confirme notre adhésion à la proposition des ambassadeurs. Vous pouvez notifier immédiatement au Gouvernement grec, d'accord avec vos collègues, l'acceptation pure et simple de la part de la Turquie. Vous devriez déclarer que la question est de nouveau en principe définitivement réglée e't que les ambassadeurs à Constantinople conclurons une conventiòn dans le plus court délai posstble pour effectuer arrangement.

867

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 718. Tunisi, 5 maggio 1881, ore 20,30 (per. ore 2,30 del 6).

Reçu deux télégrammes de V. E. d'hier (2). Il est entièrement faux soit que notre interprète ait envoyé chercher en Syrie Zain, qui n'est qu'un ouvrier d'im

primerie pour aller diriger à Cagliari le Mostakel, soit qu'il lui ait envoyé des articles pour le journal. Quant à moi je maintiens de n'avoir jamais écrit au directeur du dit périodique et j'ai ignoré complètement exister au monde Zain jusqu'au jour où les bruits mis en circulation sur les déclarations faites à Roustan m'ont conseHlé de le faire appeler devant moi. Les nouvelles publiées sur les Débats du 30 avril ont été comme tant d'autres fabriquées à Tunis et adressées à la presse européenne, ainsi que j'en ai averti par la mème dépèche V. E. Tout ce que le journal reconte est une invention malveillante combinée par une clique qui reçoit ses inspirations du consulat de France et se sert de la presse pal'isienne pour faire du scandale. Il me semble de ila dignité du Gouvernement du Roi d'y mettre un terme et que l'on annonce que ne doit plus tarder à attaquer les Débats en diffamation. Je me propose d'adresser une lettre à M. Roustan pour lui demander une déclaration sur ce que Zain lui a affirmé à mon égard et s'il me répond que celui-ci a dit d'avoir reçu de moi et de Pestalozza des lettres ou des articles, je demanderais sa punition comme calomniateur. Il est fort regrettable que le Gouvernement français qui a le contròle des nouve<lles de Tunis laisse publier ces indignes attaques qui n'·ont d'autre but que de soulever l'opinion publique contre un Gouvernement ami et son agent.

(l) -Non si pubblicano. (2) -T. 387 e t. 391 del 4 maggio, non pubblicati.
868

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 404. Roma, 6 maggio 1881, ore 23,55.

Je remercie ·et approuve vivement V. E. d'avoir bien voulu prendre auprès de lord Granville, à titre d'idée personnelle l'initiative d'un modus procedendi dans l'affaire tunisienne (1). Il est désormais acquis depuis Ies vues échangées entre les deux Cabinets, que nous sommes entièrement d'accord sur le fond de la question c'est à dire pour le maintien du statu quo pollitique et pour la sauvegarde des intérèts matériels reS<pectifs. Lord Granville désire maintenant connaitre ce que nous penserions faire, ayant ce programme pour base, en vue des éventualités qui pourraient se produire et dont la réalisation ne paraitrait .guère si éloignée qu'on se l'imaginait jusqu'ici. Notre réponse est bien simple. Nous tenons à faire ni plus ni moins de ce que l'Angleterre compte faire à son tour en vue de ces mèmes éventualités. Ce n'est pas que nous voulions, de parti pris, nous effacer, ni décliner une responsabilité que nous acceptons au contraire toute entière, mais pour une foule de raisons qu'il serait oiseux de rappeler, il est évident qu'une action di·plomatique n'a des chances de succès que si l'initiative est prise par l'A:ngleterre. Je prie V. E. de développer ces considérations à lord Granville cherchant surtout à faire bien ressauter tout ce qu'il y a de conciliant envers la France dans notre démarche ayant uniquement pour but de résoudre d'une

manière pratique une question qul émeut profondément l'Italie. Si les préoccupations sont deja grandes en présence de l'occupation de Biserta, quelle sera la situation le jour peut-etre prochaìn d'un débarquement à la Goulette? Voìlà une grave éventualité que dès à présent nous ne devrìons pas perdre de vue.

(l) Cfr. n. 863.

869

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 726. Parigi, 7 maggio 1881, ore 13,08 (per. ore 15,25).

Hier Barthélémy Saint Hìlaire appelé à la commission du budget ·pour donner des [explications sur] dépenses occasionnées par l'expédition militaire dans la Tunìsie a fait des déclarations importantes; d'abord il a dit que le Gouvernement ne vise pas à l'annexion ni au protectorat de la régence et qu'ìl se bornera à lier le Bey par un traité de nature à sauvegarder les intérets français; il n'a pas parlé d'indennité de guerre, mais cela viendra plus tard. Il a laissé entrevoir comme possible et nécéssaire l'occupation temporaire de Tunis meme, il a fini par faire aHusion à mes dernières déclarations à l'égard de MACCIÒ et promettre pour la rentrée des Chambres, c'est à dire le douze courant, la distribution d'un livre jaune avec les documents concernant la question de Tunis. Discours de Granville prononcé hier à la Chambre des lords ne manquera pas d'exercer quelque influence salutaire et de conseiller à la France un peu plus de modération.

870

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 730. Tunisi, 7 maggio 1881, ore 13,20 (per. ore 17,10).

Je reçois télégramme de V. E. sans date (1), qui me répète de la manière le plus formelle de me renfermer dans la plus stricte réserve et neutralité. J'ai la conscience de n'étre jamais sorti de la ligne de conduite qui m'a été indiquée et d'avoir parfaitement comprìs l'état d'extreme appréhension dans lequel se trouve le Gouvernement. Je dois considérer ces prescriptions reitérées comme le reflet des accusations mensongères de la presse française. Si toutefois les colomnies doivent engendrer des soupçons, et meme l'abnégation dont ne cesse de donner des preuves constantes un fonctionnaire honnete et consciencieux, ne suffit pas pour attester le Gouvernement, V. E. n'aurait qu'à le déclarer franchement e·t prendre toute mesure qu'elle croit convenable à l'intéret et à la dignité de notre pays, à moins qu'elle ne désire que je ferme le consulat, qu'on

n'aille plus au Bardo pour les affaires courantes et que je me mette ainsi dans l'impossibilité de tenir au courant V. E. de la situation. Je ne sais pas de quelle manière je pourrais me tenir plus neutre! de ce que j'ai fait jusqu'à présent, afin d'éviter au Gouvernement toute cause d'embarras. Si je suis pas parvenu, ce n'est pas ma faute, mais bien de ceux qui ont un parti pris et un intérét de se servir de mon nom comme arme de guerre ... (1). Je constate avec regret que le Gouvernement n'est pas encore convaincu. L'instruction de me tenir tout à fait en dehors des négociations qui pourraient s'ouvrir directement entre Son A:ltesse et la France, me parait devoir étre considérée comme une réponse entièrement négative à l'appel fait par le Bey aux puissances et à la demande de conseil que j'avais adressé à V. E. en son nom (2), dans la prévision qu'il se trouve obligé de se rendre à discrétion à toutes les exigences de la France; ainsi, s'il en sera besoin, je ferai comprendre que nous n'entendons nous méler aucunement de la question et qu'il ne reste au Bey que de s'arranger de son mieux. Cela aura conséquence non seulement de lui faire ... (l) Ia cession d'une grande partie du territoire, le protectorat avec l'occupation permanente de plusieurs points importants de ses états, l'indemnité de guerre et la proscription de ses meilleurs fonctionnaires, mais signifiera aussi l'abandon du programme du maintien du statu qua et de toute espèce d'influencé future de notre part da·ns ce pays.

(l) T. 3n del 4 maggio, non pubblicato.

871

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 411. Roma, 7 maggio 1881, ore 23,55.

Cialdini mande (3) que M. de Saint Hilaire à laissé comprendre, dans la commission du budget que l'occupation de Tunis pourrait etre nécessaire. C'est sur cette éventualité que V. E. devrait appeler sérieusement l'attention de lord Granville. L'impression qu'elJe produirait en Italie serait tout-à fait décisive et irréparable.

872

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 412. Roma, 7 maggio 1881, ore 23,55.

Je remercie V. E. de ses télégrammes. L'ensemble de la situation paraitrait donc s'améliorer. Mais l'allusion faite par M. de Saint Hilaire à la possibilité

de l'occupation de Tunis (1), a à nos yeux, une gravité exceptionnelle. Aucune explication ni assurance ne pourrait atténuer, chez nous, un pareil fait qui aurait sur l'opinione publique, indépendamment d'une nouvelle crise inévitable, un effet décisif et irréparable. Si V. E. a le moyen d'appeler sur ce point l'attention du Gouvernement français, ce serait, en quelque sorte, de notre part, un devoir de conscience de ne pas lui cacher cette situation.

(l) -Gruppo indeclfrato. (2) -Cfr. n. 861. (3) -Cfr. n. 869.
873

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 737/736. Londra, 8 maggio 1881, ore 16,38 (per. ore 18,40).

J'ai communiqué hier à Granville télégramme par lequel V. E. approuve que nous proposions à l'Angleterre qu'elle prenne initiative d'un accord pour arranger questi o n de Tunis (2). Il m'a prié de lui donner un résumé de ce télégramme en me promettant de réfléchir à cette proposition. Avant d'avoir reçu télégramme arrivé cette nuit et contenant informations du général Cialdini (3), j'avais déjà porté attention de Granville sur l'occupatlon probable de la Goulette et de Tunis par Ies français ainsi que sur le but auquel parait viser Gouvernement de la république, et qui est de mettre l'administration entière de la régence dans les mains d'agents français. Cette éventualité dont le noble lord semble encore douter, parait néanmoins prochaine et c'est pour cela que j'ai insisté auprès de lui pour que le Gouvernement anglais se décide à agir. Je tàcherai de voir demain Granville pour lui parler du nouvel appel aux puissances fait par le Bey et par la Sublime Porte. Il m'a également prié de lui donner un extrait des télégrammes justificatifs de MACCIÒ.

874

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI E'STERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO',

T. 414. Roma, 8 maggio 1881, ore 23,55.

Je regrette que vous n'ayez pas sa1s1 l'esprit de mes recommandations (4). Jamais je n'ai douté de votre prudence ni de votre zèle consciencieux. Les démentis formels que j'ai fait infliger aux calomnies des journaux français, le témoignage que j'aurai l'occasion prochaine de porter à Votre égard devant notre Chambre vont vous prouver que jamais le moindre soupçon n'a traversé ma pensée. Mais les circonstances sont d'une gravité exceptionnelle et U m'a paru

essentiel, dans Votre propre intérèt aussi bien que dans l'intérèt du service de m'appesantir sur le còte général de la question dont il n'est pas facile de se former à Tunis une idée exacte. Il est évident que la Fra·nce veut dìrectement négocier avec le Bey et il n'est pas moins évident que malgré les appels réitérés du Bey et de la Sublime Porte aucune Puissance, pas meme l'Angleterre n'est disposée à faìre obstacle à la réalìsation de ce dessein. Ceci est d'autant plus grave que la France, ainsì qu'on nous l'annonce de Parìs, est bìen résolue, sì le Bey continue de résister, à marcher sur Tunis, ce qui créerait des complìcations redoutables. C'est cette pensée et pas autre chose, que j'ai voulu exprimer dans mes télégrammes. Dans notre intérét et dans l'intéret du Bey que nous ne voulons pas abandonner il faut scrupuleusement éviter de faire oeuvre à la fois stérile, compromettante pour nous et dangereuse pour le Bey. L'Angleterre ne pense ni agit pas autrement, ce qui ne l'empeche pas de déclarer dès aujourd'hui par la bouche de lord Granvi1le, qu'elle veillera avec soin à ce que tout arrangement auquel puissent donner lieu les opérations militaires actuelles ne soit en opposition avec ses droits. Ce programme est également le nòtre, mais aujourd' hui nous devons souhaiter nous memes que la phase de la négociation succède bientòt et si possible immédiatement à celle des opérations militaires. C'est le seul moyen d'empecher l'occupation de Tunis, une éventualìté qu'Ll faut augurer à tout pays.

(l) -Cfr. n. 869. (2) -Cfr. n. 868. (3) -Cfr. n. 871. (4) -Cfr. n. 870, nota l.
875

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 416. Roma, 8 maggio 1881, ore 23,55.

J'ai reçu le télégramme d'aujourd'hui (l) et j'en remercie V. E. L'ambassadeur de Turquie s'appuyant sur les récentes circulaires de son Gouvernement est venu me représenter nouvellement la nécessité d'une action des Puissances signataires du traité de Berlin en faveur du Bey de Tunis. J'ai faìt comprendre à Mussurus bey l'impossibilité .pour nous de prendre une initiative à ce propos. L'Allemagne et l'Autriche ont répondu par des fins de non recevoir ou à peu près, et la Russie associera seulement son concours à l'action éventuelle d'autres Puìssances. Dans ces condìtions le Cabinet de Londres est le seui qui puisse devenir l'initiateur d'une démarche quelconque. Au point où en sont les choses ce qu'il faudrait surtout éviter c'est l'occupation de la vil'le de Tunis. Voici à ce sujet quelles sont les instructions que nous envoyons à MACCIÒ: «Il est évident que... (vedi telegramma n. 414 a Tunisl (2) dalle dette parole fino in fine) ».

V. E. a déjà entamé un échange d'idées avec lord Granville. Je l'engage vivement à le continuer dans le but surtout de pousser l'Angleterre à trouver le moyen d'empecher la complication d'une entrée des troupes françaises dans la capitale de la régence.

(l) -Cfr. n. 873. (2) -Cfr. n. 874.
876

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 746. Tunisi, 9 maggio 1881, ore 18 (per. ore 19).

Troupes françaises composées infanterie, cavalerie et artillerie avancent vers Bardo et ne sont plus qu'à une heure et demi de distance, très probablement cerneront ce soir Bey dans son palais. On a des raisons de croire qu'on le déposera pour proclamer son frère cadet. En mème temps français entreront Tunis et ce sera alors le véritable moment du danger. Roustan interrogé par Gouvernement relativement objet mouvement troupes, a déclare ne pas le connaitre, la direction des opérations étant reservée aux seuJ.s chefs militaires.

877

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 423. Roma, 10 maggio 1881, ore 15.

Gambetta n'étant pas du Gouvernement et ayant mème eu tout dernièrement comme V. E. le sait, l'air de ne pas approuver la politique du Cabinet actuel, je pense qu'il est toujours utile de lui faire connaitre notre pensée avec netteté et franchise. Après la campagne militaire, il y aura maintenant une campagne diplomatique. M. Gambetta qui aspire à jouer prochainement un ròle gouvernemental en France, a tout intérèt à ce que les combinaisons concernant Tunis ne soient pas de nature à créer entre l'Italie et la France une barrière infranchissable. Son influence pourrait etre d'une efficacité réelJe dans la phase qui va s'ouvrir et il est bon par conséquence qu'il ne se fasse pas d'illusions sur le sentiment unanime de notre pays.

878

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2797. Berlino, 10 maggio 1881 (per. il 17).

J'ai parlé aujourd'hui au Secrétaire d'Etat des nouvelles circulaires de la Sublime Porte et du Bey de Tunis (télégramme de V. E. du 8 mais) (1). J'ai dit quel était notre vif désir qu'il se produisit bientòt une solution équitable pour touts les intérets en jeu, et qu'en attendant nous persistions à nous

46 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

maintenir à cet effet en communication avec les autres Cabinets. C'est à ce titre que j'amenais la conversation sur ce point, non sans demander quel accueil avait été fait ici à un appel réitÉ!'ré, motivé par Ia crainte que la France ne veuille l'occupation, le protectorat ou l'annexion de la Tunisie.

Le Comte de Stirum m'a répondu que la manière de voir du Cabinet impérial n'était autre que celle récemment exprimée à l'Ambassadeur de Turquie. La voici en substance.

Les droits de souveraineté du Sultan sur la Tunisie n'ont jamais été clairement démontrés. Les titres qu'il invoque n'ont pas été reconnus par toutes les puissances. Ces titres ne résultent pas des Traités. Le Congrès de Berlin les a passés sous silence. En maintes occasions le Bey a agi en Prince indépendant. A défaut de preuves que la Régenc.e forme partie intégrante de l'Empire ottoman, le Cabinet de Berlin n'entend se méler en rien dans les questions litigieuses. Il n'a pas d'intéréts dir,ects à sauvegarder dans ces regions africaines, mais il entre dans son programme et dans ses vues pacifiques de ne pas contrarier la France limitrophe de l'AJlemagne. Son attitude est donc celle de l'abstention.

J'ai manifesté l'appréhension que la Turquie, fro1ssée de l'indifference témoignée par quelques puissances dans un conflit qui la touche d'aussi près, montre moins de bon vouloir pour le règlement des frontières helléniques. Le Secrétaire d'Etat n'avait aucun indice que les affaires de Tunis eussent un contrecoup pour la solution relative à ,la Grèce.

Il me revient que le Prince de Bismarck énonce-très nettement le ferme propos de ne rien faire de son còté, mais de laisser faire la France. Et cependant il n'a pas l'ombre d'un doute que l'expédition française poursuit le but d'une occupa·tion de la Tunisie, d'un nouvel ordre de choses qui implique protectorat ou annexion. L'Angleterre et l'Italie en sont, il est vrai très irritées, mais dans cinq ou six semaines cette irritation se calmera. Il n'en sortira pas un casus belli.

Ces détails viennent à l'appui de ce que j'ai dejà mandé à V. E. Le Cabinet de Berlin favorise tout ce qui peut contribuer en France à une diversion des idées de revanche. Il croit que c'est un excellent dérivatif, si elle se tourne vers la politique coloniale et l'extension de ses provinces africaines. Les journaux a:llemands, ceux du moins qui passent pour recevoir le mot d'ordre, continuent à prendre chaudement 1e parti de la France au risque d'éveiller ses défiances par un excès de zèle. Ll va sans dire que nos intéréts souffrent de ce que personne aujourd'hui sur le continent ne se soucie d'en tenir compte. Et cependant nous ne visions qu'au maintieu du statu quo. C'est de la France surtout que nous avons à nous plaindre, elle qui nous promettait de ne rien entreprend-re .pour modifier cet état de choses sans une entente préalable avec nous. Néanmoins depuis plusi,eurs mais, elle cherche à intimider le Bey pour qu'il se résigne à subir le protectorat. Ayant échoué dans ses efforts, elle jette 30.000 hommes dans la Régence sous le prétexte de chàtier des Krumtrs qui se dérobent à ses coups. Mais elle manoeuvres, quehles que soient ses déclarations, avec l'arrièrepensée de conquétes. Elle n'a pas agi autrement dans l'Algerie. Durant vingt années la France assurait l'Angleterre qu'elle évacuerait le territoire, sans avoir jamas songé sérieusement à battre e:1 retraite. Dans la vie privée ce serait un acte déloyal; dans la vie politique ce scmt là des ruses de guerre qui une fois découvertes ne tournent pas toujours au profit de ceux qui les emploient.

Quant à l'Italie, elle ne saurait plus compter sur la France, et nous ne devons désormais prendre conseil que de nos intérets sans nous laisser influencer en rien par une politique de sentiment, de pré·tendue reconnaissance pour des services qu'on nous reproche à chaque occasion comme si nous ne les avions pas chèrement, trop chèrement payés. Je ne veux pas pour autant insinuer que nous devrions nous poser en ennemis de la France. J'admets qu'il ne nous conviendrait pas de conjurer sa ruine d'accord avec telle ou telle autre puissance. Nous risquerions qu'un ce·rtain équilibre des forces en Europe ne s'alterat trop au profit d'autrui, à savoir de l'Allemagne déjà assez prépondérante depuis ses campagnes victorieuses en 1870. Mais rien n'empeche que désormais nous observions une grande réserve envers le Cabinet de Paris en lui laissant comprendre que sa voie n'est plus la notre. Cette attitude le raménerait peut-etre à de meilleurs sentiments. En meme temps, pour ne pas rester isolés, H importerait de chercher, dans la mesure de ce que comporte no·tre dignité, à nous rapprocher davantag.e de l'Autriche-Hongrie.

Nous devrions nous appliquer sérieusement à vivre toujours plus en bons rapports avec celle-ci. Je vais plus loin: il nous conviendrait de les maintenir meme dans le cas où, pour une cause ou .une autre, l'intimité entre Vienne et Berlin aurait un terme. Le voisinage de l'Autriche serait de beaucoup préférable à celui de l'Allemagne si cette dernière visait un jour à étendre son territoire jusque vers Trieste ou le Trentino.

En ce qui concerne l'A:llemagne, sa conduite nuit certainement à nos intérets sur la Méditerranée, du moment où c'est la France qui s'engage dans l'entreprise. Mais si nous avions été nous-memes de l'avant avec une hardtesse que personne ne pouvait conseiller, le Cabinet de Berlin à nous non plus n'aurait suscité aucun embarras. Il aurait adopté la mème attitude passive, heureux dans le fond de sa pensée que l'Italie et la France en vinssent aux mains. Mieux vaut cependant à ses yeux que la France ait pris l'initiative d'une expedition qui aura pour conséquence de distraire celle-ci d'une rescousse vers le Rhin et 1es Vosges, de lui aliéner l'Angleterre et l'Italie, et d'eloigner ainsi l'éventualité d'une coalition des puissances occidentales contre l'Allemagne. Dans les conditions où se trouvent l'Autriche et la Russie elles ne seront certes ni l'une ni l'autre disposées à courir l'aventure surtout avec une France républicaine.

En se plaçant au point de vue des simples convenances du Cabinet de Ber~ Un on s'explique qu'il n'ait rien fait pour la re.tenir dans une voie qui la conduirait à l'isolement si elle voulai:t retourner ses armes contre l'Allemagne.

Je remercie V. E. de son télégramme en date d'aujourd'hui (l) sur les avertissements comminatoires donnés par la France pour le cas où la Turquie enverrait des r.enforts à Tunis. Ici au Ministère des Affaires Etrangères on ne

(l} T. 420. non pubblicato.

met pas en doute que pareille menace suffira pour détourner le Gouvernement ottoman de donner suite à son projet.

En accusant réception des dépéches de V. E. N. 1159 et 1160 du 5 et du 6 de ce mois (1) ...

(l) T. 410, non pubblicato: appelli del Bey di Tunisl e della Turc.hia per una mediazione delle Potenze.

879

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALE 761/738. Londra, 11 maggio 1881, ore 20,10 (per. ore 23).

Granville vient de me dire qu'il a écrit à Lyons pour offrir son interposition à la France afin de contribuer à l'arrangement de la question de Tunis. Il recommande que cette nouvelle ne soit pas divulguée surtout par les journaux, autrement la démarche pourrait étre paralysée par une indiscrétion. Il n'a pas eu encore de réponse. Il pense que Jes français voudront accomplir leur mouvement militaire, mais que lorsque le moment sera venu de régler les comptes, ils se montreront moins exigeants qu'on ne pouvait le craindre. J'ai communiqué au noble lord le dernier té'légramme de M. MACCIÒ et celui qu'annonce départ d'escadre française de Toulon (2). Il attend incessamment des nouvelles de Tunis. Ici on parait se préoccuper assez sérieusement de l'éventualité de l'occupation permanente de Biserte par les français. Wo.Uf a annoncé pour vendredi interpellation à ce sujet.

880

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 427. Roma, 11 maggio 1881, ore 23,55.

Merci de votre télégramme de ce soir (3) au sujet duquel je garderai secret absolu. M. de Saint Hilaire a dit aujourd'hui à Cialdini (vedi telegramma a Tunisi n. 428 (4) dal principio fino alle parole «ce qu'on aura pas accordé de bon gré » ). Devant une pareille situation il nous parait d'un intérét supreme pour tout le monde d'éviter l'occupation de Tunis qui ne ferait qu'aggraver les complications actuelles. Je laisse à V. E. le soin de faire d'urgence en ce sens, auprès de Granville telle démarche que lui paraitrait opportune.

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 876, comunicato a Londra con t. 421 del 10 maggio, e t. 422 del 10 maggio, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 879. (4) -Cfr. n. 881.
881

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO'

T. 428. Tunisi, 11 maggio 1881, ore 23,55.

Saint Hilaire a dit aujourd'hui à Cialdini (l) que le Gouvernement français ne renonce à faire entrer ses troupes au Bardo et à Tunis que si le Bey signe le traité que la France lui propose et qu'on soutient etre aussi bienveillant que possible. Il n'y aurait pas d'indemnité de guerre, mais une simple amende de guerre à la charge des Krumirs. La frontière ne serait rectifiée que dans le sens d'une meilleure délimitation et il n'y aurait d'annexés que quelques points dans le pays des Krumirs. Tout le territoire, Diserta compris, serait évacué aussitòt qu'on aura certitude de la bonne foi du Bey et de son respect du traité. Si le Bey refuse on occupera provisoirement le Bardo et Tunis jusques après avoir obtenu par la force ce qu'on n'aura pas accordé de bon gré. II ne nous appartient pas de donner un conseil. Mais nous considérons comme une dette de loyauté de ne pas <laisser ignorer au Bey cette situation. Les dangers et les complications d'une occupation de Tunis sont d'ailleurs évidents à quelque point de vue qu'on se piace, et il est désormais certain que tout dépend de la résolution du Bey.

882

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 429. Roma, 12 maggio 1881, ore 10,35.

L'allusion que M. de Saint Hilaire fait dans sa circulaire à l'action de l'Italia à Tunis produit ici, malgré les termes génériques dans laquelle elle est conçue une très vive impression. Si, comme je le prévois, je suis interpellé là dessus, je puiserai le sens d'une réponse dans le sentiment de notre dignité et dans la conscience de n'avoir rien fait à Tunis qui ne soit pas strictement correct. Il serait cependant utile et équitable que dans les débats des Chambres françaises, les ministres cherchassent à atténuer, par des déclarations opportunes, ce qu'on pourrait trouver de blessant dans la circulaire. V. E. est le meilleur juge de ce qu'il convient de faire à cet égard.

t. -757, pari data.
(l) -Le notizie contenute in questo telegramma erano state comunicate da Cialdini con
883

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 763. Parigi, 12 maggio 1881, ore 13 (per. ore 14,25).

Dans un entretien d'hier, Barthélémy de Saint Hilaire m'a laissé comprendre qu'on ne· voulait pas la destitution du Bey actuel à moins que sa conduite toujours hostile ne pousse la France à prendre cette mesure extreme. Le Gouvernement français a le projet de s'emparer de l'administration de Tunis et d'introduire des grandes améliorations dans le pays telles que routes, chemins de fer, canaux d'irrigation, port de Tunis etc. Mon télégramme d'hier (l) et celui-ci indiquent à V. E. les dispositions actuelles du Cabinet français qui pourraient bien etre considérablement modifiées soit par les résolutions du Bey soit par l'attitude de la Chambre des députés qui rentre aujourd'hui de ses vacances. Gambetta, malgré ses bonnes paroles est beaucoup à craindre en ce temps-ci comme partisan ouvert d'une politique de force; il voudrait occuper Tunis jusqu'à la conclusion de la paix et conserver Biserte à la France pour toujours. Le Ministère préfère adopter une politique plus modérée; il est à espérer que le Parlement lui do-nne ra.ison. J'ai taché de convaincre hier M. de Saint Hilaire que le Ministère présidé par V. E. et le parti qui le soutient sont amis de la France et désirent vivre en bon accord avec ·elle, que par conséquent le Gouvernement français aurait tort de vous faire une situation impossible au risque de voir passer le pouvoir en d'autres mains qui donneraient à la politique italienne une direction fort différente.

884

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 769. Parigi, 12 maggio 1881, ore 16,45 (per. ore 18,35).

Aussitòt reçu votre detnier télégramme (2) au sujet de la circulaire de

M. de Saint Hilaire je me suis rendu à la Chambre des députés pour lui par1er. Je suis arrivé au moment où le président du conseil lisait la déclaration concernant l'expédition de Tunis, par laquelle n a nettament établi que le Gouvernement français ne vise à aucune annexion de territoire, mais seulement à bien assurer la protection des intérets français. Dans la dite déclaration on fait ressortir d'une façon très marquée que personne n'a

(-2) Cfr. n. 882.

rien à voir dans cette querelle qui doit se vider entre le Bey et la France. Après cela la Chambre a renvoyé à quinze jours. Je télégraphierai demain à

V. E. (l) le résultat de ma démarche auprès de Saint Hilaire. Vous recevrez une seconde copie du livre jaune.

(l) -C!r. n. 881, nota. 1.
885

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 437. Roma, 12 maggio 1881, ore 23,50.

La situation parlementaire ici s'est subitement aggravée à cause de certaines allusions de la circulaire de M. de Saint Hilaire qui ont vivement exci:té l'amour propre national. Des interrogations sont annoncées et je pense que si dans l'intervalle rien vient atténuer l'impression générale, ou pis encore, si la nouveHe de l'occupation de Tunis arrivait à Rome il serait à peu près impossible au Ministère d'éviter un échec. Dans ces conjonctures la démarche dont je parlais à V. E. dans mon télégramme d'hier soir (2) serait devenue bien urgente.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. P. Berlino, 12 maggio 1881.

Grand merci de votre lettre du 3 mai (3). Elle dépeint en couleurs très noires la situation en ce qui nous concerne. Hélas! C'est bien la vérité, et c'est profondément navrant. Nous sommes en train de jeter au vent la capitale acquise si glorieusement mais avec tant de luttes par notre Dynastie. A l'intérieur, nous sommes rongés par la lèpre du pariementarisme et par dés compétitions au pouvoir, qui n'ont rien à faire avec l'intéret du Pays. A l'étranger, sauf l'appui mora! et platonique de l'Angleterre -et encore combien durera-t-il -nous ne rencontrons que indifférence ou mauvais vouloir. Tunis est le pomme de discorde avec la France; l'Allemagne et l'Autriche à tort ou à raison nous traitent sous jambe et la Russie rentre dans sa coquille après avoir un instant fait miroiter à nos yeux la perspective trompeuse d'un accord où elle aurait joué le premier ròle. Notre isolement n'a jamais été aussi complet. Il est vraiment déplorable que dans ces dernières années notre Gouvernement n'ait pas mieux entendu la voix de ceux qui lui conseillaient

de tendre franchement la main à Vienne. Malntenant des démarches dans ce sens n'aboutiraient pas, je le crains. On verralt trop que nous agissons sous le coup d'une nécessité absolue, nous aurions un peu l'air de mendiants, an nous tiendrait la dragée très haute. D'un autre coté, notre Ministère a perdu de san autorité morale lors meme qu'il ait survécu à la dernière crise. Des avances de la part de qui n'a qu'une existence précaire seraient peut-etre accueimes par des fins de non recevoir. Cependant nous ne pouvons rester dans la position actuelle. Il me semble que sans faire des avances trop formelles, nous pourrions essayer du moins d'inspirer plus de confiance à l'Autriche par notre attitude généraie en l'appuyant partout où nos inté;rets vitaux ne sont pas en jeu, en laissant comprende qu'il s'agit d'une amitié permanente qui est dans ses convenances aussi bien que dans les notres. Pour ma faible part j'ai écrit maintes fois à Rome et je le fais encore aujourd'hui pour precher un rapport intime avec l'Autriche. Je vais meme plus loin: cette intimité devrait meme survivre dans le cas où pour ·une raison ou pour une autre, san alliance avec l'Allemagne aurait un terme. Le voisinage de l'Autriche resterait de beaucoup préférable à celui de l'Allemagne si oette der

nière visait un jour à s'étendre jusque vers Trieste ou le Trentina.

Vous etes à l'avant scène pour subir le contrecoup des soupçons dirigés contre nous. Si je suis dans les secondes loges j'en subis aussi les conséquences. On est ici pour l'ambassadeur d'Italie d'une extrème réserve. Le Prinoe de Bismarck ne compte pas avec nous. On a dù lui dire beaucoup de mal à notre égard. Impossible de redresser ses idées. On ne le rencontre jamais et ses subalternes lui cachent la vérité quand elle ne cadre pas avec ce qu'ils savent etre un parti pris chez lui. M. de KeudeH pourrait réagir, mais ce n'est qu'une poule mouillée; il a la tremarella devant san chef et se garde de prendre une initiative quelconque. Ce qui ajoute à la mauvaise humeur du Chancelier, c'est je crois qu'il s'attendait à ce que la gauche allait etre culbutée chez nous, et que M. Sella arriverait au pouvoir. Grande a été ici la déoeption en apprenant qu'U n'en était rien. Ce que vous me dites sur notre armée est désolant. Après vingt ans nous n'aurions pas encore organisé de quoi défendre notre territoire! S'il en était ainsi l'Italie ne serait pas digne d'exister. Si nous ne sommes pas en mesUil'e de combattre à nous seuls pro aris et tocis, nous sommes jugés, il me répugne de dire condamnés. Dans ce dernier cas il appartiendrait au noble Piémont de reprendre da capo san oeuvre.

Dans cette malencontreuse affaire de Tunis, nous n'avons je crois aucun reproche à nous adresser pour ce qui concerne la phase actuelle. Il n'en est pas de meme dans Ies phases précédentes et nous en subissons les tristes conséquences. Ici an déclare ne vouloir se me1er en rien dans la quérelle. Les instances du Bey et du Sultan sont mises ad acta. On laisse entendre très clairement qu'on ne veut contrarier en rien l'action de la France. Le Prince de Bismarck ne met pas en doute que celle-ci vise à une occupation ou à un protectorat. Quelle que soit I'irritation à Londres et à Rome, elle se calmera dans cinq à six semaines, dans tous les cas il n'en sortira pas dit-il, un casus belli. Le fait est, si an se piace au point de vue exclusif du Cabinet de Berlin, qu'i.l ne saurait voir de mauvais oeil la France s'aventurer et s'étendre sur la còte africaine. C'est une dérivation aux arrière-pensées de revanche; c'est une occasion de brouille ou de refroidiss.ement de cette Puissance avec l'Italie et l'Angleterre. C'est une entrave à une coalition év.entuelle des Puissances occidentales contre l'Allemagne flanquée d'ail1eurs par l'Antriche, et par la Russie qui s'est sensiblement rapprochée des deux autres Empires embrtnguée comme elle l'est et immobilisée par ses convulsions intérieures. L'Allemagne laisse donc faire la France trop vaniteuse, trop pétulante pour s'apercevoir que l'appui de l'Allemagne n'est qu'un piège, ou une politique de paratonnerre. Si l'Italie avait pris les devants en Tunisie, ce que personne de santé ne pouvait lui conseiller. elles aurait eu aussi le lasciapassare de Berlin pour les mémes causes. Il n'est pas moins vrai que tout ce qui se passe dans ces contrées nuit considérablement à nos intéréts qui exigeraient le maintien du status quo dans la Régence.

La proposition russe d'après ce qui m'a été dit au Ministère Impérial des Affaires E.trangères avait été agréée en principe à Vienne ·et à Berlin. Mais on m'assure d'autre part que non s·eulement l'Angleterre mais la France aussi trouvent inopportune l'idée d'une conférence. Le Cabinet de Paris estimerait pré.férable qu'on avisat en voie diplomatique, moyennant des conventions d'extradition. Le Prince de Bismarck aurait fait savoir à Pétersbourg que dans ces conditions le projet d'une conférence n'était plus réalisable, qu'H importerait de prendre la France au mot, e·t de faire des nouvelles ouvertures dans le sens par elle indiqué.

La haute distinction accordée au Baron Haymerle prouve qu'il n'a pas perdu la faveur en haut lieu. Aux yeux du Prince de Bismarck il n'est qu'un pis-aller en l'absence du Comte Andràssy. Le Chancelier lui reconnait de l'esprit, mais n'est pas toujours satisfait de sa manière de conduire les affaires. Ainsi dernièrement il se plaignait que le Baron de Haymerl·e laissat transpirer une défiance si marquée contre la Russie. La Prince la critiquait comme un manque de tact. C'est là un sentiment si on l'eprouve qu'il vaut mieux savoir dissimuler.

(l) -Cfr. n. 891. (2) -Cfr. n. 880. (3) -Non rinvenuta.
887

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 439. Roma, 13 maggio 1881, ore 9,10.

Votre télégramme (l) indiquant l'impossibilité pour M. de Saint Hilaire de faire immédiatement une déclaration dans la Chambre, il n'y a, pour essayer de calmer l'excitation des esprits en ItaUe qu'un moyen. Ce serait que V. E. se fasse autoriser, dans son entretien d'aujourd'hui, à nous laisser publiquement affirmer que M. de Saint Hilaire en faisant allusion dans sa circulaire à une influence hostile qui a pu s'exercer ou qui pourrait encore s'exercer

auprès du Bey, n'a pas voulu parler du Gouvernement italien. Ce n'est pas une faveur que noos demandons. C'est un appel que, forts de notre conscience, soucieux des conséquences que l'impression actuelle si elle n'était pas aussitòt corrigée, entrainerait pour les deux pays, nous adresserions avec franchise à la loyauté du ministre des aHaires étrangères de France. Sans cela il n'y a pas d'lllusion à se faire et une crlse est inévitable. Tel est l'avis de nos mellleurs amis (1).

(l) Cfr. n. 887.

888

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALISSIMO 787/741. Londra, 13 maggio 1881, ore 10 (per. ore 14,15).

Dès hier j'avais communiqué confidentiellement contenu du dernier télégramme de Cialdini (2) à Granville que j'ai vu aujourd'hui avant son départ pour la campagne. Le noble lord m'a dit sous toute réserve, que Lyons lui avait rendu compte d'une longue conversation qu'il avait eue au sujet de Tunis avec ministre des affaires étrangères de France qui lui avait promis de lui donner par écri't les déclarations qu'il lui avait fait au sujet des intentions de la France. Le Cabinet anglais a répondu qu'il attendait ce document avant de se prononcer et que pour le moment il se bornait à prendre acte des déclarations faites verbalement par M. Barthélémy de Saint Hilaire dont le.3 plus importantes sont les suivantes: 1° la France n'annexera ni occupera aucune portion du territoire; il peut se faire néanmoins qu'une societé française entreprenne des travaux à Biserta dans un but purement commerciai; 2° il ne sera accordé aucun privilège spécial à aucune nation, tous les droits, toutes les libertés dont jusqu'à présent ont joui les étrangers ou qui sont consacrés par les traites existants soit en faveur du commerce, soit en faveur des créanciers de l'état seront respectés. Il n'est pas dit si le traité qui doit sanctionner ces déclarations sera simplement stipulé e n tre le Bey et la France; on ne parle pas non plus de la part que la France se réservera dans l'administration de l'Etat. Granville pense que la commission actuene internationale des finances devra tout en étant maintenue acquérir une novelle importance. L'opinion ici commence à etre bien établie que l'expédition de Tunis ne fait que voiler un jeu de bourse. On fait remonter cet incident au congrès de Berlin, ce qui paralyse l'action du Cabinet anglais. Il recommande à l'attention de V. E. les articles du Times et du Journal des Débats d'aujourd'hui. Je dois prévenir V. E. que GranviUe semble presque persuadé que le Ministère fait des communications aux journaux, c'est pourquoi il recommande la plus grande réserve sur le contenu du présent télégramme (3).

(l) -Per la risposta cfr. n. 891. (2) -Cfr. n. 880. (3) -Per la risposta cfr. n. 895.
889

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 440. Roma, 13 maggio 1881, ore 11.

Pour le cas où je devrais faire usage des déclarations de M. de Saint Hilaire je .s<>umets à V. E. pour éviter tout malentendu, la formule que je me propose d'employer, et je la prie de me télégraphier aussitòt son avis (1).

«M. de Saint Hilaire a dit que la France propose au Bey la signature d'un traité. Elle renonce à imposer une indemnité de guerre, se bornant à frapper d'une amende les tribus des Kroumirs. Quant à une rectification de la frontière elle ne demande qu'à la délimiter mieux qu'elle ne l'est aujourd'hui et à occuper quelques points stratégiques dans les montagnes de Kroumirs. L'occupation militaire cessera et le pays sera évacué, Biserta comprise, aussitòt que l'exécution du traité sera assurée. Le Gouvernement français ne pense aucunement ni à l'annexion totale de la Tunisie, ni d'aucune de ses parties à l'exception de quelques points dans le pays des Kroumirs. L'occupation provisoire de Bard<> et de Tunis n'aurait lieu que si cela était nécessaire pour obtenir l'assentiment du Bey :..

890

L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 781. Parigi, 13 maggio 1881, ore 12,10 (per. ore 13,40).

Le traité a été signé hier au soir par la France et le Bey. Le gros des troupes va se retirer.

891

L'AMBASCIATORE A PARIGI CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 782. Parigi, 13 maggio 1881, ore 13,30 (per. ore 14).

S. E. le ministre des affaires étrangères que je viens de voir, expédie à l'instant à M. le marquis de Noailles une dépéche qui dissipe tout malentendu au sujet de certaines phrases de sa circulaire qu'on aurait le plus grand tort de croire applicables au Gouvernement du Roi.

(l) Cialdini rispose con t. 785, pari data, che la formula che Cairoll si proponevA. rll impiegare era conforme alle dichiarazioni fattegll da Saint Hllaire.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. RR. 546/935. Londra, 13 maggio 1881 (per. il 17).

Dopoché, in seguito al mio telegramma del 4 corrente, n. 731 (1), l'E.V. approvava, con suo telegramma del 7 corrente (2), la proposta da me inoltrata di suggerire a nome del R. Governo, aU'Inghilterra di prendere essa stessa la iniziativa di trattative colla Francia per sciogliere l'imbroglio tJunisino, io ebbi più volte l'occasione di vedere il conte Granville, e coi miei telegrammi nn. 736, 737, 738 (3) ragguagliai codesto ministero delle conversazioni che io ebbi con lui relative a quella questione. Ora vengo a confermare quanto Ln essi si esponeva.

Col mio telegramma n. 736, io informava l'E. V. di avere il 9 corrente, in seguito alla di lei autorizzazione suggerito a lord Granville di assumere l'iniziativa di trattative per stabilire un accordo colla Francia per regolare la questione tunisina.

Il nobile Lord si riservava di rispondermi in proposito ed intanto mi chiedeva ch'io gli rilasciassi un compendio del telegramma di V. E.; il che io feci all'indomani; gli diedi inoltre il compendio dei telegrammi che l'E. V. mi aveva comunicato e nei quali il signor MACCIÒ smentisce nel modo più reciso tutte le accuse che furono lanciate contro di lui, specialmente dai giornali francesi. Non tralasciai in quell'occasione di portare l'attenzione di lord Granville sulle conseguenze dell'occupazione probabile della Goletta e di Tunisi per parte dei Francesi, nonché la tendenza che il Governo della Repubblica sembrava avere di porre l'amministrazione intiera della reggenza nelle mani di agenti francesi.

Col telegramma n. 737 del 9 corrente ebbi l'onore di partecipare all'E. V. che il conte Granville mi aveva detto, il giorno stesso, di non essere ancora in grado di darmi una risposta circa la iniziativa suggeritagli per comporre la vertenza tunisina.

Intanto egli mostravasi ognora desideroso di procedere concorde coll'Italia, ma mi diceva che, nell'interesse stesso del successo delle trattative da intraprendere, egli stimava utile che i nostri due governi non agissero collettivamente, il che potrebbe sembrare ai francesi un atto di coercizione di natura ad irritarli. Egli riteneva però che i due governi dovessero procedere concordemente benché separatamente; intanto non gli sembrava ancora venuto il momento di aprire negoziati colla Francia. Raccomandava la prudenza al Bey ed altresì alla Turchia. Esposi nuovamente al nobile Lord i motivi che ci vietavano di prendere la iniziativa riservando però sempre i diritti che avevamo di fare valere le nostre ragioni per tutelare i nostri interessi.

Col mio telegramma confidenzialissimo di ieri n. 738 ebbi l'onore di informare l'E. V. che il conte Granville, in quello stesso giorno, m'aveva detto d'avere scritto a Lord Lyons affinché offrisse al Governo francese i buoni uffici del Gabinetto inglese per accomodare la vertenza tunisina.

Il nobile Lord raccomandava la massima segretezza, specialmente . verso i giornali, affinché non trapelasse tale notizia, poiché una indiscrezione avrebbe potuto porre ostacolo ai negoziati. Egli pensava che i Francesi vorranno prima di tutto compiere la loro fazione militare; ma quando sarà venuto il momento di concretare una determinazione, il nobile Lord crede che il Governo della Repubblica si mostrerà meno esigente ài quanto sembrava dovesse essere da principio. Egli mi disse di non avere ancora avuta risposta da lord Lyons.

Gli comunicai i telegrammi del sig. MACCIÒ e del Vice Console di Tolone che partecipavano, l'uno il concentramento delle truppe francesi attorno a Tunisi e l'altro la partenza da Tolone della Squadra francese, composta di sei corazzate, di un avviso e di una nave ospedale.

Ricevo questa mattina i due telegrammi di V. E. che mi partecipano l'uno la conversazione che il generale Cialdini ebbe ieri col signor Barthélémy de Saint-Hilaire (l) e l'altro che conferma la partenza della squadra anzidetta (2).

Vista l'importanza della conversazione sovraccennata nella quale il Ministro della Repubblica esponeva le viste del Governo francese rispetto a 1'unisi, ho creduto di doverne mandare un riassunto al conte Granville che io procurerò di vedere domani per conferire con lui in proposito.

Io scorgo da quella conversazione che Biserta non sarebbe ritenuta dai Francesi. Benché alcuni giornali inglesi, fra i quali il Daily News, mettano alquanto in ridicolo le paure manifestate circa la sicurezza della via delle Indie ove Biserta fosse in mani deHa Francia, pure non è men vero che una tale eventualità desta in molti qualche apprensione, e serve d'argomento alla opposizione, per combattere la politica estera del Gabinetto attuale, come si scorge dalle interrogazioni fatte in proposito nel parlamento e delle quali mandai il rendiconto a codesto ministero.

Per altra parte il Gabinetto non vuole urtare la suscettibilità del Governo francese ed usa molti riguardi verso il medesimo; la ragione ne è, come io le scrissi più volte, in ciò che si sta negoziando il trattato di commercio fra le due potenze. Qualche malumore in proposito principia a manifestarsi nel pubblico inglese a motivo della nuova tariffa doganale francese dalla quale quel Governo non sembra disposto a scostarsi molto, specialmente in ciò che riguarda alla qualificazione delle mercanzie ad valorem oppure specifiche.

Però si cerca di evitare delle complicazioni che potrebbero tornar-e a male per ambedue quelle potenze.

Questa ragi-one ha un gran peso nel modo di procedere del Gabinetto i-nglese, rispetto alla vertenza tuni:;;ina; bisogna tenerne conto per portare un giudizio sul suo operato, e se ciò nonostante la di lui influenza avrà contribuito ad impedire che la Francia occupi in modo permanente le posizioni importanti della Reggenza, gliene dovremo essere gratL Resterà poi la questione del trattato che la Francia intende imporre al Bey; sopra quel terreno esso si troverà in presenza dei diritti delle altre potenze che senza dubbio sapranno farli valere.

In quanto a noi dovremo attendere a che la nostra legittima influenza non sia esclusa dalle cose di Tunisi, come lo fu, in parte, in Egitto, ed in ciò io credo che troveremo presso l'Inghilterra un più efficace appoggio che non lo ebbimo per l'Egitto, giacché essa ha qualche interesse a che l'Italia non soggiaccia di fronte alle esigenze francesi.

Il risultato adunque dipenderà in parte dall'azione ulteriore che po·tremo esercitare in Francia.

La risposta colla quale V. E. ha formalmente smenti.to le accuse mosse dalla stampa fran<:ese contro il signor MACCIÒ e contro il R. Governo stesso, ha prodotto qui un buonissimo effetto, e non vi è più alcuno, salvo poche eccezioni, ehe non sia persuaso che tutte quelle calunnie ed insinuazioni furono inventate ad oggetto di eccitare l'opinàone pubblica in Francia per i bisogni della causa.

(l) -T. 707/731, non pubbllcato. (2) -Cfr. n. 868. (3) -Cfr. nn. 873 e 879, il t. 743/737 del 9 maggio non è pubblicato. (l) -Cfr. n. 880. (2) -T. 438, non pubblicato.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 794. Tunisi, 14 maggio 1881, ore 13,30 (per. ore 17,30).

Voici un résumé de ce qui s'est passé hier. Le général Bréart arrivé à la résidence privée du Bey à quatre heures de l'après midi avec nombreux état major et escadron de cavalerie présente à Son Altesse le traité. France l'avait chargé de lui faire signer. Bey en ayant eu connaissance sommaire par traduction verbale faite séance tenante, dit qu'il ne voit pas la nécessité de cette convention ayant un tout autre but de celui de rétablir l'ordre sur la frontière. Le général observe qu'il n'avait d'autres 1nstructions que celles d'en exiger la signature, qu'il donnait à Son Altesse jusqu'à huit heures pour réfléchir et se retirer dans une autre pièce, attendant sa décision. M. Roustan ajouta conseillant Son Altesse de ne pas faire des difficultés car autrement la situation deviendrait très grave. En outre on env.oye dire que s.i le Bey ne signait pas le trai.té il y aurait d'autres qui le signeraient, lui faisant comprendre qu'il serait déposé. Après une discussion en conseil très prolongée le Bey mande le général Bréart auquel il déclare de nouveau qu'il ne pouvait accepter la convention et que du reste, le délaà qu'on lui avait donné était si court qu'il était méme impossible d'en faire une traduction exacte. Le général répondit qu'il consentirait à attendre jusqu'à neuf heures, mais il ne quitterait pas le palais sans avoir obtenu sa signature. Sur cela, le Bey observe que si, comme il le croyait, il n'était qu'une question de force, il ne lui restait plus qu'à la subir puisqu'il n'avait pas les moyens de s'y opposer. Alors sans méme vouloir la traduction du traité et déclarant qu'il en ignorait le contenu, y appose, en pleurant, sa signature. Les clauses de ce document sont les suivantes: L'occupation de la frontière et du litoral orientai jusqu'à ce qu'on le jugera nécessaire. Le Gouv•ernement français défendra le Bey et ses états contre toute agression; Son Altesse ne pourra signer aucun acte international ni accorder aucune concession sans consentement de la France. La république sera représentée à 'l'unis

par un ministre résident. Les agents français représenteront Son Altesse à l'étranger. Les tribus non soumises payeront impòts de guerre à fixer ultérieurement garanties par le Bey. Les finances tunisiennes réorganisées de manière à garantir l'intérét des créanciers; défense importa.tion armes et mu:-.itions de guerre dans la régence.

Je m'abstiens de tout commentaire non sans relever l'importance de l'occupation du litoral orientai qui peut donner lieu à la prise immédiate de possession de la Goulette, étant à P'révoir que les français voudront de suite mettre en exécution le traité qui change entièrement la situation des agents étrangers vers le Bardo. Je prie V. E. de me faire connaitre ses instructions {l) sur la conduite à suivre. Mon collègue d'Angleterre parait disposé à adresser une le,ttre au Bey lui décla;rant que, jusqu'à oo que des ordres du Cabinet de Saint James ne lui prescrivent de reconnaitre dans toutes ses conséquences nouvel état des choses, il fait des réserves relativement à toutes atteintes qui seraient portées aux droits garantis par les traités en faveur du Gouvernement et des sujets de la Reine.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASOIATORE A PARIGI, CIALDINI

T. 447. Roma, 14 maggio 1881, ore 16,35.

Le marquis de Noailles est venu me faire la communication que V. E. m'a annoncé (2) et dont je reproduis ici, à toute bonne fin le texte: « Nous n'avons jamais (c'est M. de Saint Hilaire qui parle) envisagé et traité les af.faires tunisiennes. qu'au point de vue excluslf de nos rapports avec l'administration locale et je n'ai pu avoir l'intention de mettre en cause, par aucune allusion indirecte ou désobligeante, un Gouvernement ami avec lequel nous V·oulons entretenir des relations parfaitement loyales. Vous savez que nos efforts ont eu précisément pour but d'écar.ter toute cause de malentendu entre l'Italie et nous. Je vous prie de renouveler ces assurances à M. Cairoli en lui disant qu'il ne dépendra certainement pas de nous que les rapports mutuels entre les deux Gouvernements, camme entre les deux pays, ne conservent le caractère courtois et cordial qui con·vient à leurs intéréts réciproques ». n 1n'y a pas de doute que cette démarche que je vais rendre publique n'aurait produit un excellent effet. Mais tout est paralysé maintenant par le résumé que M. Ferry a donné hier au Sénat français du traité avec le Bey. Ce résumé là produit la plus vive excitation chez tout le monde sans distinction de parti. Il me parait bien difficile à concilier avec le langage que M. de Saint Hilaire a tenu, le 11 de ce mois à V. E. (3).

(l) -Cairo!! rispose con t. 456 del 15 maggio, non pubbl!cato che, essendo 11 GovArnn dimissionario, non poteva inviare istruzioni. (2) -Cfr. n. 891. (3) -Cfr. nn. 881 e 883.
895

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

T. 448. Roma, 14 maggio 1881, ore 16,15.

Je remercie V. E. de son télégramme (1). Le secret le plus absolu sera maintenu. Des communications aux journaux sont quelque fois indispensables pour empécher que l'opinion publique ne s'égare au milieu des faux bruits qu'on ne cesse de faire circuler, mais je veille toujoull.'s à ce qu'il n'y ait pas indiscrétion. Les déclarations faites hier au Sénat français par M. Ferry, au sujet du contenu du traité me paraissent bien graves et difficiles à concilier avec les indications fournies par M. de Saint Hilaire soit à Cialdini soit à Lyons. L'impression qu'elles font ici est énorme. Il nous serait du plus haut intérét de connaitre le plus tòt possible à ce sujet la pensée du Gouvernement britannique (2) avec lequel nous sommes bien décidés à marcher d'accord dans la nouvelle phase qui va s'ouvrir sur la question tunisienne.

896

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, CORTI, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT.

T. 450. Roma, 14 maggio 1881, ore 18,15.

Les derniers événements de Tunis ayant provoqué dans ~a Chambre des interpellations dont le développement nous a paru pouvoill.' donner lieu à des éventualités facheuses, le Cabinet a préféré se retirer pour éviter toute discussion. Je viens dane de remettre ma démission ainsi que celles de mes collègues, dans les mains du Roi ,qui s'est réservé d'aviser.

897

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2799. Berlino, 14 maggio 1881 (per. il 18).

La Porte a télégraphié à ses représentants une nouvelle circulaire établissant, dans un exposé historique, ses droits de souveraineté sur la Régence de Tunis, et faisant une fois de plus appel aux puissances pour arriver à une solution pacifique (télégramme n. 3 de V. E. en date d'hier) (3).

En recevant communication de cctte circulaire, le Secrétaire d'Etat a tenu à l'Ambassadeur de Turquie le meme langage qu'il lui avatt déjà laissé entendre à propos d'une démarche précédente (rapport n. 2797) (l); à savoir que le Cabinet de Berlin n'avait jamais expressément reconnu la souveraineté ou suzeraineté du Sultan sur 'I'unis; que d'ici on s'abstenait d'exercer aucune ingérence, et que la meilleure voie à suivre, par la Tu:rquie, serait de chercher à se concerter avec le Gouvernement français.

Ce conseil était donné peu avant l'avis, parvenu ici, que le Bey avait signé le traité de garanties présenté à la pointe d'une épée. On n'en connait pas encore le texte; mais, d'après la circulaire de M. Barthélémy St-Hilaire du 9 mai et la déciaration lue aux Chambres par M. Ferry, il résulte assez clairement que Mohamed-Es-Sadok n'a plus qu'une indépendance nominale. Ses relations avec les Puissances seront soumises au contròle du Gouvernement français, qui exercera également une action directe sur les services administratifs de ce pays. Cette combinaison n'est pas encore une annexion, mais elle est plus qu'une simple occupation. Dans tous les cas, elle se trouverait en désaccord avec les explication précédemment fournies à l'Italie et à l'Angleterre, comme si on avait voulu leur laisser ignorer les véritables desseins du Cabinet de Paris, afin qu'elles ne fussent fixées, là dessus, ·que lorsqu'on se trouverait en présence d'un fait accompli.

A Mentana c'étaient Ies chassepots qui faisaient merveille, aujourd'hui on cherche à se faire nouvellement 'la main, mais par des ruses diplomatiques lesquelles ne sauraient à la longue porter bonheur à qui les emploie. Le drapeau de la civilisation qu'on voudrait déployer aux yeux de l'Europe, n'est pas assez large pour couvrir par ses plis tout ce que cette politique qui s'essaie à mordre un adversaire ne pouvant rendre les morsures a de peu de correct pour ne pas dire plus. Quoiqu'il en soit, la nouveUe du protectorat imposé au Bey n'a produit ici, comme je l'ai télégraphié à V. E. (2), aucun sentiment de surprise. Le fait était prévu et meme désiré au point de vue spécial des intérets allemands dans la politique générale.

Si pénible que soit pour l'Italie de vo1r changer, à son détriment, le statu quo de la Régence, ce serait courir l'aventure que de vouloir, à nous seuls, arreter le cours des événements. Une discussion dans nos Chambres ne pourrait que compliquer davantage les choses. Le silence est plus éloquent et plus digne que des provocations en simples paroles.

Da;ns le milieu où je vis, je ne m'explique pas nos crises ministérielles si fréquentes, et moins encore que le Cabinet ait offert au Roi sa démission devant une question de politique étrangère. Il est vrai que à la distance où je me trouve, il ne m'est pas donné de juger de l'ensemble de la situation. Le télégramme que je reçois de V. E. (3) ne m'a pas moins causé une très-triste impréssion.

47 -Documenti diplomatici -Serle II -Vol. XIII

(l) -Cfr. n. 888. (2) -Per la risposta cfr. n. 8D9. (3) -In realtà si tratta del t. circolare 444 del 13 maggio, non pubblicato, con Il qualeCairoli dava notizia della circolare della Sublime Porta. (l) -Cfr. n. 878. (2) -T. 793 del 13 maggio, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 896.
898

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 1452. Vienna, 14 maggio 1881 (per. il 17).

Panni non vi possa essere dubbio alcuno intorno all'attitudine osservata dalla Germania a fronte della Francia nella questione tunisina fino al giorno d'oggi; l'indifferenza al riguardo, che a dir poco il Gabinetto di Berlino ebbe a dimostrare in proposito, non poteva a meno d'impor.re al Gabinetto di Vienna un analogo contegno.

Non è quindi da meravigliarsi se l'Austria-Ungheria mostra fino ad ora di voler rimanere del tutto estranea a ciò che succede a Tunisi; affettando anche di disinteressarsene nel modo il più completo. Conviene poi anche considerare che il Gabinetto di Vienna deve evitare di entrare in discussione su questioni che pur potrebbero avere un'analogia anche non lontana coll'azione che eventualmente crederà un giorno di dover svolgere in Oriente, in conseguenza della mal velata annessione della Bosnia e della Erzegovina consentitagli dal Trattato di Berlino. Ciò non di meno credo non andar errato dicendo che, se l'Austria-Ungheria mostra ed anzi affetta di non preoccuparsi menomamente di quanto succede sulla costa africana, considerando quegli avvenimenti siccome senza conseguenza non solo per l'Impero ma anche per l'Europa; poiché precisamente in tal senso si esprimono sì gli uomini di Stato che quelli d'affari nel discorrere di quella questione, pure nelle alte sfere governative non si è senza gravi pensieri per l'avvenke. Considerando infatti con quanta leggerezza la Francia si è lanciata nell'avventura tunisina senza calcolarne il fine, si vede chiaramente qui che quella nazione nulla ha imparato dalle dure esperienze fatte, e ben può prima che niun se l'aspetti, cacciarsi in più gravi avventure ancora, di natura a produrre sconvolgimenti ben altrimenti pericolosi per la pace d'Europa.

Ad ogni modo però, credo non inutile ripetere ciò che ho già detto più volte, non potersi da noi sperare nell'attuai fase il benché minimo appoggio anche solo morale da parte dell'Austria-Ungheria. Meglio è quindi astenersi intieramente dal tener parole qui della questione tunisina, onde evitare alle nostre entrature in proposito, quella per lo meno freddissima accoglienza che ravviserei inopportuno ed anche poco decoroso per noi dover constatare ufficialmente.

899

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. CONFIDENZIALISSIMO 808/744. Londra, 16 maggio 1881, ore 22 (per. ore 1,40 del 17).

Ici on est très irrités contre les français, j'ai demandé à Granville si l'Angle·terre aurait accepté sans protestation l'article du traité imposé au Bey de

Thnis qui soumet à l'approbation de la France toute convention faite avec le prince, et celui qui supprime de fait la commission internationale des finances. Le Cabinet se réserve de discuter ces questions ainsi que celles qui peuvent surgir à 1liil examen plus attentif du traité, mais le noble lord ne cache pas son vif mécontentement, soit pour la solution elle meme de la question tunisienne soit pour le procédé peu loyal suivi par le Ministère français. Toutefois le Cabinet actuel est très embarrassé pour prendre une décision car il existerait au Foreign Office des correspondances qui engagent le Gouvernement et desquelles il résulterait que Beaconsfield et Salisbury auraient donné carte bianche à la France à Tunis en correspectif du consentement de celle-ci pour l'occupation de Chypre. Ce fait et le traité de commerce à conclure avec la France paralysent l'action du Cabinet anglais. Je tiens de bonne source qu'à Berlin on est enchanté de la solution tunisienne; d'abord elle oblige la France à des dépenses et à un emploi de troupes hors d'Europe vu les charges qu'elle peut en retirer. En suite elle s'est aliénée l'Angleterre et l'Italie et a excité les soupçons des autres Puissances, enfin le désordre matériel et moral qui s'est manifesté dans l'expédition fait croire aux allemands que l'armée actuelle française est bien moins à craindre que celle de 1870.

900

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 672. Pietroburgo, 18 maggio 1881 (per. il 25).

Avendo oggi avuto occasione di intrattenermi col signor de Giers, gli chiesi se il Governo russo si era in qualsiasi modo modo pronunciato intorno agli affari di Tunisi e specialmente in ordine al trattato di protettorato imposto dalla Francia al Bey. S. E. mi rispose che il Governo imperiale aveva ricevuto una protesta della Turchia contro il trattato predetto, ma che, qualunque potesse essere il suo giudizio su questo fatto e sulle sue conseguenze, esso s'asteneva dal prendere qualsiasi iniziativa intorno a questa questione, essendovi la Russia meno interessata che le altre Grandi Potenze.

901

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 829/748. Londra, 20 maggio 1881, ore 16,10 (per. ore 20,30).

Hier le Foreign Office a publié la première partie de la correspondance relative à Tunis. On y trouve une lettre adressée par Wadding.ton à l'ambassadeur de France à Rome et dans laquelle il rend compte d'une conversation

qu'il avait eue à Berlin avec Salisbu;:y après la cession de Chypre à l'Angleterre. Parlant de Salisburry il dit: « Allant de lui-meme au devant des préoccupations qu'il p<Juvait nous supp<Jser, il s'est appliqué à me faire entendre dans le langage le plus amicai et le plus explicit à la fois que l'Angleterre était décidée à ne nous susciter aucun obstacle de ce coté, c'est à dire à Tunis et que le Gouvernement britannique acceptait d'avance toutes les conséquences que pouvait impliquer, pour la destination ultérieure du territoire tunisien, le développement nature! de notre poHtique ». Waddingt<Jn ajoutait ensuite que le langage de Salisbury état confirmé par Beaconsfield. Granville au contraire, écrivait le 17 juin 1880 que dans les vues du Cabinet anglais, Tunis faisait partie de l'Empire ottoman dont l'Angleterre n'avait aucun droit, indépendamment des autres Puissances, de disposer, mais le Gouvernement anglais n'avait aucune jalousie pour l'influence que la France, en égard à sa plus grande puissance et à sa civilisation plus élevée exerce et vraisemblablement exercera sur Tunis. Le Times d'aujourd'hui termine son article par ces mots:

«mais l'opinion publique de ce pays condanne hautement une agression pas meme justifiée par le plus faibles des prétextes, ainsi que l'établissement d'un protectorat imposé par la force des armes >>.

902

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 836. Costantinopoli, 21 maggio 1881, ore 23,25 (per. ore 8,45 del 22).

Télégramme identique. Nous venons de parapher la convention et l'annexe militaire. Nous signerons demain soir. Camme il est urgent de communiquer 1a convention au Gouvernement grec aussitòt qu'elle sera signée, nous soumettons ci-dessous à nos Gouvernements le projet de la note d<Jnt les représentants des Puissances à Athènes accompag.neraient cette communication: « Les soussignés ont reçu de leurs Gouvernements l'ordre de communiquer au Gouvernement de S. M. le Roi des Hellènes la convention qui a été signée à Constanti.nople le 22 mai entre les représentants des Puissances médiatrices et la Turquie, afin de donner suite à l'accord intervenu pour le règlement de la question des frontières turco-grecques. Les soussignés ont par conséquent l'honneur d'en transmettre ci-joint copie à S. E. le ministre des affaires étrangères de Grèce. Cette convention contient les conditions moyennant lesquelles la Turquie s'est engagée à remettre pacifiquement les territoires qu'elle cède à la Grèce ensuite de la médiation des Puissances. Elle est accompagnée d'un acte séparé destiné à régler le mode d'exécution de l'arrangement convenu par l'article 18 de la .convention. Il a été stipulé que la conclusion de cet acte serait immédiatement suivie de la signature d'une convention entre S. M. le Roi des Hellènes et

S. M. le Sultan, contenant les memes dispositions, le commencement des opérations relatives à la cession des territoires dépendant de cette condition.

Les soussignés ont également été chargés d'engager le Cabinet d'Athènes à prendre les mesures nécessaires pour la remplir sans retard ». Une copie de la convention parviendra demain au ministre d'Angleterre à Athènes. Nous pensons que le plus sùr moyen d'arriver à un prompt résultat, serait que les représentants des Puissances à Athènes fussent chargés de compléter leur communication en conseillant verbalement au Gouvernement hel:lénique de munir son ministre à Constantinople, dans les plus bref délai, des pouvoirs nécessaires pour signer la convention turco-grecque. Il nous parait indispensable de faire comprendre en m~me temps au Cabinet d'Athènes qu'aucune modification de la convention ne saurait etre admise et que toute tentative de ce genre aurait pour résultat assuré de remettre en question l'accord si péniblement acquis. Nous sommes certains d'avoir obtenu le maximun des concessions possibles (1).

903

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E M1NISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 838/750. Londra, 22 maggio 1881, ore 18,45 (per. ore 21).

Répétition (2). Foreìgn Office a présenté hìer soir au parlement la troisième série des documents relatifs à Tunìs qui contient une importante lettre, en date d'hier adressée par Granville à l'ambassadeur de France en employant les formes les plus courtoises. Le noble lord fait observer que le traité ìmposé au Bey excède de beaucoup le but d'assurer la sécurité de la frontière et il constitue effectivement un véritable protectorat contrairement aux déclarations précédentes du Gouvernement français. Le noble lord ne cache pas que ce trwité a produit une pénible impression en Angleterre. Prenant acte des déclarations de M. de Saint Hilaire dans sa note du 16 courant de vouloir respecter les traités et conventions existant entre le Bey et les autres Puissances, Granville rappelle les privilèges dont jouit Angleterre en Tunisie et déclare qu'il considère, entr'autres, comme restant en pleìne vigueur le traité 1875, qu:i assure à l'Angleterre les plus grands avantages commerciaux et de navigation dans la Tunisie, ainsi que le traitement des nations les plus favorisées. Il pense que si par suite du traité la constitution de la commission de finance doit etre modìfiée les créancìers anglaìs et ìtalìens devraìent etre préalablement entendus. A propos de Bìserta, il rappelle que quels que soient les travaux que la France entreprendrait dans ce port ou tout autre de la Tunisie, l'Angleterre, en vertu du traité de 1875, a le droit de s'en servir aux mémes condìtìons que la France elle-meme.

(l) -Ritrasmesso alle ambasciate e alla legazione ad Atene con t. 483 del 22 maggio.Con t. 486 dello stesso 22 maggio, non pubblicato, comunicato anche alle ambasciate, Cairoli autorizzò Il ministro ad Atene ad effettuare il passo suggerito dagli ambasciatori a Costantinopoli. (2) -Nel fondo ambasciata a Londra il telegramma reca la data 21 maggio.
904

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 578/942. Londra, 23 maggio 1881 (per. il 27).

Lo Standard di quest'oggi ha pubblicato il qui accluso pa·ragrafo, la traduzione del quale è la seguente:

«Siamo informati che in quella parte dei carteggi relativi a Tunisi non ancora pubblicata evvi nota di taluni abboccamenti fra il sig. Waddington, il conte Corti e lord Salisbury, la sostanza dei quali è che l'Italia potrebbe, se volesse, impadronirsi di Tripoli come compenso dell'assorbimento di Tunisi per parte della Francia :..

Nel pregarla di volermi mettere in grado di rispondere su tale argomento qualora fossi interrogato...

905

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 851. Londra, 25 maggio 1881, ore 15,35 (per. ore 18,15).

Le Times publie aujourd'hui un télégramme de Rome informant que

M. Corti dénie la conversation avec lord Salisbury qu'on lui attribue pour faire donner Tripoli à l'Italie dans le cas où Tunis serait annexé à la France; cette question a provoqué une interrogation de M. Arnold dans la dernière séance de la Chambre des Communes. Sir Charles Dilke a répondu qu'il n'y avait pas au sujet de Tripoli d'échar..ge de correspondance entre les deux Gouvemements anglais et italien; d'autres interrogations ont également eu lieu sur Tunis; elles n'ont amené aucune résolution.

906

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 850. Atene, 25 maggio 1881, ore 16 (per. ore 19,35).

Nous venons de nous acquitter de la démarche suggérée par le télégramme ident1que des ambassadeurs en date du 21 courant (l) en remettant à Coumondouros la note collective avec ses annees. Nous n'avons pas manqué de conseiller l'envoi à Conduriotis dans le plus bref délai, des pouvoirs nécessaires pour signer la convention greco-turque, et de déclarer au président du conseil

qu'aucune modification de la convention ne saurait etre admise. Coumoundouros nous a promis une réponse pour samedi, la copie authentique de la convention... (l) indiquant les six sections ne pouvant lui etre remise avant vendredl.

(l) Cfr. n. 902, nota l, p. 665.

907

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI (2)

R. 2074. Costantinopoli, 25 maggio 1881 (per. il 31).

Jeri alle due pomeridiane furono firmati all'Ambasciata d'Inghilterra la convenzione relativa alla quistione turco-ellenica e gli atti che ne dipendono. Ho l'onore di trasmettere qui unita all'E. V. la copia destinata al R. Governo (3).

Fu indi redatto un protocollo addizionale nel quale i Plenipotenziarj ottomani vollero fosse meglio spiegato il senso della parola accordo contenuta nell'annesso militare e che si riferisce all'intervento della commissione internazionale onde stabilire fra le due parti i movimenti successivi delle rispettive forze. Ed in questo protocollo si introdussero parimenti un paragrafo pel quale le due parti s'impegnano a rimuovere le torpedini che sarebbero state poste in quelle regioni, ed uno relativo alla convenzione identica da firmarsi immediatamente fra la Turchia e la Grecia. Questo protocollo sarà firmato nella giornata d'oggi ed avrò l'onore di trasmetterlo all'E. V. pel prossimo corriere.

Fu quindi condotto a buon fine un negoziato che da principio sembrava presentare difficoltà pressoché insuperabili. Si trattava infatti d'indurre la Turchia a cedere alla Grecia una delle più ricche provincie dell'Impero, d'indurre la Grecia ad accontentarsi d'un aumento di territorio considerevolmente minore di quello che era stato precedentemente deliberato dalle Potenze all'infuori della volontà di quella cui il territorio apparteneva, di mantenere un costante accordo fra le potenze, di seguire una via che conducesse ad un risultato pratico. E questo risultato fu raggiunto in un tempo relativamente breve, se si considerano l'indomita lentezza del Governo Ottomano in ogni affare, e le varie fasi per le quali i negoziati avevano a passare. L'Europa fu per tal modo liberata dal pericolo d'una guerra imminente, e che avrebbe potuto produrre le più gravi complicazioni.

908

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

T. 859. Atene, 28 maggio 1881, ore 21,50 (per. ore 1,15 del 29).

J'ai l'honneur de transmettre ci après à V. E. la réponse du Gouvernement hellénique à notre note collective du 25 courant (4). «Le soussigné président

du conseil et ministre des affaires étrangères de Grèce a eu l'honneur de recevoir la note collective que S. E. M. l'envoyé extraordina.ire et ministre plénipotentiaire d'Italie avec LL. EE. MM. les envoyés extraordinaires et ministres plénipotentiaires d'Allemagne, d'Autriche, etc. lui ont remis le 13/25 courant d'ordre de leurs Gouvernements, ainsi que le texte de la convention conclue à Constantinople le 12/24 mai entre les représentants des Puissances médiatrices et la Turquie et de l'acte séparé destiné à régler le mode d'exécution de l'arrangement. En réponse à cette communication le soussigné s'empresse de faire savoir à M. le chevalier Curtopassi qu'il vient d'envoyer à M., Condouriotis, envoyé extraordinaire et ministre plénipotentiaire de Sa Majesté à Constantinople les instructions et les pleins pouvoirs nécessaires afin de procéder le plus tòt possible et conformément à la stipulation de l'article 18 de la convention du 12/24 mai, à la conclusion d'une convention entre la Grèce et la Turquie contenant les mémes dispositions. Le soussigné saisit cette occasion etc. Signé Coumondouros. Athènes le 16/28 mai 1881 )). J'ai prévenu Corti.

(l) -Gruppo !ndecifrato. (2) -Ed. !n LV 31, pp. 187-188. (3) -Non si pubb!lca. (4) -Cfr. n. 906.
909

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, CAIROLI

R. 2804. Berlino, 28 maggio 1881 (per. il 5 giugno).

L'attitude du Cabinet de Berlin dans la question tunisienne démontre une fois de plus que c'est un parti pris chez lui d'éviter tout ce qui pourrait causer le moindre mécontentement en France. Pourrvu que la République n'élève aucune revendication sur l'Alsace et la Lorraine, il ferme les yeux sur les inconvénients du voisinage d'un pays, où les principes du radicalisme font de rapides progrès, au risque de s'infiltrer au delà des frontières.

Dans toutes les questions où il y au~ait certes un mot à dire, il soutient directement ou indirectement la politique française. En Egypte celà était plus aisé, puisque Paris et Londres s'accordaient pour une sorte de condominium. Mais à Tunis l'Allemagne donnait un laissez passer à la France sans trop s'inquiéter de la mauvaise humeur de l'Angleterre et de l'Italie. Relativement à la Grèce, l'engagement avait été pris de se ranger à toutes les propositions de la France. On la suivait en effet dans sa marche en avant, comme dans ses reculades. Une certaine initiative ne s'est produite de la part du Prince de Bismarck que lorsqu'il y a été invité, non seulement par M. Gladstone, mais aussi par M. Barthélémy Saint Hilaire.

On devrait donc admettre que le programme du Cabinet de Berlin est le suivant: ne fournir au vaincu de 1870 aucun prétexte pour une reprise d'hostilités; jouer un ròle pacifique et condescendant; pousser à ce que la France déverse loin des Vosges et du Rhin le trop plein de son chauvinisme; l'engager, sans en avoir trop l'air, dans une voie d'agrandissements coloniaux; en méme temps bien établir, pour le cas où malgré tout les idées de revanche prendraient

le dessus, que l'Allemagne n'a rien négligé pour prévenlr un conflit, et que dès lors l'opinion publique deviendrait unanime pour repousser l'attaque.

D'un autre coté an s'applique à isoler la France. On y a déjà réussi, car dans les conjonctures présentes, elle battrait en vain le rappel pour une coalition contre l'Allemagne. En attendant le désir de celle-ci, de faire patte de velours, est si manifeste, qu'on serait presque induit à croire qu'elle se preteralt meme à une alliance entre les deux Pays, à la conditlon que la France acceptàt sans réserve la paix de Francfort, à l'exemple de l'Autriche pour le Tralté de Prague.

Si cette politique s'explique au point de vue des inté-rets allemands, elle ne doit pas moins nous donner beaucoup à réfléchir. Tant que les considérattons qui la dictent subsisteront, il y a pour nous péril en la demeure. Nos deux voisins en effet ont en quelque façon presque carte bianche contre nous. Il nous importe de les diviser, et de nous attacher à l'un ou à l'autre.

Il ne saurait nous convenir, surtout après sa conduite à propos de Tunis, de nous rapprocher de la France. Elle nous crée aujourd'hui des embarras vers les cotes africaines. Demain san tempérement si sensible au prestige de la gioire militaire, lui dicterait la convenance d'étendre ses frontlères en deça de Nice, pour devenir prépondérante sur la Méditérranée etc. etc. Qu'on ne parle plus des sympathies de nations soeurs, d'une sorte de fratemité au sein d'une meme culture générale; d'une communauté de race, et moins encore d'un sentiment de gratitude pour les services, que la France croyait se rendre en première ligne à elle-mème en nous aidant en 1859 à secouer le joug de l'étranger. Gette prétendue dette de reconnalssance, nous l'avons largement payée par la cession de deux provinces et une indemnité pécuniaire. C'est nous plutot qui sommes les créanciers, pour avoir fait en 1870 la sourde oreille aux sollicitations de la Prusse. Qu'on ne dise dane pas davantage que nous mettrions nos lntérets politiques en opposition avec nos intérets moraux. Ceux-ci, lors meme qu'ils existeraient, devraient céder le pas à ceux-là, surtout lorsque notre sécurité est en jeu. Quand les Etats-Unis d'Amérique recherchent et cultivent l'amitie de la Russie, quand la Russie fait des avances aux Etats-Unis, ce n'est pas un intérèt moral ou sentimental qui les décide. Ces deux Puissances obéissent, l'une et l'autre, à un intérèt politique.

C'est bien plutOt du coté de l'Autriche, la préférée de l'Allemagne, que nous devrions nous tourner, et cela bien entendu sans manquer en rien à ce qu'exlge notre propre dlgnité. Mais il faudrait, quoiqu'H nous en coùte, ajoumer à des temps meilleurs les projets de rectification de frontières vers le Trentina et l'Isonzo, et imposer silence aux belliqueux platoniques, pour la plupart gens de piume et non d'épée, qui voudraient avec une légéreté de coeur merveilleuse remettre à la guerre la décision de questions, lesquelles doivent èt!I"e maintenues dans la compétence de la raison et sous la seule responsabilité du Gouvernement. Je ne puis que me référer à mes rapports antérieurs sur ce sujet.

Nous ne saurions, dans les circonstances actuelles, suivre une politique trop vigilante et t;rop prudente. Nous ne pouvons plus nous fier à la France. L'Autriche aurait les coudées franches si elle se jetait sur nous. L'Allemagne nous abandonnerait à notre sort par indifférence ou plutòt par la nécessité d'une posltion où elle doit malntenant tout subordonner à ses bons rapports avec la France et l'Autriche. La Russie est trop loin, et trop absorbée par ses difficultés à l'intérieur. Il reste l'Angleterre qui à elle seule, en écartant meme l'éventualité d'un volte face quand elle y trouverait ses convenances, ne nous garantirait pas suffisamment contre les dangers d'une telle situation.

Et c'est lorsque l'av·enir se présente à nous sous des couleurs sombres, que les partis harcellent, attaquent, se disputent et renversent le pouvoir. Ils ne voient pas que c'est le ròle meme de Italie dans le monde, qu'ils affaiblissent. Le Gouvernement est le premier à souffrir des conditions précaires qu'ils lui font dans les relations extérleures. On ne saUJrait évidemment douter de l'avenir de l'Italie. Elle a une assez énergique vitalité, pour inspirer confiance dans les destinées de notre patrie. Cela ne peut suffire cependant. Les Gouvemements, avant de nouer des rapports plus intimes, avant de se lier avec nous et de nous compter dans leurs combinaisons, ont besoins de savoir avec qui ils traitent, quelle sécurité quelles garanties de stabllité ils peuvent trouver. Si bien disposés qu'ils puissent ètre, ils ne sont pas assez aveugles ou mal informés pour ne pas voir que nos ministères changent fréquemment, que notre politique extérieure dépend trop des oscillations intérieures; que, par suite des agissements de fractions multiples, la majorité se déplace, se transfoTme, se déforme à de courts intervalles. Tant que notre Chambre des Députés donnera ce désolant spectacle, l'action de notre diplomatie sera frappée d'impuissance. Des Gouvernements Monarchiques vont jusqu'à prédire que, à travers ces crises qui ébranlent toujours de plus le principe d'autorité, nous marchons vers la république, ce qui équivaudrait à l'effondrement de l'Italie unitaire, car celle-ci ne saurait subsister sans la Maison de Savole.

Je ne parle pas à la Iégère: ces propos me viennent de très bonne source. Il est dane de mon devoir de jeter le cri d'alarme, camme le ferait à ma place tout bon patriote, tout sujet dévoué à notre Auguste Souverain.

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APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'IT.AUIA ALL'ESTERO

(Situazione al 1° gennaio 1881)

ARGENTINA

Buenos Ayres -FAVA barone Saverio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GuAsco DI Brsro Alessandro, segretario.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -NICOLIS DI ROBILANT conte Carlo Felice, ambasciatoce; GALVAGNA barone Francesco, segretario; CALVI DI BERGOLO Giorgio, segretario; BOTTARO CosTA Francesco, addetto; SELLA Vittorio, addetto onorario; DELLA CROCE Felice, addetto onorario; LANZA conte Carlo, addetto militare.

BAVIERA

Monaco -BLANC barone Alberto, inviato straorrdinario e ministro plenipotenziari!o; MARTUSCELLI Ernesto, consigliere.

BELGIO

Bruxelles -FÈ D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e Ininistro plenipotenziario; GERBAIX DE SONNAZ Carlo Alberto, consigliere; DE FORESTA conte Ernesto, segretario.

BOLIVIA VrVIANI Giovanni Battista, incaricato d'affari (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -SALLIER DE LA TouR conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FoRESTA Alberto, segretario.

CILE Santiago -SANMINIATELLI Fabio, ministro residente.

CINA

Pechino -DE LucA Ferdlnando, ministro residente.

COLOMBIA

Bogotà -CASTELLI Pietro, incaricato d'affari.

COSTARICA

N. N., incaricato d'affari.

DANIMARCA

Copenaghen -DELLA CROCE DI DoJOLA conte Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BECCARIA INCISA Emanuele, segretario (1).

FRANCIA

Parigi -CIALDINI Enrico, duca di Gaeta, generale d'armata, ambasciatore; MAROCHETTI barone Maurizio, consigliere; AVARNA DI GUALTIERI Giuseppe, segretario; DELLA VALLE DI MIRABELLO Alessand·ro, segretario; BOLLATI Riccardo, segretario; GALLETTI-CAMBIAGI Arturo, addetto; Rossi Celestino, colonneLlo di sta1Jo maggiore, addetto militare.

GERMANIA

Berlino -DE LAUNAY conte Edorurdo, ambasciatore; Tosi Antonio, consigliere; FOSSATI-REYNERI Giacinto, segretario; PANERAI Giuseppe, addetto; FERRARA DENTICE D'ACCADIA EnriCO, addetto; ARBORIO DI GATTINARA Mercurino, addetto onorario; Osio Egidio, maggiore di stato maggiore, addetto militare.

GIAPPONE

Tokio -ULISSE BARBOLANI conte Raf·faele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario.

GRAN BRETAGNA

Londra -MENABREA conte Luigi Federico, marchese di Val Dora, senatore del regno, tenente generale, ambasciatore; REssMAN Costantino, consigliere; CATALANI Tommaso, segretario; CERIANA MAYNERI Lodovico, addetto; ANDREOZZI BERNINI Pietro, addetto; LABRANO Federico, capitano di vascello, addetto navale; LEITNITZ Alfredo, maggiore di cavalleria, addetto militare.

(l) Con l'incarico di prestare servizio alternativamente In Svezia e Danimarca.

GRECIA

Atene -CURTOPASSI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CANTAGALLI Romeo, segretario.

GUATEMALA Guatemala -N. N., incaricato d'affari.

HONDURAS

N. N., incaricato d'affari.

MAROCCO Tangeri -ScovAsso Stefano, ministro residente.

MESSICO Messico -JoANNINI CEVA DI S. MICHELE conte Luigi, ministro residente.

MONTENEGRO DURANDO Cesare, incaricato d'affari.

NICARAGUA

N. N., incaricato d'affari.

PAESI BASSI

Aja -BERTINATTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RivA Alessandro, segretario.

PERù Lima -VIVIANI Giovanni Battista, ministro residente.

PORTOGALLO

Lisbona -OLDOINI marchese Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoTTA Francesco, segretario; ALBERTINI Pietro, addetto onorlllrlo.

ROMANIA

Bucarest -ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; TERZAGHI Carlo, segretario.

RUSSIA

Pietroburgo -NIGRA Costantino, ambasciatore; ZANNINI oonte Alessandro, segretario; SIMONETTA Luigi, segretario; GALLINA Giovanni, addetto.

SAN SALV ADOR

N. N., incaricato d'affari.

SERBIA

Belgrado -PANSA Alberto, incaricato d'affari.

SPAGNA

Madrid -GREPPI conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenzirurio; BEccADELLI BoLOGNA Paolo, principe di Camporeale, segretario.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -SPINOLA marchese Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BECCARIA INCISA Emanuele, segretario (1).

SVIZZERA

Berna -MELEGARI Luigi Amedeo, senatore, ministro di stato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VIGONI Giorgio, segretario; RISTORI Giovanni Battista, segretario; MELEGARI Giulio, segretario.

TURCHIA

Costantinopoli -CoRTI Luigi, senatore del Regno, ambasciatore; CoLLOBIANO ARBORIO Luigi, segretario; MALASPINA DI CARBONARA Obizzo, segretario; POLACCO Giorgio, addetto; PoRCINARI Filippo, addetto onorario; CAGNOLA Guido, addetto onora,rio; VERNONI Alessandro, interprete; GRAZIANI Edoardo, interprete; BARONE Antonio, interprete; CHABERT Alberto, interprete; CANGIÀ Alfredo, interprete.

EGITTO

Alessandria -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale.

(l) Cfr. n. l, p. 674.

TUNISIA

Tunisi -MACCIÒ Licurgo, agente e console generale.

BULGARIA Sofia -DE MARTINO Renato, agente e console generale.

URUGUAY Montevideo -GARROU Ippolito, incaricato d'arffari.

VENEZUELA Caracas -STELLA Enrico, incaricato d'affari.

48 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XIII

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 1° gennaio 1881)

MINISTRO

CAIROLI Benedetto, deputato al Parlamento, presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri.

SEGRETARIO GENERALE

MAFFEI DI BaGLIO conte Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI E DEGLI UFFICI AMMINISTRATIVI

Direttore generale: MALVANo Giacomo, direttore capo di divisione.

DIVISIONE POLITICA

UFFICIO I -GABINETTO

Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del ministro -Citra -Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche.

BIANCHI DI LAVAGNA conte Francesco, capo sezione di 1• classe; BARDI Alessandro, segretario di 2• classe; BRuzzo Giuseppe, ufficiale di ordine di 2• classe; CAQUET DUBOIS Attilio, Ufficiale d'ordine di 2• classe; DE NITTO Enrico, segTetario di legazione di l" classe; TUGINI Salvatore, segretario di legazione di 1• classe; LUDOLF Uberto, addetto onorario.

UFl!,ICIO II

Personale del Ministero, delle legazioni e dei corrieri di gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed esteri -Atti pubblici -Notariato della corona -Cerimoniale di corte -Cancelleria dell'ordine della Ss. Annunziata -Biblioteca -Archivi.

8

BERTOLLA Giuseppe, archivista capo; ALINARI Enrico, archivista di classe; GABUTTI Pasquale Pietro, archivista di 3a classe.

RAGIONERIA

Bilancio -Contabilità generale dei regi agenti diplomatici .e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa.

CATTANEO Angelo, direttore capo di ragioneria; BERNONI Luigi, capo sezione di ragioneria; LONGO VASCHETTI Giovanni Battista, segretario di ragioneria di P classe; GuGLIELMINETTI Giuseppe, segretario di ragioneria di 28 classe; BELLISOMI Lodovico, vice segretario di ragioneria di ta classe; CALVARI Ludovico, vice segretario di ragioneria di 28 classe.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO

PEIROLERI Augusto, direttore generale.

UFFICIO DEL PERSONALE

Corrispondenza riservata e confidenziale della direzione generale -Per

sonale consolare e dragomannale -Esami -Exequatur agli agenti esteri.

0RFINI conte Ercole, segretario di P classe; BARILARI Federico, segretario di 2a classe; ZAVEL DE LOUVIGNY Filippo Antonio, ufficiale d'ordine di 2a classe.

DIVISIONE I

BIANCHINI Domenico, direttore capo di divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza coi regi agenti diplomatici e consolari residenti presso i diversi Stati d'Europa e le loro colonie, eccettuate la Turchia e la Grecia, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti Stati in Italia; coi ministeri, colle autorità e coi privati, in tutte le materie non politiche né commerciali.

CAvAcEcE Emmo, capo sezione di ta classe; MIRTI DELLA VALLE Achille, segretario di ta classe; CAPELLO Carlo Felice, segretario di la class.e; VACCAJ Giulio, segretario di 2a classe; DE GAETANI Davide, vice segretario di la classe; DuRANDO Vittorio, vice segretario di 2a classe; SERRA Carlo, vice segretario di 3a classe.

UFFICIO 2°

Corrispondenza coi regi agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, nell'impero ottomano, in Asia, Africa ed America, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti paesi in Italia; coi ministeri, colle autorità e coi privati, in tutte le materie non politiche né commerciali.

MoNTERSINO Francesco, capo sezione di 2• classe; MARGARIA Augusto, segretM"io di la classe; MAYOR Edmondo, segretario di P classe; MASSA Nicolò, segretario di 2a classe; CuGNONI Guglielmo, vice segretario di 3• classe; BONAMICO Cesare, vice segretario di ragioneria di ga classe; DE ANGIOLI Eugenio, archivista di 2• classe; PREYER Giovanni, ufficiale d'ordine di l a classe.

DIVISIONE II

ScHMUCKER barone Pompeo, direttore capo di divisione.

UF'FICIO I

Corrispondenza relativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali, di navigazione, consolari, monetarie, doganali, postali, telegrafiche ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare.

BoREA n'OLMO marchese Giovanni Battista, capo sezione di 2• classe; PucciONI Emilio, segretario di P classe; ROGERI m VILLANOVA Filippo, vice segretario di 2• classe; PISANI Dossi Alberto, vice segretario di 3• classe; D'AVANZO Carlo, ufficiale d'ordine di 2• classe; CASADIO Carlo, ufficiale d'ordine di 2• classe.

UFFICIO II

Corrispondenza relativa alle successioni di nazionali all'estero ed agli atti di stato civile rogati all'estero.

SANTASILIA Nicola, capo sezione di la classe; CASELLI Carlo, segretario di l" classe; BERTOLLA Cesare, segretario di 2a classe; MINA BoLZESI Giuseppe, segretario di 3• classe; BARILARI Pompeo, vice segretario di la classe; LANDI VITTORJ Vittorio, vice segretario di 3• classe; BONGIOVANNI Marco Federico, ufficiale d'ordine di 1• classe.

ECONOMATO E SPEDIZIONE

Spese d'utticio -Contratti -Spedizioni -Economato -Servizio interno.

BROFFERIO Tullio, archivista di 1• classe; BENETTI Carlo, ufficiale d'ordine di 1• classe.

PASSAPORTI E LEGALIZZAZIONI

DE NOBILI Achille, archivista di la classe.

ISPETTORE GENERALE (ONORARIO) DEI CONSOLATI

NEGRI Cristoforo, console generale di P classe a riposo, col titolo di inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

INTERPRETE TKALAC Emerico, interprete di la classe.

CORRIERI DI GABINETTO ANIELLI Eugenio; SIGNORONI Elia Camillo.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Questioni di diritto internazionale, interpretazione dei trattati ecc.

PRESIDENTE

CADORNA Carlo, senatore del Regno, ministro di Stato, presidente del Consiglio di Stato.

VICE PRESIDENTE

MIRAGLIA Giuseppe, senatore del Regno, ministro di Stato, primo presidente della Corte di Cassazione di Roma.

CONSIGLIERI

ALFIERI DI SOSTEGNO marchese Ca-rlo, senatore del Regno; TABARRINI Marco, senatore del Regno, consigliere di Stato; MAURI Achille, senatore del Regno, consigliere di Stato; PIERANTONI Augusto, deputato al Pa;rlamento; SPANTIGATI Federico, deputato al Parlamento; CARACCIOLO DI BELLA marchese Camillo, senatore del Regno; MAURIGI DI CAsTEL MAURIGI marchese Ruggero, deputato al Parlamento.

CONSIGLIERE SEGRETARIO Il segretario generale del Ministero degli Affari Esteri.

SEGRETARIO AGGIUNTO PucciONI Emilio, segretario presso il Ministero degli Affari Este;ri.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE PRESSO IL RE D'ITALIA

(Situazione al 1° gennaio 1881)

Argentina -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Austria-Ungheria -WIMPFFEN conte Felix, ambasciatore; WREDE principe Nikola, consigliere; VON T A VERA Ernest, consigliere; SCHWARZ-MOHRESTERN Alfred, seg,retario; VON HOHENLOHE-WALDENBURG principe Friedrich, addetto; AMBRÒ VON ADAMOCZ Bela, addetto; VON GUTMANNSTHAL, addetto; VON CHOTEK conte Karl, addetto; voN RIPP barone Isidoro, tenente colonnello, addetto militare.

Baviera -VoN TAUTPHOEUS barone Rudolf, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; voN DER PFORDTEN, barone, segretario.

Belgio -VAN Loo Auguste, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LE GHAIT Alfred, segretario; LOUMYER H., segretario.

Brasile -DE JAVARY Joao, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VIEIRA DE CARVALHO J oao, segretario; !TIBERÈ DA CUNHA Brasilio, addetto.

Colombia -QUIJANO WALLIS Josè Maria, incaricato d'affari; GUTIERREZ PORTILLO Pedro, segretario.

Costarica -DE LINDEMANN conte Alfonso Cristiano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Danimarca -DE HEGERMANN-LINDENCRONE Johan Enrik, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia -DE NOAILLES marchese Emmanuel, ambasciatore; DE REVERSEAUX DE ROUVRAJ, Jacques Guéau, marchese, primo segretario; BRIN barone Léon, secondo segretario; DE NAVENNE Ferdinand Henri, terzo segretario; LARIVIÈRE, addetto; BRUNET, comandante, addetto militare.

Germania -VoN KEUDELL Robert, ambasciatore; voN DERENTHALL Eduard, consigliere; VON SCHWEITZER barone Ferdinand, consigliere; VON 0PPEN-HULDENBURG, addetto; VON RATIBOR UND CORVEY, principe, addetto; VILLAUME, maggiore, addetto militare.

Giappone -NABESHIMA, principe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NAKAMURA Hirojasu, primo segretario; TANAKA Kenzaburo, addetto; SAITOW TOUTA Row, addetto.

Gran Bretagna -PAGET sir Augustus BERKELEY, ambasciatore; McDoNNEL Hugh Guion, primo seg,retario; GossELIN Martin HADSLEY, segretario; GREVILLE Louis George, segretario; GRENFELL Hubert Henry, addetto navale; RxcE Ernest, capitano, addetto militare.

Grecia -PAPPARIGOPOULOS Michael, incaricato d'affari.

MeSSiCO -SANCHEZ-AZCONA, ministro residente; VERGARA GOMEZ Juan, segretario; JuAREZ Benito, addetto.

Monaco -BENTIVOGLIO-MIDDLETON conte Henry, incaricato d'affari.

Nicaragua -DE FRANCO Josè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

Paesi Bassi -DE WEsTENBERG Bernhard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Perù -CISNEROS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Portogallo -DE CARVALHO Y VASCONCELLOS Mathias, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FARIA GENTIL Bernardino Antonio, primo segretario; DE SÀ NOGUEIRA Miguel, tenente, addetto militare.

Romania -KRETZULEscu Nicola, inviato straordinario e ministro plenipotenztario; 0BEDÉENARE Mihail, primo segretario; MITILENEU Costantino, secondo segretario.

Russia -D'uxKULL GYLLENBANDT barone Karl, ambasciatore; SEVIé Dimitrij, prtmo segretario; WÉNÉVITINOV Vladimir, secondo segretario; KOMAROVSKY conte Edgard, addetto; PONTUS DE KNORRING Karl, addetto; NOWITZKY generale Nilwlaj, addetto; ScHESTAKOV Gran, contrammiraglio, agente del ministro della Marina; RosEN barone Grigorij, capitano, addetto militare.

San Salvador -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Spagna -CoELLO DE PoRTUGAL conte Diego, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE LAs LLANAS Y LoPEZ DE LA HUERTA Joaquin, primo segretario; LARIOS Ricardo, secondo segretario; PASTOR Y BEDOYA Manuel, terzo segretario; 8AMANIEGO Y FERNANDEZ-CID Vicente, terzo segretario; BALLESTEROS Arturo, addetto; REINOSO Y MATEO Francisco, de, addetto. DE DOMINÈ Y DESMAISIERES Juan, capitano, addetto militare; GARCIA Y ANGULO Enrique, addetto navale.

Stati Uniti -PERKINS MARsH George, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; WURTS W. George, segretario.

Svezia e Norvegia -LINSTRAND Francesco Teodoro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; WACHTMEISTER conte Federico, addetto.

Svizzera -PIODA Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ProDA Giovanni Battista junior, segretario.

Turchia -TURKHAN bey, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MissAK effendi, primo se~etario; MEHMED NURI bey, secondo segretario; EMIN bey, segretario.

Uruguay -ANTONINI Y DIEZ Paulo, ministro residente; SONEIRA VILLA DE MOROS Federico, addetto.